GPII 1992 Insegnamenti - Visita "ad limina" dei Vescovi della Conferenza Episcopale della regione apostolica "Midi" della Francia - Città del Vaticano (Roma)

Visita "ad limina" dei Vescovi della Conferenza Episcopale della regione apostolica "Midi" della Francia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel solco del Concilio e del Sinodo sulla vocazione e sulla missione dei laici sviluppare nuove forme di partecipazione di uomini e donne alla vita della Chiesa

Cari confratelli nell'Episcopato,


1. La vostra visita ad Limina vi ha portati a cercare appoggio in queste colonne della Chiesa che sono gli Apostoli Pietro e Paolo, per un nuovo slancio nel vostro ministero pastorale. I nostri incontri mi consentono di conoscere meglio le vostre inquietudini e i vostri motivi di speranza e di confermare i forti vincoli che uniscono i Vescovi con il successore di Pietro e che pongono le Chiese particolari in comunione con la Chiesa universale. Ascoltandovi, comprendo il peso del vostro compito, ma intravvedo al tempo stesso il vostro ardore, la vitalità delle vostre comunità nella fede e nel coraggio disinteressato degli operai che lavorano nella vigna del Signore. Ringrazio il vostro Presidente, Mons. Jacques de Saint-Blanquat, per avermi presentato la vostra regione con i suoi contrasti, le vostre diocesi con la povertà che stanno conoscendo, ma anche con la loro attiva fedeltà alla missione affidata da Cristo. Vorrei rivolgere un particolare saluto a Mons. André Lacrampe, Prelato della Missione di Francia, che compie la sua visita ad Limina insieme ai Vescovi della Regione apostolica del Midi. Saluto, nella sua persona, i sacerdoti, i seminaristi e quanti sono coinvolti nella Missione di Francia; rivolgo ad essi il mio incoraggiamento ad approfondire incessantemente la loro grande tradizione missionaria, il loro dialogo con la cultura contemporanea spesso segnata dall'incredulità e la loro vita spirituale solidamente fondata sulla persona di Cristo.


2. Poiché spero di concludere i miei incontri con i Vescovi di Francia alla fine di quest'anno, ho scelto di affrontare con voi alcuni aspetti della vocazione e della missione dei laici, per riprendere il tema dell'esortazione post-sinodale Christifideles laici. Come sottolineano i vostri rapporti, l'attività dei laici nella Chiesa si è arricchita e diversificata a partire dal Concilio Vaticano Secondo e il panorama delle vostre comunità diocesane si è notevolmente trasformato.

Per molti aspetti, parlando oggi dei laici, mi riallaccio ai colloqui che ho avuto con i vostri confratelli di altre regioni della Francia giunti prima di voi. Infatti, abbiamo ricordato, parlando del ministero dei sacerdoti, la collaborazione con i laici. Date le attuali caratteristiche della società nel vostro paese, nelle città come nelle zone rurali, è chiaro che la testimonianza specifica dei fedeli laici risulta fondamentale per affermare, e difendere, i valori evangelici che contribuiscono alla piena umanizzazione della vita economica, sociale o culturale. I rapporti della vostra Chiesa con quelle degli altri paesi europei o del resto del mondo riguardano non soltanto i religiosi, ma ogni cristiano, solidale con i propri fratelli nell'umanià. D'altronde, siete stati portati a riorganizzare parrocchie o altre istanze ecclesiali che coinvolgono tutti i membri del popolo di Dio. Accade lo stesso anche per la pastorale dei giovani, della famiglia, della sanità, della riflessione e dell'insegnamento nei diversi settori della morale. Per tutto questo, i laici hanno una missione attiva da svolgere che si integra nell'insieme della missione ecclesiale. Senza ritornare su questi argomenti, vorrei adesso stabilire alcuni punti fermi per una prospettiva d'insieme.


