GPII 1992 Insegnamenti - Udienza ai Vescovi della regione Est della Francia

Udienza ai Vescovi della regione Est della Francia

Titolo: La libertà religiosa è anche libertà civile e sociale

Segni di speranza nonostante le difficoltà Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Porgo il benvenuto nella casa del Vescovo di Roma a voi che avete l'incarico pastorale delle diocesi dell'Est della Francia. Ringrazio Mons. Eugène Lecrosnier, vostro Presidente, per aver presentato la vostra regione e le vostre comuni preoccupazioni. Come avete detto voi stessi, la vostra visita ad Limina Apostolorum ha quale obiettivo principale quello di ravvivare, avvicinandovi alle tombe di Pietro e Paolo, la grazia del vostro ministero episcopale. Ed è una gioia per colui che ha ricevuto la missione di Pietro confermarvi nella vostra missione apostolica.

La vostra regione, posta nel cuore dell'Europa, dispone di un patrimonio cristiano prestigioso, dalle notevoli risorse umane, culturali e educative. Ho potuto rendermene conto durante la mia visita del 1988 di cui conservo un vivo e felice ricordo. Avete sottolineato che, in alcune delle vostre diocesi, la situazione si modifica sensibilmente sul piano economico e spesso si degrada, provocando in particolare una notevole disoccupazione; e la condizione sociale di una parte dei lavoratori e delle loro famiglie diviene precaria. Sappiate che, insieme a voi, anch'io presento queste preoccupazioni al Signore e incoraggio gli sforzi dei fedeli laici per affrontare con determinazione questi gravi e dolorosi problemi.

Nel campo pastorale, avete ricordato con franchezza l'insieme delle difficoltà legate a quello che in una parola chiamiamo secolarizzazione. Tuttavia, se alcuni sono tentati dallo scoraggiamento, la vitalità delle vostre comunità è reale, anche se esse non sono molto numerose. Vi sono segni di speranza. I vostri sforzi pastorali non sono vani. Perseverate in essi senza sosta insieme ai vostri collaboratori nel sacerdozio, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai laici responsabili e a tutti i fedeli. Esprimete loro la mia simpatia e la mia fiducia.

La pluralità non implica l'emarginazione ed il disprezzo


2. Come sapete, è mia intenzione affrontare diversi problemi con i gruppi di Vescovi della Francia che vengono in visita in gruppi successivi. Vorrei parlare oggi della presenza della Chiesa e la vita dei cattolici nella città. Dal punto di vista delle relazioni istituzionali con lo Stato, in seguito a circostanze storiche, due delle vostre diocesi sono in regime concordatario, le altre in quello della separazione. Nell'un caso e nell'altro, legislazione e giurisprudenza possono assicurare alla Chiesa condizioni che le consentono, nel complesso, di adempiere liberamente la sua missione specifica.

Nel quadro di uno Stato di diritto, in cui convivono diverse famiglie spirituali, qual è il significato della presenza dei membri della Chiesa? E' opportuno cancellare alcuni malintesi che compaiono a volte nelle opinioni, quando si sente parlare di rivendicazioni o persino di pressioni da parte della Chiesa.

Nella vostra società, infatti, una larga maggioranza afferma la sua appartenenza al cattolicesimo; anche se con gradi diversi di adesione e di pratica, questo è un fatto che corrisponde bene al retaggio di un popolo che ha ricevuto il battesimo quindici secoli fa e il cui spirito e cultura sono stati profondamente segnati dal messaggio evangelico. I fedeli laici rispondono alla loro vocazione quando prendono parte attiva ai compiti mai conclusi dell'umanizzazione della società, restando fedeli a quanto hanno di più prezioso: i valori spirituali e umani che non potrebbero dividere senza danno.

E' in questo senso che bisogna comprendere la libertà religiosa: non soltanto la libertà di un "giardino segreto", non soltanto la libertà di culto e quella di fornire un'educazione ispirata ai valori cristiani, ma anche la libertà civile e sociale che assicura alle istituzioni religiose i mezzi concreti per esercitare la loro missione. Vi è, certamente, distinzione tra i campi civile e religioso, ma non separazione: questo riguarda le stesse persone. Il rispetto che abbiamo per le altrui convinzioni presuppone che le nostre siano ugualmente rispettate. La pluralità delle concezioni della vita non può supporre l'emarginazione o il disprezzo per quelle di una gran parte dei cittadini della nazione.

A questo riguardo, apprezzo gli sforzi di analisi fatti dai Vescovi, spesso attraverso loro Commissioni specializzate, e i fedeli nei Movimenti cattolici o personalmente; questo vi consente, dinanzi ai problemi della società, di appellarvi alla coscienza dei vostri compatrioti. E, quando è possibile, simili prese di posizione potranno essere oggetto di una riflessione utile con credenti appartenenti a tradizioni diverse; questi fatti costituiscono d'altronde un elemento significativo del dialogo interreligioso.

