GPII 1992 Insegnamenti - Sul molo del porto - Trieste

Sul molo del porto - Trieste

Titolo: Procedete lungo la strada della sincera accoglienza del Vangelo della solidarietà

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di poter visitare oggi il Porto della vostra Città. Questa sosta mi offre la gradita occasione di rendere omaggio alla operosità della gente che vi lavora e di apprezzare personalmente il quotidiano contributo che le attività portuali recano al progresso della Regione Friuli-Venezia Giulia e di molti altri Paesi dell'Europa centrale ed orientale. Vi ringrazio tutti per l'accoglienza e vi saluto con viva cordialità. Saluto le Autorità regionali, provinciali e comunali e quanti hanno contribuito alla realizzazione dell'odierno appuntamento. Con particolare gratitudine mi rivolgo al Prof. Paolo Fusaroli, Presidente dell'Ente Autonomo del Porto di Trieste, ed al rappresentante di tutti i lavoratori, per le cortesi espressioni di benvenuto che mi hanno indirizzato. Saluto ciascuno di voi, cari dipendenti dell'Ente Autonomo del Porto di Trieste e, insieme con voi, le vostre famiglie.


2. E' la prima volta che mi è dato di visitare questo lembo di terra adriatica e di fermarmi proprio su questo Molo, che è uno dei tanti del Porto triestino, ma forse il più interessante per le moderne tecnologie che vi sono impiegate. Da questo luogo, centro dinamico di scambi e di commercio, è possibile ammirare sia la naturale bellezza del mare, porta aperta sul mondo, sia i complessi impianti industriali, che sono il risultato della tecnica congiunta all'ingegno dell'uomo.

Da questo luogo, inoltre, lo sguardo si allarga alle vicine aree dei Balcani, ed a tutte le nazioni del Centro e dell'Est dell'Europa. I recenti avvenimenti, che hanno rapidamente mutato l'assetto politico di una vasta parte del vecchio Continente, hanno suscitato speranze di nuove intese ed hanno reso possibili collaborazioni e scambi commerciali sino a qualche tempo fa del tutto insperati.

L'internazio- nalità e la libertà possono essere considerate a giusto titolo i due elementi caratteristici del ruolo sociale ed economico di questo Porto e della popolazione di Trieste, che qui trova uno dei suoi maggiori punti di riferimento.


3. E' forte in voi, carissimi amici, l'aspirazione a rendere le condizioni lavorative sempre più rispondenti ai bisogni dell'attuale momento. Giustamente, pero, vi preoccupate che la ricerca del legittimo profitto non vada a scapito del rispetto e dell'autentica promozione della persona. State così ricercando i modi e gli strumenti più opportuni per mettere in atto una nuova organizzazione del lavoro che sia attenta al giusto rapporto tra l'uomo e la macchina. I credenti hanno una ragione in più per preoccuparsi che in ogni attività occupazionale siano rispettate le esigenze della dignità umana. Cristo, infatti, li ha resi più sensibili al problema dell'uomo, e la Chiesa, animata dalla fede, considera la sua sollecitudine per tutto ciò che concerne l'essere umano, e quindi pure il giusto orientamento dello sviluppo e del progresso, come un elemento non secondario del suo impegno per la piena attuazione del Regno di Dio.

Essa indica la strada da percorrere: è la strada della sincera accoglienza del Vangelo della solidarietà. Su questa strada hanno camminato i vostri antenati. Vi auguro di cuore che su di essa, illuminati dal Vangelo, sappiate camminare anche voi, giungendo a realizzare condizioni di sempre più stretta collaborazione. Che Iddio vi aiuti e porti a compimento i vostri propositi di bene.

Di cuore tutti vi benedico.

(Al termine del discorso Giovanni Paolo II ha aggiunto:) "Grazie per la vostra accoglienza dalla terra e dal mare".

Data: 1992-05-02 Data estesa: Sabato 2 Maggio 1992

Alla cittadinanza in Piazza Vittoria

Titolo: Superare tutte le divisioni che potrebbero vanificare le concrete aspirazioni di pace

Signor Sindaco, Onorevole Rappresentante del Governo, Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono grato al Signor Sindaco per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi, a nome anche della Comunità cittadina, in questo mio primo incontro con Gorizia.

