GPII 1992 Insegnamenti - Messaggio del Santo Padre in occasione della Giornata mondiale del Migrante - Città del Vaticano (Roma)


1. Appartengono ormai alla cronaca quotidiana notizie di movimenti di popoli poveri verso paesi ricchi, di drammi di profughi respinti alle frontiere, di migranti discriminati e sfruttati. Tali eventi non possono non ripercuotersi nella coscienza dei cristiani, che hanno fatto della solidale accoglienza verso chi si trova in difficoltà un segno distintivo della propria fede. L'emigrazione reca con sé risvolti preoccupanti sia per le lacerazioni familiari e per lo sradicamento culturale, sia per l'incertezza del futuro, cui vanno incontro coloro che sono costretti a lasciare la propria terra. A questo proposito la Giornata Mondiale del Migrante, che tutte le Chiese particolari sono chiamate a celebrare in una domenica, stabilita dalla Conferenza Episcopale Nazionale, offre l'opportunità per riflettere su questi problemi, per prendere coscienza dei loro aspetti drammatici e per promuovere una campagna di sensibilizzazione e di solidarietà.


2. Con la propria sollecitudine i cristiani testimoniano che la comunità, presso la quale i migranti arrivano, è una comunità che ama ed accoglie anche lo straniero con l'atteggiamento gioioso di chi sa riconoscere in lui il volto di Cristo. Nel fenomeno delle migrazioni si riscontrano oggi molteplici situazioni.

Vi sono i migranti che vivono ed operano nella società di adozione già da tempo.

Si tratta di persone che, avendo rinunciato per la maggior parte dei casi a far ritorno nel Paese di origine, attendono di essere riconosciuti come parte integrante nella società di cui condividono le vicende e l'impegno per lo sviluppo economico e sociale. Affrettarne il pieno inserimento è un atto di giustizia.

Quale che sia il suo luogo di residenza, l'uomo ha diritto ad avere una Patria, nella quale trovarsi come a casa propria per realizzarsi in una prospettiva di sicurezza, di fiducia, di concordia e di pace. Allo scopo occorrono provvedimenti specifici, che favoriscano e rendano più spedite le procedure per il ricongiungimento familiare e per l'adozione di norme giuridiche, che assicurino un'effettiva uguaglianza di trattamento con i lavoratori autoctoni. Di grande importanza sarà anche il risanamento ambientale e sociale dei quartieri degradati, dove gli emigranti sono spesso costretti a vivere nell'emarginazione. Non è chi non veda poi quanto sia necessario, grazie anche al superamento dei problemi connessi con la disoccupazione, impegnarsi ad eliminare ogni discriminazione nella ricerca del posto di lavoro, della casa e nell'accesso all'assistenza sanitaria.


3. Certamente più dura è la condizione in cui si trovano i clandestini, che attendono di rimpiazzare i migranti legali a mano a mano che questi salgono nella scala sociale. E' innegabile che il lavoro, con il quale i clandestini partecipano all'impegno comune di sviluppo economico, realizza una forma di appartenenza di fatto alla società. Si tratta di dare legittimità, scopo e dignità a questa appartenenza attraverso l'adozione di opportuni provvedimenti. Ma non tutti i clandestini trovano un impiego nel pur ricco e vario quadro delle società industriali. Il loro adattamento ad una condizione di vita stentata costituisce un'ulteriore conferma dell'avvilente situazione in cui li riduce la povertà nei loro Paesi. Una volta si emigrava per crearsi migliori prospettive di vita: da molti Paesi oggi si emigra semplicemente per sopravvivere. Una tale situazione tende ad erodere anche la distinzione fra il concetto di rifugiato e quello di migrante, fino a far confluire le due categorie sotto il comune denominatore della necessità. Anche se i Paesi sviluppati non sono sempre in grado di assorbire l'intero numero di coloro che si avviano all'emigrazione, tuttavia va rilevato che il criterio per determinare la soglia della sopportabilità non può essere solo quello della semplice difesa del proprio benessere, senza tener conto delle necessità di chi è drammaticamente costretto a chiedere ospitalità. Le migrazioni oggi crescono perché si distanziano le risorse economiche, sociali e politiche fra Paesi ricchi e Paesi poveri, e si restringe il gruppo dei primi, mentre si allarga quello dei secondi. In questo scenario coloro che riescono a superare le barriere "nazionali" possono considerarsi, in un certo senso, fortunati, perché sono ammessi a godere delle briciole che cadono dalle tavole degli odierni "Epuloni".

