GPII 1991 Insegnamenti - Messa per l'apertura del Sinodo - Città del Vaticano (Roma)

Messa per l'apertura del Sinodo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "In questo momento storico così decisivo, possa il Sinodo mobilitare gli animi per una nuova evangelizzazione dell'Europa"




1. "Signore... Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68). Questa professione fu pronunciata da Pietro nei pressi di Cafarnao dopo la promessa dell'Eucaristia, che sembro a molti ascoltatori di Gesù un "linguaggio duro" (cfr. Jn 6,60). "Forse anche voi volete andarvene?" (Jn 6,67), disse il Maestro agli Apostoli. La risposta di Pietro non si fece attendere: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Jn 6,68). Noi, celebrando oggi l'Eucaristia, ripetiamo queste parole che sono collegate all'annuncio di essa. Le ripetiamo con gli Apostoli. Le ripetiamo a nome della Chiesa, che vive dell'Eucaristia, che vive della parola della vita eterna, che vive del Sacramento della Nuova Alleanza. Le ripetiamo a nome della Chiesa che è in Europa, nelle diverse Nazioni e Paesi del nostro continente: dall'Atlantico agli Urali, dal Mar Mediterraneo al Polo Nord.


2. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Rm 1,7)! Con queste parole dell'apostolo Paolo ai cristiani di Roma vi saluto e vi do il mio cordiale benvenuto ai lavori di questa Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi. Esprimo il mio ringraziamento ai Padri Sinodali, nostri Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio; ai Delegati Fraterni delle altre Chiese e Comunità cristiane; agli Adiutores, Auditores e ai membri della Segreteria del Sinodo, a cominciare dal Segretario Generale, Monsignor Jan Schotte, che tanto si è prodigato nella fase preparatoria di questo evento ecclesiale; ai giornalisti, a tutti i Fedeli presenti e a quanti pregano in tutta Europa e nel mondo per il buon esito di questa Assise, in un momento così denso di questioni importanti per la vita spirituale e sociale dell'Europa. Abbiamo letto gli avvenimenti degli ultimi anni come "segni dei tempi", mediante i quali lo Spirito Santo ci parla e ci convoca a questa iniziativa pastorale. Inauguriamo questa Assise Sinodale con la celebrazione eucaristica, con la preghiera, e desideriamo collegarla, in modo particolare, con la preghiera di ogni giorno. "Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà: perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,19-20). Desideriamo che ci riunisca, giorno dopo giorno, questo santissimo Nome; che nella potenza di questo Nome, Cristo sia in mezzo a noi; che il suo Nome ci guidi, così come ha guidato gli Apostoli sin dai primi giorni fino alla Pentecoste; così come ha guidato la Chiesa apostolica in mezzo alle Nazioni e popoli dell'Europa nel corso di quasi due millenni.


3. Riuniti nel Nome di Cristo, noi siamo la Chiesa. Nella potenza del suo Nome Egli è in mezzo a noi e lo Spirito Santo, il suo Spirito, rende insieme a noi la testimonianza a Cristo. Desideriamo che lo Spirito parli alla Chiesa (cfr. Ap 2,7 Ap 2,11 Ap 2,17); che la Chiesa dell'Europa ascolti lo Spirito Santo, lo Spirito di Verità, il Paraclito; che la sua testimonianza sia fruttuosa nell'ultimo scorcio di questo secolo e di questo millennio. Riuniti in Assemblea Sinodale desideriamo ascoltare la testimonianza dello Spirito di Cristo. In base a questa testimonianza vogliamo dire alla Chiesa tutto ciò che è essenziale e importante nell'attuale fase della storia. Quindi chiediamo allo Spirito di Verità che la Chiesa sia ascoltata dagli uomini e dalle società prima di tutto per il fatto che essa riceve da Cristo "parole di vita eterna" (cfr. Jn 6,68). Chiediamo che il tema del Sinodo: "Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato" sia da tutti sentito come proprio, interiorizzato e vissuto con esemplare coerenza di vita. Possa il Sinodo coglierne tutte le esigenze al fine di dare una risposta che sia in grado di mobilitare gli animi per una nuova evangelizzazione dell'Europa in questo momento storico così decisivo.


