GPII 1992 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Alla Vergine dei "Trentatré", Patrona dell'Uruguay affidiamo il futuro dell'evangelizzazione dell'America Latina

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Proseguiamo il nostro pellegrinaggio spirituale attraverso i santuari d'America, dando così rilievo alle celebrazioni del V Centenario dell'arrivo del messaggio evangelico nel Nuovo Mondo. Nella Cattedrale di Florida, città nel nord dell' Uruguay, si venera la "Vergine dei Trentatré": una piccola e ben modellata immagine di cedro, che risale ai primi tempi della evangelizzazione di quelle regioni e proviene dalle Missioni dei Gesuiti (secolo XVII). Il sacro simulacro, che riflette il carattere autoctono della cultura ispano-guaranitica, divenne subito meta di pellegrinaggi. Ai suoi piedi accorsero, nel 1825, i promotori dell'indipendenza del Paese, ad implorare la benedizione della Madonna per la loro campagna di liberazione. Erano 33 eroi nazionali e proprio da questo evento la Patrona dell'Uruguay trasse la sua denominazione.


2. Alla "Vergine dei Trentatré" è congiunto, così, il filo conduttore delle varie tappe storiche e culturali del nobile popolo uruguaiano, che porta nel profondo della sua anima l'amore a Maria. Per fomentare questa devozione mariana, l'Episcopato dell'Uruguay, nel contesto del V Centenario, ha programmato per i prossimi mesi un pellegrinaggio dell'Immagine della Madre del Signore in tutte le diocesi della Nazione. Ricordo con emozione la mia sosta dell'8 maggio 1988, durante il Viaggio apostolico in quella cara Nazione, davanti a Nostra Signora dei Trentatré: contemplando la sua santa effigie, pregai per l'America Latina perché, come avevo sottolineato, quel medesimo giorno, al Regina caeli, "la Vergine Maria, Regina degli Apostoli, che con la sua fede e il suo esempio di vita precede gli araldi del Vangelo, ci faccia sentire la fratellanza di tutti i popoli che in queste terre benedette hanno accolto la parola e il battesimo di Cristo. Di tutti Maria è Madre e Patrona; tutti convoca in una grande famiglia per la quale desideriamo questa unità latinoamericana che affonda le sue radici nel messaggio cristiano" (Insegnamenti, XI/2 1988, p. 1208).


3. E' infatti dalla diffusione del messaggio cristiano e dalla sua penetrazione in ogni strato della società che potrà svilupparsi una vera "cultura cristiana", ispirata ai perenni valori del Vangelo. Questo tema sarà affrontato dalla IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, giacché la Nuova Evangelizzazione deve proiettarsi sulla cultura di domani, su ogni cultura, come ha ricordato Paolo VI nell'Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi: "Occorre evangelizzare - non in maniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale, ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici - la cultura e le culture dell'uomo, nel senso ricco ed esteso che questi termini hanno nella Costituzione Gaudium et spes" (EN 20). Maria Santissima illumini i Pastori ed il popolo cristiano nel formulare questa strategia evangelizzatrice; aiuti tutti i credenti a metterla in atto con coraggio nel Continente americano e nel mondo intero, incamminato verso il terzo millennio cristiano.

Data: 1992-06-28 Data estesa: Domenica 28 Giugno 1992

Saluti ad alcuni gruppi di lingua italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Saluti ai pellegrini

Rivolgo uno speciale saluto anche a due gruppi di pellegrini di lingua italiana: al coro di San Daniele di Sovizzo, in diocesi di Vicenza, ed ai fedeli della parrocchia di San Gregorio Martire in Matino, Arcidiocesi di Lecce. Carissimi, avete voluto venire oggi a Roma, in prossimità della festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, per testimoniare la vostra devozione al Papa e vivere un momento di spirituale comunione con la Chiesa che "presiede alla carità". Vi ringrazio per tale iniziativa e vi invito tutti ad essere sempre araldi fedeli della parola di Cristo, predicata dagli Apostoli.

Data: 1992-06-28 Data estesa: Domenica 28 Giugno 1992

Udienza alla delegazione del Patriarcato Ecumenico - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa di Roma è pronta alla cooperazione per rafforzare il dialogo della carità soprattutto in quelle aree dove recentemente sono emerse delle difficoltà

Vostra Eminenza, Cari amici, Il Salmista, diede espressione ad un'intima gioia quando esclamo: "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!" (Ps 133,1). Con la stessa gioia saluto voi, membri della Delegazione che Sua Santità, il Patriarca Ecumenico e il suo Sinodo hanno inviato quest'anno per unirsi alla nostra celebrazione della Festa dei Santi Pietro e Paolo, Patroni della Chiesa di Roma.

