GPII 1992 Insegnamenti - Incontro con i bambini della parrocchia Santa Maria delle Fornaci - Roma (Roma)

Incontro con i bambini della parrocchia Santa Maria delle Fornaci - Roma (Roma)

Titolo: Vivere con gioia la domenica, giorno del Signore

Voglio farvi una domanda, molte volte le domande le fanno a me ma questa volta voglio farla io a voi: siete contenti quando è domenica? Certo che lo siete perché non si va a scuola, è un giorno libero. Per quelli più piccoli tra di voi non è un problema perché fanno sempre vacanza, e poi forse a voi piace andare a scuola, soprattutto all'asilo, dalle Suore. E' bene che la domenica sia un giorno che piace, deve essere piacevole per tutti noi cristiani, per i vostri genitori, le le vostre maestre, per le Suore, per tutti. Deve piacere perché è il giorno del Signore, è il giorno che ogni settimana ci riconduce alla creazione. Questo settimo giorno è il giorno del riposo del Creatore. Ma è anche il giorno della Risurrezione del Signore, quando è tornato in vita dopo la morte sulla Croce e dopo essere stato deposto nel Sepolcro per rivelare a noi la vita che è venuto ad offrirci. Ecco questi sono i motivi per cui a noi tutti piace la domenica, il giorno del nostro Creatore, il giorno della sua risurrezione, il giorno dello Spirito Santo perché la domenica ci ricorda la Pentecoste, cioè la nascita della Chiesa. Per questo la domenica noi dobbiamo gioire per questo motivo della nostra fede e per questo dobbiamo viverlo con gioia e viverlo con il Signore. Questa parrocchia è la più vicina di quelle di tutta Roma a San Pietro. Dalle mie finestre vedo questa chiesa, la sua facciata, che accompagna da vicino tutti i miei giorni. Certo vedo la chiesa edificio ma vedo anche la Chiesa comunità guidata dai Trinitari, un antichissimo ordine fondato sul mistero Trinitario. Mi ricorda anche tutti i parrocchiani che incontro oggi a cominciare dai più piccoli rappresentanti. Voi conoscete il Presepio dei Netturbini qui vicino? Anche io lo conosco perché lo visito tutti gli anni da quando mi hanno invitato durante il mio primo anno di Pontificato ed anche un po' per questo mi sento di trovarmi qui con voi come a casa mia e sono contento di incontrarmi con i domestici di questa casa.

Grazie.

Data: 1992-01-26 Data estesa: Domenica 26 Gennaio 1992

Incontro con il consiglio pastorale della parrocchia Santa Maria delle Fornaci - Roma (Roma)

Titolo: Il privilegio di essere "dentro il cuore di Cristo"

Vi ringrazio per questo incontro, per le parole che mi avete rivolto presentandomi tutti i gruppi che lavorano insieme con i pastori di questa chiesa.

Voi sapete bene che questa parrocchia è vicina alla Basilica Vaticana, a San Pietro e ciò vuol dire che è una parrocchia vicina al Papa. Ma non solo nel senso dello spazio. Voi siete molto vicini a questa parrocchia, siete dentro questa parrocchia. Questo stare dentro assume due dimensioni. La prima dimensione è lo stare dentro Cristo stesso, nella sua persona, nel suo cuore. Siamo dei privilegiati perché davanti a noi abbiamo questo Cuore di Cristo aperto. E questo ci consente di essere nel suo pensiero, nei suoi affetti, nelle sue gioie, nei suoi dolori. C'è poi la seconda dimensione che è la Chiesa, e mostra come queste due dimensioni si incontrino perché la Chiesa è il Corpo di Cristo. Naturalmente questa dimensione comunitaria rappresenta la continuità del mistero di Cristo. Voi siete in modo speciale dentro i sentimenti di Cristo, la sua sofferenza; e anche dentro la sua forza redentrice, dentro la sua missione. Questo appartiene alla nostra identità di cristiani, partecipare alla missione di Cristo, Re e Signore dell'universo e dei tempi. Auguro a voi che questo incontro susciti in tutti la consapevolezza di essere vicini, oltreché in termini di spazio, soprattutto vicino in spirito al mistero di Cristo attraverso la Chiesa. Questo è il significato profondo di quello che voi siete e di come operate accanto ai vostri pastori.

