GPII 1992 Insegnamenti - L'incontro con la cittadinanza in Piazza del Comune - Udine

L'incontro con la cittadinanza in Piazza del Comune - Udine

Titolo: Una città che ha Cristo come centro può curare le molteplici ferite dell'uomo

Signor Sindaco, Illustri Autorità civili e militari, Carissimi fratelli e sorelle di Udine!


1. Eccomi finalmente tra voi, oggi, nel cuore della vostra città, che visito per la prima volta come Successore di Pietro, ma della quale da tempo mi sono note la storia, la proverbiale laboriosità, l'impegno sociale e culturale, e l'ansia di evangelizzazione che anima le vostre comunità ecclesiali. Grazie per l'affetto con cui mi avete accolto riaffermando l'antica tradizione di fedeltà al Papa, tipica dei Friulani. Ringrazio in particolare modo il Signor Sindaco per le cordiali parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome della Giunta e dell'intera Cittadinanza. Saluto il venerato Pastore della Diocesi, il carissimo Monsignor Alfredo Battisti. Rivolgo il mio deferente pensiero al Presidente della Regione e a tutte le Autorità regionali, provinciali, civili e militari, che hanno voluto onorarmi con la loro presenza.


2. Nella vostra Città tante cose parlano di un passato nobile e ricco di storia.

Gli stessi monumenti testimoniano i valori in cui i vostri Padri hanno creduto e per i quali hanno operato. Tutto esprime una mirabile sintesi di fede, di volontà, di ordinato progresso, di amore alla propria terra, di solidarietà. A questi valori, nucleo centrale della vostra identità, hanno fatto riferimento i Friulani che qui sono vissuti e quelli che, emigrando in terre lontane, hanno contribuito in modo determinante alla crescita materiale e spirituale delle popolazioni nelle quali si sono inseriti. Penso, soprattutto, ai missionari, uomini e donne dal cuore grande, che qui hanno imparato ad amare Dio e i fratelli e che, arricchiti e resi forti da questa esperienza, hanno portato dappertutto il liberante e gioioso annunzio del Vangelo, infondendo nuova speranza e promuovendo condizioni di vita più degne dell'uomo. Per la costruzione di questo prezioso patrimonio ideale è stato fondamentale il fatto che, nel corso dei secoli, le generazioni che si sono succedute in questo territorio hanno cercato di mettere Gesù Cristo al centro del loro essere e del loro operare. La gloriosa storia del Patriarcato di Aquileia di cui siete eredi, le secolari vicende della vostra Terra e le meravigliose figure di Santi che hanno impreziosito nel corso dei secoli la storia del Friuli, primo fra tutti il grande patriarca San Paolino, sono testimonianze eloquenti della volontà costante dei Friulani di porre alla radice della loro esperienza umana la fede cristiana. Raccogliete tale importante eredità religiosa! Anch'io ripeto a voi, oggi, con la consapevolezza di rivolgervi l'invito più grande che un uomo possa indirizzare ai suoi fratelli: Mettete Cristo al centro della vostra città, della vostra vita, dei vostri progetti e delle vostre aspirazioni. Solo una vita, solo una città che ha Cristo come centro, diviene capace di curare le molteplici ferite dell'uomo contemporaneo. Solo una società fondata sul Vangelo può vincere le povertà che il peccato produce e promuovere una nuova qualità della vita.


3. Cristo, posto al centro della vostra Città, darà senso e incremento al bene che già operate. Acquisteranno una prospettiva più alta la capacità produttiva delle vostre strutture economiche e le varie forme di collaborazione che, all'interno del territorio, promuovono attivamente lo sviluppo e il benessere. La vostra laboriosità, che in modo così esemplare ha reso possibile il superamento delle tremende conseguenze del terremoto, sarà più fortemente motivata. Potrete costruire, accanto e prima di condizioni materiali migliori, la vostra vera ricchezza: una convivenza, cioè, fondata sui valori autentici, quali la famiglia, il rispetto e l'accoglienza di ogni vita, la giustizia, la solidarietà, la trasparenza nei rapporti reciproci, la fiducia nelle possibilità di bene del prossimo.


4. Una caratteristica della vostra regione è stata ed è la compresenza in essa di persone di lingua e tradizioni culturali diverse: nel corso dei secoli la forte identità del gruppo maggioritario si è andata aprendo al rispetto e all'accoglienza delle altre culture. Nel solco di così nobili tradizioni, facendo riferimento all'anelito di Cristo per l'unità del suo popolo, potrete costituire per molte comunità che si dibattono tra difficili problemi di convivenza, un modello di società dove la diversità non divide, ma affratella ed apre alla più concreta solidarietà. Cristo sia al centro della vostra comunità! Questo potrà aiutarvi a superare il disorientamento che in molti provoca il venir meno dei riferimenti ideali della tradizione; vi farà vincere le tentazioni del relativismo e dell'individualismo, così da vivere le attuali trasformazioni culturali come momento prezioso di tensione ad un bene più alto e duraturo. Vi condurrà, altresi, a recuperare la fiducia necessaria per costruire insieme il bene comune rispettando le autentiche esigenze e le competenze di ciascuno.