4. Siamo qui, insieme, anche per fare i conti dinanzi al Re dei secoli, così come i servi dell'odierna parabola. "Fare i conti" alla luce del Vangelo significa anzitutto compiere un atto di "discernimento" e poi un atto di "perdono". Alla fine di questo secolo drammatico sembra acquistare importanza particolare la domanda di Pietro: "quante volte dovro perdonare?" (cfr. Mt 18,21). La risposta che Cristo dà nella parabola è pure espressa nel discorso della montagna: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia" (Mt 5,7). Infatti dobbiamo perdonare sempre, memori di aver bisogno noi stessi del perdono. Ne abbiamo bisogno molto più spesso di quanto noi stessi dobbiamo perdonare. Occorre anche che, mediante la mutua comprensione e il perdono reciproco, formiamo sempre più una cosa sola, "perché il mondo creda" (cfr. Jn 17,21): perché creda di più la vecchia Europa cristiana! Sono molto grato ai nostri Fratelli delle Chiese e Comunità cristiane per aver voluto essere con noi in questo Sinodo come "Delegati Fraterni". Ad essi va il mio cordiale abbraccio. Auspico che essi, con la loro significativa presenza, con i loro apprezzati consigli e suggerimenti, ma soprattutto con la loro comprensione e carità fraterna, possano contribuire validamente alla desiderata ricomposizione della piena unità, per la quale il Signore ha pregato.


5. Intanto incominciamo nel Nome di Cristo. E mentre incominciamo, ci raggiungono le parole dell'apostolo Paolo, il quale per primo ha attraversato la frontiera dell'Europa per il servizio del Vangelo (cfr. Ac 16,9-10). Attraverso secoli e generazioni quell'infanticabile servo della Parola e della Croce di Cristo sembra così parlare a noi, qui riuniti: "rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di vanità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma quello degli altri" (Ph 2,2-4).


6. "Tu hai parole di vita eterna". Proprio sulla Parola del Signore sono inserite le radici cristiane dell'Europa, e la testimonianza dello Spirito svela i segni dei tempi anche all'Europa di oggi. Facciamo si che i frutti dello Spirito (cfr.

Ga 5,22s) abbiano sempre a prevalere sui frutti della carne, che sono tristemente segnati da dissensi, divisioni, fazioni (cfr. Ga 5,20s). Lo Spirito del Signore Risorto non ha terminato di parlare. Come afferma l'apostolo Giovanni, colui che crede "farà cose maggiori di queste" (cfr. Jn 14,12). Non tutto è stato rivelato e ciò che saremo non è stato ancora reso noto; l'uomo è continuamente sollecitato dallo Spirito (cfr. 1Jn 3,2 GS 41). Lasciamoci guidare, pertanto, da questo Spirito. Non è forse questo che il mondo contemporaneo aspetta maggiormente? Non necessita forse di questo l'uomo europeo alle soglie del terzo Millennio? E poiché - come dice san Paolo - "non abbiamo quaggiù una città stabile" (cfr. He 13,14), egli avverte la necessità di ancorare sempre più la propria esistenza a Cristo.

Ci ottenga tutto ciò, cari Fratelli e Sorelle, l'umile Serva di Dio, Maria, ed insieme con Lei i Patroni dell'Europa: Benedetto, Cirillo e Metodio, e gli altri Santi e Beati che ci hanno preceduto, nelle nostre patrie europee.

Amen!

Data: 1991-11-28
Giovedi 28 Novembre 1991

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria sia presente come lo fu nel Cenacolo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Oggi, prima domenica d'Avvento, comincia il nuovo anno liturgico. Fin dall'antichità la Chiesa, nella sua sollecitudine pastorale, ha voluto accompagnare il corso del tempo con la celebrazione dei principali eventi della vita di Gesù e della storia della salvezza. In tal modo essa intende illuminare il cristiano nel cammino della sua esistenza, sostenerlo nelle occupazioni quotidiane, elevarlo ad un'atmosfera soprannaturale, orientarne l'attesa verso l'incontro definitivo con Cristo Signore.

Accogliamo, carissimi fedeli, l'invito della sacra liturgia ed impegniamoci a vivere intensamente questo primo "tempo forte" in preparazione del Natale.


2. Ci accingiamo, infatti, a commemorare la nascita di Gesù, che è l'avvenimento assolutamente centrale della storia, verso il quale convergono le vicende precedenti dell'umanità e dal quale si dipartono i loro sviluppi successivi.

Il grande tema di riflessione, che l'Avvento ci presenta, consiste nel considerare con rinnovata attenzione la decisiva importanza della venuta di Cristo sulla terra. L'Avvento, infatti, è il tempo propizio per riscoprire con gioia le certezze della nostra fede: Gesù s'è fatto uomo per noi. Egli è presente e vivo anche nel mondo di oggi e, con la forza del suo Spirito, continua ad agire nell'intimo dei cuori per disporli ad accogliere il messaggio della salvezza.