3. La molteplicità dei compiti e dei servizi affidati ai fedeli laici più disponibili non può far perdere di vista che sono tutti i battezzati che, per vocazione, devono assumere il proprio compito nella missione della Chiesa. Un certo numero di laici ha rinnovato la propria consapevolezza della responsabilità che deriva dal loro battesimo; ma troppi fra loro restano molto passivi. Ci troviamo dinanzi al calo della pratica religiosa e a comunità poco numerose, in cui le diverse generazioni sono rappresentate in maniera diseguale. Si sparge la tendenza a rivendicare un'autonomia di giudizio dal punto di vista del contenuto della fede e delle regole di vita. Questo porta, in nome di una sovrana soggetività, a prendere le distanze rispetto all'istituzione ecclesiale, pur mantenendo spesso una certa richiesta di sacramenti che non implica una personale adesione a Cristo. Nelle particolari condizioni delle vostre diocesi, avete analizzato questa situazione e i suoi motivi. Questo vi ha spinto a compiere maggiori sforzi nei diversi settori della pastorale, in stretta collaborazione con i sacerdoti, le persone consacrate e i laici impegnati. L'annuncio del Vangelo dipende largamente dalla coesione e dal dinamismo di ogni comunità, chiamata a rendere conto della speranza fondata sul Redentore e a irradiare l'amore che è stato messo nei nostri cuori dallo Spirito Santo. Tra i compiti che s'impongono, avete sottolineato spesso quelli legati alla formazione dei laici. perciò vi incoraggio a mantenere un vero dinamismo catecumenale. Dinanzi alla debolezza della cultura religiosa e alla confusione dell'ambiente, bisogna che lo sforzo d'intelligenza della fede raggiunga il più vasto numero di persone, andando all'essenziale, evitando le dannose polemiche; si tratta di far percepire la verità che rende liberi. E quando si parla di formazione, non bisogna dimenticare l'iniziazione al senso della pratica sacramentale e del ciclo liturgico e alla preghiera privata, per la maturazione della personalità spirituale. Solo i cristiani che vivono un'ardente comunione nella Chiesa possono essere testimoni convincenti della Lieta Novella presso i loro fratelli: bisogna ritrovare lo spirito degli Atti degli Apostoli. A questo riguardo, saluto volentieri gli sforzi compiuti in numerose diocesi per costituire una Chiesa più accogliente e più aperta, per valorizzare quanto vi è di meglio nella pietà popolare, per rianimare i pellegrinaggi significativi o per organizzare grandi raduni che manifestino la comunione della diocesi nella di- versità e nelle ricchezze di cui è depositaria per offrirle a tutti. Possano tutte queste iniziative, dalle più modeste alle più ampie, convergere al rafforzamento della vitalità del popolo di Dio nelle vostre regioni!


4. L'esortazione Christifideles laici ha ripreso i termini in cui Paolo VI aveva presentato "il campo proprio della... attività evangelizzatrice" dei laici, cioè, per riassumere, i diversi settori della vita sociale, familiare, culturale o del mondo professionale (CL 23; cfr. EN 70). Bisogna incoraggiare instancabilmente i fedeli laici a lasciarsi illuminare dalla luce del Vangelo nella loro vita quotidiana, per essere, anche in essa, pienamente cristiani e testimoni dei doni ricevuti. E' vero che per molti si presentano delle scelte difficili; esiste il rischio di una certa emarginazione a causa di opzioni specificamente cristiane, ovvero di un certo scoraggiamento dinanzi ad opposizioni più o meno dichiarate. Queste difficoltà non devono portare a fuggire il mondo, né provocare una privatizzazione delle convinzioni religiose. I laici devono adempiere il proprio ruolo di uomini e donne con competenza e chiaroveggenza. E per l'unità della loro vita e la fermezza della loro fede, è importante che possano trovare un solido appoggio non soltanto nella loro vita spirituale personale, ma anche nell'apporto delle loro comunità. Saranno nel mondo testimoni tanto più credibili quanto siano confermati dalla loro attiva partecipazione alla vita della Chiesa, quanto il loro amore per l'uomo sia fondato sull'amore di Dio, quanto le loro solidarietà siano nutrite dalla comunione in Cristo. Come voi stessi avete sottolineato, oggi bisogna affrontare spesso un vero deserto spirituale oppure un individualismo religioso che lascia il campo libero alla seduzione delle sette, o ancora al materialismo pratico che dà l'illusione della felicità. Noi crediamo che la missione dei battezzati li porti ad uscire da questi cammini senza seguito. L'insegnamento della Chiesa scandisce i loro cammini; penso a tutto quello di cui ha bisogno la vocazione umana, che sia il rispetto e l'amore per i più poveri, il senso della dignità della persona e dei suoi compiti, la solidarietà senza frontiere e la costruzione della pace. La concezione dell'uomo amato e salvato da Dio o i diversi aspetti della dottrina sociale, tutto questo dovrebbe contribuire ad un vero dialogo con la cultura del nostro tempo e a un sostanziale contributo della Chiesa alle ricerche degli uomini, non soltanto a livello intellettuale, ma anche a livello della vita condivisa nelle città o nelle campagne. Lo dico sommariamente, ma credo che è essenziale che i Pastori chiamino senza posa i fedeli a condividere con i loro fratelli le ricchezze umane e spirituali del Vangelo giorno dopo giorno, in particolare in funzione della loro sensibilità di uomini o di donne: è la loro prima e comune missione.


5. Lo sviluppo dei movimenti di laici costituisce una delle grandi ricchezze della Chiesa della nostra epoca. Con la diversità delle loro ispirazioni, essi offrono a molti fedeli un sostegno insostituibile per progredire nella loro vita cristiana e adempiere la loro missione evangelizzatrice. I movimenti di azione cattolica, i movimenti familiari, i movimenti spirituali, i movimenti di carità, tutti consentono ai loro membri di rispondere meglio alla propria vocazione. Fanno crescere l'insieme della Chiesa. In seguito al Sinodo del 1987, l'esortazione Christifideles laici ha ricordato che, nelle assai diverse associazioni di laici, si "Trovano pero le linee di un'ampia e profonda convergenza nella finalità che le anima: quella di partecipare responsabilmente alla missione della Chiesa" (CL 29).

