GPII 1992 Insegnamenti - Discorso ai rappresentanti di altre religioni - Ziguinchor (Senegal)

Discorso ai rappresentanti di altre religioni - Ziguinchor (Senegal)

Titolo: Niente giustifica il disprezzo per la razza o per la religione

Cari amici, Sono felice di avere l'occasione di incontrarvi quasi all'inizio del mio breve soggiorno nel vostro paese. Ho già percepito quanto la diversità possa essere anche nel Senegal uno stimolo a lavorare per l'unità della gente. Infatti, la società senegalese è caratterizzata da questa tradizionale armonia, la teranga, fatta di accoglienza e di rispetto reciproci, di tolleranza e di volontà di collaborare. Qual è la fonte di questa armonia? Per noi credenti, l'origine dell'unica famiglia umana si trova in Dio. Possiamo attribuire a Dio nomi diversi, senza riuscire mai a delimitarne la realtà, poiché ci supera. Ma possiamo riconoscere in Lui il Creatore, il Vivificatore, la Provvidenza e il Destino supremo dell'uomo. Secondo le parole dell'Apostolo Paolo, "Il Dio che ha fatto il mondo... creo da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra... perché cercassero Dio... benché non sia lontano da ciascuno di noi" (Ac 17,24-27). Questo vuol dire che gli esseri umani sono chiamati tutti ad entrare nella pienezza della vita, accanto a Dio, in comunione con quelli che ci hanno preceduto sulla retta via. L'origine e il destino divino dell'uomo sono i fondamenti della sua dignità. Nessuno ha il diritto di disprezzare un altro essere umano, soprattutto il più debole. Non esiste alcuna giustificazione alla discriminazione, in base alla razza, alla religione, al sesso o alla situazione sociale: ogni persona deve essere rispettata. Certo l'uomo è debole, portato al male, e sorgono dei contrasti. In questo caro continente africano, ma anche in tante altre zone del mondo, lotte sanguinose hanno portato ad immense sofferenze. Non è il caso di prendere esempio dalla saggezza africana, che insegna che le parti in causa devono incontrarsi, parlare, risolvere i loro contrasti e riconciliarsi? E questo va applicato alla famiglia, ma anche alla nazione e perfino alle relazioni internazionali. I capi religiosi non hanno forse il dovere di aiutare i credenti ad unirsi per costruire la pace? Voglio assicurarvi che la Chiesa Cattolica nel vostro paese continuerà a lavorare per questa crescita nell'armonia. Concludendo, voglio assicurarvi che preghero per voi, per le vostre famiglie e per il vostro paese.

Che Dio vi conceda le sue più abbondanti benedizioni!

Data: 1992-02-20 Data estesa: Giovedi 20 Febbraio 1992

Celebrazione eucaristica nello stadio Aline Sitoe Diatta - Ziguinchor (Senegal)

Titolo: "Abbattete anche voi il muro dell'odio per costruire qui tutti insieme la dimora di una pace duratura"




1. "Ascoltero che cosa dice Dio, il Signore?" (Ps 84/85,9). Eccoci riuniti per ascoltare la parola di Dio. Quello che proclama il Signore, secondo il salmista, "è la pace per il suo popolo, i suoi fedeli. Il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto" (Ps 84/85,9.13). La parola del Dio vivente è simile ad un seme. Le nostre anime sono come la terra, sulla quale cade questa parola per produrre i suoi frutti.

Cari fratelli e sorelle, sono felice di salutarvi qui da voi, in occasione della prima Messa che mi è dato di celebrare nella vostra patria. Sono venuto in mezzo a voi come pellegrino, tra voi che avete accolto il Vangelo, tra voi che siete stati battezzati in Cristo, tra voi che formate il Popolo di Dio nella terra di Casamance e che siete membri dell'unico Corpo edificato da Cristo insieme a tutti gli uomini che rispondono al suo amore salvifico. Saluto il vostro Pastore, Mons. Augustin Sagna, che ringrazio per le sue parole di benvenuto.

Saluto il mio fratello, il Card. Hyacinthe Thiandoum, e i vescovi presenti con lui. E rivolgo i miei cordiali auguri ai preti, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli. Con ciascuno di voi, vorrei condividere i sentimenti fraterni che uniscono tutti i membri della Chiesa. Rivolgo un saluto particolare alle Autorità, che hanno voluto assistere a questa solenne celebrazione della Chiesa a Ziguinchor; li ringrazio della loro presenza. Esprimo la mia affettuosa simpatia alle persone che appartengono ad altre famiglie spirituali e che ci dimostrano la loro amicizia prendendo parte a questa festa dei cattolici di Casamance. Il Salmo che abbiamo cantato, antica preghiera che ha attraversato i secoli, ci dice: "La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo" (Ps 84/85,12). Si, noi siamo riuniti per ricevere da Dio la luce della Verità e il dono della Giustizia. Accogliamo questi benefici del Signore!


