GPII 1991 Insegnamenti - Ai fedeli dell'arcidiocesi di Genova e della Liguria - Città del Vaticano (Roma)


1. E' ancora vivo in me il ricordo dei pellegrinaggi che ho compiuto a Genova nel Settembre del 1985 e il 14 Ottobre dello scorso anno. Conservo nello spirito le emozioni di quei giorni: il calore dell'accoglienza, l'entusiasmo della fede, ed in particolare, la presenza massiccia dei Genovesi in Piazza della Vittoria per le celebrazioni eucaristiche durante le quali ho affidato le vostre Comunità alla Madonna della Guardia, "Patrona e Regina di Genova". Memore di così profonde esperienze spirituali, sono lieto di accogliervi quest'oggi, carissimi Genovesi e rappresentanti delle altre Diocesi della Regione ecclesiastica ligure, venuti per ricambiare le mie visite pastorali. Presso la tomba del Principe degli Apostoli, potrete rinnovare la vostra adesione al Vangelo e professare l'unica fede, in comunione con il successore di Pietro e la Chiesa universale.


2. A tutti rivolgo il mio cordiale benvenuto! Saluto con deferenza le Autorità della Regione e quelle della Provincia e del Comune di Genova, che hanno voluto essere presenti a quest'udienza. Abbraccio i vostri Pastori, che nei giorni scorsi ho avuto modo di incontrare singolarmente e poi tutti insieme. Ringrazio particolarmente il carissimo fratello Cardinale Giovanni Canestri per i sentimenti che poco fa mi ha manifestato a nome vostro, e per avermi fatto partecipe dei vostri progetti missionari. Saluto i sacerdoti, "saggi collaboratori dell'ordine episcopale" (LG 28), i Religiosi e le Religiose, testimoni del Regno con la loro peculiare consacrazione, ed i Laici validamente impegnati nel servizio del popolo di Dio. A ciascuno vorrei dire, con san Paolo, "siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità" (Rm 12,12). Siate coraggiosi ed infaticabili apostoli di Cristo!


3. Ci si appresta a commemorare nel 1992 il quinto Centenario della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo, degno figlio della vostra terra. Sarà una solenne occasione celebrativa; ma tale evento costituirà anche una preziosa opportunità di crescita della vostra consapevolezza cristiana. Il 14 Ottobre dell'anno passato, ho potuto benedire la statua della Madonna della Guardia destinata alla missione che intendete iniziare in Santo Domingo, ripercorrendo idealmente, cinquecento anni dopo, le rotte del geniale navigatore vostro conterraneo. Intraprendete generosamente quest'impresa di evangelizzazione. Essa, aprendovi alle dimensioni universali del mandato missionario, vi condurrà, allo stesso tempo, ad una riscoperta e ad un concreto approfondimento della vocazione apostolica. Vasto è il campo d'azione e permanente è il dovere per i battezzati di portare il Vangelo ad ogni popolo e nazione. "Oggi ci si trova di fronte ad una situazione religiosa assai diversificata e cangiante: i popoli sono in movimento; realtà sociali e religiose, che un tempo erano chiare e definite, oggi evolvono in situazioni complesse. Basti pensare ad alcuni fenomeni come l'urbanesimo, le migrazioni di massa, il movimento dei profughi, la scristianizzazione dei paesi di antica cristianità, l'influsso emergente del Vangelo e dei suoi valori in Paesi a grandissima maggioranza non cristiana, il pullulare di messianismi e di sètte religiose" (RMi 32). Viviamo in tempi drammatici ed insieme affascinanti. Alla ricerca talora spasmodica della prosperità materiale si accompagna "l'angosciosa ricerca di significato, il bisogno di interiorità" (Ibidem, RMi 38). La Chiesa, mistico corpo del Redentore che ne prolunga nei secoli la missione salvifica, continua ad offrire il cammino della salvezza in Cristo, "la via la verità e la vita" (Jn 14,6). Perché tuttavia tale annuncio sia efficace, è necessario che i credenti fondino la loro missione sulla piena fedeltà al Vangelo e alla Chiesa. Si tratta di percorrere la stessa strada seguita da Cristo, la strada della povertà, dell'obbedienza, del servizio e del sacrificio di sé fino alla morte, da cui poi risorgendo usci vincitore" (AGD 45).


4. Carissimi fratelli e sorelle, siate tutti protagonisti di questa nuova ed impegnativa evangelizzazione! A voi, sacerdoti, è domandato di rispondere con pronta generosità alle sfide del mondo contemporaneo. Per questo, utilizzate al massimo gli strumenti a vostra disposizione, quali, ad esempio, le molteplici strutture formative ed operative ecclesiali, i corsi di aggiornamento e di formazione permanente, i tempi di riflessione e gli incontri comunitari. Alimentate l'attività con un costante flusso di ascolto della Parola e di preghiera. Sia l'Eucaristia la sorgente del vostro ministero.

Da voi, Religiosi e Religiose, il popolo cristiano attende che siate esempi viventi di radicale adesione a Cristo povero, casto ed obbediente.

A voi, Laici, inseriti nelle articolazioni della vita diocesana e parrocchiale; a voi, membri di Movimenti ed Associazioni apostolici, è affidato il compito arduo di evangelizzare il mondo della politica, della realtà sociale e dell'economia.

Resta certamente la famiglia il soggetto fondamentale di ogni progetto missionario, e mi compiaccio nell'apprendere che i vostri Pastori intendono insistere proprio sulla pastorale familiare. In tale prospettiva assume notevole rilievo ed interesse il convegno regionale sul tema "la pastorale della famiglia" che state attentamente preparando.

