GPII 1992 Insegnamenti - Udienza ai membri del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie - Città del Vaticano (Roma)


1. Con grande gioia vi accolgo in questa Udienza, che avete desiderato avere col Successore di Pietro, durante l'annuale Assemblea Generale del vostro Consiglio Superiore. Saluto con affetto il Signor Cardinale Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, che ringrazio per il cordiale indirizzo rivoltomi e per le informazioni che mi ha dato sulla presente vostra assise a Roma. Il mio affettuoso saluto si estende al vostro Presidente, l'Arcivescovo Monsignor Giuseppe Uhac, ai Segretari Generali, ai Direttori Nazionali e a tutti i presenti, che prestano servizio nelle Pontificie Opere Missionarie.


2. La vostra presenza e l'attività che svolgete quali responsabili delle Opere Missionarie, - alcuni nei Segretariati Generali e i Direttori Nazionali nelle Chiese particolari di tutti i continenti, - offrono un'immagine viva dell'universalità della Chiesa e della missione che il Signore risorto affido agli Apostoli quando disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). E' il mandato missionario che la Chiesa, attraverso tutti i suoi membri sotto la guida del Successore di Pietro e dei Vescovi a lui uniti, è chiamata ad assolvere con assoluta fedeltà e coraggio. Di questo mandato, all'alba ormai del terzo Millennio dell'era cristiana, ho sentito il dovere di confermare la permanente validità, additandone anzi la crescente urgenza e complessità, con l'Enciclica Redemptoris missio. So che voi tutti avete accolto con profonda gioia e riconoscenza questo importante documento e che siete impegnati a farne conoscere, amare e applicare l'insegnamento e le direttive. Vi esprimo la mia soddisfazione per questo vostro impegno e vi incoraggio a valorizzare l'Enciclica nel vostro primario servizio di animare e di formare allo spirito missionario le comunità cristiane dei vostri paesi, perché tutti i loro membri partecipino con generosità all'opera delle missioni, offrendo la cooperazione spirituale e materiale, di cui esse hanno sempre grande bisogno, e in particolare promovendo le vocazioni.


3. Come vi è noto, nella Redemptoris missio ho affermato che l'animazione delle comunità cristiane è il compito primario delle Pontificie Opere Missionarie (Cfr. RMi 84). Per questo, ritengo che sia stata molto opportuna la riflessione che durante questi giorni nella vostra Sessione pastorale avete fatto sui moderni mezzi di comunicazione sociale, ravvisando in essi strumenti oggi sempre più necessari per l'attività di animazione missionaria, che vi è affidata.

Mentre esprimo la mia approvazione allo sforzo e ai programmi che portate avanti nell'impegno prioritario dell'animazione, nelle Chiese particolari in cui esercitate il vostro servizio pastorale e missionario, con altrettanta sollecitudine vi esorto a perseguire con energia l'altro obiettivo affidato alle Pontificie Opere Missionarie: la raccolta di aiuti e di sussidi per le immense necessità che in molti paesi accompagnano l'apostolato missionario e lo sviluppo delle giovani Chiese. Le visite pastorali e missionarie, da me stesso compiute in tali Chiese, mi hanno fatto toccare con mano quanto grandi e spesso urgenti siano i bisogni a cui la carità cristiana deve venire incontro, per garantire a tante popolazioni il minimo di sussistenza e di dignità umana. Ma non sono meno importanti gli aiuti che sono dati alle nuove comunità cristiane per costruire chiese e cappelle e per sostenere i centri di formazione di catechisti, i seminari e le case di formazione dei candidati alla vita religiosa. Le Opere Missionarie, proprio per essere le Opere del Papa e dei Vescovi, della Chiesa universale e delle Chiese particolari, attraverso la generosità di tutte le comunità ecclesiali possono dare vita a quel fondo centrale di solidarietà, che permette di aiutare tutte le missioni e tutte le giovani Chiese senza fare discriminazioni di nessun genere.