Le esigenze morali non possono essere scartate a priori quando si tratta della dignità


3. In fondo, ciò che ispira il fedele della Chiesa nella sua partecipazione alla vita della città è la sua concezione dell'uomo, consapevole delle sue responsabilità nella comunità e solidale con l'intera famiglia umana. Il cristiano trova nella sua fede un'illuminazione sul senso della vita e punti di appoggio per la sua azione. La fede fonda la sua libertà rispetto ai diversi poteri che si esercitano, come il potere del denaro o l'attrazione dei piaceri e dei beni di consumo. Ispirato dalla legge evangelica che lo chiama all'amore di Dio e del prossimo, non deve distinguersi, ma non può dividere i diversi aspetti della sua esistenza. I doveri morali non possono essere scartati a priori quando si tratta della dignità della persona, di quella del lavoro e dei rapporti economici, dell'educazione, della salute, dell'aiuto ai più deboli. In nome di questi valori, esiste un diritto al discernimento, ovvero alla critica, in particolare dinanzi a tante conquiste della scienza e della tecnica.

E bisogna aggiungere che il discepolo di Cristo è ben consapevole che la sua concezione esigente dell'uomo deriva da una vocazione, che essa costituisce un'ideale verso il quale tutti devono tendere, con l'aiuto di Dio, proprio quando la debolezza e le manchevolezze di ognuno ostacolano questo cammino. Ma riconoscere con umiltà l'imperfezione non porta a rinunciare a cercare la perfezione. Riconoscere l'esistenza di tante trasgressioni morali non giustifica assolutamente l'amoralità. In altre parole, noi non vogliamo sottolineare una superiorità, desideriamo unirci con i nostri fratelli e sorelle di buona volontà per difendere la vera grandezza dell'uomo.

Lo straniero sradicato dalla sua terra deve trovare asilo ed essere ben accolto


4. Queste considerazioni spiegano la decisione dei fedeli di prendere parte attiva in tutto quanto compone ed esprime la cultura della società di cui fanno parte.

Pensiamo in particolare ai mezzi di comunicazione sociale la cui diffusione li pone in primo piano presso l'opinione pubblica, perché sono al tempo stesso il riflesso dell'ambiente e agenti di influenza. La loro credibilità e la loro azione sulle mentalità sono oggetto di costanti dibattiti, ed è salutare che sia così. Ci si attende evidentemente da essi che cerchino costantemente di essere veritieri, degni, umani. La loro deontologia, soprattutto per quelli che sono presenti in quasi tutte le famiglie, impone loro di rispettare tutte le convinzioni e di non ignorarne alcune tra esse. Siete stati portati a reagire, a giusto diritto, sia dinanzi al silenzio mantenuto talvolta su elementi significativi nella vita cristiana, sia dianzi alle deformazioni o alla derisione verso quanto sta più a cuore ai credenti. Alcuni dichiarano di non voler subire la pressione della Chiesa, ma, al tempo stesso, ne alterano il pensiero. In nome della semplice equità, si è in diritto di chiedere ai media di prendere in considerazione, con obiettività, quello in cui si crede. E voi dovete tanto più vegliare su questo, in quanto, più o meno direttamente, si tende a presentare comportamenti discutibili come ammessi o normali, in particolare presso i giovani ancora poco preparati a farsi un'opinione libera su questo genere di pressioni. Non dimentico naturalmente l'opera di qualità compiuta dai media cristiani, stampa scritta nazionale o regionale, radio diocesane o programmi audiovisivi; ma la loro esistenza non giustifica il fatto che, in una società pluralista, mezzi di comunicazione dal seguito generale ignorino essenziali convinzioni cristiane o manifestino addirittura ostilità nei loro confronti.

Tra le preoccupazioni che mi avete confidato a proposito della società, ne vorrei ricordare brevemente un'altra. Sembra divenire sempre più forte la tendenza a modificare i ritmi di vita sia per ragioni economiche, sia per rendere più facili i piaceri. In questo modo, la funzione tradizionale della domenica, giorno del Signore, tende a sfumare: banalizzare le attività professionali questo giorno, non porta forse ad ostacolare la vita delle famiglie in cui sempre più membri dovrebbero lavorare, ed anche a togliere a molte persone un tempo disponibile prezioso per la vita liturgica, per la ripresa spirituale, per incontri liberi e disinteressati o per la cultura personale? E, in un campo simile, la continuità dei giorni di studi per i fanciulli, sostenuta da tutti, rende molto facile, alle famiglie e alle comunità, il compito dell'educazione religiosa. La legge ha chiarito il diritto a godere di un tempo conveniente riservato alla formazione religiosa; i cambiamenti nell'impiego del tempo non devono fare di questo diritto un principio inapplicabile in concreto, riservando ad esso momenti lungo la settimana in cui i bambini non sono realmente disponibili ad un'attività pedagogica adeguata e seria. Approvo i vostri sforzi per conservare alle famiglie e alla Chiesa la possibilità effettiva di dare ai fanciulli una formazione cristiana ed anche per offrire ad essi una settimana scolastica più equilibrata.

