GPII 1992 Insegnamenti - Udienza alle partecipanti alla IX Assemblea Generale dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali

Udienza alle partecipanti alla IX Assemblea Generale dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali

Titolo: Portate con voi il senso pasquale della vita e della missione

Signor Cardinale Prefetto, Carissime sorelle nel Signore!


1. Per partecipare alla vostra Nona Assemblea Generale siete venute da ogni parte del mondo, ed anche dall'Europa orientale, qui a Roma, dove risiede il Successore di Pietro, ed io vi accolgo con profondo affetto e porgo a tutte il mio saluto più cordiale, estendendo il mio pensiero deferente e riconoscente a tutte le Religiose, che voi rappresentate. Ringrazio, per le parole rivoltemi, il Cardinale Eduardo Martinez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e la Reverenda Madre Helen McLaughlin, Presidente dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali. Il vostro incontro romano ha una grande importanza e assume un notevole valore per l'indirizzo ed i programmi futuri delle singole Congregazioni. Molteplici tematiche religiose occupano questi vostri giorni di riflessione e di fraterna comunione. Oltre all'elezione della nuova Presidente e dei Membri direttivi, l'Assemblea ha inteso provvedere alla commemorazione del quinto Centenario dell'Evangelizzazione delle Americhe e alla preparazione del Sinodo sulla Vita Consacrata, che si terrà nel 1994. Sono, questi, argomenti assai significativi, che meritano attenta riflessione e concorde impegno. Invoco su di voi la luce dello Spirito Santo, che vi illumini, vi guidi, e doni a tutte la forza interiore necessaria per affrontare con fiducia e coraggio le tante e complesse difficoltà.


2. In questo incontro vorrei suggerire a voi, che avete la responsabilità principale sulle vostre Famiglie religiose, qualche linea direttiva, che sia di aiuto e di conforto per il vostro servizio. Indubbiamente i mutamenti culturali, strutturali, sociali e politici, avvenuti in questo scorcio di secolo, sono stati così rapidi, numerosi e talvolta sconvolgenti, da suscitare in tutti, accanto a grandi speranze, motivate preoccupazioni. Tuttavia, guardando alla storia, alla luce del Messaggio cristiano, possiamo riscontrare che nelle nuove situazioni, con le loro prospettive e promesse, l'uomo non è cambiato. Egli continua a manifestare gli interrogativi, le trepidazioni, le speranze di sempre. Pertanto, conoscere la persona umana nelle sue perenni istanze morali e sociali deve essere il primo e più immediato dovere nell'opera delicata della formazione e della direzione delle vostre Comunità.


3. Occorre tener conto dell'umano bisogno di certezza e di chiarezza circa il significato dell'esistenza ed è necessario considerare l'assillante esigenza di conoscere la Verità trascendente e illuminante di Dio. E' in Lui che trovano saldo fondamento i valori etici. La domanda di tali valori appare particolarmente vivace, poiché nello sviluppo odierno della cultura e della conoscenza anche l'angoscia circa l'ignoto e il mistero sembra divenire più acuta, se non si trova una adeguata risposta. Portate nella società moderna la vostra fede cristiana e cattolica, la vostra convinzione assoluta circa l'esistenza e la paternità di Dio, circa il messaggio di Gesù Cristo, circa la missione e il Magistero della Chiesa.

E' questo il compito più urgente e doveroso. Voi sapete bene che solo Cristo è la pienezza della Verità e che solo mediante Cristo si può accedere al Padre. Oggi per tutte le Religiose di qualsiasi Ordine e Congregazione è necessaria una formazione culturale adeguata, non solo per il bene della Religiosa stessa, ma per la missione e il servizio ecclesiale richiesto alle Congregazioni. La conoscenza della fede e della dottrina rivelata dovrà essere approfondita, per chiarire dubbi e incertezze, mentre la fervorosa preghiera, nutrita di verità e di fede convinta, manterrà viva la fiamma della carità anche nelle attività pastorali. Auspico che tutte le religiose a voi affidate siano così "luce del mondo" e "sale della terra" e compiano adeguatamente il servizio di attrarre alla Verità, che è Cristo. Egli "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo Corpo glorioso" (Ph 3,21).