2. Com'è importante ascoltare e mettere in pratica la parola del Dio vivente! Gesù ne dà testimonianza con ciò che ci dice nel Cenacolo, la vigilia della sua Passione: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23). Dio vuole abitare nel cuore di tutti gli esseri umani. Ascoltare e mettere in pratica la parola divina vuol dire amare Dio. Ecco perché Gesù dice poi: "Chi non mi ama, non osserva le mie parole" (Jn 14,24). Gesù rivolge queste parole ai suoi discepoli alla vigilia della sua partenza per tornare al Padre, nel momento di portare a termine la sua missione messianica su questa terra. Partendo, egli promette e annuncia ai suoi discepoli la venuta dello Spirito, del Consolatore. "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26). Tramite l'azione dello Spirito Santo, la dottrina messianica del Cristo resta viva nella Chiesa, di generazione in generazione, di secolo in secolo. Noi tutti, riuniti qui nello Spirito Santo, aderiamo fermamente, dopo tanti secoli, alla stessa dottrina della salvezza. Se la mettiamo in pratica, è l'amore di Dio che dimora in noi. E Dio sarà presente nei nostri cuori.


3. E' così che Gesù parlava ai suoi Apostoli, che erano figli del popolo d'Israele e discendenti di Abramo. Nel passaggio della Lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato, è lo stesso messaggio che l'Apostolo proclama rivolgendosi ai cristiani che sono entrati nella Chiesa pur non appartenendo al popolo d'Israele. Ecco dunque, abbiamo letto, che Cristo "abbatte il muro" (cfr. Ep 2,14) che, nell'antica Alleanza, separava i membri del popolo eletto da tutti gli altri, che essi definivano pagani, e che appartenevano ad altre tribù, popoli e nazioni.

"Grazie al sangue di Cristo", grazie al sacrificio della Redenzione offerto sulla Croce, siamo diventati tutti il nuovo Popolo di Dio, partecipiamo in egual misura "ai patti della promessa" (cfr. Ep 2,12). Gli uni e gli altri, come leggiamo nella Lettera agli Efesini, siamo stati riconciliati con Dio, "in un solo corpo, per mezzo della Croce" (cfr. Ep 2,16). Inoltre tutti, senza alcuna differenza, "possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito" (cfr. Ep 2,18). Essi ascoltano lo stesso Vangelo, la stessa dottrina del Cristo, e, se la mettono in pratica, partecipano allo stesso amore di Dio. In essi si compie l'annuncio di questa pace che il mondo non può dare e che è portata da Cristo. La fonte di questa pace è la riconciliazione con Dio tramite la Croce redentrice di Cristo. Lui, Cristo, è la nostra pace (cfr. Ep 2,14).


4. Questa riconciliazione redentrice è il fondamento sul quale la Chiesa è costruita. Essa costituisce la fonte della sua unità dal tempo degli Apostoli fino alla fine del mondo. Nella Lettera agli Efesini si legge: "così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi, insieme con gli altri, venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito" (Ep 2,19-22).

Questo corrisponde a quello che Cristo stesso ha annunciato: "Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23). Cari fratelli e sorelle di Casamance, io conosco il vostro ardente desiderio di vivere in una dimora in cui regnino l'armonia e la pace. Per troppi anni avete conosciuto dei periodi di lacerazioni, di famiglie divise, di lutti, di villaggi e campi saccheggiati. Molti tra voi hanno dovuto lasciare i loro focolari e mettersi in strada nell'indigenza. Tutti voi aspirate alla riconciliazione e all'unità.


5. Abbiamo ascoltato le parole di Gesù e quelle di Paolo. Sono parole di pace.

Sono parole di vita. Sono parole che vi domandano, in prima persona, qui e oggi, di costruire la pace. Sono parole che vi aiuteranno, perché vi conferiscono la forza e la bontà di Dio stesso che si rivolge a voi. La pace è un dono di Dio; ma essa non si realizza senza l'uomo, esige che egli vi si impegni. Rispettate la vita del vostro fratello e la vostra, perché ogni vita viene dalle mani di Dio.

Ogni uomo e ogni donna, anche se diversi da noi, anche se peccatori, conservano nel fondo del loro essere la loro dignità di creature del Padre dei cieli. Dio è fedele a ognuno. E ognuno può sempre ritornare da suo Padre, che lo accoglierà e lo perdonerà. Battezzati in Cristo, miei fratelli e sorelle, lasciate che lo Spirito di verità entri in voi e vi trasformi. Discepoli del Signore, siate suoi testimoni, con umiltà, ma con convinzione. Abbattete anche voi il muro dell'odio, se esso si innalza ancora: anche se, umanamente, non pensate di riuscirci, con la grazia del Cristo salvatore ciò vi sarà possibile. Rispettate la Parola di Colui che ha voluto riconciliare tutti gli uomini dando la sua vita sulla Croce per amore.