Ma chi può contare gli innumerevoli poveri "Lazzari" che nemmeno di questo possono profittare? Come ho ricordato nell'Enciclica Centesimus annus, i Paesi più ricchi sono invitati a considerare con uno sguardo nuovo tale gravissimo problema, nella consapevolezza che al loro dovere morale di contribuire con tutte le forze alla sua soluzione corrisponde un preciso diritto allo sviluppo non solo della singola persona, ma di interi popoli (cfr. CA 35).


4. E' evidente che in quest'opera un ruolo di primo piano sono chiamati a svolgere i cittadini stessi dei Paesi in via di sviluppo, questi "non possono sperare tutto dai Paesi più favoriti, ma debbono farsi strumento della propria liberazione, avviando in ogni campo lo spirito d'iniziativa secondo particolari programmi di sviluppo, per ampliare il giù possibile lo spazio della propria libertà e le prospettive di progresso, favorendo in via prioritaria l'alfabetizzazione e l'educazione di base" (SRS 44). Il sottosviluppo non è una fatalità. Per il suo superamento è indispensabile fare leva sulle risorse naturali ed umane di cui ogni popolo è dotato. Una parte di grande rilievo spetta evidentemente ai giovani, che completano la loro formazione scientifica nei Paesi industrializzati. Per la loro capacità di coniugare insieme tradizione e trasformazione, essi rappresentano la chiave per un migliore avvenire economico e sociale di quei Paesi. Quella delle migrazioni, legate al sottosviluppo, costituisce una sfida che occorre affrontare con coraggio e determinazione, trattandosi della difesa della persona umana. Come ebbi ad affermare parlando ai partecipanti al III Congresso mondiale della pastorale per i migranti e rifugiati, tenutosi in Vaticano nell'ottobre scorso, "l'esperienza mostra che quando una nazione ha il coraggio di aprirsi alle migrazioni viene premiata da un accresciuto benessere, da un solido rinnovamento sociale e da una vigorosa spinta verso inediti traguardi economici ed umani" (L'Osservatore Romano, 6.X.91).


5. Tale costatazione trova il suo più qualificato riscontro nella esperienza connessa con il grande avvenimento del V centenario dell'inizio dell'evangelizzazione dell'America. Non c'è dubbio che i Paesi delle Americhe devono il ruolo prestigioso, che oggi occupano nel concerto delle Nazioni, alla loro apertura alle migrazioni. La celebrazione dell'impresa di Colombo richiama l'attenzione sull'apporto di lavoro e di cultura dato dai migranti, che in 500 anni hanno trovato accoglienza in quelle terre, la cui storia si intreccia strettamente con quella delle migrazioni. Se oggi il mondo occidentale e quello americano sono in qualche misura parte di una stessa realtà, si deve a quell'affinità spirituale realizzata dalle migrazioni. Ed è in nome di questa fraternità che, facendo seguito al messaggio per la scorsa Quaresima "Chiamati a condividere la mensa della creazione", ho voluto istituire la "Fondazione "Populorum Progressio" al servizio degli Indios e dei Campesinos d'America", come "segno e testimonianza di un desiderio cristiano di fratellanza e di solidarietà" (L'Osservatore Romano, 29.II.1992). Mi auguro che essa possa trovare generosa accoglienza e attiva rispondenza presso persone ed istituzioni, soprattutto in ambito cattolico, anche in considerazione della grande rilevanza che il Cattolicesimo ha nei Paesi di quella vasta area geografica.


6. Le migrazioni hanno messo spesso le Chiese particolari nell'occasione di autenticare e di rafforzare il loro senso cattolico accogliendo le diverse etnie e soprattutto realizzandone la comunione. L'unità della Chiesa non è data dalla stessa origine dei suoi componenti, ma dallo Spirito della Pentecoste che fa di tutte le Nazioni un popolo nuovo, il quale ha come fine il Regno, come condizione la libertà dei figli, come statuto il precetto dell'amore (cfr. LG 9).