La coppia e la famiglia costituiscono infatti il primo spazio per l'impegno sociale dei fedeli laici. "E' un impegno che può essere assolto adeguatamente solo nella convinzione del valore unico e insostituibile della famiglia per lo sviluppo della società e della stessa Chiesa" (CL 40).


5. Carissimi fratelli e sorelle, ecco il lavoro che vi attende. Non cedete mai alla tentazione della superficialità e del conformismo, né lasciatevi sorprendere dallo scoraggiamento o dalle difficoltà.

Dinanzi a voi rifulgono gli esempi luminosi dei Santi originari delle vostre Diocesi, in particolare dei Santi e dei Beati che di recente io stesso ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari.

Fra questi, ricordo santa Paola Frassinetti, fondatrice delle Suore Dorotee, la beata Virginia Centurione Bracelli, fondatrice delle Suore Brignoline e Suor Maria Repetto, la beata Benedetta Cambiagio Frassinello, fondatrice delle Suore Benedettine della Provvidenza; il beato Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Alla schiera di così eloquenti testimoni dell'amore divino, si aggiunge il sacerdote Agostino Roscelli, fondatore delle Suore dell'Immacolata di Genova e del quale è stato di recente approvato il Decreto delle virtù eroiche.

Vi protegga sempre Maria, la celeste Guardiana del popolo genovese e della Liguria.

Vi accompagni anche il mio affettuoso ricordo e la mia Benedizione.

Data: 1991-10-26
Sabato 26 Ottobre 1991

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il nuovo Beato preparo il terreno alla soluzione della questione sociale

Cari fratelli e sorelle! Liebe brüder und schwesterns, Il nuovo Beato Adolph Kolping, che questa mattina è salito agli onori degli altari, risplende luminosamente nella Chiesa e nel mondo per le sue eminenti virtù sacerdotali e per l'amore al prossimo. Poichè all'inizio dell'era dell'industrializzazione non era concepibile una legislazione sociale, egli, con zelo apostolico preparo il terreno affinché tutti contribuissero alla soluzione della grave "questione sociale". Sapeva bene che l'impegno sociale nel mondo avrebbe avuto un risultato positivo quando i cristiani nella vita di tutti i giorni sarebbero diventati testimoni attendibili della loro fede e del loro amore per i fratelli.

Il nuovo Beato ebbe a dire: "La Chiesa non può e non deve trascurare la questione sociale: non deve lasciare la gestione della vita civile solamente nelle mani dei propri nemici naturali o dichiarati, deve partecipare alla vita e non deve temere la battaglia con gli avversari".

(Quindi il Papa si è rivolto ai pellegrini di lingua ungherese:) Cari pellegrini ungheresi! Vi saluto cordialmente in occasione della beatificazione del servo di Dio Adolph Kolping. La sua vita c'insegna che la nostra fede in Dio per mezzo del servizio agli uomini ci conduce alla realizzazione dell' ideale cristiano. Continuate a seguire il suo esempio nella vostra patria! Per questo invoco l'aiuto di Dio e imparto a voi e ai vostri cari a casa la mia Benedizione Apostolica. Sia lodato Gesù Cristo! (In polacco il Santo Padre ha pronunciato il seguente saluto:) Parole di un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini venuti dalla Polonia alla beatificazione di Adolph Kolping dalla Polonia. Quest'uomo di grande impegno in campo sociale, difensore dei poveri e oppressi ci è stato dato oggi dalla Chiesa come modello di impegno cristiano in tutti i campi della vita. Oggetto particolare della sua sollecitudine è stata una sana famiglia cristiana. Per il vostro tramite, cari fratelli e sorelle, qui presenti, indirizzo le parole del Beato a tutte le famiglie nella nostra Patria: "la prima cosa che l'uomo trova nella vita, l'ultima a cui tende le mani e la più preziosa che possiede, anche quando non l'apprezza, è la vita familiare".

(Il Papa ha poi affidato alla Vergine della Carità del Cobre, Patrona di Cuba, "la vita, le difficoltà e le speranze di tutti i figli della diletta terra cubana":) In preparazione al V Centenario dell'Evangelizzazione dell'America Latina, desidero riprendere il mio pellegrinaggio spirituale ai Santuari mariani di quel Continente, rivolgendo oggi la mia preghiera alla "Vergine della Carità del Cobre", onorata a Cuba come patrona principale della Nazione.

Dal giorno in cui, agli albori del secolo decimosettimo, la sacra immagine fu raccolta da tre giovani sulle acque del mare, la popolazione cubana, riunita ai suoi piedi nella località denominata "El Cobre", ha sempre sperimentato i benefici della sua materna protezione in ogni momento della sua storia, particolarmente in quelli più difficili.

In un giorno come oggi, il 27 ottobre di 499 anni fa, in quell'isola veniva innalzata per la prima volta la Croce di Cristo. Da allora Maria è colà venerata come la Madre di Cristo e dei cristiani, intimamente unita al mistero della Redenzione. In tutta Cuba essa è particolarmente invocata con il titolo della Vergine della Carità. A Lei affido la vita, le difficoltà e le speranze di tutti i figli della diletta terra cubana, ai quali invio di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1991-10-27
Domenica 27 Ottobre 1991

Messa di beatificazione di Adolph Kolping - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Adolph Kolping, servitore fedele e prudente del "Vangelo sociale"




1. Il Salvatore nostro Cristo Gesù... ha fatto risplendere la vita... per mezzo del Vangelo (cfr. 2Tm 1,10). L'odierna lettura del Vangelo secondo San Marco ci ricorda l'episodio della guarigione del cieco di Gerico. Il Vangelo rivela anche il suo nome: Bartimeo, e ricostruisce la sua supplica-grido: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me" (Mc 10,47). Infine riferisce la sua commovente supplica: "Rabbuni, che io riabbia la vista" (Mc 10,51). E la risposta di Gesù non si fa attendere: "Va', la tua fede ti ha salvato" (Mc 10,52). Ecco, uno di quei segni che Gesù di Nazaret compiva durante il suo ministero pubblico. E', questo, un segno particolarmente eloquente: ridonando la vista al cieco, Gesù getta luce sulla sua vita. L'intera missione di Cristo è piena di questo senso: Egli getta luce divina sulla vita umana per mezzo del Vangelo. Alla luce delle parole di Cristo la vita umana acquista senso: il senso ultimo, che illumina anche le diverse sfere di questa vita terrena.


