GPII 1991 Insegnamenti - Messa all'aeroporto di Fiumicino - Roma

Messa all'aeroporto di Fiumicino - Roma

Titolo: Di fronte al mistero dell'Incarnazione




1. "Nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37).

Queste parole, che abbiamo ora ascoltato, sono tratte dal Vangelo di Luca. Le rivolge l'angelo Gabriele a Maria, "vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe" (Lc 1,27). Si compie in lei, per opera dello Spirito Santo, il disegno salvifico a lungo atteso, che Jahvè porta a compimento superando ogni resistenza ed ostacolo. "Nulla è impossibile a Dio"! Siamo di fronte, carissimi Fratelli e Sorelle, al mistero dell'Incarnazione di Cristo, che ha cambiato la storia del mondo. Lo contempliamo più intensamente, in questo tempo di Avvento, mentre ci prepariamo a celebrare la solennità del Natale.

Lo meditiamo con gli occhi rivolti verso la Madre del Signore, colei che "ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).


2. "Non temere, Maria" (Lc 1,30). così l'angelo la rassicura nel momento in cui le reca un annuncio di gioia e di consolazione per tutte le generazioni. Il Messia, aspettato da secoli, sarà re di pace e di giustizia: "regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1,33). Il Regno di Dio è, dunque, già fra di noi. Non temere, allora, popolo cristiano, che hai riposto la tua fiducia nel Signore! In Cristo, ti è stata offerta la luce che illumina i tuoi passi; si è dischiusa la porta del Regno di Dio, che non è di questo mondo (cfr.

Jn 8,36), e ti è stato reso possibile l'accesso alla fonte inesauribile della santità.


3. Maria rispose: "avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Carissimi Fratelli e Sorelle, l'odierna festa ci invita a guardare a Maria: a contemplarla ed a seguirla. Maria è l'umile serva del Signore che, come opportunamente ricorda il Concilio Vaticano II, brilla ora sulla terra "innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore" (LG 68). Essa ci ricorda che, se vogliamo dare valore autentico ad ogni nostro personale progetto e costruire insieme una società più giusta e fraterna, possiamo attingere la luce e la forza necessarie dal mistero che la pagina evangelica oggi ci presenta. Si tratta, come fece Maria, di accogliere la parola di Dio e proclamare con sincerità: "eccomi... avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Proprio in questa disponibilità all'azione divina consiste la vocazione di ogni credente: di ciascuno di noi che, con il Battesimo, siamo chiamati ad annunciare e testimoniare all'umanità dei nostri giorni il Vangelo della speranza e della carità. E' una missione urgente, come emerge pure dai lavori del Sinodo dei Vescovi per l'Europa: una nuova, coraggiosa evangelizzazione, che richiede l'apporto di ciascuno.


4. Carissimi Fratelli e Sorelle, accogliamo l'invito dell'odierna liturgia, che rende ancor più solenne la ricorrenza della Giornata Mondiale del Trasporto Aereo.

Oggi veneriamo Maria sotto il titolo di Madonna di Loreto, patrona e protettrice della "gente in volo". La invochiamo perché vigili sulle attività, talora rischiose e pesanti, del lavoro vostro e di tutti coloro che a vario titolo contribuiscono al buon funzionamento dei servizi aeroportuali. Il complesso mondo del trasporto aereo costituisce di certo una grande e solida realtà del nostro tempo. Fornendo un'occupazione ad oltre venti milioni di lavoratori e lavoratrici e trasportando mediamente in un anno circa un miliardo di passeggeri, esso incide profondamente sulla vita e le abitudini della gente.