4. I due importanti compiti che, mediante le Pontificie Opere Missionarie, voi assolvete a livello di Chiesa universale e nelle Chiese particolari, - il compito cioè della formazione della coscienza e dell'impegno missionario e la raccolta di aiuti per tutte le missioni, - fanno di voi come la "longa manus" del Papa; il quale, quindi, con grande affetto vi incoraggia a perseverare nella missione che vi è affidata e a svolgerla con grande fiducia ed entusiasmo, nonostante le difficoltà che potete incontrare nel vostro cammino. Come i primi Apostoli che "partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano" (Mc 16,20), anche voi attingete forza e coraggio dalla presenza del Signore, che con il suo Spirito sostiene i Pastori della Chiesa e coloro che sono consacrati e inviati a proclamare il Vangelo a tutte le genti.

Vi accompagni sempre la protezione materna di Maria, Regina degli Apostoli e delle missioni.

Di cuore vi imparto la Benedizione Apostolica, pegno del divino aiuto e segno del mio particolare affetto per voi, come per tutti i missionari e per coloro che li sostengono nella loro attività agli avamposti della Chiesa.

Data: 1992-05-11 Data estesa: Lunedi 11 Maggio 1992

Ai Presuli della Conferenza Episcopale dell'Uganda in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa in Uganda si mostra fedele a Cristo promuovendo la riconciliazione e condividendo le sofferenze dei malati di Aids

Cari confratelli nell'Episcopato,


1. Con intensa gioia porgo il benvenuto a voi, Vescovi dell'Uganda, in occasione della vostra visita ad Limina Apostolorum. Ho atteso con ansia questo incontro, perché spesso, nelle mie preghiere, siete presenti voi e le Chiese affidate alle vostre cure. Le sono grato, Arcivescovo Wamala, per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti. In questo incontro di oggi sento ancora più stretti i legami di affetto con i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i fedeli laici delle vostre Diocesi. Assicurate loro che le sofferenze della loro nazione sono vicine al cuore del Successore di Pietro, e che sono profondamente unito a loro nella pace di Cristo, la cui vittoria sul peccato e la morte viene solennemente celebrata dalla Chiesa durante questo periodo pasquale. Dall'ultima visita della vostra Conferenza, nel 1988, sono state erette le nuove Diocesi di Kasese e Kotido, e questo è un segno che la Chiesa di Dio sta mettendo radici ancor più salde in mezzo a voi. Per tutto questo ringrazio il nostro Padre Celeste che si prende amorevolmente cura di tutti i suoi figli. La vostra visita fa tornare alla mente il Cardinale Nsubuga e gli altri membri del vostro gregge che hanno concluso il loro pellegrinaggio sulla terra. Ricordo anche i missionari e i vostri fedeli ugandesi che hanno perso la vita nella violenza che ha colpito la vostra nazione.

Mi unisco a voi nella preghiera affinché il Buon Pastore li accolga tutti nella sua pace gloriosa.


2. Nel considerare la vostra grave responsabilità nella cura del popolo di Dio, sono particolarmente consapevole delle prove e delle difficoltà che hanno ostacolato il vostro ministero episcopale. Il ristabilimento dell'ordine civile in molte parti dell'Uganda non ha ancora portato al lenimento definitivo dei dolorosi ricordi di conflitti e di violenze. E in alcune regioni le persone non sono ancora riuscite a superare il dolore e l'insicurezza causati dall'attività di forze ostili. So che voi e i vostri predecessori vi siete preoccupati di chieder conto a quanti violano la dignità umana dei loro concittadini. In tal modo la Chiesa manifesta la profondità della propria fedeltà evangelica a Cristo, il Principe della Pace, che ci ha insegnato ad amare sia gli amici che gli avversari. Avete dimostrato amore per le vittime innocenti parlando in loro difesa. Avete richiamato quanti hanno peccato contro la giustizia al cammino che condurrà alla riconciliazione con Dio e il prossimo. L'impegno nell'insegnamento e nella tutela dell'ordine morale stabilito dal Creatore è stato il fondamento di tutti i vostri sforzi per educare il vostro gregge sui diritti di tutte le persone, soprattutto le donne, i bambini, i rifugiati e i meno favoriti. Dato il vostro ruolo di autentici maestri della dottrina sociale della Chiesa, va menzionato in modo particolare il vostro contributo al processo di preparazione di una nuova Costituzione per il vostro paese. Nella vostra Lettera Pastorale Collettiva e nel vostro lungo Memorandum su questo argomento, cercate giustamente di illuminare le realtà attuali della società ugandese con la saggezza di Dio, e fate appello ai fedeli affinché svolgano un ruolo attivo e responsabile nel portare a compimento questa importante impresa. In questo campo, come in tutte le fasi della vita civile, spetta specificamente ai laici dirigere il corso degli eventi nell'ordine temporale attraverso l'azione politica. I Vescovi e i sacerdoti sono sempre pronti ad assisterli in questo compito, soprattutto attraverso la formazione di coscienze cristiane, ma i Pastori non intendono mai usurpare il ruolo dei fedeli laici di operare per il bene comune in uno spirito di servizio (cfr. GS 76 e CL 42).