6. Voi dovete costruire qui la dimora della pace. Potrete farlo solo tutti insieme. Non potrete fare progressi se non entrando in dialogo gli uni con gli altri. Non aspettate per fare il primo passo verso vostro fratello. Riconoscete ciò che c'è di buono in lui e sappiate apprezzare i valori ereditati dagli antenati di ciascuna delle vostre etnie. Mettete in comune tutte le vostre ricchezze umane, è la prima condizione per costruire su questa terra una dimora degna dell'uomo, degna dell'uomo che ha fiducia in Dio. Costruite una casa aperta a tutti, ai più deboli e ai più forti. Unite i vostri sforzi per ottenere i migliori frutti dal suolo fecondo. Lavorate perché il povero non sia più abbandonato, perché i vostri figli crescano nella speranza, perché i malati ricevano le cure necessarie. Ognuno, seguendo la sua vocazione, le sue competenze e le sue responsabilità nella società, ha il dovere morale di servire il suo popolo e di fare di tutto per rendere i suoi compatrioti felici nell'unità.


7. Fratelli e sorelle, voi lo sapete, la parola di Gesù non è un semplice consiglio, perché Dio si impegna lui stesso nella sua parola: egli arriva al punto di donare il suo Figlio per le moltitudini. Sul suo esempio, se volete rimanere nella pace, dovete imitarlo: egli si è fatto servo, voi dovete servire i vostri fratelli. Egli è il Giusto, voi dovete essere giusti verso i vostri concittadini.

Egli ha rivelato l'amore senza limiti di Dio per la famiglia umana: voi siete chiamati a non rifiutare la vostra benevolenza e il vostro amore a nessuno. Non temete di camminare così sui passi di Gesù. E' Lui che vi guida e vi permette di essere suoi testimoni. La sua Chiesa vi introduce nella sua via e vi dà fiducia, ripetendovi la promessa profetica del Salmo: "Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto. Davanti a Lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza" (Ps 84/85,13-14).


8. "Ascoltero che cosa dice Dio, il Signore. Egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli" (Ps 84/85,9). Oggi, abbiamo ascoltato la parola di Dio.

Ora prepariamo i nostri cuori a partecipare al Sacrificio nel quale, in modo incruento, viene rivissuto il sacrificio offerto da Cristo Signore sulla Croce. Il Cristo è la nostra pace. Sempre e in ogni luogo, la potenza del suo sacrificio riconcilia l'umanità con Dio. Che il Cristo, che ha riconciliato il mondo con lui, faccia cadere tutti i muri d'indifferenza e d'ostilità che esistono tra gli uomini! Che i nostri cuori entrino nell'unità del Popolo di Dio salvato da Cristo! Questa unità è stata realizzata in Lui una volta per tutte, e questa unità si rinnova e si realizza ogni giorno.

Sia lodato Gesù Cristo, nostra pace!

Data: 1992-02-20 17/01/19102Data estesa: Giovedi 20 Febbraio 1992 Pag. 17839

Santa Messa al Santuario dedicato a Nostra Signora della Liberazione - Poponguine (Senegal)

Titolo: "Vivificate la vostra famiglia schiudendo i cuori alla presenza di Dio fonte del vero amore"




1. "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5). Le letture della liturgia di oggi ci portano a Cana di Galilea. In questa città ebbe luogo un matrimonio e la madre di Gesù fu invitata con suo Figlio e i primi discepoli. Questo succedeva all'inizio dell'attività messianica di Gesù di Nazareth. Cana, come Nazareth, si trova in Galilea. E' li che Gesù fece il suo primo miracolo: "così Gesù diede inizio ai suoi miracoli" (Jn 2,11) che avrebbero accompagnato tutta la sua attività messianica in Israele. La liturgia di oggi ci fa rivivere questo evento in Africa, sulla terra del Senegal, a Poponguine, dove si trova il vostro santuario mariano.

Si potrebbe dire che il popolo di Dio del Senegal ha invitato qui in maniera particolare la Madre di Gesù e che Maria ha accettato l'invito. Essa è presente qui con suo Figlio e con gli Apostoli, come a Cana di Galilea. Come allora a Cana, anche qui i pellegrini le comunicano i loro molteplici bisogni ed essa li sottopone al Figlio. E ripete costantemente a tutti: "Fate tutto ciò che vi dirà mio Figlio".


2. Cari fratelli e sorelle, nella gioia di trovarmi con voi in questo santuario di Nostra Signora della Liberazione di Poponguine, vi saluto con tutto il cuore.