5. Rivolgo dall'altare il mio cordiale saluto a questa vostra grande comunità di lavoro. Ringrazio ciascuno di voi per la presenza e per la vostra calda accoglienza. Il termine "Aeroporto" richiama alla memoria la storia di Porto, l'antica cittadina che per tanti secoli ha costituito il punto di approdo delle persone e delle merci dirette alla città di Roma. Anche adesso, voi continuate a svolgere un analogo servizio, utile alla crescita della comunicazione fra i popoli: un servizio all'uomo, cittadino del mondo. Grazie al potenziamento dell'utilizzo del mezzo aereo, il globo terrestre sembra, infatti, essere diventato un "villaggio" facilmente percorribile, dove le distanze si riducono ed i contatti fra le persone ed i popoli si fanno più facili e frequenti. E con la vostra attività, con l'attività di ciascuno, voi cooperate, in maniera determinante, a questo progresso tecnico e sociale. Sentitevi, pertanto, tutti impegnati in tale compito che, mentre cresce in efficienza, non deve trascurare di difendere e promuovere gli irrinunciabili valori dell'uomo.


6. "Al di sopra di tutto vi sia la carità" (Col 3,14). L'apostolo Paolo, nella lettera ai Colossesi poc'anzi proclamata, ci invita a nutrire i nostri rapporti interpersonali e intercomunitari di reciproco amore, ispirato alla misericordia e alla bontà, all'umiltà, alla mansuetudine e alla pazienza. Si tratta di un programma di vita esigente. Carissimi Fratelli e Sorelle, fate in modo che mai il vostro contatto con la gente sia freddo e sbrigativo: sappiate piuttosto offrire a quanti incontrate attenzione e comprensione, rispetto e simpatia. Impariamo da Cristo ad ascoltare e comprendere, perdonare ed accogliere, amare ed aiutare sul serio i fratelli. Nell'Aeroporto esiste una piccola cappella, che ne costituisce il centro spirituale. Quando vi è possibile, sostate in preghiera dinanzi al tabernacolo, ove è realmente presente il divino Salvatore. Nel silenzio egli parlerà al vostro cuore: vi aiuterà ad essere artefici di serenità, di pace e di solidarietà, in questo luogo, crocevia di popoli di ogni razza, cultura e religione. Qui giungono da ogni parte del mondo persone che portano nei loro animi gioie e speranze, ma anche preoccupazioni e problemi. Quanto si desidera, in tali circostanze, incontrare un volto amico, ascoltare una parola serena, ricevere un gesto di cortesia e di concreta comprensione! L'Aeroporto "Leonardo da Vinci" è stato purtroppo in passato, teatro di atti di sconsiderata violenza. Mentre per le vittime di tali gesti imploriamo la pace e la misericordia celeste, preghiamo perché mai venga a mancare l'assistenza di Dio su tutti voi che qui operate e su quanti qui transitano.


7. Vi protegga la Vergine Maria che oggi veneriamo in modo particolare.

A lei rivolgiamo ancora il nostro pensiero. Maria è la via di Cristo, la via verso Cristo, è la speranza ed il sostegno della nostra esistenza.

Maria è la "serva del Signore" che ci incoraggia a ripetere anche noi come lei, ogni giorno: "avvenga di me, Signore, secondo la tua Parola" (Lc 1,38).

Aiutaci, Maria, Madre nostra, Madonna di Loreto. Assistici in terra e in cielo.

Amen!

Data: 1991-12-10
Martedi 10 Dicembre 1991


Discorso a conclusione del Sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Testimoni di Cristo che ci fa liberi"

Il simbolo di Velehrad Alle radici stesse dell'albero evangelico


1. Respice finem! Nel momento in cui ci avviciniamo alla conclusione dei lavori dell'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi mi sembra opportuno ritornare agli inizi di questo Sinodo. L'inizio è legato al giorno 22 aprile 1990, (seconda Domenica e Ottava di Pasqua) a Velehrad in Moravia. E' li che questo Sinodo è stato annunziato per la prima volta. Ma le circostanze di quest'annunzio rivelarono presto la molteplicità delle trame e dei motivi che l'avevano causato.

Essi sono in primo luogo di carattere storico. Si collegano con la storia del nostro difficile secolo. Il pellegrinaggio al santuario dei Santi Cirillo e Metodio confermo il fatto che erano state superate le conseguenze politiche della terribile seconda guerra mondiale, e che le due Europe finora separate (attraverso il muro di Berlino) potevano imboccare la via diretta alla restaurazione della comune "casa europea".