5. L'odierna mia visita si inserisce nel contesto di un evento straordinario per la vostra Diocesi, qual è appunto il IV Congresso Eucaristico Diocesano che state celebrando con notevole impegno e che si pone come segno promettente di conversione a Cristo e di rinnovamento spirituale.

Fratelli e sorelle di Udine! Come suggerisce il tema stesso del Congresso, imparate dall'Eucaristia a rendere le vostre famiglie autentiche chiese domestiche. Siano esse scuole di fede, di eroismo cristiano e di carità! In esse possano i giovani aprirsi, insieme agli adulti alla ricerca della Verità e al senso evangelico della vita. I poveri, gli ammalati, gli anziani e gli stranieri possano sentirsi sempre accolti ed onorati. Camminate con coraggio sulla strada della verità e della giustizia. Siate sempre fiduciosi ed arditi nel ricercare e nel costruire il bene. Cristo, il Redentore dell'uomo: sia Lui la vostra speranza! E tu, Udine, costruita e fondata dai tuoi antenati sui valori che promanano dal Vangelo, riscopri questo ricco patrimonio di ideali che costituiscono la genuina tradizione friulana e sarai capace, con l'apporto di ogni tuo cittadino, di "organizzare la speranza"; continuerai ad essere un centro vivo di irradiazione della nuova civiltà, la civiltà dell'amore, che nell'Eucaristia ha la sua sorgente e il suo modello. Accogli con generosa disponibilità la missione che Dio ti affida! A tal fine scenda, abbondante su di te e sui tuoi abitanti, la grazia del Signore, di cui anche la benedizione del Papa vuol essere pegno ed auspicio!

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992

L'incontro con le nuove generazioni del Friuli-Venezia Giulia nella Piazza 1° Maggio - Udine

Titolo: L'Europa e i giovani vivono un grande "momento di Grazia"

Carissimi, All'inizio di questo incontro, ho sentito una parola dal vostro sacerdote-guida che si ripete molte volte. Ha detto: "momento di Grazia". Questa parola, sentita tante volte, ed anche ora, mi ha colpito e mi ha condotto a fare una cosa non tanto bella: lasciare da parte questo discorso preparato. Lasciarlo, pero, non vuol dire buttarlo; ma lasciarlo a voi per leggerlo. E' facile leggerlo.

Voglio ora concentrarmi su queste due parole: "momento di Grazia". Cos'è la Grazia? Una parola biblica che qualche volta non piace alle persone un po' illuminate. E' una parola ricchissima di contenuto rivelato, soprannaturale. Cosa vuol dire Grazia? Grazia vuol dire Dio che si comunica, che si apre, che si fa quasi comprensibile nella sua incomprensibilità, che si fa quasi visibile nella sua invisibilità.

Questo Dio che, come leggiamo in San Paolo, abita le tenebre inaccessibili, si comunica, si avvicina e quando si comunica vuol dire che si comunica ad un altro. Chi è quest'altro? Quest'altro è ciascuno di noi. In questo momento, quando mi ha colpito la parola: "momento di Grazia", penso che ero anche io la persona a cui, in qualche modo, si è comunicata la luce che parla a questi giovani sulla Grazia e su quello che vuol dire "momento di Grazia" o piuttosto "momenti di Grazia". Dio si comunica in diversi modi. Si comunica attraverso questa primavera, questa bellezza della natura, ma si può comunicare anche attraverso la purezza della natura, attraverso i venti, gli uragani, le nevicate, tutto ciò che costituisce il dinamismo della natura, tutto questo può essere anche una comunicazione di Dio, può essere anche una Grazia. Lo era per i nostri progenitori, lo era per i tanti profeti: da Mosè ad Elia, e lo descrivono così come Dio appariva a loro, anche attraverso le forze della natura. Era tutto ciò una comunicazione di Dio; Dio si rendeva presente.

E' presente perché è il Creatore ed il Creatore è presente nella sua creatura, in ogni sua creatura. Naturalmente questa comunicazione di Dio, che si fa così attraverso tutta la ricchezza del creato, è anche un argomento ecologico.