3. Nell'esaminare il vostro rapporto quinquennale, osservo che le iniziative per lo sviluppo sociale ed economico non sono state in grado di tenere il passo con i bisogni del popolo ugandese. Mentre la maggiore responsabilità del miglioramento di questa situazione tocca agli stessi ugandesi, mi sono spesso rivolto alla comunità internazionale perché offra un aiuto efficace. Continuero a insistere sull'appello alla solidarietà che i popoli dell'Africa rivolgono ai loro fratelli e alle loro sorelle più fortunati, affinché ogni essere umano possa partecipare giustamente ai benefici della creazione. La Conferenza Episcopale dell'Uganda ha indicato che una delle preoccupazioni sociali urgenti che esige una risposta concertata da parte della comunità cristiana è l'assistenza ai rifugiati del Nord e del Sud del vostro paese. Vi sollecito a cercare modi di offrire cura pastorale a questi fratelli e sorelle che invocano solidarietà umana e spirituale. La generosità nei confronti di stranieri che si trovano senza patria in un paese estero rappresenta sempre una importante espressione di autentico amore cristiano, poiché la carità che esce dai confini della propria famiglia e della propria razza, tribù o nazione - fino ad abbracciare i propri nemici (cfr. Mt 5,44) - è la legge della Nuova Alleanza e il segno della nuova creazione.


4. Una seconda e ancor più drammatica sfida che si presenta alla Chiesa dell'Uganda è rappresentata dalla epidemia dell'AIDS. I dati indicano chiaramente la gravità della crisi, una crisi che tocca non soltanto i portatori del virus, ma anche le comunità di cui fanno parte. Qui occorre pensare soprattutto ai bambini, ai coniugi e agli altri membri delle famiglie dei colpiti. Tutto ciò che la Chiesa in Uganda ha già fatto e che è impegnata a fare a questo riguardo, come avete sottolineato nella vostra Lettera Pastorale sull'argomento, è un mezzo attraverso il quale lo Spirito di Cristo rende presente nel mondo la vittoria sul peccato e la morte ottenuta per noi con la Croce. Nella lotta contro questa affezione è dovere speciale dei Vescovi della Chiesa sottolineare che ogni atto teso a prevenire e a curare deve fondarsi su una chiara comprensione dell'autentica dignità e del destino trascendente dell'uomo. Da una parte dovete incoraggiare uno stile di vita permeato dall'amore che trascende l'individuo e che è capace di un grande sacrificio personale. Dall'altra, la cura da offrire a quanti soffrono di AIDS e HIV rappresenta un'espressione della solidarietà che unisce i membri della famiglia di Dio agli ammalati (cfr. Discorso alla Conferenza Internazionale sull'AIDS, 15 novembre 1989). Come Maria era ai piedi della Croce per partecipare all'agonia di suo Figlio, così la Chiesa è accanto a quanti sono colpiti dall'AIDS. Nell'amorevole sollecitudine dei Pastori e dei fedeli laici che si occupano degli ammalati e fanno loro visita, la Chiesa spezza l'isolamento che tanto spesso provano coloro che soffrono. Nel Vangelo della speranza e dell'amore che i cristiani proclamano con le parole e ancor più eloquentemente con le azioni, gli ammalati sono in grado di scoprire il significato più profondo delle proprie sofferenze in unione col mistero del Calvario, e di riconoscere che nel Cristo Risorto essi non sono più "vittime", bensi vincitori sulle forze del peccato e del male.