L'impegno della Chiesa di farsi "prossima" a tutti i popoli risponde alla volontà del Padre Celeste che tutti abbraccia nel suo amore. L'unica mèta a cui essa tende è di chiamare tutti gli uomini alla solidarietà più piena della nuova fratellanza in Cristo nella famiglia di Dio. La Vergine Madre, che si mostra sempre sollecita verso coloro che si trovano nel bisogno ed è perciò sensibile verso coloro che sperimentano personalmente i disagi della migrazione, conforti ed aiuti tutti coloro che vivono lontani dalle proprie case ed ispiri in tutti sentimenti di comprensione e di accoglienza nei loro confronti. Con questi auspici ben volentieri imparto a quanti promuovono la nobile ed urgente causa dei migranti la Benedizione Apostolica, pegno di copiosi favori celesti.

Data: 1992-07-31 Data estesa: Venerdi 31 Luglio 1992

Lettera al Cardinale Eduardo Martinez Somalo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Messo Straordinario per il duplice Congresso

Al venerabile fratello nostro Eduardo S.R.E. Cardinale Martinez Somalo Sono passati ormai cinque secoli di quando l'annuncio del Vangelo è stato portato fra i popoli d'America ed una schiera di missionari, fra cui si annoveravano alcuni solerti francescani, fece approdare in quelle regioni lontane con la loro testimonianza il nome salvifico di Cristo.

Riteniamo dunque che sia opportuno commemorare convenientemente questo evento, anzitutto nei luoghi stessi di cui quegli intrepidi naviganti partirono un giorno per andarsene in un mondo nuovo. Questa commemorazione offre la possibilità e l'occasione non solo di richiamare alla memoria questo fatto, ma anche di suscitare nell'animo una fede più grande e più salda.

Molto opportunamente nello stesso luogo, precisamente a Huelva, si svolgeranno il 18 settembre l'XI Congresso Mariologico ed il XVIII Congresso Mariano Internazionale, donde si rinnovi l'antica devozione verso la Madre di Dio e, secondo l'insegnamento del Concilio Vaticano II, si favorisca il suo culto.

perciò, perché' questo congresso si svolgesse con maggiore solennità ed efficacia, abbiamo deciso di inviare un uomo eccellente, che facesse le nostre veci ed esprimesse così la nostra esortazione e la nostra benevolenza. A lei abbiamo dunque pensato, venerabile fratello nostro, a cui da molti anni siamo uniti di uno stretto legame e che pertanto abbiamo ritenuto assolutamente adatta e all'altezza di espletare splendidamente questo compito. così, mossi da fraterno affetto, la nominiamo Messo Straordinario per il duplice Congresso che abbiamo detto sopra.

A tutti i partecipanti ed a tutti i fedeli ella manifesterà la nostra approvazione e la nostra filiale devozione verso la Madre celeste. Vogliamo infine che porti a tutti la nostri Benedizione Apostolica, annunciatrice dei doni divini e documento sincero di gioia spirituale.

(Traduzione dal latino)

Data: 1992-08-01 Data estesa: Sabato 1 Agosto 1992

Recita dell'Angelus - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: Affidiamo a Nostra Signora degli Angeli la IV conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano che traccerà le linee della nuova evangelizzazione

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Ho la gioia oggi di incontrarvi per la prima volta, dopo la mia degenza al "Gemelli", durante la quale ho sentito la solidarietà e la vicinanza spirituale di tanta gente. Di questo ringrazio il Signore e ringrazio tutti. Saluto con affetto la popolazione di Castelgandolfo, che mi ha accolto con la consueta cordialità per questo periodo di convalescenza e di riposo; saluto i villeggianti e i pellegrini, come pure quanti si uniscono alla recita dell'Angelus mediante la radio e la televisione.


2. Riprendiamo quest'oggi il nostro pellegrinaggio spirituale attraverso i Santuari americani, per condividere con le Comunità ecclesiali di quel continente l'"anno singolare" (cfr. Omelia, 1° gennaio 1992) che esse stanno vivendo, nel V Centenario della loro evangelizzazione. Proprio in questa domenica, in Costa Rica si celebra la Patrona, "Nuestra Senora de los Angeles". Nel Santuario a lei dedicato, che si trova nell'antica Capitale, Cartago, si venera la "Negrita", come affettuosamente viene chiamata dalla gente del luogo l'immagine della Vergine, scoperta nel 1635 da una giovane meticcia sopra una pietra. Nell'attuale tempio, costruito nel 1910 accorrono durante tutto l'anno, ma particolarmente oggi, migliaia di pellegrini, animati da immensa speranza.