Gorizia, situata all'incrocio di correnti di pensiero, di attività e di molteplici iniziative, sembra rivestire una singolare missione, quella di essere la porta dell'Italia che pone in comunicazione il mondo latino con quello slavo: porta aperta sull'Est Europeo e sull'Europa Centrale.

Saluto, pertanto, con gioia voi, abitanti di questa Città, del territorio isontino e dell'intera Diocesi.

Saluto il Vescovo della Diocesi, il caro Monsignor Antonio Vitale Bommarco, le Autorità presenti, il Rappresentante del Governo italiano, dell'Amministrazione Regionale e Provinciale, i pubblici Amministratori, e coloro che hanno lavorato alla realizzazione di questa Visita pastorale.


2. Ho voluto iniziare il mio pellegrinaggio apostolico nella regione del Friuli-Venezia Giulia, proprio da Aquileia, nel territorio della vostra Arcidiocesi, per sottolineare il ruolo fondamentale, che l'antico Patriarcato, creato come tale nel sesto secolo, ha svolto nella trasmissione del Vangelo e dei valori ad esso connessi alle Chiese di questa parte d'Italia e delle terre limitrofe. Attorno ad Aquileia si ritrovarono uniti popoli di lingua e cultura diverse, raccolti spiritualmente non solo da esigenze politiche, ma, e soprattutto, dalla fede in Cristo e dalla civiltà ispirata all'insegnamento evangelico.

La mia presenza tra voi vuole essere, perciò, un vivo sostegno agli sforzi che vengono dispiegati per favorire la solidarietà all'interno della vostra Comunità ecclesiale e fra le Diocesi del Triveneto e delle regioni confinanti.

Vuole essere, inoltre, un conforto per ogni iniziativa tendente al superamento di quelle divisioni che potrebbero vanificare le concrete aspirazioni alla giustizia e alla pace.

Abitanti di Gorizia e della terra, attraversata dal suggestivo fiume Isonzo, aprite lo spirito all'annuncio della pace di Cristo Risorto! pace e concordia che egli ci ha donato come segno del suo amore e come progetto da perseguire con ogni nostra energia.

Vorrei ripetere a voi quanto i Vescovi hanno detto ai cristiani d'Europa a conclusione della recente Assemblea Speciale del Sinodo: Non cedete ai richiami di una certa cultura, oggi apparentemente dominante, che privilegia "in modo esclusivo la soddisfazione dei propri desideri immediati e degli interessi economici, con una falsa assolutizzazione della libertà del singolo e con la rinuncia a confrontarsi con una verità e con valori che vadano al di là del proprio orizzonte individuale o di gruppo" (Dichiarazione conclusiva, 1). Mai vi seducano i falsi miraggi della civiltà materialista che insinua comportamenti e attitudini praticamente atei, inducenti a vivere "come se Dio non esistesse".

Senza Dio è forse possibile costruire una convivenza civile autenticamente rispettosa di ogni essere umano? "Se il Signore non custodisce la città - ci ricorda il Salmista - invano veglia il custode" (Ps 127,1).

Nessun ostacolo è, invece, insormontabile per chi ha Dio come guida e difensore. Sia questa la certezza posta a base di ogni vostro sforzo per dare soluzione ai problemi che quotidianamente incontrate.


3. L'Isontino e il suo capoluogo vivono in effetti oggi un tempo di crescita con risvolti carichi di speranza, ma segnati purtroppo da non piccole difficoltà.

Gorizia e la provincia necessitano di nuove prospettive di sviluppo; le trasformazioni del settore industriale degli anni ottanta subiscono attualmente una fase di stasi con evidenti ripercussioni sull'occupazione soprattutto giovanile.

In voi è forte il desiderio di rilanciare lo spirito della vostra tradizione, ma avvertite pure l'esigenza di proiettarvi con coraggio verso un avvenire da costruire insieme a partire proprio dalla diversità intesa come ricchezza e come termine di confronto e di solidale cooperazione.

