GPII 1992 Insegnamenti - La consacrazione del Paese alla Vergine durante la celebrazione mariana - Conakry (Guinea)

La consacrazione del Paese alla Vergine durante la celebrazione mariana - Conakry (Guinea)

Titolo: "O Maria, Nostra Signora della Guinea, sostieni l'ardore missionario di questa Chiesa, perché testimoni l'amore di Dio per ogni uomo"

O Maria, Nostra Signora della Guinea, i tuoi figli e le tue figlie della Guinea vengono innanzi a te a rinnovare oggi la loro consacrazione. Ti offriamo i nostri corpi, i nostri cuori e i nostri spiriti; ti offriamo questa terra della Guinea e i suoi abitanti, le sue famiglie e i suoi figli, i loro progetti e i loro sogni di felicità.

O Maria, Madre degli uomini, rimettiamo nelle tue mani il destino di questo Paese e ti preghiamo per tutte le persone di buona volontà che lavorano alla sua ricostruzione.

O Maria, donna attenta a Cana, sei stata in mezzo al tuo popolo nella Guinea, accompagnandolo con la tua preghiera e la tua tenerezza nel suo cammino doloroso verso la libertà. Conosci la sofferenza e la miseria dei tuoi figli: senti le grida dei poveri che reclamano più giustizia e più dignità. Sii la nostra avvocata presso tuo Figlio, il Redentore dell'uomo. Intercedi per i tuoi figli e chiedi per loro la giustizia e la pace. Proteggici dalle divisioni mortali.

Insegnaci a rinunciare alle nostre ambizioni egoistiche per ricercare con generosità quanto è utile a tutti i nostri fratelli.

O Maria, Madre delle nazioni, supplica il Padre perché mandi lo Spirito Santo sui figli di questo Paese per illuminare il loro cammino; che Egli ispiri nel loro cuore un amore vero per la loro Patria e per ognuno dei loro fratelli; che ispiri quanti fanno le leggi affinché tutti i Guineani siano rispettati nella loro persona, nei loro diritti, e nelle loro aspirazioni.

O Maria, Madre della Chiesa, rafforza la comunità dei battezzati, sostieni l'ardore missionario della Chiesa nella Guinea, perché diventi sale della terra e luce del mondo e testimoni l'amore di Dio per ogni uomo, senza distinzione di etnia, di classe sociale, di religione o di opinione. Ottieni per tutti i figli di questo Paese che conoscano giorni tranquilli, perché sia loro possibile progredire e costruire una Guinea nuova nella fratellanza, nella tolleranza e nella coesione nazionale.

O Maria, Nostra Signora della Guinea, clemente, misericordiosa e dolce, Madre di Dio e Madre nostra, tu ci precedi nel cammino della fede, conserva in noi la speranza, consentici di condividere fraternamente l'amore di Dio.

Amen.

Data: 1992-02-25 Data estesa: Martedi 25 Febbraio 1992

Durante la cerimonia di congedo dalla Giunea e dall'Africa - Conakry (Guinea)

Titolo: "Portero davanti a Dio le vostre preoccupazioni e le vostre speranze"

Signor Presidente, Cari fratelli nell'Episcopato, Signore e Signori, Cari amici della Guinea,


1. Ecco giunto al termine un viaggio che, per l'ottava volta, mi ha portato in quella terra d'Africa che sto imparando a conoscere e ad amare sempre di più.

Signor Presidente, sono stato sensibile alle parole che mi ha appena rivolto. E' a lei che esprimo, innanzitutto, i miei ringraziamenti, insieme alla Signora Henriette Conté, in questi momenti carichi di emozione e di una certa nostalgia, ma che seguono ore piacevoli di gioia condivisa. Le sono grato di avermi voluto accompagnare. Con lei, ringrazio anche, per la loro presenza, le alte autorità dello Stato così come i membri del Governo e dei Corpi Costituiti. Apprezzo molto la presenza, questa mattina, dei membri del Corpo diplomatico accreditati presso la Guinea che sono venuti a ricevermi e hanno la gentilezza di partecipare a questa cerimonia di congedo. Al momento di lasciare la Guinea, desidero esprimere la mia più viva gratitudine a tutti coloro che, in un modo o nell'altro, hanno contribuito alla riuscita del mio soggiorno, mettendo le loro energie, la loro esperienza e la loro dedizione al servizio di una calorosa e generosa ospitalità che mi ha molto toccato. Ringrazio cordialmente il personale dei servizi di sicurezza che hanno lavorato efficacemente al buon svolgimento di questa visita.

Associo a questi ringraziamenti i rappresentanti dei media che hanno fatto eco ai diversi avvenimenti di queste belle giornate.


2. A voi, cari fratelli nell'episcopato, voglio esprimere anche la mia gratitudine e la mia gioia per aver potuto trascorrere con voi alcuni momenti nella terra del vostro apostolato. E' sempre un'autentica gioia, per il successore di Pietro, incontrare i suoi fratelli del collegio episcopale, ma egli è particolarmente felice di rendere loro visita sui luoghi stessi in cui vivono per annunciare il Vangelo e servire la Chiesa. Con i cattolici della Guinea, mi avete riservato un'accoglienza che ben esprimeva l'affetto e il rispetto che avete per il Papa. Vi ringrazio ancora una volta per tutto questo! E' senza dubbio troppo presto per trarre conclusioni o abbozzare un bilancio di queste due giornate così ricche di eventi. Eppure conservero nel cuore il ricordo degli incontri commoventi con le forze vive della Chiesa in Guinea: i giovani, i catechisti, i consacrati e i laici impegnati con i loro pastori. Spero che i battezzati, rafforzati nella loro fede, vivano ancora di più nella concordia e nella comunione fraterna, la cui sorgente è in Dio. Ripeto loro volentieri le parole di San Paolo: "Fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore" (1Co 15,58).


