GPII 1991 Insegnamenti - Ai musicisti dell'Orchestra Nazionale Russa - Città del Vaticano (Roma)

Ai musicisti dell'Orchestra Nazionale Russa - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vi auguro di giungere ad amare Colui che è fonte di ogni bellezza




1. Il concerto dell'Orchestra Nazionale Russa, che abbiamo ora sentito, è stato per me motivo di vero godimento spirituale.

Ringrazio innanzi tutto il Signor Yuri Rigiov, Senatore accademico, membro del Consiglio di Presidenza, per le amabili parole rivoltemi all'inizio di questo concerto.

Ringrazio anche il Maestro Direttore, Signor Mikhail Pletnev, e gli altri artisti per questa simpatica iniziativa. A tutti, con particolare riferimento agli organizzatori e patrocinatori di questa serata, esprimo la mia viva riconoscenza ed il mio compiacimento.

Rivolgo ai giovani solisti, che si sono esibiti così mirabilmente, ed a tutti i loro colleghi di studi, un fervido augurio di sempre maggiori successi nella professione intrapresa.

A questi giovani va il mio elogio per l'applicazione costante, la dedizione appassionata, lo sforzo continuo con cui essi si sono impegnati per raggiungere importanti livelli di interpretazione delle opere d'arte.


2. Già lo stesso titolo "Nomi nuovi" del vostro programma indica chiaramente che codesta organizzazione si prefigge di scoprire e lanciare giovani promettenti nei diversi campi dell'arte. Tale intento merita certamente grande incoraggiamento, perché offre ad essi l'occasione di esprimere le proprie capacità artistiche in un campo così nobile.

L'arte esige non solo ingegno, ma domanda anche un continuo superamento di se stessi, passione e volontà tenace. Esige che si faccia appello a quel patrimonio del bene e del bello che ogni uomo porta dentro di sé e che trova in Dio la sua radice ultima e più profonda.

A tutti gli artisti qui presenti auguro, perciò, di poter riuscire a scoprire e di giungere ad amare Colui che è fonte di ogni bellezza e di ogni armonia: Dio, Creatore delle meraviglie dell'universo, Padre ed Amico di ogni uomo. Egli si rivela alla vostra anima ed al vostro sentimento anche attraverso i valori dell'arte e della cultura, di cui voi siete interpreti entusiasti.


3. Nel rinnovarvi l'espressione della mia gratitudine per la vostra gioiosa presenza, invoco su voi tutti la protezione di Dio, al Quale chiedo di benedire voi, le vostre famiglie, i vostri educatori e maestri e tutti coloro che vi sono cari.

Data: 1991-10-31
Giovedi 31 Ottobre 1991

Messaggio per la XXIX Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni - Città del Vaticano (Roma)

Venerdi 1 Novembre 1991


Titolo: Oggi c'è bisogno della testimonianza della vita consacrata perché l'uomo non dimentichi che la sua dimensione è l'eterno

Venerabili Fratelli nell'episcopato, Carissimi fratelli e sorelle di tutto il mondo!


1. "I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo" (Ac 13,52). così leggiamo nella liturgia della IV domenica di Pasqua; ed infatti ogni comunità, quando vede aumentare il numero di coloro che scoprono il tesoro nascosto del regno dei cieli e lasciano tutto per dedicarsi unicamente alle cose del Signore (cfr. Mt 13,44), si sente ricolma della gioia che proviene dalla parola di Dio e dalla misteriosa azione del suo Spirito. Confortata, perciò, da queste parole del libro sacro e da questa esperienza, la Chiesa celebra ogni anno una speciale Giornata di preghiera per le vocazioni, confidando nella promessa che qualunque cosa chiederà al Padre nel nome del Signore egli la darà (cfr. Jn 16,23). In vista della ormai vicina ricorrenza, desidero quest'anno invitarvi a pregare perché lo Spirito conduca un numero crescente di fedeli, specialmente giovani, ad impegnarsi nell'amore di Dio "con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (Dt 6,5 cfr. Mc 12,30 Mt 22,27), per servirlo in quelle particolari forme di vita cristiana che si attuano nella consacrazione religiosa. Essa variamente si esprime sia nello stato sacerdotale, sia nella professione dei voti, nella scelta dei monasteri o delle comunità apostoliche, oppure nello stato secolare.


2. Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che questo "dono speciale" è un segno di elezione, in quanto permette a coloro che l'accolgono di conformarsi più profondamente a "quel genere di vita verginale e povero, che Cristo Signore scelse per sé e la Vergine Madre abbraccio" (cfr. LG 46). Il mio venerato predecessore Paolo VI ha potuto affermare che la vita consacrata è "testimonianza privilegiata di una ricerca costante di Dio, di un amore unico e indiviso per il Cristo, di una dedizione assoluta alla crescita del suo Regno. Senza questo segno concreto, la carità che anima l'intera Chiesa rischia di raffreddarsi, il paradosso del Vangelo di smussarsi, il "sale" della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione" (Esort. Ap. Evangelica Testificatio, 3). La vocazione dei consacrati, infatti, comporta la proclamazione attiva del Vangelo in opere apostoliche e in servizi di carità corrispondenti ad un modo di agire autenticamente ecclesiale. La Chiesa nel corso della sua storia è sempre stata vivificata e confortata da tanti religiosi e religiose, testimoni dell'amore senza limiti per il Signore Gesù, mentre nei tempi a noi più vicini ha trovato valido aiuto in tante persone consacrate che, vivendo nel secolo, hanno voluto essere per il mondo lievito di santificazione e fermento per iniziative ispirate al Vangelo.


3. Dobbiamo affermare con forza che anche oggi c'è bisogno della testimonianza della vita consacrata, affinché l'uomo non dimentichi mai che la sua dimensione vera è l'eterno. L'uomo è stato destinato ad abitare "cieli nuovi e terra nuova" (2P 3,13), e proclamare che la felicità definitiva è data solo dall'infinito Amore di Dio. Come sarebbe più povero il nostro secolo se si indebolisse la presenza di esistenze consacrate a questo Amore; e come sarebbe più povera la società se non fosse indotta ad alzare lo sguardo là dove sono le vere gioie! Più povera sarebbe anche la Chiesa, se venisse meno chi manifesta concretamente e con forza la perenne attualità del dono della propria vita per il Regno dei Cieli. Il popolo cristiano ha bisogno di uomini e donne che nell'offerta di sé al Signore trovano la piena giustificazione della propria esistenza e si assumono così il compito di essere "luce delle genti" e "sale della terra", costruttori di speranza per quanti si interrogano sulla perenne novità dell'ideale cristiano.


4. Non possiamo nasconderci che in alcune regioni il numero di coloro che accettano di consacrarsi a Cristo sta diminuendo. Di qui la necessità di un crescente impegno di preghiera e di adeguate iniziative per impedire che tale congiuntura possa avere gravi conseguenze per il popolo di Dio. Invito perciò i Confratelli nell'episcopato a promuovere specialmente tra il clero e i laici la conoscenza e la stima per la vita consacrata. Nei Seminari, soprattutto, dispongano che non manchino corsi ed istruzioni circa il valore della consacrazione religiosa. Esorto i presbiteri poi a non rinunciare mai di proporre ai giovani tale alto e nobile ideale. Sappiamo tutti quanto sia importante l'opera di una guida spirituale perché i germi di vocazione seminati "a piene mani" dalla grazia possano svilupparsi e maturare. Ai catechisti raccomando di presentare con coerente solidarietà nella dottrina questo dono divino che il Signore ha fatto alla sua Chiesa. Ai genitori dico, confidando nella loro sensibilità cristiana nutrita di viva fede, che essi potranno gustare la gioia del dono divino, che entrerà nella loro casa, se un figlio o una figlia sarà chiamato dal Signore al suo servizio. Ai teologi ed agli scrittori di discipline religiose, rivolgo un caldo invito, affinché si impegnino a mettere in luce secondo la tradizione cattolica il significato teologico della vita consacrata. Agli educatori raccomando di presentare con frequenza le grandi figure di consacrati, religiosi e secolari, che hanno servito la Chiesa e la società nei più svariati campi. Alle Famiglie religiose e agli Istituti di vita secolare ricordo che la prima e più efficace pastorale vocazionale è la testimonianza, quando essa si esprime con una vita piena di gioia nel servire il Signore. Esorto, altresi, i membri degli Istituti di vita contemplativa, a considerare che il vero segreto del rinnovamento spirituale e della fecondità apostolica della vita consacrata ha la sua radice nella loro preghiera. Ricco è il patrimonio spirituale e dottrinale che i contemplativi possiedono, mentre il mondo proprio in tale ricchezza cerca risposta agli interrogativi costantemente suscitati dalla nostra epoca. Ma soprattutto mi rivolgo ai giovani di oggi, e dico loro: "Lasciatevi sedurre dall'Eterno", ripetendo la parola dell'antico profeta: "Mi hai sedotto, Signore... mi hai fatto forza ed hai prevalso" (Jr 20,7). Lasciatevi affascinare dal Cristo, l'infinito apparso in mezzo a voi in forma visibile e imitabile. Lasciatevi attrarre dal suo esempio, che ha cambiato la storia del mondo e l'ha orientata verso un traguardo esaltante. Lasciatevi amare dalla carità dello Spirito, che vuole distogliere i vostri occhi dai modelli terreni, per iniziare in voi la vita dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera (cfr. Ep 4,24).