3. In tale opera ciascuno di noi è coinvolto: per volontà di Cristo, la salvezza del mondo dipende anche dalla nostra cooperazione. A questa responsabilità vuol richiamarci l'evento ecclesiale, che si sta svolgendo proprio in questi giorni: l'Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi per l'Europa, riunita sul tema: "Siamo testimoni di Cristo, che ci ha liberati", si interroga su quali impegni concreti derivino oggi, per i cristiani del Continente, dalla loro adesione alla fede.

Chiediamo a Maria Santissima, Sede della Sapienza, di essere presente tra i Padri del Sinodo, come lo fu nel Cenacolo tra gli apostoli e i discepoli dopo la risurrezione del Signore. Sia Lei a far intravedere le vie che conviene seguire in questa particolare ora dell'Europa, per corrispondere alle attese dei suoi popoli ed annunciare con rinnovato vigore agli uomini e alle donne che vivono oggi nel Continente la parola liberatrice del Vangelo.

(Ricordando l'inizio dell'"Avvento di carità" per la costruzione di nuove chiese a Roma il Papa ha detto:) Desidero ricordare che oggi, prima domenica di Avvento, inizia anche "L'Avvento di carità" per le nuove chiese, che occorrono soprattutto nella periferia di Roma.

Molti quartieri nuovi mancano di un edificio sacro adeguato alle esigenze dei fedeli.

Sono necessarie nuove chiese affinchè non venga meno il servizio del culto e dei sacramenti, ed ai giovani non manchino luoghi di formazione e catechesi.

Mi unisco all'appello del Cardinale Vicario, invitando tutti a render visibile la propria fede attraverso una carità premurosa.

(Il Papa ha poi rivolto un appello agli abitanti di Haiti:) Le notizie provenienti da Haiti sono fonte di preoccupazione e di dolore: molti abitanti di quel Paese, già provati da lunghi anni di estrema povertà, sono ora sottoposti a dure condizioni di vita.

E' quanto i Vescovi haitiani hanno manifestato di recente con un accorato appello alla comunità internazionale, rendendosi interpreti delle sofferenze dei loro connazionali.

Per questo vi invito a pregare con me il Signore, per intercessione di Maria Santissima, affinchè quelle care popolazioni vedano presto appagate le loro legittime aspirazioni a condizioni di vita degne dell'uomo, in uno spirito di concordia e di pacifica convivenza.

Data: 1991-12-01
Domenica 1 Dicembre 1991

Messa nella parrocchia di San Francesco d'Assisi a Ripa Grande - Roma

Titolo: La città di Roma attende con urgenza una coraggiosa e nuova evangelizzazione




1. "Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28).

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di S. Francesco d'Assisi a Ripa Grande, questa visita pastorale, che ho la gioia di compiere nella vostra comunità, coincide con l'inizio del Tempo liturgico dell'Avvento. La parola Avvento, cara al cuore dei cristiani per la pregnante realtà che essa esprime in vista dell'attesa del Natale di Gesù, è anche annuncio di un ritorno del Signore: ritorno del Redentore alla fine dei tempi; ritorno continuo del Figlio di Dio e Salvatore nella nostra storia nei giorni che ci riguardano. Il Signore è già venuto, il Signore viene, il Signore verrà di nuovo, "con potere e gloria grande" (Lc 21,27), e noi lo attendiamo pieni di speranza gioiosa, poiché confidiamo che egli "ci chiami accanto a sé nella gloria, a possedere il regno dei cieli", come si esprime la preghiera della Colletta odierna.


2. Risuona fra noi quest'oggi la parola di Dio sul mistero dell'Avvento. Lo ascoltiamo confortati dall'esempio di fede e disponibilità al servizio di Giuseppe e di Maria, sorretti anche noi dal modello di umiltà e di dedizione del Cristo.

Dalla città di Gerusalemme desolata e sconvolta, il profeta Geremia assicura agli esuli di Babilonia il compimento delle promesse divine: il Messia redentore verrà, "eserciterà il giudizio e la giustizia... Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla", (Gr 33,15-16). E' una promessa di consolazione, che, pero, non si attuerà senza prove. Alla fine del tempo la venuta del Signore sarà accompagnata da sconvolgimenti nei cieli e da angoscia di popoli in ansia sulla terra.