Recuperare lo spirito della vostra identità culturale: ecco la strada maestra che voi sentite di dover percorrere al fine di dar vita ad un progetto di rinnovata solidarietà. A quest'impresa tutti si sentano chiamati a collaborare: uomini politici e di cultura, organizzazioni sociali e strutture economiche, Comunità civile ed ecclesiale.

La vostra Terra, particolarmente provata in questo secolo da due guerre terribili, ha saputo mantenere ardente il desiderio di rinascere a una speranza fattiva.

Gorizia, tu conosci il valore della cooperazione e del dialogo, dei passi solidali per realizzare un vero ed integrale progresso. Sappi trarre frutto dalla tua sperimentata saggezza.

Iddio protegga te e i tuoi abitanti.

Ti assistano anche la Vergine Maria ed i Santi che hanno trasmesso ai tuoi figli la fede lungo i secoli della tua storia.

Anch'io ti benedico di cuore, con un particolare pensiero per le giovani generazioni, da cui dipende l'avvenire dell'intera Comunità cittadina.

Data: 1992-05-02 Data estesa: Sabato 2 Maggio 1992

La riflessione dopo la recita del Rosario nella Cattedrale - Gorizia

Titolo: Maria renda saldo il vincolo coniugale e faccia fiorire nelle famiglie il rispetto per la vita e la stima per la maternità




1. Al termine della recita del Santo Rosario, in questo primo sabato del mese di maggio, mi è particolarmente gradito rivolgere all'intera Comunità cristiana dell'Arcidiocesi di Gorizia un cordiale pensiero da questa Cattedrale, che ne costituisce il centro spirituale. Saluto voi, qui presenti. Saluto coloro che si sono uniti alla nostra preghiera attraverso la Radio e la Televisione. Saluto specialmente le famiglie, i giovani, gli anziani, i malati e quanti nelle Parrocchie e negli Istituti di vita consacrata trovano ogni giorno nella meditazione dei misteri del Rosario un felice appuntamento con Maria. Il quotidiano ricorso all'intercessione della Vergine, Madre di Dio, aiuta il popolo cristiano nel suo pellegrinaggio terreno verso la patria celeste.


2. So bene quanto siano radicati anche nella vostra Terra l'onore e la devozione verso la Madonna e quanto intenso sia, sin da tempi remoti, il culto mariano, che costituisce ormai secolare tradizione per la Chiesa aquileiese. Ancor prima, infatti, della solenne proclamazione ad Efeso di "Maria Madre di Dio", ad Aquileia, San Cromazio (388-408) scriveva: "Non si può parlare di Chiesa se Maria, la Madre del Signore, non è li con i suoi fratelli: ivi è la Chiesa di Cristo, dove si predica l'Incarnazione di Cristo dalla Vergine" (Sermone 30). Dalla difesa della teologia dell'Incarnazione si sviluppo subito, in questa vostra Regione, la devozione alla Madre di Dio, testimoniata dalla Basilica di Aquileia, dedicata a Maria nel secolo quinto, da Santa Maria delle Grazie in Grado, dalla Chiesa della Madonna di Barban e dal Tempio della Vergine Marcelliana in Monfalcone, risalenti al secolo sesto. Dopo il Mille, vennero costruite le Chiese della Madonna di Montesanto, di Santa Maria del Preval a Mossa, di Madonna di Strada a Viscone, della Beata Vergine Addolorata a Gradisca, della Rosa Mistica a Cormons, oltre ad altre quindici Chiese e trentasei Oratori a lei dedicati. La più antica testimonianza, inoltre, delle litanie della Vergine si trova proprio in un manoscritto proveniente da Aquileia e custodito nella Biblioteca Nazionale di Parigi (Bibl. Nat. Lat. 2882). Il popolo cristiano invocava Maria Santissima come "Madre della Luce", "Madre del vero gaudio", "nostra via verso Dio". Domina, in queste pie invocazioni, il tema della luce e della gioia: e proprio di luce e di gioia ha costantemente bisogno l'uomo, assetato di verità e di amore.