Innamoratevi di Gesù Cristo, per vivere la sua stessa vita, affinché il nostro mondo possa avere la vita nella luce del Vangelo.


5. Affidiamo alla Vergine Maria la grande causa della vita consacrata. A Lei, Madre delle Vocazioni, seguendo l'invito della sua parola, "fate quello che egli vi dirà" (Jn 2,5), chiediamo: O Vergine Maria, a te raccomandiamo la nostra gioventù, in particolare i giovani chiamati a seguire più da vicino il Figlio tuo.

Tu conosci quante difficoltà essi devono affrontare, quante lotte, quanti ostacoli. Aiutali a pronunciare anch'essi il loro "si" alla chiamata divina, come tu facesti all'invito dell'Angelo. Attirali accanto al tuo cuore, perché possano comprendere con te la bellezza e la gioia che li attende, quando l'Onnipotente li chiama alla sua intimità, per costituirli testimoni del suo Amore e renderli capaci di allietare la Chiesa con la loro consacrazione.

O Vergine Maria, ottieni a tutti noi di poter gioire con te, nel vedere che l'amore portato dal Figlio tuo è accolto, custodito e riamato. Ottieni che possiamo vedere anche ai nostri giorni le meraviglie della misteriosa azione dello Spirito Santo.

Con la mia Benedizione.

Dal Vaticano, 1 Novembre 1991, Solennità di tutti i Santi, quattordicesimo anno di Pontificato.


Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I Santi sono coloro che hanno realizzato il programma del discorso della montagna

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Oggi, solennità di Tutti i Santi, eleviamo il nostro pensiero al Cielo e invochiamo con fervore tutti coloro che già godono in Paradiso l'eterna felicità di Dio. San Giovanni nel libro dell'apocalisse afferma di aver visto una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua (cfr. Ap 7,9): è questa l'immagine celeste della universalità della redenzione. La visione di San Giovanni ci conforta, perché ci fa riflettere sulla infinita Misericordia dell'Altissimo, che ha preparato per tutti i credenti in Cristo un destino così ineffabile. La Liturgia di questa Solennità esprime la suprema certezza della Gloria Eterna, la quale ci è stata acquistata dal Cristo con la sua passione, morte e risurrezione. Tutti coloro che percorrono la strada indicata nelle Beatitudini evangeliche, Dio li chiama ad una profonda comunione con sé. I Santi infatti sono coloro che hanno realizzato il programma del discorso della montagna e si sono fatti poveri, umili, misericordiosi, caritatevoli, pazienti, puri di cuore e operatori di pace per amore del Suo nome. così dobbiamo comportarci anche noi, se vogliamo seguire il loro destino di beatitudine senza fine.


2. La Solennità di Tutti i Santi ci introduce anche alla Commemorazione di Tutti i fedeli Defunti, i quali non si trovano ancora nella piena visione di Dio, ma l'attendono vivamente in una misteriosa purificazione. Durante la visita ai cimiteri, che compiamo oggi e domani, eleviamo preghiera di suffragio per i nostri cari defunti, affinché possano entrare presto nella luce e nella pace. Anch'io questo pomeriggio mi rechero al cimitero romano di Prima Porta dove celebrero l'eucarestia per tutte le anime del Purgatorio. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per le anime bisognose della nostra solidarietà spirituale e a trascorrere questi due giorni con sentimenti di pietà cristiana.


3. Raccomandiamo le anime dei nostri cari alla Vergine Santissima che invochiamo come "Regina di Tutti i Santi". Per mezzo di Lei, la cui immagine si trova spesso sulle tombe cristiane, affidiamo alla misericordia di Dio tutte le anime che attendono di essere accolte nelle dimore eterne.