4. L'uomo ha, inoltre, bisogno di pace, di serenità, di normalità. Le insidiose conseguenze del "peccato originale" continuano a manifestarsi nella storia. Ma nell'umanità rimane sempre la nostalgia della pace interiore, l'ansia di raggiungerla e di possederla stabilmente. Come la Verità, anche la Pace si trova pienamente solo in Cristo, conosciuto, amato, pregato, seguito. "Cristo è la nostra pace... Egli è venuto ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini" (Ep 2,14 Ep 2,17). Questa pace è grazia che santifica. L'uomo ha bisogno della "grazia". Ricordate quanto scriveva San Paolo: "E' Dio che suscita in voi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni. Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo ad una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita" (Ph 2,14-15). Anche se voi, di fronte alle difficoltà che l'evangelizzazione incontra, aveste l'impressione di vivere in una società "perversa e degenere", sappiate, tuttavia, che non viene mai meno il comando di Cristo: "Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). Ricordate, altresi, che vi si chiede generosità, poiché tutto deve essere reputato una perdita di fronte alla conoscenza di Cristo! (Cfr. Ph 3,8). Se la zizzania c'è e prospera, deve prosperare ancor più il buon grano della pace e della grazia. Questo diventi fermo proposito e programma per ogni persona consacrata. L'uomo, infine, sente l'estrema necessità dell'amore: creato da Dio, che è Amore, per amare e per essere amato, sente il bisogno della comprensione, della carità, dell'amicizia, della misericordia, del perdono. Come il buon samaritano, che non fa questione di diversità etnica, di interessi personali, di denaro impiegato, di doveri giuridici, ma si piega amorevolmente sul ferito e lo aiuta e conforta, così fate voi, attuando il comandamento nuovo lasciato da Gesù. Esso supera il comandamento antico anche perché ci impegna ad amare il prossimo non semplicemente come noi stessi, ma come Gesù ci ha amati.


5. Care sorelle nel Signore! La vostra Assemblea Generale avviene in prossimità della Settimana Santa. Terminati i lavori, vi affretterete a ritornare nelle vostre terre e nelle vostre Case, per celebrare la solennità della Pasqua nelle rispettive Comunità. Leggiamo in questo tempo che "Cristo nei giorni della sua vita terrena offri preghiere e suppliche con forti grida e lacrime... e fu esaudito per la sua pietà" (cfr. He 5,7). Anche voi, Superiore Generali, avete difficoltà da affrontare e problemi da risolvere. Anche voi offrite spesso "preghiere e suppliche" per essere aiutate e sorrette. Abbiate viva fiducia che sarete esaudite! Portate con voi il senso "pasquale" della vita e della missione.

L'intima gioia dell'Eucaristia e il divino esempio della "lavanda dei piedi" diventino un programma per voi tutte. La sofferenza morale di Gesù, che suda sangue nella notte del Getsemani, vi sostenga nelle fatiche e nelle amarezze, sapendo che potrete condividere un giorno con Cristo e con la Chiesa il gioioso canto dell'"Exultet" pasquale.

Portate a tutte le Religiose, vostre Consorelle, il mio augurio di Buona Pasqua e la Benedizione Apostolica, che vi imparto con grande affetto.

Data: 1992-04-09 Data estesa: Giovedi 9 Aprile 1992

Ai giovani nell'Aula Paolo VI per la veglia di preparazione alla Domenica delle Palme - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vegliare con Cristo nel Getsemani per partecipare attivamente mediante la Croce al mistero della Redenzione del mondo

Carissimi, Abbiamo incominciato questa veglia con l'entrata della Croce: la Croce della Giornata dei Giovani e di ogni giornata. Questa Croce è entrata di nuovo tra noi portata, sulle spalle, dai giovani. La Croce e la veglia. La Croce è entrata definitivamente nella vita messianica di Gesù Cristo durante una veglia; si, una veglia di preghiera. E' entrata, questa Croce, nell'orto del Getsemani, benché, in senso definitivo, a poca distanza dalla defintiva realtà della crocifissione.

Durante la veglia, - molte volte vegliava - Gesù passava le notti in preghiera.

Ma, questa, è una notte ultima, è la veglia definitiva. La Croce, Gesù la preannunciava. Era pronto da tanto tempo; era venuto per questa "Ora", si preparava a bere il calice fino in fondo: "Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?". (cfr. Jn 18,11).

