GPII 1992 Insegnamenti - A sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e ad una rappresentanza del laicato nella Cattedrale dell'Assunta - Banjul (Gambia)

A sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e ad una rappresentanza del laicato nella Cattedrale dell'Assunta - Banjul (Gambia)

Titolo: Lo stesso amore ardente dei primi missionari ispiri il vostro impegno nell'evangelizzazione

Caro Vescovo Cleary e miei fratelli nell'Episcopato, Cari fratelli e sorelle in Cristo,


1. Oggi Dio mi dà la grazia di vedere con i miei occhi il vostro fervore e la vostra devozione e di unire la mia voce alla vostra per lodare il suo Santo Nome.

Voi siete "i capi e i lavoratori nell'apostolato missionario" (RMi 6) qui, nella Diocesi di Banjul. Quale Successore dell'Apostolo Pietro, sono venuto a confermarvi nel vostro servizio di predicare Cristo. Rivolgo i miei cordiali saluti a ciascuno di voi: al Vescovo Cleary, ai sacerdoti, ai religiosi, ai seminaristi, ai catechisti e ai dirigenti laici che si sono riuniti per la celebrazione dei Vespri in questa Cattedrale dedicata all'Assunzione della Beata Vergine Maria.


2. Stasera facciamo nostre le parole del Salmista: "renderemo grazie al Signore con tutto il nostro cuore", adoriamo Colui le cui opere di salvezza sono "grandi" e "splendore di bellezza" (Ps 111,1-3). Qui, in questa congregazione, il Signore "ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi" (Ps 111,4). Siamo pieni del ricordo di come Egli "mostro al suo popolo la potenza delle sue opere, gli diede l'eredità delle genti", di come "mando a liberare il suo popolo" (Ps 111,6 Ps 111,9).

Mentre cantiamo insieme questo inno di ringraziamento, siamo particolarmente consapevoli dei molti modi in cui il Signore ha portato la rendenzione alla Gambia, in quest'angolo della sua amata Africa. La parola di Dio ha progredito e ha ottenuto il suo scopo. Come ha proclamato il Profeta, questa parola non torna vuota a Dio (cfr. Is 55,11). Tutti voi potete testimoniare che essa ha messo radici nella Gambia, ha trovato una dimora nei cuori e nelle menti, nei pensieri e nelle azioni di tanta gente di questo paese.


3. Quanti accolgono la parola di Dio riconoscono di avere l'obbligo di trasmettere questa parola agli altri. Il più grande dei missionari, l'Apostolo Paolo, ha dato voce a questa "legge" della vita cristiana quando ha spiegato che, nel predicare ai Corinzi, egli ha dato loro ciò che egli stesso aveva ricevuto (cfr. 1Co 11,23 1Co 15,3). Avendo accolto la Buona Novella, anche voi dovete trasmettere questo tesoro dei vostri cuori agli altri. Questa devozione alla parola di salvezza ha spinto i primi missionari a portare il Vangelo alla Gambia nonostante le sofferenze e i pericoli che ciò comportava. I vostri predecessori nella missione avrebbero potuto unirsi a San Paolo nell'enumerare le prove e le difficoltà, la fame e la sete, i pericoli sul mare e i pericoli nel deserto (cfr. 2Co 11,23-27) che hanno dovuto soffrire per poter portare la parola di Dio ai loro fratelli e alle loro sorelle gambiani. L'amore li ha spinti ad assumersi il compito dell'evangelizzazione. Il loro modo di rendere grazie per questo dono prezioso era di condividerlo. Lo stesso amore ardente deve essere la forza che motiva tutti i vostri sforzi per far conoscere Cristo. La Lettera Enciclica Redemptoris missio ribadisce questa mia convinzione: "Chi ha spirito missionario sente l'ardore di Cristo per le anime... è spinto... dallo zelo che si ispira alla carità stessa di Cristo" (RMi 89). Una volta catturati da questo amore, come Pietro e Giovanni, non possiamo fare a meno di parlarne (cfr. Ac 4,20); e come Paolo ognuno di noi deve dire: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1Co 9,16). Infatti, come possiamo riposare finché tutti coloro che Cristo vuole chiamare suoi, non avranno sentito parlare del suo amore?