3. L'amorevole intercessione della Vergine continui a guidare i vostri passi, carissimi fratelli e sorelle, specialmente in questi anni novanta, durante i quali la Chiesa Goriziana, in cammino verso il Duemila, concentra la sua attenzione pastorale sulla famiglia per trovare - alla luce della Parola di Dio - nuove strade per la ri-evangelizzazione. Sono molteplici e complesse le sfide che stanno dinanzi a voi, molti sono pure i problemi che segnano la vita delle famiglie.

Avvertite come priorità pastorale una rinnovata evangelizzazione del nucleo familiare ed una opportuna catechesi che si rivolga agli adulti ed alla famiglia nel suo insieme. Vi aiuti in tale impegno la Madonna, da voi filialmente venerata.

A Lei affido la vostra cara Arcidiocesi e tutta la terra del Friuli-Venezia Giulia, che ho la gioia di visitare. Sia la Madre del Signore guida sicura delle menti e dei cuori in questa significativa e delicata stagione della vostra vita ecclesiale. Faccia fiorire nelle famiglie il rispetto per la vita, la stima per la maternità, e renda saldo il vincolo coniugale. Possa, così, ogni famiglia diventare centro di dialogo, di promozione e di sostegno per la fede, in un clima di solidarietà e di accoglienza. Benedica la Vergine Santa quelle famiglie che sanno impegnarsi per diffondere il messaggio evangelico, collaborando insieme a tutte le componenti della Comunità diocesana nello sforzo apostolico della nuova evangelizzazione di questa vostra Regione. Auguro a tutti di trascorrere questo mese mariano in costante unione con la Madre del Signore. Conforti la Vergine Santa, in maniera speciale, le anime consacrate, che sono porzione privilegiata del Popolo di Dio, e sostenga la loro testimonianza evangelica; ottenga per la vostra Diocesi nuove e fervorose vocazioni al Sacerdozio, all'apostolato, alla vita contemplativa. "Santa Maria, nostra via verso Dio, vieni in nostro aiuto".

Per sua intercessione invoco su di voi la Benedizione del Signore.

Data: 1992-05-02 Data estesa: Sabato 2 Maggio 1992

L'omelia durante la concelebrazione della Messa nella Piazza della Vittoria - Gorizia

Titolo: "Gorizia, città di frontiera, sii segno visibile di unità e di dialogo"




1. "Abbiamo un avvocato presso il Padre..." (Jn 2,1). La liturgia dell'odierna domenica, la terza del tempo pasquale, è centrata sulla catechesi di Pietro.

L'Apostolo parla al popolo come testimone di Cristo risorto: "Il Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù" (Ac 3,13). Dio ha glorificato colui che gli uomini avevano respinto. Hanno "rinnegato il Santo e il Giusto", hanno "ucciso l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni" (cfr. Ac 3,13-15). Noi! "Noi" sta ad indicare gli apostoli e tutti coloro a cui era stato dato di accogliere la verità della risurrezione di Cristo. In quel "noi" c'è la Chiesa primitiva. Le parole di Pietro suonano apparentemente come un'accusa, ma non lo sono; sono una testimonianza. La risurrezione è una realtà della quale i testimoni non possono tacere.


2. Sappiamo che tale testimonianza ha il suo inizio a Gerusalemme all'indomani del sabato pasquale. Le prime ad accorrere al sepolcro sono state le donne, ed in seguito la presenza del Risorto si è fatta via via più manifesta. Venendo fra i suoi discepoli, il Cristo parla con loro, essi ne odono la voce: possono vederlo e ascoltarlo. E' dato loro di toccare le cicatrici delle ferite della crocifissione.

Per convincerli pienamente della realtà della risurrezione, Gesù consuma insieme con essi il cibo, come leggiamo nel testo evangelico secondo Luca, che viene proclamato nell'odierna domenica. E allo stesso tempo il Risorto istruisce gli Apostoli, richiamandoli alle parole dell'Antico Testamento: "Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi" (Lc 24,44). così, dunque, la testimonianza apostolica del giorno di Pentecoste era stata accuratamente preparata. La catechesi pasquale diventa la fonte e il modello dell'annuncio della Chiesa per tutti i tempi. Questa catechesi l'ha fatta per primo lo stesso Cristo risorto.