Tutto era pronto, ma ci voleva quell'"Ora" del Getsemani, quella veglia, quella solitaria preghiera del Signore. Ci voleva un ultimo e definitivo confronto fra il Figlio ed il Padre: "Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (cfr. Mt 11,27 Lc 10,21-22). Si tratta quindi del definitivo confronto fra il Padre e il Figlio, il Figlio unigenito, il Figlio consostanziale, Dio da Dio, generato e non creato. Questa veglia di definitivo confronto era necessaria per mostrare nella dimensione umana che il Figlio conosce il Padre, che è deciso a rivelare il Padre attraverso la Croce. La veglia di Cristo al Getsemani: il suo "si" ultimo, definitivo e incondizionato.

E poi la Croce si avvicina nella sua realtà drammatica, brutale, crudele; si avvicina rapidamente. Fra poco Gesù sarà davanti al Sinedrio; passerà la notte in preghiera, di nuovo la mattina davanti al Sinedrio, poi davanti al tribunale romano, davanti a Pilato, davanti ad Erode, poi davanti alla folla che domanda in modo categorico: "Via, via, crocifiggilo!" (cfr. Jn 19,15). E il giudice cede. E, da questo momento, Cristo flagellato, coronato di spine, incontra, abbraccia questa Croce come una realtà concreta, la Croce di un condannato a morte, la morte più umilianti, poi viene crocifisso e durante le ore della sua agonia arriva a dire: "Consummatum est" (cfr. Jn 19,30), e a offrire, a dare al Padre pienamente e definitivamente se stesso. Avete introdotto questa celebrazione della VII Giornata Mondiale della Gioventù con la veglia, come in tutte le Giornate precedenti: ultimamente a Czestochowa, prima a Santiago de Compostela, prima ancora a Buenos Aires e poi in tanti, diversi posti dove si celebra, nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle comunità, questa veglia.

Bene avete introdotto questa veglia della celebrazione della prossima Domenica delle Palme a Roma, perché, quando Cristo ha vissuto la sua veglia nel Getsemani, era con lui la Chiesa, già è stata anticipata questa Chiesa che doveva nascere dalla Croce, doveva rivelarsi nel giorno della Pentecoste, ma era già anticipata sacramentalmente nel Cenacolo e gli apostoli che Gesù portava con sé nel Getsemani hanno già vissuto l'Eucaristia, la prima Eucaristia celebrata da Lui. L'Eucaristia che fa la Chiesa. Allora era presente in questa veglia di Gesù la Chiesa, era anche invitata a prendere parte a questa sua veglia definitiva.

Tutti insieme i Dodici, undici senza il traditore, condotti nell'orto del Getsemani e poi i tre avvicinati di più con una parola d'incoraggiamento: "Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione" (cfr. Mt 26,41).

Ecco questa veglia della Chiesa nascente, della Chiesa anticipata nell'Eucaristia nel Cenacolo, questa veglia era in qualche senso una veglia mancata. Gesù lo ha constatato poco dopo, e questi tre privilegiati non vegliano con Lui. La fatica era più forte, forse la commozione della giornata era più forte, forse anche mancava qualche altro apostolo e li ha trovati dormienti nel posto dove li aveva lasciati e allora li incoraggio di nuovo: "Vegliate e pregate per non cadere in tentazione" (Mt 26,41). E' molto significativa la situazione, significativa per la veglia mancata degli Apostoli e della Chiesa che abbandona il suo maestro, il suo Messia, il suo Cristo, nel momento decisivo della nostra redenzione. Avete fatto bene introducendo nella vostra celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù una veglia. Ci vuole una risposta a questa veglia mancata.

La Chiesa deve vegliare e pregare ed ha imparato, attraverso l'esperienza mancata del Getsemani, che deve sempre vegliare, essere sempre pronta a partecipare al mistero di Cristo, mistero della nostra redenzione. La Chiesa di Roma, la Chiesa dappertutto, nel mondo, Cristo, dopo questa sua esperienza piuttosto negativa con la Chiesa e con gli Apostoli, non li abbandona, non li allontana, nonostante le mancanze ulteriori: gli Apostoli sono fuggiti, Pietro ha negato il Maestro, per non parlare di Giuda; nonostante tutto questo, Cristo non li ha allontanati, non li ha screditati. Dopo la sua Risurrezione subito è tra loro e conferma la loro missione: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (cfr. Jn 20,21). Dopo questa prima parola del Risorto viene l'ultima parola del Risorto che, alla soglia della sua assunzione, dice: "Andate dunque ed ammaestrate tutte le nazioni" (cfr. Mt 28,19).