Tuttavia il simbolo di Velehrad porta oltre, diramandosi in due direzioni: una verso il passato, l'altra verso il futuro. Quella verso il passato è stata, in un certo senso, segnata in precedenza mediante la proclamazione dei Santi Apostoli degli Slavi Cirillo e Metodio a compatroni dell'Europa, unitamente a San Benedetto. Queste figure parlano delle vie per le quali camminava l'evangelizzazione del nostro Continente nel primo millennio. Conducono quindi indirettamente alle radici stesse dell'albero evangelico, che si sviluppava abbracciando l'Europa con i suoi due grossi rami d'Occidente e d'Oriente. In questo modo risaliamo direttamente alla sorgente dell'unita che è Cristo stesso e l'eredità apostolica della Chiesa ricevuta direttamente da Lui. Contemporaneamente tocchiamo le origini della pluralità che quest'unità presuppone. Basta ricordare le parole del mandato missionario di Cristo. "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19).

Questa pluralità nel Continente europeo e particolarmente ricca. La tradizione greca e latina ereditata dall'antichità si è consolidata già nel corso del primo millennio tra le nazioni e popoli europei. Conforme al mandato apostolico di Cristo, questa duplicità è stata confermata dall'opera di evangelizzazione per ritrovare in essa la sua nuova forma cristiana.

Il Sinodo dei Vescovi europei è, in definitiva, motivato dalla circostanza dell'ormai vicino Anno 2000: la fine del secondo millennio e l'inizio del terzo millennio della storia dell'umanità dopo Cristo. Dal secondo millennio, diversamente dal primo, il cristianesimo esce diviso, ma desideroso di una nuova unità. Al Sinodo sono stati perciò invitati non soltanto i rappresentanti di tutti gli Episcopati, ma anche i Delegati delle Chiese e comunità che insieme a noi cercano, mediante il dialogo ecumenico, l'unità per la quale il Signore ha pregato con i suoi discepoli. Il fatto che non tutti siano venuti non ha cambiato l'argomento che è stato affrontato dal Sinodo come "res nostra". Le parole della preghiera di Cristo nella vigilia della sua pasqua redentrice non permettono di trattare diversamente tale causa. L'assenza di alcuni "delegati fraterni" è stata per il Sinodo una "kenosi" sui generis; ma vissuta e sentità in tale spirito, può servire alla causa per la quale il Sinodo si è impegnato.

"La libertà": filo conduttore dei nostri lavori


2. Il filo conduttore dei nostri lavori è stato la libertà. Vi è certamente in questo un certo riflesso degli avvenimenti, degli avvenimenti inaspettati dell'anno 1989. Guardando con gli occhi della fede cerchiamo di scoprire in questi avvenimenti i "segni dei tempi", cioe il "kairos" biblico che si manifesta nella storia umana. Lasciandoci guidare da tale consapevolezza, siamo venuti al Sinodo come "testimoni di Cristo che ci fa liberi". E' tutto ciò, che nel corso di queste due settimane è stato detto e reciprocamente udito, si è riferito a quest'idea guida. Cristo disse agli Apostoli: "mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). Questo mandato si riferisce a tutti i discepoli, a tutti i cristiani, ma in modo particolare ai pastori delle Chiese.

Sarebbe difficile non soffermarsi su questo particolare significato della parola "testimoni" che deriva dal termine greco martyr. Martyrium esprime il fatto di dare la vita per Cristo e per la verità del suo Vangelo. Questa è l'espressione piu radicale della testimonianza. Tale espressione accompagna la storia della Chiesa sin dall'inizio, dando un particolare fondamento alla sua presenza nel mondo. Le fasi di questo martyrium si spostano in varie direzioni e in diversi tempi; raggiungono la Chiesa in diversi luoghi della terra, come ne rende testimonianza per esempio il calendario liturgico dell'anno ecclesiastico.

Non possiamo dimenticare che nell'arco del nostro secolo questo martyrium si è reso presente in modo particolarmente intenso in diversi luoghi del nostro Continente.