2. Oggi viene elevato alla gloria degli altari, come Beato della Chiesa, il Servo di Dio Adolph Kolping. Si può dire che la lettura liturgica dell'odierno Vangelo si incontri in modo particolare con la vita e con l'attività di questo sacerdote generoso, che nel secolo scorso ha gettato la grande luce del Vangelo sulla sempre difficile questione della giustizia sociale nei reciproci rapporti tra lavoro e capitale. La Beatificazione di Adolph Kolping, nell'anno in cui celebriamo il centesimo anniversario dell'enciclica "Rerum novarum", acquista un significato particolarmente eloquente.


3. Kolping cerco di scuotere i cristiani dall'indolenza e di richiamarli alle loro responsabilità nei confronti del mondo. Per lui il cristianesimo non doveva intendersi semplicemente come una "stanza di preghiera", ma inserito nel quotidiano e volto alla formazione della realtà sociale. I luoghi, in cui si deve esercitare la responsabilità umana e cristiana sono per lui: la famiglia, la Chiesa, il lavoro e la politica.


4. La Famiglia Adolph Kolping sapeva bene che tra gli uomini la famiglia è la prima e più naturale comunità di vita. Nessun uomo viene al mondo da solo: il padre e la madre gli danno la vita. Un bambino ha bisogno della famiglia, ha bisogno di amici e di parenti che lo aiutino a stabilire rapporti con il mondo che lo circonda.

Adolph Kolping scrive: "la prima cosa che l'uomo trova nella vita, l'ultima a cui tende le mani e la più preziosa che possiede, anche quando non l'apprezza, è la vita familiare". La famiglia è il posto in cui l'uomo può fare le prime esperienze di vita e di fede, per poter compiere, sul loro fondamento, le successive esperienze della fede e del mondo. Nonostante tutto Kolping era consapevole delle minacce alle famiglie e dei loro fallimenti. Ecco perché attribuiva un così grande valore alla santificazione della famiglia. Continuava a ripetere: "Deve cominciare in casa ciò che dovrà brillare in patria". Se la famiglia rimane sana, allora anche una società malata può guarire. Ma se le famiglie sono malate, allora la società nel suo insieme è seriamente minacciata. Per questo motivo Adolph Kolping ha riservato alla famiglia un posto fondamentale nel suo programma di rinnovamento pastorale-sociale.


5. La Chiesa Per Adolph Kolping la Chiesa è il luogo in cui l'uomo ascolta la parola di Dio, che lo orienta in tutti i suoi compiti, e dove si accosta ai sacramenti, che gli danno la forza di adempiere tali compiti. Tutto ciò che ha la Chiesa, lo ha ricevuto da Gesù Cristo. Ha tutto questo non per se stessa, ma per l'umanità.

Nella Chiesa noi troviamo Cristo e, allo stesso tempo, la nostra vocazione nel mondo. Adolph Kolping era un uomo di Chiesa. Egli fu segnato dal Vangelo di Cristo fin dalla sua precedente esperienza di vita come artigiano. Come pastore si volgeva soprattutto verso gli sfruttati e i deboli. Allora si trattava degli artigiani e degli operai delle fabbriche. Il suo impegno sociale, che si fondava sulla fede, gli diede la forza di adoperarsi al servizio del prossimo, recandogli così la fede nell'amicizia che Dio nutre per l'uomo. Adolph Kolping riuni gli artigiani e gli operai, superando così il loro isolamento e la loro rassegnazione.

La comunità nella fede diede loro la forza di affrontare la vita di tutti i giorni, come testimoni di Cristo davanti al mondo. Quello di unirci nella dispersione e di trarre forza dall'unione è e resta il nostro compito anche oggi.

Siamo cristiani non solo per noi stessi, ma ancor più per gli altri. Abbiamo bisogno dei nostri fratelli cristiani, che attraverso la loro testimonianza a Cristo ci confermino nella nostra missione cristiana nel mondo. Che sacerdote straordinario deve essere stato Adolph Kolping per entusiasmare ancora oggi tanti uomini e donne, giovani e vecchi, a Cristo e alla sua Chiesa! A voi, cari fratelli e sorelle delle Kolpingwerke è stata affidata l'eredità di Adolph Kolping.

Trasmettetela alle generazioni che verranno.


6. La missione Le ombre dell'ingiustizia, dello sfruttamento, dell'odio e dell'umiliazione degli uomini dominavano la situazione degli artigiani e degli operai delle fabbriche del 19 secolo. Adolph Kolping si era schierato innanzitutto dalla parte degli uomini. Non le strutture andavano cambiate per prime, bensi gli uomini. Ispirato dalla fede in Dio, che vuole la felicità di tutti gli uomini, Kolping inizio una paziente opera di educazione. Con le parole e gli scritti, attraverso pianificazioni e azioni ben ponderate, egli cerco con i suoi collaboratori di dare spazio e voce al Vangelo del lavoro, che divento per Kolping e la sua opera il campo di attività per un cristianesimo sempre più vicino al mondo dei lavoratori. Con le sue idee ha spianato la via ed è stato il precursore delle grandi Encicliche sociali che, iniziate con la Rerum novarum (1891) hanno trovato quest'anno con la Centesimus annus una significativa espressione. La Chiesa si è schierata da sempre con gli uomini che lavorano. Con la beatificazione di Adolph Kolping essa intende onorare questi artefici del progresso e dello sviluppo della società.