Data: 1991-11-01
Venerdi 1 Novembre 1991

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'Europa non deve smarrire il coraggio della fedeltà a Cristo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Vorrei oggi invitarvi a rivolgere l'attenzione all'Assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, che avrà inizio alla fine del mese e che si protrarrà sino al 14 Dicembre. Si tratta di un avvenimento di grande rilievo per la vita dell'intera Chiesa. Nelle odierne mutate situazioni sociali, di fronte ai nuovi bisogni di solidarietà e di pace, l'Europa, segnata dalla testimonianza di martiri e santi, è chiamata a proseguire la sua missione al servizio del Vangelo.

E potrà farlo se, memore della propria identità cristiana, non smarrirà il coraggio della fedeltà a Cristo; se non cederà ai compromessi con le culture mutevoli del mondo; se lascerà lo Spirito del Signore operare efficacemente nelle persone e nelle comunità. In tale prospettiva, il Sinodo dei Vescovi offrirà ai Pastori delle Chiese dell'Est e dell'Ovest dell'Europa un'opportunità importante per incontrarsi, per scambiarsi i doni delle rispettive ricchezze spirituali, e per tracciare le necessarie vie della nuova evangelizzazione di questo antico Continente, all'interno del quale i popoli aspirano ad un reale rinnovamento.


2. L'Assise sinodale vuole inoltre favorire, attraverso la preghiera e il dialogo, la necessaria comunione di fede e di vita tra tutti i cristiani. A tal fine, con la recente lettera indirizzata ai Vescovi d'Europa, ho invitato tutte le Comunità cristiane ad unirsi in un singolare incontro di preghiera, il 7 Dicembre prossimo, quando io stesso prendero parte ad una celebrazione ecumenica insieme ai Rappresentanti delle diverse Chiese e comunità ecclesiali, presenti al Sinodo.


3. "Vegliate e pregate" (Mt 25,41), è il comando del Signore. Preghiamo perché Iddio ci aiuti a comprendere, alla luce delle esperienze passate, il nostro comune futuro, e ci dia la forza per camminare uniti. Invochiamo, per questo, l'intercessione dei Santi Patroni d'Europa Benedetto, Cirillo e Metodio, e dei numerosi Santi e Sante europei. Imploriamo, con la recita dell'Angelus, soprattutto la speciale protezione della Madre di Dio, venerata, con perseverante fiducia, da tutti i popoli del Continente europeo.

Data: 1991-11-05
Martedi 5 Novembre 1991

Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi deceduti durante l'anno - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fiducioso abbandono nell'amore della Provvidenza

Nel clima di preghiera per i defunti, che caratterizza il mese di novembre, ci ritroviamo, oggi, attorno all'altare del Signore, per celebrare il sacrificio eucaristico in suffragio delle anime dei compianti nostri fratelli, i Cardinali scomparsi nel corso di quest'anno: i Cardinali Wladyslaw Rubin, Octavio Antonio Beras Rojas, James Darcy Freeman, Emmanuel Kiwanuka Nsubuga, Franz Hengsbach, José Salazar Lopez, Henri de Lubac. Vogliamo anche unire nel ricordo gli Arcivescovi e Vescovi, che dal novembre scorso ad oggi sono stati chiamati alla casa del Padre comune.

La devota partecipazione alla Santa Messa, memoriale della passione e risurrezione di Cristo, ci conduce nel cuore del mistero della Fede cristiana.

Essa è proclamazione della vittoria definitiva del Salvatore sul peccato e la morte; è fiducioso abbandono nella potenza e nell'amore della Provvidenza divina.

E' incontro con Gesù, autentica salvezza del mondo, fonte di vita senza fine.

Ai suoi fedeli Iddio non toglie la vita, ma la trasforma. Se a causa del peccato - ci ricorda la liturgia - il nostro corpo ritorna alla terra, dalla quale è stato formato, per la morte redentrice di Gesù, l'onnipotenza divina ci risveglia alla gloria della risurrezione (cfr. Prefazio dei Defunti IV).

Ci accingiamo adesso a celebrare i sacri Misteri, con questa interiore certezza, e con sentimenti di spirituale solidarietà nei confronti di quanti ci hanno già preceduti nel Regno celeste.

Per loro supplichiamo la misericordia del Signore.

Essi, che hanno consacrato l'esistenza al servizio della Chiesa, possano ora ricevere la giusta ricompensa, promessa ai fedeli servitori del Regno.