Derisione e deformazione della verità non corrispondono alla deontologia nei media


5. Considerando l'impegno dei membri della Chiesa nella città in un modo più generale, vorrei sottolineare tutto quel che fate per sviluppare lo spirito di solidarietà e di servizio. Gli stessi precetti del Vangelo esortano a questo tutti i discepoli di Cristo. In pratica, ciò li prepara ad un sussulto di civismo, nel senso più nobile del termine. All'individualismo e al ripiego in sé, spesso denunciati, si oppone l'esigenza del bene comune; e questa nozione perderebbe ogni portata reale se non fosse un principio senza quotidiane applicazioni riflettute.

Le responsabilità pubbliche, elettive o amministrative, oltre alle responsabilità economiche, non hanno altra legittimità che questo bene di tutta la comunità.

Bisogna lavorare a questo con tutte le risorse dell'intelligenza e del cuore.

I cristiani, molto particolarmente, non possono rassegnarsi a vedere perpetuati o aggravati i mali di cui troppi fratelli soffrono. Incoraggiateli senza posa a impiegare tutti i loro talenti per vincere la passività dinanzi alla piaga della disoccupazione, per far lavorare il maggior numero di persone, che è quel che conta per la dignità della persona e della famiglia. C'è molto da fare; in un paese pur ricco se lo si paragona al resto del mondo, bisogna mobilitare le energie e creare le solidarietà che ridurranno la presa della povertà e l'estensione della precarietà. Non si possono lasciare giovani senza speranza, degli adulti senza protezione. Le persone handicappate, gli anziani, i malati hanno il diritto di essere protetti, curati e assicurati con condizioni di vita convenienti. Lo straniero dev'essere accolto e trovare asilo quando è sradicato.

Le preoccupazioni economiche non devono ostacolare la crescita delle famiglie e il loro desiderio di donare la vita, né privarle dei mezzi per educare i figli. Bisogna impegnare molta creatività perché migliori l'educazione dei giovani e sia ad essi assicurata un'adeguata formazione.

Enuncio soltanto alcuni dei doveri che s'impongono per costruire una società veramente umana. So che molti cristiani agiscono disinteressatamente in questi campi e che assumono utilmente delle responsabilità gratuite. Possano educare i loro compatrioti ad un'autentica condivisione! La dottrina sociale della Chiesa li esorta a servire i loro fratelli e sorelle per amore verso Cristo e l'uomo.

I Vescovi guidano la comunità dei credenti e vigilano sulla comunità degli uomini


6. Cari fratelli, ricordando questi aspetti della vostra presenza nella società del vostro paese, volevo innanzitutto incoraggiarvi nell'esercizio delle vostre responsabilità di guide della comunità dei credenti e di custodi nella comunità umana. Per essere degni della fede, che i discepoli di Cristo meditino, nella preghiera, la Parola ricevuta da Lui e che lascino che lo Spirito del Signore orienti verso la verità il loro pensiero, la loro azione e tutta la loro vita! Con voi, prego il Signore per le diocesi che vi sono affidate e chiedo l'intercessione dei santi della vostra terra. Di tutto cuore, imparto a voi e a coloro che formano le vostre comunità la mia Benedizione apostolica.

Data: 1992-01-25 Data estesa: Sabato 25 Gennaio 1992

Udienza ai cittadini di Pozzuoli ricevuti nell'Aula Paolo VI - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel ricordo dei bambini vittime del tragico rogo di Bacoli Giovanni Paolo II invita ad una concreta solidarietà

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Siete venuti da numerosi centri e contrade della vostra diocesi per prendere parte a quest'Udienza, che costituisce quasi un ideale prolungamento degli incontri avuti con voi in occasione del mio viaggio apostolico a Pozzuoli, nel Novembre del 1990. Siete oggi qui per ricambiare quella visita: vedo con piacere una folta e qualificata rappresentanza della vostra Comunità ecclesiale, qui convenuta per rinnovare, sulla tomba di Pietro, l'attestazione della propria fedeltà a Cristo, "centro del cosmo e della storia" (RH 1). Di tutto ciò vi ringrazio cordialmente. E' ancora vivo in me il ricordo del breve, ma intenso soggiorno puteolano. Mi tornano alla mente la storia gloriosa e i progetti di sviluppo della vostra Città; le preoccupazioni e le speranze che segnano attualmente il vostro cammino; la vivacità e la freschezza dei vostri sentimenti.