La vostra presenza, piena di significato perché è segno della comunione spirituale ed ecclesiale che ci unisce, è anche espressione del compito concreto che sta davanti a noi: il nostro compito comune, radicato nella tradizione apostolica, di intensificare le nostre relazioni mentre ci sforziamo verso la piena comunione, nella fedele obbedienza del volere di nostro Signore Gesù Cristo (cfr. Jn 17,21).

La vostra presenza, Eminenza, è particolarmente significativa. Essa ci offre l'opportunità di evidenziare i progressi compiuti nelle relazioni tra le nostre Chiese dal marzo 1959, quando lei venne, primo Vescovo Ortodosso, come Inviato Speciale di Sua Santità Atenagora I a visitare Papa Giovanni XXIII, iniziando quindi quel ricco scambio di contatti divenuti noti come il "dialogo della carità". La pratica, fermamente radicata, di celebrare insieme la Festa dei Santi Pietro e Paolo a Roma e quella di Sant'Andrea al Fanar è parte importante dello sviluppo di cordiali relazioni. Questi regolari contatti facilitano la condivisione di idee e il coordinamento di iniziative pratiche. In modo ancora più importante, essi ci offrono l'opportunità di unirci nella preghiera davanti al Signore. In verità, la preghiera, che è la vera anima del movimento ecumenico, serve a purificare i nostri sforzi da ogni motivazione secondaria e contingente, e li pone fermamente nel contesto dell'obbedienza a Cristo, il Pastore del gregge (cfr. 1P 5,4).

Per molti anni il "dialogo della carità" è andato di pari passo con un ricco dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e l'intera Chiesa ortodossa. Più recentemente, tuttavia, in varie parti del mondo sono emerse difficoltà pratiche che sembrano aver messo in discussione questi contatti. Ciò è in parte dovuto alla triste eredità del fungo e tragico periodo di persecuzione che le comunità cristiane di vari Paesi hanno dovuto sperimentare in questo secolo. Chiaramente, con l'aiuto di Dio, è necessaria una genuina purificazione delle memorie, così come un maggior senso di amore cristiano e di perdono reciproco. Le relazioni tra i cristiani devono sempre essere guidate da ciò che San Paolo ci insegna nella prima Lettera ai Corinzi: "La carità è paziente, è benigna la carità... non cerca il suo interesse, non si adira non tiene conto del male ricevuto... ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (1Co 13,4-7).

Questo atteggiamento spetta particolarmente ai Pastori della Chiesa.

Desidero quindi assicurarvi che la Chiesa di Roma è pienamente preparata a cooperare con il Patriarcato Ecumenico allo scopo di rafforzare il dialogo della carità, specialmente in quelle aree dove sono recentemente emerse delle difficoltà. Un'atmosfera di rispetto reciproco assicurerà che le parole e le azioni non verranno male interpretate o fraintese, ma capite alla luce di relazioni basate sull'apertura e la fiducia.

La presenza a Roma della delegazione del Patriarcato ecumenico in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo è simbolo adeguato del desiderio di migliorare le relazioni tra di noi. Essa illustra il nostro impegno a pregare insieme e a sforzarci insieme nella ricerca dell'unità che il Signore desidera per la Chiesa. Il Signore ci benedica abbondantemente in questo compito.

Data: 1992-06-29 Data estesa: Lunedi 29 Giugno 1992




Udienza al Cardinale Casaroli in occasione del XXV di ordinazione episcopale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Nella lunga e non facile missione apostolica ha sempre cercato di amare e servire l'uomo"




1. Sono molto lieto, Signor Cardinale, di accoglierla oggi, in questa Udienza speciale, insieme con i suoi parenti ed amici. Singolare e significativa è la ragione di questo nostro incontro: ricorre, infatti, il venticinquesimo della sua Ordinazione episcopale ed io ben volentieri mi unisco alla gioia comune. Porgo a ciascuno dei presenti, specialmente alla delegazione di Castel San Giovanni e della diocesi di Piacenza, il mio cordiale saluto, ed esprimo a Lei, Signor Cardinale, le mie felicitazioni e il mio augurio, rinnovando allo stesso tempo i sentimenti della sempre viva e memore riconoscenza per l'intenso e appassionato lavoro da Lei svolto per dieci anni come Segretario di Stato e mio diretto Collaboratore. Nel corso di questo incontro familiare mi torna alla mente la visita che ebbi il piacere di compiere alla Chiesa parrocchiale di Castel San Giovanni, suo paese natale, il 5 giugno del 1988 durante il Viaggio pastorale in Emilia. Presso il Fonte Battesimale, ove Ella rinacque alla vita divina della grazia, ho voluto esprimere la mia riconoscenza al Signore per i numerosi doni spirituali a Lei elargiti lungo il corso della sua vita e della sua missione ecclesiastica. Ricordo che, richiamandomi alla pioggia, che in quel giorno cadeva copiosa, parlai dell'acqua "battesimale", che aveva reso "cristiano" il piccolo Agostino, in seguito divenuto Sacerdote, poi Vescovo e Cardinale, a diretto servizio della Sede Apostolica.