Rivolgo il mio cordiale saluto al Cardinal Giacinto Thiandoum, Arcivescovo di Dakar, a Monsignor Teodoro Adriano Sarr, Presidente della Conferenza episcopale, ai Vescovi presenti e a tutti i concelebranti. Al Signor Presidente della Repubblica, alla Signora Elisabeth Diouf, prima dama di questo paese, e alle Autorità civili venute a prendere parte a questa celebrazione, presento i miei deferenti saluti. Infine saluto i Capi musulmani e li ringrazio per questo gesto cortese. Nel guardare intorno a me e nel contemplare la vostra assemblea, non posso impedirmi di ripetere, come Monsignor Picarda, fondatore di questo luogo di pellegrinaggio: "Che posto magnifico per un santuario alla Vergine!". Dal 22 maggio 1888, data dell'inaugurazione del santuario di Poponguine, oltre cento anni di pietà mariana hanno unito le comunità cattoliche senegalesi nella stessa professione di fede e nella stessa volontà di radicare il Vangelo nel paese.

Proveniente dalla diocesi di Bayeux, in Normandia, il culto di Nostra Signora della Liberazione vi unisce ai vostri fratelli e sorelle della Francia. Vi unisce anche ai vostri fratelli e sorelle delle Antille, dove è venerato nel santuario della Martinica di Morne Rouge, dove Monsignor Picarda è stato vicario per dieci anni. In questo 1992 in cui si celebra l'incontro dei popoli delle due coste dell'Atlantico, voglia Nostra Signora della Liberazione, venerata e pregata nei tre continenti dell'Europa, dell'Africa e dell'America, conservare tutti i suoi figli nell'amore e nell'unità!


3. Oggi, la prima lettura della liturgia ci porta anche a Gerusalemme, nel Cenacolo. Maria, la Madre di Gesù, si trova li con gli Apostoli. Ma Gesù non c'è più. Tutti i presenti, con lo stesso cuore, sono raccolti in preghiera (cfr. Ac 1,14), come Gesù aveva chiesto loro prima di tornare verso il Padre (cfr. Ac 1,4).

Fra l'avvenimento di Cana in Galilea e quello del Cenacolo a Gerusalemme, è trascorso un certo periodo di tempo. Gesù di Nazareth ha compiuto la sua missione messianica sulla terra e l'ha suggellata con il sacrificio della sua morte per i peccati del mondo intero. Gerusalemme è stata testimone degli eventi sconvolgenti di Pasqua, quando è stato condannato a morte e crocifisso Colui "il quale passo beneficando e risanando" (cfr. Ac 10,38). In questo modo, ha reso testimonianza: era partito dal Padre e, giunta l'ora, è tornato al Padre (cfr. Jn 14,28), dopo aver vinto la morte. Con la Risurrezione, il Padre ha esaltato il Cristo crocifisso, e il Redentore risuscitato rimane nella gloria del Padre al fine di intercedere per noi. Lasciando i suoi che rimanevano nel mondo, chiese loro di testimoniare la sua risurrezione davanti a tutte le nazioni della terra. E affinché avessero la forza di rendere questa testimonianza, invio loro lo Spirito Santo. Dal giorno della Pentecoste lo Spirito Santo agisce nella Chiesa; è con gli Apostoli; è con il popolo di Dio tutto intero di generazione in generazione.


4. Cari fratelli e sorelle, lo Spirito Santo è con il popolo di Dio in tutto il continente africano. E' con voi qui nel Senegal. La sorprendente storia dell'arrivo del Vangelo nel vostro paese e la crescita della Chiesa testimoniano la sua presenza attiva. E' nel quindicesimo secolo che furono edificate le prime case di Dio, quando i Portoghesi toccarono le coste senegalesi. Nel 1763, la Chiesa di Gorée aveva il suo sacerdote e nel 1779 Saint-Louis aveva il suo. Ma il vero fondatore della cristianità senegalese è Monsignor Kobès, Spiritano, Vicario apostolico del Senegambia. Primo paese africano ad accogliere i padri spiritani, il Senegal deve molto ai figli spirituali di Padre Libermann per il quale l'annuncio del Vangelo doveva sfociare nella creazione di una chiesa che avesse il suo vescovo, i suoi sacerdoti e i suoi laici. I Padri spiritani diedero alla Chiesa locale solide basi. Grazie all'aumento di vocazioni in Francia, molti giovani Spiritani partono per il Senegal. Il Beato Daniel Brottier, futuro direttore dell'opera degli Orfani-Apprendisti di Auteuil, vi si dedica intensamente dal 1906 al 1911. La "Casamance" che beneficia di un importante sforzo di evangelizzazione, fornirà i primi sacerdoti e vescovi africani del Senegal. Dopo gli anni lontani di Libermann con i suoi primi Spiritani, sono venuti i Padri del Sacro Cuore di Issoudun, gli Oblati di Maria immacolata, i Domenicani - fra cui Padre Lebret che molto ha fatto per lo sviluppo del Senegal - e tanti altri. Ringraziamo Dio per l'opera compiuta da questi portatori della Buona Novella.