Non posso dimenticare la testimonianza della vostra fede e il calore con cui mi avete accolto fra di voi. Benvenuti, carissimi fratelli e Sorelle! Saluto con affetto e stima il vostro Pastore, il carissimo Mons. Salvatore Sorrentino, e gli esprimo sentita gratitudine per le parole con cui ha voluto aprire l'incontro.

Saluto i sacerdoti, i religiosi e le religiose, ed i laici impegnati attivamente nell'apostolato. Un particolare pensiero lo rivolgo a voi, giovani, ragazzi, ragazze e bambini, che siete la speranza ed il futuro della società e della Chiesa di Pozzuoli. Aggiungo un cordiale ricordo per voi, ufficiali ed allievi dell'Accademia Aeronautica e della Marina Militare Americana di stanza a Pozzuoli, accompagnati dai Cappellani e da una significativa delegazione della comunità americana. Indirizzo, inoltre, il mio ringraziamento a voi, Rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni dei Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto Flegreo, per essere intervenuti personalmente a questo familiare appuntamento.


2. Come dimenticare che il mio primo impatto con la vostra Terra è avvenuto proprio nel luogo dove, intorno all'anno 61 dell'era cristiana, approdo San Paolo? Navigando, infatti, da Malta verso Roma, egli - come ci riferisce il libro degli Atti degli Apostoli - fece sosta per una settimana a Pozzuoli invitato da "alcuni fratelli" (cfr. Ac 28,13-14), ed impresse in tal modo "il sigillo apostolico su questa vostra Chiesa puteolana" (Omelia a Pozzuoli, 12 Novembre 1990).

Dell'Apostolo delle genti commemoriamo proprio oggi, 25 Gennaio, la prodigiosa conversione ed il pensiero va naturalmente al vigore missionario che contraddistinse la sua attività apostolica. In lui Iddio agi con potenza; lo rese strumento docile della sua Grazia, trasformandolo e rinnovandolo in profondità.

"Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Ph 1,21) - poteva dire l'Apostolo delle Genti nel pieno della sua maturità spirituale. Il suo esempio rappresenta per l'intero popolo cristiano uno stimolo incessante a seguire Gesù, ad essere testimoni del Regno, ad offrire senza timore la vita per il Vangelo. Il credente è inviato ad evangelizzare, ma potrà onorare tale missione soprannaturale solo se crescerà nell'intima e costante comunione col mistero della morte e risurrezione del Redentore.


3. Aderire a Cristo comporta ovviamente un nuovo modo di vivere, improntato ai valori evangelici. Significa non dimenticare mai le proprie radici cristiane. Per la vostra Comunità vuol dire conservare impressa nella memoria storica la testimonianza dei vostri antenati nella fede, direttamente legati alla predicazione degli Apostoli.

Carissimi fratelli e sorelle! Seguite le orme di Paolo, dei martiri dei primi secoli, come il vescovo di Benevento San Gennaro, i diaconi Sosio, Festo e Procolo, il lettore Desiderio, i laici cristiani Eutichete e Acuzio. Grazie al loro coraggio, suggellato dal martirio, sono nate le Chiese della Campania ed il Vangelo si è diffuso in tutta la Regione. Anche oggi, è solo mediante una coerente docilità allo Spirito Santo che voi potrete continuare ad offrire agli uomini, con vigore rinnovato, l'unica salvezza, facendo risuonare il nome di Cristo. Sappiamo, infatti, che "non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12). E', pertanto, necessario che quest'annuncio diventi vita e sia proclamato con vigore e coerenza da coloro che il Signore ha reso suoi discepoli. La conversione all'unico Vangelo porta con sé l'intima esigenza di una incessante riconciliazione fraterna. Questi giorni di speciale preghiera per l'Unità dei Cristiani sottolineano eloquentemente quanto ciò sia vero ed importante per l'opera della nuova evangelizzazione. Non domanda essa, forse, innanzitutto ai credenti di convertirsi all'unità e alla santità?