E questo documento ha precisato i "criteri di ecclesialità" che sono necessari per il loro riconoscimento (cfr. n. 30), nel prolungamento del Codice di diritto canonico. Noto con soddisfazione nei vostri rapporti che la concertazione tra le associazioni di fedeli progredisce come i loro vincoli organici con la Chiesa diocesana. La missione si esercita in numerose maniere e si trasforma in funzione dell'evoluzione stessa della società e delle attese dell'uomo. così, l'azione cattolica, che consente una presenza cristiana nei diversi ambienti, ha ancora di più il compito di illuminare il suo proprio camino con la Parola di Dio e l'esperienza ecclesiale. Altri pongono l'accento sulla vita spirituale dei loro membri e li preparano ad un annuncio più diretto della Lieta Novella. Altri ancora si sforzano di rispondere a bisogni particolarmente urgenti di mutuo soccorso e di solidarietà. E' nell'unità dei diversi carismi che si costruisce il Corpo di Cristo. Spetta alla vostra missione pastorale accogliere le iniziative e favorire la complementarietà tra movimenti di ispirazione diversa. Dovete vegliare sull'accompagnamento di questi gruppi, sulla formazione teologica e spirituale dei loro animatori e sul buon inserimento di tutti nella comunità diocesana.


6. Il Concilio Vaticano Secondo ha ben sottolineato che la missione dei laici si esercita nel mondo e all'interno della Chiesa. Da allora, si sono sviluppate felicemente nuove forme di partecipazione responsabile dei laici, uomini e donne, alla vita della Chiesa. Essi entrano nei consigli pastorali parrocchiali o diocesani; svolgono un ruolo crescente in diversi servizi specializzati come i segretariati di pastorale, l'animazione della liturgia o della catechesi, le cappellanie scolastiche nell'insegnamento cattolico o nelle scuole pubbliche, le cappellanie ospedaliere o di prigione, i servizi stampa, i servizi economici ed altri ancora. Da una parte, si tratta di supplenze a causa della scarsità di sacerdoti o di religiosi; ma numerose missioni ecclesiali spettano naturalmente ai laici. Un certo numero di essi accetta di consacrarvisi a tempo pieno durante molti anni. Quali Vescovi, voi avete riguardo a questi laici una responsabilità diretta in questa tanto nuova situazione. In primo luogo, è importante assicurare una buona collaborazione tra sacerdoti e laici, con la cura di distinguere bene quanto deriva dalla specificità del ministero sacerdotale dalle missioni affidate ad altri fedeli: la struttura sacramentale della Chiesa impone un simile discernimento. La missione affidata necessita anche di una vita degna, nello spirito di quanto chiede la Chiesa. Conviene precisare chiaramente le responsabilità affidate ai laici, cosa che voi fate con la lettera di missione ordinariamente concessa per un tempo limitato. Non essendo spesso possibile il volontariato, la comunità deve accollarsi una remunerazione ed una protezione sociale adeguati, senza che si giunga per questo a costituire delle carriere nel senso "professionale" del termine, poiché assumere un incarico di natura ecclesiale significa rispondere ad un appello e questo suppone un certo disinteresse. D'altra parte, se si affidano importanti incarichi a dei laici, è importante anche curare che essi possano ricevere un'adeguata formazione; apprezzo le iniziative prese nelle diocesi o nelle regioni, spesso a prezzo di considerevoli sacrifici, per dare a responsabili laici più che una capacità tecnica, quella di aiutare i loro fratelli meno formati a progredire nella conoscenza della fede. Infine, è naturale che i Pastori siano attenti a sostenere particolarmente sul piano spirituale quanti collaborano in maniera ravvicinata alla missione ecclesiale.


7. Cari confratelli nell'Episcopato, rendo grazie al Signore con voi per tutto quello che i laici compiono nelle vostre comunità e per la loro testimonianza di fedeltà attiva e responsabile alla loro vocazione. Portate ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai laici impegnati e a tutta la comunità delle vostre diocesi l'espressione della mia stima e del mio incoraggiamento.

In prossimità della grande celebrazione del Mistero pasquale, preghiamo la Santissima Vergine Maria, gli Apostoli e i santi delle vostre regioni di sostenere con la loro intercessione lo sviluppo della comunità missionaria nella Chiesa, perché sia reso più visibile in essa il Volto di Cristo Salvatore. Di tutto cuore, invoco su voi tutti la Benedizione di Dio.

Data: 1992-04-04 Data estesa: Sabato 4 Aprile 1992

All'equipaggio della Fregata "Libertad" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria continua ad accompagnare sempre l'opera salvifica di suo Figlio

Mi è molto gradito salutare cordialmente il Vescovo Castrense, i Cadetti dell'Armata Argentina, accompagnati dai Professori, Ufficiali e dagli altri membri dell'equipaggio della nave-scuola "Libertà", che hanno voluto avere questo incontro con il Papa.

Il periplo che attualmente realizzate per i mari e le nazioni, così importante per la vostra formazione, ha quest'anno una connotazione particolare.