2. L'odierna circostanza ci conduce a venticinque anni or sono, quando Ella, venerato fratello, dopo aver svolto la mansione di Sotto-Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, a ciò nominato nel 1961 da Papa Giovanni XXIII, veniva elevato alla dignità episcopale il 4 luglio 1967 da Papa Paolo VI e veniva consacrato il 16 luglio seguente. E' già trascorso da allora un quarto di secolo: è facile immaginare la sua commozione, Signor Cardinale, pensando alle tante ordinazioni sacerdotali ed episcopali che ha avuto occasione di conferire in questi anni. In grande abbondanza la "grazia sacramentale" è passata attraverso la sua Persona ed il suo ministero pastorale, diventando così un fiume di "grazia santificante" per una vasta schiera di anime.

Ed anche se la Provvidenza ha voluto servirsi di Lei per alte e qualificate mansioni diplomatiche nel campo dei rapporti tra la Santa Sede e gli Stati, Ella ha sempre voluto e saputo mantenere la caratteristica fondamentale di colui che è "ministro di Cristo", come sacerdote e Vescovo. In questa ottica, dopo aver visitato un centro di vacanza, ospitante persone handicappate, Ella con viva commozione diceva agli accompagnatori: "Vi sono sacerdoti, come me, che, perché la Chiesa lo vuole, hanno l'obbligo di parlare con i potenti, ma sanno che solo parlando con gli umili ci è dato di apprendere quelle verità che Cristo ci ha portato" (Avvenire, 13 agosto 1987).


3. E', pertanto, giusto e dà gioia fare festa quest'oggi, ringraziando il Signore per le "mirabili cose" compiute, e rendere onore ad un servitore fedele della Chiesa, che ha ricoperto incarichi delicati ed importanti. Signor Cardinale, da persona di fede e da ottimo conoscitore degli eventi della storia e delle vicende del "popolo di Dio", Ella, nella sua lunga e non facile missione apostolica, ha sempre cercato di amare e servire l'uomo - qualunque uomo, appartenente a qualunque popolo - considerando ciascuno alla luce del disegno provvidenziale di Dio, che tutto guida con saggezza e misericordia, e chiede alle creature fiducioso abbandono e paziente confidenza. La convinzione, poi, del valore dell'intelligenza umana, illuminata e fortificata dalla fede cristiana, ed insieme la consapevolezza della connaturata fragilità dell'uomo hanno fatto maturare in Lei quel tipico "realismo storico", che l'ha accompagnata, Signor Cardinale, nel diuturno lavoro e che rimane anche per noi un'utile lezione di vita. La ringrazio cordialmente, ancora una volta, per quanto ha fatto per il Regno divino e per la Sede Apostolica.


4. Carissimi fratelli e sorelle, il Giubileo episcopale del Cardinale Casaroli, fedele e assiduo collaboratore mio e dei miei Predecessori, mi suggerisce di lasciarvi come ricordo del nostro incontro le parole rivolte da San Pietro ai primi cristiani. Esse costituiscono - io penso - il programma ideale perseguito con costanza dall'illustre Festeggiato e possono aiutarci a dare un senso sempre più evangelico alla quotidiana esistenza. Diceva l'apostolo Pietro: "Siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili, non rendete male per male... ma, al contrario, rispondete benedicendo!" (1P 3,8-9).

Con tali sentimenti rinnovo di cuore i miei voti augurali a Lei, Signor Cardinale, e con grande effusione a tutti imparto la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai cittadini di Castel San Giovanni ed all'intera Comunità piacentina.