4. Fratelli e sorelle carissimi! Siate apostoli di unità e di riconciliazione.

Siate costruttori di pace e di autentica solidarietà nelle famiglie, nella scuola, nei luoghi di lavoro e di impegno professionale, valorizzando ogni positivo apporto per la realizzazione d'una società aperta e fraterna. A questo proposito, non posso non menzionare la precaria situazione sociale in cui vivono tanti nostri fratelli, alcuni dei quali recentemente sono stati vittime di una tragica vicenda, tanto più dolorosa in quanto vi hanno perduto la vita bambini innocenti. Siate solidali nello sforzo per una migliore qualità della vita che faccia risplendere sul volto di ogni uomo la dignità di figlio di Dio. Non vi scoraggino le difficoltà. Conservate vivi tra di voi la comunione ecclesiale e l'anelito missionario. Le parrocchie, le Associazioni ed i Movimenti a cui appartenete, come pure le molteplici espressioni della vostra comunità diocesana si dischiuderanno ad orizzonti apostolici sempre più ampi, col conforto di copiosi frutti spirituali. La vostra presenza quest'oggi vuol testimoniare la sincera comunione che lega la Chiesa puteolana alla Sede di Pietro.

Vi ringrazio per tale professione di amore e di fedeltà. Il Signore vi guidi sempre sul cammino della santità e faccia di tutti voi un popolo di servitori della verità e della carità in stretta comunione col vostro Vescovo e, mediante lui, col Successore di Pietro. A Maria, Madre della speranza, affido con fiducia ogni vostro proposito e progetto apostolico.

Di cuore tutti vi benedico.

Data: 1992-01-25 Data estesa: Sabato 25 Gennaio 1992

Celebrazione eucaristica nella chiesa di San Paolo - Roma

Titolo: Solo grazie ad un'autentica conversione nei reciproci atteggiamenti i cristiani potranno rimuovere gli ostacoli alla loro piena comunione




1. "Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi" (Cant. resp.).

Le parole del Salmo esprimono bene il senso di ammirazione che il "prodigio" della conversione dell'apostolo Paolo suscita in noi. E' un senso di ammirazione che percorre tutta la storia della Chiesa. Già il Libro degli Atti, quasi a sottolineare l'eco che l'evento aveva suscitato nella Comunità primitiva, ne registra due volte la cronaca (22,3-21 e 26,2-23): Saulo, il persecutore dei cristiani, era diventato Paolo, l'annunciatore di Cristo. Colui che odiava Gesù di Nazareth, aveva cominciato a diffonderne il nome attraverso il mondo, avendo raccolto l'appello del Signore, risonato poco fa anche nella nostra assemblea: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).

Carissimi fratelli e sorelle, mediante la vicenda di Paolo la Sacra Scrittura ci fa comprendere che una conversione vera nasce, innanzitutto, dalla sovrana iniziativa di Dio. Essa ci rammenta, inoltre, che vera conversione non si ha senza un profondo mutamento della mente e del cuore.


2. La conversione di Paolo assume così valore esemplare per la Chiesa e per ogni credente: la radicalità del suo amore per Cristo, e la sua dedizione al Vangelo si pongono come punto di riferimento per quanti intendono seguire fino in fondo le orme del Redentore. E la sequela del Signore presenta irrinunciabili esigenze, fra le quali una di primaria importanza. L'ha espressa Gesù stesso nell'Ultima Cena: Ut omnes unum sint (Jn 17,21). Molto opportunamente, pertanto, s'è fatta coincidere la conclusione della "Settimana di preghiere per l'unità dei cristiani" con l'odierna celebrazione liturgica. La conversione di Paolo ci ricorda che la metanoia, il sincero mutamento del cuore, è essenziale non soltanto per il progresso spirituale dei singoli cristiani, ma anche per il ristabilimento della piena unità fra di loro. E' solo grazie ad una autentica conversione nei reciproci atteggiamenti che i discepoli di Cristo, ora divisi, potranno rimuovere gli ostacoli alla loro piena comunione. Si tratta, tuttavia, di un mutamento, che è innanzitutto frutto dell'iniziativa divina, e va quindi impetrato con l'incessante ricorso alla preghiera. Significativamente, la pagina degli Atti poc'anzi ascoltata sottolinea come Anania trovi Paolo, ancora brancolante nel buio, immerso nella preghiera: "Su, va sulla strada chiamata Diritta, (...) e cerca un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando" (9,11). Il Concilio Vaticano II ha mostrato di aver compreso tale fondamentale lezione, quando ha fissato in un testo ben noto le linee portanti dell'ecumenismo autentico: "Conversione del cuore e santità di vita, insieme alle preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, si devono ritenere come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale" (UR 8).