5. Il periodo trascorso dalla vostra ultima visita ad Limina ha visto la pubblicazione della mia Lettera Enciclica Redemptoris missio, in cui invito la Chiesa a rinnovare il suo impegno missionario. (cfr. RMi 2). Spero che voi e i vostri collaboratori abbiato trovato in questa riflessione sulla missione ad gentes della Chiesa una conferma ai vostri numerosi sforzi di rispondere all'appello del Concilio Vaticano II di diffondere "ovunque il regno di Cristo" e di preparare "le strade a lui che viene" (AGD 1). Il fatto che una larga parte della popolazione dell'Uganda non abbia ancora ascoltato il Vangelo, ed il rapido aumento del numero dei giovani, indicano che la consegna del Signore di andare e predicare (cfr. Mc 16,15) non ha perso nulla della sua urgenza nel vostro paese. Sei anni fa, nella vostra Lettera Pastorale dal titolo Con un Nuovo Cuore e un Nuovo Spirito, avete notato l'urgenza di un'attività missionaria rivolta ai giovani e della formazione religiosa dei bambini e dei giovani adulti. Prego sinceramente affinché il Signore vi dia forza in questo importante servizio.

L'istruzione religiosa dei bambini e dei giovani nelle scuole e nelle parrocchie rappresenta un elemento cruciale della cura pastorale che essi ricevono dalla Chiesa, e quindi va incoraggiato ogni sforzo che fate per garantire la completezza e l'efficacia della catechesi migliorando la qualità dell'istruzione e la formazione degli insegnanti. Vi chiedo di portare l'assicurazione della mia gratitudine ai religiosi e ai catechisti impegnati in questo compito vitale. Un altro importante settore di preoccupazione per la Chiesa in Uganda è la cura pastorale delle famiglie. Condivido la vostra apprensione quando vedete quanti membri del vostro gregge non possono partecipare pienamente all'Eucaristia perché la loro situazione coniugale non corrisponde alle aspettative di Cristo per i suoi seguaci, e quando osservate come un'inadeguata vita familiare nuoccia sia alla Chiesa che alla società. Confido che continuiate a fare tutto quanto è in vostro potere per promuovere iniziative che sostengano i mariti e le mogli cristiane nella loro vocazione e che appoggino il matrimonio monogamo, fedele e indissolubile, quale fondamento della vita familiare.


6. Dio vi ha dato i membri del vostro presbiterio perché siano i vostri principali collaboratori nell'assolvimento dei vostro doveri di Pastori. Il forte impegno della Conferenza Episcopale dell'Uganda nella formazione permanente dei sacerdoti è un chiaro riconoscimento di questo fatto. Istituzioni quali Il Centro Diocesano Nazionale di Rinnovamento del Clero intendono aiutare i sacerdoti a "ravvivare il dono di Dio che è in loro" (cfr. 2Tm 1,6) e sostenerli in un processo di conversione permanente. In questo approfondimento dell'identificazione del sacerdote con Cristo Sommo Sacerdote, nulla potrà mai sostituire il vostro ruolo personale. Che possiate sempre trasmettere ai vostri sacerdoti il vostro zelo di portare cuori a Cristo. Sostenete i vostri sacerdoti nella loro decisione di essere fedeli. Legateli sempre più strettamente a voi con la sollecitudine paterna e fraterna che manifestate loro, soprattutto nei primi anni dopo l'ordinazione.

Siete stati particolarmente benedetti da Dio con un'abbondanza di candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. Di conseguenza, il rapido aumento del numero di seminaristi sta esigendo troppo dalle risorse dei seminari attualmente disponibili. In qualsiasi progetto di espansione delle risorse, la maggiore sollecitudine deve essere quella di garantire che vi sia un numero sufficiente di sacerdoti esemplari, ben preparati alle loro responsabilità nella formazione sacerdotale, al servizio di tali istituzioni. Il fatto che la Conferenza Episcopale dell'Uganda tenga ogni anno una seconda Assemblea Plenaria proprio allo scopo di esaminare lo stato dei seminari, parla in modo eloquente della vostra grave preoccupazione di migliorare questi programmi di formazione sacerdotale.