3. A loro ci uniamo anche noi per affidare a Nostra Signora degli Angeli la IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, ormai vicina, che traccerà le linee della nuova evangelizzazione per i prossimi anni.

Ottenga la Vergine Santissima dal Divin Salvatore forza, luce e grazia per tutti noi!

Data: 1992-08-02 Data estesa: Domenica 2 Agosto 1992

Recita dell'Angelus - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: Ringrazio il Signore per la solidarietà e la vicinanza spirituale di tanta gente

"Carissimi fratelli e sorelle! Ho la gioia oggi di incontrarvi per la prima volta, dopo la mia degenza al "Gemelli", durante la quale ho sentito la solidarietà e la vicinanza spirituale di tanta gente. Di questo ringrazio il Signore. Saluto con affetto la popolazione di Castelgandolfo, che mi ha accolto con la consueta cordialità per questo periodo di convalescenza e di riposo; saluto i villeggianti e i pellegrini, come pure quanti si uniscono alla recita dell'Angelus mediante la radio e la televisione".

Data: 1992-08-03 Data estesa: Lunedi 3 Agosto 1992

Morte del Cardinale cecoslovacco Tomasek - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: La scomparsa del Cardinale Frantisek Tomasek

Appresa con profonda emozione la notizia della pia dipartita del venerato Cardinale Frantisek Tomasek Arcivescovo emerito di Praga, esprimo la mia viva mestizia per la scomparsa di un intrepido pastore che nel suo lungo ministero ecclesiale si è dimostrato autentica colonna della Chiesa, impavido testimone del Vangelo, strenuo difensore della fede cristiana e dei diritti della persona umana.

Pur confinato ed impedito per anni di esercitare liberamente la sua missione episcopale, egli, come salda quercia, mai si è lasciato intimidire, dando sempre luminoso esempio di fortezza e di fiducia nella Provvidenza divina nonché di fedeltà alla Sede di Pietro. Rendo grazie al Signore per aver donato alla sua Chiesa questa eminente figura di Sacerdote e di Vescovo ed elevo fervide preghiere perché accolga nel suo gaudio eterno, dopo tante sofferenze, questo suo servo buono e fedele, mentre invio a Vostra Ecc.za, alla intera Arcidiocesi ed a quanti condividono il dolore per la sua scomparsa la confortatrice Benedizione Apostolica, segno della mia intensa partecipazione al comune lutto.

Data: 1992-08-04 Data estesa: Martedi 4 Agosto 1992

Recita dell'Angelus - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: Nostra Signora della Carità, Patrona di Cuba, veglia sull'amato popolo cubano, sulle sue gioie e sulle sue sofferenze

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Mi accompagna in questi giorni la memoria del Papa Paolo VI, spentosi, proprio qui, a Castel Gandolfo, il 6 Agosto di quattordici anni or sono. Egli amava ricordare che il "Cristianesimo non è facile, ma è felice", sottolineando come il messaggio evangelico, pur così esigente, non mortifica le potenzialità dell'essere umano, anzi le apre alla gioia di vivere (Cfr. Messaggio pasquale, 6 Aprile 1969, Insegnamenti, VII, p.197).


2. Nel nostro pellegrinaggio spirituale ai Santuari del Continente americano facciamo oggi sosta a Cuba, una delle prime isole dei Caraibi, in cui fu piantata la Croce di Cristo. Sin dagli albori del secolo diciassettesimo, i Cubani venerano nella regione delle miniere di "El Cobre", "Nuestra Senora de la Caridad", graziosa immagine apparsa in modo misterioso. Si racconta, infatti, che due Indios e uno schiavo nero, la trovarono galleggiante nel mare e la portarono nel villaggio, dove in suo onore venne innalzato un tempio. Dal suo Santuario, la Patrona di Cuba veglia sull'amato popolo cubano, sulle sue gioie e sofferenze.


3. Domandiamo a "Nuestra Senora de la Caridad del Cobre" di accompagnare l'America Latina ed il mondo intero nel cammino della nuova evangelizzazione. Su tale itinerario si colloca, come evento ecclesiale straordinario, la IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, chiamata a fornire orientamenti concreti per una vigorosa azione pastorale che affronti con ardimento le molteplici sfide dell'ora presente.