3. Pervenire alla piena comunione e all'unità: ecco un'esigenza inderogabile per coloro che il divino Maestro ha inviato ad evangelizzare. Il recente Sinodo dei Vescovi per l'Europa lo ha ancora una volta autorevolmente ricordato, mettendo in luce la straordinaria opportunità offerta ai credenti in questo momento storico, carico di sfide e di attese. La nostra è un'epoca di rapidi, profondi mutamenti sociali e culturali. In molti luoghi l'uomo ha infranto le catene delle false ideologie che lo imprigionavano. Dagli eventi del 1989 in poi, una nuova stagione di fervide speranze percorre il continente europeo dagli Urali all'Atlantico, alimentando nei popoli il desiderio di un futuro migliore. Quanto è importante che in questa fase di transizione i valori cristiani, seminati molti secoli fa in Europa e divenuti nutrimento essenziale della sua cultura, non siano rinnegati, ma continuino ad orientare il cammino delle nazioni verso inediti traguardi di civiltà. La conversione di Paolo da persecutore ad apostolo non ci fa forse comprendere che la costruzione di un mondo più solidale è possibile solo grazie al sincero cambiamento interiore, allo sradicamento dell'egoismo dal cuore per sostituirvi l'amore? Solo la grazia di Cristo può operare un simile cambiamento.

Nel mondo ancora diviso e dilaniato da tante tensioni i cristiani sono chiamati a testimoniare la novità dell'amore; sono inviati ad abbattere i muri dei pregiudizi e delle incomprensioni; sono mandati a proclamare il Vangelo della speranza in ogni angolo della terra. Come Paolo essi debbono rinfrancarsi sempre e contrastare ogni forza disgregatrice "dimostrando che Gesù è il Cristo" (Ac 9,22). Proprio per questo, l'impegno ecumenico costituisce oggi una priorità pastorale per la Chiesa.

Se saranno uniti, i cristiani potranno efficacemente adempiere questa loro missione e il messaggio salvifico raggiungerà anche i più lontani. Cristo sarà annunciato e, credendo nel suo nome, il mondo avrà la vita (cfr. Jn 20,31).


4. Carissimi fratelli e sorelle! Riuniti questa sera intorno all'altare invochiamo dal Signore Risorto il dono della santità e dell'unità per tutta la Chiesa.

Abbiamo bisogno della luce dello Spirito Santo per riconoscere ed accogliere la Verità che ci rende liberi; abbiamo bisogno del fuoco del suo amore per bruciare l'egoismo, la diffidenza ed ogni causa di lacerazione nel Corpo mistico di Cristo.

Sul cammino che è dinanzi a noi ci sono ancora molti ostacoli: per questo la nostra preghiera deve farsi più assidua, più convinta, più fervida. Mai dobbiamo cedere allo scoraggiamento, né tener conto degli umani insuccessi. Anche qui ci viene in aiuto l'insegnamento di San Paolo, al quale gli ostacoli e le difficoltà non hanno impedito di andare avanti nell'opera missionaria. Pur afflitto da ogni genere di pericoli, di prove e di sofferenze, egli non si perde d'animo, anzi si compiace "delle sue infermità, degli oltraggi, delle necessità, delle persecuzioni, delle angosce sofferte per Cristo" poiché, egli dice, "quando sono debole, è allora che sono forte" (2Co 12,10). Ci insegni l'Apostolo ad avere una fede indomita, si da essere intrepidi messaggeri di speranza e testimoni coerenti della verità e della carità. Ci aiuti San Paolo a vivere immersi costantemente nella luce del mistero e della potenza di Cristo, convinti sempre che Dio può trasformare gli ostacoli in grazia e le difficoltà in strumenti per il suo disegno di misericordia e di salvezza.


5. Con questi sentimenti rivolgo un affettuoso saluto a tutti i presenti: ai Membri della Curia Romana e del Vicariato, ai Monaci dell'Abbazia annessa a questa Basilica, ai Religiosi ed alle Religiose delle Comunità dell'Urbe, ai Sacerdoti ed ai fedeli delle parrocchie romane, qui convenuti per questa celebrazione. Con affetto speciale saluto i rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali non cattoliche, che vivono nella Diocesi di Roma e che hanno voluto unirsi a noi stasera per implorare da Dio l'avvento di quella piena unità per la quale Cristo ha pregato. L'incontro di preghiera di stasera può essere guardato come emblematico: esso indica la strada su cui l'impegno ecumenico si deve muovere negli anni che ci avvicinano alla soglia del prossimo Millennio. Certamente, il dialogo è necessario e, sotto certi aspetti, ha un'importanza primaria. Ma la preghiera sta al di sopra di tutto. Una preghiera anche più intensa di quella finora elevata a Dio; una preghiera comune, che ci ponga insieme di fronte a Cristo. Se fra noi siamo divisi, il Cristo in cui crediamo, il Cristo che insieme preghiamo, è unico e indiviso. Quando preghiamo riuniti nel suo nome, Egli è in mezzo a noi (cfr. Mt 18,20), per ripetere al Padre: "Ut omnes unum sint" (Jn 17,21). La preghiera di Cristo è superiore a tutto quello che possiamo portare noi, a tutto quello che noi possiamo testimoniare. Con la forza che da Lui ci viene potremo tentare l'impresa impossibile - "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio!" (Mc 10,27) - di ripristinare tra noi cristiani quell'unità che per secoli è stata il retaggio dei credenti in Cristo.