L'evangelizzazione è sempre il cammino secondo la verità sull'uomo "Sanguis martyrum est semen christianorum"


3. Scrivendo al Patriarca della Russia in relazione al nostro Sinodo, ho scelto la data del 30 giugno, festa dei Protomartiri Romani, per far riferimento ai tanti martiri della Russia (e di altre nazioni dell'Oriente europeo) dopo l'anno 1917.

Infatti non possiamo mai dimenticare che sanguis martyrum est semen christianorum". Il nostro compito consiste nell'esprimere questa testimonianza particolare del nostro secolo, e cercare nella sua potenza le vie a questa libertà con la quale Cristo ci libera.

Espresso con queste parole dell'Apostolo, iI filo conduttore del nostro Sinodo ci spinge a rileggere tutta la verità sull'uomo, così come essa è stata ricordata dal Concilio Vaticano II. Cristo infatti "svela... pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione" (GS 22). In questo modo l'evangelizzazione si unisce strettamente all'antropologia. "L'uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di se" (GS 24). Cristo, Figlio di Dio ha rivelato all'uomo proprio questa verità sull'uomo, soprattutto con la sua stessa vita. L'evangelizzazione è sempre il cammino secondo tale verità. Nell'attuale tappa della storia l'evangelizzazione deve prendere, come proprio compito, questa verità sull'uomo superando le diverse forme della "riduzione antropologica". Questo è particolarmente attuale nel nostro continente.

La Chiesa segue l'uomo, cerca l'uomo insieme con Cristo


4. Anche in questo senso "l'uomo... è... Ia via della Chiesa" (RH 14).

La Chiesa quindi segue l'uomo, cerca l 'uomo insieme con Cristo. L'anno 1992, data dell'anniversario della scoperta dell'America, e nello stesso tempo l'inizio della nuova tappa di questa ricerca. Le Chiese americane, particolarmente dell'America Latina, si stanno preparando al 500° anniversario dell'evangelizzazione. Questo fatto è importante anche per l'Europa, così come è importante in seguito l'evangelizzazione del continente africano. In questi anni tante Chiese nei paesi del continente africano celebrano il centenario della loro evangelizzazione; pero la pre-evangelizzazione di alcuni di essi, per esempio l'Angola, risale a cinque secoli fa, come per l'America.

Da diverse parti si ricordano abusi legati alla colonizzazione di quei continenti. Se è giusto confessare le colpe commesse dagli europei durante i vari momenti della loro storia, non si può, tuttavia, dimenticare il loro autentico servizio missionario, che è sempre una manifestazione della libertà, con la quale Cristo libera l'uomo. Occorre quindi aggiungere che insieme con il nostro Sinodo Europeo, va avanti anche il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Africana. Nonostante quest'ultimo Sinodo abbia cominciato prima i suoi lavori, e bene tuttavia che il Sinodo dei Vescovi dell'Europa abbia concluso prima i suoi lavori. Questo corrisponde in un certo senso al ritmo della storia.

Abbiamo cercato di comprendere ciò che lo Spirito dice alle Chiese in Oriente e in Occidente


5. Il nostro Sinodo si è svolto durante il periodo liturgico dell'Avvento. Questo fatto ha una sua particolare eloquenza. L'Avvento liturgico si ripete all'inizio di ogni anno; nello stesso tempo pero la verità dell'Avvento, la realtà dell'Avvento dura sempre, e continuamente accompagna la storia dell'uomo.

Appartiene al mistero della Chiesa. Durante il Sinodo abbiamo cercato di rileggere ancora una volta questa verità. Abbiamo cercato di attualizzarla nelle concrete dimensioni del nostro tempo, ed insieme, nelle dimensioni del continente europeo in cui si sono verificati e si stanno verificando importanti cambiamenti. Con questa grande apertura e umiltà abbiamo cercato di comprendere ciò che attraverso tali cambiamenti "lo Spirito dice" alle Chiese in Oriente ed in Occidente.