Vi ringrazio ancora e vi auguro una sempre maggiore consapevolezza di quello a cui siete chiamati, cioè della vostra vocazione.

Data: 1992-01-26 Data estesa: Domenica 26 Gennaio 1992

Incontro con i giovani della parrocchia di Santa Maria delle Fornaci - Roma (Roma)

Titolo: Non si può imprigionare l'Assoluto

Voglio ringraziarvi per i canti che avete eseguito durante la messa, ed anche per quello che avete eseguito accogliendomi. Il canto è una cosa stupenda, come la musica, perché consente di far entrare in sintonia le voci per fare qualcosa di bello. La musica è un'arte speciale. Questo ci riporta all'incontro con Dio. Tante volte parliamo della trascendenza. Alla trascendenza si oppone l'immanenza: sono due modi non solo di pensare, ma anche di vivere. La trascendenza è uno stile che ci porta verso quello che è vero, verso quello che è bello e che a volte rinchiudiamo in noi stessi in un livello contingente perché l'uomo è un essere contingente. Invece la spiritualità cristiana, attraverso la categoria del trascendente ci porta verso Uno che è trascendente, che è Assoluto.

In lui tutto è assoluto, tutto ciò che è vero, tutto ciò che è bello, tutto ciò che è buono. Ma qui si inizia un capitolo nuovo, quello del mistero della Trinità perché tutti noi siamo battezzati nella trinità e Dio è la trinità. Questo Dio Assoluto è soprattutto Trinità e noi che siamo battezzati nel segno della trinità siamo tutti portati verso il mistero di Dio comunione, Trinità, verso un Dio che si è aperto e che si apre verso ogni creatura, verso quella creatura terrestre che è l'uomo, attraverso la sua spiritualità. Una spiritualità che ci rende simili a Dio, a somiglianza di Dio. La nostra apertura a Dio diventa così un fatto fondamentale della nostra natura, della nostra vita. L'Ordine Trinitario, che cura la vostra parrocchia, ha preso il suo contenuto nel mistero della Trinità. Era giusto dunque che vi dicessi queste cose. Vi auguro di vivere sempre il vostro battesimo. Qui ci sono molti neocatecumenali i quali cercano di vivere nuovamente il loro battesimo. Una volta prima di essere battezzati si doveva compiere un lungo cammino; oggi invece si battezzano i bambini appena nati; è giusto dunque che dopo si faccia un cammino di approfondimento del battesimo perché non si deve perdere di vista il nostro essere uomini, il nostro essere cristiani.

Vi auguro di raggiungere una buona maturazione nel mistero trinitario, del nostro essere uomini nel mistero trinitario.

Lasciando la parrocchia il Santo Padre ha salutato le comunità neocatecumenali raccolte nella chiesa.

Data: 1992-01-26 Data estesa: Domenica 26 Gennaio 1992

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Alla Vergine di Guadalupe affido le attese delle comunità latino-americane

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Ci rechiamo oggi, in ideale pellegrinaggio, a Città del Messico, nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, proclamata dal Papa San Pio X Patrona e Regina del Messico, Sovrana delle Americhe e delle Isole Filippine. La Vergine di Guadalupe può esser detta a buon diritto la "prima Evangelizzatrice dell'America" (Cfr. Discorso all'arrivo a Città del Messico, 6 Maggio 1990). Agli albori, infatti, della propagazione del Vangelo in quel Continente, quando il messaggio cristiano era appena giunto in Messico, la Madonna apparve nel 1531 a Juan Diego sul colle di Tepeyac, manifestando la sua materna premura verso le popolazioni indigene.

Secondo una costante e solida tradizione, l'immagine della Vergine resto stampata nel mantello dell'Indio ed è, da allora, oggetto di intensa venerazione da parte del popolo cristiano. II Santuario divenne nei secoli mèta ininterrotta di pellegrinaggi e, nel ricordo sempre vivo del prodigioso evento, continua ad essere ancor oggi fulcro significativo della devozione mariana e cuore pulsante dell'irradiazione evangelica nel mondo latino-americano.