Data: 1991-11-05
Martedi 5 Novembre 1991

Messa per l'inaugurazione dell'anno accademico al Seminario Romano - Roma

Titolo: "Ringraziamo Dio per la missione pastorale e storica di San Carlo Borromeo

Tutta la celebrazione eucaristica, l'Eucaristia, è una glorificazione di Dio, Uno e Trino: questa ci accompagna dalle prime alle ultime parole della liturgia eucaristica. Durante l'Eucaristia di oggi, abbiamo ringraziato Dio, Uno e Trino, la Santissima Trinità, per il dono che si è manifestato nella santità del suo servo S.Carlo Borromeo. Ringraziamo per la sua vita, per la sua testimonianza, per la sua missione pastorale e storica. Ringraziamo per l'opera del Concilio Tridentino, che in parte notevole è stata l'opera sua. Ringraziamo per l'opera dei Seminari nella Chiesa. Con questo ringraziamento cominciamo l'anno seminaristico nel nostro Seminario Romano: che sia quest'anno in modo speciale legato all'opera, alla testimonianza e alla missione di San Carlo Borromeo. Che attraverso la sua preghiera e il suo esempio, sia questo nuovo anno accademico e seminaristico in modo speciale benedetto da Dio, Uno e Trino; da Dio che è Padre e Figlio e Spirito Santo.

Amen.Data: 1991-11-05
Martedi 5 Novembre 1991

Visita alla Parrocchia di San Romualdo Abate - Roma

Titolo: La civiltà dell'amore deve costituire il vero punto d'arrivo dell'intera storia umana

Cari fratelli e sorelle della Parrocchia di San Romualdo Abate!


1. Ho la gioia di visitare, oggi, la vostra Comunità parrocchiale e di celebrare con voi la Liturgia eucaristica della trentunesima Domenica del tempo ordinario.

Le letture bibliche, che abbiamo appena ascoltate, ci invitano a riflettere sull'amore misericordioso di Dio per tutti gli uomini. Ha scritto l'apostolo Giovanni che Dio è amore; che non noi, ma Lui ci ha amati per primo e che chi ama dimora in Dio e Dio in lui. Con questa premessa, possiamo comprendere i testi della Liturgia che stiamo celebrando; essi parlano di amore! Uno scriba chiede a Gesù: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?". Gesù risponde citando il brano del Deuteronomio della prima lettura di oggi. E' un testo antichissimo che Gesù riprende e conferma interamente: "Il Signore Dio nostro è l'unico Signore. Amerai, dunque, il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutta la tua forza". E', questo, un comandamento, anzi il primo comandamento. Ma è lecito chiedersi: si può comandare l'amore? Se teniamo conto della psicologia umana, l'amore non si comanda, ma esso sorge spontaneo, come risposta, quando ci si sente amati, o quando il cuore si imbatte in un essere "unico".


2. Ciò significa che Dio non solamente è uno solo, ma è "unico". Nessuno come Lui è grande, è generoso, è tenero; nessuno come Dio è pieno di bontà e di amabilità.

Gesù dà a Dio il nome di Padre: Padre suo e Padre nostro. Ma nella Sacra Scrittura Dio è presentato anche come l'Amico, come lo Sposo, come Colui che ama senza misura il suo popolo e ciascuna persona del suo popolo. Questa amabilità di Dio è propria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, cioè delle Tre Persone che sono l'Unico Dio. perciò il Comandamento, di cui parla il Vangelo di oggi, ci invita a conoscere e a riconoscere queste qualità dell'unico Dio, affinché l'uomo con tutta la sua mente, con tutto il suo cuore, con tutte le sue forze, si volga spontaneamente verso di Lui, viva in uno slancio durevole verso Lui e lo ami come si ama il padre, l'amico, lo sposo.


3. Gesù, pero, non si è fermato a questa pericope del Deuteronomio. Ha aggiunto un'altra frase, presa dall'antico Libro del Levitico (cfr. Lv 19,18), dicendo: "Il secondo (comandamento) è questo: amerai il prossimo tuo come te stesso". Ed ha aggiunto: "Non c'è altro comandamento più importante di questi (due)". Il primo ed il secondo comandamento, amare Dio ed il prossimo, sono, dunque, la sintesi di tutti i comandamenti. Chi ama Dio non può non amare coloro che Dio ama, cioè tutti gli esseri umani, nessuno escluso. L'amore di Dio e dei fratelli ha cambiato il mondo. Se oggi l'umanità riesce ad affermare il valore di ogni persona umana, il diritto di ciascuno alla vita, al rispetto e a un trattamento giusto, se i popoli riconoscono il dovere della cooperazione e della solidarietà, è perché dietro l'esempio e l'insegnamento di Gesù una schiera di Santi, tra i quali l'Abate Romualdo, vostro Patrono, hanno dedicato la vita all'amore di Dio e dei fratelli, convinti che la Civiltà dell'amore deve essere il vero punto di arrivo della storia umana. Ora Gesù, come dice la Lettera agli Ebrei, vive nei Cieli, come unico Sacerdote eterno, unico mediatore tra Dio e gli uomini, vero Dio e vero Uomo, santo, innocente, senza peccato, dopo aver compiuto il sacrificio "una volta per sempre". Ma Gesù è anche tra noi ed in noi. Vive nelle nostre anime con la sua grazia, è realmente presente nell'Eucaristia, si fa presente quando si proclama la sua parola, quando due o più si riuniscono nel suo nome. Vive nella Chiesa che è il suo corpo misterioso unito a Lui come i tralci alla vite e si fa visibile, secondo le sue parole, in tutti coloro che vivono attorno a noi. Tutto questo, cari fratelli e sorelle, ci deve spingere ad imitare la sua vita, la sua missione e il suo amore redentore. Noi dimostreremo di essere suoi discepoli, se veramente ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci ha comandato.