"Affectus collegialis" e "communio hyerarchica" Unità dell'Episcopato "cum Petro et sub Petro"


6. Desidero sottolineare, in particolare, la commovente testimonianza, resa dai diversi Vescovi provenienti dal Centro e dall'Est europeo, sulla incrollabile fedeltà a Cristo e alla Sede di Pietro, che hanno sempre mantenuto anche in mezzo alle persecuzioni e alle pressioni subite nei decenni passati.

A tale testimonianza hanno fatto eco molti Padri sinodali, come risulta dalle Relazioni dei Circoli Minori. Si è posto in risalto, con riferimento alla nuova evangelizzazione, che l'unità della Chiesa, fondata sull'unita dell'Episcopato cum Petro et sub Petro, come ha illuminato nell'Est la sofferenza per le violenze e le sopraffazioni, così può sostenere anche i pastori e i fedeli sottoposti ai turbamenti della società di oggi.

Affinchè siano sempre piu rinforzati l'affectus collegialis e la communio hyerarchica (cfr. LG 22) del Capo e dei Membri del Collegio Episcopale, così mirabilmente vissuti durante l'Assemblea Sinodale, a beneficio dell'evangelizzazione nel Continente europeo, chiedo ai Presidenti Delegati, al Relatore Generale, al Segretario Generale ed ai Segretari Speciali, che in analogia all'opera del Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo, assumano il compito di sottopormi entro un anno una proposta concreta per una struttura che si dedichi all'applicazione degli intenti sinodali.

Tale struttura dovrà assicurare che gli sforzi in favore dell'evangelizzazione compiuti dalla Sede Apostolica, dalle Conferenze Episcopali e dalle strutture analoghe nei Riti Orientali in Europa siano continuamente coordinati e tendano allo stesso fine nei modi più opportuni, efficienti e credibili.

Mi è caro, infine, esprimere la gioia che sento per aver condiviso nell'Aula Sinodale la sollecitudine dei Pastori della Chiesa che vive in Europa, ed ora godo di associarmi alle loro riflessioni e indicazioni, così come le hanno espresse nella Dichiarazione affidata alla meditazione di tutti.

Imploriamo da Maria il "sensus Ecclesiae"


7. Nell'Eucaristia di domani ringrazieremo insieme per le parole che lo Spirito ha indirizzato a noi: alla nostra coscienza di Vescovi, alla nostra sensibilità pastorale.

Desideriamo anche ringraziarci vicendevolmente per "lo scambio dei doni", con i quali lo Spirito del Padre e del Figlio costruisce quella comunione che annuncia che tutto inizia e termina nel mistero trinitario di Dio.

Affidiamo a Maria, Madre della Chiesa, i risultati di questi giorni di intenso lavoro sinodale ed imploriamo da Lei il Sensus Ecclesiae nel mettere in atto le indicazioni e le proposte emerse dai dibattiti.

Guardando a Lei, fulgido modello di ogni virtù, sforziamoci di crescere ancora nella santità, che è propria del nostro stato di pastori e di guide nelle Comunità cristiane. Interceda Ella, presso il Figlio suo, affinchè tutte le famiglie dei popoli siano finalmente riunite in un solo Popolo di Dio "a gloria della Santissima ed indivisibile Trinita" (LG 69).

(Traduzione dal latino)

Data: 1991-12-13
Venerdi 13 Dicembre 1991

Alle Organizzazioni internazionali cattoliche - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rispondere all'appello di Cristo

Signor Cardinale, Eccellenza, Signor Presidente, Cari amici,


1. Avete scelto di svolgere a Roma l'Assemblea generale della Conferenza delle Organizzazioni internazionali cattoliche, preceduta da un Colloquio sul tema: "Evangelizzazione: raccogliere la sfida". Avete voluto rendere visita al Successore di Pietro per manifestare la vostra sollecitudine di vivere la vostra missione di laici in comunione con la Chiesa universale. Sono felice di accogliere voi che venite da tutti i continenti e che rappresentate movimenti diversi con culture e tradizioni ricche di promesse.


2. La vostra missione di laici impegnati nelle realtà del mondo comporta molti aspetti complementari. Essa esige innanzitutto da ognuno, nella sua vita personale, la volontà di rispondere all'appello alla santità lanciato da Cristo.