4. Cari fratelli Sacerdoti: avete dedicato le vostre vite al servizio del Vangelo in questo paese. Ciascuno di voi porta in questa preghiera serale di lode e di ringraziamento i propri ricordi delle volte in cui è stato lo strumento perché la parola di Dio fosse accolta nei cuori degli altri, soprattutto attraverso l'offerta del Sacrificio Eucaristico e la celebrazione del Sacramento della Penitenza. Non cessate mai di essere grati a Dio per il sacerdozio e non scoraggiatevi mai di fronte agli ostacoli. Certo, la messe è molta, e il presbiterio di Banjul è un piccolo gruppo. C'è così tanto da fare per il Maestro - molto di più di quanto non possiate fare da soli. Ma quando avrete pregato il Signore della messe di mandare più operai, e quando vi sarete affidati alla sua cura, andate avanti con fiducia. L'opera è di Cristo. E' lui che farà crescere i frutti (cfr. 2Co 9,10). Vivendo con speranza, noncuranti della via che il mondo giudica come successo o fallimento, rimarrete fedeli all'eredità dei sacerdoti che hanno servito qui prima di voi. Anche loro erano pochi di numero, le loro risorse erano scarse, e grandi le difficoltà che dovevano affrontare; e così diventa più che mai evidente che quanto loro hanno fatto veniva da Dio, non da loro stessi. Ai sacerdoti che sono i figli nativi della Gambia rivolgo un saluto particolarmente cordiale. Nella vostra predicazione e nella vostra celebrazione dei sacramenti, nella vostra istruzione ed esortazione, l'unico Vangelo predicato dalla Chiesa universale ha assunto un "accento" spiccatamente gambiano. Quando il Signore si rivolge ai vostri compatrioti attraverso di voi, essi trovano più facile riconoscere che il suo invito non è qualcosa di strano o di alieno. Essi odono più chiaramente di essere chiamati a una vita che è il compimento e la perfezione di tutto ciò che è nobile e degno nella vita gambiana. Cari Seminaristi: da tutto quello che ho detto ai sacerdoti, avete chiaramente compreso che la vita a cui aspirate è quella di essere araldi di Cristo, predicatori del suo Vangelo e ministri dei suoi sacramenti (cfr. PO 4-5). Il vostro servizio al Regno di Dio in questo tempo si misura con la devozione e lo zelo che mettete nella preghiera, negli studi e nella formazione pastorale che costituiscono il programma del seminario. Diventerete pastori sulle orme di Cristo, il Buon Pastore, solo se subordinerete i vostri progetti alle responsabilità che la Chiesa vi affiderà, e solo se tutte le vostre parole e azioni saranno dirette a portare gli altri al nostro Eterno Padre.


5. E' una gioia particolare per me rivolgere una parola di profonda stima e incoraggiamento ai religiosi e alle religiose: ai sacerdoti e ai fratelli della Congregazione dello Spirito Santo, che è presente nella Gambia fin dal 1848, ai fratelli cristiani che sono giunti più di recente; alle figlie spirituali della Beata Anne Marie Javouhey, le Suore di San Giuseppe di Cluny, che continuano a lavorare qui sull'esempio della loro Fondatrice; alle Suore della Presentazione di Maria, le Suore di San Giuseppe di Annecy, le Suore Mariste e le Suore Scolastiche di Nostra Signora. Non posso fare a meno di menzionare con gratitudine i molti missionari che adesso e in passato sono giunti dall'Irlanda, tra cui il primo Vescovo di Banjul, Michael Maloney, recentemente scomparso e ricordato con affetto. Vi ringrazio tutti a nome della Chiesa per la testimonianza della vostra consacrazione e il vostro generoso apostolato. In seno alla Chiesa, i religiosi rendono una speciale testimonianza a Cristo attraverso il loro esempio di castità, povertà e obbedienza per amore del Regno. I consigli evangelici rivelano il cuore del Vangelo: la Buona Novella che Dio ci ama e che ci invita a corrispondere il suo amore con il dono totale di noi stessi. La vita religiosa è quindi, per sua vera natura, apostolica. I diversi compiti pastorali e apostolici che assolvete, il vostro insegnamento, le vostre opere di carità e di cristiano servizio, sono espressioni di questo amore. Tutte le vostre attività quindi devono scaturire dalla preghiera e dalla contemplazione. San Giovanni ci ricorda che quanti vengono inviati ad annunziare la parola di vita, lo fanno testimoniando ciò che sono giunti a conoscere personalmente e intimamente. Egli dice: "Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi" (1Jn 1,3). Cari religiosi, sappiate che occupate un posto speciale nel cuore del Papa. Forse quanti di voi sono venuti nella Gambia da molto lontano talvolta si chiedono se valga la pena di fare quel che stanno facendo. Cari missionari: posso solo assicurarvi che il vostro sacrificio è assai gradito agli occhi del Signore. Voi siete stati messi da parte perché tutti fossero salvati e conoscessero la verità (cfr. 1Tm 2,4). Abbiate fiducia nella vostra speciale vocazione! (cfr. AGD 23). Ogni giorno prego sinceramente che Dio sostenga con la sua misericordiosa presenza gli uomini e le donne "in missione", spesso in situazioni difficili, remote, esigenti. Il Figlio di Dio, che ha accettato generosamente la sua missione di venire in mezzo a noi, non vi lascerà senza "la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano" (Jc 1,12).