Ho saputo che la nave "Libertà" sarà presente, insieme a quelle di altri paesi, alla solenne commemorazione del V Centenario del primo annuncio del Vangelo in America. Ricordando che in quell'epoca la Croce di Cristo arrivo attraverso i mari, vi accompagna ora, in questa traversata oceanica, l'immagine della Vergine Stella Maris, che avete portato a questo incontro affinché sia benedetta dal Papa e che al suo ritorno presiederà, come Patrona, la Chiesa Cattedrale del Vescovado Castrense della cara Nazione Argentina. Vi consegno, dunque, questa immagine che ho benedetto con grande venerazione, ricordandovi che la Vergine Maria, che invochiamo anche come Stella dell'evangelizzazione, continua ad accompagnare sempre l'opera salvifica di suo Figlio. Sia Lei, nella rotta della vostra vita, ad aiutarvi a seguire fedelmente Cristo.

Aperti a tutti i mari, senza frontiere, vi esorto ad essere portatori di un sincero messaggio di pace, che favorisca la riconciliazione e la concordia tra i popoli e le nazioni. perciò vi accompagna la mia fervente preghiera con la mia Benedizione Apostolica, che estendo con affetto alle vostre famiglie.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1992-04-04 Data estesa: Sabato 4 Aprile 1992

L'omelia durante la Messa per i fedeli della parrocchia di San Bruno - Roma

Titolo: Fate della vostra parrocchia una famiglia sempre più viva cosciente della vocazione apostolica ed evangelizzatrice

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia "San Bruno" alla Pisana!


1. La liturgia di questa quinta domenica di Quaresima ci presenta il Signore Gesù a Gerusalemme in occasione della festa dei Tabernacoli: la celebrazione annuale che ricordava l'epopea degli Ebrei usciti dall'Egitto e vissuti per quarant'anni nel deserto sotto le tende. Gesù, dopo aver passato la notte sul monte degli Ulivi, dove era solito alternare ore di preghiera ad un breve riposo, la mattina all'alba si reca nel Tempio. Ben presto si vede circondato da molte persone, che vanno da lui per ascoltarlo; ed egli, sedutosi, le ammaestra. In queste occasioni, spesso gli scribi e i farisei, che osteggiano la sua predicazione, gli pongono delle domande insidiose, per coglierlo in contraddizione con gli insegnamenti della Bibbia e così poterlo accusare. Anche quel giorno si presentano alcuni, ma hanno qualcosa di più di una domanda. Gli conducono una donna, sorpresa in flagrante adulterio. Puntando il dito accusatore contro di lei, dicono: "Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?" (Jn 8,5).


2. Di fronte a una così chiara provocazione, Gesù dapprima non risponde, ma si china a scrivere col dito per terra. Non guarda gli accusatori mostrando un divino distacco, e non guarda l'accusata per non aggravare la sua condizione di vergogna, di paura e di profondo disagio. Egli sa bene che l'adulterio è un peccato grave; tuttavia sa anche distinguere tra peccato e peccatore. Ai suoi interlocutori, che insistono per avere una risposta, alzando il capo dice: "chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Jn 8,7). E subito si china di nuovo a scrivere per terra. Le sue parole hanno una profonda risonanza nel cuore di quella gente che, vistasi messa a nudo nella sua vita più segreta, non trova di meglio che andarsene via. Uno alla volta, "cominciando dai più anziani fino agli ultimi" (Jn 8,9). Gesù rimane solo con la donna "là in mezzo". Allora, alzatosi, le dice: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". "Nessuno, Signore", risponde la peccatrice. E Gesù: "Neanch'io ti condanno, va' e d'ora in poi non peccare più" (Jn 8,9ss.).


3. Questa toccante pagina del Vangelo va accostata alla parabola del figlio prodigo, che abbiamo letto domenica scorsa, e ad altre che documentano le espressioni della misericordia di Gesù verso i peccatori. Le generazioni cristiane le hanno ascoltate e meditate con grande commozione. In esse il Signore rivela la sua immensa comprensione per la fragilità umana, il profondo rispetto per la persona, anche quando è colpevole. Gesù vuole offrirle il suo aiuto per risollevarsi ed aprirsi a vita nuova; egli ha il potere di rimettere i peccati.

Alcune volte afferma espressamente: "I tuoi peccati ti sono rimessi". Questa volta dice: "Anch'io non ti condanno", espressione che equivale al perdono, aggiungendo, inoltre: "Va' e non peccare più".


4. Cristo rivolge oggi queste stesse parole a ciascuno di noi, che ci prepariamo a celebrare la Santa Pasqua. Egli legge nei nostri cuori, ci conosce nel profondo, sa quali sono le nostre necessità e le nostre debolezze. Egli ci incoraggia a non abbatterci, ci invita ad accostarci al sacramento della riconciliazione, nel quale, mentre perdona, rimette a nuovo, con la sua grazia, le nostre anime, perché riprendano il cammino della santità. Questo cammino, nella lettera di Paolo, è chiamato, con un termine sportivo: "corsa" verso la conquista del premio. Per tale corsa, il grande Apostolo si è prima alleggerito di ogni peso ingombrante, cioè del peccato, e di ogni vanto umano, chiamando "spazzatura" tutto ciò che non sia la conoscenza e il possesso di Cristo Gesù. In altri termini, San Paolo ha cercato sopra ogni cosa la grazia di Dio, ciò che deve essere anche il nostro impegno quotidiano. Solo così potremo rispondere sia all'esortazione di Gesù: "D'ora in poi non peccare più", sia al dovere di riempire la nostra vita di opere di bene, di preghiera, di sollecitudine fraterna verso il prossimo e i bisognosi, cooperando alla crescita del Regno di Dio sulla terra.