La "nuova evangelizzazione", in cui ho voluto impegnare la Chiesa, presuppone al tempo stesso la conversione personale per porsi al seguito del Salvatore, la testimonianza mediante l'esempio e l'annuncio della Lieta Novella della Salvezza agli uomini di questo tempo. Nel programma delle giornate di lavoro che voi avete appena vissuto a Roma, avete inserito un tempo di preghiera liturgico per rammentare che ogni missione è ricevuta dal Signore e fonda la sua vitalità nella preghiera e nell'accoglienza dello Spirito di cui voi siete i collaboratori. Vi incoraggio a suscitare e a sostenere, nei movimenti della vostra Organizzazione, le iniziative che pongono al cuore della loro attività la preghiera e i sacramenti. La vita spirituale apre l'uomo alla vita di Dio, gli dona la grazia in abbondanza e accresce la sua attenzione per i fratelli (cfr. CL 30).

Spetta a voi rinnovare, secondo le vostre culture e le vostre sensibilità proprie, le spiritualità laiche specifiche; queste sono la base indispensabile di ogni vita missionaria che, senza queste, rischierebbe di dissolversi nell'attivismo. Infatti, l'attivismo tende a ridurre l'essere e la sostanza delle cose al visibile e all'apparente. Cristo pone in guardia contro un'agitazione che non lascerebbe il tempo all'incontro intimo con Lui: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno, Maria si è scelta la parte migliore" (Lc 10,41-42). Ma il tempo dedicato alla vita di preghiera non allontana dalla vita degli uomini. Presentando a Dio la vita della nostra terra, collaborate alla missione sacerdotale della Chiesa che, nella sua offerta, unisce il mondo a Dio.


3. Come afferma il tema del vostro colloquio, volete essere sempre più testimoni ed attori della Lieta Novella in una società mondiale dai molti volti e nella Chiesa. La partecipazione alla vita della città, alla dimensione sociale, culturale, politica ed economica è fondamentale. All'interno dei vostri movimenti, siete particolarmente attenti a creare delle condizioni di solidarietà per far nascere un mondo più giusto e più fraterno. Vi incoraggio a continuare il lavoro comune e le collaborazioni che rafforzeranno la vostra presenza attiva nel mondo e nella Chiesa che contano sul vostro sapere e sulla vostra capacità di fare. Voi sapete quanto, per i nostri contemporanei, l'accoglienza dell'identità cristiana e dei valori spirituali presupponga autentiche qualità, capacità umane e competenze tecniche e scientifiche nei campi in cui ognuno sviluppa la propria attività.

Le vostre qualità professionali, la vostra partecipazione alla vita nazionale ed internazionale vi rendono capaci di leggere i segni dei tempi, di scrutare i cambiamenti che sopraggiungono nella realtà del pianeta. Gli sconvolgimenti che conosciamo, all'Est e al Sud, le instabilità politiche ed economiche che comportano guerre fratricide, i flagelli endemici della fame, delle gravi malattie e della disoccupazione che portano all'impoverimento crescente di intere popolazioni, devono essere oggetto di attenzione da parte dei vostri movimenti. Vi trovate "in prima linea", secondo l'espressione del Cardinale Cardijn, per vedere la miseria dei popoli (cfr. Is 3,7) e per proporre delle strategie e dei progetti a lungo termine a coloro che devono decidere in materia politica ed economica. Le scelte attuali devono preparare una terra abitabile e delle condizioni di vita accettabili per le future generazioni. In questo voi collaborate alla missione regale della Chiesa.


4. La vostra missione di laici è quella di essere segno della presenza e dell'attenta sollecitudine della Chiesa per il mondo. Ascoltate l'appello del Signore al profeta Isaia: "Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio" (Is 40,1). Siete posti quali vedette nel mondo per far conoscere alla Chiesa nuove prospettive pastorali e progetti che affrontino le urgenze di questo tempo. La Lieta Novella del Vangelo è una fonte dinamica per la promozione dell'uomo integrale, essere personale e sociale, responsabile dei suoi impegni e delle sue decisioni, ma anche solidale con i suoi fratelli in umanità. La Chiesa conta su di voi per la missione.