Allora ha confermato tutti gli Apostoli, ha confermato Pietro. Allora una veglia mancata tanto più deve cambiarsi in una veglia continuata. La Chiesa che ha ricevuto questa missione di testimoniare: "sarete miei testimoni", questa Chiesa non può mai mancare nella veglia, non può mai venir meno alla sua vocazione, di Chiesa. La Chiesa siamo tutti noi, i Dodici rappresentano non solamente i loro successori, il "munus episcopale", rappresentano tutto Israele, tutta la comunità della Chiesa, tutto il popolo di Dio, rappresentano non solamente questa specifica missione, vocazione al sacerdozio, al ministero episcopale, ma rappresentano tutte le vocazioni cristiane. E se Gesù dice loro e se la Chiesa dice oggi a voi, Gesù dice a voi: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (cfr. Mt 28,19), dice che dovete essere in una veglia continua, ascoltare la sua Parola. Dove, Signore, dove devo andare, qual è la mia strada, il mio cammino, cosa vuoi da me? "Eccomi, eccomi" avete sentito cantare tante volte "Eccomi".

Carissimi, vi ringrazio per questa ora di preghiera, per questa veglia romana, della diocesi, dei giovani che così si preparano alla Domenica delle Palme alla celebrazione della Giornata Mondiale qui, a Roma, dove questa tradizione delle Giornate ha avuto inizio.

Data: 1992-04-09 Data estesa: Giovedi 9 Aprile 1992

Ai giovani di parrocchie, associazioni, movimenti e gruppi della diocesi di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Andate per le vie della città di Roma e per le vie del mondo"

Carissimi giovani!


1. Desidero tanto questa sera condividere con voi un'ansia ed una grande speranza che mi porto nel cuore. perciò con l'apostolo Paolo, il grande santo missionario, vi dico: "Vi parlo come a figli: ricambiate il mio affetto, apritemi anche voi il vostro cuore" (2Co 6,13). Voi penserete: che cosa ha il Papa da dirci di così importante e perché lo vuol dire proprio a noi giovani? Proviamo per un momento a tornare indietro di circa duemila anni, rechiamoci idealmente sulle sponde del lago di Genezaret, in Galilea. Gesù, che nei prossimi giorni contempleremo nella più alta rivelazione del suo amore per noi, scende dalla barca, si guarda attorno e scorge una grande folla. Egli prova per quella gente profonda compassione.

Annota San Marco: "Ebbe compassione di loro, perché erano come pecore perdute senza pastore" (Mc 6,34). Ed aggiunge l'Evangelista: "Si mise ad insegnare loro molte cose" e poi comincio a spezzare i pani e i pesci e, tramite i discepoli, li diede alla folla (cfr. IB 6,34 IB 41). Gesù illumina, così, l'esistenza di quei poveri con l'annuncio del Regno di Dio, mentre fa loro gustare i segni della vita e della festa. Ecco Gesù, il nostro Salvatore, in Lui crediamo, ne comprendiamo la missione, nella quale tutti noi ci troviamo ancor oggi coinvolti. Cristo, dopo la sua risurrezione, con il suo Spirito ha messo in movimento la Chiesa, che da duemila anni prosegue il mandato missionario. Tale mandato consiste nell'incontrare con amore la gente, nel comprenderne i bisogni spirituali e materiali e nello spezzare per gli uomini di ogni cultura e di ogni tempo il pane del Vangelo, la Verità, cioè, che libera dal peccato e l'Amore che dona la vita nuova, rinsaldando l'intima intesa con Dio e con i fratelli. Si tratta della missione propria del popolo cristiano, che concerne ciascuno di noi: riguarda direttamente anche voi, carissimi ragazzi e ragazze, come pure i vostri formatori, che qui oggi sono lieto di accogliere e che saluto con affetto. Saluto, in maniera particolare, il carissimo Cardinale Camillo Ruini, mio Vicario, e lo ringrazio per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Saluto con deferenza i Vescovi Ausiliari presenti, i responsabili diocesani della pastorale giovanile e quanti hanno curato l'organizzazione di questa nostra riunione, che si svolge in occasione della Settima Giornata Mondiale della Gioventù. A ciascuno di voi ed ai vostri amici, che non hanno potuto essere presenti, il mio abbraccio spirituale più cordiale. Siate tutti benvenuti! E' per me sempre ragione di conforto incontrare i giovani. Lo è specialmente quando mi è possibile intrattenermi con voi, giovani di Roma, che mi siete cari ad un titolo tutto singolare. Voi siete i giovani della mia Diocesi.