5. Con il Cardinale Vicario, Camillo Ruini, con Monsignor Cesare Nosiglia, Vescovo Ausiliare per il Settore Ovest, vi saluto tutti, cari fedeli di questa vasta zona della Pisana. Saluto, in particolare, il Parroco, Monsignor Nicola Battarelli, che tanto si prodiga per il bene di questa comunità. Egli si trova qui quasi fin dall'inizio dell'attività pastorale della Parrocchia. Il suo affetto nei vostri confronti non solo non è venuto meno col passare degli anni, ma anzi si è accresciuto. Saluto tutte le comunità religiose, maschili e femminili, che hanno la loro sede nell'ambito della circoscrizione parrocchiale ed offrono la loro collaborazione per l'animazione cristiana del quartiere. Un saluto speciale va alle Religiose del Monastero di rito bizantino slavo, detto della Dormizione della Beata Vergine Maria, Uspenskij. Ad esse rivolgo il mio incoraggiamento a perseverare nel dialogo ecumenico e interreligioso che desiderano promuovere con i fratelli e le sorelle di altre chiese cristiane e con i credenti di altre religioni, dimoranti in Roma. Saluto coloro che sono impegnati nella catechesi, nella Liturgia e nel servizio della carità, specialmente mediante la Caritas. So che è grande il vostro desiderio di venire incontro a tanti fratelli che si trovano in precarie situazioni di emarginazione, di solitudine o di abbandono.

Conosco i problemi della vostra comunità, la quale conta una popolazione di circa quattromila anime, con quasi milleduecento famiglie, ma è carente ancora di tanti servizi e strutture sociali. Per quanto dipende da voi, non cessate di sforzarvi nel fare della vostra Parrocchia una famiglia sempre più viva e cosciente della propria vocazione apostolica ed evangelizzatrice.


6. Proprio per rispondere all'urgente impegno della nuova evangelizzazione, il Sinodo diocesano di Roma intende, in questi mesi, confrontarsi seriamente con la città, secondo la formula: "cercare la Chiesa fuori della Chiesa". Prima della sua conclusione, il Sinodo si occuperà dei modi per coinvolgere nella vita diocesana tutte le realtà ecclesiali esistenti a Roma. Profitto di questo incontro per ricordare l'obiettivo centrale del Sinodo ed esortare gli appartenenti ad Enti, Sodalizi ed Istituzioni cattoliche di carattere internazionale con sede nella nostra città, così pure le Famiglie religiose, i Docenti e gli Studenti delle Università Pontificie a voler intensificare la preghiera per il Sinodo pastorale di Roma e per i suoi sforzi di rinnovamento della Chiesa locale. A voi, fedeli di questa Parrocchia, l'esortazione a perseverare nelle iniziative già bene avviate, soprattutto quelle riguardanti la formazione spirituale, culturale e sociale dei giovani e la promozione dei valori sacri della famiglia. Unito con voi nella lode del Signore, per "le grandi cose che ha fatto per noi", imploro per voi tutti la larghezza delle sue benedizioni, mentre, già fin d'ora, vi auguro una buona Pasqua di Risurrezione.

Saluto i parroci della Prefettura augurando buona Pasqua anche alle loro comunità. Saluto anche il giovane vice parroco che stà in parrocchia per aiutare il vostro parroco. E, ripeto, buona Pasqua a tutti.

Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1992-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1992

Ai bambini della parrocchia di San Bruno

Titolo: La Croce è la nostra forza e la nostra speranza

Sia lodato Gesù Cristo, questa vostra amica che ha parlato a nome di tutti si chiama Ilaria e Ilaria vuol dire allegra. Ho visto che tutti voi siete allegri, gioiosi e lei vi ha rappresentato in questa vostra allegria.

Vi ringrazio per questa allegria, per questa gioia, perchè ci si aspetta dai bambini, dai giovani che siano allegri e che portino allegria agli altri.

Saluto cordialmente tutti i bambini, anche quelli che ancora devono andare a scuola, quelli che frequentano le scuole elementari, la scuola media, poi i diversi insegnanti, le suore, le novizie, e i vostri genitori, alcuni dei quali sono qui in questa sala.

Volevo dirvi che oggi noi entriamo in un periodo che ci preannucia le ultime due settimane della Quaresima. E da questa domenica si guarda più alla Passione di Gesù. Durante tutta la Quaresima abbiamo guardato sempre verso la via Crucis, verso la sua Passione, ma soprattuto in queste ultime settimane, questa poi è l'ultima, la Settimana Santa, la settimana della Passione di Gesù.