L'Evangelista, secondo lo stile e le formule delle descrizioni profetiche ed apocalittiche antiche, riassume nell'immagine della catastrofe il messaggio della necessaria purificazione e del giudizio sul mondo. Annuncia allo stesso tempo la vittoria di Dio su ogni forza del male, con l'apparire dei cieli nuovi e terre nuove. Lo sconvolgimento del cosmo ed il turbamento dei cuori sono anzi ricordati come preludio all'apparire del Figlio dell'uomo. "Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina": la fiducia e la vigilanza sono le virtù richieste dall'Avvento. Vigilanza soprattutto nella preghiera, che ci fa degni di comparire davanti al Salvatore e Giudice di tutti, il quale vuole che siano "saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità" (1Th 3,13).


3. Confermata la nostra fede nel Signore che viene, ribadita la certezza della sua perenne presenza nella storia e della sua venuta alla fine del tempo, eccoci pronti ad accogliere le parole dell'Apostolo che poc'anzi abbiamo ascoltato. Paolo chiede al Signore di farci non solo crescere, ma abbondare nell'amore. Domanda che questo amore sia vicendevole, dentro la comunità e verso tutti, rivolto cioè ai credenti e ai non credenti. Facciamo in modo, carissimi Fratelli e Sorelle, che i nostri cuori non si appesantiscano nelle dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita (cfr. Lc 21,34)! L'Avvento del Cristo non ci trovi lontani dalla fede e disattenti al messaggio della sua parola! Non trionfino su di noi i nemici della nostra salvezza, perché solo chi spera in Dio non resterà deluso (cfr. Ant.

dell'Introito).


4. A tutti voi, cari fedeli qui presenti, auguro che l'Avvento porti abbondanti frutti di conversione, spirito di vigilanza, impegno di preghiera, attenzione alla divina parola. Come ci esorta l'odierna liturgia, possa il Signore farvi conoscere le sue vie, vi guidi nella verità, si riveli a chi lo cerca e a chi lo teme, faccia conoscere a tutti la sua alleanza (cfr. Ps 24). Assieme con il Cardinale Vicario, Camillo Ruini, ed il Vescovo ausiliare di questo Settore pastorale, Mons.

Filippo Giannini, saluto il Parroco, padre Antonio Raimondo Sbardella e i suoi collaboratori, e lo ringrazio per avermi ricordato la storia della vostra chiesa, dimora romana di San Francesco e sede poi di una insigne comunità francescana.

Saluto la comunità dei Frati e in special modo il Ministro Generale P. Hermann Schalueck. Vi che esorto a camminare sempre sulle tracce del Serafico Poverello di Assisi nella piena testimonianza d'amore e di fedeltà a Cristo ed alla Chiesa; ad operare con vigore apostolico al servizio delle anime, come "frati, minori di nome e di fatto, che per amore di Dio e ispirazione dello Spirito Santo... si chineranno ad ogni umiltà e sottomissione e servizio dei loro fratelli" (cfr.

Specchio di perfezione, Fonti Francescane, 1707). La vostra premurosa presenza in questo quartiere, giustificata in passato come un umile servizio dovuto ai più poveri, acquista oggi il significato di una nuova evangelizzazione. A Trastevere, come è noto, accanto ad operai ed artigiani legati alle tradizioni della vecchia Roma, va crescendo una popolazione di impiegati e pubblici dipendenti, di famiglie immigrate, spesso con diverse origini culturali. A loro voi dovete annunciare Cristo e il suo Vangelo; attirare la loro attenzione mediante una catechesi che si diriga ai lontani dalla fede, e capace di cogliere ogni occasione per trasmettere a tutti la singolare esperienza della carità di Gesù Crocifisso. A tal fine prezioso è l'aiuto che offrite voi, collaboratori laici della parrocchia: il Consiglio Pastorale, i Catechisti, l'Azione Cattolica, l'Ordine Secolare Francescano e i vari Gruppi delle attività formative, culturali e ricreative per i giovani. Vi saluto cordialmente. Saluto, inoltre le Famiglie Religiose maschili e femminili che qui operano: i Missionari d'Africa del Pontificio Istituto di Studi Arabi; i Missionari Scalabriniani; gli Oblati di San Francesco di Sales e le numerose comunità delle Suore, che con le loro scuole, Confraternite ed Associazioni portano alla parrocchia un servizio qualificato e significativo.