Maria, Stella dell'evangelizzazione, preghi per noi!

Data: 1992-08-09 Data estesa: Domenica 9 Agosto 1992

Messaggio del Papa in occasione dell'VIII Giornata Mondiale della Gioventù - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza"

"Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Carissimi giovani!


1. Dopo gli incontri di Roma, di Buenos Aires, di Santiago de Compostela e di Czestochowa, prosegue il nostro pellegrinaggio sulle strade della storia contemporanea. La prossima tappa sarà a Denver, nel cuore degli Stati Uniti, presso le Montagne Rocciose del Colorado, dove, nell'agosto del 1993, si svolgerà l'VIII Giornata Mondiale della Gioventù. Là, assieme a tanti giovani americani, si raduneranno, come già è accaduto nei precedenti appuntamenti, ragazzi e ragazze di ogni nazione, quasi a rappresentare la fede più viva o, almeno, la ricerca più appassionata dell'universo giovanile dei cinque continenti. Queste ricorrenti manifestazioni non vogliono essere un rito convenzionale, cioè un avvenimento che trae la sua giustificazione dal suo stesso ripetersi; esse nascono piuttosto da una necessità profonda, che trova origine nel cuore dell'essere umano e si riflette nella vita della Chiesa, pellegrina e missionaria. Le Giornate e i Raduni Mondiali della Gioventù segnano provvidenziali momenti di sosta: servono ai giovani per interrogarsi sulle loro aspirazioni più intime, per approfondire il loro senso ecclesiale, per proclamare con crescente gioia ed audacia la comune fede in Cristo, morto e risorto. Sono momenti in cui molti di loro maturano scelte coraggiose ed illuminate, che possono contribuire ad orientare l'avvenire della storia sotto la guida, insieme forte e soave, dello Spirito Santo. Assistiamo nel mondo al "succedersi degli imperi", al susseguirsi cioè di tentativi di unità politica che determinati uomini hanno imposto nei confronti di altri uomini. I risultati stanno sotto gli occhi di tutti. Non è possibile costruire un'unità vera e duratura mediante la costrizione e la violenza. Un simile traguardo può essere raggiunto solo costruendo sul fondamento di un comune patrimonio di valori accolti e condivisi, quali, ad esempio, il rispetto della dignità dell'essere umano, l'accoglienza della vita, la difesa dei diritti dell'uomo, l'apertura al trascendente e alle dimensioni dello spirito. In tale prospettiva, rispondendo alle sfide del tempo che cambia, il raduno mondiale dei giovani vuole essere seme e proposta di una nuova unità, che trascende l'ordine politico, ma lo illumina.

Esso si fonda sulla consapevolezza che solo l'Artefice del cuore umano è in grado di rispondere adeguatamente alle attese che in esso albergano. La Giornata Mondiale della Gioventù diviene, allora, annuncio di Cristo che proclama anche agli uomini di questo secolo: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).


2. Entriamo così in pieno nel tema che guiderà la riflessione durante quest'anno di preparazione alla prossima "Giornata". Nelle varie lingue esistono termini diversi per esprimere ciò che l'uomo non vorrebbe assolutamente perdere, ciò che costituisce la sua attesa, il suo desiderio, la sua speranza; ma nessuna parola come il termine "vita" riesce in ogni lingua a riassumere in maniera pregnante ciò a cui l'essere umano massimamente aspira. "Vita" indica la somma dei beni desiderati ed al tempo stesso ciò che li rende possibili, acquisibili, duraturi.