Data: 1992-07-02 Data estesa: Giovedi 2 Luglio 1992

Credenziali del Primo Ambasciatore della Repubblica di Croazia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Tacciano le armi e si instauri il dialogo

Signor Ambasciatore,


1. E' con grande gioia che ricevo da Vostra Eccellenza le Lettere che La accreditano presso la Santa Sede in qualità di primo Ambasciatore della Repubblica di Croazia. Nelle relazioni di questa Nazione con la Sede Apostolica, tale udienza segna un passo storico che tengo a sottolineare. I rapporti del popolo croato con la Chiesa di Roma sono molto antichi, come Ella ha appena ricordato, Signor Ambasciatore. Tali rapporti diventeranno ancora più stretti, dato che la Croazia ha ormai recuperato la sua indipendenza. Vorrei, al tempo stesso, definirne lo spirito partendo dalla stima che ispirano la sua storia e la sua cultura, dai sentimenti di amicizia e di rispetto che provo nei confronti del suo popolo, dalla comunione nella fede cattolica condivisa dalla maggioranza dei Suoi connazionali.

Ella ha ricordato il cammino del popolo croato, che vive sulla sua terra da tredici secoli, la sua cultura e le sue profonde convinzioni religiose. Ho molto sentito il fervore con il quale Ella ha espresso i suoi sentimenti e quelli dei Suoi connazionali, nell'inaugurare la sua missione. E Le sarei grato se porgesse i miei ringraziamenti a Sua Eccellenza il Sig. Franjo Tudjman, Presidente della Repubblica di Croazia, e ai membri del governo, per il messaggio di ossequio e di fiducia che, per suo tramite, hanno espresso nei miei confronti.


2. I gravi eventi, che hanno segnato la proclamazione e il riconoscimento dell'indipendenza della Croazia, hanno suscitato, come Ella sa, il vivo interesse della Santa Sede che non ha mai smesso di lanciare appelli affinché fossero deposte le armi e si instaurasse il dialogo. La Chiesa non si stancherà mai di affermare che la tutela dei diritti delle persone e dei popoli non può attuarsi con la violenza, ma soltanto con un dialogo leale e perseverante. RicevendoLa oggi auspico, ancora una volta, che tutti i cittadini della Sua Repubblica conoscano una pace solida e duratura. Bisogna che adesso il popolo croato, ricco nella sua identità culturale, costruisca il suo avvenire su solide fondamenta. Solo uno Stato di diritto, dove ogni abitante goda del rispetto degli altri, dove ogni persona veda riconosciuti i suoi diritti, dove ogni cittadino abbia la possibilità di esprimersi liberamente e di operare per il bene comune, può garantire la dignità e la felicità di tutti. Ella ha ricordato che la Chiesa insiste sui diritti dell'uomo, degli individui e dei popoli. Essa lo fa per l'alta concezione che ha della natura dell'uomo, creatura amata e salvata da Dio, e per la vocazione dell'uomo, chiamato a formare una società solidale e fraterna, guidata dalla preoccupazione di garantire il bene di tutti i suoi membri. I diritti della persona sono riconosciuti, nel modo più sicuro, quando sono oggetto di un consenso chiaro e libero e quando ispirano un'azione pubblica orientata verso la prosperità, lo sviluppo fisico, intellettuale e spirituale delle persone, delle famiglie, delle comunità. La sua Nazione si trova dinanzi al compito di fondare le sue istituzioni su tale spirito. Nessuno può essere lasciato ai margini del cammino. E' importante, in modo particolare, permettere alle minoranze di trovare il giusto posto all'interno del Paese, e l'esperienza spesso dolorosa del suo popolo ne può rendere testimonianza. La coesione all'interno della società non può certamente essere raggiunta al prezzo dell'emarginazione, qualsiasi ne siano i motivi, né in nome di un nazionalismo esasperato. La nobiltà di un popolo è il saper coesistere serenamente con altri popoli, mantenendo uno spirito aperto e accogliente. Signor Ambasciatore, Ella ha fortemente sottolineato il desiderio della Croazia di partecipare pienamente alla vita del Continente europeo. Da parte sua, la Santa Sede, dal punto di vista che le è proprio, favorisce le diverse forme di cooperazione e di scambio che portano i Paesi d'Europa ad una migliore intesa. Dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale sono stati compiuti notevoli progressi verso la pace. L'attuale situazione della sua terra e della sua regione ci mostra quanto resta da fare. Auguriamoci, dunque, in particolare, che la Conferenza sulla Sicurezza e la Pace in Europa permetta sempre di più di risolvere le controversie senza violenza e di promuovere la reciproca assistenza fra le nazioni che la storia ha avvicinato le une alle altre. In un tale quadro, le Nazioni che hanno recentemente recuperato ciò che amo definire la loro personalità dovrebbero partecipare attivamente alla vita internazionale e trovare i sostegni ad esse necessari.