5. I cristiani del Senegal sono consapevoli della loro esiguità numerica quanto della loro ricchezza. Orgogliosi della loro fede, riconosciuti dalla Costituzione senegalese, arricchiti dai loro legami familiari, spesso con genitori musulmani, sono chiamati, più degli altri africani, al dialogo e alla comprensione. Le vocazioni sacerdotali si affermano e preparano il clero di domani. La vita religiosa si sviluppa, permeando di fede le culture affinché, dall'interno, queste producano frutti di cristianità. Nella sua forma monastica, in particolare, essa già porta avanti un'acculturazione degna di lode. I laici hanno la possibilità di approfondire la loro fede a contatto con associazioni private di fedeli in cui si cerca di unire liturgia, catechesi e contemplazione. Nelle diocesi, le direttive pastorali, nate dalle aspirazioni dei cristiani e dalle riflessioni dei loro pastori, servono all'impegno quotidiano delle religiose, dei catechisti e delle persone che animano le comunità. Attraverso tutto questo, in un paese musulmano, la Chiesa senegalese compie la propria propria missione con convinzione e modestia allo stesso tempo. In questo santuario di Nostra Signora della Liberazione, rendo grazie a Dio con voi, cari fratelli e sorelle, per l'annuncio del Vangelo e per la crescita della Chiesa nel paese. Affido alla Vergine Maria tutti gli operatori dell'evangelizzazione: insieme a voi la prego affinché continui a promuovere lo sbocciare di generose vocazioni sacerdotali e religiose in tutto il Senegal, come ha fatto per il villaggio di Poponguine, che ha dato alla Chiesa in terra senegalese il suo primo sacerdote nella persona del caro Cardinale Giacinto Thiandoum.


6. Questo Vangelo che avete accolto deve ora mettere radici in voi. Come ho detto mercoledi, appena arrivato, l'albero cresce solo se affonda le radici nella terra che lo nutre. Spetta a voi fare in modo che la Buona Novella penetri profondamente nelle comunità, nelle famiglie e in ogni persona: è il compito esaltante che vi attende. E' il compito, oggi, di tutta l'Africa impegnata nei preparativi dell'Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi. Attraverso la riflessione e la preghiera di tutti i suoi membri, la Chiesa di questo continente cerca di approfondire il senso della sua "missione di evangelizzazione nella prospettiva dell'anno 2000". So che vi siete interessati molto a questo lavoro, che vi ha permesso di inserirvi nel grande movimento ecclesiale suscitato a livello africano, e me ne congratulo con voi. La realizzazione di queste grandi riunioni è un segno eloquente della vitalità della Chiesa che raggiungerà un traguardo decisivo nell'annuncio del Vangelo alla vigilia del terzo millennio. Come sottolinea la Redemptoris missio: "Bisogna, dunque, rivolgere l'attenzione missionaria verso quelle aree geografiche e quegli ambienti culturali che sono rimasti al di fuori dell'influsso evangelico. Tutti i credenti in Cristo debbono sentire, come parte integrante della loro fede, la sollecitudine apostolica di trasmetterne ad altri la gioia e la luce. Tale sollecitudine deve diventare, per così dire, fame e sete di far conoscere il Signore, quando si allarga lo sguardo agli immensi orizzonti del mondo non cristiano" (RMi 40).


7. In questo annuncio, la Chiesa ha la viva consapevolezza di dover proclamare il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia. Il brano evangelico che abbiamo ascoltato ci mostra che uno dei primi gesti di Gesù all'inizio del suo ministero è stato quello di assistere a delle nozze. Vi si è recato con la Madre e i suoi discepoli, per sottolineare con la sua presenza e quella di tutta la Chiesa la grande considerazione che ha del matrimonio e della famiglia, uno dei beni più preziosi dell'umanità. Da parte vostra, abbiate considerazione del matrimonio cristiano: evangelizza l'amore fra l'uomo e la donna e lo rende ancora più umano.

La grazia del sacramento consacra l'impegno degli sposi e li aiuta a costruire il focolare stabile di cui ogni coniuge ha bisogno per aprirsi. Assicura ai figli quell'ambiente di amore consolidato al quale hanno diritto per aprirsi anch'essi e per essere in grado di affrontare l'esistenza. Come vi hanno chiesto spesso i vostri pastori, vivificate la vostra famiglia schiudendo i vostri cuori di sposi e di genitori alla presenza di Dio, fonte del vero amore!