5. Con la mia gratitudine, esprimo a tutti l'incoraggiamento a perseverare in ogni opera buona, elevando costantemente al Signore la mente ed il cuore. Le difficoltà che incontriamo, come ricorda la liturgia dell'Avvento, sono prove momentanee, sintomi di una realtà che va interpretata alla luce della Parola del Signore. Egli ci esorta a vegliare e pregare affinché il giorno della sua venuta non ci "piombi addosso improvviso" (Lc 21,34). Per questo i tempi richiedono dedizione e fervore, e non consentono al discepolo di Cristo di contentarsi nella mediocrità o di rifugiarsi nel disimpegno. Che il Signore ci "faccia crescere ed abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti" (Th 3,12). A così attuale vigilanza e a così impegnativa missione è di stimolo il cammino sinodale che la comunità diocesana va percorrendo sin dalla Pentecoste del 1986. Voi avete partecipato alle Commissioni preparatorie; pure la vostra Parrocchia ha contribuito a individuare i temi e le proposizioni studiati poi nelle assemblee di Prefettura. Le più recenti indicazioni del Cardinale Vicario hanno aiutato a completare la preparazione sinodale in vista delle Assemblee plenarie. Come Vescovo di Roma, a Dio piacendo, prendero personalmente parte alla fase finale del Sinodo, guardando con interesse alla Città che attende con urgenza una coraggiosa e nuova evangelizzazione.


6. "A te, Signore, elevo l'anima mia" (Introito) La Chiesa ha iniziato oggi il cammino dell'Avvento. Si prepara con fiducia alla venuta del Signore. Si prepara rinnovandosi, alla luce della Sacra Scrittura. A Lui, al Signore, eleviamo anche noi il nostro spirito. In lui, nella sua parola e nel suo esempio, cerchiamo la risposta per il cammino che ci attende. "In lui confido". Sarà forse confusa la nostra mente se ci lasciamo illuminare dalla luce del Verbo che si fa carne? Sarà forse confuso il nostro impegno morale, se la voce di Cristo guiderà le nostre scelte? Sarà forse confusa la nostra parola davanti agli uomini, se lo Spirito del Signore guiderà la nostra voce? No, la speranza di chi confida in Cristo non sarà delusa. "A te, Signore, innalziamo il nostro spirito".

Amen.Data: 1991-12-02
Lunedi 2 Dicembre 1991



Per il Concerto offerto dalla Rai - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Salva me, fons pietatis", un'invocazione piena di tremore e speranza

Dopo aver ascoltato con intimo gaudio l'esemplare esecuzione del Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart, desidero esprimere i miei sentimenti di profonda gratitudine al Maestro Direttore Carlo Maria Giulini, ai solisti, a tutti i componenti dell'Orchestra e del Coro della Radiotelevisione Italiana per questa significativa interpretazione. Ringrazio anche i rappresentanti del Governo Italiano, i dirigenti dell'ente radiotelevisivo e tutti coloro che in vario modo hanno contribuito alla riuscita di questo incontro musicale.

Era opportuno che Mozart fosse ricordato nel bicentenario della morte, eseguendo l'opera che segna proprio il momento della sua dipartita da questo mondo ed esprime forse - per un singolare presagio, di cui si parlo subito dai contemporanei - la sua più sofferta e sublime meditazione sul mistero della morte.

Tutti noi abbiamo provato un senso di profonda pietà, quando, ascoltando la musica del Salva me, fons pietatis, vi abbiamo notato l'invocazione piena di tremore e di speranza; mentre, ricordando le ultime note scritte dal grande Maestro, abbiamo raccolto gli accenti dolorosi del Lacrmymosa dies illa, avvertendo poi nel crescendo delle parole qua resurget l'affermata certezza nella potenza del Creatore, Rex tremendae maiestatis, autore della vita e della risurrezione.

La Chiesa non poteva non rendere omaggio al genio salisburghese, riconoscendo che egli dedico all'espressione religiosa tante pagine sublimi.

Vorrei aggiungere che, man mano che procedeva nella creazione artistica, egli attinse le più alte vette della musica religiosa, come attestano sia il Requiem, ora ascoltato, sia la sorprendente. anche se incompiuta, Messa in DO minore, sia l'incomparabile mottetto eucaristico Ave Verum.

Mentre auguro a tutti che l'emozione estetica ed insieme religiosa, in noi suscitata da questa esecuzione, faciliti il cammino verso l'Assoluto, porgo il mio saluto alle Autorità religiose e civili qui convenute, ai presenti ed a tutti coloro che, mediante il collegamento radiotelevisivo, si sono uniti a noi.