6. "Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato... rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza" (Is 25,9). Queste parole, tratte dal Libro di Isaia, le abbiamo riascoltate poco fa. Ci invitano a confidare "nel Signore in cui abbiamo sperato".

Sul monte della vittoria egli prepara un banchetto festoso per tutti i popoli.

Saranno asciugate le lacrime su ogni volto e sarà eliminata la morte per sempre (cfr. Is 25,8). Regnerà la pace: Cristo, Figlio della Vergine Maria, sarà il cuore del mondo. Preghiamo perché si compia il disegno del Padre di fare degli uomini altrettanti figli nel Figlio mediante l'azione unificante dello Spirito.

Preghiamo perché, ristabilita la piena comunione, i cristiani possano proclamare insieme: "Ecco il nostro Dio. Rallegriamoci per la sua salvezza".

Amen!

Data: 1992-01-25 Data estesa: Sabato 25 Gennaio 1992

Visita pastorale alla parrocchia di Santa Maria delle fornaci - Roma (Roma)

Titolo: La parola di Dio proclamata e diffusa nei cuori aiuta a sostenere la lotta quotidiana contro le difficoltà

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci!


1. Sono lieto di compiere oggi la visita pastorale a questa vostra Comunità cristiana, che si trova nelle adiacenze della Città del Vaticano, E' noto a tutti come la sua storia sia legata da oltre tre secoli alla venerata immagine di Maria Ss.ma "interceditrice di grazie", voluta dal pio sacerdote Giuseppe Faraldi. In questo antico Borgo o Valle dei Fornaciari sorse, verso la fine del seicento, dapprima un'edicola, poi, per l'afflusso dei devoti, un piccolo tempio di legno e, infine, l'attuale chiesa di pietra, affidata fin dalle orgini, dal mio venerato Predecessore, Clemente decimo primo, ai Religiosi dell'Ordine della Santissima Trinità, che vi costruirono accanto un centro per la preparazione dei loro missionari. In seguito, col formarsi della Comunità parrocchiale, i Padri Trinitari furono incaricati della cura delle anime, che da allora esercitarono con ammirabile zelo. E' superfluo dire quale importante punto di riferimento sia stato attraverso i secoli Santa Maria delle Grazie e quanta pietà abbia suscitato nel cuore dei fedeli. E' noto pure come i Sommi Pontefici abbiano amato questa Chiesa e come papa Benedetto decimo terzo vi abbia compiuto una visita nel 1725.

L'affezione nasce senza dubbio dal richiamo di Colei che, piena di grazia, ha portato nel mondo la grazia personificata, Gesù Cristo.


2. Il pensiero di Maria Santissima ci riporta a Nazareth, a quella suggestiva cittadina della Palestina, dove Ella visse, dove il Verbo si fece carne, dove Gesù fu conosciuto con l'appellativo di Nazareno, nome che poi sarebbe stato portato fin sulla croce, nella scritta dettata da Pilato. Il Vangelo di Luca, che quest'anno ci accompagna nel ciclo liturgico del tempo ordinario, presenta ai nostri occhi la scena del giovane Maestro, che torna appunto a Nazareth dal Giordano e nella Sinagoga presenta la sua missione, già predetta dal profeta Isaia: "Lo Spirito del Signore... mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi" (cfr. Is 61,1 Lc 4,18). Sulla bocca di Isaia, che rivolse queste parole ai suoi connazionali deportati in Babilonia, il lieto messaggio era l'assicurazione che il Signore Iddio stava per riprendere le sorti del suo popolo, per riscattarlo di nuovo dalla schiavitù; era la promessa che la Città Santa sarebbe stata ricostruita ed essi vi sarebbero tornati sotto il segno della gioia e della consolazione. Con la venuta di Gesù quella promessa, che in parte si era realizzata all'epoca del ritorno dalla cattività babilonese, si dilata a un orizzonte e a una realtà più grande e misteriosa, Quando il Signore a Nazareth dice: "Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi" (Lc 4,21), vuol significare che in Lui è giunta a piena maturazione la promessa antica di Dio. E' Lui, infatti, il preannunciato, il consacrato con l'unzione, il mandato a proclamare ai poveri un messaggio lieto, a proclamare la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, il conforto agli oppressi. Anche noi, adesso, chiudendo il libro del Vangelo di Luca, come fece Gesù col rotolo di Isaia, ci rendiamo conto che la parola del Cristo non finisce qui, ma continua ad illuminare i cuori e si riattualizza ogni volta che qualcuno l'ascolta e la mette in pratica; l'oggi da lui pronunciato quel giorno si prolunga nella Chiesa e dura nei secoli. Noi, quindi, siamo mandati ad annunciare ai poveri un lieto messaggio, a portare al mondo questa novità assoluta, che è Cristo, liberatore e redentore degli uomini.