3. Infine, auspico che tutti gli abitanti della Guinea, Cristiani, Musulmani o Animisti, si sforzino di vivere nella pace, nell'unità, nel rispetto delle persone e della loro dignità! Assicuro loro che portero davanti a Dio le loro preoccupazioni e le loro speranze. Un antico adagio della città di Roma, dove sto per tornare, diceva: "che la salvezza del popolo sia legge suprema". Lo ripeto volentieri qui: che la felicità, che la salvezza del popolo sia lo scopo perseguito con costanza da quanti presiedono ai destini della nazione! E che ogni cittadino si preoccupi di far fruttificare i suoi talenti, nel rispetto dei diritti altrui, affinché progredisca il benessere di tutti sulla via di uno sviluppo che risponda alle aspirazioni dei cuori! Nel rinnovarle i miei ringraziamenti, Signor Presidente, le auguro di continuare felicemente la sua alta missione.

Dio benedica la Guinea!

Data: 1992-02-26 Data estesa: Mercoledi 26 Febbraio 1992

Ai partecipanti al primo Congresso mondiale della Pastorale dei santuari e dei pellegrinaggi - Roma

Titolo: Il pellegrinaggio è l'immagine della vita umana

Cari confratelli nell'Episcopato e nel sacerdozio, cari amici, Rettori dei santuari e Direttori dei pellegrinaggi,


1. Dopo i nostri incontri nel corso dei miei viaggi apostolici e in questi giorni in Africa, nei santuari dove prestate il vostro servizio, oggi ho la gioia di accogliervi, presso la Confessione di San Pietro, per il primo congresso mondiale della pastorale dei santuari e dei pellegrinaggi, organizzato dal Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Avete scelto come tema: Viaggio verso lo splendore, il tuo Dio viaggia con te'. Voi ricordate così che ogni pellegrino, ad immagine degli uomini della Bibbia, è alla ricerca di Dio che ci convoca alla sua presenza per renderci "partecipi della natura divina" (2P 1,4).

Voi rappresentate i santuari del mondo cattolico, dai più famosi ai più modesti, da quelli più venerabili a quelli di più recente fondazione, quelli che riguardano i luoghi stessi in cui visse il Signore Gesù e quelli che onorano la Madre di Dio e i santi della nostra storia. Quale gioia sacerdotale vedervi affidata la missione di essere i custodi dei santuari. Siete così i testimoni privilegiati della completa disponibilità di Dio come si è manifestata e si manifesta ancora nei luoghi che vi sono affidati.

Da molto tempo, avete riflettuto, nelle vostre rispettive organizzazioni, sulle esigenze del servizio che vi è stato richiesto. Lo scambio consentito da un incontro nelle dimensioni della Chiesa universale pone oggi, nella sua piena dimensione, la vostra azione missionaria.


2. In un santuario, tutti possono scoprire di essere ugualmente amati, ugualmente attesi, a cominciare dalle persone ferite dalla vita, dai poveri, dalle persone allontanatesi dalla Chiesa. Ognuno può scoprire la propria eminente dignità di figlio o di figlia di Dio, anche se l'aveva dimenticata. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). I "piccoli" non si sbagliano, quando vengono, sempre più numerosi, a cercare un senso per la loro vita, a rafforzare la loro fede, a rinnovare la loro carità e ritemprare la loro speranza. Dio parla in maniera semplice ai semplici, attraverso la grazia dei santi che hanno vissuto le Beatitudini di povertà, di misericordia, di giustizia e di pace.


3. Si è talvolta dubitato di quanto si è soliti chiamare "la religione popolare" che è stata assunta, felicemente, da voi quale tema di questo primo congresso mondiale. "La religiosità popolare - ricordava Paolo VI -, ha certamente i suoi limiti... Essa manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere... genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione" (EN 48). Questa pietà popolare, religione del gesto e dell'emozione più che dell'approccio razionale, ha sia bisogno di essere giudiziosamente accolta che di essere rispettosamente illuminata affinché i poveri siano evangelizzati. Molti santi ci hanno mostrato che la vita sensibile consente di raggiungere le profondità del mistero divino se viene, con l'aiuto della grazia, incessantemente purificata da uno sforzo della volontà e dell'intelligenza.


4. Siete attenti ai "tempi" e ai ritmi di ogni pellegrinaggio: la partenza, l'arrivo, la "visita" al santuario e il ritorno. Tanti momenti del loro itinerario che i pellegrini affidano alla vostra sollecitudine pastorale. Avete il compito di guidarli all'essenziale: Gesù Cristo Salvatore, termine di ogni cammino e fonte di ogni santità. E' per Lui, con Lui e in Lui che noi accediamo al Padre. Spetta a noi annunciare, "a tempo e a distempo", il nucleo e il centro della Lieta Novella della salvezza, "dono grande di Dio, che non solo è liberazione da tutto ciò che opprime l'uomo, ma è soprattutto liberazione dal peccato e dal maligno, nella gioia di conoscere Dio e di essere conosciuti da lui, di vederlo, di abbandonarsi a lui" (EN 9). così, trasformati dall'incontro con la divina Trinità d'amore, attraverso la predicazione, la celebrazione dei sacramenti e l'esperienza della vita ecclesiale, i pellegrini divengono a loro volta inviati della Lieta Novella.