Data: 1991-12-05
Giovedi 5 Dicembre 1991

Ai componenti delle Acli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un movimento "cristiano"




1. Saluto tutti voi, membri delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani; saluto, in particolare, il Presidente, Dottor Giovanni Bianchi, che ringrazio per le parole di presentazione di questo importante incontro, e i Delegati congressuali, i quali hanno animato i lavori di questi giorni. Sono lieto di accogliervi e di conoscere la vostra determinazione di camminare con coraggio cristiano nel mondo del lavoro e all'interno della Società civile. La decisione di chiamare "cristiane" le vostre associazioni è stata una chiara affermazione che la vita dei credenti in Cristo non riguarda soltanto le scelte personali dei soci, ma investe il modo di pensare e di agire di tutto il movimento. Essere cristiani per ciascuno di voi significa accettare nella fede e con gioia Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto Uomo, risorto e vivente, che libera dal peccato, comunica la sua stessa vita divina e chiama a collaborare alla sua missione di salvezza.

Certamente un movimento è cristiano perché ispira le sue scelte sociali, economiche, sindacali e politiche al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa, ma lo è pure perché, come movimento, intende formare la mentalità ed educare la vita spirituale dei soci, affinché trovino in Cristo la guida sicura per affrontare, con la competenza propria dei vari settori temporali, i problemi della vita moderna. La formazione cristiana deve costituire, così, l'obiettivo prioritario di tutto il movimento e deve trovare il suo logico collegamento con le strutture ecclesiali della pastorale sociale e del lavoro. Nello sforzo di essere un autentico movimento cristiano avete davanti a voi numerosi e gravi problemi, che richiedono vaste competenze, fede salda, amore generoso ad ogni uomo, ma soprattutto a quello più debole.


2. Oggi, se da una parte, fortunatamente, è maturata una coscienza più viva del valore della vita e della salute di ogni uomo, con un sistema sempre più efficace di prevenzione degli infortuni sul lavoro e di assistenza nelle malattie; d'altra parte, pero, la tutela e la promozione della vita dal concepimento alla morte naturale hanno subito un grave colpo da parte di una mentalità e di una legge civile permissive dell'aborto; come pure la lotta contro la droga, l'Aids e l'inquinamento del territorio appare poco decisa e costante. Il mondo del lavoro ha titoli e motivi particolari per partecipare con vigore a questa azione a favore della vita, puntando, anzitutto, alla eliminazione delle cause morali, culturali e sociali di questi tristi fenomeni. I problemi della vita toccano ogni retta coscienza umana, ogni coscienza cristiana e, pertanto, la coscienza dei lavoratori cristiani deve sentirsi interpellata e coinvolta nella soluzione di tali questioni.


3. Il cristiano apprezza le innovazioni tecnologiche, ma sa di doversi impegnare per evitare che diventino "idoli"; perché siano poste al servizio del bene comune, sotto il controllo di tutte le componenti sociali. I cambiamenti che esse creano nell'occupazione, nel modo di lavorare, nei tempi di lavoro e nella stessa psicologia umana, pongono una serie di problemi, che voi dovete affrontare quotidianamente assieme alle altre forze sociali, in un dialogo leale con chi ha responsabilità nella introduzione di questi cambiamenti e senza mai perdere di vista il fine, che rimane quello dello sviluppo integrale di ogni persona. Ai problemi tecnologici sono collegati i problemi dell'economia e del mercato. Una precisa conoscenza dei meccanismi di mercato vi consentirà di unirvi all'opera delle forze sociali e dello Stato, perché il mercato sia effettivamente al servizio del bene comune (cfr. CA 35 e passim), il quale esige certamente l'esistenza della libera iniziativa, ma richiede che sia realizzata per l'uomo e in modo umano. Da ciò deriva il dovere di favorire la libera iniziativa e una politica economica che procuri lavoro per i disoccupati, soprattutto se giovani (cfr. Ibidem, CA 43). Quanto fate per l'educazione giovanile, per la realizzazione della giustizia e di un progresso non solo economico, ma anche sociale e morale, rappresenta un contributo importante. Uno studio serio dei problemi del lavoro e di tutti gli aspetti con esso connessi vi aiuterà a cogliere i rapporti tra lavoro e migrazioni, tra lavoro e attività sindacale, sociale e politica. So che dedicate particolare attenzione all'impresa come comunità di lavoro (cfr. Ibidem, CA 32-35). Ogni azienda deve diventare una vera comunità, pur nella distinzione dei ruoli. Ognuno, infatti, è portatore di diritti e di doveri precisi, che vanno coordinati, in modo che si possa aprire la strada a forme sempre più larghe di partecipazione. Solo questa, infatti, potrà rendere possibile l'instaurazione di una giusta corresponsabilità nei problemi del lavoro e dell'economia. La presenza degli immigrati vi darà modo di verificare questo orientamento e di praticare un'accoglienza fattiva e cordiale con forme di dialogo aperto anche all'annuncio di Cristo. Si forma così progressivamente quella "autentica cultura del lavoro" (Ibidem, CA 15) che è tanto importante per lo sviluppo della civiltà umana.