2. Permettetemi, allora, di condividere con voi ciò che più mi sta a cuore: l'ansia dell'evangelizzazione. Nei viaggi apostolici mi imbatto sovente in persone assetate di verità e di salvezza, soprattutto in giovani desiderosi di dare senso vero alla propria esistenza. Nel sud del mondo, ma non solo là, a molta gente che vive nella più impressionante povertà manca sovente quella sorgente di consolazione che è la conoscenza del Vangelo, perché non ci sono apostoli ed evangelizzatori a sufficienza. Nel nord del pianeta, ma non solo là, c'è chi soffre di un'altra povertà: sono uomini e donne che, dimenticando il Vangelo ricevuto, sono privi della verità e dell'autentica gioia, ed anche se appaiono esteriormente sazi, sono profondamente infelici. Altri vivono alla giornata: vorrebbero essere di più, valere di più, dare di più: ma nessuno li invita nella vigna (cfr. Mt 20,1), nessuno li aiuta a crescere. "La messe è molta", ebbe a dire allora e continua a ripetere oggi Gesù. Sono tanti quelli che attendono la salvezza, "ma sono pochi i mietitori, pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai a raccogliere la sua messe" (Mt 9,36). Chi asseconderà l'impazienza di Dio di portare il suo Regno nel cuore di tanti nostri simili? Chi, come Gesù, si chinerà sulla luce fioca che sta nel cuore dell'uomo moderno, scettico, indifferente, spesso superficiale, per comunicargli parole di verità e di speranza (cfr. Mt 12,20)? Chi donerà ai ciechi, agli zoppi, ai sordi, agli emarginati, ai peccatori la grazia di vedere, di camminare, di udire, di vivere, nel nome di Gesù, come hanno fatto i primi missionari (cfr. Ac 3,6)? Sono queste le ansie e le speranze che intendo partecipare anche a voi questa sera. Sono formidabili sfide che vi interpellano personalmente. La Chiesa ha bisogno di voi; attende che voi siate pronti, competenti e generosi nel farvi carico della sua perenne missione nel mondo.


3. Questa è la ragione per cui ho voluto che la Giornata Mondiale della Gioventù avesse una chiara e forte finalità missionaria. E' lo Spirito Santo che rende i giovani di ogni nazione protagonisti della nuova evangelizzazione, soprattutto in questi anni che ci conducono rapidamente al terzo millennio della fede cristiana.

Voi siete giovani, carissimi amici, e la vostra giovinezza è un compito. Dio intende avvalersi delle vostre energie giovanili per farvi protagonisti della storia della salvezza e missionari della sua gioia. Nessuno dica che è piccolo, che ha poco, che non vale. Cinque pani e due pesci in mano ad un ragazzo, leggiamo nel Vangelo, permisero a Cristo di compiere il "miracolo" per sfamare migliaia di persone (cfr. Jn 6,9). Nel disegno divino voi rappresentate sicuramente la possibilità del futuro, l'attesa del rinnovamento. Su voi conta la Comunità ecclesiale per allargare i confini del suo annuncio apostolico. Datevi la giusta lunghezza d'onda che proviene dal Cristo! Nel corso del grandioso incontro dei giovani a Czestochowa vi rinnovai l'annuncio evangelico, fondamento della vostra dignità di persone: "Avete ricevuto uno spirito da figli". Voi siete figli di Dio.

Ora, questa dignità di figli diventa per voi un compito. E perciò Gesù, di cui condividete lo spirito filiale davanti al Padre, vi dice: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo" (Mc 16,15).