7. La politica Il fatto di assumersi la responsabilità nei confronti della società e della comunità degli uomini, era per Kolping una conseguenza del Vangelo.

"Dipende dal nostro cristianesimo attivo - scriveva Kolping - se il mondo tornerà all'ordine cristiano. Adesso non dobbiamo limitare tale cristianesimo attivo soltanto ai muri delle chiese o alle stanze degli ammalati o alle nostre sfere familiari, ma dobbiamo... portarlo nella vita (di tutti i giorni)". Per questo motivo preparava e incoraggiava i suoi amici ad assumersi responsabilità nella politica e nella società. I cristiani non devono tirarsi indietro, ma hanno il loro ruolo e il loro compito irrinunciabile nel mondo del lavoro e nei posti di comando in politica. Kolping sapeva che: "La Chiesa non può e non deve trascurare la questione sociale... deve partecipare alla vita civile e non (deve) temere la battaglia". La Chiesa, cari fratelli e sorelle, siamo tutti noi! In molti paesi d'Europa i regimi totalitari comunisti sono crollati. Con che cosa verranno sostituiti? Qual è l'alternativa alla teoria sociale marxista, le cui conseguenze hanno rovinato il mondo? L'alternativa che Kolping offre si fonda sul Vangelo.

"Non si comprenderà mai giustamente e completamente l'autentica situazione dei rapporti nel mondo politico e sociale, se allo stesso tempo non si prenderà in considerazione anche l'aspetto religioso. La religione è e rimane, lo si riconosca o no, la più profonda, la prima e l'ultima domanda per l'uomo". Di tutto ciò Adolph Kolping oggi è testimone dinanzi a noi.


8. Il Salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte (cfr. 2Tm 1,10).

Partecipiamo all'Eucaristia, che è il Sacramento di questa vittoria di Cristo, accettando la morte come sacrificio per i peccati del mondo. Egli ha vinto la morte! In virtù di questo sacrificio egli ha gettato la luce sulla nostra vita umana e sulla morte: la luce principale e radicale! La risurrezione di Cristo è anche l'ultima parola del Vangelo che ci apre gli occhi - come al cieco dell'odierna liturgia - su tanti campi della vita umana.

Ringraziamo il Signore Risorto che, in un momento opportuno della storia, ha chiamato il suo servo Adolph Kolping ad essere servitore fedele e prudente "del Vangelo sociale": del Vangelo dei diritti del lavoratore, del Vangelo della dignità del lavoro umano.

Ringraziamo Cristo perché in questo giorno il Servo di Dio Adolph Kolping è stato elevato alla gloria degli altari come Beato della Chiesa. così sia!

Data: 1991-10-27
Domenica 27 Ottobre 1991

Ai pellegrini convenuti a Roma per la beatificazione del sacerdote tedesco - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Adolph Kolping, "un mistico nell'azione"

Signor Cardinale, Cari Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio, Cari fratelli e sorelle, Saluto di cuore voi tutti qui presenti all'Udienza speciale in occasione della beatificazione del sacerdote dell'arcidiocesi di Colonia Adolph Kolping.

Avete già partecipato, questa mattina, alla celebrazione liturgica, presieduta dal Cardinale Meisner.

Il nuovo Beato Adolph Kolping, che è stato elevato all'onore degli altari la scorsa domenica, è una figura emblematica per tutti i cristiani, soprattutto per i fratelli e sorelle delle Kolpingwerke. Attraverso i Santi e i Beati della Chiesa, Dio invia sempre un messaggio ai cristiani della sua Chiesa, sparsi nel mondo. Ciò vale anche per Adolph Kolping.

Egli aveva i piedi saldamente a terra e si volgeva verso il cielo. Come dice la Sacra Scrittura, era nel mondo, ma non era del mondo. Adolph Kolping non condusse una doppia vita, perché in seno alla Chiesa era un sacerdote, ma lo era anche fuori dalla casa di Dio; così anche il cristiano non deve essere cristiano soltanto la domenica alla Messa, ma anche nei restanti sei giorni feriali. Adolph Kolping faceva del suo lavoro una preghiera e della sua preghiera un lavoro. Fu questo il suo speciale carisma, ed è il messaggio che oggi ci consegna. Se facciamo del nostro lavoro una preghiera e della nostra preghiera un lavoro, allora abbiamo adempiuto la nostra vocazione cristiana. Solo colui che conosce Dio, conosce anche l'uomo. Nella preghiera l'uomo, nella sua dimensione più autentica, con le sue esigenze ed i suoi bisogni, impara a conoscere Dio. Con la preghiera l'uomo conosce un Dio che si incontra con gli uomini per sanarli, in tal modo la sua preghiera diventa un servizio al suo prossimo. Soltanto chi cerca e trova nella preghiera il volto di Dio, potrà riconoscerne le fattezze sul volto dei suoi simili.