5. "La Chiesa... non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose" (LG 48). Se i santuari della terra sono le immagini della Gerusalemme celeste, il pellegrinaggio è l'immagine della nostra vita umana. Dinanzi ad un mondo che crede di poter elaborare una speranza a partire dalle sue certezze scientifiche, esso ci ricorda concretamente che "non abbiamo quaggiù una città stabile" (He 13,14) e che facciamo già parte, con la speranza, del Regno futuro. E' nella divina umanità di Cristo, e in essa soltanto, che l'uomo è unito "con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana", come diciamo nell'Offertorio della Messa.

Il pellegrinaggio è un'esperienza fondamentale e fondatrice della condizione del credente, "homo viator", uomo in cammino verso la Fonte di ogni bene e verso il suo compimento. Ponendo tutto il suo essere in cammino, il suo corpo, il suo cuore e la sua intelligenza, l'uomo si scopre "cercatore di Dio e pellegrino dell'Eterno". Si sradica da sé per passare in Dio. E' liberato dalle false certezze, reso alla sua condizione naturale di figlio prodigo chiamato al perdono dalla tenerezza del Padre che lo aspetta. Queste cose semplici si imparano meglio nell'esperienza del cammino che sui libri!


6. Avete sottolineato, nei lavori preparatori di questo congresso, che popolazioni itineranti, ricche di una tradizione di riunioni nei loro santuari, si trovano spostate su altri continenti in Chiese locali che non conoscono affatto, o poco, questa forma di pietà. Tuttavia, per questi cristiani sradicati, i pellegrinaggi sono occasioni di incontro nella fede. Le loro comunità si rafforzano esprimendo la loro identità culturale e spirituale. Non potrei raccomandarvi abbastanza di vegliare affinché questi popoli possano manifestare, nella loro lingua, la pietà e l'amore di Dio da cui sono abitati. Le comunità cristiane locali che li accolgono e i loro Pastori sono onorati di rispondere all'attesa legittima di quanti, avendo perduto le loro radici geografiche, desiderano mantenere le proprie radici spirituali.


7. Risvegliare la coscienza di essere pellegrini nel cuore del semplice visitatore è talvolta una missione delicata. Spetta a voi guidare questo visitatore fino all'unico Salvatore e far germogliare in lui il Vangelo. Avete bisogno della pazienza di Dio e dell'esempio dei santi. Imitate instancabilmente Bernadette Soubirous, la veggente di Lourdes che diceva: "Non sono incaricata di farvelo credere; sono incaricata di dirvelo". così, come lei, "noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato" (Ac 4,20), che Cristo è il cammino della salvezza, che è la Salvezza. E' vostra responsabilità, sotto la guida dei vostri Vescovi, consentire ad ognuno di ascoltare questo messaggio nella sua lingua.

Ogni pellegrino, al termine del cammino in cui il suo cuore ardente aspira a vedere il volto di Dio, è chiamato a riconoscere il Salvatore nel perdono ricevuto e nel pane condiviso. La celebrazione della penitenza e del sacramento dell'Eucaristia, vertice della vita cristiana, diviene il punto di partenza di un invio in missione: ritornare nella vita quotidiana per diventare testimoni di Cristo Risorto.


8. Per concludere questo incontro, volgiamo il nostro sguardo verso il Vangelo di Giovanni e il mirabile incontro tra Gesù e la Samaritana, sul pozzo di Giacobbe.

Una donna viene a prendere l'acqua. E' disorientata dalle vicissitudini della sua vita. E Gesù le propone l'acqua che dona la vita. La donna gli fa notare: "Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva?" (Jn 4,11). così anche voi vi trovate spesso dinanzi folle smarrite. Ricordatevi di Gesù: Egli soltanto è l'acqua viva. Noi non siamo che i guardiani del pozzo, incaricati di facilitarne l'accesso e di lasciar sorgere, chiara e dissetante, la "sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Jn 4,14).

Affido voi e il vostro ministero alla protezione di Maria, dispensatrice delle grazie divine, consolatrice degli afflitti, stella del mare, soccorso dei cristiani, rifugio dei peccatori, madre dei pellegrini che vanno da questa terra al Regno eterno.

Di tutto cuore, imparto la mia Benedizione apostolica a voi e a tutti quanti collaborano alla pastorale dei santuari e dei pellegrinaggi.

Data: 1992-02-28 Data estesa: Venerdi 28 Febbraio 1992

Messaggio quaresimale 1992 - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Chiamati a condividere la mensa della creazione

Cari fratelli e sorelle, la creazione è per tutti.

All'approssimarsi del tempo di Quaresima, tempo nel quale il Signore Gesù Cristo ci chiama in special modo alla conversione, desidero rivolgermi a ciascuno di voi per invitarvi a riflettere su questa verità e a realizzare opere concrete, che manifestino la sincerità del cuore.