8. Sempre il brano delle nozze di Cana ci mostra il ruolo discreto ma efficace di Maria, la nuova Eva, la Madre dei viventi. Esercitando in maniera esemplare il servizio dell'intercessione, essa viene in aiuto con successo alla giovane coppia che l'aveva invitata. Giovani donne senegalesi, vi esorto a contemplare Maria e ad imitarla. Come lei, accogliete la parola di Dio e meditatela nel vostro cuore.

Siate responsabili e generose per riuscire nella vita. Come Maria, pensate agli altri. E voi, donne senegalesi, madri orgogliose dei vostri figli, inquiete per alcuni, schiacciate dal dolore per altri, continuate a contemplare Maria, nei giorni gloriosi di suo Figlio Gesù, ma anche nelle ore meste della Passione, per restare in piedi. Casalinghe, impegnate nelle faccende domestiche umili ma indispensabili, ricordatevi di Maria a Nazaret. Donne del Senegal sempre più impegnate nella vita sociale, sempre portatrici comunque delle tradizioni e della saggezza popolare, contemplate Maria, voi che formate la sensibilità, l'intelligenza e il cuore dei vostri figli. In questo santuario mariano caro alle popolazioni del Senegal, affidiamo a Nostra Signora le attività esercitate da tutti nel paese. La preghiamo per quelli e quelle che lavorano per lo sviluppo del paese nei progetti più diversi riguardanti l'agricoltura, l'allevamento, l'artigianato, l'idraulica rurale, i bacini d'acqua, i depositi di cereali, l'industria e anche l'alfabetizzazione, la salute e l'igiene. Che Nostra Signora della Liberazione vegli sui bisogni materiali di tutti, come fece a Cana! Che continui ad essere una madre per tutti! Sarà la preghiera che formulero dal profondo del cuore mentre incoronero la sua statua.


9. La liturgia di oggi ci ha portati a Cana di Galilea. Abbiamo ricordato il primo miracolo, il primo segno che vi compi Gesù. Abbiamo meditato sulle parole di sua Madre che intercedeva per coloro che si trovavano nel bisogno. Alla fine, l'evangelista Giovanni scrive: a Cana di Galilea, "manifesto la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui" (Jn 2,11).

Che questo santuario in terra senegalese che ci ricorda Cana di Galilea sia tra voi un luogo in cui Gesù Cristo manifesta la sua gloria, un luogo in cui la fede dei discepoli risponda a questa manifestazione di Cristo su tutta la terra africana! "Fate tutto quello che vi dirà"!

Data: 1992-02-21 Data estesa: Venerdi 21 Febbraio 1992

Discorso ai Vescovi senegalesi - Poponguine (Senegal)

Titolo: La Chiesa d'Africa ha l'obbligo di essere missionaria nel proprio seno e di evangelizzare il continente

Signor Cardinale, Cari Confratelli nell'Episcopato,


1. Dopo la preghiera a Nostra Signora Liberatrice insieme alla moltitudine dei pellegrini, mi è particolarmente gradito questo incontro fraterno con voi, Pastori delle diverse famiglie diocesane, in questo nuovissimo padiglione recentemente costruito nel complesso del Santuario nazionale di Poponguine. Ringrazio cordialmente Monsignor Théodore-Adrien Sarr, Vescovo di Kaolack e Presidente della Conferenza Episcopale, per le sue cortesi parole. Sono felice di porgere il benvenuto a Monsignor Settimio Arturo Ferrazzetta, Vescovo di Bissau, ora membro della vostra Conferenza. Questa assume, perciò, una dimensione internazionale ancora più marcata ed esprimo il mio più fervido augurio che il vostro ministero presso il Popolo di Dio in questa parte dell'Africa ne tragga un accresciuto vigore. Parlando del senso della mia visita nel vostro messaggio del 15 agosto 1991, avete avuto la felice idea di riprendere questa dichiarazione della Redemptoris missio: "Mi sono messo in cammino sulle vie del mondo, "per annunciare il Vangelo, per 'confermare i fratelli' nella fede, per consolare la Chiesa, per incontrare l'uomo. Sono viaggi di fede... Sono altrettante occasioni di catechesi itinerante, di annuncio evangelico nel prolungamento, a tutte le latitudini, del Vangelo e del Magistero apostolico, dilatato alle odierne sfere planetarie"" (RMi 63). Sicuramente, cari Confratelli, quale successore di Pietro nella sua missione pastorale, è una grande soddisfazione per me essere tra voi e praticare questa catechesi itinerante nella vostra stessa terra, facendo al tempo stesso, in questi giorni, conoscenza del vostro terreno di missione.