Questa comunicazione di Dio è vera comunicazione quando incontra un altro "Io", un'altra persona creata a sua immagine e somiglianza che può ricevere, essere illuminata, che può accettare e che può condividere. Ecco, questo è un "momento di Grazia" di Dio. La sua comunicazione ha una storia lunga, come lunga è la storia della creazione e dell'uomo. Questa comunicazione di Dio, la Grazia, ha il suo vertice, la sua pienezza in Gesù Cristo. E' Lui la pienezza della comunicazione del Dio invisibile che si è fatto uomo e così ha acquistato, ha accettato, una visibilità simile alla nostra. Cristo è un "momento di Grazia". E' una vita di Grazia, è una storia di Grazia; anzi una storia che ha la sua preistoria - come scrive San Giovanni - "In principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum" e dà inizio alla sua storia da quando a Nazareth la Vergine ha detto "si" all'Arcangelo Gabriele nel momento dell'Incarnazione del Verbo.

Da questo momento Cristo ha una storia fra noi, fra tutti gli uomini e le donne, soprattutto del suo Paese che era il Paese del popolo eletto, ma in Lui tutti i popoli sono stati eletti fin dall'inizio, prima della creazione del mondo.

Così Gesù Cristo ha la sua storia insieme con tutti i popoli, con tutte le persone, quelli che lo conoscono e lo accettano ed anche quelli che non lo conoscono e non lo accettano. Ha la sua storia comune con tutti noi e così il "momento di Grazia" è un momento lungo, diversificato, ricchissimo di tanti momenti, di tanti diversi momenti. Poi il Cristo ha fatto tutto per prolungare questa storia con noi. Sappiamo bene che quando Lui già stava per terminare il suo soggiorno terreno con gli Apostoli, quando già si preparava a ritornare al Padre, ha detto: "Io vado", ma subito ha aggiunto: "Io torno" e, infine, ha detto: "Io sono con voi". La storia di Cristo con noi è quindi duratura, continua, permanente. Ha lasciato anche un Sacramento che esprime questa sua presenza tra noi, questa sua comunicazione con noi.

E' una comunicazione commovente, perché per comunicarsi all'uomo, a tutto il genere umano, Dio ha permesso che suo Figlio fosse giudicato dagli uomini, condannato a morte, crocifisso, per poi risorgere. Noi celebriamo in questo tempo la sua gloriosa Risurrezione. così la sua storia è confermata dalla storia di tutti noi, perché Lui è il Vivente. così parlavano gli Apostoli, così parlava Pietro, come abbiamo letto poc'anzi nel Libro degli Atti degli Apostoli.

Cristo è morto ma è il Vivente. Ha mostrato la vita che ha vinto la morte. E' una liberazione stupenda, stupenda per tutto ciò che è marcato dalla morte: le bellezze della natura umana, le bellezze di noi tutti, uomini e donne, ragazze e ragazzi, tutto questo è destinato ad essere sottomesso alla morte, tutto questo deve passare. Ma Cristo è una grande protesta contro questa legge di morte del creato. Poiché la morte, come ci spiegano la Genesi e l'Apostolo Paolo, è frutto del peccato. E Cristo risorgendo dalla morte ha manifestato, ha rivelato che la vita è più forte della morte.

E' la vita il nostro destino, nonostante tutte le morti, tutto quello che passa. E' la vita che è in Lui: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". La conferma di queste parole è la sua Risurrezione.

Ecco, carissimi giovani, cosa vuol dire "momento di Grazia" che è in Gesù Cristo.

E' un momento illimitato, per tutti, aperto a tutti. Dio che si comunica è vita.

Cristo che si comunica è vita. E' il Vivente. Dio si comunica con la sua Grazia.

Vi sono diversi momenti in cui Dio comunica la sua Grazia e questo è uno dei tanti momenti. Siamo qui insieme a Udine, nella terra friulana, riuniti in un "momento" in cui Dio comunica a tutti noi la sua Grazia. E' questo un "momento di Grazia" densissimo, "momento" composto da tanti, tanti "momenti". Ciascuno di voi ha una parte in questo "momento". Ha il suo "momento". In questo nostro "momento" comune voi siete venuti con un programma ed io non voglio entrare nei dettagli, ma voglio solamente dirvi che i "momenti di Grazia" non si interrompono, ritornano continuamente.

Hanno i loro "momenti di Grazia" tutte le Persone, le Famiglie, i Popoli, i Continenti. Penso che l'Europa vive un suo nuovo "momento di Grazia", ma sappiamo bene che la Grazia, che è comunicazione di Dio, può essere anche distrutta dalla umana libertà. così è stato all'inizio. Un grandissimo "momento di Grazia" dei nostri progenitori, come leggiamo nel Libro della Genesi, è stato ostacolato, è stato distrutto dalla loro libertà. Questo "momento di Grazia" che vive in questo momento l'Europa, forse più degli altri Continenti, e questa parte dell'Europa che si chiama Friuli, al confine tra Ovest ed Est, tra i mondi romano, germanico e slavo, questo "momento di Grazia" può essere capito, accettato, approfondito, oppure può essere ostacolato e distrutto dalla libertà dell'uomo che dice: "Io non voglio. Io non voglio questa tua comunicazione. Non voglio. Sono autosufficiente. Lasciami in pace!".