3. La maggioranza dei suoi connazionali, Signor Ambasciatore, appartiene alla Chiesa cattolica, con una fedeltà che si è confermata nei secoli. Quindi, accogliendo il Rappresentante della Croazia, tengo a rivolgere un saluto particolarmente affettuoso ai cattolici di questo popolo, uniti alla Sede di Pietro, come testimoniano i numerosi pellegrini che ho la gioia di incontrare a Roma. Da parte sua, la Chiesa non cerca alcun privilegio, ma desidera avere il suo posto specifico, anche nella vita sociale, cosa che le era stata negata dal regime comunista. So che, da voi, i fedeli si impegnano a mettere al servizio del loro Paese le loro capacità, il loro spirito evangelico e il loro senso fraterno. Mi auguro che essi diano il loro contributo generoso alla vita della Nazione, ispirati dalla fede e illuminati dai Santi e dai grandi testimoni che hanno creato una grande tradizione. Le dure prove hanno avuto un grande peso su di essi negli ultimi decenni: m'inchino dinanzi a tutti coloro che hanno sofferto per rimanere fedeli alle promesse del battesimo e alla loro appartenenza alla Chiesa e, come Ella ha già fatto, ricordo con commozione la figura del Cardinale Alojzije Stepinac. Durante i recenti avvenimenti, le comunità cattoliche hanno condiviso le grandi sofferenze inflitte alla popolazione; le loro chiese, le loro istituzioni ecclesiali hanno subito molte distruzioni; esse hanno saputo accogliere i propri fratelli e sorelle costretti ad abbandonare tutto e a cercare un rifugio. A tal proposito, auspico che la comunità internazionale non neghi il suo aiuto a questi numerosissimi rifugiati, vittime di un conflitto così deplorevole. Sono sicuro che la speranza e l'audacia permangono nei cuori dei Pastori e dei fedeli per ricostruire, con la grazia di Dio, una vita ecclesiale rivolta all'avvenire, una vita che unisca tutte le generazioni nella comunione voluta dal Signore. E' il tempo della conversione e della riconciliazione che devono essere recuperate.

Incoraggio i suoi connazionali cattolici a perseguire, nonostante le difficoltà, il dialogo con i fratelli delle altre comunità cristiane in uno spirito aperto, nella paziente ricerca dell'unità fra quanti hanno ricevuto il dono dello stesso battesimo. I Pastori, così come le Autorità statali, mi hanno invitato a compiere una visita pastorale alla Chiesa in Croazia. Ella ha rinnovato questo invito che risponde ad un desiderio che mi sta a cuore. Quando le circostanze lo permetteranno, spero di poter fare questo pellegrinaggio e di venire a confermare nella fede i miei fratelli e le mie sorelle croati cattolici e di incontrare tutto il suo popolo nella sua tanto amata terra.


4. Ecco dunque che comincia la sua missione di Rappresentante della Repubblica di Croazia presso la Santa Sede. Da parte loro, le relazioni diplomatiche rinsaldano legami profondi già instaurati attraverso la storia: spero che diventino sempre più stretti e affidabili. Ella potrà essere sicuro che troverà qui, presso i miei collaboratori, l'appoggio di cui avrà bisogno. Mi auguro che la sua attività la gratifichi pienamente e fruttuosa. Invoco su tutti i Croati l'intercessione dei Santi Apostoli degli Slavi, Cirillo e Metodio, S. Nicolas Talevic, S. Léopold Bogdan Mandic e gli altri Santi che hanno segnato la storia spirituale di questo popolo.

Che Nostra Signora, Regina della Croazia, offra al popolo croato il suo sostegno materno! Imparto di cuore a Ella, alle Autorità del Suo Paese, ai suoi congiunti e ai suoi collaboratori, così come a tutti i suoi connazionali la Benedizione di Dio.

Data: 1992-07-03 Data estesa: Venerdi 3 Luglio 1992

Ai Vescovi della Conferenza Episcopale del Belgio in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'organizzazione della nuova Europa esige la promozione della dimensione morale delle relazioni tra gli uomini

Signor Cardinale, cari confratelli nell'Episcopato,


1. Siate i benvenuti nella casa del Vescovo di Roma, che è felice di accogliervi oggi a motivo dei vincoli di unione e di comunione che riuniscono tutti i Vescovi, successori degli Apostoli, attorno al Successore di Pietro. Ringrazio il vostro Presidente, il Sig. Card. Godfried Danneels, per l'esposizione che ha appena fatto di alcuni aspetti del vostro ministero e delle preoccupazioni comuni a tutti voi.