2. Ma l'annuncio della Lieta Novella è un'attività che il Papa non esercita mai da solo: egli agisce in comunione con i Vescovi che sono a lui uniti. "Tra le funzioni principali dei Vescovi - ci ricorda il Concilio Vaticano Secondo - eccelle la predicazione del Vangelo" (LG 25). In unione con il Romano Pontefice, essi sono gli araldi della fede e cercano di portare a Cristo nuovi discepoli.

Infatti, la vostra parola di Vescovi è attesa: attesa dai fedeli che ne hanno bisogno per crescere nella fede; attesa dalla società cui viene proposta come luce per il suo sviluppo armonioso e per la sua ricerca di un progresso sempre più umano. L'Africa ormai è riconosciuta per sé stessa, per quanto essa offre all'insieme del mondo: possiate contribuire al suo dinamismo peculiare, in una prospettiva evangelica che dà alla vita una dimensione in grado di mobilitare tutto l'essere. Si tratta, in fondo, di una missione interiore, compiuta dall'Africa per l'Africa. Nell'attuale congiuntura di profondi mutamenti, auspico che possiate continuare con un forte slancio la vostra bella missione, più che mai attuale, di guide spirituali e di profeti portatori di speranza, nella convinzione pacifica e profonda che questo mondo è sempre amato da Dio e che con Cristo la vittoria su tutte le forze del male è già acquisita: "questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede" (1Jn 5,4).


3. Dopo un periodo di feconda evangelizzazione in un contesto di dipendenza politica del vostro paese, l'Africa nera è entrata in una nuova tappa, l'evangelizzazione in un contesto di indipendenza delle vostre patrie. All'inizio, gli agenti dell'evangelizzazione furono dei missionari giunti dall'estero, che seppero circondarsi di apostoli locali. Oggi, l'Africa ha ancora bisogno, evidentemente, del concorso di missionari giunti da fuori, che lavorino in stretta collaborazione con i religiosi e i sacerdoti diocesani locali. Nel suo solenne appello, così spesso ricordato, alla Chiesa dell'Africa affinché assumesse l'opera della sua evangelizzazione, Paolo VI dichiarava nel 1969 a Kampala: "Voi Africani siete ormai i missionari di voi stessi. La Chiesa di Cristo è veramente radicata su questa terra benedetta... Dovete continuare la costruzione della Chiesa su questo continente" (Allocuzione al Simposio dei Vescovi d'Africa, n. 1). L'obbligo per la Chiesa d'Africa di essere missionaria nel proprio seno e di evangelizzare il continente implica la collaborazione tra le Chiese particolari nel contesto di ogni paese africano, tra le diverse nazioni del continente e anche di altri continenti. E' in questo modo che l'Africa s'integra pienamente nell'attività missionaria.


4. Per rendere effettiva questa collaborazione missionaria, è necessario che ne abbiano piena consapevolezza i sacerdoti diocesani e i seminaristi maggiori; che essi acquistino solide convinzioni a questo riguardo, affinché considerino il dovere missionario come una componente essenziale della vita e del ministero del sacerdote diocesano. Seguendo l'insegnamento del Concilio Vaticano II, i sacerdoti locali "Dimostrino prontezza e, all'occasione, si offrano generosamente al proprio vescovo, per iniziare l'attività missionaria nelle zone più lontane ed abbandonate della propria diocesi o anche in altre diocesi" (AGD 20).


5. Altrettanto importanti sono la promozione e la formazione della sollecitudine missionaria presso i religiosi e i fedeli. "Dello stesso zelo siano animati i religiosi e le religiose, ed anche i laici verso i propri concittadini, specie quelli più poveri", (cfr. ). La parrocchia nel suo complesso ha bisogno di coltivare una tale sollecitudine, poiché altrimenti rischia di perderla di vista e di non avere altro orizzonte che i bisogni dei soli battezzati. Il cristianesimo, come sapete, si è esteso in numerosi posti grazie alla scuola. Dappertutto, questa ha contribuito alla promozione umana e sociale di molti Africani che hanno avuto la libertà di entrare o no nella Chiesa cattolica. In molti paesi, il livello politico, economico o culturale attuale sarebbe molto diverso senza il contributo delle scuole cattoliche, ieri come oggi. Abbiate a cuore il sostegno delle opere scolastiche e dell'attività medica e sanitaria, opera di carità per eccellenza, che ha svolto sul vostro continente un ruolo altrettanto considerevole della scuola. Orientatevi, inoltre, verso l'autosufficienza finanziaria. Che il clero non debba assumersi da solo il peso di cercare il denaro e di gestirlo! Possano le comunità cristiane, nel loro attaccamento verso i propri Pastori, sostenerli con un salario onesto, rendendo, questi, responsabili del loro tempo e del loro modo di vivere!


6. Essendo l'evangelizzazione essenzialmente un atto, un processo di comunicazione con uno o terzi, essa non si concepisce più oggi senza l'utilizzazione metodica e competente dei mezzi di comunicazione sociale. E' un argomento al quale voi siete sensibili e, nel corso della vostra visita ad limina del novembre 1987, vi ho incoraggiati a continuare le iniziative che avete preso in questo campo. Questo tema, che non si può restringere alle dimensioni di un solo paese, sarà affrontato all'Assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. La preparazione di queste riunioni continua e testimonia un impegno incoraggiante delle parrocchie, delle scuole, delle comunità della savana e di altri gruppi ancora. Colgo quest'occasione per congratularmi e ringraziare i Pastori e i fedeli del continente africano che si dedicano con generosità al servizio di questa importante iniziativa. E' importante, quindi, nell'"era delle comunicazioni" come si suole chiamare la nostra epoca, far percepire le implicazioni della comunicazione oggi, al tempo stesso come fatto sociale di profonda influenza sulla cultura, sulla visione del mondo e dell'uomo, e come mezzo per l'annuncio e l'approfondimento del messaggio cristiano riunendo gli uomini nella loro diversità e nelle loro aspirazioni essenziali. La Chiesa dovrà valutare i mezzi tradizionali e moderni della comunicazione sociale di cui dispone in Africa, per impegnarsi quindi nella formazione dei comunicatori cristiani, religiosi e laici, affinché siano in grado di essere autentici testimoni del messaggio evangelico; la loro competenza professionale renderà credibile la loro testimonianza.


7. Il vostro paese, che è in un certo senso una porta oceanica dell'Africa nera, si trova al crocevia delle culture arabe, europee e nero-africane. Questo spiega quanto vi stia a cuore l'incontro delle culture con il Vangelo, altro tema della futura assemblea sinodale. Come nella Chiesa nascente, il problema dell'inculturazione è sorto quando i popoli evangelizzati prendevano, prima o poi, coscienza della loro identità culturale. Il Concilio Vaticano Secondo spiega così l'incontro della Parola di Dio con le diverse culture dei popoli della terra: "Indubbiamente, come si verifica nell'economia della incarnazione, le giovani chiese, radicate in Cristo e costruite sopra il fondamento degli apostoli, hanno la capacità meravigliosa di assumere tutte le ricchezze delle nazioni, che a Cristo sono state assegnate in eredità. Esse dalle consuetudini e dalle tradizioni, dal sapere e dalla cultura, dalle arti e dalle scienze dei loro popoli sanno ricavare tutti gli elementi che valgono a render gloria al creatore, a mettere in luce la grazia del Salvatore, ed a ben organizzare la vita cristiana" (AGD 22). Con questo triplo criterio di discernimento per l'assunzione dei valori nuovi, e cioè: attitudine a glorificare Dio, a mettere in evidenza la grazia e a ordinare come si deve la vita dei battezzati, il Concilio invita le Conferenze episcopali di una stessa area socioculturale a unire i loro sforzi.

L'inculturazione appare come la grande sfida per la Chiesa cattolica in Africa alla vigilia del terzo millennio. Le implicazioni di questo sono la penetrazione e il radicamento del Vangelo, l'approfondimento della fede e la diffusione della vita cristiana su tutto il continente. Questi obiettivi sono nelle vostre mani. A partire dalla linfa autenticamente ricevuta dall'Alto, si tratta di produrre frutti autenticamente africani, in unione con la Chiesa universale.


8. Infine, per la Chiesa in Africa, il dialogo inter-religioso è particolarmente importante e necessario per l'evangelizzazione. Il pluralismo religioso, infatti, tocca spesso l'ambito nazionale, etnico e talvolta familiare. Soltanto un autentico spirito di dialogo presso tutti quanti sono coinvolti può impedire che siffatte diversità diventino cause di conflitto e di discordia. Conviene interessarsi innanzitutto al dialogo della vita e delle opere, in particolare delle opere di "misericordia" raccomandate dal Vangelo. Potrete ispirarvi in questo campo al documento "Dialogo e annuncio" pubblicato nel maggio 1991 dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-religioso e dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.


9. Per concludere, cari Confratelli, vi rinnovo il mio incoraggiamento ad offrire generosamente il tesoro del Vangelo ai popoli del Senegal, della Mauritania, di Capo Verde e della Guinea-Bissau. So di poter contare sul vostro coraggio di Pastori per guidare i vostri fratelli e sorelle dell'Africa verso la pienezza della vita e rispondere alle aspirazioni dei loro cuori.

Nell'affidarvi a Nostra Signora Liberatrice di Poponguine, vi rinnovo di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-02-21 Data estesa: Venerdi 21 Febbraio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Discorso ai rappresentanti di altre religioni - Ziguinchor (Senegal)