Voglio solamente darvi un augurio. Vi auguro di non dire mai questa espressione: "Lasciami!". Non bisogna chiudersi. Ma dire come Maria: "Fiat mihi secundum Verbum tuum" - "Si faccia di me secondo la tua Parola".

Tutto questo vuol dire accettare la comunicazione di Dio. Vi auguro di dire: "Si, sono pronto, sono disposto. Eccomi!".

(Dopo aver cantato il "Regina Caeli", il Papa ha così concluso il suo discorso:) Si vede che anche i friulani sono coraggiosi, forse più degli altri. Poi si vede come è vera questa parola: "momento di Grazia".

"Momento di Grazia" è un uomo per un altro uomo. I giovani sono un "momento di Grazia" per questo vecchio Papa, ma anche questo vecchio Papa può essere un "momento di Grazia" per i giovani, perché Dio, Uno e Trino, Dio mistero insondabile, ci ha rivelato che vuole comunicarsi agli uomini attraverso gli uomini.

Questa comunicazione la portano con sé tutti gli uomini, tutte le persone, cominciando dalla vita che nasce nel grembo materno. Dio si comunica così in un nuovo uomo.

Dio si comunica ai giovani ed i giovani si comunicano ad altri giovani; gli anziani si comunicano con i giovani. Molte volte abbraccio i piccoli bambini e loro sanno che il Papa li predilige, vuole loro bene.

Ma altre volte bisogna abbracciare anche le persone anziane, con i capelli bianchi e sappiamo che si deve avere un rispetto profondo, una stima e un grande amore per loro.

Voglio ringraziarvi per il bel canto. Avete cantato bene. Sant'Agostino diceva: "chi canta bene prega due volte". Vuol dire che anche il canto è comunicazione di Dio, attraverso le parole. Il canto vale più delle parole. La comunicazione divina della Grazia attraverso il canto diventa doppia Grazia. Tutto dipende pero da come si canta. Diceva ancora Sant'Agostino: "Canta, la voce canta, ma dipende da cosa canta il cuore".

Vi auguro che i vostri cuori cantino sempre!

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992

Il discorso ai giovani - Udine

Titolo: Non lasciatevi paralizzare dall'incertezza del futuro.

Camminate, giovani, nel nome di Gesù Cristo.




1. "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te le do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" (Ac 3,6). Carissimi Giovani, queste parole di Pietro, rivolte allo storpio seduto presso la porta del tempio di Gerusalemme, assumono, nel corso di questo nostro appuntamento, una risonanza tutta nuova. Pare di rivedere i gesti degli apostoli Pietro e Giovanni; si ha l'impressione di riascoltare l'esplosione di gioia dell'uomo guarito; ci immaginiamo la meraviglia e lo stupore del popolo che lo riconosce come "quello che sedeva a chiedere l'elemosina sulla porta Bella del tempio" (Ac 3,9). E voi, poco fa, mi avete fatto rivivere in maniera forte la scena, rievocandone i dettagli con gesti, ritmo e musica, in una armoniosa coreografia, che mi ha molto impressionato. Mi sono sentito coinvolto; ho preso parte con interiore trasporto alla vostra rappresentazione: l'ho avvertita come un invito alla riflessione e alla preghiera.

Siete stati bravi e vi ringrazio per questa "drammatizzazione", veramente interessante e suggestiva. Con pari attenzione ho ascoltato il saluto dell'Arcivescovo di Udine, il carissimo Monsignor Alfredo Battisti: egli mi ha presentato la realtà di voi ragazzi e ragazze del Friuli-Venezia Giulia, che, pur guardando al futuro con una certa preoccupazione, avete il cuore traboccante di entusiasmo e di speranza. E poi, mi hanno colpito le riflessioni dei due vostri rappresentanti, i quali si sono fatti interpreti dei sentimenti, degli interrogativi e dei problemi che vi portate nel cuore, come pure delle sfide che segnano la vostra condizione di giovani di quest'ultimo decennio del secolo ventesimo. Io vi abbraccio tutti con affetto: abbraccio ogni giovane di questa amata Regione ed a ciascuno vorrei far pervenire il mio cordiale saluto. Vi ringrazio per la vostra presenza in questa Piazza 1 Maggio, vi sono riconoscente per la vostra accoglienza spontanea e calorosa. Il Papa è contento di trovarsi fra di voi. Vi ama, cari Giovani, con quell'amore profondo che Cristo manifesta ai suoi amici. E voi siete suoi amici.