2. Ho avuto anch'io la gioia di sostare ai piedi della Vergine Santa di Guadalupe già nel corso del mio primo viaggio apostolico, il 27 Gennaio 1979, e di invocare il suo aiuto materno sul ministero pontificio che avevo da poco intrapreso. Potei allora affidare alla sua protezione la terza Conferenza generale dell'Episcopato latino-americano, svoltasi nella vicina città di Puebla de Los Angeles, che io stesso volli inaugurare, condividendo le speranze e i progetti missionari dell'evangelizzazione in America. Ora, proprio mentre ferve la preparazione della quarta Conferenza, in programma a Santo Domingo per il prossimo ottobre, vorrei rinnovare, insieme a voi, questo spirituale viaggio al Santuario di Guadalupe, per affidare a Maria, Stella della nuova evangelizzazione, le attese delle comunità latino-americane e pregare per il buon esito di così importante incontro, momento culminante delle celebrazioni commemorative del quinto centenario dell'arrivo in quelle terre della Croce di Cristo.


3. Ricordando il beato Juan Diego, privilegiato testimone del messaggio materno della Vergine, penso, in maniera particolare, alle popolazioni indigene, alle quali desidero far pervenire sin d'ora uno speciale saluto. I Vescovi riuniti a Santo Domingo rifletteranno con rinnovata attenzione sui problemi di quelle popolazioni come pure sulle attese di tutti coloro che, nel presente momento storico, aspirano a condizioni di vita più giuste e solidali.

Possano i cristiani del mondo intero, seguendo l'esempio di Cristo e di Maria, sentirsi sempre più impegnati nel servire i fratelli, coltivando un amore preferenziale per i poveri.

Data: 1992-01-26 Data estesa: Domenica 26 Gennaio 1992

Pensiero per la giornata mondiale degli Hanseniani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Impegnati per debellare nel mondo la piaga della lebbra

Si celebra oggi la Giornata Mondiale dei malati di Lebbra. Desidero farmi spiritualmente vicino a tutti coloro che, specialmente nel "Sud" del mondo, continuano a soffrire di questa malattia. Esprimo il mio incoraggiamento a quanti - sacerdoti, religiosi e laici - si dedicano alla cura di tali persone e si impegnano per debellare dal mondo il morbo di Hansen.Saluto in particolare una rappresentanza dell'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau e ne affido le iniziative umanitarie alla speciale assistenza di Maria "Salus infirmorum".

Data: 1992-01-26 Data estesa: Domenica 26 Gennaio 1992



Messaggio per l'VIII sessione UNCTAD Nazioni Unite ONU - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il diritto allo sviluppo diviene principio regolatore delle relazioni internazionali

Al signor K.K.S. Dadzie, Segretario generale della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo.

La nuova sessione della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo si propone di esaminare come promuovere "un'economia mondiale sana, sicura, ed equa". Benché quest'argomento sia stato più volte affrontato nel passato, conviene riconsiderarlo oggi, con uno spirito totalmente nuovo, poiché profondi cambiamenti hanno toccato il mondo da cinque anni a questa parte.

I capovolgimenti politici che sono avvenuti nel corso di questi ultimi anni hanno già cominciato a far sentire i loro effetti nei campi della produzione e dello scambio, sui quali vertono i vostri lavori. Vi impegnate a conoscerli sempre meglio e a dominarli. Gli avvenimenti recenti hanno messo in evidenza che il sogno di pianificare l'economia al punto da soffocare l'iniziativa privata non è realizzabile poiché pregiudica quel diritto fondamentale dei popoli di essere "i principali artefici e i primi responsabili del loro progresso economico e sociale" (PT 35 circa III). Tuttavia, non bisognerebbe vedere nell'evoluzione attuale unicamente la crisi del marxismo poiché essa "non elimina nel mondo le situazioni di ingiustizia e di oppressione, da cui il marxismo stesso, strumentalizzandole, traeva alimento" (CA 26).