Affido a voi l'ultima Esortazione Post-Sinodale, Pastores dabo vobis. Spero che, insieme alle "Direttive sulla Formazione nei Seminari Maggiori" della Congregazione per l'Evangelizzazione e a tutti gli altri importanti documenti conciliari e post-conciliari, vi aiuti a raggiungere questo obiettivo. Anche i religiosi e le religiose, la cui testimonianza e le cui attività sono tanto importanti nelle vostre Diocesi, hanno uno speciale diritto alla vostra sollecitudine pastorale. La voce del pastore deve incoraggiarli a condurre vite esemplari di castità, povertà e obbedienza, tutti segni della carità soprannaturale che li unisce in comunità che debbono trascendere ogni frazionalismo ed essere caratterizzate dall'integrità di vita. I Superiori di queste Comunità Religiose hanno particolarmente bisogno del sostegno del Vescovo per mettere a punto validi programmi di formazione e per fornire ai propri membri l'assistenza - sia morale che spirituale - di cui hanno bisogno al fine di restare fedeli alla vocazione ricevuta da Cristo.


7. Cari confratelli, spero che durante questo pellegrinaggio a Roma lo Spirito Santo ravvivi in voi la grazia che avete ricevuto attraverso l'imposizione delle mani. Dio vi ha fatti collaboratori di Pietro e vi ha mandati a predicare come Paolo. All'altare costruito sulle loro tombe presentate le vostre buone opere e la vostra determinazione a servire fedelmente la famiglia di Cristo. Non abbiate paura, perché da tutti i vostri sforzi Dio trarrà abbondanti frutti. Da parte mia affido voi e quanti sono affidati alla vostra cura pastorale alla protezione amorevole di Maria, Madre della Chiesa, e all'intercessione dei vostri Martiri, San Carlo Lwanga e i suoi Compagni. Nell'amore di Cristo vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-05-11 Data estesa: Lunedi 11 Maggio 1992

Ai fedeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: 75 anniversario della Apparizione della Vergine Maria a Fatima ai tre pastorelli

Carissimi fratelli e sorelle, Oggi si celebra il 75 anniversario della Apparizione della Vergine Maria a Fatima ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta. Fra il 13 maggio e il 13 ottobre del 1917, Nostra Signora apparve a quei fanciulli sei volte, una volta al mese. Era la Madre del Cielo che veniva nel nostro mondo, portatrice del messaggio dell'Altissimo ad esortare tutti i popoli alla conversione dei cuori, attraverso la preghiera e la penitenza.

Per celebrare questo avvenimento, ho voluto inviare in Portogallo, quale mio legato, il Segretario di Stato Cardinale Angelo Sodano, per portare ai pellegrini portoghesi e di tanti altri paesi, la gioia del Successore di Pietro per questa Festa mariana. Da Roma, invito quanti sono qui, in unione anche con i brasiliani venuti da Minas Gerais, dal Paranà, da Pernambuco, dal Rio Grande do Sul, da Rio de Janeiro, da Santa Catarina e da Sao Paulo, ad accostarsi a Maria Santissima con un sincero desiderio di rinnovamento interiore, affinché Ella vi porti a Gesù e voi attraverso Cristo vi sentiate membri della famiglia di Dio (cfr. Ep 2,19), risvegliando nell'anima desideri di fratellanza e di pace. O Madre della Speranza "cammina con i popoli verso la solidarietà e l'amore" (Atto di Consacrazione a Nostra Signora di Fatima 13.5.1991).

Fa in modo che comprendano che una società non può progredire nel cammino del bene comune, se non avanza nella solidarietà. O Madre del Divino Amore, possa tu essere il rifugio e la forza di quanti confidano in Te. Accresci la nostra fede, dà forza e sicurezza al nostro cammino sulla terra: sii Tu stessa il nostro cammino che porta all'amore di Gesù Cristo.