2. Carissimi, non lasciatevi "paralizzare" dall'incertezza del futuro. Come i giovani di altre regioni italiane, voi vivete alcune problematiche, che a volte vi disorientano e vi impediscono di recepire i valori fondamentali della vita. Si tratta spesso di problemi che assumono in questa vostra terra delle caratteristiche particolari. Il Friuli-Venezia Giulia, infatti, in questi ultimi decenni è passato dalla condizione di regione di confine a quella di regione "cerniera" tra il Nord e il Sud, tra l'Est e l'Ovest. Il fenomeno migratorio, sia in entrata che in uscita, ha condotto ad un progressivo indebolimento delle radici storico-culturali e religiose e ad una conseguente crisi di identità. In tale contesto, i giovani fanno più fatica a trovare punti di riferimento stabili e significativi per delineare il proprio progetto di vita. Sembrano, a volte, come il paralitico alla porta del tempio: incapaci di muoversi, privi di sostegni sicuri, poveri di speranza. Cari giovani, non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento; approfondite il valore della vostra vita. Dite un "si" deciso alla vita. Amatela, apprezzatene la potenzialità, vivetela in pienezza. Scoprite i fermenti positivi che essa contiene e che si stanno manifestando in mezzo a voi.


3. Ho potuto prendere visione delle riflessioni da voi preparate per questa mia Visita pastorale. Esse fotografano la vostra condizione, che è analoga a quella della gioventù dei nostri giorni. Molti di voi, di fronte alla carenza di significativi punti di riferimento, si interrogano sul senso da dare alla propria esistenza e si chiedono che cosa fare per realizzarla in pienezza; vogliono" camminare" e non restare paralizzati. Voi avvertite la distanza che spesso intercorre tra la fede professata e il vissuto quotidiano, sentite il bisogno di approfondire le ragioni della fede e di orientare con essa la vita in modo più coerente; avete la sensazione di stare vicini "al tempio", ma vi rendete conto di vivere sulla "soglia", anziché "dentro il tempio". Avete l'impressione di avere tra le mani una vita "ricca" di potenzialità, eppure vi sentite "inutili" o "inutilizzati". Tutte queste tensioni, da voi fortemente percepite, carissimi, trovano una risposta piena solo in Gesù Cristo, Dio incarnato nella nostra storia.

E' Lui l'"Uomo perfetto", che ognuno di voi deve incontrare e a cui deve fare riferimento, se vuole che la propria vita si realizzi in pienezza. Gesù Cristo è il vostro quotidiano compagno di viaggio. Egli illumina di senso e di significato le vicende e le scelte di tutti i giorni; orienta l'esistenza, precedendovi lungo le strade della vita. Vi aiuta a superare le vostre "paralisi" e a camminare speditamente, a "danzare la vita", a fare dono di essa ai fratelli. Camminate con Lui! Camminate insieme, aperti alla vita, impegnati nel cambiamento, "incarnati nella storia". Andate con Lui senza paura, ardenti del suo Spirito, a cantare la vita sulle strade del mondo. Cercate la vita, la vita vera; la luce, la vera luce.

Cercate Cristo, "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).


4. Ma dove incontrare Cristo? Come incontrarlo? Giovani del Friuli-Venezia Giulia, interpellate la Chiesa, bussate alle sue porte. Chiedete che vi aiuti a incontrare il Signore e a camminare dietro di Lui. Accogliete e valorizzate le proposte di formazione che essa vi offre! "Non ho né oro né argento...". Non in forza delle sue capacità umane, ma quale depositaria di un annuncio che le è stato affidato, la Chiesa vi offre il messaggio della salvezza e vi propone un cammino di maturazione, perché possiate approfondire le ragioni della vostra fede e possiate vivere un'autentica esperienza ecclesiale. Essa, facendosi eco delle parole di Pietro, ripete ad ognuno di voi: "Nel nome di Gesù, alzati e cammina. Cammina dietro a Colui che sulle strade della vita è Maestro e Guida". Camminando insieme nella Chiesa, non solo potrete seguire il divino Maestro, ma imparerete ad essere attenti alle sue chiamate e potrete rispondere con impegno e generosità al suo appello. Se Egli vi chiama al matrimonio, preparatevi a formare una famiglia stabile ed aperta alla vita; educatevi ad un amore fedele e fecondo. Se Egli vi chiama a quell'amore eccezionale che è richiesto dalla vocazione di speciale consacrazione, non abbiate paura di donarvi a Dio per la comunità: nel sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata. La Chiesa non vi offre soltanto l'annuncio di Cristo; non si limita ad aiutarvi a camminare dietro a Lui e a scoprire la vostra vocazione. Essa vi mette in contatto con Lui, mediante i sacramenti.