La radice della grande opera sociale di Adolph Kolping è qui racchiusa: era un mistico nell'azione. Mentre era vicino a Dio nella preghiera, cercava la vicinanza degli uomini. Oggi viviamo in una situazione mondiale in cui c'è bisogno proprio di questi cristiani. Invece di pianificare e descrivere un ipotetico mondo nuovo dovremmo cercare di sanare quello presente. Cambiare l'uomo significa infatti emendarlo dai suoi difetti. Dobbiamo progettare una nuova società e prendere per mano quanti sono emarginati, regolando e tutelando la loro vita con ogni mezzo.

Oggi occorre compiere quei piccoli passi quotidiani che sono indispensabili a sanare e aiutare ad assolvere questi compiti esistenziali, che giovano al vero rinnovamento dell'uomo e del nostro mondo.

E occorre coraggio per sentirsi personalmente impegnati e investiti dalla grazia di Dio e su questa base dare realmente un nuovo corso alla propria vita di tutti i giorni. perciò diciamoci ancora una volta: se non possiamo cambiare tutto il mondo, contentiamoci di quella parte che possiamo raggiungere.

Se non possiamo fare grandi cose per tutti gli uomini, non dobbiamo pero abbandonare quelli che possiamo salvare, si trattasse solo di una persona.

Dobbiamo iniziare da dove è possibile fare qualcosa di nuovo. Come Adolph Kolping, dobbiamo impegnarci in quel poco che possiamo compiere e in questo prodigarci generosamente.

E' così che Kolping ha dato l'avvio alla sua opera che adesso abbraccia il mondo. La sua fede gli ha dato il coraggio di sperare nell'impossibile e, mentre il possibile si trasformava in azione, di intraprendere compiti che certamente sarebbero andati oltre il limite della sua vita. Alla luce di questa fede, si può quindi dire che la sua opera è stata solo un piccolo contributo, il quale pero ha ricevuto il suo significato e il suo valore da Dio.

Adolph Kolping, con il suo fecondo impegno, ci invita oggi a questo coraggio cristiano. La Chiesa lo ha elevato all'onore degli altari perché ci facesse meglio comprendere cosa può fare Dio nella nostra vita di tutti i giorni, quando è veramente impegnata e docile alle ispirazioni della grazia divina.

Questo realismo cristiano, che la Bibbia chiama semplicemente "fede" ci mostra che la confusione della situazione mondiale si origina nel travaglio e nella disunione interiore dell'uomo. perciò i cristiani applicano per il risanamento del mondo una terapia diversa dei materialisti. Questi ultimi intendevano sanare la coscienza dell'uomo mentre cercavano di cambiare con la rivoluzione le condizioni del mondo. Erano convinti che non fosse necessario cambiare qualcosa nell'uomo, bensi nei rapporti che riguardavano l'uomo. Oggi sappiamo più chiaramente di allora che questa terapia è completamente inadeguata.

I cristiani non credono che l'uomo che ha perso la propria identità possa costruire da sé un mondo sano, in quanto egli non ha la possibilità di redimersi da solo. Ma piuttosto credono che la rivoluzione debba cominciare dall'uomo stesso: non bisogna per prima cosa cercare il cambiamento intorno all'uomo, bensi dentro di lui. Noi crediamo che in Gesù Cristo questa salvezza possa giungere agli altri anche attraverso di noi in quanto cristiani. Alla base di una vita cristiana non c'è un compito, una pretesa, un programma, bensi una facoltà: la convinzione di poter offrire il proprio contributo per la liberazione del prossimo dai problemi e dai condizionamenti del suo tempo. La tua vita ha questa facoltà che ti viene da Dio. Sei pronto a servirtene? E' una domanda che sgomenta, perché potrebbe costringere un uomo ad orientare la propria vita in modo completamente nuovo. E' per questo che Kolping ha cambiato la sua professione: da artigiano a sacerdote. Si è lasciato interpellare da Dio sulla sua responsabilità verso il prossimo, e con ciò è andato molto oltre il suo modo iniziale di comprendere il proprio mestiere. perciò nella sua attività egli supero i confini del proprio campo di azione in Colonia e in Germania e indico a molti uomini il cammino di una reale corresponsabilità per la salvezza del mondo. Questo vale anche oggi. Non sono la conquista di un certo tenore di vita, lo stare al passo con le norme generali di rendimento, le prime esigenze, per quanto importanti, ma tutto ciò è secondario, è per così dire il materiale di una possibile risposta a questo quesito fondamentale: vuoi tu, nella tua vita, servirti seriamente di questa facoltà, cooperare a guarire il tuo prossimo dalle difficoltà del suo tempo? Vuoi farne un motivo conduttore della tua vita? Se oggi possiamo ricevere una risposta affermativa a questa domanda da parte di noi credenti, allora la vita di Adolph Kolping avrà portato frutto anche nella nostra vita. Questo dovrebbe essere il frutto spirituale della beatificazione di Adolph Kolping nella Chiesa e nel mondo.

Con questi sentimenti imparto di cuore a voi tutti, ai vostri cari che sono rimasti in patria e agli ascoltatori e alle ascoltatrici che sono uniti a noi attraverso la televisione e la Radio Vaticana, la mia speciale Benedizione Apostolica.

Data: 1991-10-29
Martedi 29 Ottobre 1991

Lettera a George Bush per la Conferenza di Madrid

Titolo: Una prima importante tappa

Honorable George Bush Presidente degli Stati Uniti d'America Desidero recare a lei, come Co-Presidente della Conferenza che sta per iniziare domani a Madrid, i miei ferventi auguri che la Conferenza costituirà un reale cammino verso la pace, mentre le parti coinvolte e tutto il mondo sperano ed attendono. Ho espresso questo stesso desiderio al Signor Mikhail Gorbaciov, Presidente dell'URSS, che sta condividendo con lei la responsabilità di presiedere questo incontro, ed è quello che vorrei estendere a tutti coloro che vi prendono parte.