La storia dell'uomo non è forse segnata dalla spasmodica e drammatica ricerca di qualcosa o qualcuno che sia in grado di liberarlo dalla morte e di assicurargli la vita? L'esistenza umana conosce momenti di crisi e di stanchezza, di delusione e di opacità. Si tratta di un'esperienza di insoddisfazione che ha precisi riflessi in tanta letteratura e in tanto cinema dei nostri giorni. Alla luce di un simile travaglio è più facile comprendere le particolari difficoltà degli adolescenti e dei giovani che s'avviano con cuore trepido incontro a quell'insieme di promesse affascinanti e di oscure incognite che è la vita. Gesù è venuto per dare risposta definitiva all'anelito di vita e d'infinito, che il Padre celeste creandoci ha inscritto nel nostro essere. Al culmine della rivelazione, il Verbo incarnato proclama: "Io sono la vita" (Jn 14,6), ed ancora: "Io sono venuto perché abbiano la vita" (Jn 10,10). Quale vita? L'intenzione di Gesù è chiara: la vita stessa di Dio, che sorpassa tutte le aspirazioni che possono nascere nel cuore umano (Cfr. 1Co 2,9). In effetti, per la grazia del Battesimo, noi siamo già figli di Dio (cfr. 1Jn 3,1-2). Gesù è venuto incontro agli uomini, ha guarito ammalati e sofferenti, ha liberato indemoniati e risuscitato morti: ha donato se stesso sulla croce ed è risuscitato, manifestandosi così come il Signore della vita: autore e sorgente della vita imperitura.


3. L'esperienza quotidiana ci dice che la vita è segnata dal peccato ed insidiata dalla morte, nonostante la sete di bontà che pulsa nel nostro cuore e il desiderio di vita che percorre le nostre membra. Per poco che siamo attenti a noi stessi ed agli scacchi a cui l'esistenza ci espone, noi scopriamo che tutto dentro di noi ci spinge oltre noi stessi, tutto ci invita a superare la tentazione della superficialità o della disperazione. E' proprio allora che l'essere umano è chiamato a farsi discepolo di quell'Altro che infinitamente lo trascende, per entrare finalmente nella vita vera. Esistono profeti ingannatori e falsi maestri di vita. Ci sono innanzitutto maestri che insegnano ad uscire dal corpo, dal tempo e dallo spazio per poter entrare nella "vita vera". Essi condannano la creazione e, in nome di uno spiritualismo ingannevole, conducono migliaia di giovani sulle strade di una impossibile liberazione, che li lascia alla fine più soli, vittime della propria illusione e del proprio male. Apparentemente all'opposto, i maestri "dell'attimo fuggente" invitano ad assecondare ogni istintiva propensione o brama, col risultato di far cadere l'individuo in una angoscia piena di inquietudine, accompagnata da pericolose evasioni verso fallaci paradisi artificiali, come quello della droga. Ci sono pure maestri che situano il senso della vita esclusivamente nella ricerca del successo, nell'accaparramento del denaro, nello sviluppo delle capacità personali, senza riguardo per le esigenze altrui né rispetto per i valori, talora neppure per quello fondamentale della vita. Questi ed altri tipi di falsi maestri di vita, numerosi anche nel mondo contemporaneo, propongono obiettivi che non solo non saziano, ma spesso acuiscono ed esasperano la sete che brucia nell'anima dell'uomo. Chi potrà, dunque, misurare e colmare le sue attese? Chi, se non Colui che, essendo l'autore della vita, può appagare l'attesa che Egli stesso ha posto dentro al suo cuore? Egli s'avvicina a ciascuno per proporre l'annuncio di una speranza che non inganna; Egli, che è contemporaneamente la via e la vita: la via per entrare nella vita. Da soli, noi non sapremmo realizzare ciò per cui siamo stati creati. C'è in noi una promessa, per la cui attuazione ci scopriamo impotenti. Ma il Figlio di Dio, venuto tra gli uomini, ha assicurato: "Io sono la via, la verità e la vita" (cfr. Jn 14,6).

Secondo una suggestiva espressione di Sant'Agostino, Cristo "ha voluto creare un luogo in cui rendere possibile a ciascun uomo di incontrare la vita vera". Questo "luogo" è il suo Corpo ed il suo Spirito, in cui l'intera realtà umana, redenta e perdonata, viene rinnovata e divinizzata.