3. Torniamo ancora alle parole di Pietro. Egli ricorda la verità degli eventi riguardanti la passione e la morte di Cristo; eventi che erano ancora vivi nella memoria di tutti, perché dal loro compimento erano trascorse solo poche settimane.

Alcuni di quelli che lo ascoltavano forse avevano preso parte personalmente ai fatti del Venerdi Santo. L'Apostolo tuttavia non accusa. Dice: "Fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi" (Ac 3,17). Anche se la morte di un innocente diventa invito alla penitenza e alla conversione, tuttavia, la piena verità degli eventi pasquali è più grande dell'uomo. "Dio pero ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto" (Ac 3,18). Le parole di Pietro sono eco fedele di quanto egli stesso aveva udito da Cristo subito dopo la risurrezione. Gli eventi pasquali sono il mistero di Dio: sono luce del Verbo incarnato che ha illuminato le tenebre dell'esistenza umana sulla terra: "La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta" (Jn 1,5).


4. così ha scritto l'Apostolo Giovanni nel prologo del quarto vangelo. Nella sua prima lettera, che abbiamo letto nell'odierna liturgia, è contenuta la conferma di quanto i presenti a Gerusalemme avevano udito da San Pietro: "Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il padre: Gesù Cristo giusto" (1Jn 2,1). Le esortazioni degli Apostoli, - di Pietro e di Giovanni - sono a loro volta un'eco di ciò che Cristo stesso ha detto dall'alto della sua croce: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34). Cristo - avvocato presso il Padre; Lui solo assolutamente giusto: "Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (1Jn 2,2).


5. Mediante il supremo sacrificio di Cristo, Dio "ci ha riconciliati con sé, ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2Co 5,18). Da allora, in chi liberamente lo accoglie, Egli non cessa di operare con la forza consolatrice del suo Spirito. Apriamo, carissimi fratelli e sorelle, il cuore alla potenza del suo amore. Cristo è la nostra pace; è lui che dà solidità all'impegno spirituale e vigore all'azione della Chiesa, sacramento di grazia e di comunione tra gli uomini. Alla luce di quest'invito, che ci viene dall'odierna liturgia, la vostra diocesi di Gorizia non è forse chiamata ad approfondire maggiormente la propria missione in questo particolare momento storico: posta all'incrocio di molteplici popoli e tradizioni, Gorizia ha la singolare vocazione di essere segno visibile di unità e di dialogo. Città di frontiera è la vostra, e la frontiera, si sa, può facilitare la tolleranza, la comprensione e l'accoglienza, ma può anche indurre alla chiusura ed al rifiuto dell'altro. Voi siete ben consapevoli di ciò. Per questo vi preoccupate di riscoprire le profonde radici cristiane della vostra terra e volete fare della vostra Comunità diocesana un autentico "sacramento" della presenza di Dio in questa regione. L'ascolto attento della Parola divina, la pratica fraterna della vita ecclesiale vi aiuteranno senz'altro a superare ogni ostacolo che porta alla separazione, al non rispetto dell'altro, alla contrapposizione e alla chiusura del cuore dinanzi ai bisogni dei fratelli. So quanto è vasto il vostro sforzo in tale direzione: proseguite, carissimi fratelli e sorelle, senza lasciarvi abbattere dalle difficoltà.


6. Con quest'auspicio, avvalorato da un particolare ricordo nella preghiera, sono lieto di salutare tutti voi che prendete parte alla celebrazione eucaristica.