6. Il Papa è venuto da voi, catechisti della Gambia, per affermare il valore inestimabile di tutto ciò che fate per diffondere la conoscenza della fede. In molti casi voi siete i primi messaggeri del Vangelo a quanti non sono cristiani.

Da voi essi ricevono la loro prima impressione di ciò che significa essere cristiani. E' con il vostro esempio che il Signore parla in modo chiaro e persuasivo. E' mia speranza che una ferma convinzione dell'importanza dell'aiuto che date alla Chiesa vi porti a studiare il suo insegnamento in modo sempre più diligente, affinché possiate offrire a chi chiede, ai catecumeni e ai battezzati la piena ricchezza della vostra fede apostolica. Prendete nuovo coraggio; siate forti contro ogni forma di abbattimento. Grazie per la vostra indefettibile fedeltà alla Chiesa!


7. Alcuni membri del Corpo di Cristo sono esclusivamente dediti alla predicazione della parola (cfr. Ac 13,2), ma ogni cristiano è "testimonio e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa" (LG 33). Ciò significa che i dirigenti laici di questa Chiesa locale hanno il loro indispensabile ruolo da assolvere nel proclamare la parola di Dio nella Gambia. così - con le parole del Concilio Vaticano II - faccio appello a voi, membri del laicato, perché siate "davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo" (LG 38). Nell'impegnarvi al fine di ordinare le cose nei vari settori della società della Gambia secondo la Nuova Legge di Cristo, voi portate i vostri concittadini faccia a faccia col Vangelo. La rivelazione di Dio, così come risplende nelle vostre case e attività lavorative, scuole e fattorie, eserciterà il potere che le è proprio di attrarre i cuori che sono ben disposti. Tutti i membri della Chiesa sono chiamati a vivere in comunione, poiché nonostante siamo molti, noi formiamo un unico corpo in Cristo (cfr. 1Co 12,12-27). Restate uniti nell'amore e cercate di superarvi l'un l'altro solo nell'umile servizio.


8. Cari amici in Cristo: mentre celebriamo la Liturgia delle Ore siamo uniti nell'adorazione che tutta la Chiesa tributa alla Santissima Trinità. Rendiamo grazie perché la famiglia di Dio nella Gambia sta crescendo attraverso la vostra fedeltà alla grazia di Dio. Con la vostra devozione nel diffondere la parola di Dio, risplende l'essenziale dimensione missionaria della Chiesa ed essa risponde nuovamente alla raccomandazione del Signore: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Insieme canteremo il Cantico di Maria, il Magnificat, unendo le nostre voci alla sua nella lode di Dio per le grandi cose che ha compiuto per salvare il suo popolo. Maria era con gli Apostoli in quel Giorno di Pentecoste, quando per la prima volta uscirono coraggiosamente a proclamare il Signore Gesù. Per duemila anni Lei, la Regina degli Apostoli, non ha mai cessato di vegliare sulla diffusione della Buona Novella. Affido alla sua potente intercessione l'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Vi chiedo di pregare con me affinché essa conceda a quanti contribuiscono a questa Assemblea una chiara comprensione della missione evangelizzatrice della Chiesa in Africa e la forza di rispondere generosamente. Vi chiedo di fare vostra questa intenzione, soprattutto quando recitate il Rosario, una preghiera molto efficace, una preghiera che ha qui una forte tradizione e che dovete impegnarvi a preservare e veder crescere (cfr. FC 61).