L'Eucaristia e la Riconciliazione, in particolare, sostengono e portano a maturazione la vostra esperienza cristiana. Attingete a piene mani a queste sorgenti della salvezza. Solo se sarete corroborati dall'amore di Cristo, incontrato ed accolto nella celebrazione frequente della Riconciliazione e nella partecipazione assidua all'Eucaristia, potrete testimoniarlo con gioia e fedeltà.

L'incontro con Gesù - voi lo sapete bene - cambia radicalmente l'esistenza del discepolo. I suoi occhi si aprono e possono vedere tutto quello che Egli sta facendo in lui e nella società che lo circonda. Il futuro non gli fa più paura. La "paralisi" è sconfitta. Il discepolo allora si alza e si mette a disposizione della comunità per costruire insieme con i fratelli il progetto del Regno: una nuova umanità.


5. Giovani, amate la vostra Parrocchia; amate i vostri Sacerdoti; prendete parte alle loro preoccupazioni pastorali; vivete la vostra appartenenza alla Comunità cristiana in modo dinamico ed entusiasta. Amate la vostra terra e mettetevi al servizio del bene comune. Le diversità etniche e culturali, che a volte rendono più impegnativa la coesistenza e la mutua collaborazione, diventeranno una ricchezza per tutti, se alla base di tutto metterete la comune fede in Cristo. La Chiesa di Aquileia ha saputo riunire insieme popoli di cultura e lingue diverse, mediante l'unica fede in Cristo. Tocca a voi, giovani del Friuli-Venezia Giulia, imparare dalla vostra Chiesa Madre, da Aquileia, a diventare costruttori della nuova Europa. Affascinati da Cristo, intrecciate, pertanto, le vostre mani con le mani di tutti i giovani, per essere seminatori di pace, di gioia e di speranza.

Solo Cristo vi può abilitare a realizzare in Europa e nel mondo quella "città per l'uomo" che risponde meglio al progetto divino e alle attese dell'umanità. Fedeli nell'unità, liberi nella verità, solidali nell'accoglienza: così vi desidera il Signore e tali vi auguro di essere anch'io.


6. "Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!". La parola degli Atti degli Apostoli è risuonata in maniera potente in questa Piazza. Essa è rivolta a ciascuno di voi dal Successore di colui che tanti secoli fa la pronuncio presso la porta "Bella" del Tempio. Il Papa è venuto per confermarvi nella fede, incoraggiarvi nel seguire senza titubanza il Vangelo. E' venuto a percorrere con voi un tratto di strada. Cammina! Cammina, giovane del Friuli-Venezia Giulia, nel nome di Gesù Cristo, senza temere difficoltà ed ostacoli: sii araldo della speranza nuova, che sgorga dal mistero della sua Croce. In lui abbiamo vinto il mondo. Cammina fiducioso, togliendo via "il lievito vecchio, per essere pasta nuova" (1Co 5,7) in famiglia, valore-base per la realtà friulana e che oggi vive una crisi profonda di fronte ai veloci mutamenti in atto; "pasta nuova" nella scuola, nel lavoro, in parrocchia e in tutti i settori della vita sociale. Non sentirti solo in questo cammino: al tuo fianco vigila Maria, la Madre del Redentore, diventata Madre dell'umanità sotto la Croce. Ti siano di esempio i Santi Canziani, tre giovani appartenenti ad una famiglia ricca e rispettabile, che ebbero il coraggio di rinunciare a tutto, anche alla vita, pur di conservare la fede. Il loro aiuto, la loro celeste intercessione ottengano per ognuno di voi l'indispensabile fortezza dello spirito per testimoniare senza paura la salda adesione a Cristo e alla sua Chiesa.

Con voi cammino anch'io, vi seguo e vi incoraggio con la preghiera, e tutti di gran cuore vi benedico.



Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992

Durante la preghiera del Regina Caeli - Udine

Titolo: Rivivere la consegna di Jasna Gora: io sono, io mi ricordo, io veglio

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Tra poco invocheremo Maria, e la inviteremo ad esultare per il grande evento che celebriamo ogni anno nella liturgia: la risurrezione di Cristo. Regina del cielo, rallegrati! Cristo è veramente risorto, allelujia! L'invito alla gioia scandisce l'itinerario spirituale di Maria di Nazareth. La prima parola che le rivolge l'angelo Gabriele è chaire, cioè gioisci, rallegrati, esulta. Tale invito è l'eco degli annunci profetici alla Figlia di Sion: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re" (Za 9,9; Cfr. So 3,14). Maria non è vista soltanto come persona singola, ma come rappresentante del popolo dell'antico patto, divenuta ormai tempio vivo della presenza regale del Signore. La descrizione del Messia che sta per nascere presenta già un tono pasquale: non è soltanto il Messia davidico (Lc 1,32), ma è lo stesso Figlio di Dio trascendente (Lc 1,35).