4. Voi vivete in una zona di Roma particolarmente felice per la sua natura aperta e luminosa, resa feconda dal vostro lavoro; ma essa non è ancora socialmente sviluppata. Mentre auguro che giunga presto anche a voi un maggiore e migliore coordinamento dei servizi essenziali, vi esprimo la mia comprensione e la mia solidarietà spirituale di fronte ai disagi che dovete sopportare e alle condizioni di sofferenza, nelle quali si trovano alcuni di voi. Vi esorto a sostenervi a vicenda, ad aiutarvi generosamente, ad esercitare quell'amore fraterno che si traduce in servizio gli uni verso gli altri, secondo le possibilità di ciascuno.

Vi esorto anche ad essere missionari nel vostro ambiente, testimoniando col vostro esempio la fede che trasforma la vita e rispondendo a quell'impegno della nuova evangelizzazione, di cui il nostro tempo ha tanto bisogno. Con questi sentimenti nel cuore, saluto, unitamente al Cardinale Camillo Ruini e al Vescovo Ausiliare del Settore Sud, Monsignor Clemente Riva, tutti voi, cari fedeli di questa Comunità parrocchiale di San Romualdo Abate. Il mio grato pensiero va al Parroco, Don Gerardo Di Paolo, e a tutti i Sacerdoti che collaborano con lui nell'opera di animazione cristiana di questa zona dell'estrema periferia di Roma. Ringrazio per la loro collaborazione le Religiose Salesiane Oblate del Sacro Cuore e le Domenicane Ancelle del Signore, i Chierici Salesiani del Collegio San Tarcisio, i membri dei Consigli Pastorale e per gli Affari Economici della Parrocchia, i Catechisti, gli appartenenti alle Associazioni cattoliche ed i vari gruppi impegnati nella preparazione liturgica e nell'assistenza alle persone bisognose. A tutti dico: non scoraggiatevi nel vostro impegno cristiano e nella giusta rivendicazione dei servizi sociali, quali sono quelli di un più efficiente funzionamento della rete idrica, delle attività scolastiche e culturali, e dei mezzi di collegamento tra le diverse borgate, sparse in questa ampia plaga della campagna romana. Siate perseveranti nel portare avanti tale opera di promozione umana fondata sulla giustizia e sul rispetto per la dignità della persona, fatta ad immagine di Dio. Vi esorto a fare comunità attorno al vostro Parroco, per essere in questa Diocesi una porzione viva di quella Chiesa che è il corpo vivente di Gesù Cristo, attraverso la quale Egli continua la sua missione di salvezza tra gli uomini.


5. La testimonianza della carità sia il vostro distintivo, affinché tutti i componenti della Parrocchia, sentendosi membri di una sola famiglia, partecipino ogni domenica alla Santa Eucaristia, qui in Parrocchia o nelle cappelle di Santa Serena e di San Pietro Chanel; i ragazzi e i giovani crescano nella fede e nella pratica cristiana; le coppie e le famiglie onorino il Signore con la loro dedizione ad un bene reciproco che sia autentico e forte; gli anziani si sentano stimati, ben voluti, assistiti.

Chiediamo al Signore aiuto e protezione in questo impegno ecclesiale ed esprimiamo a Lui il nostro affetto con le parole del Salmo: "Ti amo, Signore, mia forza"! "Invoco il Signore degno di lode / e saro salvato dai miei nemici". "Egli si mostra fedele al suo consacrato".

Così sia!