I suoi sforzi e quelli dei suoi assistenti, in particolare il Segretario di Stato il Signor James Baker, hanno portato a questa prima importante tappa, il cui particolare significato è ciò che essa dimostra, una prontezza ad affrontare nel dialogo i gravi problemi che hanno oppresso il Medio Oriente per decenni.

Il modo di andare avanti non sarà facile, ma spero seriamente che con il suo aiuto e con l'aiuto di tutti coloro che occupano posti di responsabilità e di influenza, questa propensione a negoziare non fallirà mai, e che le parti coinvolte raggiungeranno quella reciproca fiducia necessaria se essi avranno il coraggio di ricercare la pace dopo la tragica esperienza di anni di guerra, ostilità e sofferenza.

Sono convinto che l'accordo sia possibile se è ricercato con perseveranza e se è perseguito da tutti gli interessati con costante sensibilità per i fondamentali diritti degli altri, e nella ferma convinzione che la vera pace, la pace duratura, può essere raggiunta soltanto se le richieste di giustizia sono soddisfatte. E' allo stesso modo sorgente di speranza per me e per molti altri che coloro che hanno questa responsabilità rappresentano popoli uniti nel credo nell'Unico Dio, e che essi stanno ricercando la pace per quella terra che è sacra e cara a tutti i credenti, ebrei, cristiani e musulmani.

Accompagno queste mie speranze con una preghiera al Dio Misericordioso, che Egli illumini coloro che prendono parte alla Conferenza in modo tale che gli incontri che la seguiranno produrranno veramente i risultati attesi da tutte le persone di buona volontà.

Dal Vaticano, 29 ottobre 1991 (Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-10-29
Martedi 29 Ottobre 1991

Lettera a Mikhail Gorbaciov per la Conferenza di Madrid

Titolo: Approdare alla pace nella giustizia

A Sua Eccellenza Signor Mikhail Sergueevitch Gorbaciov Presidente dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Mi rivolgo a Lei, in quanto Co-Presidente della Conferenza dedicata al Vicino-Oriente che avrà luogo domani a Madrid, per esprimerLe i miei più cari auguri. Spero che questa Conferenza segni l'inizio di un processo di pace fruttuoso, vivamente atteso da tutti i popoli coinvolti e da tutti gli uomini di buona volontà. Ho espresso lo stesso augurio al Signor George Bush, Presidente degli Stati Uniti d'America, che divide con Lei la presidenza di questa riunione e lo esterno anche a favore di tutti i partecipanti.

I problemi da prendere in considerazione sono profondi e gravi, quindi la strada da percorrere non sarà ne facile e ne breve, inoltre questa prima tappa non sarà ricca di senso e storica se non nella misura in cui si manifesteranno una vera volontà di dialogo e un autentico desiderio di approdare alla pace nella giustizia.

Spero che la Sua influenza, come quella di tutti coloro che con perseveranza e buona volontà hanno reso possibile questo evento, potra realmente favorire un clima di fiducia e comprensione. Infatti, solo così tutti i tristi ricordi e le amare esperienze di anni di conflitto, d'insicurezza e di sofferenza potranno essere cancellati.

Ho seguito con particolare attenzione tutte le tappe che hanno condotto alla realizzazione di questa riunione e La assicuro che seguiro con il medesimo interesse lo svolgimento dei lavori. Come Lei già sa, la Sede apostolica, da numerosi anni, ha a lungo auspicato la pace per la regione del Vicino-Oriente, chiedendo che al più presto si metta fine a situazioni di grave ingiustizia, tenendo conto delle legittime aspirazioni di tutte le parti coinvolte. Inoltre, non e privo d'importanza l'osservare che questi popoli appartengono a tre religioni monoteiste che, in questa terra, ritrovano le loro radici e i luoghi sacri a loro piu cari.

Formulo i miei auguri ed esprimo le mie speranze nella preghiera, affinche la Divina Provvidenza ricompensi gli sforzi fatti e permetta che le trattative in corso raccolgano i frutti sperati.

Dal Vaticano, 29 ottobre 1991 (Traduzione dal francese)

Data: 1991-10-29
Martedi 29 Ottobre 1991




Al simposio Pre-Sinodale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Siete chiamati a fare in modo che la nuova evangelizzazione sia l'incontro tra la Parola di Vita e le culture d'Europa

Signor Cardinale, Eccellenza, Signore, Signori,


1. Alla soglia del terzo millennio cristiano, la costruzione, l'unione e l'evangelizzazione dell'Europa si presentano come altrettante fondamentali sfide.

Allo stesso tempo una e molteplice, a causa delle sue radici cristiane e della diversità delle sue culture, l'Europa si trova oggi a un crocevia. Gli avvenimenti succedutisi nel corso degli ultimi due anni hanno profondamente sconvolto il nostro continente e il nostro modo di percepirlo. E' per una riflessione profonda sulle esigenze della nuova situazione, che ho convocato dal cuore stesso di questa Europa, fecondata dallo zelo apostolico dei Santi Cirillo e Metodio, l'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi che si terrà qui entro qualche settimana sul tema: "Testimoni di Cristo che ci ha liberati". La gravità dei problemi da trattare e la necessità di comprendere le loro radici culturali per risolverli, mi hanno spinto a sollecitare la vostra cooperazione quali esperti di diverse tradizioni culturali dell'Europa. Avrei voluto partecipare di più ai vostri lavori. Anche se non ho potuto farlo come avrei desiderato, sono lieto di incontrarvi al termine dei vostri dibattiti, per salutarvi cordialmente ed esprimervi la mia gratitudine. Voi portate di fatto la vostra competenza e la vostra testimonianza di uomini e donne particolarmente capaci di esprimere la memoria, la coscienza e il progetto di questo continente nel momento attuale.