Si guarda alla Croce, a Gesù Crocifisso e c'è un mistero profondo in questo Gesù Crocifisso, Figlio di Dio. Crocifisso vuol dire sconfitto, umiliato, condannato a morte, sofferente. Non si sa quale sofferenza perchè non è solamente sofferenza fisica, l'agonia, ma anche sofferenza spirituale perchè Gesù portava sulla Croce i peccati di tutto il mondo, era l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo come confessiamo nella celebrazione eucaristica ogni volta prima di comunicarci. E allora questa Croce, questa morte può sembrare, può significare, anzi significa, la debolezza, quasi la debolezza assoluta, sconfitta. Invece c'è un mistero per noi tutti: se guardiamo a questa Croce, se prendiamo un contatto profondo con questa Croce, una comunione con questa Croce, noi diventiamo forti.

Questa Croce è la nostra fortezza, è la nostra forza. Vi volevo dire solamente questo perchè voi siete ancora piccoli, siete giovani, e volevo augurarvi di andare e camminare durante la vostra vita sempre con lo sguardo alla Croce di Gesù, per essere forti e per non essere mai sconfitti, umiliati, soprattutto interiormente, nella profonda consapevolezza, nella coscenza, umiliati soprattutto spiritualmente dal peccato, ma anche per non essere umiliati negli altri sensi della parola perchè la Croce di Gesù ci dà forza anche di non essere umiliati socialmente e davanti agli uomini. Lo hanno provato tanti martiri e lo ha provato lo stesso san Bruno, il patrono della vostra parrocchia. La vostra amica ha detto che San Bruno era vestito come il Papa: è vero, il vestito si, ma non voleva essere il Papa. Voleva essere un monaco di una stretta, rigorosa osservanza, nel silenzio, nella contemplazione, voleva imitare Gesù nel suo deserto, quaranta giorni di digiuno: il deserto di Gesù come preparazione alla sua missione speciale.

Ma se San Bruno portava la veste bianca, grazie a Dio, era perchè era di aiuto a chi porta questa veste bianca come Papa. E io mi raccomando a San Bruno e a tutti quelli che sono simili a lui nel portare questa veste bianca in un'altra missione, ma la missione è sempre la stessa perchè la nostra missione è Gesù Crocifisso e Risorto.

Vogli salutarvi ancora e offrire una benedizione a tutti i voi, ai giovani di questa parrocchia, agli studenti, alle vostre famiglie.

Data: 1992-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1992

Angelus: nell'anno del V centenario dell'inizio dell'evangelizzazione del Nuovo Mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Cristo sofferente di Atalaya illumini il mondo del dolore

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Nell'"itinerario verso la luce pasquale sulle orme di Cristo" (prefazio V di Quaresima), che stiamo compiendo durante questa Santa Quaresima, ci volgiamo in preghiera, nell'ora dell'"Angelus" domenicale, verso l'America pensando che "da cinquecento anni il mistero di Cristo Salvatore dell'uomo è presente tra i popoli di quel Continente, di cui niente si conosceva nel vecchio mondo, prima del 1492" (cfr. Omelia durante la Messa del 1 gennaio 1992). Oggi, proseguendo il nostro pellegrinaggio spirituale, attraverso i Santuari del Continente americano, vogliamo sostare presso la Basilica del Santo Cristo di Atalaya, centro della religiosità popolare di Panama.


2. Nella Provincia di Veraguas si trova una Basilica dedicata a San Michele Arcangelo, che, a motivo del suo campanile e dell'elevato promontorio su cui sorge, si chiama appunto "la Atalaya". Li si venera una celebre immagine di Gesù Nazareno, la cui origine si perde tra la storia e la leggenda. E' certo, tuttavia, che, già dal secolo XVII, il Santuario di Atalaya, soprattutto durante la Quaresima, è diventato meta di pellegrini che, provenendo da tutto l'Istmo, vi accorrono per rendere il loro tributo di fede e d'amore al Cristo sofferente, per esprimere riconoscenza alla sua bontà ed implorare grazie spirituali e materiali.

Mentre anche noi oggi ricorriamo a Gesù Nazareno, che si dirige verso il Calvario portando la Croce redentrice, pensiamo soprattutto al mondo del dolore. Sono molti gli uomini e le donne dell'America Latina, come di tante altre parti del mondo, che si trovano immersi nella sofferenza: bambini, giovani, famiglie, anziani; e poi i rifugiati, le vittime di catastrofi naturali, della droga, della violenza, delle ingiustizie; e soprattutto gli infermi.


3. Da sempre la Chiesa ha fatto nei loro confronti un'opzione preferenziale: essa predilige coloro che soffrono, consapevole della forza evangelizzatrice e dell'efficacia salvifica del dolore. E' quanto ho posto in risalto nella Lettera Apostolica Salvifici doloris sul significato cristiano dell'umana sofferenza, allo scopo di attirare l'attenzione dei fedeli su Gesù Cristo crocifisso e risorto, e per esortarli ad accettare e testimoniare, con coraggio e vigore, il "Vangelo della sofferenza" (cfr. Insegnamenti, VII, 1, 1984, p. 266).

Chiediamo alla Vergine Addolorata, silenziosa testimone della passione e morte di Cristo, di sostenere quanti soffrono e di aiutare tutti noi nel cammino verso la Pasqua del Signore.