Data: 1991-11-05
Martedi 5 Novembre 1991




A fedeli svizzeri della diocesi di Sion - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Più vicini al Vescovo di Roma

Signor Cardinale, Dopo la celebrazione del concistoro, che ha avuto luogo nel giugno scorso e durante il quale Lei è entrato a far parte del Collegio dei Cardinali, son felice di rivederla, ora che ha appena preso possesso della chiesa parrocchiale romana di cui è titolare. Ho piacere di vederla circondata da un consistente gruppo di pellegrini della sua diocesi di Sion. La loro presenza esprime la fiducia e l'affetto che essi nutrono nei confronti del loro vescovo, e allo stesso tempo la loro partecipazione ai legami piu stretti che da questo momento uniscono il loro Pastore alla Chiesa di Roma.

Di recente abbiamo conosciuto il Cardinale Journet e, in occasione di un precedente concistoro, mi ero riproposto di elevare al cardinalato il rimpianto Padre Hans Urs von Balthasar; ma, da molto, nessun vescovo svizzero era stato chiamato a far parte dell'insieme dei stretti consiglieri del Vescovo di Roma. Ma ora, con Lei, Signor Cardinale, la Chiesa cattolica presente nei Cantoni svizzeri dà il meglio di sè vicino al Successore di Pietro. E' una gioia sapere che Lei metta sempre più al servizio della Chiesa universale la sua notevole esperienza di prete, di attento educatore e di pastore, presente negli avvenimenti e nelle iniziative felici che costellano la vita del Popolo di Dio, così come nella prova e nelle preoccupazioni che possono segnarla.

Il nostro breve incontro mi dà occasione di richiamare alla mente i preziosi ricordi della mia visita pastorale del 1984 in Svizzera - in particolare presso la sua diocesi - e i numerosi contatti a Roma con pastori e fedeli. Tengo a sottolineare allo stesso modo la devota presenza della Guardia svizzera molti membri della quale sono originari del Vallese.

Cari amici, voi che accompagnate il Cardinale Henri Schwery per la cerimonia della presa di possesso del suo titolo romano, il vostro pellegrinaggio vi fa ritrovare le vere fondamenta della Chiesa di Roma: vicino a via Aurelia vecchia, la parrocchia alla quale il Cardinale è ora legato onora i Protomartiri romani, la prima generazione di quegli innumerevoli intrepidi testimoni della fede che hanno subito le torture e la morte perchè, seguendo Pietro e Paolo, si sono donati completamente a Cristo Salvatore e perchè hanno voluto la comunione spirituale con la sua Croce redentrice. Lo stesso edificio è di recente costruzione, ma nel patrocinio scelto, potete osservare un segno della continuità della Chiesa e della fecondità dell'eroico sacrificio di quei battezzati che si son lasciati afferrare completamente da Cristo. Con gli Apostoli Pietro e Paolo, i primi martiri hanno profondamente radicato la Chiesa in questa Città. Meditate sulla loro testimonianza! La loro memoria ispira la vita dei fedeli romani; essa guiderà anche la vostra. Il legame personale del vostro vescovo con la Chiesa, resa forte attraverso i suoi martiri, rappresenterà per voi una ragione nuova per sentirvi più vicini al Vescovo di Roma tramite la comunione dei santi, solidali con tutti i membri della Chiesa universale.

Signor Cardinale, affido a Nostra Signora il vostro ministero di Vescovo di Sion e i nuovi servizi che voi renderete alla Sede apostolica. Con tutto il cuore, invoco su Lei e su tutti i suoi diocesani la protezione dei santi Protomartiri romani ed imparto la mia Benedizione Apostolica a Lei come a tutto il clero, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli laici di Sion.(Traduzione dal francese)

Data: 1991-11-07
Giovedi 7 Novembre 1991

Ai membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Cristo luce dei popoli"

Carissimi fratelli,


1. Mi è gradito avere questo incontro con i membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e con i Delegati nazionali, riuniti qui in vista del Congresso Eucaristico Internazionale di Siviglia che si terrà nel giugno del 1993. Con le vostre riunioni volete contribuire affinchè questo grande evento sia realmente una "Statio Orbis" per tutta la Chiesa e per le singole Chiese.

Le vostre riflessioni sull'attualità del lemma scelto, "Cristo, luce dei popoli", si sono sviluppate mediante sessioni teologiche e celebrazioni liturgiche, sotto il tema generale, "Eucaristia e Evangelizzazione".