Saluto con affetto quanti tra voi appartengono ad altre confessioni cristiane. Ho apprezzato la vostra collaborazione fraterna, che costituisce un impulso prezioso sul cammino dell'unità che intendiamo tracciare. Sono certo, e ciò deve essere per voi tutti motivo di soddisfazione, che l'insieme dell'Europa raccoglierà i frutti dei vostri scambi, senza distinzione di cultura, nazione o religione. Sono grato al Pontificio Consiglio per la Cultura, che insieme alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e i diversi responsabili della Città del Vaticano, ha organizzato questo Simposio con molta cura. Voglio ringraziarvi fin d'ora per quel che farete, gli uni e gli altri, al fine di estenderne gli effetti in tutta Europa.

Dalla memoria cristiana al progetto di oggi


2. Per la prima volta dal crollo della grande muraglia ideologica e poliziesca che ha tragicamente diviso l'Europa, voi ci portate l'esperienza di culture, di civiltà e di tradizioni spirituali, liturgiche, teologiche, filosofiche, artistiche o letterarie, diverse e complementari. Queste tradizioni costituiscono organicamente il patrimonio dell'Europa. E' bello respirare finalmente a pieni polmoni, nella libertà ritrovata e nella solidarietà da instaurare. Le fonti bibliche comuni e un ricco retaggio patristico e mistico uniscono l'Europa dall'Est all'Ovest. La rinnovata presa di coscienza di questa memoria cristiana millenaria è un dono di Dio, di cui rendo grazie insieme a voi. E' anche un appello a un progetto che il Signore ci chiede di avviare in questa Europa sconvolta dalle crisi etniche, politiche ed economiche, dal repentino riflusso di ideologie che sembravano onnipotenti e dal vuoto che rischia di crearsi negli spiriti indifesi. I cristiani devono seguire la via del Vangelo: essere in questo mondo, ma non di questo mondo (cfr. Jn 17,14), essere testimoni della Verità, sapere accompagnare i nostri fratelli e sorelle lungo la via che conduce alla Verità. Noi sappiamo che l'obiettivo non può essere raggiunto con i mezzi di questo mondo e con la conquista del potere materiale. La luce della verità non darà frutti nella cultura dell'Europa se non attingiamo incessantemente alla eterna fonte della luce che è Cristo, e se non lasciamo agire in noi la grazia del suo mistero d'amore redentore e santificatore.

Il dialogo con il Vangelo, fondamento della cultura in Europa


3. La cultura europea non potrebbe essere compresa fuori dal riferimento al Cristianesimo: il Vangelo ne costituisce un fondamento, il Vangelo che è stato instancabilmente proclamato e intensamente vissuto per venti secoli da intrepidi apostoli e innumerevoli fedeli. Plasmata dalla Parola vivificante di Dio, l'Europa ha svolto nella storia del mondo un ruolo unico, e la sua cultura ha fortemente contribuito al progresso dell'umanità. Il dinamismo della fede cristiana ha suscitato, nella cultura europea, una creatività straordinaria. La storia del mondo è ricca di civiltà scomparse, di culture brillanti il cui splendore si è da tempo estinto, mentre la cultura europea si è continuamente rinnovata e arricchita in un dialogo talvolta scomodo, spesso conflittuale, ma sempre fecondo con il Vangelo: questo stesso dialogo è fondamento della cultura europea. Oggi, dinanzi alla moltiplicazione di correnti intellettuali, alla diversità di concezione della vocazione dell'uomo e anche alle delusioni di innumerevoli contemporanei, è importante che il dialogo prosegua nella chiarezza e nel mutuo rispetto tra i discepoli di Cristo e i loro fratelli e sorelle di altre convinzioni. Ricco mosaico dalle linee armoniose, l'Europa culturale, come sappiamo, è anteriore all'Europa politica ed economica che attualmente è più al centro dell'attenzione.

Oggi si presenta una nuova Europa, liberata dalle oppressioni ideologiche, ma che affronta molte difficoltà ed è minacciata da tutto quello che le nostre società hanno di meno umano. Occorrerà discernere meglio i fondamenti culturali di questo rinascimento. Gli interventi politici ed economici, per quanto necessari, non sono sufficienti a guarire l'Europeo ferito, culturalmente reso più fragile e indifeso. Egli non ritroverà il suo equilibrio e il suo vigore se non nella misura in cui rinnoverà, con le sue radici profonde, le sue radici cristiane. L'Europa, diceva Goethe, è nata in pellegrinaggio e il Cristianesimo è la sua lingua materna.

La dimensione spirituale dell'uomo al centro della cultura


4. La cultura europea è segnata dal senso della trascendenza della persona umana, poiché essa affonda le sue radici nel terreno fecondo della fede cristiana secondo la quale l'uomo è un essere creato a immagine e somiglianza di Dio, figlio del Padre celeste per grazia e chiamato a condividere la sua felicità soprannaturale.

Per il mistero dell'Incarnazione, per la sua Passione e la sua Resurrezione, Cristo apre il tempo alla dimensione dell'eternità, e in questo modo conferisce il suo significato alla prova e il suo slancio alla lotta contro il peccato.