Data: 1992-05-13 Data estesa: Mercoledi 13 Maggio 1992

Lettera al Cerdinale Fiorenzo Angelini, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Istituzione della "Giornata Mondiale del Malato"

Al venerato fratello Cardinale Fiorenzo Angelini Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari


1. Accogliendo con favore la richiesta da Lei inoltrata, quale Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, ed anche come interprete dell'attesa di non poche Conferenze Episcopali e di Organismi cattolici nazionali e internazionali, desidero comunicarLe che ho deciso di istituire la "Giornata Mondiale del Malato", da celebrarsi l'11 febbraio di ogni anno, memoria liturgica della Beata Maria Vergine di Lourdes. Considero, infatti, quanto mai opportuno estendere a tutta la Comunità ecclesiale una iniziativa che, già in atto in alcuni Paesi e regioni, ha dato frutti pastorali veramente preziosi.


2. La Chiesa che, sull'esempio di Cristo, ha sempre avvertito nel corso dei secoli il dovere del servizio ai malati e ai sofferenti come parte integrante della sua missione (Dolentium Hominum, 1), è consapevole che "nell'accoglienza amorosa e generosa di ogni vita umana, soprattutto se debole e malata, vive oggi un momento fondamentale della sua missione" (CL 38). Essa inoltre non cessa di sottolineare l'indole salvifica dell'offerta della sofferenza, che, vissuta in comunione con Cristo, appartiene all'essenza stessa della redenzione (cfr. RMi 78).

La celebrazione annuale della "Giornata Mondiale del Malato" ha quindi lo scopo manifesto di sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria; a favorire l'impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare l'importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l'importanza dell'assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre.


3. Come alla data dell'11 febbraio pubblicai, nel 1984, la Lettera apostolica "Salvifici doloris" sul significato cristiano della sofferenza umana e, l'anno successivo, ebbi ad istituire codesto Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, così ritengo significativo fissare la medesima ricorrenza per la celebrazione della "Giornata Mondiale del Malato". Infatti, "insieme con Maria, Madre di Cristo, che stava sotto la croce, ci fermiamo accanto a tutte le croci dell'uomo di oggi" (Salvifici Doloris, 31). E Lourdes, santuario mariano tra i più cari al popolo cristiano, è luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell'accettazione e dell'offerta della sofferenza salvifica. La prego, pertanto, di voler portare a conoscenza dei responsabili della pastorale sanitaria, nell'ambito delle Conferenze Episcopali, nonché degli Organismi nazionali e internazionali impegnati nel vastissimo campo della sanità, l'istituzione di tale "Giornata Mondiale del Malato", affinché, in armonia con le esigenze e le circostanze locali, la sua celebrazione sia debitamente curata con l'apporto dell'intero Popolo di Dio: Sacerdoti, Religiosi, Religiose e fedeli laici. A tale scopo, sarà premura di codesto Dicastero attuare opportune iniziative di promozione e di animazione, affinché la "Giornata Mondiale del Malato" sia momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo, che soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell'umanità.


4. Mentre auspico la piena collaborazione di tutti per il miglior avvio e sviluppo di detta "Giornata", ne affido l'efficacia soprannaturale alla mediazione materna di Maria "Salus Infirmorum" e all'intercessione dei Santi Giovanni di Dio e Camillo de Lellis, patroni dei luoghi di cura e degli Operatori sanitari. Vogliano questi Santi estendere sempre più i frutti di un apostolato della carità di cui il mondo contemporaneo ha grande bisogno.

Avvalora questi voti la Benedizione Apostolica, che di cuore imparto a Lei, Signor Cardinale, e a quanti La coadiuvano nella provvida opera a servizio dei malati.

Data: 1992-05-13 17/01/19102Data estesa: Mercoledi 13 Maggio 1992 Pag. 18208



Messaggio per il VI Congresso Mariano in Venezuela - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Maria è stata la grande evangelizzatrice dell'America Latina

Cari fratelli nell'Episcopato, Sacerdoti, religiosi e religiose, Amatissimi fedeli del Venezuela,


1. "La mia anima proclama la grandezza del Signore. il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore" (Lc 1,46-47).