La disorganizzazione delle economie pianificate aggrava la crisi generale del commercio internazionale alla quale la vostra Conferenza cerca da più di venticinque anni di reagire, rendendo ancor più necessaria la messa in atto di nuove solidarietà. Ma a questo punto si presenta un secondo ostacolo. I legami da instaurare non possono rispondere solamente agli imperativi dello sviluppo economico e trascurare il campo sociale. Molte tensioni attuali traggono la loro origine nel fallimento di quest'epoca che non ha ancora saputo come unire gli obiettivi economici e gli obiettivi sociali.

Un cambiamento importante è avvenuto, nel corso di questi ultimi anni, nella concezione stessa dello sviluppo, delle sue condizioni e dei suoi scopi. Il diritto allo sviluppo diviene un principio regolatore dei rapporti internazionali.

Senza dubbio, non vi è ancora nessuna definizione umanista che sia universalmente accettata; ma non è forse uno degli scopi dei vostri incontri quello di aprire nuovi orizzonti a coloro i quali per la loro professione sono innanzitutto attenti ai dati contabili del commercio internazionale? Voi preparate così i responsabili a far entrare nelle loro prospettive e nei loro calcoli i dati sociali dell'economia.

Gli ostacoli che si pongono per integrare le dimensioni sociali agli scambi internazionali e farne un'occasione di progresso umano delle popolazioni più emarginate, devono essere eliminati. Una conversione profonda delle mentalità si rende a questo punto necessaria, poiché occorre che gli uomini della nostra epoca entrino in un'altra logica. E' nell'interesse di tutti. Ed è una condizione per la pace. Che si tratti di un'economia nazionale o di rapporti economici internazionali, l'esperienza dimostra che un regime che non si pone come obiettivo di inscrivere nella realtà il miglioramento del benessere materiale delle persone e contemporaneamente il loro sviluppo spirituale non può durare a lungo. Una riunione come quella di Cartagena deve imporsi di convincere gli uomini politici e l'opinione pubblica di fronte alla quale essi sono debitori delle loro azioni, che gli interessi degli uomini e dei popoli devono avere il sopravvento su quelli dell'economia, se si vuole che il sovrappiù di potenza dell'universo venga messo al servizio dell'uomo e della pace.

La miseria di alcune popolazioni e l'insicurezza che ne consegue costituiscono fatti di una gravità tale che reclamano una reazione immediata da parte di tutti coloro i quali ne hanno i mezzi. Paolo VI rilevava già nel 1967 l'esistenza di "situazioni... troppo squilibrate e di libertà reali troppo inegualmente distribuite" fra i popoli. E aggiungeva: "La giustizia sociale impone che il commercio internazionale, se ha da essere cosa umana e morale, ristabilisca tra le parti almeno una relativa eguaglianza di possibilità" (PP 61). Questi problemi non sono ancora risolti. Se alcuni Paesi sono riusciti ad elevarsi al livello raggiunto dai vecchi Paesi industrializzati, quanti altri sono abbandonati alla loro estrema povertà! E' immorale ignorare la barriera di miseria che divide quanti possiedono da coloro che non possiedono nulla, poiché tutti gli uomini hanno uguale dignità; essi devono ottenere i mezzi per vivere nella verità, la libertà e la giustizia; hanno il diritto di contare sulla solidarietà degli altri. E' illusorio pensare che sarà possibile lasciare milioni di uomini nella disperazione come se essi non dovessero scoprire un giorno la via della violenza per farsi ascoltare.

Molto resta ancora da fare per arrivare a una maggiore equità nei rapporti internazionali. Ma, per i popoli, questo cammino sembrerà una nuova chimera se non vedranno la determinazione dei più ricchi e dei più potenti nel cercare instancabilmente le vie più sicure della giustizia e della solidarietà. E' un onore per la CNUCED l'aver sempre tenuto ad affermare la dimensione etica delle questioni a cui ha dedicato i suoi lavori.

Consapevole delle sfide che la Conferenza dovrà affrontare, io affido i vostri lavori al Signore della storia che "giudicherà i mondo con giustizia e i popoli con rettitudine" (Ps 98,9).

Signor segretario generale, esprimo i miei migliori auguri per la realizzazione del vostro compito nel corso dell'VIII sessione di questa Conferenza. Vi saro grato se vorrete esprimere ai delegati delle numerose nazioni partecipanti, il grande interesse che nutro per i loro sforzi per lo sviluppo armonioso di tutti i popoli che formano un'unica famiglia umana.