Ideologie atee, imposte mediante la violenza di poteri totalitari, avevano sistematicamente perseguito la rovina di questa cultura forgiata dai credenti. Ma l'uomo europeo ha resistito per la forza della sua coscienza morale e della sua libertà spirituale di persona plasmata da queste due mani del Padre celeste, come diceva Sant'Ireneo, il Figlio e lo Spirito Santo (cfr. Adv. haer., IV,7,4). Il Cristianesimo alimenta questa dimensione essenziale della vita umana che è la dimensione spirituale. L'Europa, come le nazioni che la costituiscono, come le persone che la compongono, si lascia comprendere in quanto realtà spirituale segnata dall'impronta cristiana. Voi siete uomini e donne di cultura e quindi radicati nella memoria collettiva, testimoni della coscienza e portatori di progetti. Voi saprete ispirarci nuove vie nella fedeltà al patrimonio ereditato dal passato, senza cedere alla nostalgia di un tempo trascorso. Meglio di chiunque altro, voi comprendete che le meraviglie della tecnica di cui il nostro secolo ha beneficiato non sono sempre innocenti. Quando i progressi scientifici si liberano da ogni riferimento etico arrivano alla grave crisi che l'umanità, la cui esistenza stessa è minacciata, conosce. Tra le questioni cruciali del nostro secolo, quella del "senso" ha assunto un'importanza crescente man mano che il vuoto delle ideologie lasciava l'uomo privo di riferimento come il naufrago senza bussola, sballottato dalla tempesta. L'uomo si perde quando il suo tempo terrestre non è più illuminato dalla luce eterna che lo difende dal fatalismo di una storia ridotta ad un meccanismo cieco e a dei confronti mortali. E l'avvenire degli Europei dipende, per una larga parte, da un risveglio della coscienza morale che solo Cristo, origine e fine della storia umana, può suscitare.

Nuova evangelizzazione: l'uomo liberato in un vero incontro con Cristo Salvatore


5. Cari amici, alcuni di voi, cristiani dell'Europa centrale e orientale, che partecipate a questo Simposio dopo mezzo secolo di oppressione atea, hanno conosciuto la persecuzione a causa della loro fede. Accolgo la vostra testimonianza con emozione e gratitudine. Provati nel crogiuolo della sofferenza, spogliati di tutto, voi avete riscoperto nella solitudine la potenza della vita interiore e la coscienza della vostra dimensione irriducibile, spirituale e religiosa. Privato delle libertà esterne, l'uomo sa che al suo interno egli resta libero e responsabile e che nessuno potrà mai separarlo dalla presenza soprannaturale di Dio. Continuate ad essere gli intrepidi testimoni di Cristo che vi ha liberati! Dopo dolorosi sconvolgimenti nuove mete divengono possibili: dopo la notte del Venerdi Santo brilla la luce della Pasqua.

La Chiesa è consapevole di liberare l'uomo quando gli apre l'accesso al mistero di Cristo Salvatore. La nuova evangelizzazione dell'Europa è un'impresa lunga e ardua che esige dai cristiani l'eroismo della santità. Il vostro concorso ci aiuterà a svelare all'uomo europeo la ricchezza delle sue radici e la grandezza della sua vocazione, a illuminare la sua vita personale e sociale, a porre giustamente le questioni fondamentali che lo riguardano per fargli scoprire la vera felicità in Colui che libera dalla morsa del male e dalla perdita del senso della morte, in Colui che è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). In un tempo in cui, per molti, l'affermazione del "diritto alla felicità" è legata al disprezzo dei diritti della vita, voi, uomini e donne di cultura, siete chiamati ad esercitare una funzione di mediazione affinché la nuova evangelizzazione sia un vero incontro tra la Parola di Vita e le culture dell'Europa. Voi contribuirete a ristabilire i legami allentati e talvolta spezzati tra i valori del mondo e il loro fondamento cristiano. Agli uomini che cercano la felicità, la Chiesa propone la sfida della santità, autentica fonte di gioia vera e inesauribile. Essa si considera fedele all'Apostolo Paolo: "Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Ga 2,20).

Unirsi, collaborare, per superare i traumi e rinnovare la cultura cristiana


6. Cari amici, la vostra testimonianza e la vostra riflessione ci sono necessarie per illuminare il nostro cammino. Come stringere un'alleanza tra il passato spesso doloroso e l'avvenire incerto, tra la verità di Cristo fedelmente trasmessa e la libertà gelosa di sé stessa? Come favorire l'unità e la collaborazione tra le persone e le comunità, tra le nazioni e i popoli, nel rispetto delle loro diversità? Come giungere a delle relazioni sane tra le Chiese e le società? Soltanto una cultura cristiana rinnovata ci aiuterà a superare i traumi del passato e le lacerazioni del presente, grazie al legame misterioso e profondo che essa stabilisce nel cuore delle nazioni. Dopo decenni in cui la menzogna e l'odio hanno regnato, l'Europa aspira ad una civiltà dell'amore e della verità che risponda ai segreti desideri delle anime e le apra alla pienezza di un ideale fraternamente condiviso.

Ricostituire l'essenziale comunità in Cristo


7. Dopo tanto sangue versato e tante lacrime sparse, tante rovine accumulate sul suolo dell'Europa dagli stessi Europei, dimentichi della loro fratellanza in Cristo, è giunto il tempo per essi di ricostituire l'essenziale Comunità, la "Sobornost" in Cristo. Rinnovando la sua fedeltà nel Redentore, l'Europa ritroverà la sua antica vocazione di unità spirituale tra fratelli di Cristo, fratelli in Cristo. La vostra presenza è un pegno portatore di speranza.

Così, è con gioia che invoco su di voi, sulle vostre famiglie e sulle vostre nazioni, le Benedizioni del Signore e vi affido alla Vergine Maria, la Santa Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre degli uomini.

Data: 1991-10-31
Giovedi 31 Ottobre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Ai fedeli dell'arcidiocesi di Genova e della Liguria - Città del Vaticano (Roma)