Da alcuni anni, dei non cristiani e dei non credenti desiderano partecipare alla vita dei vostri movimenti. Queste richieste manifestano la legittima ricerca degli uomini cui i cristiani sono invitati a rispondere. Esse non devono, tuttavia, far scomparire il riferimento religioso che costituisce l'essenza dei vostri movimenti, con il rischio di dissolvere la specificità della vostra azione missionaria. Il rispetto del prossimo non significa la perdita della propria identità. La Chiesa, accogliendo gli uomini di buona volontà, "cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri" (EN 18). Come l'Apostolo, noi dobbiamo essere ricolmi dello zelo della Parola di Dio e gridare a noi stessi incessantemente: "guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Prendete così parte alla missione profetica della Chiesa.


5. Le Organizzazioni cattoliche internazionali dimostrano, nella loro vita interna e nelle opere che compiono, che la vera solidarietà supera le frontiere e che ognuno è chiamato a crescere in se' la coscienza di essere cittadino del mondo. La vostra collaborazione con le Organizzazioni governative nel quadro dei Centri cattolici internazionali di Parigi, New York, Ginevra e Vienna, e la vostra presenza in seno ad Organizzazioni non govemative sono preziose. Questo statuto vi consente di essere punto di confluenza di proposte e di formazione. A questo riguardo, desidero esprimere la mia gratitudine a tutti coloro tra voi che danno un apprezzabile contributo alle delegazioni della Santa Sede in numerose riunioni intemazionali. Vi incoraggio a sviluppare programmi pedagogici che sensibilizzino il maggior numero di persone possibile, e in particolare i giovani, alla vita internazionale e offrano loro gli strumenti di analisi che li rendano in grado di esserne gli attori.

Così, nel quadro del decennio dello sviluppo culturale lanciato dall'UNESCO, voi siete chiamati ad intensificare l'opera educativa cui avete già dedicato molti sforzi. "Il servizio alla persona e alla società umana si esprime e si attua attraverso la creazione e la trasmissione della cultura, che, specialmente ai nostri giomi, costituisce uno dei più gravi compiti della convivenza umana e dell'evoluzione sociale" (CL 44).

Conviene moltiplicare le iniziative per favorire l'accesso alla cultura mediante l'alfabetizzazione, la formazione iniziale o permanente, l'iniziazione ad un uso critico dei mezzi di comunicazione e mediante l'apprendimento del discernimento nella lettura degli avvenimenti, tutti fattori che pongono ognuno in grado di esercitare le proprie responsabilità nella società.


6. L'esperienza fondamentale della vita sociale è la famiglia, troppo spesso lacerata nelle sue fondamenta. I cristiani impegnati nel sacramento del matrimonio desiderano viverlo come un segno dell'alleanza di amore indistruttibile tra Dio e gli uomini. L'unità coniugale e familiare, garanzia dei valori della vita umana, è luogo di relazioni interpersonali inestimabili che preparano l'esercizio della vita sociale. Il matrimonio cristiano è una conformazione particolare dei laici all'essere stesso di Cristo nel mistero dell'amore dato e ricevuto. Bisogna poter vivere in esso il perdono, amore spinto al limite che è anche una dimensione morale insuperabile nella vita in società, che apre la via all'instaurazione della pace tra le persone e tra i popoli. Il Creatore ha dato come missione agli sposi cristiani quella di accogliere i figli che nasceranno, di educarli, di avviarli alla fede e di sviluppare le loro coscienze. I genitori devono aver cura di trasmettere la chiamata alla santità affinchè ogni giovane risponda alla sua vocazione propria nel matrimonio, nella vita religiosa o nel sacerdozio.