Dal Vaticano, 29 gennaio 1992.

(Traduzione dal francese)

Data: 1992-01-29 Data estesa: Mercoledi 29 Gennaio 1992

Udienza alla "Religious Alliance against Pornography" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La pornografia costituisce una minaccia per l'intera società

Vostre Eminenze, Vostra Eccellenza, Signore Signori,


1. Sono felice di avere l'occasione di incontrarmi con i membri del Comitato pianificatore della Alleanza religiosa contro la pornografia. Come gruppo interreligioso composto da comunità ebree, cattoliche, greche ortodosse, protestanti e mormone, siete molto qualificati per dare voce alle preoccupazioni di un importante segmento della società americana riguardo a questo grave problema sociale. La vostre discussioni con il Pontificio Consiglio per la Famiglia aiuta a richiamare l'attenzione sull'urgente necessità di una effettiva cooperazione tra tutte le persone di buona volontà nell'opporsi alla pornografia e ai suoi dannosi effetti sugli individui, sulle famiglie e sulla società.


2. La proliferazione della letteratura pornografica è solo una indicazione di una più ampia crisi di valori morali che affligge la società contemporanea (Cfr. Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, Pornografia e violenza nella comunicazione dei media: una risposta pastorale, N. 19-20). La pornografia è immorale e in ultima analisi anti-sociale proprio perché è opposta alla verità circa la persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gn 1,26-7).

Per sua stessa natura la pornografia nega il genuino significato della sessualità umana come dono di Dio voluto per aprire gli individui all'amore e alla condivisione dell'opera creativa di Dio attraverso la procreazione responsabile.

Riducendo il corpo ad uno strumento per la gratificazione dei sensi, la pornografia frustra l'autentica crescita morale e mina lo sviluppo di relazioni mature e sane. Essa conduce inesorabilmente allo sfruttamento degli individui, specialmente di coloro che sono più vulnerabili, come è tragicamente evidente nel caso della pornografia che ha per oggetto i bambini.

Come la vostra Alleanza ha cercato di dimostrare, la diffusione della pornografia rappresenta una seria minaccia per l'intera società. La forza di ogni società si misura attraverso la sua capacità di rispettare quegli imperativi morali radicati nella verità oggettiva sulla vocazione trascendente della persona umana. Quando una società esalta "la libertà" in se stessa e diviene indifferente alle richieste di verità, essa finisce per limitare seriamente la vera libertà umana - la libertà interiore dello spirito. La libertà, una volta staccata dai suoi fondamenti morali, viene facilmente confusa con la licenziosità. Gli effetti di questa confusione sono sfortunatamente evidenti nella crescente commercializzazione della sessualità che ha luogo in molte società occidentali. La produzione della pornografia è diventata una florida industria e la sua diffusione è talvolta considerata una legittima espressione della libertà di parola, con la conseguente degradazione degli individui, in particolare delle donne. Il problema, comunque, è sentito in maniera non minore nei Paesi in via di sviluppo, dove l'espansione dell'industria pornografica è fonte di preoccupazione proprio perché indebolisce i fondamenti morali così indispensabili per lo sviluppo integrale di quelle società.


3. Sono felice che il vostro incontro in Vaticano abbia luogo in collegamento con il Pontificio Consiglio per la Famiglia. La famiglia è abitualmente la prima vittima della pornografia e dei suoi dannosi effetti sui bambini. Di conseguenza, come cellula primaria della società, la famiglia deve essere il primo campione della battaglia contro questo male. E' mia speranza che i vostri sforzi per combattere la piaga della pornografia aiuteranno le famiglie nel loro delicato compito di formare le coscienze dei giovani, instillando in essi una profonda stima per la sessualità ed un maturo apprezzamento delle virtù della modestia e della castità. Allo stesso tempo, credo che il vostro lavoro aiuterà ad aumentare la sensibilità pubblica circa la gravità delle questioni etiche poste dalla pornografia, e condurrà ad una più chiara consapevolezza della necessità di decisi interventi delle autorità responsabili della promozione del bene comune. Siccome ogni attacco alla famiglia e alla sua integrità è un attacco al bene dell'umanità (cfr. FC 86), è essenziale che i diritti delle famiglie siano chiaramente riconosciuti e salvaguardati attraverso appropriati strumenti legislativi.