Saluto, innanzitutto, il vostro Pastore, il carissimo Mons. Antonio Vitale Bommarco ed i Presuli presenti. Saluto i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose, i rappresentanti dei vari Movimenti ed Associazioni ecclesiali. Mi rivolgo, poi, con deferenza alle Autorità politiche, amministrative e militari, che hanno voluto prendere parte alla nostra assemblea liturgica. Penso con profondo affetto agli ammalati ed a quanti non hanno potuto essere di persona tra noi, ma che ci seguono attraverso la radio e la televisione. Penso soprattutto alle famiglie che rappresentano il luogo privilegiato per educare i giovani ai valori del rispetto della vita e alla solidarietà. La vostra Comunità diocesana sta portando avanti un piano pastorale, da proseguire nei prossimi anni, con l'obiettivo di rimettere la famiglia al centro della vita ecclesiale e sociale. Vi rendete ben conto che, proprio perché il nucleo familiare sta attraversando difficili situazioni di disagio e sofferenza, occorre intensificare e concentrare su di esso lo sforzo pastorale della Diocesi. Se la famiglia respira un'atmosfera dove prevalgono modelli scarsamente significativi, è doveroso far di tutto per promuovere ed alimentare nella società una autentica mentalità di fede; se la famiglia appare impoverita di ideali umani e cristiani ed appesantita dal costume dominante, è necessario con ogni mezzo renderla capace e preparata a rispondere con la fede alle sfide della nostra epoca. La famiglia è insostituibile per un progetto di crescita umana e spirituale della società. Essa è come il crocevia obbligato di maturazione dell'uomo e del cristiano, dal quale dipende in buona parte il nostro futuro. E' la culla dove si sviluppano il dono della vita, la prima socializzazione e la fondamentale educazione ai valori; è il luogo per la crescita armoniosa della affettività, della solidarietà, della socialità, del dialogo con le culture diverse e della tolleranza. Da essa dipende anche il futuro della vostra comunità cristiana ed opportuna è, perciò, la scelta pastorale di insistere nella catechesi sul valore e sulla missione della famiglia. Bisogna riaccendere nel cuore dei cristiani la stima per i valori dell'amore fedele e fecondo; bisogna aiutare gli adulti ad essere soggetti maturi di fede e di missione.


7. Questo, carissimi fratelli e sorelle, è certamente un programma complesso, che richiede un'azione comune condotta con pazienza e perseveranza. Ma Gesù, il Risorto, cammina ed opera insieme con noi. Il suo messaggio, che la Chiesa proclama con singolare enfasi in questo tempo pasquale, è colmo di luce: "Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto" (Ps 4,7). Si tratta di una luce che ha sempre la stessa forza. Penetra nelle tenebre del peccato e del male, che si sono accumulate nella storia delle coscienze umane, nella storia delle società umane - nella storia dell'intera famiglia umana. Bisogna, dunque, ascoltare e fare nostra anche la voce dei Salmi dell'Antico Testamento: "...Rispondimi, Dio". "Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera" (cfr. Ps 4,2).

"...Rispondimi, Dio".

Cristo crocifisso e risorto: ecco la risposta di Dio all'uomo di ogni tempo. Carissimi, apriamo il cuore ad accogliere questa definitiva risposta.

Apriamo il cuore a Cristo! Amen! (Rivolgendosi ai fedeli sloveni presenti, Giovanni Paolo II ha quindi pronunciato queste parole:) Rivolgo ora un cordiale saluto ai fedeli di lingua slovena, che fanno parte della comunità ecclesiale, ed a quanti sono qui convenuti per questa particolare circostanza. Esorto tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, a restare fedeli ai valori della fede e a trovare nel Vangelo la sorgente costante di quella collaborazione solidale che è nel comune auspicio e che insieme voi cercate di costruire. A voi e alle vostre famiglie la mia affettuosa benedizione.

Data: 1992-05-02 Data estesa: Sabato 2 Maggio 1992

L'incontro con la popolazione del Duomo - Gemona

Titolo: La mirabile ricostruzione materiale sia ora accompagnata dalla rinascita spirituale

Illustri Signori, Sacerdoti carissimi, Fratelli e sorelle di Gemona!