Questo stesso Signore, la cui massima prova d'amore è da noi celebrata nella Pasqua, era col Padre dal principio e preparo la stupenda mensa della creazione, alla quale volle invitare tutti senza eccezione (cfr. Jn 1,3). La chiesa ha compreso questa verità manifestata dagli inizi della rivelazione e l'ha assunta come ideale di vita proposto agli uomini (cfr. Ac 2,44-45 Ac 4,32-35). In tempi più recenti ha nuovamente insegnato, come tema centrale del suo magistero sociale, la destinazione universale dei beni della creazione, sia di quelli materiali che di quelli spirituali. Assumendo tale ampia tradizione, nell'enciclica Centesimus annus, che ho pubblicato in occasione del centenario della Rerum novarum del mio predecessore papa Leone XIII, ho inteso promuovere la riflessione su questa destinazione universale dei beni, che è anteriore a qualsiasi forma concreta di proprietà privata e deve illuminare il vero senso di essa.

Benché queste verità, chiaramente formulate, siano state molte volte ribadite, è doloroso costatare che la terra con tutti i suoi beni - questa sorta di grande banchetto al quale sono invitati tutti gli uomini e le donne che sono esistiti ed esisteranno - purtroppo, sotto molti aspetti è in mano a una minoranza. I beni della terra sono stupendi, tanto quelli che ci vengono direttamente dalle mani generose di Dio, quanto quelli che sono frutto dell'opera dell'uomo, chiamato a collaborare alla creazione con la sua intelligenza e col suo lavoro. La partecipazione a questi beni, peraltro, è necessaria perché ogni essere umano possa raggiungere il proprio compimento. Risulta pertanto ancor più doloroso costatare quanti milioni di persone rimangono esclusi dalla mensa della creazione.

Vi invito perciò in modo speciale a fissare la vostra attenzione su questo anno commemorativo del V centenario dell'evangelizzazione del continente americano, che in nessun modo deve limitarsi a un mero ricordo storico. La nostra visione del passato deve essere completata con l'esame della situazione attuale e con uno sguardo proiettato verso il futuro (cfr. CA 3), avendo cura di discernere la misteriosa presenza di Dio nella storia, dalla quale ci interpella e ci chiama a dare risposte concrete. Cinque secoli di questa presenza del Vangelo in quel continente non hanno portato ancora a un'equa distribuzione dei beni della terra; ciò addolora soprattutto quando si pensa ai più poveri tra i poveri: i gruppi indigeni e, uniti ad essi, molti campesinos, feriti nella loro dignità, perché privati anche dei più elementari diritti, che pure fan parte dei beni destinati a tutti. La situazione di questi nostri fratelli invoca giustizia dal Signore. E' perciò doveroso promuovere una generosa e audace riforma delle strutture economiche e delle politiche agrarie, così da assicurare il benessere e le condizioni necessarie per un legittimo esercizio dei diritti umani dei gruppi indigeni e delle grandi masse dei campesinos, che molto frequentemente si sono visti ingiustamente trattati.

Per questi e per tutti i diseredati del mondo - poiché tutti siamo figli di Dio, fratelli gli uni degli altri e destinatari dei beni della creazione - dobbiamo impegnarci con ogni sollecitudine e senza dilazioni, per far si che giungano a occupare il posto che ad essi spetta alla mensa comune della creazione.

Nel tempo di Quaresima e anche durante le campagne di solidarietà - le campagne d'Avvento e le settimane in favore dei più diseredati - la chiara consapevolezza circa la volontà del Creatore di porre i beni della terra a servizio di tutti deve ispirare il lavoro per un'autentica e integrale promozione di tutto l'uomo e di tutti gli uomini.

In atteggiamento di preghiera e con animo disponibile dobbiamo ascoltare attentamente quelle parole: "Ecco sto alla porta e busso" (Ap 3,20). Si, è il medesimo Signore che bussa dolcemente al cuore di ciascuno, senza forzare, aspettando pazientemente che gli si apra e gli si consenta di entrare e di sedersi alla mensa con ciascuno di noi. Non dobbiamo mai dimenticare che - secondo il messaggio centrale del Vangelo - Gesù ci interpella mediante ciascun fratello e la nostra risposta personale sarà il criterio in base al quale egli ci porrà alla sua destra con i benedetti o alla sua sinistra con i maledetti: "Ho avuto fame... ho avuto sete... ero forestiero... ero nudo... malato... carcerato" (Mt 25,34ss).

Chiedendo intensamente al Signore che illumini gli sforzi di tutti in favore dei più poveri e indigenti, vi benedico con tutto il cuore nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.Dal Vaticano, 29 febbraio 1992.

Data: 1992-02-29 Data estesa: Sabato 29 Febbraio 1992

Udienza: ai rappresentanti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in occasione del settantesimo anniversario della fondazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ricerca della verità, evangelizzazione e pastorale universitaria: una missione di fedeltà alla Chiesa e di servizio alla comunità

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Rivolgo a tutti un cordiale benvenuto, lieto di potermi incontrare ancora una volta con voi, qualificati Rappresentanti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che celebrate quest'anno il 70 di fondazione. Saluto innanzitutto il Signor Cardinale Camillo Ruini, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Saluto, inoltre, il Rettore Magnifico, il Prof. Adriano Bausola, al quale esprimo viva gratitudine per il gentile indirizzo che mi ha voluto rivolgere, interpretando anche i vostri sentimenti, e per avermi informato sui progetti di sviluppo che animano l'intera vostra comunità scientifica. Il mio pensiero si rivolge anche ai Membri del Consiglio d'Amministrazione, ai Responsabili accademici, ai Presidi, ai Rappresentanti dell'Istituto Toniolo di studi Superiori, ai Docenti, agli Studenti, al Personale amministrativo, ausiliario, assistenziale, in servizio e in quiescenza, agli amici dell'Università ed a tutti coloro che, a vario titolo, compongono la vostra grande famiglia.