2. L'esito del Congresso dipenderà in gran parte da coloro che, sotto la direzione del Signor Arcivescovo di Siviglia, preparano i programmi e organizzano la loro attuazione, d'accordo con il Piano Pastorale mediante il quale i Vescovi spagnoli vogliono commemorare il V centenario dell'Evangelizzazione del Nuovo Mondo.

Il Comitato locale, infatti, ha bisogno della collaborazione di tutte le Chiese affinchè gli atti eucaristici abbiano una dimensione veramente universale.

Dalle loro origini, i Congressi hanno voluto essere una testimonianza di fronte al mondo e una manifestazione solenne della fede della Chiesa nella santissima Eucanstia, mistero d'amore. Allo stesso tempo sono stati anche una occasione per fomentare la fraternità e la solidarietà universale tra gli uomini di origini e culture diverse, ma uniti nell'aspirazione comune alla dignità ed alla libertà che solo Cristo, luce del mondo, può soddisfare.


3. Per questo, è di grande importanza la collaborazione dei Delegati nazionali con il Comitato organizzatore del Congresso. Il vostro incarico è, quindi, far conoscere che si tratta di un atto pubblico di tutta la Chiesa. In vista del Congresso cercherete di preparare spiritualmente i vostri connazionali che desiderino pellegrinare a Siviglia, seguendoli nei momenti di riflessione e di adorazione. In questi giorni avrete potuto constatare che sta aumentando il numero dei fedeli che si comunicano ma è diminuito, invece, il numero di coloro che dedicano una parte del loro tempo all'adorazione, dovuto forse alla progressiva secolarizzazione della società. Un Congresso Eucaristico e, quindi, un'occasione irrinunciabile per proporre di nuovo al popolo fedele che l'adorazione eucaristica è un modo sublime di preghiera e di incontro con il Signore, dove scaturisce spontanea la stessa supplica dei discepoli di Emmaus: "Resta con noi" (Lc 24,29).


4. Un'attenzione particolare avete dedicato al lemma del Congresso, "Cristo, luce dei popoli", secondo l'espressione del Concilio Vaticano II che parla della missione essenziale della Chiesa o, in altre parole, del ruolo della Eucaristia nella nuova evangelizzazione di cui il mondo ha bisogno con tanta urgenza (cfr. RMi 33). Ogni generazione ha bisogno che le si proclami la Buona Novella, alla luce delle circostanze e degli eventi socioculturali nei quali si trova immersa. così mi riferivo recentemente a un gruppo di Vescovi spagnoli: "Si tratta di "nuova" evangelizzazione per proclamare il Vangelo di sempre ma in una forma "nuova". E' "nuova" perchè l'ambiente sociale e culturale nel quale vivono gli uomini che bisogna evangelizzare esige molte volte una "nuova sintesi" tra fede e vita, tra fede e cultura" (7 ottobre 1991).

La Celebrazione del prossimo Congresso Eucaristico a Siviglia, città tanto legata dagli inizi alla predicazione del Vangelo in America deve dare un impulso decisivo affinchè le Chiese collaborino attivamente nel compito della nuova Evangelizzazione, "nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni", come dissi all'Assemblea del Celam a Porto Principe (9 marzo 1983).

A questo proposito il Concilio afferma: "nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa", ed è anche "la fonte è il culmine di tuttta l'evangelizzazione" (PO 5). Per questo, l'attività missionaria non raggiunge pienamente il suo obbiettivo finchè non ottiene comunità ecclesiali unite dalla fede nella celebrazione dell'Eucaristia, poichè "l'evangelizzazione nella sua totalità, oltre che nella predicazione di un messaggio, consiste nell'impiantare la Chiesa, la quale non esiste senza questo respiro, che è la vita sacramentale culminante nell'Eucaristia" (EN 28).


5. perciò, l'Evangelizzazione si realizzerà con più audacia e fiducia se ha come centro l'Eucaristia, Pane di vita. E' in Gesù Cristo sacramentato che si incontra la forza necessaria per dedicarsi alla nuova Evangelizzazione, con fecondi frutti di rinnovamento spirituale e sociale.

Che la Vergine Maria, così intimamente unita alla missione evangelizzatrice e salvatrice di suo Figlio divino, ci conceda la grazia che il XLV Congresso Eucaristico Internazionale proclami di fronte al mondo che Cristo è la luce dei popoli.

Nel ringraziarvi tutti della vostra presenza qui, così come degli sforzi di coloro che stanno già preparando il prossimo Congresso di Siviglia, vi imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1991-11-07
Giovedi 7 Novembre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Ai musicisti dell'Orchestra Nazionale Russa - Città del Vaticano (Roma)