1. Sono commosso di incontrarmi con voi tutti e di salutarvi nel nome del Signore.

Saluto in particolare il Presidente della Provincia e il Sindaco di Gemona, con animo grato per la gentile accoglienza e per le cortesi parole che mi sono state ora rivolte nella splendida cornice di questo tempio sacro. Una speciale parola di saluto desidero pure rivolgere al caro Arcivescovo, Monsignor Alfredo Battisti, e ai rappresentanti del Clero, che prendono parte a questo incontro. M'è parso doveroso, più che doveroso nel corso della visita alla regione Friuli-Venezia Giulia, far qui una sosta per ricordare con voi, a sedici anni di distanza, il terribile sisma, che tanti lutti e rovine ha provocato in questa vostra terra.

Vengo oggi a farvi visita non solo perché è giusto che il Vescovo di Roma si volga innanzitutto verso i fedeli più provati, ma anche perché desidero esprimervi il mio apprezzamento per l'opera di ripresa così coraggiosa che in breve giro di tempo avete potuto realizzare. Con questa mia presenza desidero, inoltre, dare pubblico riconoscimento alla grande solidarietà che vi ha affratellati nella non facile opera di ricostruzione. So che il periodo di traversie, di privazioni e di sofferenze non ha fiaccato il vostro animo; anzi ha rivelato in voi insospettabili riserve di abnegazione e di coraggio, sorprendenti risorse di inventiva e di generosità e commoventi slanci di altruismo. E' stato appunto col contributo solidale di tutti che avete potuto far fronte ad una calamità di quella portata ed avanzare sulla strada del civile progresso.


2. Indubbiamente il merito della ricostruzione va all'intero popolo friulano: alle famiglie, alle comunità, alle pubbliche amministrazioni; sono esse che lavorando d'intesa fra loro e con l'apporto concreto dello Stato, hanno dimostrato a tutto il Paese come sia possibile rinascere anche da prove veramente gravi e dolorose.

Le principali artefici della ricostruzione sono state certamente le famiglie. Esse si sono assunte per prime il compito di ricostruire la casa e di tenere salda la compagine familiare. In questo sforzo hanno ricevuto il sostegno del "coordinamento dei terremotati", che si è avvalso dell'aiuto di persone di ogni Paese. E' stata così responsabilizzata la gente, prima, circa le urgenze e i programmi dell'emergenza e, poi, circa le modalità per attuare un'articolata ricostruzione. Ma le famiglie hanno potuto riedificare le loro case e i loro paesi grazie anche all'opera svolta dalle pubbliche Amministrazioni: quelle locali, quelle della Regione e quelle dello Stato. Se tutto ciò è stato possibile in tempi relativamente brevi, lo si deve alla scelta di decentrare la gestione dei processi ricostruttivi alle autonomie locali. Un vivo plauso desidero esprimere ai Sindaci dei Comuni terremotati per l'impegno, la dedizione, la correttezza con cui hanno coordinato il lavoro. Le Amministrazioni comunali hanno potuto contare sull'Amministrazione regionale del Friuli-Venezia Giulia, che ha legiferato a favore della ricostruzione, dando autonomia e fiducia agli amministratori locali.

Va dato atto, parimenti, al Parlamento e al Governo della Repubblica di aver risposto con prontezza alle ingenti necessità determinate dall'immane catastrofe, e di essere intervenuti tempestivamente con provvedimenti legislativi e opportuni finanziamenti.


3. Non posso poi non ricordare come all'indomani del terremoto numerosissimi volontari, giovani ed adulti, sono accorsi in Friuli per offrire la loro valida collaborazione: essi hanno scritto una delle più belle pagine nel grande libro della solidarietà umana e cristiana. Ai giovani del luogo si sono uniti gli aderenti ad Associazioni umanitarie di ogni parte d'Italia e del mondo. In particolare mi sembra doveroso sottolineare gli interventi della Croce Rossa e dell'Esercito Italiano, che hanno affiancato le Amministrazioni locali durante la prima fase dell'emergenza nel soccorso civile alla popolazione. Meritevole di menzione è pure l'aiuto prestato dagli Alpini in congedo, i quali si sono prodigati nel soccorrere, riparare, ricostruire. Altro intervento significativo è stato quello proveniente dai gemellaggi promossi dalla Caritas Italiana e dalla Caritas internazionale. Le diocesi italiane hanno intessuto coi singoli paesi distrutti dal terremoto un rapporto di solidarietà e di aiuto veramente esemplare: ben ottanta sono le Diocesi che hanno stabilito in tal modo legami fraterni con altrettante località colpite dal sisma. Si è trattato di una straordinaria esperienza di comunione ecclesiale tra molte comunità cristiane; un'occasione provvidenziale, in non pochi casi, per la costituzione ed il consolidamento delle Caritas diocesane. Durante il terremoto, poi, la Chiesa friulana ha confermato la sua tradizionale fedeltà al popolo, consentendogli di alimentare la speranza e di progettare il suo futuro. Essa si è fatta carico delle attese, dell'angoscia di questo popolo; ha pregato ed ha invocato l'aiuto del Signore; ha stimolato e incoraggiato i responsabili della cosa pubblica a realizzare una ricostruzione che tenesse conto non solo delle esigenze materiali, ma anche di quelle sociali, culturali e spirituali.