2. Maria accoglie l'invito alla gioia e lo esprime nel nobile inno del Magnificat: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio salvatore" (Lc 1,46-47). Tutto l'essere di Maria vibra di gioia profonda perché vede avverata in sé la legge storico-salvifica della bassezza-esaltazione nel mistero pasquale (Ph 2,6-11). Il culmine della gioia è da lei raggiunto quando vede adempiersi la promessa di Gesù: "Il Figlio dell'uomo... il terzo giorno risorgerà" (Mt 17,22-23). Tale esultanza della Madre del Risorto si prolungherà in tutta la Chiesa, coinvolgendo ognuno di noi.


3. Oggi, 3 maggio, il mio pensiero si volge spontaneamente verso Czestochowa, dove si celebra la festa della Madonna Nera. Là convengono in queste ore numerosi pellegrini, molti dei quali vi giungono a piedi in segno di devozione e di penitenza. Con loro vogliamo recarci in spirituale pellegrinaggio anche noi, carissimi fratelli e sorelle, per deporre nel cuore della Vergine di Jasna Gora le nostre preoccupazioni e speranze, le attese ed i progetti della società civile ed ecclesiale del Friuli-Venezia Giulia. E nel ricordo dell'indimenticabile appuntamento mariano e giovanile dello scorso 14 e 15 agosto, al quale sicuramente hanno avuto la gioia di prendere parte anche alcuni di voi, intendiamo rinnovare il nostro impegno a vivere le consegne spirituali di quello storico incontro, consegne espresse nel significativo trinomio: "Io sono", "Io mi ricordo", "Io veglio".

La Vergine di Czestochowa renda la nostra testimonianza evangelica sempre più fedele. Sia lei la nostra speranza e la "causa della nostra gioia". Sia lei a condurci verso il Cristo, riverberando su di noi un raggio della sua gloria, per illuminare il nostro cammino sulla terra verso le "realtà ultime" promesse dal Signore.

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992

La visita alla "Casa dell'Immacolata" fondata da Don Emilio de Roja - Udine

Titolo: Nel comandamento evangelico della carità il fondamento di ogni vostro progetto sociale

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Assume un valore tutto particolare, nel corso della mia visita alle Diocesi del Friuli-Venezia Giulia, l'odierno incontro con voi, che rappresentate il mondo della sofferenza e dell'emarginazione, con gli operatori sociali ed i numerosi volontari delle associazioni friulane, che si consacrano al servizio dei poveri e dei bisognosi. Voi costituite una vasta mappa della carità diocesana e regionale, che comprende, tra l'altro, comunità di accoglienza per bambini, ragazzi, adulti, e portatori di handicap; strutture di servizi assistenziali e di promozione umana; gruppi di volontariato, cooperative di solidarietà, associazioni di famiglie disponibili all'affido dei minori abbandonati o con gravi situazioni familiari; club degli alcoolisti in trattamento, case di pronta accoglienza per immigrati e rifugiati; scuole permanenti di volontariato e corsi formativi e di spiritualità per quanti lavorano nel settore del disagio e dell'emarginazione. Quella che voi tutti svolgete vuole essere non soltanto un'attività di assistenza sociale, ma soprattutto un'opera di educazione alla solidarietà, all'accoglienza e alla pace, coinvolgendo in tale impegno parrocchie e movimenti ecclesiali. Nel solco, infatti, del documento dei Vescovi italiani "Evangelizzazione e testimonianza della carità", voi intendete privilegiare una pastorale caritativa che metta al centro dell'attenzione i più deboli, stimolando in tutte le componenti della comunità ecclesiale il senso della compartecipazione e lo spirito di gratuito servizio.


2. E', poi, quanto mai significativo che questo nostro appuntamento si svolga proprio qui, nella "Casa dell'Immacolata", fondata da Don Emilio de Roja, generoso apostolo della carità, di recente scomparso. Questo degno sacerdote, infiammato dall'amore per il prossimo, ha cercato sempre di recare aiuto a chiunque si trovasse in difficoltà. Da testimone solido e concreto della divina predilezione per gli ultimi, Don de Roja s'è impegnato a ricreare una famiglia per migliaia di ragazzi provenienti da tragiche esperienze familiari, ha aperto le braccia a carcerati, emarginati, bambini e adolescenti abbandonati. Ben a ragione, pertanto, egli viene considerato come un esempio di "buon samaritano", la cui testimonianza si iscrive nella lunga catena di Santi e di araldi dell'amore di Cristo, che hanno arricchito la storia delle vostre comunità: dal Santo Vescovo Cromazio al Beato Patriarca Bertrando, da Mons. Francesco Tomadini, fondatore dell'omonimo Istituto per orfani, a Padre Luigi Scoloppi, Fondatore dell'"Istituto delle derelitte" in Udine e della Congregazione delle Suore della Provvidenza, che io stesso ho avuto la gioia di proclamare Beato.