3. Come gli Ebrei del tempio di Esdra e di Neemia, di cui parla la prima lettura della Messa di oggi, dobbiamo anche noi farci ascoltatori attenti della Sacra Scrittura, in cui Dio parla, istruisce, illumina, rimprovera, ma anche consola, purifica il suo popolo. Essa è come la pioggia o la neve che irrora il terreno, rendendolo fecondo (cfr. Is 55,10-11); contiene i principi per la soluzione dei problemi spirituali e morali dell'umanità, che si interroga sui destini eterni.

L'azione liturgica è il luogo privilegiato, dove la Parola di Dio viene proclamata e diffusa nei cuori, come forte carica per sostenere la lotta quotidiana contro le difficoltà e le tentazioni. La nostra Diocesi sta prendendo sempre più coscienza di questa realtà vivificante, la quale postula ed esige un rinnovato impegno nell'opera della nuova evangelizzazione che faccia compiere alla Comunità di Roma un passo decisivo verso la piena realizzazione del messaggio evangelico. A questo fine potrà contribuire anche il Sinodo Pastorale Diocesano, che sta entrando nella fase più impegnativa e conclusiva dei suoi lavori, attraverso il "Confronto con la Città" e le Assemblee plenarie: preghiamo, dunque, per il felice andamento di tale evento ecclesiale.


4. Con questi voti nel cuore, rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, unitamente al Cardinale Vicario, Camillo Ruini, al cardinale Simon D. Lourdusamy, e al Vescovo Ausiliare del Settore, Monsignor Cesare Nosiglia. Saluto il Parroco, Padre Lorenzo Cipollone, e i suoi Confratelli Trinitari, che collaborano con lui nella cura pastorale delle anime. Un saluto speciale va pure ai genitori, ai giovani ed alle giovani, ai bambini ed alle bambine, agli anziani e a coloro che soffrono a causa dell'infermità o della emarginazione. Una parola beneaugurante desidero indirizzare egualmente agli appartenenti ad Istituti Religiosi che risiedono ed operano nell'ambito della Parrocchia: i Missionari della Consolata, le Madri Pie, le Maestre Pie Filippine, le Suore Figlie dei Ss.mi Cuori dell'Istituto Ravasco, le Sorelle dell'Istituto Secolare di Schönstatt. Esprimo pure il mio plauso e il mio incoraggimento ai vari gruppi parrocchiali, i quali collaborano all'animazione di questa zona. Penso ai membri del Consiglio Parrocchiale e di quello per gli Affari economici; ai gruppi dell'Azione Cattolica, delle Comunità Neocatecumenali, del Terz'Ordine della Santissima Trinità, a quello della Liturgia, dell'Apostolato della Preghiera, dell'Associazione del Cuore Immacolato di Maria, agli appartenenti al gruppo Caritas, al Volontariato di San Vincenzo e agli Scouts.


5. A tutti esprimo la mia gratitudine per questa partecipazione alla vita della Parrocchia e per la testimonianza cristiana che offrite con la vostra solidarietà nel nome del Signore e sotto il patrocinio della Beata Vergine delle Grazie, titolare di questa Parrocchia, che è il cuore pulsante del quartiere, perché centro di preghiera, di vita spirituale e di fraternità. Vi auguro che gli incontri e le riflessioni, a cui prendete parte, vi siano di aiuto per la soluzione dei vari problemi che assillano anche questa zona e che toccano aspetti morali e spirituali, come l'educazione alla fede, alla giustizia, al rispetto altrui e alla carità evangelica. Cari fratelli e sorelle, siate degni dei nuovi tempi, nei quali Iddio vi offre straordinarie occasioni di bene, di evangelizzazione, nonostante le difficoltà e le contrarietà che possono intralciare i vostri propositi di bene.

Vi aiuti il Signore ad essere fedeli, coerenti, generosi ed attivi, per la crescita del suo Regno sulla terra.

Amen!

Data: 1992-01-26 Data estesa: Domenica 26 Gennaio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Udienza ai Vescovi della regione Est della Francia