4. Carissimi fratelli e sorelle, le famiglie hanno saputo ricostruire presto e bene le loro case ed i loro paesi. Adesso è necessario che la ricostruzione materiale sia accompagnata dalla rinascita spirituale del Friuli: con lo stesso slancio, la medesima determinazione, ed una speranza persino più coraggiosa ed intraprendente: sono infatti i valori cristiani che rendono dignitosa e autenticamente ricca la vita dei nuclei familiari e delle comunità. Urge continuare nella formazione di coscienze mature, sensibili all'appello dei valori morali, che hanno formato il patrimonio dei vostri antenati. Lasciatevi guidare in quest'opera di consolidamento sociale e di nuova evangelizzazione dalla fede cristiana, che ha illuminato e sorretto i vostri avi. Sia ancora la fede ad orientare le vostre scelte quotidiane conformemente alle esigenze della vostra dignità di uomini e di figli di Dio. Solo da questa soprannaturale sorgente potrete attingere l'energia interiore che vi consentirà di raggiungere i traguardi di libertà, di giustizia e di pace, a cui aspira ogni essere umano. La fede apre il cuore a Cristo. E Cristo sa "quello che c'è in ogni uomo" (Jn 2,25). Egli può, quindi, indicarvi la via giusta per la piena attuazione delle attese e dei progetti che fervono nel vostro animo. Cari cittadini di Gemona, è dinanzi a voi il vostro futuro. Impegnatevi a realizzarlo, con la stessa alacrità con cui avete ricostruito le vostre abitazioni. Sia vostra cura conservare ed arricchire la preziosa e feconda eredità culturale e religiosa dei vostri antenati. In quest'opera di autentico progresso umano e sociale non vi mancherà - potete esserne certi - il conforto della divina assistenza, che di cuore invoco su di voi, sulle vostre famiglie, e in particolare sui vostri bambini e sui vostri giovani, nei quali è riposto l'avvenire della vostra Comunità. Prima di passare alla conclusione e alla benedizione, penso a questa statua della Madonna collocata sul monte qui vicino, che ho sorvolato qualche minuto fa, dove si trovavano alcuni pellegrini alpinisti per portare su, in alto, quanto noi stiamo facendo qui, giù.

Non dimenticate: quella statua della Madonna è il segno della Provvidenza divina che opera attraverso tutto ciò che costituisce la nostra sorte terrestre. C'è questa Vergine, Madre del Redentore, che è un segno e dice sempre, dovunque e dappertutto: "Sursum corda!". Non possiamo abbassare i nostri cuori. Non possiamo abbassare il nostro stile di vita. Questa prova ci deve fare più cristiani, più vicini alla Croce. Questa Vergine della montagna guarda qui, la Croce distrutta del suo Figlio. La Croce che è testimone della vostra croce, ma la Croce di Cristo vuol dire anche Risurrezione, nuova vita.

In questa terza Domenica di Pasqua io vi auguro, carissimi abitanti di Gemona, carissimi eredi dei vostri antenati, di tante vittime, di tanti morti, vi auguro questa rinascita, questa nuova vita che ci porta a Cristo Risorto.

Amen!

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Sul molo del porto - Trieste