Data: 1992-04-05 Data estesa: Domenica 5 Aprile 1992



Ai Presuli della Conferenza Episcopale ellenica in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa di Roma vuole essere al servizio dell'ecumenismo e desidera partecipare alla costruzione della Grecia di domani

Cari confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,


1. Sono felice di ricevervi nel corso della vostra visita ad Limina, in quest'anno in cui mi è dato di accogliere tutti i Vescovi d'Europa. Venite da un Paese molto stimato dal Papa. Rappresentate la cultura greca che si trova all'origine della cultura europea e che rappresenta un tesoro per l'intera umanità. Noi ci riconosciamo eredi della tradizione ellenica.

Siamo debitori al vostro paese dell'evangelizzazione dell'Occidente.

Infatti, fu su esortazione di un uomo della vostra nazione che Paolo intraprese la sua missione di portare la Lieta Novella ai confini dell'Impero romano: "Passa in Macedonia e aiutaci!" (Ac 16,9). Poi, i Santi Cirillo e Metodio, pieni di amore per la comunione della Chiesa in Oriente e in Occidente, portarono il Vangelo ai popoli slavi dell'Europa centrale, ma anche la cultura greca che era come uno scrigno per il pensiero cristiano.

La vostra visita costituisce l'occasione per rafforzare i vostri legami di collaborazione e di unità, mediante la preghiera comune, la Messa celebrata sulla tomba degli Apostoli e con gli incontri con i diversi Dicasteri della Curia romana. I nostri incontri permettono di accrescere la comunione tra voi stessi, tra le comunità cattoliche della Grecia e il Successore di Pietro. Voi ripartirete confortati nel vostro ministero per esercitare il compito affidato a Pietro e al collegio dei Dodici, nella vostra diocesi e nel quadro della Conferenza Episcopale.

Ringrazio il vostro Presidente, Mons. Antonio Varthalitis, per le parole che mi ha appena rivolto a vostro nome. I rapporti che mi avete recapitato per preparare il nostro incontro mi consentono di esservi vicino nella preghiera e di comprendere i segni di speranza che nascono in seno alle vostre comunità cristiane e i problemi talvolta dolorosi che vi preoccupano.


2. Il mio pensiero si rivolge innanzitutto a coloro che sono i vostri collaboratori più prossimi, i sacerdoti. Nonostante il loro scarsissimo numero e le difficoltà che possono incontrare, ricordate ad essi sempre che Cristo non abbandona il suo gregge e che, con il suo Spirito, aiuta i suoi servitori a reggere il peso quotidiano. Tenendo presente la dispersione dei fedeli delle loro comunità, il loro ministero è prezioso, ma può gravarli di una profonda solitudine. E' importante che, grazie a contatti regolari, possano, tra di loro e con voi, vivere un affetto fraterno per esercitare la missione comune che Cristo ha affidato alla sua Chiesa. Spetta a voi vegliare con sollecitudine affinché non manchi loro il necessario, sia sul piano spirituale che materiale, per compiere con gioia e dinamismo la loro missione quotidiana.

L'assenza cruciale di seminaristi costituisce per ognuno di voi un grave problema. Voi constatate quanto la gioventù sia sempre più attratta dai miraggi di felicità che la vita moderna propone. Avete cura di inviare persone competenti per accompagnare i giovani e per trasmettere loro l'appello di Cristo. Il Signore li invita a realizzare la loro vocazione cristiana nel matrimonio, nella vita religiosa o nel sacerdozio. In una vita esigente e orientata verso il bene, essi troveranno la vera felicità. Solo il Vangelo e la sequela di Cristo possono offrire una vita pienamente sviluppata. Non abbiate paura di ricordare alle comunità che hanno il compito di suscitare presso i giovani l'amore per Gesù e di implorare il Signore della messe di inviare operai per essa.


3. Apprezzate in gran misura l'opera dei religiosi e delle religiose che collaborano alla pastorale diocesana, nella vita apostolica o nella vita contemplativa. Con le loro fraterne comunità, essi mostrano che la Chiesa è chiamata a diventare una grande famiglia in cui ognuno contribuisce alla costruzione del Regno. Essi si impegnano in numerosi settori di attività.

Ricordate loro, e ai Superiori generali delle Congregazioni, quanto apprezzate la loro presenza e la loro azione, in particolare nei settori dell'educazione della gioventù, dell'intelligenza della fede, delle opere ospedaliere e della vita liturgica. Portate loro l'incoraggiamento del Papa perché non abbiano la tentazione di diminuire il loro impegno quando i frutti della loro opera non sono immediatamente all'altezza degli sforzi compiuti. Che tutti siano certi che è Dio che, nel segreto, con l'azione dello Spirito Santo, fa crescere l'opera che ognuno compie per amore verso Cristo e verso la sua Chiesa! Vorrei salutare molto particolarmente quanti si adoperano per diffondere la cultura, la teologia e la spiritualità della Chiesa cattolica, allo scopo di una migliore comprensione di quanto rappresenta la ricchezza della sua tradizione. Rivolgo un incoraggiamento particolare al gruppo che assicura la redazione, la composizione e la diffusione del giornale settimanale "Katholiki". E' un mezzo notevole per l'informazione sulla vita e il Magistero della Chiesa. E' inoltre un legame tra tutte le comunità e un mezzo di formazione per ognuno dei suoi membri. Consente ai nostri fratelli delle altre comunità ecclesiali di conoscere l'azione pastorale e la riflessione teologica proprie del cattolicesimo.