4. Ma come? Cosa significa essere missionari? missionari di chi? Avete emblematicamente espresso tali interrogativi con le testimonianze che poc'anzi alcuni di voi hanno reso a tutta l'Assemblea. Avete delineato plasticamente il volto della giovinezza che si fa missionaria e della missione della Chiesa ridivenuta giovane. Adempiere la volontà di Gesù significa prolungare insieme a Lui ed al suo Spirito il cammino di verità e di vita per le strade del mondo. Si tratta di un compito pastorale che nasce e si nutre della testimonianza: "Non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e ascoltato" (Ac 4,20). Essere missionari esige, dunque, una scelta coraggiosa e sofferta, coerente e determinata. In fondo la gente, oggi più di un tempo, non crede alle parole, ma ai fatti, crede alla testimonianza della vita. Ecco una sfida da accogliere, un compito da approfondire. Il Signore agisce nella vostra esistenza: non abbiate paura di servirlo con tutto il vostro essere!


5. Destinatari di così impegnativa azione missionaria sono tutti coloro con cui quotidianamente venite a contatto: quelli che ancora non conoscono Cristo ed ai quali il Signore vuole giungere con la potenza della sua verità, che toglie il male e apre il cuore ai doni incomparabili della salvezza e della grazia, coloro che patiscono ingiustizia ed oppressione ed ai quali il Redentore comunica l'autentica liberazione evangelica. Sono i tanti ragazzi e ragazze che incontrate nella città, a scuola e nell'Università, negli ambienti di lavoro o di svago, nelle strade e nelle piazze. Diversi di loro cedono ai richiami della cultura dominante, vivono nell'indifferenza e nella superficialità o si lasciano attrarre dai miti del consumismo, alimentando nel cuore deboli ed effimere speranze. Chi parteciperà loro il segreto della vita vera? Chi darà loro la gioia di scoprire percorsi esistenziali alternativi ispirati al Vangelo, se non voi, giovani come loro? Voi dovete essere i loro primi missionari, gli apostoli dei vostri coetanei.

Siatelo, pertanto, con semplicità, con spirito di solidarietà e di amicizia. così facendo, voi parteciperete attivamente all'impegnativo itinerario sinodale della nostra diocesi. Proprio in questi mesi, infatti, si è avviato il confronto con la Città su problemi che interessano anche voi giovani e sui quali siete chiamati ad offrire un apporto generoso di riflessione, di proposta e di servizio.


6. Carissimi giovani, allargate il vostro spirito alle grandi sfide del tempo presente. Tra queste vorrei ricordare la commemorazione dei cinquecento anni dell'evangelizzazione dell'America Latina, che invita a prendere coscienza dei bisogni di quel grande Continente, nel quale vivono moltissimi giovani, la caduta del muro tra i Paesi dell'ovest e dell'est dell'Europa, che ha suscitato un più fermo rifiuto di ogni forma di oppressione ideologica, di razzismo e di egoistico nazionalismo, le difficoltà che incontra l'Africa nella costruzione di un autentico ed integrale sviluppo, i mutamenti del Continente asiatico, Continente delle grandi religioni. Alla luce di tutti questi eventi, a voi è domandato di saper apprezzare sino in fondo il dono della fede e la gioia di scoprire in Cristo l'approdo delle più alte aspirazioni del cuore umano. Il rinnovato slancio di evangelizzazione, che oggi la Chiesa avverte come suo dovere fondamentale in tutto il mondo, necessita di tanti e santi evangelizzatori: sacerdoti, religiosi, religiose e laici disposti a consacrare la vita al Signore e alla sua Chiesa, là dove Egli chiama e dove più urgenti si fanno i bisogni dell'uomo. Per questo, carissimi ragazzi e ragazze, animati da zelo apostolico, sappiate rispondere generosamente a Dio, se Egli vi chiama ad un servizio esclusivo nel ministero ordinato, nella vita religiosa, nella consacrazione laicale, e pregate incessantemente perché ognuno di voi sia pronto a compiere sempre la volontà divina in ordine alla propria particolare vocazione. Nell'indimenticabile manifestazione di Czestochowa dello scorso 15 agosto affidai i giovani alla Madonna della luce, oggi vi affido nuovamente a Lei, Madre del buon cammino, Madre della visitazione e del lieto annuncio. Guardando al suo esempio siate pronti ad accogliere l'invito di Cristo che risuona con potenza nel cuore di ogni credente.