Mi auguro che la vostra visita ad limina, questo pellegrinaggio che vi ricorda l'origine apostolica del vostro ministero episcopale ricevuto per mezzo della grazia, vivifichi la vostra missione pastorale al servizio del popolo di Dio che risiede in Belgio.


2. La riflessione e la ricerca teologica appartengono alla tradizione della Chiesa belga, in cui l'Università cattolica riveste un ruolo di grande importanza. Gli insegnanti hanno il compito di promuovere, sia nei sacerdoti che in tutti i laici, una intelligenza della fede, che riveli ad ognuno il dogma cristiano, per rafforzarne la fede e farne un testimone del Vangelo. Nelle vostre relazioni quinquennali, menzionate i numerosi sforzi intrapresi nel campo della formazione intellettuale e spirituale. In questo contesto si inserisce la formazione permanente, indispensabile per coloro che sono stati chiamati al ministero sacerdotale e diaconale. Non cessate di sollecitarli a dedicare il tempo necessario allo studio, nel quale essi scopriranno una nuova fonte per l'insegnamento di cui sono responsabili nella catechesi e nelle omelie domenicali.

Ma questa formazione rende necessario anche un approfondimento della vita spirituale, dimensione essenziale della vita cristiana e della missione dei ministri ordinati. Il Vangelo, letto e meditato, costituisce il primo criterio di discernimento per il ministero sacerdotale e per l'azione pastorale; coloro che si nutrono del Vangelo potranno interpretare correttamente gli eventi, come ho ricordato nella recente Esortazione Apostolica Pastores dabo vobis (PDV 10). Dunque, come fare a cogliere la grandezza dell'amore di Dio se non ci concediamo il tempo di ascoltare il divino Maestro nell'intimità della vita di preghiera e di orazione? "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato?" (Mt 5,13). In tal senso mi rallegro per la recente traduzione in olandese della Liturgia delle Ore. E' la preghiera della Chiesa che, basandosi sul tesoro della sua tradizione, implora l'aiuto del Signore, gli rende grazie e gli presenta il mondo in cui viviamo, affinché lo Spirito accompagni gli artefici del Vangelo e Dio renda grandi le azioni degli uomini. Ricordate ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose la necessità di questa liturgia quotidiana, la cui assenza sarebbe una mancanza per la missione della Chiesa. Mediante la sua preghiera incessante, secondo l'invito e l'esempio di Cristo, la Chiesa solleva il mondo. Per il prossimo anno pastorale, avete felicemente scelto come tema comune a tutte le diocesi del Belgio "L'anno del Signore", per ridare la giusta collocazione alla vita liturgica e sacramentale, che è il cuore della vita delle parrocchie. Le diverse feste scandiscono il tempo della Chiesa e permettono di svelare il mistero cristiano nella sua pienezza. L'assemblea domenicale è il momento in cui la comunità riunita riceve dal suo Signore la vita in abbondanza e la missione di esserne testimone.

So come sta a cuore al clero comunicare, mediante l'insegnamento della catechesi e dell'omelia, il senso delle celebrazioni, affinché i cristiani possano raccoglierne tutti i frutti. In particolar modo, esorto ognuno a meditare sul dono che Cristo ci dà offrendoci i sacramenti, per mezzo della Chiesa, specialmente l'Eucaristia e la Penitenza, con cui l'uomo viene riscattato e perdonato. Che ogni comunità si interroghi sul posto che essa dà alla liturgia e alla celebrazione dei sacramenti, nel rispetto dei riti voluti dalla Chiesa, dei quali è importante valutare la pienezza!


3. Nel vostro Paese, come in molti altri del Continente europeo, l'esiguo numero di seminaristi è ancora preoccupante. Tuttavia non dobbiamo disperare, poiché accogliete giovani che sono, per la maggior parte, già maturi: essi hanno effettuato studi profani o hanno lavorato per alcuni anni, cosa che li ha preparati a essere servitori del Vangelo fra i loro contemporanei. Grazie a una formazione filosofica e teologica profonda, che è l'oggetto della vostra cura, essi diventeranno vostri collaboratori, desiderosi di annunciare la Buona Novella tenendo in considerazione la cultura del loro tempo. Ricordiamo il Card. Cardijn, in occasione del 25 anniversario della sua morte. Egli aveva la passione del Vangelo, che occorre infondere nella cultura degli uomini del proprio tempo. Ma la formazione potrà rendere i seminaristi conformi alla loro missione sacerdotale e potrà unificare il loro essere soltanto se i loro educatori offriranno loro i mezzi per vivere una vita spirituale sacerdotale radicata nella Lectio divina, nella recita dell'Ufficio divino e nella celebrazione quotidiana dell'Eucaristia, fonte e apice della vita del sacerdote.