4. Cari amici: il vostro incontro è un meritorio esempio di credenti radunatisi per discutere uno dei grandi mali sociali del nostro tempo. Sono convinto che offrendo "un'unanime testimonianza della nostra comune convinzione sulla dignità dell'uomo, creato da Dio" (Centesis Annus, 60), i seguaci delle diverse religioni, ora e nel futuro, contribuiranno in misura non piccola alla crescita di quella "civiltà dell'amore" fondata sui principi dell'autentico umanesimo. Incoraggio i vostri degni sforzi e di cuore invoco su tutti voi abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente.

Data: 1992-01-30 Data estesa: Giovedi 30 Gennaio 1992

Udienza ai Vescovi della Conferenza Episcopale Sarda in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Concilio Plenario della Chiesa in Sardegna provvidenziale opportunità per il rilancio dell'evangelizzazione

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. Rivolgo, con cordiale e fraterno affetto, il mio benvenuto a ciascuno di voi, che questa mattina ho la gioia di accogliere collegialmente, a conclusione della vostra visita ad limina. La visita ad limina, questo quinquennale appuntamento tra i Pastori diocesani e il Successore di Pietro, mi offre ogni volta l'opportunità di sperimentare quanto grande sia la gioia che scaturisce dalla comunione che lo Spirito di Cristo alimenta fra noi: "Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti" (1Co 12,4-6). E' con questi sentimenti che vi saluto, amati Arcivescovi e Vescovi della Sardegna, e vi abbraccio nel Signore. Ringrazio il carissimo Mons. Ottorino Pietro Alberti, Arcivescovo di Cagliari, che si è fatto attento interprete dei vostri pensieri e mi ha reso partecipe dei progetti e delle speranze che animano il vostro lavoro apostolico. Penso con stima ed affetto ai Presbiteri, vostri più stretti cooperatori nella missione pastorale, ai Religiosi, alle Religiose ed ai Laici attivamente impegnati nell'annuncio e nella quotidiana testimonianza del Vangelo in ogni ambito della multiforme realtà geografica e sociale della Sardegna: dal Campidano di Cagliari alla Gallura e al Logudoro, dalla Planargia al Sulcis, dalla Barbagia di Nuoro alle coste dorate di Alghero.


2. Nel corso della precedente visita ad limina, nel gennaio del 1987, sottolineavo l'urgenza di "un nuovo sforzo di evangelizzazione, che riporti nel cuore delle masse popolari il fermento evangelico, consentendo a ciascuno di confrontarsi col messaggio di Cristo, per cercare in esso la risposta agli interrogativi di fondo, da cui trae senso la vita" (, X, 1, 1987 pp.


60-61). In questi anni, la nuova evangelizzazione ha rappresentato il motivo di fondo della vostra azione pastorale. E voi continuate ad adoperarvi perché ogni cristiano prenda coscienza del proprio ruolo nella Chiesa e nella società. La fiaccola della fede, che si riceve con il battesimo, va, infatti, tenuta ben alta con la parola e l'esempio, si da permettere a tutti di attingervi luce e calore.

Ancor più, nel singolare momento storico che l'umanità sta vivendo, occorre rispondere alle molteplici sfide con una rinnovata audacia apostolica; agli uomini e alle donne della nostra epoca va riproposto nella sua interezza e con ogni sua esigenza etica e sociale il messaggio salvifico di Cristo. Incoraggio voi, Pastori dell'alacre popolo sardo, a proseguire su tale cammino. Non venga mai meno la speranza che vi sorregge; non vacilli in nessun caso la fiducia nell'assistenza divina. Il Signore vi ha affidato il suo gregge, a cui dovete comunicare la vita immortale che rigenera il cuore umano alla verità e all'amore. Cristo è il Redentore del mondo, è lui che "è penetrato, in modo unico e irrepetibile, nel mistero dell'uomo ed è entrato nel suo "cuore"" (RH 8). Vivere da cristiani comporta il dovere, per quanto è ad ognuno possibile, di diffondere la fede. In questo consiste il mandato missionario universale della Chiesa: impegno certamente difficile, ma confortato dalle parole del Signore: "Io saro con voi fino alla fine dei secoli" (Mt 28,20).