A voi, e a quanti di voi, come Maria, sono gli umili servitori della Parola di Vita, imparto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-02-23 Data estesa: Domenica 23 Febbraio 1992

Il congedo dal paese all'aeroporto internazionale "Yundum" - Banjul (Gambia)

Titolo: "Prego per le vittime della guerra che sconvolge la vicina Liberia"

Vostra Eccellenza Presidente Jawara, Cari amici,


1. La mia breve ma intensa visita pastorale nella Gambia si sta concludendo. E' venuto il momento di dirci arrivederci. In ogni istante sono stato circondato dalla vostra cortese ospitalità. Mentre mi accingo a lasciarvi, portero con me le molte liete immagini della popolazione di questo bellissimo posto. Il mio è un arrivederci pieno di stima e gratitudine per tutti i Gambiani.

Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito all'organizzazione di questa visita. Sono grato a lei, Signor Presidente, al Vice Presidente e alle autorità che sono qui presenti in questo momento. Mi avete consentito di avere un'esperienza diretta di questa nazione dinamica, che sta crescendo. Che Dio ispiri sempre i capi di questo paese affinché promuovano l'autentico benessere della popolazione e agiscano con profondo rispetto per la dignità e i diritti di ciascun individuo. Solo su questa base si preparerà una mondo giusto e pacifico.


2. Il mio incontro con la comunità cattolica è stata una gioiosa celebrazione della nostra fede. Abbiamo pregato insieme, ringraziando Dio per le sue benedizioni e affidando le nostre necessità alla sua amorevole misericordia. La Chiesa è cattolica perché è aperta a popoli di ogni razza, lingua e condizione sociale. Qui in Gambia si sente a casa, così come in ogni altra parte del mondo.

Il suo desiderio e il suo impegno sono quelli di promuovere la vita spirituale dei suoi figli e di cooperare con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà nel servizio al bene della famiglia umana. Rendo grazie a Dio per la vitalità della comunità cattolica e la fedeltà alla Sua parola. Confido che i miei fratelli e sorelle nella fede continuino a meditare sull'immagine della prima comunità cristiana, quando tutti "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42). Il Successore di Pietro vi porterà sempre nel suo cuore.


3. Nel salutare questo paese amante della pace, il mio pensiero si rivolge con preoccupazione a un'altra parte dell'Africa occidentale. Avrei desiderato visitare la vicina nazione della Liberia, ma una terribile guerra fratricida ha sconvolto il paese e causato indicibili sofferenze tra la sua popolazione. Prego per le vittime di questo conflitto. Sono profondamente rattristato dalla piaga rappresentata dalle centinaia di migliaia di rifugiati, da tanti senzatetto e affamati. Oltre alle morti, ai ferimenti e alle sofferenze che la violenza armata porta sempre con sé, non possiamo fare a meno di osservare che una tale situazione distrugge ogni possibilità di sviluppo economico e di stabilità politica per le popolazioni coinvolte. L'interdipendenza di tutti i Paesi dell'Africa occidentale ha trovato espressione in sforzi concertati per giungere a una soluzione di questa difficile situazione. E' mia speranza che i capi della regione intendano perseverare in questo impegno e che le parti in conflitto vogliano anteporre l'autentico bene delle popolazioni locali ad ogni altra considerazione.


4. Mentre incoraggio tutti coloro che potrebbero influenzare situazioni di conflitto ad intraprendere il compito urgente di pacificazione, invito anche tutti quanti credono nel dominio e nella provvidenza di Dio Onnipotente sugli affari degli uomini, a pregare incessantemente per il grande dono della pace.

Supplichiamo il Signore della Vita e della Storia affinché trasformi l'odio in amore, la rivalità in solidarietà. Preghiamo affinché l'Africa non cada in una spirale di conflitti e di lotte di potere, ma perché si avvii decisamente lungo il cammino di rispondere alle necessità delle sue popolazioni e di creare condizioni che favoriscano la crescita e la prosperità. E' evidente che la comunità internazionale ha il grave dovere morale di promuovere politiche giuste e utili per questo continente. E' necessaria una nuova era di solidarietà con l'Africa. A nome della nostra comune umanità, e a nome di quanti non hanno voce, rinnovo i miei appelli a quei governi che sono in condizione di aiutare, e alle organizzazioni internazionali che si stanno occupando di assistenza ai paesi in via di sviluppo, affinché accorrano a fianco dell'Africa in quest'ora decisiva.

Ancora una volta, Signor Presidente, esprimo la mia profonda gratitudine a lei e a tutti i suoi concittadini.

Sul Vescovo Cleary e tutti i membri della comunità cattolica invoco la gioia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo.

Dio benedica la Gambia!

Data: 1992-02-24 Data estesa: Lunedi 24 Febbraio 1992

La cerimonia di benvenuto all'aeroporto "Gbessia" - Conakry (Guinea)

Titolo: "Vengo come amico degli uomini"

Signor Presidente,


1. Sia benedetto Dio che mi dà la gioia di essere in Guinea, nel corso di questo ottavo viaggio pastorale in terra africana! Saluto rispettosamente Sua Eccellenza e la ringrazio per le sue parole di benvenuto, che ho molto apprezzato. Rivolgo anche un saluto deferente alle personalità governative che sono accanto a lei e, tramite la sua persona, è tutto il caro popolo di Guinea che sono felice di salutare al mio arrivo nel paese.


2. Saluto ora molto cordialmente Mons. Robert Sarah, Arcivescovo di Conakry e Presidente della Conferenza Episcopale di Guinea, con i miei fratelli nell'episcopato. Il Vescovo di Roma, per quanto possibile, considera un dovere rispondere agli inviti che gli sono rivolti di venire ad esercitare il suo ministero di successore di Pietro presso le Chiese locali: provo infatti una grande gioia ad incontrare i Pastori e i fedeli della Chiesa cattolica che è in Guinea.


3. Si dice che per lungo tempo il termine "Guinea" è stato sinonimo di "paradiso" e che un tempo, in Europa, veniva definito "guineano" qualsiasi prodotto esotico di qualità eccezionale. Questo per dire quanto mi rallegro nel fare la conoscenza di un paese di cui si parla in termini tanto elogiativi. Purtroppo, la storia recente della Guinea testimonia che una terra felice può temporaneamente trasformarsi in valle di lacrime. Tuttavia, Signor Presidente, lei ha saputo intraprendere con saggezza e vigore un'opera coraggiosa di ricostruzione nazionale, nonostante numerose difficoltà. Sono stati definiti spazi di libertà.

Le iniziative private e collettive hanno ripreso a funzionare. E' stato elaborato un quadro giuridico che consacra l'uguaglianza e la fratellanza di tutti i figli del paese, senza distinzione di razza, di origine o di religione. Lo scorso dicembre, è stata promulgata la costituzione ed è nato il pluripartitismo. Inoltre si avverte un miglioramento nelle condizioni economiche generali del paese, in particolare nella vita quotidiana del contadino. Dio voglia che con la collaborazione sincera di tutti i guineani si perseguano, nella cooperazione, gli sforzi per promuovere i diritti dell'uomo, la giustizia e la democrazia! Nella comunità internazionale, la Guinea trova simpatia e sostegno. Mi auguro che essa mantenga rapporti sempre più fecondi con i suoi partner in Africa e nel mondo.


4. Ed ora, saluto in modo molto particolare i cattolici della Guinea. Sono felice di venire a celebrare con loro e in mezzo a loro la fede che ci accomuna e che è tutta la nostra ragione di vita. Vengo a visitarli per confermarli nella loro religione, incoraggiarli nell'annuncio del Vangelo, nella costruzione della Chiesa e nel paziente lavoro di perdono e di riconciliazione. Spero che la mia visita permetta alla Chiesa di Guinea di rinnovarsi e di santificarsi, al fine di dare una testimonianza sempre più fedele di Gesù Cristo.


5. Saluto infine cordialmente i guineani musulmani, che costituiscono la grande maggioranza della popolazione del paese. Vengo a trovarli come amico degli uomini e come messaggero di pace. Rendo grazie all'Onnipotente per il clima di convivenza pacifica che esiste, in questo paese, tra Musulmani, Cristiani e quanti appartengono ad altre tradizioni religiose. Conosciamo l'importanza della dimensione spirituale nella crescita della persona e nella costruzione della società. Il futuro della Guinea è in funzione della qualità spirituale dei suoi abitanti. Possano essi, nel rispetto degli altri, promuovere con ardore un clima di pace, di unità e di amore fraterno!


6. Grazie, Signor Presidente, della sua accoglienza, che mi commuove. Fin d'ora le sono grato per aver facilitato la mia visita e i miei incontri con le popolazioni.

Invoco di cuore le benedizioni di Dio su tutta la Guinea e sul suo avvenire. Che l'Altissimo conceda a tutti la gioia e la speranza.

Data: 1992-02-24 Data estesa: Lunedi 24 Febbraio 1992

Messaggio alla popolazione della Guinea

Titolo: Che il mio soggiorno tra voi promuova la concordia e l'unità

Cari fratelli e sorelle della Guinea, E' con molta gioia che mi preparo ad incontrarvi e ringrazio Dio di aver diretto i miei passi verso il vostro paese.

Vi saluto tutti cordialmente: responsabili della nazione e cittadini della Guinea. Rivolgo i miei calorosi saluti alla coraggiosa comunità cattolica, per la quale io ho tanto affetto, perché so tutto quello che ha sopportato per il nome di Cristo. Saluto con tutto il cuore i membri della comunità musulmana e delle altre fedi.

Vengo verso di voi come uomo di Dio, come artefice di pace. Mi auguro che il mio soggiorno tra voi contribuisca a promuovere la concordia e l'unità, nel rispetto della dignità delle persone. Allo stesso modo, prego che cresca tra voi la solidarietà. Come dite voi, un uomo da solo può fabbricare un tetto di paglia, ma da solo non può metterlo in posa. Abbiamo bisogno gli uni degli altri.

Affido il mio viaggio a Nostra Signora della Guinea. Insieme, noi la preghiamo per la vostra cara patria.

Che Dio vi benedica tutti e vi protegga! (Traduzione dal francese)

Data: 1992-02-24 Data estesa: Lunedi 24 Febbraio 1992

Ai sacerdoti, ai religiosi, ai seminaristi e ai rappresentanti del laicato raccolti in Cattedrale per la Santa Messa - Conakry (Guinea)

Titolo: "Unitevi a Cristo come tralci alla vite per portare frutti di riconciliazione e di speranza"




1. "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto" (Jn 15,5). Cari fratelli e sorelle, vi saluto dal profondo del mio cuore. Lasciatemi esprimere tutta la mia gioia di inaugurare i miei incontri pastorali con voi a Conakry, capitale del vostro Paese e sede dell'arcivescovado. Infatti, durante i miei viaggi, l'incontro con le forze vive delle diocesi rappresenta sempre per me un momento privilegiato.

In questa cattedrale di Santa Maria, dove siamo riuniti, il mio pensiero si rivolge innanzitutto a Colei che amiamo proclamare benedetta fra tutte le donne per il frutto che ha portato nel suo grembo: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42). Che Nostra Signora della Guinea interceda presso suo Figlio affinché questa celebrazione eucaristica ravvivi la nostra fede e il nostro amore! Ringrazio sinceramente il vostro Arcivescovo, Monsignor Robert Sarah, per il suo discorso di benvenuto e, in particolare, per i sentimenti che ha espresso a tutti a vostro nome. Vorrei salutare qui con deferenza Madame Henriette Conté, prima Signora del Paese. Rivolgo ora i miei saluti più cordiali ai miei fratelli nel sacerdozio; ai religiosi e alle religiose impegnati sulla via dei consigli evangelici; ai coraggiosi catechisti a cui la Chiesa della Guinea deve molto; ai seminaristi che sono la speranza di questa stessa Chiesa; ai membri dei Consigli parrocchiali e a tutti i fedeli laici impegnati nel servizio del Vangelo. Salutandovi, il Papa desidera esprimervi tutto l'affetto che prova per dei fratelli e delle sorelle che hanno sofferto a causa del nome di Gesù e hanno resistito. Con questi stessi sentimenti rivolgo un saluto fraterno a Monsignor Raymond-Marie Tchidimbo che conosco sin dall'epoca del Concilio Vaticano II. Egli ha condotto la "dura lotta" di cui ci ha parlato l'Apostolo (Col 2,1), ha sofferto per Cristo e per la Chiesa; per questo motivo, ha diritto a una stima e a un affetto particolari da parte dei cristiani.


2. La Chiesa ci parla oggi attraverso la bellissima allegoria della vite e dei tralci. Questa allegoria è riportata nel Vangelo di S. Giovanni, nel contesto delle parole di addio che Cristo rivolge ai suoi Apostoli alla vigilia della sua passione e della sua morte in croce. Adempiendo il servizio della Parola di Dio che le è stato affidato, la Chiesa annuncia il mistero rivelato contenuto in questa Parola. Il mistero è innanzitutto Cristo stesso. Perché Lui è la vera vite.

Nell'allegoria egli parla di se stesso: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo" (Jn 15,1). Questa attenzione divina per la vite si manifesta nella cura con cui i tralci sono trattati. E tutti noi siamo i tralci, ciascuno e ciascuna di voi. Tutti noi siamo chiamati dal Padre a portare frutto restando in Cristo, così come i tralci portano frutto solo se rimangono uniti alla vite. Il Maestro dice: "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5).


3. Voi tutti qui riuniti desiderate portare molto frutto per la Chiesa che si è radicata in questa terra africana. Da quando la Chiesa proclama Cristo in questo Paese, i ministri della Parola di Dio, i ministri del Vangelo si impegnano in ogni modo "per rendere ciascuno perfetto in Cristo" (Col 1,28). Si prodigano instancabilmente sull'esempio dell'Apostolo Paolo che ha penato e ha lottato con tutta la forza di Cristo la cui potenza agiva in lui (Col 1,29). E lo scopo di questa lotta spirituale era, e sarà sempre, che i cuori degli uomini "vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio" (Col 2,2). A questi tesori di saggezza e di conoscenza, che sono celati in Cristo (Col 2,3), ognuno può accedere secondo il dono che ha ricevuto, secondo la sua vocazione in Cristo e nella Chiesa.


4. Cari fratelli sacerdoti, uniti al vostro Vescovo, sforzatevi di formare un presbiterio fraterno; siate fedeli a Gesù Cristo e al vostro sacerdozio; impegnatevi fermamente nell'annuncio della Buona Novella; per questo avete ricevuto l'ordinazione sacerdotale. Fate conoscere Gesù Cristo, rivelate "il mistero nascosto da secoli e da generazioni" (Col 1,26) e la cui proclamazione ufficiale ha subito una lunga eclissi nel vostro Paese. Guidate i fedeli verso un rapporto autentico con Cristo. In questo momento della vostra storia nazionale, siate più che mai riunificatori e agenti di unità. Costruite e mantenete la comunione fra i cristiani, nella comunità che vi è stata affidata e con le altre comunità diocesane. Il sacerdote, infatti, è il ministro della comunione, colui che assicura l'unione in seno alla famiglia di Dio. Abbiate una parola di speranza per tutti i fedeli, ma soprattutto per i giovani, maggiormente esposti alle difficoltà della vita a causa della improvvisa apertura al liberalismo, e duramente colpiti dalla disoccupazione. Insegnate loro che innanzitutto è il cuore dell'uomo che deve cambiare, perché cambino le cose. Il cuore, infatti, rende lo sguardo attento e benevolo, il cuore suggerisce i gesti di concreta assistenza reciproca. E' partendo da una disposizione interiore a volere sinceramente il bene comune che si costruisce l'unità. Incoraggiate la gioventù a intraprendere con entusiasmo, nell'amore e nella speranza, i compiti di questo mondo che un cristiano non potrebbe trascurare. Infine, fra le opere del vostro ministero sacerdotale ce n'è una di grande valore e di attualità dopo tanti anni di sofferenze e di ricordi dolorosi; mi riferisco al ministero della riconciliazione: siate gli artefici della pace e fate capire a chi vi circonda che la Chiesa è formata da persone riconciliate, che sono state lavate nel sangue di Cristo e hanno ricevuto lo Spirito Santo, lo Spirito della pace.


5. Cari fratelli e sorelle, membri degli Istituti di vita consacrata, avete scelto la vita religiosa per rispondere alla chiamata di Cristo ad essere perfetti come "è perfetto il Padre nostro celeste" (Mt 5,28), e, per diventare tali, avete intrapreso la via evangelica della castità, della povertà e dell'obbedienza.

Sappiate che avete un ruolo insostituibile nella missione della Chiesa. Con le rinunce che la vostra vocazione richiede, testimoniate il primato dei valori spirituali e siete in un certo senso, per i vostri fratelli e le vostre sorelle, un vivo invito a difendere questi stessi valori, che essi, oggi, sarebbero più tentati di trascurare. Con la vostra preghiera e la vostra vita di unione con Dio, mostrate la fonte dell'efficacia di ogni opera per l'avvento del Regno: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato" (Jn 15,8). Ricordatevi che è proprio grazie alla preghiera che la Chiesa della Guinea ha resistito durante la tormenta. Continuate a diffondere la gioia che deriva dalla scelta di una vita semplice, sulla linea delle Beatitudini e a dare l'esempio del lavoro, necessario ad ognuno per guadagnarsi la vita e fonte di orgoglio, perché associa l'uomo all'opera divina della creazione sempre in atto.


6. Quanto a voi, cari catechisti, avete preso il vostro posto nel Corpo di Cristo, e in esso svolgete il vostro ruolo. Avete saputo colmare il vuoto lasciato dalla partenza dei pastori durante gli anni della persecuzione. E' grazie a voi che i cristiani della Guinea, isolati, privati dei sacerdoti, impossibilitati a comunicare con l'esterno, hanno resistito, poiché voi avete continuato a istruirli, a far leggere loro la Bibbia e li avete aiutati a pregare. Il Papa è lieto di rendere omaggio alla vostra opera apostolica e alla vostra grande fedeltà.

Ringrazio per questo voi e i membri dei Consigli parrocchiali e tutti i fedeli laici impegnati. In un'epoca in cui, in tutto il mondo, i cristiani si rinnovavano sull'afflato del Concilio, voi già mettevate in pratica, senza conoscerle, le sue direttive. Oggi che la Chiesa in Guinea riacquista la sua forza, vi incoraggio a continuare l'evangelizzazione accanto ai vostri pastori che apprezzano la vostra collaborazione. Mi auguro che possiate rinnovarvi in tutto ciò che è utile al vostro ministero, che possiate inoltre nutrire e rafforzare la vostra vita spirituale per compiere al meglio la vostra missione.


7. Infine, mi rivolgo a voi, cari seminaristi che modellerete il volto della Chiesa guineana del 2000. Cercate di diventare uomini di fede, per annunciare in modo convincente la Parola di Dio, per sostenere i vostri fratelli nelle loro convinzioni e confortarli nei loro dubbi. Cercate di diventare uomini dei misteri di Dio, testimoni dell'Invisibile presso quanti vi circondano, cristiani, musulmani o adepti di religioni ancestrali. Diventate uomini della comunione, che sappiano cementare l'unione fra i membri del Popolo di Dio attraverso l'Eucaristia. Per tendere a questo ideale occorre che nutriate in voi una vita spirituale esigente perché l'impatto della vostra attività pastorale ne è condizionata. Questo è il messaggio contenuto nel passo del Vangelo che abbiamo ascoltato e in cui Gesù subordina la nostra efficienza alla nostra unione con Lui: "Senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5). Il lavoro che vi attende non lo affronterete da soli. Lo svolgerete con i vostri fratelli nel sacerdozio, con cui stabilirete legami di profonda amicizia spirituale. Sulla base di questi legami e di quelli che nasceranno dal contatto con le comunità parrocchiali, il vostro celibato acquisterà un nuovo significato e vi condurrà sul cammino di un'autentica paternità spirituale che porterà abbondante frutto.


8. Cristo è in mezzo a noi, speranza della gloria (cfr. Col 1,27). Paolo ha ricevuto da Dio la missione di realizzare la sua parola (Col 1,25); questa missione si può comprendere facilmente attraverso l'allegoria della vera vite e dei tralci. Gesù dice: "Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, ...in questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto" (Jn 15,7-8). Come gli Apostoli anche noi siamo chiamati a partecipare alla gloria di Dio con quello che dobbiamo fare quali discepoli di Cristo. Anche se il cammino sul quale noi lo seguiamo comporta spesso la sofferenza, questa, per l'Apostolo, è una fonte di gioia: perché nelle sofferenze ciascuno di noi può completare nella sua carne "quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). Quanto è potente l'apostolato della sofferenza, benché sia umanamente difficile capirlo se si considera la miseria dell'essere umano! Ma Cristo non ha forse compiuto la redenzione del mondo spogliando se stesso? (Ph 2,7). Questa è la pienezza del Mistero che è in Lui. Nel sacrificio della Croce Cristo è per tutti gli uomini "la speranza della gloria". "Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" (Lc 24,26). Con la Croce e la Resurrezione, Gesù Cristo rimane in noi: è la vera vite e chi rimane in lui dà molti frutti.

Che questo Mistero si diffonda nella vostra Chiesa! Che sia la sorgente e la potenza che vi consentono di portare frutto nello Spirito Santo, per la gloria di Dio e per la salvezza delle vostre anime!

Data: 1992-02-24 Data estesa: Lunedi 24 Febbraio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - A sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e ad una rappresentanza del laicato nella Cattedrale dell'Assunta - Banjul (Gambia)