Vie coraggiose di incontro e di dialogo tra Vangelo e cultura


2. L'Università Cattolica del Sacro Cuore, secondo l'indirizzo impressole dal grande Fondatore, Padre Agostino Gemelli, è "Opera della Chiesa, per la Chiesa, che vive della vita della Chiesa Cattolica, apostolica, romana". Da piccolo seme, è andata sviluppandosi di anno in anno sino a diventare oggi una importante struttura per la Chiesa e la società civile. In essa la ricerca della verità, l'evangelizzazione e la pastorale universitaria si fondono in un rapporto strettissimo, che, tendendo a integrare la relazione tra fede e vita, contribuiscono all'espletamento della propria missione. Innanzitutto, la ricerca della verità. Come ho ricordato nella Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae, senza per nulla trascurare l'acquisizione di conoscenze utili, l'Università Cattolica si distingue per la sua libera ricerca di tutta la verità intorno alla natura, all'uomo e a Dio. La nostra epoca, infatti, ha urgente bisogno di questa forma di servizio disinteressato, che è quello di proclamare il senso della verità, valore fondamentale senza il quale si estinguono la libertà, la giustizia e la dignità dell'uomo. Per una sorta di universale umanesimo, l'Università Cattolica si dedica completamente alla ricerca di tutti gli aspetti della verità nel loro legame essenziale con la verità suprema che è Dio" (ECE, 4). L'impegno per la verità sorregge il dialogo con le molteplici culture contemporanee, e tale impegno sarà tanto più sincero, aperto e fruttuoso, quanto più sarà animato da una fede approfondita e vissuta, che offra ai credenti stimolo nella ricerca della verità, cioè di "Colui che è "via, verità e vita", il Logos, il cui spirito di intelligenza e di amore dona alla persona umana di trovare la realtà ultima" (ECE, 4). Le molteplici sfide del mondo contemporaneo, massicce e drammatiche, ci spingono a ricercare vie coraggiose di incontro e di dialogo con i movimenti culturali del nostro tempo. E' necessario un dialogo aperto tra Vangelo e cultura, tra Vangelo ed odierna società, tra pensiero cristiano e scienze moderne, come ho indicato nella Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae (nn. 43-47).

Cooperazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa


3. La nostra società attende una nuova evangelizzazione che tenga conto delle esigenze spirituali più intime degli uomini contemporanei. L'Università Cattolica del Sacro Cuore, nella molteplicità delle sue Facoltà e Istituti, nella ricca varietà delle sue attività e prestazioni, soprattutto nella chiarezza della sua ispirazione cristiana e con il conforto della sua viva tradizione, coopera alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Attenta alle domande, che salgono dal cuore di tanti fratelli e sorelle, soprattutto giovani, essa si sforza di cogliere le loro attese più profonde, di soccorrere alle necessità materiali e spirituali di tutti, ma soprattutto dei più deboli, di elevare il livello culturale e sociale dei meno abbienti, di favorire la difesa della vita e la promozione umana alla luce della riconciliazione evangelica nella comunità degli uomini. Di particolare rilievo, a questo fine, è l'impegno nella valutazione etica dei risultati delle scienze naturali e delle scienze umane. "La causa dell'uomo, ricordavo nella visita all'UNESCO, a Parigi, sarà servita se la scienza si allea alla coscienza" (cfr. , III, 1, 1980, pp. 1652ss.). Ed ancora, come ho scritto nella citata Ex Corde Ecclesiae: "la ricerca universitaria sarà indirizzata a studiare in profondità le radici e le cause dei gravi problemi del nostro tempo, riservando speciale attenzione alle loro dimensioni etiche e religiose. All'occorrenza l'Università Cattolica dovrà avere il coraggio di dire verità scomode, verità che non lusingano l'opinione pubblica, ma che pur sono necessarie per salvaguardare il bene autentico della società" (ECE, 32).

Maturazione e crescita spirituale dei giovani studenti e dei docenti


4. Attivamente dedita alla propria missione apostolica, la vostra Università non trascura di promuovere una aggiornata pastorale universitaria, che contribuisca alla maturazione dei giovani studenti - "speranza della Chiesa" (GE 2) -, alla crescita spirituale dei docenti, e alla armonica convivenza di tutti all'interno dell'Università. A questa comune azione pastorale possono prestare valido contributo associazioni e movimenti di vita spirituale e apostolica, soprattutto quelli sorti specificamente per gli studenti. Sono lieto che, nelle vostre singole sedi, attese anche le consolidate tradizioni della vostra Università, state compiendo, in proposito, una seria riflessione, per interpretare, ad un tempo, lo spirito della Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae e la realtà umana e cristiana che vi caratterizza. E' di vitale interesse per il vostro Ateneo promuovere uno stretto raccordo - del resto già ampiamente in atto - tra le vostre strutture e la Chiesa che è in Italia, a partire da un fecondo legame con la Conferenza Episcopale Italiana, per una comune, incisiva presenza nel Paese, segnatamente negli ambiti culturali.