3. E' in tale contesto che assume particolare rilievo ed importanza il Concilio Plenario della Chiesa in Sardegna, inaugurato solennemente lo scorso 6 Gennaio, festa dell'Epifania del Signore. La preparazione prese avvio cinque anni or sono con la costituzione di dieci Commissioni antipreparatorie e cammin facendo si è assistito ad un largo e progressivo coinvolgimento da parte delle molteplici componenti delle comunità ecclesiali. Oggi, si può ben dire che esso è da tutti avvertito come una provvidenziale opportunità per il rilancio dell'evangelizzazione nella vostra Regione. I lavori in seguito verteranno su un tema di fondo da voi così sintetizzato: "La Chiesa di Dio in Sardegna santificata e mandata per evangelizzare e servire". Riflettendo sulla propria identità, la Chiesa non potrà non prendere coscienza delle sue responsabilità in ordine all'evangelizzazione ed assumerle coraggiosamente per contribuire alla costruzione di un mondo realmente giusto e solidale. Si rende necessario individuare le linee di un'azione missionaria comune, idonea a proporre - in questi anni che ci preparano al terzo Millennio cristiano - il Vangelo agli uomini e alle donne della vostra Terra. Assise eminentemente pastorale sarà, dunque, il Concilio Plenario Sardo. Da esso non ci si dovranno attendere proposte di soluzioni tecniche alle vaste problematiche sociali, economiche e politiche che interessano la società della vostra Isola, ma un rilancio della vita spirituale che renda i credenti testimoni della "verità che vi farà liberi" (Jn 8,32): autentici testimoni e discepoli di Cristo.


4. Voi stessi, venerati fratelli nell'Episcopato, avete sintetizzato le caratteristiche principali dell'Assemblea conciliare sarda in quattro significativi aggettivi: dovrà essere un Concilio "epifanico", strumento che manifesti eloquentemente il disegno salvifico della Chiesa; "eucaristico", alimentato, secondo l'immagine cara alla venerata memoria di Giovanni XXIII, alla duplice mensa dell'Altare e della Cattedra, del Calice e del Libro; "mariano", permeato della costante invocazione a Maria, Madre della Chiesa; ed "apostolico", sorretto ed orientato dalla comunione gerarchica con il Successore di Pietro. A settant'anni circa dall'ultimo Concilio Plenario, svoltosi nel 1924, siete chiamati a far risuonare il perenne messaggio evangelico in una società ed in una Chiesa profondamente trasformate. Quanto numerose sono, infatti, le problematiche che caratterizzano la vita della gente sarda ai nostri giorni! Emergono i tratti non di rado negativi dell'odierna cultura consumistica e dell'edonismo, del secolarismo e dell'individualismo; si fanno sentire le difficoltà economiche, la crisi occupazionale, che spinge non pochi ad emigrare, e l'emergere di nuove povertà; preoccupano i fenomeni della violenza e della criminalità organizzata, la crisi delle Istituzioni e il travaglio del mondo giovanile. Quanto grandi sono, pero, anche le risorse ideali e morali del vostro popolo, ricco di nobili tradizioni familiari e religiose! Al patrimonio dei valori, di cui sono depositari privilegiati gli anziani, si aggiungono le aspirazioni dei giovani, assetati di onestà, di giustizia, di libertà e di verità.


5. Dinanzi a voi si apre un vasto campo d'azione. Si tratta innanzitutto di reagire con forza ad ogni attacco all'uomo e alla vita umana, difendendo e promuovendo la cultura della vita e la cultura della legalità. Incoraggio, in tale prospettiva, ogni vostro sforzo tendente a mettere a punto un programma pastorale che valorizzi la dignità di ogni persona, tutelandone il carattere unico, originale ed irripetibile. Il vostro sia un impegno chiaro a difesa della vita umana dal suo concepimento alla sua fine naturale: una difesa dell'uomo che tragga origine soltanto da una autentica "passione" per l'uomo. Le popolazioni sarde attendono da voi indicazioni e suggerimenti che le aprano ad una più approfondita conoscenza del piano salvifico. Preoccupatevi, pertanto, nel vostro quotidiano ministero episcopale di promuovere e di formare le coscienze ad una antropologia incentrata su Cristo, l'Uomo nuovo, capace di valorizzare tutte le risorse dell'essere umano. L'uomo è "la prima e fondamentale via della Chiesa" (RH 14), cioè la strada obbligata, la ragion d'essere per cui essa vive nel mondo. Il monito paolino: "Guai a me se non evangelizzero" (1Co 9,6), potrebbe risuonare per il credente di oggi in questi termini: Guai a me se non proclamero la presenza di Cristo in ogni vita umana; guai se abbandonero la causa dell'uomo.