7. La vostra missione di responsabili è quella di incoraggiare, di sostenere e di coordinare le libere iniziative che i cristiani sono invitati a prendere all'interno dei movimenti per realizzare la loro vocazione battesimale, conformandoli a Cristo, sacerdote, profeta e re. L'Organizzazione internazionale cattolica ha un bisogno vitale di legami organici di comunione con la Chiesa e con la gerarchia, poichè la sua missione propria si esercita in seno alla missione globale della Chiesa. I criteri fondamentali di ecclesialità, esposti nell'esortazione apostolica postsinodale Christifideles Laici (CL 30), devono fondare il discernimento che ogni movimento laico è chiamato ad operare. Dovrete continuare ancora le vostre riflessioni, con il Pontificio Consiglio per i Laici, per riesaminare i vostri statuti in conformità al nuovo Codice di Diritto canonico.


8. In questo tempo in cui ci prepariamo a celebrare il mistero dell'Incarnazione, invoco la benevola intercessione di Nostro Signore, modello per coloro che sanno dire "si" al Redentore e vi imparto di cuore la mia Benedizione apostolica che estendo alle vostre famiglie e a tutti i membri delle Organizzazioni internazionali cattoliche.

Data: 1991-12-13
Venerdi 13 Dicembre 1991

Messa conclusiva dell'Assise del Sinodo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Concludiamo oggi per incominciare di nuovo nel nome di Cristo, che ci spinge!"

Cari fratelli e sorelle!


1. Eccoci ancora una volta nella Basilica di San Pietro per celebrare insieme l'Eucaristia, per ringraziare. Ringraziamo Cristo Signore per il suo dimorare in noi. Questo è un mistero per i nostri cuori e per le nostre coscienze, che trova il suo fondamento nella promessa evangelica: "Se uno mi ama... il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23).

Ringraziamo il Cristo Signore per il suo dimorare in noi insieme al Padre.

Ringraziamo per il Consolatore che Egli ci ha promesso nel Cenacolo: "lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Egli vi insegnerà ogni cosa" (Jn 14,26).

Ringraziamo per il mistero della Santissima Trinità, che è l'unità della Divinità.

Ringraziamo per il mistero della Trinità, che è diventato la divina "oikonomia" della storia della salvezza. Ringraziamo per lo Spirito di Verità, che il Padre ci manda costantemente per opera del Figlio, nel suo Nome, nella potenza del suo mistero pasquale. Ringraziamo per la divina Missione dello Spirito di Verità in noi e in mezzo a noi durante questo Sinodo, che è stato una particolare manifestazione del nostro servizio nei riguardi dell'Europa alla fine del secondo Millennio del cristianesimo e alle soglie del terzo.

Che cosa possiamo dire a quest'Europa?


2. Che cosa possiamo dire a quest'Europa? Che cosa possiamo dire se non ciò che diceva l'apostolo Paolo, colui che tra i primi è stato chiamato a visitare il nuovo Continente? Riprendendo le sue parole, desideriamo dire all'Europa nell'Anno Domini 1991: "l'amore di Cristo ci spinge" (2Co 5,14).

Questa è la parola apostolica, fondamentale ed insieme sempre nuova, la parola di oggi e di domani. Cristo ci ha amato "sino alla fine" (cfr. Jn 13,1).

Nessun limite di tempo pone termine a questo amore. Nessun cambiamento di generazioni, civiltà o mentalità può "disattualizzare" quest'amore.

Cristo "è morto per tutti" (2Co 5,15) ed è morto "perchè quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro" (2Co 5,15).

La Croce di Cristo ha forza redentrice: "è morto e risuscitato". La morte di Cristo riconferma in primo luogo la verità sull'uomo, secondo cui egli è l'unica creatura nel mondo visibile che il Creatore ha voluto "per se stessa" (cfr. GS 24). Nello stesso tempo questa morte salvifica svela fino in fondo un'altra dimensione della verità sull'uomo: cioè, che egli non può "ritrovarsi pienamente, se non attraverso un dono sincero di se" (Ibidem GS 24).

La Croce di Cristo iscrive, sempre di nuovo, questa verità nella storia dell'uomo, la iscrive nella coscienza umana. Sulla morte di Croce di Cristo è posto il sigillo irreversibile della risurrezione e della vita.


GPII 1991 Insegnamenti - Messa all'aeroporto di Fiumicino - Roma