5. Siate fieri della qualifica di "cattolica" che connota la vostra Università. Essa non mortifica, ma esalta il vostro impegno in favore dei valori umani autentici. Il fatto di appartenere all'Università Cattolica vi spinge ad esprimere totale fedeltà alla Chiesa, al Papa ed ai Vescovi; vi stimola a sentirvi parte integrante della Comunità ecclesiale italiana, al cui servizio operate e da cui siete considerati con affettuosa ed esigente fiducia. Non è forse questo lo spirito che ha animato i vostri fondatori nel dar vita all'Ateneo? Non è con questi orientamenti che esso si è in seguito sviluppato, ed anche oggi fiorisce? Percorrendo il cammino dell'Università Cattolica del Sacro Cuore dalla fondazione fino ai nostri giorni, si constata con gioia il suo crescente e provvidenziale sviluppo. So che nei prossimi anni nuovi appuntamenti vi aspettano anche in settori particolarmente delicati e difficili, ma ricchi di promesse, sia nell'ambito delle Lettere e delle Scienze Umane, che in quello delle Scienze Naturali. Proseguite nel vostro servizio con entusiasmo ed attento discernimento.

Mai venga meno in voi la consapevolezza di essere membri di una Università Cattolica, che trae il suo nome e la sua ispirazione dal Sacro Cuore di Gesù. Alla scuola di quel Cuore divino, che con i suoi battiti scandisce la storia del mondo, imparate ad essere persone di fede, professionisti preparati ed apostoli intrepidi del Vangelo.

Con questi sentimenti, invocando la divina assistenza su ogni vostra impresa culturale, imparto la Benedizione Apostolica a voi qui presenti e a tutti coloro che operano nell'ambito della vostra Università.

Data: 1992-02-29 Data estesa: Sabato 29 Febbraio 1992

Ai Vescovi scandinavi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Che i cristiani collaborino insieme

Cari confratelli!


1. Quale Vescovo di Roma vi porgo oggi, in occasione della vostra visita ad limina di quest'anno, il mio più cordiale benvenuto. In voi, eminenti pastori della Conferenza Episcopale dei Paesi del Nord, saluto tutti i sacerdoti, i religiosi e i fedeli, che voi rappresentate. Il mio pensiero riconoscente si rivolge anche a tutti coloro che vi hanno preceduto nel vostro servizio nei Paesi nordici. Lo scopo primario della visita ad limina apostolorum è quello di riflettere ancora una volta sulla missione e sui compiti legati al vostro servizio episcopale, attraverso la visita al sepolcro dei grandi Apostoli Pietro e Paolo.

Le vostre diocesi comprendono interi Paesi della parte settentrionale del continente europeo, che hanno una eredità cristiana assai ricca di opere culturali e umane estremamente importanti. Ho potuto rendermene conto personalmente in occasione della mia visita pastorale del 1989 nei vostri Paesi, di cui conservo ancora un ricordo vivo, lieto e riconoscente.


2. Durante i giorni trascorsi nei vostri amati Paesi ho potuto verificare direttamente lo spirito di una crescente collaborazione e comprensione ecumenica.

Ricordo ancora, in modo particolare, gli incontri ecumenici nel Duomo di Nidaro a Trondheim, a Turku e a Uppsala. Durante il mio incontro con voi ad Oslo, il 1° giugno 1989 avevo affermato: "Lo sviluppo ecumenico nei vostri Paesi ci dà motivo di ringraziare Dio, perché, negli ultimi decenni, abbiamo potuto superare molti pregiudizi e incomprensioni reciproche e scoprire molte cose in comune. Anche se bisogna compiere un ulteriore cammino fino alla piena comunione ecclesiastica e di fede, è tuttavia più importante che i cristiani, in vista della crescente scristianizzazione del mondo odierno, collaborino fin d'ora laddove sia, in qualche modo, possibile e auspicabile".

Oggi mi riempie di grande gioia osservare che l'aspetto ecumenico della mia visita pastorale nei vostri paesi ha contribuito a creare ulteriori sviluppi positivi. In alcune regioni i diritti delle Chiesa di minoranza vengono presi in considerazione in modo esemplare. Le Loro Maestà, Re Carlo XVI Gustavo di Svezia e la Regina Silvia mi hanno reso una visita ufficiale il 3 maggio 1991.

L'Arcivescovo Werkström venne a Roma con il Vescovo Brandenburg già nell'ottobre del 1990; in questo incontro mi fu sottoposta dall'Arcivescovo Werkström l'idea di una funzione religiosa ecumenica a San Pietro, che già l'anno seguente poté essere realizzata. La Conferenza Episcopale Luterana, nel 1991, invito amichevolmente i Vescovi cattolici a partecipare all'annuale giorno di raccoglimento.

In Norvegia esiste dal 1979 il "Gruppo norvegese di Dialogo Cattolico-Luterano", che, dopo un fruttuoso lavoro, ha presentato le sue relazioni sui temi "Eucaristia", "Servizio nella Chiesa" e "tutela".

Il nostro confratello nel servizio episcopale Hans Martensen è, già dal 1967, membro della Commissione del Dialogo Luterano-Cattolico; è stato co-presidente di questa Commissione dal 1973 al 1983.

Anche in Finlandia, la collaborazione ecumenica si sviluppa in modo particolarmente positivo. Il Primate della Chiesa Evangelico-Luterana della Finlandia, Arcivescovo John Vikström, l'Arcivescovo greco-ortodosso della Carelia e di tutta la Finlandia, Johannes, e il nostro confratello Paul Verschuren si sono recati a Roma, in occasione della festività di Sant'Enrico, per partecipare ad una preghiera ecumenica. La visita che mi hanno reso è stata un ulteriore segno della buona e aperta atmosfera ecumenica in Finlandia, che, quest'anno, celebra il 75° anniversario della sua indipendenza come Repubblica.