6. Non esitate a ripetere a coloro che guardano con apprensione al rapido evolversi degli eventi le parole con le quali ho iniziato il mio ministero apostolico: "Aprite le porte a Cristo". Aprite le porte dei cuori e delle intelligenze al Signore della storia. Cristo sa quello che c'è in ogni uomo (Cfr. Jn 2,35): conosce perfettamente l'essere umano, Egli è il Redentore dell'uomo. Nel contesto dei fenomeni che caratterizzano il tempo presente, appare evidente che la fede cristiana permane radicata, in modo più o meno profondo, nelle vostre popolazioni. La nuova evangelizzazione dovrà valorizzare queste ricchezze spirituali e spingere tutti ad una sempre più coerente conversione al Vangelo. Se si vuole crescere nella fedeltà all'uomo, nel rispetto per la inalienabile dignità che gli deriva dall'essere stato creato e ricreato a immagine e somiglianza del Creatore, è necessario penetrare ancor più nel mistero di Cristo. In lui tutti gli uomini sono chiamati a costituire l'unica, grande famiglia dei figli di Dio. La consapevolezza della necessità di una costante conversione guiderà i passi della vostra missione. Dovrete aiutare i vostri fratelli a riflettere sull'integrità della loro testimonianza evangelica per essere, in ogni ambiente, segni vivi di una speranza soprannaturale. Lasciatevi condurre dallo Spirito Santo che "dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr. 1Co 3,16,19).


7. Venerati fratelli nell'Episcopato! Sono lieto di avervi potuto incontrare in questa fase iniziale della vostra Assemblea conciliare e vi assicuro che continuero a seguire i vostri lavori con la preghiera e la mia spirituale partecipazione. Voi sapete quanto sia importante, per facilitare la riuscita di un così impegnativo itinerario ecclesiale, camminare uniti intensificando tra di voi, Pastori, quella già esistente comunione di intenti e di propositi che vi anima. La stessa comunione e collaborazione cresca fra voi ed i Presbiteri, ai quali è affidato il compito quotidiano di guidare il popolo cristiano. Siate accanto a loro con paterno affetto e fiducia. Condividete con loro i problemi e le ansie dell'apostolato. Fra le vostre principali preoccupazioni apostoliche ci sia la pastorale giovanile e vocazionale. Pregate e fate pregare le Comunità ecclesiali perché non manchino mai sacerdoti santi al servizio dell'altare. E' vostro comune auspicio che il Concilio Plenario della Chiesa in Sardegna spinga l'intero popolo cristiano a sentirsi protagonista della nuova evangelizzazione, facendosi carico di proclamare e testimoniare il Vangelo con audacia e gioia. Perché ciò avvenga, sia incessante la vostra preghiera. Le varie fasi dell'Assise ecclesiale siano circondate da intensa orazione, poiché solo dall'intervento del Signore provengono i frutti di un generoso e fattivo risveglio spirituale. Affido a Maria, la Vergine dell'ascolto, ogni vostro disegno missionario. La Madonna di Bonaria, che ho avuto la gioia di visitare nel 1985, vi protegga dal suo bel Santuario e sostenga i propositi di bene che nutrite nel cuore.

Vi sia di incoraggiamento anche la mia Benedizione Apostolica, che volentieri imparto a voi e a quanti sono affidati alle vostre cure pastorali.

Data: 1992-01-31 Data estesa: Venerdi 31 Gennaio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Incontro con i bambini della parrocchia Santa Maria delle Fornaci - Roma (Roma)