3. Nel ricordo di questi vostri illustri conterranei, saluto voi qui presenti ed in particolare il vostro Pastore, il carissimo Mons. Alfredo Battisti. Saluto i responsabili e gli operatori della "Casa dell'Immacolata", i volontari e quanti qui a Udine e in tutta la Regione si prodigano nella cura dei sofferenti e dei bisognosi. Ma è soprattutto a voi, carissimi ospiti di questo Centro, che vorrei far giungere il mio affettuoso ricordo. Tutti vi abbraccio, esprimendovi la mia spirituale vicinanza ed assicurandovi che il Papa vi vuole bene, perché voi siete i prediletti di Cristo. A voi il Signore ha offerto una singolare missione: richiamare alla coscienza di ciascuno il valore misterioso che ha la sofferenza nel provvidenziale disegno della Redenzione. Quel che spesso agli occhi degli uomini appare di poco conto, è invece dinanzi a Dio importante e ricco di meriti.

Sappiate, perciò, vedere la vostra vita con gli occhi di Dio; domandate a lui la luce necessaria per comprendere i suoi disegni e la forza d'animo per abbracciare la sua volontà. Vi aiuti il Padre celeste a fare della vostra sofferenza un dono e un servizio alla Chiesa per la salvezza del mondo. Ripetete spesso: "Signor, no sta stami lontan" - "Signore non starmi lontano" (Ps 71,12). Ed ancora: "Jo' o speri tal Signor" - "Io spero nel Signore" (Ps 11,1). Nel Getsemani e sul Calvario Gesù ha manifestato la profondità dello scandalo del dolore e della morte, ma ha anche pronunciato l'atto dell'estremo abbandono nelle mani del Padre, e così la sofferenza è stata legata all'amore.


4. Accanto ad ogni malato ed emarginato scorgo qui un amico, un volontario e mi vengono in mente le parole del Salmista: "Il Signore sostiene i poveri" (Ps 147,6). Si, il Signore si fa sostegno di chi è provato, venendogli incontro mediante la disponibilità dei fratelli. Ed è quando ci si dedica agli altri con amorevole attenzione che si riesce a scoprire il senso autentico anche della propria esistenza. può, del resto, l'uomo ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono sincero di sé? Il buon Samaritano non è forse colui che svolge il proprio servizio in maniera disinteressata verso chi soffre, dedicandogli il tempo e le forze disponibili? Occorre essere "buon Samaritano" innanzitutto all'interno della famiglia. La vostra tradizione è caratterizzata al riguardo da vincoli di profonda solidarietà che hanno reso i focolari domestici caldi luoghi di accoglienza, stringendo in un vincolo di reciproco sostegno i nuclei familiari tra loro. Non permettete che tale fecondo patrimonio di umanità vada perduto! Riscoprite nel comandamento evangelico della carità il fondamento di ogni vostro progetto sociale. Il Vangelo della carità, allora, potrà risuonare in questa terra friulana grazie alla presenza di persone totalmente abbandonate a Cristo nella loro prova, e di uomini e donne capaci di donarsi senza riserve agli altri sull'esempio di Gesù Eucaristia. L'ascolto attento della parola di Cristo renderà voi, volontari di ogni associazione e movimento d'apostolato, coraggiosi difensori della persona, della sua soprannaturale dignità, della vita di ogni essere umano nell'arco intero del suo naturale sviluppo. Tutti insieme potrete, in questo modo, contribuire a trasformare la nostra civiltà in civiltà dell'amore, aprendo i vostri spiriti alle dimensioni dell'universale solidarietà. La carità infatti non conosce confini. La materna protezione dell'Immacolata vi sostenga in così impegnativo itinerario di testimonianza evangelica e vi aiuti a mantenere questa Casa ed ogni vostra famiglia aperta sempre ad accogliere i fratelli nel bisogno con una inesauribile fiducia in Dio e nell'uomo.

Vi accompagni anche la mia Benedizione, che volentieri imparto a voi qui presenti ed a quanti sono a noi uniti spiritualmente.

Data: 1992-05-03 Data estesa: Domenica 3 Maggio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - L'incontro con la cittadinanza in Piazza del Comune - Udine