4. In effetti, la vita di ciascuno è stata pensata e voluta prima che il mondo fosse e, ben a ragione, possiamo ripetere con il Salmista: "Signore, tu mi scruti e mi conosci... sei tu che hai creato le mie viscere... Mi hai plasmato nel seno materno" (cfr. Ps 139). Questa vita, che era in Dio sin dal principio (cfr. Jn 1,4), è vita che si dona, che nulla per sé trattiene e, senza risparmiarsi, liberamente si comunica. E' luce, "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Jn 1,9). E' Dio, venuto a porre la sua tenda in mezzo a noi (cfr. Jn 1,14), per additarci la strada dell'immortalità propria dei figli di Dio e per rendercela accessibile. Nel mistero della sua croce e della sua risurrezione, Cristo ha distrutto la morte e il peccato, ha abolito la distanza infinita esistente tra ogni uomo e la vita nuova in lui. "Io sono la risurrezione e la vita - Egli proclama - chi crede in me, anche se muore, vivrà, chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno" (Jn 11,25). Cristo realizza tutto ciò elargendo il suo Spirito, datore di vita, nei sacramenti; in particolare nel Battesimo, sacramento che fa dell'esistenza ricevuta dai genitori, fragile e destinata alla morte, un cammino verso l'eternità; nel sacramento della Penitenza che rinnova continuamente la vita divina grazie al perdono dei peccati; nell'Eucaristia "pane di vita" (Cfr. Jn 6,27), che nutre i "viventi" e rende saldi i loro passi nel pellegrinaggio terreno, così da consentir loro di dire con l'apostolo Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Ga 2,20).


5. La vita nuova, dono del Signore risuscitato, si irradia poi ad ogni ambito dell'esperienza umana: in famiglia, a scuola, nel lavoro, nelle attività d'ogni giorno e nel tempo libero. Essa comincia a fiorire qui e ora. Segno della sua presenza e della sua crescita è la carità: "Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita - afferma San Giovanni - perché amiamo i fratelli" (1Jn 3,14) con un amore fattivo e nella verità. La vita fiorisce nel dono di sé agli altri, secondo la vocazione di ciascuno: nel sacerdozio ministeriale, nella verginità consacrata, nel matrimonio, così che tutti possano, in atteggiamento di solidarietà, condividere i doni ricevuti soprattutto con i poveri e i bisognosi.

Colui che "rinasce dall'alto" diventa, così, capace di "vedere il regno di Dio" (cfr. Jn 3,3), e di impegnarsi nell'edificare strutture sociali più degne dell'uomo e di ogni uomo, nel promuovere e difendere la cultura della vita contro qualsiasi minaccia di morte.


6. Carissimi giovani, voi vi fate interpreti di una domanda, che spesso vi viene rivolta da tanti vostri amici: Come e dove possiamo incontrare questa vita, come e dove possiamo viverla? La risposta potrete trovarla da voi stessi, se cercherete di dimorare fedelmente nell'amore di Cristo (cfr. Jn 15,9). Voi sperimenterete allora direttamente la verità di quella sua parola: "Io sono... la vita" (Jn 14,6) e potrete recare a tutti questo gioioso annuncio di speranza. Egli vi ha costituiti suoi ambasciatori, primi evangelizzatori dei vostri coetanei. La prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Denver ci offrirà un'occasione propizia per riflettere insieme su questo tema di grande interesse per tutti.

Occorre, allora, prepararsi a questo importante appuntamento, anzitutto guardandosi intorno per reperire e quasi fare un censimento di quei "luoghi" in cui Cristo è presente come sorgente di vita. Possono essere le Comunità parrocchiali, i gruppi e i movimenti di apostolato, i Monasteri e le Case religiose, ma anche singole persone mediante le quali, come accadde ai discepoli di Emmaus, Egli riesce a scaldare il cuore e ad aprirlo alla speranza. Carissimi giovani, con spirito di gratuità sentitevi direttamente coinvolti nell'impresa della nuova evangelizzazione, che tutti ci impegna. Annunciate Cristo "morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro" (2Co 5,15).


7. A voi, carissimi giovani degli Stati Uniti, che ospiterete la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, è data la gioia di accogliere come un dono dello Spirito l'incontro con i molti ragazzi e ragazze, che da ogni parte del mondo giungeranno pellegrini nel vostro Paese. A questo già vi state preparando mediante una fervida attività spirituale ed organizzativa, che interessa ciascuna componente delle vostre Comunità ecclesiali. Auspico di cuore che un evento così straordinario contribuisca a far crescere in ciascuno l'entusiasmo e la fedeltà nel seguire Cristo e nell'accogliere con gioia il suo messaggio, fonte di vita nuova. Vi affido, per questo, alla Vergine Santissima, per mezzo della quale abbiamo ricevuto l'Autore della vita, Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Signore.