4. La crisi della società moderna sarà superata se si restituisce al matrimonio e alla famiglia la loro vera fisionomia e la loro precisa funzione; e questo potrà verificarsi pienamente quando la famiglia è fondata sul matrimonio unico e indissolubile, che il Signore Gesù ha elevato alla dignità di sacramento; quando l'ordinamento sociale, economico e lavorativo non la ostacola, ma la favorisce nella comunione coniugale, nella generazione e nell'educazione dei figli; quando il ruolo della donna, come sposa e madre, è concretamente sostenuto anche sotto il profilo economico, oltre che apprezzato dal punto di vista culturale; quando la stessa famiglia è rispettata nei suoi diritti e nei suoi doveri educativi contro penalizzazioni ingiuste nei confronti delle sue libere scelte educative e scolastiche; quando in essa si coltiva la vita spirituale e progredisce insieme la crescita dei coniugi e quella dei figli. Il mondo del lavoro diventa, così, un luogo dove la famiglia può ritrovare la sua natura e le sue funzioni.


5. Occorre avere capacità e coraggio nel cambiare ciò che è necessario cambiare.

Ma occorre ancor più coraggio nel combattere ogni forma di egoismo personale e sociale. Siate, dunque, pronti ad ogni sacrificio per rinvigorire in voi e nella vita sociale i valori morali. Essi sono il fondamento di ogni vivere civile e di ogni azione sociale (cfr. Ibidem, CA 46). Aprite la vostra vita a Cristo, fondamento e forza della libertà che accoglie la verità (cfr. Ibidem, CA 46). Uno Stato veramente civile non può ignorare la necessità dei valori morali. La vostra formazione e la vostra presenza sociale deve esprimere una forte testimonianza che aiuti tutti a riprendere con decisione la strada della serietà morale. A sua volta, un movimento cristiano operante nel sociale non può non trovare nella difesa e nella promozione dei valori etici, in cui si rispecchia la piena verità sull'uomo, manifestatasi in Gesù Cristo, un impulso potente verso quell'impegno unitario dei cattolici, che tanto ha contribuito e potrà contribuire al bene dell'Italia (cfr. Allocuzione al Convegno Ecclesiale di Loreto, 11 aprile 1985, n.8). Lavorando seriamente per il bene comune, impegnatevi soprattutto per i popoli più poveri, che hanno diritto alla vostra solidarietà in forza del principio della destinazione universale delle risorse della terra: con il metro di questa solidarietà il Signore giudica le vostre persone, le vostre azioni e le comunità a cui appartenete.


6. Care lavoratrici e cari lavoratori delle ACLI, non posso terminare queste riflessioni, che affido al vostro responsabile impegno di cristiani operanti in questa grande ora della storia, senza ricordare la spiritualità che deve segnare in profondità il vostro lavoro quotidiano. A questa spiritualità ho voluto dedicare l'ultima parte dell'Enciclica Laborem exercens, ben sapendo che "la Chiesa vede un suo dovere particolare nella formazione di una spiritualità del lavoro, tale da aiutare tutti gli uomini ad avvicinarsi per il suo tramite a Dio, Creatore e Redentore, a partecipare ai suoi piani salvifici nei riguardi dell'uomo e del mondo e ad approfondire nella loro vita l'amicizia con Cristo, assumendo mediante la fede una viva partecipazione alla sua triplice missione: di Sacerdote, di Profeta e di Re, così come insegna con espressioni mirabili il Concilio Vaticano II" (LE 24).

Infatti, come afferma la Costituzione Pastorale Gaudium et spes, "con il lavoro, l'uomo ordinariamente provvede alla vita propria e dei suoi familiari, comunica con gli altri e rende servizio agli uomini suoi fratelli, può praticare una vera carità e collaborare con la propria attività al completarsi della divina creazione. Ancor più: sappiamo che, offrendo a Dio il proprio lavoro, l'uomo si associa all'opera stessa redentiva di Cristo, il quale ha conferito al lavoro una elevatissima dignità, lavorando con le proprie mani a Nazareth" (GS 67).