Dice Gesù: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15 Mc 16,20).

Andate per le vie della città di Roma! Andate per le vie del mondo! Il Signore vi accompagni! Vi seguo anch'io con la mia preghiera. Vi sostenga l'Apostolica Benedizione che imparto volentieri a tutti voi qui presenti ed alle persone che vi sono care.

Data: 1992-04-09 Data estesa: Giovedi 9 Aprile 1992

Udienza ai rappresentanti del Circolo di San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ravvivare le iniziative di carità connesse con il ministero del Papa




1. Siate i benvenuti, carissimi Soci del Circolo di San Pietro, in questa annuale Udienza, che rinnova un appuntamento sempre gradito tra il Successore di Pietro e i rappresentanti del vostro Sodalizio. Saluto il Presidente, Professor Giovanni Serlupi Crescenzi, l'Assistente Ecclesiastico, Monsignor Ettore Cunial, e tutti voi, qui presenti con le vostre famiglie, mentre vi ringrazio per il generoso Obolo che siete venuti a mettere a disposizione della Sede Apostolica, in favore dei fratelli più bisognosi. Auspico che la nuova sede, che avete inaugurato giorni or sono, sia un segno di vitalità del vostro Circolo e corrisponda meglio alle finalità specifiche per cui esso sorse più di un secolo fa.


2. E' ben noto con quale spirito di devozione e di dedizione voi vi adoperate per ravvivare le iniziative di carità connesse con il ministero del Papa. Un tale impegno, così fortemente alimentato dalla fede cristiana, mette ben in luce il fine primario del vostro Sodalizio. La circostanza odierna, con la relazione del Presidente, rivela con quanta generosità voi avete operato per ampliare il quadro delle attività caritative e moltiplicare le premure con nuove iniziative. Voi confermate così quella sensibilità che i miei Predecessori hanno costantemente elogiato, e che anch'io vivamente apprezzo.


3. Il vostro gesto si inserisce nel contesto delle necessità, alle quali oggi la carità cristiana deve far fronte. Voi le conoscete bene, perché avete seguito le iniziative umanitarie promosse dai Pontefici per la città di Roma nei periodi della guerra e del dopo-guerra, e poi non vi saranno sfuggite tutte le opere di assistenza che essi, a livello sempre più ampio, hanno profuso a favore dei bisognosi. La carità è una virtù destinata ad allargare senza sosta i propri orizzonti, e chi la pratica sa che essa non ha limiti; non disarma neppure quando la marea delle necessità supera le sue forze. Oggi pare proprio questo l'impegno che si presenta alla carità per le situazioni che stiamo vivendo. Sono proprio le odierne svolte sociali, che presentano a noi nuove sfide da affrontare. Bisogna fare di tutto perché i problemi e le urgenze, che giorno dopo giorno si affacciano nel quadro internazionale, trovino riscontro nella logica della fratellanza, del riconoscimento dei diritti altrui e del servizio disinteressato. La Chiesa non intende sottrarsi agli impegni di carità che Cristo stesso le ha chiesto di assumersi. Ella vuole imitare Cristo povero e misericordioso, far proprio il comando di amare i fratelli così come egli li ha amati, per promuovere iniziative appropriate a favore del "mondo della miseria", che interpella con accenti drammatici "il mondo dell'opulenza e del benessere" (cfr. CA 35).

4. Siamo al ternmine della Quaresima, stagione dell'anno liturgico in cui la Chiesa ci propone alla considerazione la necessità della riforma della vita e della solidarietà verso i fratelli meno fortunati. Chiediamo, con l'intera Comunità cristiana riunita per la preghiera quaresimale, che "la vittoria sul nostro egoismo ci renda disponibili alle necessità dei poveri, ad imitazione di Cristo" (Prefazio III di Quaresima).

Benedica il Signore le vostre iniziative ed il vostro lavoro. Da Lui anch'io imploro per tutti, per le vostre famiglie e per le persone care l'abbondanza del conforto e dei doni celesti.

Vi accompagni la Benedizione Apostolica.