Con affetto tutti vi benedico.

Data: 1992-08-15 Data estesa: Sabato 15 Agosto 1992

Recita dell'Angelus - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: Gli incontri giovanili con Maria: festa della speranza, desiderio e attesa di un mondo migliore nella Verità e nell'Amore

Carissimi fratelli e sorelle!


1. L'attenzione della Chiesa si concentra quest'oggi sul mistero della gloriosa Assunzione in Cielo di Colei che, per i meriti del suo Divin Figlio, è stata preservta dal retaggio del peccato originale; di Colei che, concepita senza macchia, partecipa in anima e corpo alla vittoria definitiva del Redentore sulla morte.


2. L'odierna Solennità, inoltre, mentre ci invita a contemplare Maria, Stella luminosa nell'universo, richiama alla nostra mente il raduno mondiale dei giovani, svoltosi lo scorso anno a Czestochowa, in Polonia. Il pensiero corre, poi, spontaneamente alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà, a Dio piacendo, nell'agosto del 1993 a Denver, nei pressi delle Montagne Rocciose del Colorado. L'Assunta diventa, così, anche la festa della speranza. Il ripetersi di tali incontri giovanili con Maria esprime il desiderio e l'attesa d'un mondo migliore, più umano ed aperto ai doni soprannaturali della Verità e dell'Amore.


3. Carissimi fratelli e sorelle, auguro a tutti un buon Ferragosto, che offra serenità al vostro spirito senza far dimenticare pero quanti sono provati dalla malattia, dalla solitudine e da ogni forma di sofferenza. Preghiamo, in particolare, per le martoriate popolazioni della Bosnia Erzegovina. Proprio questa mattina, è giunto a Sarajevo, dove celebrerà la Santa Messa, il mio inviato, il Cardinale Roger Etchegaray. Egli testimonierà all'Arcivescovo, ai fedeli ed a tutti i loro compatrioti l'affetto e la solidarietà costanti del Papa e della Chiesa intera.

La preghiera continui incessante anche per i nostri fratelli della Somalia, tanto provati e stremati dalla fame. Maria, Assunta in Cielo, prega per noi!

Data: 1992-08-15 Data estesa: Sabato 15 Agosto 1992

Recita dell'Angelus - Castelgandolfo (Roma)

Titolo: "Nuestra Senora de los Milagros" aiuti la Chiesa a proclamare il Vangelo con un coraggioso impegno missionario

Carissimi fratelli e sorelle!


1. L'Assunzione della Beata Vergine, che abbiamo appena celebrato, ci conduce quest'oggi, in spirituale pellegrinaggio, in Paraguay, la cui Capitale porta il nome di "Asuncion", in onore di Maria Assunta, alla quale fin dalla fondazione della Diocesi, nel 1547, è dedicata la Cattedrale. La diffusione del Vangelo in quella Nazione prese avvio e si sviluppo nell'arco di quattro secoli sotto la materna protezione di Maria, cosicché i misteri della Vergine diedero nome a diverse Città e Diocesi: Concepcion, Encarnacion, Asuncion. #1564

2. La Madonna è inoltre venerata con speciale devozione sotto il titolo di "Nuestra Senora de los Milagros" nel famoso Santuario di Caacupé, che ho avuto la gioia di visitare il 18 maggio 1988, la giornata della mia natività. Dinanzi alla suggestiva immagine, scolpita - secondo la tradizione - da un indio proprio agli inizi dell'evangelizzazione, ho pregato perché la Chiesa, per intercessione di Maria, "possa ricevere una rinnovata effusione dello Spirito per proclamare il Vangelo con l'integrità di una fede profonda e la fecondità della testimonianza cristiana" (Preghiera alla vergine de Caacupé, 18 Maggio 1988).


3. Insieme con tutti voi, qui convenuti e con quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione, rinnovo questa stessa preghiera particolarmente per la Chiesa che è nell'America Latina, affinché la celebrazione del Quinto Centenario dell'evangelizzazione sia di forte stimolo per un sempre più coraggioso impegno missionario. Nostra Signora dell'Assunzione, prega per noi!

Data: 1992-08-15 Data estesa: Sabato 15 Agosto 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Messaggio del Santo Padre in occasione della Giornata mondiale del Migrante - Città del Vaticano (Roma)