4. Nella società secolarizzata che talvolta professa un umanesimo ateo incapace di rendere conto del significato dell'uomo e della storia, è necessaria la testimonianza dei fedeli, espressione concreta del sacerdozio dei battezzati, poiché l'amore di Cristo, che abbiamo scoperto, deve essere vissuto e trasmesso agli uomini che attendono la Parola della verità. Ognuno è chiamato a vivere il battesimo e a professare la fede della Chiesa in Cristo, Redentore del mondo. La testimonianza passa attraverso la Parola per dare ragione della speranza cristiana, ma passa anche attraverso una vita conforme alle esigenze evangeliche e alla tradizione della Chiesa, quale viene incessantamente riproposta dal Magistero apostolico, e infine passa attraverso la pratica della carità. La fede e la pratica di essa nella vita morale non possono essere lasciate ad una valutazione soggettiva, in cui ognuno accetta ciò che gli conviene o sceglie le persone con cui vuole vivere la sua vita di Chiesa. Ciò crea una situazione di relativismo dogmatico e morale che può causare gravi danni, snaturare la verità oggettiva del dono rivelato e dividere le comunità. Voi curate la formazione intellettuale e spirituale dei laici, che li aiuta a crescere nella loro vita cristiana. Come dimostra la parabola del seminatore (cfr. Mt 13,3-9), una fede che non è radicata in una ricerca incessante, in un rapporto intimo con Cristo, corre il rischio di essere soffocata dalle realtà del mondo. così, forti dell'approfondimento delle loro conoscenze e delle loro esperienze spirituali, i cristiani avranno maggiormente a cuore di manifestare e difendere i valori evangelici autentici in tutti i campi della loro esistenza, e, in modo particolare, nella vita politica, economica e sociale, di cui sono i principali evangelizzatori. Ciò assume un'importanza ancora maggiore in questi anni di fine secolo, in cui ci incamminiamo verso una nuova organizzazione dell'Europa, dove si stringono nuovi legami fra gli Stati che la compongono, ma anche con gli altri Continenti; organizzazione che necessita la promozione della dimensione morale delle relazioni umane. I battezzati, quali membri del Corpo di Cristo, devono svolgere un ruolo specifico nella missione della Chiesa sotto la guida dei Pastori che rappresentano il Cristo Capo (cfr. PDV 21-22). Anche i criteri d'ecclesialità per le associazioni dei laici, che ho enunciato nell'Esortazione Apostolica Christifideles laici (CL 30), permettono di stabilire i ruoli dei partecipanti alla missione, per evitare situazioni rese difficili dall'imprecisione dello statuto delle persone impegnate nei ministeri apostolici. Non può esistere una missione fruttuosa senza un rapporto organico tra i laici e i ministri ordinati, un rapporto di fiduciosa collaborazione in cui le competenze non sono intercambiabili. Per esempio, i Consigli pastorali sono uno dei luoghi importanti di tale collaborazione. A ciascuno, in funzione della sua condizione di vita e della sua vocazione, è affidato un compito specifico nella comunità. Il sacramento dell'Ordine, poiché è di istituzione divina ed è il segno visibile di Cristo, che guida la sua Chiesa con amore, conferisce a coloro che l'hanno ricevuto l'incarico del servizio (cfr. Jn 13,15) e il potere di direzione (cfr. C I.C. CIC 129), al quale possono collaborare i fedeli laici.


5. Nel vostro Paese, molti bambini e molti giovani vengono educati nella Scuola cattolica. Questa svolge un vero e proprio servizio pubblico che le istanze politiche locali e nazionali tengono a sostenere con appropriati sussidi. Le Famiglie che si sono distaccate dalla fede cattolica o che sono di altre confessioni religiose, si affidano alle strutture ecclesiastiche per la qualità del loro insegnamento. Trasmettete l'incoraggiamento del Papa a tutti coloro che partecipano a questo importante compito, qual è l'educazione dei giovani. Gli educatori sono consapevoli del fatto che la comunione con la gerarchia deve aiutarli a mantenere la specificità educativa delle strutture, continuando ad accogliere tutti quei giovani che vogliono beneficiare delle loro competenze.

Ricordate loro che ogni insegnamento, anche il più tecnico o il più scientifico, può, a seconda dell'approccio, essere un'opportunità per trasmettere i valori cristiani ispirati dal Vangelo. Grazie all'attenzione rivolta dagli adulti sui giovani, questi ultimi dovrebbero scoprire Cristo che desidera aiutarli ad esternare il meglio di se stessi e a preparare, nel modo migliore, il loro avvenire umano e professionale, per rispondere alla loro vocazione. La scuola è anche un luogo in cui i giovani formano la loro coscienza morale. La direzione e l'animazione delle strutture è sotto la vostra responsabilità di Pastori e spetta a voi far si che gli insegnanti conducano una vita conforme a ciò che la Chiesa crede e insegna.


6. L'anno 1988, che avete proclamato "Anno della Famiglia", ha dato un nuovo impulso alla pastorale familiare. Nelle vostre diocesi, i sacerdoti e molte coppie si impegnano a guidare i giovani nella loro crescita affettiva, e ad accompagnare i fidanzati che si preparano all'importante impegno del matrimonio cristiano. Essi aiutano anche le coppie nei momenti difficili che queste possono attraversare.

Ringraziamoli per l'opera che compiono instancabilmente. Nel vostro Paese, il numero dei divorzi non cessa di aumentare, causando alle coppie stesse e ai loro figli gravi traumi e profonde sofferenze. Il matrimonio cristiano ricorda che il rapporto coniugale non può basarsi sulla semplice ricerca del piacere. Esso si fonda sull'impegno libero e definitivo dei due coniugi. Non ignoro che, nel corso della sua esistenza, ogni coppia viva dei momenti di gioia e di sofferenza che avvicinano la sua storia all'esperienza pasquale del Salvatore, esperienza in cui si fondono il dolore del Venerdi Santo e la luce della mattina di Pasqua. Questi momenti sono necessari per la purificazione e per la maturazione dell'amore. Mi avete espresso la vostra sofferenza e quella di molti dei vostri diocesani a proposito della nuova legislazione sull'aborto, dinanzi alla quale alcune persone hanno avuto un comportamento coraggioso e profetico. La Chiesa è esortata a manifestare, sempre e in ogni situazione, l'importanza di ogni vita umana che nasce da un atto d'amore responsabile, in cui i coniugi sono chiamati dal Creatore a collaborare alla creazione. L'autentica felicità scaturisce dal dono della vita.

Nelle vostre diocesi, uomini e donne si impegnano ad alleviare la sofferenza di quanti sono stati feriti dalla vita e dall'amore, affinché scoprano la tenerezza di Dio che permette loro di vivere nella dignità. I sacerdoti accolgono di cuore i divorziati-risposati per offrire loro il modo per vivere la loro vita battesimale. Ma questa rispettosa accoglienza delle persone e delle situazioni deve tener conto della Parola stessa di Cristo (cfr. Mt 19,6). Una seconda unione è in contraddizione con la natura del sacramento del matrimonio, nel quale si esprime l'amore indefettibile di Cristo per la sua Chiesa. Bisogna evitare che celebrazioni causino confusioni dannose per le coppie, per chi le circonda e per tutti i cristiani.


7. Il fenomeno dell'immigrazione è talvolta vissuto dolorosamente dai vostri connazionali. A ciò si aggiungono le difficoltà dovute all'esistenza delle due comunità linguistiche, che devono convivere nel vostro regno. In un'epoca in cui esistono particolarismi ed emarginazioni di ogni genere, invito i cristiani e gli uomini di buona volontà a promuovere la pace, l'unità nazionale e l'accoglienza di ogni persona, indipendentemente dalla sua origine e dalla sua cultura. 8.Al termine del nostro incontro, auspico che la vostra settimana di pellegrinaggio e i vostri incontri con i miei collaboratori vi confortino nella vostra missione di Vescovi, incaricati di guidare e di santificare il popolo cristiano. Trasmettete a tutti i vostri diocesani, ai sacerdoti, ai diaconi e ai laici l'incoraggiamento del Successore di Pietro. Rivolgo un saluto speciale ai religiosi e alle religiose. Mi avete riferito l'inestimabile presenza che essi garantiscono in numerosi servizi ecclesiali e il loro desiderio di cooperare alla pastorale delle vostre diocesi.

Preghiamo affinché ogni cristiano realizzi pienamente la sua missione di battezzato, secondo il cuore di Dio.

A voi stessi, e a tutti i vostri fedeli, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-07-03 Data estesa: Venerdi 3 Luglio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)