4. Nei vostri rapporti, avete sottolineato quanto siano, in generale, fraterne e piene di reciproco rispetto le relazioni con i cristiani ortodossi. Rendo grazie al Signore per questo. Avete talvolta occasione di conoscervi meglio grazie ad azioni caritatevoli comuni. Nelle scuole e nei gruppi di studenti cattolici, l'accoglienza di molti giovani ortodossi dimostra il desiderio della Chiesa di Roma di porsi al servizio dell'ecumenismo e di partecipare alla costruzione della Grecia di domani perché ognuno sia fedelmente impegnato al servizio del suo paese all'interno della grande Europa.

Il dialogo ecumenico è un cammino difficile e spesso doloroso. Nel momento in cui Cristo affronta la terribile prova della Croce, Egli intercede presso il Padre per l'unità dei figli dispersi. E' ai piedi della Croce che dobbiamo realizzare l'unità. E' necessaria molta pazienza, per fare un passo verso l'altro, secondo la volontà di Dio.

Ogni reciproco riconoscimento presuppone innanzitutto un approfondimento teologico e spirituale della propria tradizione religiosa. Il dialogo ecumenico deve porsi innanzitutto sul terreno religioso e pastorale. Da una parte e dall'altra, tutto deve essere tentato perché la riconciliazione dei fratelli separati, che ha assunto un nuovo carattere a partire dal mio predecessore Papa Paolo VI, si compia infine.


5. Come mi avete detto, le vostre comunità sono poco numerose e non hanno sempre i mezzi e le risorse umane necessarie a realizzare azioni pastorali di grande ampiezza. Che esse non disperino. Il grano di frumento caduto in terra darà frutto a suo tempo. Portate a tutti i vostri diocesani l'incoraggiamento del Papa! Tra i segni di speranza, avete notato che dei laici, sempre più numerosi, prendono parte alla vita sociale con la cura di riflettere sui vincoli essenziali tra le realtà umane e il Dono rivelato. Avete anche sottolineato la loro cresciuta pertecipazione ai compiti pastorali e alla vita liturgica. Il loro impegno sarà tanto più intenso quando avranno una formazione spirituale e teologica più profonda, fonte di un'innegabile vitalità. Essi hanno a cuore particolarmente di attingere il dinamismo necessario all'adempimento della loro missione battesimale dalla celebrazione dei Santi Misteri dei quali voi vi siete impegnati a realizzare traduzioni degne dei libri liturgici.

Saluto anche gli sforzi impiegati per una maggiore collaborazione tra i sacerdoti e i laici. Nel quadro del prossimo incontro di Syros, sul tema "Chiesa, comunità, comunione", avete auspicato di unire le vostre forze per preparare nuovi cammini ed impegnare l'azione pastorale dei prossimi dieci anni. Portate gli auguri del Vescovo di Roma a tutti i membri di quest'assemblea.


6. Il vostro paese, grazie alla sua tradizione di ospitalità, attira numerosi immigrati che desiderano stabilirvisi per vivere in pace e per allevare la loro famiglia. Malgrado la debolezza dei vostri mezzi, vegliate affinché non manchi loro l'assistenza spirituale; è cosa importantissima, in quanto l'assenza di radici può affievolire il loro attaccamento ai valori cristiani e morali. La vostra terra, con i suoi paesaggi evocatori e le ricchezze culturali e spirituali da cui l'attuale Europa ha ricevuto tanto dal punto di vista politico, filosofico e religioso, attira molti turisti. Non potete da soli affrontare l'accoglienza pastorale e il bisogno di evangelizzazione di questi numerosi ospiti per cui avete tanta sollecitudine. Spetta alla Pastorale degli emigranti e del turismo dei vari paesi d'Europa aiutarvi ad elaborare nuovi programmi in cui ognuno possa assumere un ruolo attivo. In questo modo, sarà compiuto un passo ulteriore verso l'Europa cristiana in cui non vi saranno più barriere linguistiche e culturali, in cui Dio starà tutto in tutti.


7. Al termine del nostro incontro, vorrei rinnovarvi la mia fiducia e il mio appoggio per il vostro ministero compiuto nella fedeltà alla missione ricevuta dal Signore e in unità con la Sede di Pietro, Principe degli Apostoli cui Gesù ha affidato la Chiesa. Chiedo a Cristo di assistervi con il suo Spirito e di colmarvi della sua gioia, una gioia che rimane. Portate il saluto cordiale del Papa ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, a tutti i vostri diocesani. Che mantengano viva in loro la speranza della salvezza! In prossimità delle feste pasquali, auspico che ognuno accolga la luce della Resurrezione per esserne testimone fino ai confini della terra. Nell'affidarvi alla protezione della "Theotokos" e dei santi delle vostre diocesi, invoco su tutti voi la Benedizione di Dio.

Data: 1992-04-09 Data estesa: Giovedi 9 Aprile 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Visita "ad limina" dei Vescovi della Conferenza Episcopale della regione apostolica "Midi" della Francia - Città del Vaticano (Roma)