Sia Lui, Cristo Gesù, la luce e la forza del vostro impegno per l'animazione evangelica del vostro lavoro e dell'intero mondo del lavoro.

Con questi voti, che avvaloro con la mia preghiera, imparto a tutti voi e alle vostre famiglie la mia speciale Benedizione.

Data: 1991-12-07
Sabato 7 Dicembre 1991



Ai membri della "Catholic Fraternity" - Prego affinché riceviate sostegno dalle vostre comunità



Cari fratelli e sorelle, E' con particolare gioia che accolgo voi, leaders della "Catholic Fraternity of Covenant Communities and fellowships". Vi saluto e vi incoraggio nei vostri sforzi per costituire una struttura di dimensione religiosa per il Rinnovamento Carismatico, che negli ultimi anni sta ampiamente crescendo nella Chiesa cattolica e che mantiene stretti contatti con simili movimenti di altre comunità cristiane.

Sono lieto che siate tornati a Roma, un anno dopo la fondazione della vostra fraternità. Ricordo la Messa celebrata con voi in quella occasione. Sono consapevole che la vostra presenza qui esprime il vostro desiderio di rafforzare i legami con la Sede di Pietro. Il nostro incontro sta avendo luogo durante l'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi. In un periodo in cui la Chiesa riflette sulla chiamata ad una nuova evangelizzazione e vede molti segni confortanti della grazia di Dio, la vostra riunione non e senza un suo particolare significato.

Lo Spirito Santo opera nei gruppi come il vostro, attirandovi nella preghiera e ricolmandovi di gioia nell'adorare e nel lodare il Signore. Come scrissi per tutta la Chiesa nella mia Enciclica Domillum et Vivificantem: "in questi anni va pure crescendo il numero delle persone che, in movimenti e gruppi sempre piu estesi, mettono al primo posto la preghiera ed in essa cercano il rinnovamento della vita spirituale" (n. 65).

E' lo stesso Spirito che vi spinge a portare testimonianza. Come può chiunque abbia gustato la bontà di Cristo rimanere silenzioso e inattivo? Come si può rinchiudere il bene che è stato così ampiamente ricevuto? Cristo è il nostro Salvatore, egli ha conquistato per noi la vita eterna versando il suo sangue, e il Padre ha suggellato questa opera di redenzione facendo risorgere suo Figlio dalla morte e rendendolo il glorioso vincitore del male. San Paolo afferma: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?... Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, Ia nudità, il pericolo, la spada?... Ma in tutte queste cose noi siamo piu che vincitori per virtù di colui che ci ha amati" (Rm 8,31-37). Queste parole dell'Apostolo sono veramente un grido di gioia. Chi oserebbe nascondere agli altri la salvezza che Cristo offre così abbondantemente? Come possiamo mancare di evangelizzare? Continuate a comunicare questo zelo per il Vangelo a coloro che vi circondano! Celebrate i Sacramenti, soprattutto l'Eucarestia, in uno spirito di gioia, e il Sacramento della Penitenza con dignità e pietà. In questo modo coloro che sono ancora lontani saranno attirati al Signore e al suo Corpo, la Chiesa. Nello spirito dell'Esortazione post-sinodale Christifideles Laici, ponetevi al servizio dell'opera evangelizzatrice dei vostri Vescovi, i pastori responsabili della vita delle Chiese locali. E non dimenticate il vostro dovere di favorire la giustizia e la pace nel mondo. Portate testimonianza con integrità "Siate sempre pronti a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza" (1P 3,15-16).

Prego affinchè riceviate sostegno e guida dalle comunità a cui appartenete. In esse avete trovato un modo di vita che vi conduce alla libertà evangelica in un periodo in cui molti confondono la libertà con l'assenza di doveri o responsabilità. Che l'insieme dei membri di ogni comunità non impedisca mai la prontezza a servire i vostri fratelli e le vostre sorelle, in particolare tramite gli sforzi volti a rafforzare i gruppi di preghiera del Rinnovamento Carismatico cattolico. Che la Fraternità Cattolica sia sempre aperta alle altre comunità che desiderano di unirsi ad essa.

Maria, Madre del Redentore, interceda per voi e vi guidi nell'obbediente sequela del Signore nel cuore della Chiesa.

(Traduzione dall'inglese)

Data: 1991-12-07
Sabato 7 Dicembre 1991


GPII 1991 Insegnamenti - Messa per l'apertura del Sinodo - Città del Vaticano (Roma)