Di grande importanza è anche la prima riunione dei vescovi luterani e cattolici, che si è svolta a Sigtuna nel settembre dell'anno scorso. Oltre alla riflessione sulla mia visita pastorale del 1989 e alle considerazioni sulla missione e i doveri del vescovo, l'incontro ha affrontato il tema importante dei compiti comuni della Chiesa in Europa. Vi ringrazio sinceramente per le numerose iniziative svoltesi negli anni scorsi nei vostri Paesi, che dimostrano, con chiarezza e sotto ogni aspetto, la serietà dell'impegno ecumenico. Nello stesso tempo vi invito a proseguire intensi e fruttuosi contatti, dopo la mia visita. Si tratta di far seguire i fatti alle nuove idee teologiche e di intraprendere un cammino oggi teologicamente responsabile.

La prima celebrazione ecumenica a San Pietro, il 5 ottobre dell'anno scorso, con la partecipazione degli Arcivescovi luterani di Svezia e Finlandia e alla presenza delle Loro Maestà il Re e la Regina di Svezia, deve essere vista in questa ottica. Partecipando alla chiusura della celebrazione del Giubileo, in occasione della canonizzazione di Brigida di Svezia, vissuta 600 anni fa, i rappresentanti delle Chiese luterane hanno sottolineato che essi si considerano gli eredi di una tradizione storica che comprende anche il periodo precedente la Riforma. Da parte nostra dobbiamo considerare questo un indubbio passo in avanti.

Questa celebrazione ecumenica è stata, inoltre, un autentico esempio di applicazione delle decisioni del Concilio Vaticano II, laddove si dice: "In alcune speciali circostanze, come sono le preghiere che vengono indette "per l'unità", e nei congressi ecumenici è lecito, anzi desiderabile, che i cattolici si associno nella preghiera con i fratelli separati. Queste preghiere in comune sono senza dubbio un mezzo molto efficace per impetrare la grazia dell'unità, sono una genuina manifestazione dei vincoli, con i quali i cattolici sono ancora uniti con i fratelli separati" (Decreto su l'Ecumenismo UR 8).

Cerchiamo in ogni cosa l'unità nella fede. La fede comune deve essere il vincolo che unisce tutti i cristiani. Le forme esteriori di questa fede comune possono variare a seconda del luogo e del tempo: questa differenza non solo è legittima, ma anche è un arricchimento, fintantoché viene tutelata la fondamentale comunione nella fede. Per questo il Concilio Vaticano II dichiara: "Per ristabilire o conservare la comunione e l'unità... "non imporre altro peso fuorché le cose necessarie" (Ac 15,28)" (Decreto su l'Ecumenismo, UR 18).


3. Nelle vostre relazioni avete descritto con grande sincerità le difficoltà connesse alla secolarizzazione. Al di là della evidente situazione di diaspora delle vostre diocesi, è normale che la pressione da parte della società cui sono sottoposte le comunità cattoliche abbia effetti ancora più forti. Tuttavia non dovete lasciarvi scoraggiare. Anche se le vostre comunità non sono molto numerose e spesso sono piccole, sono comunque vive. Ci sono certamente dei segnali di speranza. I vostri sforzi pastorali non sono stati e non sono vani. Perseverate in ciò insieme ai vostri collaboratori nel servizio sacerdotale, ai religiosi, ai laici responsabili e a tutti i fedeli. Trasmettete loro esplicitamente la mia fiducia. A questo proposito vorrei menzionare l'attività dei nuovi movimenti, che si è molto sviluppato in questi ultimi anni. Con riconoscenza ancora più grande verso Dio, dispensatore di ogni grazia, ho constatato che sono stati costruiti alcuni conventi di suore, come i conventi delle Carmelitane nella diocesi di Helsinki e a Tromsoe; le suore di Santa Brigida si sono stabilite a Turku e, nell'ambito della Diocesi di Stoccolma, svolgono la loro opera le Benedettine.


4. Ciò che è sicuramente importante per la vostra missione pastorale, è il concetto fondamentale dell'essere umano, consapevole della sua responsabilità in seno alla famiglia e alla società. Il cristiano deve comprendere dalla sua stessa fede il senso della vita e per la vita e deve volgere a ciò il suo operato. Dal dovere dell'amore verso Dio e il prossimo, derivante dal Vangelo, non si può dividere la vita singola e comunitaria in settori rilevanti e non rilevanti dal punto di vista morale. I doveri morali non possono essere considerati inutili, se è in gioco la dignità della persona nei settori della vita in generale e dell'educazione, della salute, del lavoro, dell'economia e, soprattutto, dell'assistenza nei confronti dei più deboli e indifesi. A questo, in particolare dobbiamo dare rilievo dinanzi alle continue conquiste della scienza e della tecnica.

Quali cristiani, siamo convinti che il concetto dell'uomo e le esigenze nei confronti dell'uomo rappresentano un ideale che noi perseguiamo con l'aiuto di Dio proprio quando la debolezza e l'imperfezione umana ci ostacolano.

Riconoscere con umiltà l'imperfezione umana non implica, comunque, la rinuncia ad aspirare a quell'ideale. Riconoscere che esistono numerose deviazioni in campo morale, non giustifica l'amoralità. Si tratta di tutelare la vera grandezza dell'uomo, per cui non si può escludere nessun settore della vita. A questo proposito, bisogna sottolineare il valore centrale del matrimonio e della famiglia per la società. Ho notato con grande soddisfazione che, in alcune diocesi, principalmente nell'area della Diocesi di Stoccolma, ci sono chiari e positivi sintomi e tendenze ad un ritorno ai valori della famiglia. I punti di vista economici, sociali ed edonistici non possono ostacolare la crescita della famiglia e il suo desiderio di donare nuova vita.

Nell'ambito della Diocesi di Stoccolma si è sempre più tenuto conto di questo aspetto, dato che si può riscontrare una nuova buona disposizione verso la procreazione.

Il Concilio Vaticano II ha giustamente dichiarato che tutti i membri della famiglia, ciascuno in base ai propri compiti, hanno il dono e la responsabilità di costruire ogni giorno una comunione personale e perciò fare della famiglia una "scuola di umanità più ricca" (GS 52).

Anche la famiglia è sempre in tensione fra situazione reale e modello ideale, come ho evidenziato nella Lettera apostolica Familiaris Consortio: "La comunione familiare può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione. Nessuna famiglia ignora come l'egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscano violentemente e a volte colpiscano mortalmente lo propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare. Ma, nello stesso tempo, ogni famiglia è sempre chiamata dal Dio della pace a fare l'esperienza gioiosa e rinnovatrice della "riconciliazione", cioè della comunione ricostruita, dell'unità ritrovata" (FC 21).

La salvaguardia della famiglia quale seme della società è affidata alla vostra particolare cura pastorale. Unioni irregolari dal punto di vista religioso e spesso anche del diritto civile, come il cosiddetto matrimonio di prova e i rapporti liberi, nuocciono alla istituzione della famiglia (cfr. FC 79 e seguenti). Ogni nostro simile, comunque, ha bisogno della nostra assistenza spirituale, come i divorziati risposati. Tuttavia, nell'assistere questi ultimi deve essere rispettato l'ordine del diritto canonico.


5. Le vostre relazioni danno una testimonianza eloquente dei vostri sforzi di collaborazione con i vostri sacerdoti, religiosi e fedeli alla ricostruzione della Chiesa, e ciò nonostante i mezzi relativamente limitati. Rivolgo un ringraziamento particolare a voi e a tutti gli operatori nel settore delle opere giovanili e dell'educazione per il loro apostolato pieno di dedizione.

Le vocazioni al sacerdozio sono soddisfacenti nelle vostre diocesi. A questo proposito posso menzionare con grande soddisfazione il Seminario di Filosofia a Stoccolma, che è motivo di fondate speranze. Inoltre ricordo con gioia immensa la creazione del Collegio Svedese a Roma per gli studenti di Teologia e per eventuali specializzazioni. In questo modo c'è il vantaggio che i futuri sacerdoti già si conoscono bene fra di loro quando iniziano il loro servizio.

Quanto alle congregazioni religiose femminili, ci sono vocazioni nell'ambito contemplativo, mentre scarseggiano certamente nelle cosiddette comunità attive. Per questo motivo sollecito urgentemente voi e i vostri fedeli a perseverare nello zelo pastorale e nella preghiera per le vocazioni.


6. In campo sociale, vorrei evidenziare tutto ciò che fate per accrescere lo spirito della solidarietà e del servizio. Il Vangelo incoraggia a tale scopo tutti i giovani cristiani. Non possiamo dipendere dal destino e assistere passivamente ai patimenti di tanti fratelli e sorelle a causa della miseria e dell'indigenza.

Ringrazio di cuore i vostri fedeli per la solidarietà verso i fratelli dei Paesi dell'Europa centrale e orientale e del Terzo Mondo; in tal modo essi offrono un esempio eminente di responsabilità morale nei confronti del prossimo.

Anche le singole associazioni della Caritas compiono un ottimo lavoro, soprattutto nei vostri Paesi, nell'ambito dell'assistenza dei profughi e dei senza tetto. Il nostro confratello nell'Episcopato Monsignor Kenny, da un anno, è anche presidente della Caritas Europea.

Nello stesso tempo vi invito a perseverare nel vostro impegno e, soprattutto, a trasmettere ai giovani la speranza in un futuro positivo attraverso una istruzione qualificata, e ad assicurare agli adulti condizioni di vita stabili. Gli handicappati, gli anziani e i malati hanno bisogno della nostra particolare attenzione, così come i concittadini stranieri. Solo così può nascere una società autenticamente umana. La dottrina sociale della Chiesa invita tutti i fedeli e gli uomini di buona volontà a servire le loro sorelle e i loro fratelli.


7. Dal 23 ottobre 1988, la Chiesa dei Paesi nordici ha un nuovo Beato: Niels Stensen. Con il suo esempio, le sue parole e i suoi scritti, egli fu un sostegno di vita per molti uomini. La sua grande fiducia nella guida della divina Provvidenza in ogni situazione della vita sia per voi e per quanti sono affidati alla vostra cura un modello e, al tempo stesso, uno stimolo. Vi illumini e vi protegga nell'adempimento della vostra responsabilità di guida della comunità dei fedeli; poiché la responsabilità ultima della conduzione della diocesi è sempre del Vescovo.

Con voi prego il Signore per le diocesi e i settori affidati alla vostra giurisdizione e imploro l'intercessione dei Santi dei vostri Paesi. Imparto di cuore la mia Benedizione apostolica a voi, ai sacerdoti, ai diaconi e ai religiosi e a tutti i fedeli.

(Traduzione dal tedesco)

Data: 1992-02-29 Data estesa: Sabato 29 Febbraio 1992


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