Data: 1992-04-11 Data estesa: Sabato 11 Aprile 1992

Alle Suore Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel I Centenario della fondazione del vostro Istituto

Cari fratelli e sorelle,


1. Mi è molto gradito incontrarmi oggi con questo numeroso gruppo di Religiose Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento, accompagnate dalle loro alunne ed alunni, dagli ex-alunni e ex-alunne, dai genitori, dai professori ed amici dell'Istituto che hanno voluto far pellegrinaggio a Roma in occasione del Primo Centenario della Fondazione, per rinnovare la loro adesione al Successore di Pietro. Questa assemblea mi permette di unirmi a voi nel vostro ringraziamento al Signore per tutti i benefici ricevuti durante questi cento anni, L'evento che state celebrando, infatti, è occasione propizia per intonare, con Maria Immacolata, un "Magnificat" a Dio Onnipotente e nello stesso tempo per ricordare, con gioia e venerazione, la figura eccelsa della vostra fondatrice, Madre Carmen de Jesus Sallés y Barangueras. La sua docilità verso la grazia di Dio e la sua disponibilità verso la voce dello Spirito culminarono nella ricca realtà di questo istituto, con lo specifico carisma dell'educazione integrale dell'infanzia e della gioventù.

Allo stesso modo, dobbiamo ricordare le tante religiose Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento che, con grande fedeltà e dedizione esemplare, hanno saputo fare della loro vita una contemplazione nell'azione, a imitazione della Purissima. A nome della Chiesa e di tutti coloro che beneficiano del vostro compito apostolico dobbiamo esprimervi viva gratitudine e apprezzamento.


2. Nello stesso tempo il Centenario ci invita a prendere coscienza della realtà del momento presente. Voi, religiose di oggi, insieme agli integranti delle diverse comunità educative (professori, genitori, alunne ed alunni, ex-alunni ed ex-alunne), siete le depositarie del carisma della fondazione. Vi esorto, dunque, a continuare il vostro lavoro pedagogico, missionario, catechistico e sociale facendo in modo che gli ideali dei Centri siano ispirati alle esigenze del Vangelo ed alla fedeltà al Magistero della Chiesa.

Le religiose devono trovare ogni giorno nell'amore verso il Signore, attraverso i consigli evangelici, la fonte inesauribile della loro azione apostolica. Come diceva Madre Carmen: "fai quello che fai e fallo bene per Dio"; non perdete, dunque, la coscienza che qualsiasi compito realizziate, è annuncio della Buona Novella. La vostra fedeltà di ogni giorno è chiamata profetica per le persone con cui lavorate e cammino dissodato per la speranza nel futuro.

Voglio anche incoraggiare voi, genitori, affinché, facendo di ogni focolare una casa di Maria, siate i primi ed i principali educatori dei vostri figli nella fede, non compiendo solo il dovere di trasmette loro la vita, ma di avvicinarli a Dio. Allo stesso tempo, la mia gratitudine e quella della Chiesa è rivolta ai professori e collaboratori dei Centri; con le parole del Concilio vi ricordo che è "davvero importante la vocazione di quanti... si assumono il compito di educare nelle scuole. Una tale vocazione esige speciali doti di mente e di cuore, una preparazione molto accurata, una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento" (GE 5).


3. Desidero rivolgermi anche ai membri del movimento Domus Mariae, che è nato come frutto del mio primo viaggio pastorale in Spagna, e a tutti gli ex-alunni ed ex-alunne affinché siate agenti attivi della nuova evangelizzazione nel vostro proprio ambito sociale e professionale.

Con particolare affetto, infine, desidero rivolgermi ai giovani ed alle giovani qui presenti. Voi siete la speranza della Chiesa, rappresentate il futuro.

Questa mattina voglio reiterare la mia fiducia in voi ed il mio invito ad essere veri apostoli tra i vostri compagni. Ma anche, di non chiudervi alla voce dello Spirito se vi chiama alla vita religiosa o al sacerdozio.

Con questi auguri, e invocando la costante protezione di Nostra Madre, l'Immacolata Concezione, su ognuno di voi qui presenti, su tutte le religiose dell'Istituto, alunne, alunni, professori e membri del movimento secolare concezionista, vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1992-04-11 Data estesa: Sabato 11 Aprile 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Udienza alle partecipanti alla IX Assemblea Generale dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali