GPII 1992 Insegnamenti - Visita "ad limina" dei Vescovi della Conferenza Episcopale del Burkina-Faso e del Niger - Città del Vaticano (Roma)

Visita "ad limina" dei Vescovi della Conferenza Episcopale del Burkina-Faso e del Niger - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Insegnate il coraggio di lottare contro corrente per essere limpidi ed autentici testimoni del Cristo

Caro Signor Cardinale, Cari Confratelli nell'Episcopato,


1. Più di due anni fa, ho avuto la gioia di riunirmi con voi nel Burkina-Faso, tra la vostra gente, di cui ho apprezzato per la seconda volta la calorosa ospitalità, secondo la nobile tradizione del vostro paese.

Oggi, ho il piacere di accogliervi a Roma, in occasione della vostra visita "ad Limina". Ringrazio vivamente Mons. Jean-Marie Untaani Compaoré, Vescovo di Fada N'Gourma e Presidente della Conferenza dei Vescovi del Burkina-Faso e del Niger, per le cortesi parole che mi ha rivolto a vostro nome.

Come periodicamente fanno i Vescovi di tutto il mondo, anche voi siete venuti a parlare del progresso del Vangelo con il Successore di Pietro e con i suoi collaboratori nei diversi dicasteri della Curia romana. Nel fare questo, manifestate l'unione delle Chiese locali con la Chiesa di Roma ed esprimete in maniera tangibile i legami che ci uniscono nella grande famiglia dei battezzati.

Al tempo stesso, offrite al Papa testimonianza della devozione dei fedeli del vostro paese: sono ad essa tanto più sensibile, in quanto conservo ben vivi nella memoria del mio cuore i momenti culminanti che abbiamo vissuto insieme, nel 1990, a Ouagadougou e a Bobo-Dioulasso.

Il vostro pellegrinaggio alla tomba dei santi Apostoli ravvivi ancor più la vostra fede e il vostro amore per Cristo! E' con profondo affetto che desidero confermarvi in questa fede e nella vostra missione di Pastori del Popolo di Dio nel Burkina-Faso e nel Niger, per la nostra comune missione dell'evangelizzazione del mondo.


2. In occasione del 65 anniversario dell'evangelizzazione del paese, nel 1975, la pastorale d'insieme ha conosciuto un nuovo impulso: voi avete cercato di promuovere comunità cristiane nelle quali il laicato formato potesse assumere le sue responsabilità materiali, spirituali ed apostoliche in collaborazione con i Pastori. Due anni più tardi, nell'aprile del 1977, questi orientamenti sono stati oggetto di un documento fondamentale dal titolo "Options fondamentales pour un nouveau départ" (Opzioni fondamentali per una nuova partenza). Era stato assunto l'impegno di costruire una "Chiesa-famiglia di Dio": una Chiesa in cui tutti ed ognuno potessero diventare sempre più solidali, responsabili ed uniti, per il proprio futuro. Per vari aspetti, l'edificazione della Chiesa-famiglia tende a donare alla Chiesa del Burkina-Faso il suo volto locale.

Avete quindi incoraggiato l'organizzazione di comunità fraterne in cui si viva lo spirito della famiglia; e i vostri sforzi in questo settore hanno già portato frutto: saluto l'insieme di fedeli laici che, da voi, assumono generosamente il loro ruolo nella missione dell'evangelizzazione, nelle parrocchie o nelle piccole comunità, o anche nella catechesi, nei movimenti, nei gruppi di preghiera, nei diversi servizi ecclesiali, come sono citati nell'enciclica Redemptoris missio (cfr. RMi 74). Auspico che, con il vostro aiuto, questi cristiani impegnati perseverino nella loro formazione alla luce della Parola di Dio e grazie ad una frequentazione sempre più fruttuosa dei sacramenti. I catechisti, in particolare, sono "evangelizzatori insostituibili, che rappresentano la forza basilare delle comunità cristiane" (CTR 73), ed è importante assicurare ad essi "una più accurata preparazione dottrinale e pedagogica, il costante rinnovamento spirituale e apostolico" ().

Resta da continuare la considerevole opera che consiste nel risvegliare sempre più nel cuore dei battezzati la loro vocazione ad essere "il sale della terra", a far si che l'influenza dei cristiani del Burkina-Faso e del Niger nelle cose temporali, seguendo lo spirito del Vangelo, sia ancor più reale. Il dovere dei laici è stato e rimane quello di permeare ancor più vigorosamente dello Spirito di Cristo i diversi settori della vita in società: di qui il bisogno per essi, come sottolineava Mons. Compaoré, di avere una conoscenza sufficiente della dottrina sociale della Chiesa. La vostra lettera pastorale del 18 giugno 1991 ricordava, giustamente, che non vi dev'essere presso i cristiani "divorzio tra la fede che proclamano e i loro comportamenti quotidiani. Non si può creare una contrapposizione artificiale tra le attività professionali, politiche o sociali e la vita di fede" (Servire l'uomo e la società, n. 33). Infine, la ricerca della formazione integrale di tutti i fedeli, che è dappertutto una priorità pastorale, è la migliore difesa contro le sollecitazioni delle sette o le tentazioni di un ritorno a vecchie forme africane di vita religiosa.


3. Per assicurare questa importante opera di formazione del laicato, avete bisogno di sacerdoti qualificati in numero sufficiente. E avete bisogno di quadri per preparare adeguatamente questi sacerdoti ai loro compiti, come sottolinea la recente Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis di cui conviene meditare, tra l'altro, quanto si dichiara riguardo ai protagonisti della formazione sacerdotale (cfr. PDV 65-69).

So che i vostri immediati collaboratori nel sacerdozio sono generosamente dediti alla missione della Chiesa e compiono un considerevole lavoro. Possano aderire sempre più alla persona di Cristo che li aiuterà a superare le sollecitazioni di ogni genere che vengono sia dalle loro famiglie, sia da un ambiente moralmente scosso! Possano essi avere il coraggio di lottare contro corrente per rimanere testimoni autentici e limpidi di Cristo, del suo messaggio di salvezza e di santità! La vostra direttiva "Sacerdoti di Cristo - Pastori e Servitori nella Chiesa-Famiglia" offre loro eccellenti orientamenti perché rimangano sacerdoti come vuole la Chiesa, illuminata da una tradizione secolare, ed anche quali il mondo africano di oggi abbisogna.


4. Nel loro ministero, i sacerdoti sono sostenuti ed appoggiati dai religiosi e dalle religiose, attivi o contemplativi, che costituiscono una grande forza nella vostra "Chiesa-Famiglia" e che i Vescovi sono chiamati a promuovere. Essendo la vita religiosa innanzitutto una scuola di santità, le persone consacrate sono in grado di essere per i membri della Chiesa-famiglia veri e propri maestri spirituali. Intimamente legate alla missione di Cristo, esse cercano di vivere sul suo esempio. Totalmente prese dall'amore del Padre, desiderano essere completamente dedite, nello Spirito, all'opera di salvezza del Figlio.

Auspico che, sotto la vostra responsabilità, religiosi e religiose autoctoni sviluppino il loro contributo specifico all'edificazione del Corpo di Cristo, in armoniosa collaborazione con quanti, uomini e donne, venuti da fuori, testimoniano la comunione con la Chiesa universale mediante la loro presenza attiva sempre molto apprezzata.


5. Sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, laici impegnati ed anche i giovani sono consapevoli che dopo aver già ricevuto la Lieta Novella dai missionari stranieri, devono, essi gli evangelizzati di ieri, diventare a loro volta, evangelizzatori per i loro fratelli e sorelle, al'interno e all'esterno del proprio paese. So che le vostre comunità hanno il senso missionario e le incoraggio a svilupparlo. Come dichiarava uno di voi, nel vostro popolo si dona non perché si sia ricchi, ma per amore e per desiderio di amare il prossimo. E' in questo spirito che la Chiesa nel Burkina-Faso aiuta la Chiesa in Niger. Mi congratulo per questo mutuo soccorso fraterno e possiate continuare a condividere i doni di Dio perché si edifichi il Corpo di Cristo!


6. Nel corso della mia visita pastorale nel vostro paese, rivolgendomi ai fedeli riuniti a Bobo-Dioulasso, facevo notare che l'edificazione del Corpo di Cristo passa attraverso la forza di vita che anima le famiglie cristiane. Gli sposi, con la loro alleanza monogama irreversibile, offrono un'immagine dell'amore che viene da Dio. A loro volta, fanno nascere la vita; aprono le vie alla speranza per i figli che crescono nella gioia di essere amati. Rendono la propria unione un segno visibile della felicità di essere cristiani ed è mediante la famiglia che l'evangelizzazione progredisce.

Che la famiglia continui ad essere quindi oggetto della vostra azione pastorale! Tutto quello che voi seminate nella terra profonda delle realtà familiari porterà frutti di prosperità per la vostra patria e per la Chiesa.


7. La gioventù del Burkina-Faso e del Niger, capitale di speranza per la società civile e per la Chiesa, è numerosa e dinamica. Giovani di famiglie cristiane o giovani catecumeni in cammino verso la fede si riuniscono volentieri per attività religiose, per momenti di preghiera o per esperienze di quaresima: essi amano vivere la fratellanza. Possano essere i degni eredi delle ricchezze umane dei vostri popoli, nel lavoro, ad esempio, o nella volontà di vincere! Dinanzi al flagello della droga o nello sviluppo di una sessualità mal compresa, conviene mostrare loro come costruire la propria vita nel senso della verità, della libertà, della solidarietà e del servizio.


8. Nei vostri paesi, i cattolici vivono in mezzo ad una maggioranza di credenti di religioni tradizionali o dell'Islam. Con questi fratelli e sorelle che non condividono la stessa fede bisogna coltivare un'intesa sempre più costruttiva, per la gloria di Dio e per il bene comune. Cercate di proteggere e di promuovere insieme la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.

Infine, cosentitemi di incoraggiarvi a cercare al tempo stesso il dialogo e la proclamazione del Vangelo: Non si può porre il problema di scegliere il primo dovere ed ignorare l'altro. Noi dobbiamo sempre annunciare questo Dio fondamento della nostra fede, ragione della nostra speranza e fonte del nostro amore. Per cercare con sincerità e in uno spirito di apertura il dialogo inter-religioso, che fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa, ponete in opera l'insegnamento dell'Enciclica Redemptoris missio (RMi 55-57) e le direttive del documento "Dialogo e annuncio", pubblicato nel maggio del 1991 dal Pontificio Consiglio per il Dialogo inter-religioso e dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.


9. Appunto per rendere questo annuncio più adeguato ancora al vostro continente, si sta preparando l'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Africa. vi esorto a far si che questo avvenimento sia occasione per una grazia di rinnovamento. Con la riflessione e nella preghiera di tutti i loro membri, le vostre comunità sono chiamate ad approfondire il senso della "missione di evangelizzazione nella prospettiva dell'anno 2000". Cari Confratelli, nel corso del vostro pellegrinaggio alle tombe dei primi araldi del Vangelo, chiedete luce e forza per quanti, uomini e donne, desiderano seguirne l'esempio per far conoscere meglio ed amare il Signore Gesù in Africa.


10. Prima di concludere, vorrei presentare i miei più cordiali auguri al nostro caro Cardinale Paul Zoungrana, che celebrerà il cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale il 2 maggio prossimo e che voi festeggerete il 17 maggio. Rendo grazie a Dio per quanto gli è stato dato di compiere e, nella mia preghiera, unisco le intenzioni degli altri due sacerdoti del Burkina-Faso ordinati insieme a lui e che hanno già raggiunto la casa del Padre.

Vi affido, inoltre, la cura di di trasmettere i miei cordiali saluti e il mio incoraggiamento ai sacerdoti delle vostre rispettive diocesi, ai religiosi e alle religiose, agli insegnanti cattolici, ai responsabili dei movimenti, ai catechisti la cui collaborazione regolare è tanto preziosa per voi. Benedico, molto volentieri, i giovani che si formano alla vita sacerdotale e religiosa; benedico anche l'opera delle vocazioni nelle vostre diocesi del Niger e del Burkina-Faso.

Infine, vi chiedo di portare il saluto affettuoso del Papa a tutti i fedeli.

La prima tappa della mia visita pastorale nel Burkina-Faso, due anni fa, era stata consacrata a Nostra Signora di Yagma. Desidero concludere questo incontro invocandola di nuovo per voi stessi e per il popolo affidato alla vostra sollecitudine pastorale. Con voi, le chiedo di vegliare sulla Chiesa-famiglia del Burkina-Faso. Infine, con il titolo di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, patrona della cattedrale di Niamey, prego Maria per tutta la Chiesa nel Niger.

Di tutto cuore, imparto, a voi e ai vostri collaboratori e fedeli, la mia Benedizione apostolica.

Data: 1992-04-30 Data estesa: Giovedi 30 Aprile 1992

Alla cittadinanza sul piazzale antistante la Basilica - Aquileia

Titolo: La forza delle tradizioni cristiane dimostra che è possibile l'intesa fraterna tra i popoli

Signor Sindaco, Signor Ministro, Onorevole Presidente della Giunta Regionale, Cittadini di questa cara Terra!


1. "Pace a voi!" Con questo augurio del Cristo Risorto, rivolgo con gioia il mio primo, cordiale saluto a voi, qui presenti, e a tutti gli abitanti del Friuli-Venezia Giulia. Vi ringrazio sentitamente per la vostra accoglienza. In modo particolare esprimo viva gratitudine al Signor Sindaco e al Signor Ministro Carlo Bernini, Rappresentante del Governo Italiano, che si sono fatti interpreti attenti dei vostri comuni sentimenti. Saluto le Autorità Amministrative, Politiche e Militari, che hanno voluto essere presenti a questa cerimonia di benvenuto.

Dirigo, poi, il mio fraterno pensiero al Pastore di questa Arcidiocesi di Gorizia, il carissimo Mons. Antonio Bommarco, ai Presuli della Regione qui intervenuti insieme col Cardinale Marco Cè, Presidente della Conferenza Episcopale Triveneta, e all'intero Popolo di Dio della Chiesa friulana e giuliana, che vive e cresce nella fede, nella speranza e nella carità.


2. Sono lieto di iniziare questa mia Visita Pastorale proprio dalla storica ed illustre città di Aquileia, che conserva tuttora tracce significative dell'antica civiltà romana. Da questo piazzale, dinanzi alla celebre Basilica carica di memorie spirituali, come non ricordare che Aquileia fu principale centro della "decima regione italica" e che ebbe una singolare missione tanto per la diffusione del cristianesimo quanto per la difesa della tradizione autentica della fede? Aquileia, capitale della "Venetia et Histria", accolse nel primo e secondo secolo i primi cristiani. Da qui si diffuse l'annuncio evangelico in queste terre e la predicazione si estese poi su di un'area vastissima, comprendente l'entroterra veneto ed istriano, la Carinzia e l'antica Dalmazia, la Slovenia e l'Ungheria.

Aquileia divenne così un importante polo d'irradiazione missionaria, da cui Vescovi santi, esperti nella dottrina e nella carità, difesero strenuamente, mediante la predicazione, gli scritti, la convocazione di Sinodi, il patrimonio della verità rivelata. Le cronache ricordano come Ambrogio di Milano incoraggio e conforto i fratelli Vescovi, radunati nella vostra Città in Concilio. Consapevoli delle radici apostoliche della Chiesa aquileiense, i Vescovi della Regione Triveneta hanno voluto recentemente tenere qui un Sinodo pastorale, al quale hanno invitato anche i Pastori delle Chiese limitrofe. Richiamandosi alle antiche tradizioni cristiane, si sono preoccupati di tracciare le linee programmatiche della nuova evangelizzazione, guardando con attenzione alle numerose sfide del tempo presente.


3. Anch'io, conscio di quest'impegno arduo ed esigente, sono venuto, oggi, per confortare ed incoraggiare le vostre Comunità. Sono venuto come Vescovo di Roma e continuatore del ministero di Pietro, per confermare tutti voi nella comunione e nella fedeltà al Vangelo. Sono venuto per condividere con i Vescovi ed i Presbiteri l'ansia dell'annuncio missionario, che tutti ci deve coinvolgere in un serio ed articolato servizio alla causa del regno di Dio. Come in passato, quando la Chiesa aquileiense si distinse per il fervore apostolico e il dinamismo pastorale, così anche oggi occorre promuovere e difendere con coraggio la verità e l'unità della fede. E' necessario proclamare il primato di Dio e della giustizia su ogni altro umano interesse, pur legittimo e positivo. Ci è richiesto di rendere conto della speranza cristiana all'uomo moderno, sopraffatto non di rado - come ha anche ricordato poco fa il Signor Sindaco - da vaste ed inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire. Molti, oggi, ricercano con sincerità le ragioni della trascendenza, anelano a dare un senso più profondo alla loro esistenza, per non cadere in una prospettiva puramente terrestre e chiusa ai valori del soprannaturale. Occorre dar loro la possibilità di incontrare la risposta che vanno ansiosamente cercando.


4. Mi è nota la cura che, come Comunità ecclesiale, ponete nel comprendere le ragioni del cuore dell'uomo moderno e so bene che con grande apertura di spirito vi state impegnando nel servizio dei fratelli. Vi incoraggio in tale impresa che fa di voi, figli di questa antica ed illustre Chiesa, autentici apostoli della nuova evangelizzazione. Desidero con la mia presenza sostenere la vostra opera e quella delle Chiese della vostra Regione, infondere in tutti fiducia nell'intenso programma pastorale, generosamente aperto alla testimonianza della carità cristiana e sempre ispirato alla fraternità e all'unità degli uomini in Cristo.

Aquileia con la sua storia e la forza delle sue tradizioni cristiane attesta costantemente che è possibile l'intesa fraterna tra i popoli. Si tratta di un'intesa e di una collaborazione che gli eventi attuali fanno sentire ancor più necessaria, particolarmente in questa vostra Regione, posta come cerniera tra l'Est e l'Ovest della parte meridionale del Continente europeo. Aquileia fin dalla sua nascita fu punto d'incontro di popoli, crocevia di Nazioni che insieme seppero convivere e crescere in modo armonioso. C'è tanto bisogno, ai nostri giorni, di rinsaldare quest'antica unità spirituale! Occorre approfondire le ragioni e studiare i modi per incontrarsi e condividere i comuni ideali, per lavorare insieme e costruire un ordine umano e civile improntato al rispetto vero di ogni persona e alla autentica solidarietà. La fede cristiana può ben contribuire alla concretezza di un tale programma, che interessa l'armonioso ed integrale sviluppo dell'uomo e della società in cui egli vive. Questo è il mio auspicio, carissimi Amici, questa è la preghiera che rivolgo a Dio per tutti voi, abitanti della Regione Friuli-Venezia Giulia. Voglia il Signore accordare alle vostre città, paesi e contrade il dono dell'intesa fra popoli di origini e di lingue diverse, ma che insieme qui convivono da secoli. Queste popolazioni, anzi, dalla irradiazione missionaria della vostra Città ottennero il dono della fede e maturarono nella coscienza cristiana. La Chiesa di Aquileia, infatti, fondata sulla testimonianza dei martiri, malgrado le tremende distruzioni del quarto e quinto secolo per le invasioni barbariche, ha sempre avuto la forza di risorgere e di crescere. Cari Amici! Auspico che pari coraggio e costanza animino il vostro cammino e vi accompagnino nel costruire una società aperta agli immutabili valori del Vangelo.

Città di Aquileia, terra di martiri e di santi, patria di San Valeriano, San Cromazio e del Patriarca San Paolino, non dimenticare le tue illustri tradizioni spirituali; cammina nel solco della fedeltà a Cristo nostro Salvatore e guarda fiduciosa verso l'avvenire! Ti sostenga in questo tuo impegno Maria, "Mater Dei", a cui è dedicata la tua Basilica, prima chiesa intitolata alla "Madre di Dio".

Brilli ai tuoi occhi la verità di Cristo, figlio della Vergine Santa, propugnata e strenuamente difesa proprio qui ad Aquileia. Gesù, Redentore dell'uomo, ti aiuterà a riscoprire le radici evangeliche della tua esistenza.

Popolazione di Aquileia, e voi tutte, genti di questa amata terra del Friuli-Venezia Giulia, "aprite le porte a Cristo"! Il Papa vi custodisce nel cuore e con grande affetto vi benedice!

Data: 1992-04-30 Data estesa: Giovedi 30 Aprile 1992

L'omelia durante la concelebrazione della Messa nella Basilica - Aquileia

Titolo: La storia dell'uomo ancorata all'azione di Cristo consente all'Europa di riscoprire la sua identità




1. "Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene" (Rm 10,15 cfr. Is 52,7). L'Apostolo, con queste parole tratte dal libro del profeta Isaia, intende esprimere la particolare bellezza dell'evangelizzazione, del ministero della buona novella. Ecco, vengono "coloro che recano un lieto annunzio di bene" - e a quei tempi si viaggiava molto a piedi -, vengono ed annunziano. I loro piedi sono affaticati, coperti della polvere delle strade, la loro bocca è piena della verità divina, che è la buona novella per gli uomini e per i popoli.

Cristo, il primo messaggero del Vangelo, aveva inviato i suoi discepoli dicendo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). "Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio...".


2. Quest'annuncio riecheggia oggi tra noi, in questo luogo storico, che in passato è stato uno dei primi centri dell'evangelizzazione dell'Europa. L'antichissimo patriarcato di Aquileia, ha accolto i primi cristiani nel I e II secolo dopo Cristo e già nel trecento contava una comunità di credenti ben consolidata. La Chiesa aquileiese fondata sul sacrificio coraggioso dei martiri ha sempre avuto, nonostante le tremende distruzioni dei secoli successivi per le invasioni dei barbari, la forza di risorgere. Anzi, si è contraddistinta per le sue vaste aperture apostoliche e missionarie. Nel V secolo venne costituita la Provincia ecclesiastica d'Aquileia, che in seguito prenderà il nome di Patriarcato. Nel suo massimo splendore, il Patriarcato d'Aquileia sarà metropolia di ben 25 diocesi, quattordici nell'attuale Triveneto, quattro in Istria e sette Oltralpe, abbracciando i centri dell'entroterra alto-adriatico sino a tutta la Mitteleuropa infradanubiana, dalla Baviera alla Slovenia e all'Ungheria. Quale sorprendente testimonianza di dinamismo apostolico! Tra popoli disseminati in regioni così distanti tra loro, si rese visibile per la prima volta un' autentica cattolicità, un'effettiva comunione, cioè, fra gruppi etnici differenti, accomunati dall'unica fede.


3. Visitando la vostra diocesi, il Vescovo di Roma desidera prendere parte alla gioia di una Chiesa che, come il seme evangelico, qui attecchi tanti secoli fa ed è diventata albero ricco di fronde e di frutti. Sotto i rami di quest'albero rigoglioso hanno trovato la pace divina della fede moltitudini di vostri avi. Da qui sono partiti numerosi messaggeri della buona novella diretti verso le popolazioni dimoranti nelle regioni circostanti, portando ad esse l'irradiazione della parola evangelica. Cristo ha detto: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18). Ecco il divino potere della redenzione: il potere della pace e della risurrezione, il potere della Pentecoste - il regno di Dio. Dall'antico Patriarcato di Aquileia il divino potere della redenzione si è diffuso rapidamente e di ciò la Chiesa conserva ancor oggi grato e lieto ricordo.


4. Il ministero della buona novella è la testimonianza. Dopo la risurrezione prima di tornare al Padre, Cristo assicuro agli Apostoli: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8). così essi diventarono testimoni, testimoni oculari. I loro occhi avevano visto, le orecchie avevano udito, le mani toccato il divino mistero del Signore crocefisso e risorto.

Ma per la testimonianza non erano sufficienti gli occhi, le orecchie e le umane parole soltanto. Occorreva il battesimo. Battezzati nello Spirito Santo diventarono testimoni. Ed essi - coloro che avevano visto, come pure tanti altri dopo di loro che "pur non avendo visto avrebbero creduto" - diventarono testimoni di generazione in generazione.


5. Scrive l'Apostolo ai Romani: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rm 10,9). Nell'introduzione, e nel seguito della lettera di Paolo, risuona una medesima intensa invocazione per i confessori e gli apostoli della fede. "Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentire parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?" (Rm 10,14-15). Che grande grido per i confessori e i messaggeri della fede! Quanto è eloquente questo grido nell'antichissima Aquileia!


6. All'incessante invito del Signore a diffondere il suo messaggio salvifico ad ogni creatura, Aquileia ha risposto sin dall'inizio con disponibile apertura di cuore. I vostri antenati, carissimi fratelli e sorelle, hanno trasmesso la verità rivelata con la tenacia della loro fedeltà. Essi hanno unito all'annuncio di Gesù vero Dio e vero uomo, ancor prima del Concilio di Efeso, la proclamazione della divina maternità di Maria, quale argomento qualificante per difendere la divinità di Cristo contro l'eresia ariana. "Non si può parlare di Chiesa - osservava opportunamente il Beato Vescovo Cromazio sul finire del trecento - dove non c'è Maria Madre del Signore con i suoi fratelli. La Chiesa di Cristo, infatti, è dove viene predicata l'incarnazione di Cristo dalla Vergine" (Sermone, n.30). Ad Aquileia si è combattuta con fermezza l'eresia ariana, grazie soprattutto ai Vescovi S. Valeriano e al già citato Cromazio. Ad Aquileia, ancora, si sono formati Rufino e San Girolamo, che conservo poi sempre una grande nostalgia del presbiterio aquileiese da lui ritenuto "sicut domus beatorum". E poi, come non menzionare il forte sviluppo dello spirito missionario nell'ottavo e nono secolo, sulla scia dell'impulso dato dal Patriarca San Paolino, che invio i primi evangelizzatori tra i popoli slavi?


7. Carissimi fratelli e sorelle, la memoria di un passato così ricco di frutti apostolici stimola la vostra comunità ad un rinnovato, coraggioso slancio missionario. Come nel primo millennio le due realtà ecclesiali, quella occidentale e quella orientale, trovarono nella Chiesa di Aquileia una felice e costruttiva opportunità di incontro e di interazione, ed il mondo slavo e latino iniziarono a crescere insieme nel nome di Cristo, così ai nostri giorni è necessario che la vostra Comunità riscopra il suo storico ruolo di mediazione fra l'Oriente e l'Occidente europeo. Si tratta di promuovere un atteggiamento rispettoso e positivo verso le autonomie e le diverse etnie, con uno spirito universalistico ed aperto alla solidarietà. Il contributo dei credenti, radicati nella fede viva in Gesù Uomo-Dio, è indispensabile per permettere all'Europa di ritrovare la sua identità e la sua unità, e, oggi come ieri, è compito della Chiesa - compito della vostra Chiesa di Aquileia - ancorare con vigore la storia degli uomini all'azione di Cristo, Redentore dell'uomo.


8. Affido questa missione a ciascuno di voi, carissimi fratelli e sorelle, qui presenti. Vi saluto tutti con affetto. Saluto, in maniera particolare, il vostro Arcivescovo, il carissimo Mons. Antonio Vitale Bommarco, e con lui gli altri Presuli del Triveneto, e quelli provenienti dalla Slovenia e dall'Austria. Saluto i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose ed i fedeli laici generosamente impegnati nel servizio dell'apostolato. Rivolgo un deferente pensiero alle Autorità civili, amministrative e militari. Saluto, poi, gli ammalati, i sofferenti, gli anziani, i giovani, le famiglie. A ciascuno giunga il mio abbraccio cordiale da questa Basilica, simbolo dell'unità dei credenti e luogo dell'incontro privilegiato col Signore. Mentre rendiamo grazie a Dio, per quanto egli ha compiuto sino ad ora, guardiamo fiduciosi verso l'avvenire. Gesù illumina il cammino dei credenti. Il grande mosaico di Giona, che è possibile ammirare sul pavimento di questo storico tempio, costituisce un significativo incoraggiamento a non temere, ma a risorgere con Cristo per annunziare, come il profeta, la salvezza di Dio ad ogni persona.


9. In questo tempo pasquale, ci rechiamo con Cristo su un monte in Galilea: il monte dell'ascensione al Cielo - il monte dell'invio: "Mi è stato dato ogni potere... Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni... io sono con voi... fino alla fine del mondo" (Mt 28,18-20). Sono le ultime parole pronunciate sulla terra dal Redentore del mondo: esse rimangono per sempre nel cuore della Chiesa, suo mistico Corpo. "La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" (Rm 10,17). L'apostolo Paolo, citando il profeta Isaia, domanda: "Chi ha creduto alla nostra predicazione?" (Rm 10,16 Cfr. Is 53,1). E prosegue: "Non hanno forse udito? Tutt'altro: per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole" (Rm 10,18).

Fino ad Aquileia sono giunte quelle parole, e di qui esse si sono diffuse in tutto il vasto territorio circostante. Gloria a te, Re dei secoli! Amen.

Data: 1992-04-30 Data estesa: Giovedi 30 Aprile 1992

L'incontro con la cittadinanza in Piazza del Municipio - Pordenone

Titolo: Lo sviluppo e il progresso non mortifichino le più profonde esigenze umane delle persone

Signor Sindaco, Illustri Autorità presenti, Cari fratelli e sorelle!


1. Con gioia sono qui tra voi stasera per portarvi il mio saluto cordiale e beneaugurante. Saluto e ringrazio il Signor Sindaco per il nobile indirizzo, con cui s'è reso interprete dei comuni sentimenti ed ha esposto le preoccupazioni e le speranze dell'intera cittadinanza. Estendo il mio saluto alle Autorità convenute, in primo luogo ai Sindaci della Diocesi e ai Presidenti delle provincie di questo territorio tra Livenza e Tagliamento, che ben rappresentano la molteplicità e le caratteristiche di tante piccole città e paesi, posti tra i monti e il mare. Uno speciale pensiero rivolgo, infine, al caro Monsignor Sennen Corrà, Vescovo di questa Chiesa, sorta oltre sedici secoli orsono dalla prima comunità di credenti dell'antica città romana di Concordia.


2. Terra nobile e antica la vostra, carissimi fratelli e sorelle! Terra variegata per peculiarità geografiche, etniche e linguistiche, oltre che per caratteristiche sociali e per suddivisioni amministrative, che ne fanno un punto di congiunzione e di raccordo tra due regioni diverse. Ci incontriamo, stasera, in questa Città, che è diventata di fatto capoluogo della Diocesi, e da qualche anno ha l'onore di ospitare la Sede vescovile, situata per oltre mille anni dapprima in Concordia e poi nella vicina Portogruaro. Ci troviamo ora nell'antico centro storico della vostra Città, che raccoglie in breve spazio le testimonianze, venerande ed eleganti insieme, della Chiesa locale - con la svettante torre campanaria e il Duomo di san Marco - e dell'antica Comunità civile. San Marco evangelista è vostro patrono principale da epoche remote, prima ancora che Venezia estendesse sin qui il proprio dominio; per la "Lozza", o aula delle assemblee popolari o consiliari, il Pittore Varotari, detto il Padovanino, dipinse nella seconda metà del Cinquecento una mirabile raffigurazione del santo Evangelista e delle nozze mistiche di santa Caterina d'Alessandria. Il Vangelo era allora considerato fondamento anche del vivere civile. Lo ricordo volentieri per sottolineare che cordiali e stabili furono sempre, in Pordenone, i rapporti fra la Comunità religiosa e quella civile. In questa vostra terra hanno avuto i natali, oltre al grande artista Giovanni Antonio Pordenone, due Francescani, dei quali anche ben fuori di qui è noto da sempre e continua a risuonare il nome: il Beato Odorico, missionario ed esploratore intrepido, vissuto al tempo di Dante, fra il Due e il Trecento, e il Servo di Dio Padre Marco da Aviano, conosciuto anche nella mia Patria per il contributo spirituale offerto all'unità delle forze politiche e militari, dalle quali fu scongiurato, nel 1683, attorno a Vienna, il gravissimo pericolo che incombeva su tutto l'Occidente cristiano.


3. Mi pare legittimo, anzi doveroso, ricordare la funzione insostituibile svolta su questo territorio, fin dal secolo quarto della nostra èra, dalla Chiesa sotto la guida dei suoi Vescovi. Vitalmente uniti con la Santa Sede e con il Patriarca di Aquileia, i vostri Pastori si presero cura paterna ed assidua delle popolazioni che vivevano su un territorio sostanzialmente immutato nei secoli, definito com'è dal mare e dai monti, tra due fiumi che contribuiscono all'unitaria omogeneità degli abitanti. Pur nella varietà delle giurisdizioni civili e delle vicissitudini storiche e sociali, la Chiesa, responsabilmente guidata dai suoi Vescovi e da un Clero che ha sempre condiviso le condizioni di vita del popolo, ha costituito, e continua a costituire, un efficacissimo fattore di unione, anzi di comunione, sia fra le Comunità parrocchiali del piano e del monte, che fra le popolazioni viventi in contigue ed affini zone civili, solo di recente suddivise amministrativamente in Regioni.


4. Oggi, questo vostro territorio si distingue per la capacità lavorativa e l'inventiva imprenditoriale delle sue popolazioni, al punto da aver acquistato rilievo, per le sue industrie, anche in campo internazionale. La vostra terra si qualifica, inoltre, per la capacità di accoglienza, da decenni espressa nei confronti di una immigrazione prima di carattere nazionale e ora anche europeo ed extracomunitario. Pordenone è diventata così, in conseguenza di questi apporti molteplici ed eterogenei, una città sostanzialmente "nuova". E' anzi l'intera zona tra Livenza e Tagliamento, assieme al resto del Friuli Venezia Giulia e del Veneto Orientale, che è venuta assumendo, e ancor più col tempo assumerà, particolare importanza anche come "frontiera aperta", ponte di incontro tra le varie regioni di confine, in vista di quella nuova Europa, nella quale possano ritrovarsi uniti i Paesi che storicamente il cristianesimo ha caratterizzato nel loro sorgere, crescere, coagularsi. Naturalmente, può accadere che un territorio antico, così straordinariamente rinnovato e segnato dallo sviluppo sociale ed economico, corra il rischio di perdere la propria identità tradizionale e fatichi a ridefinirne una nuova. può accadere anche che in questo processo si indeboliscano o addirittura vengano meno valori di fede e di morale, essenziali per la consistenza umana e cristiana di una civiltà che voglia restare aperta al riconoscimento della grandezza della persona creata da Dio e redenta da Gesù Cristo. La Chiesa di Concordia-Pordenone deve adoperarsi perché lo sviluppo così eccezionale del territorio non mortifichi le esigenze più profondamente umane della persona; perché il progresso crescente non abbia a coincidere con quella affannosa corsa al denaro e al consumo, che finirebbe per attenuare e forse spegnere la diffusa attenzione ai valori dello spirito, che ha caratterizzato tanti secoli di tradizione umana e cristiana di queste popolazioni.


5. Ecco delineato per voi, carissimi fratelli e sorelle, il compito urgente di questi prossimi anni. Io confido che sui fattori di debilitazione della credenza religiosa e di degrado della pratica morale abbiano a prevalere, con la grazia del Signore, le convergenti volontà dei buoni, illuminate dai principi e dai convincimenti che derivano direttamente dalla fede. Sino ad oggi tali principi sono stati trasmessi in forza di una profonda e schietta tradizione cristiana, vitalmente custodita nella famiglia, nella parrocchia, nella Chiesa diocesana.

Vostro compito è, oggi, di rivitalizzarli. Vi esorto a ritornare alle sorgenti, per attingere alle acque limpide delle vostre tradizioni le energie necessarie per ridare vita e slancio alle vostre comunità. La mia visita vuole essere un sostegno alle iniziative ecclesiali di carattere culturale e sociale, ma vuole recare anche un caloroso incoraggiamento alla fatica delle autorità civili, la cui azione deve essere coraggiosamente volta all'identico obiettivo di costruzione della "città" per l'uomo in nome di quei valori che, per essere profondamente umani, non possono non essere nel contempo autenticamente cristiani. Sia per tutti voi punto di riferimento sicuro il messaggio che l'evangelista San Marco, patrono di questa Città di Pordenone, continua ad affidarvi.

Vi incoraggi la fede di santo Stefano, patrono della Diocesi di Concordia-Pordenone. Guidino i vostri passi sulle vie della nuova evangelizzazione il Beato Odorico e il venerabile Marco da Aviano.

E su voi tutti scenda, propiziatrice di celesti favori, di serena pace per i credenti, di buona volontà per le coscienze che cercano la verità, di salute per i malati, di consolazione per gli afflitti, la mia Benedizione.

Data: 1992-04-30 Data estesa: Giovedi 30 Aprile 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Visita "ad limina" dei Vescovi della Conferenza Episcopale del Burkina-Faso e del Niger - Città del Vaticano (Roma)