Con le parole della Vergine Maria nel suo canto del "Magnificat" mi associo alla celebrazione del VI Congresso Nazionale Mariano, promosso dalla Conferenza Episcopale del Venezuela, negli ultimi giorni del mese di maggio, il mese per eccellenza della devozione mariana, che unisce il ricordo della Vergine al trionfo pasquale di Cristo e alla discesa dello Spirito Santo. Con il canto del "Magnificat" la Chiesa del Venezuela ringrazia il Signore per il dono della fede e per la presenza di Maria in quella terra, nel momento in cui si compiono i 500 anni dell'inizio dell'Evangelizzazione dell'America.

La celebrazione di questo Congresso vuole essere una pietra nella storia della vostra fede, come lo furono i precedenti Congressi Nazionali Mariani, celebrati durante questo secolo in diversi luoghi della vostra patria; e avete voluto che si tenesse a Guanare che, vicino a Nostra Signora di Coromoto, è il centro spirituale di quella nazione cristiana e mariana che è il Venezuela.


2. Il lemma del Congresso, "Maria, che ci conduce dai 500 anni a Gesù", esprime chiaramente il motivo della celebrazione e la prospettiva originale con cui la Chiesa venezuelana contempla il mistero di Maria. Nel celebrare quest'anno con tutta la Chiesa i 500 anni dell'arrivo del messaggio cristiano in America Latina, non si può ignorare il ruolo svolto dalla figura materna di Maria nell'evangelizzazione del Continente; il suo privilegio e la sua missione è stata e continua ad essere quella di mostrarci Gesù e di condurci a lui. Lo conferma la devozione mariana dei popoli latinoamericani attraverso i numerosi santuari disseminati nel Continente che costituiscono un'autentica "geografia" della fede e della pietà mariana. Lei, la Madre di Gesù, è stata veramente la Stella del l'Evangelizzazione, che precede e accompagna i popoli d'America nel pellegrinaggio della fede.

Prostrato spiritualmente di fronte all'immagine della Vergine di Coromoto, che ebbi la gioia di coronare il 27 gennaio 1985 durante la mia indimenticabile visita nella vostra patria, mi tornano alla mente le parole che vi rivolsi in quella occasione: "Maria è costantemente presente nel mistero di Cristo e della Chiesa. Come insegna il Concilio Vaticano II, la Vergine è presente nella sua condizione di Madre. Ella è stata presente come Madre durante questi cinque secoli di evangelizzazione che stanno per compiersi. Ella conserva, meditandola nel suo cuore, la storia del Popolo di Dio in queste terre, di generazione in generazione" (Omelia, Caracas, 27 gennaio 1985).


3. La Vergine Maria è stata la grande evangelizzatrice dei popoli d'America.

Dall'inizio, la predicazione del mistero della Vergine, Madre di Cristo, apri la via alla Buona Novella che annunciava il mistero del Figlio di Dio, il quale volle assumere la natura umana attraverso una donna della nostra stirpe, che con immenso amore accolse e ci diede il Salvatore. Per questo non si può annunciare Gesù Cristo, Dio e vero uomo, senza parlare della Vergine Maria, la Madre del Signore.

Non si può confessare la fede nell'Incarnazione senza ricordare, come fa la Chiesa dell'antichità nel simbolo apostolico, che il Figlio di Dio "fu concepito per opera e grazia dello Spirito Santo e nacque dalla Santa Vergine Maria". Non si può contemplare il mistero della morte salvifica di Cristo senza ricordare che Gesù stesso, dalla croce, la diede a noi come Madre e ce la affido affinché l'accogliessimo tra i doni più preziosi che Egli stesso ci aveva dato. così, con il Vangelo di Gesù, la Chiesa riceve l'annuncio della presenza materna di Maria nella vita dei cristiani.


4. D'altra parte, la figura materna di Maria attraverso i secoli, come nella nascente Chiesa di Pentecoste, ha voluto essere presente, dall'inizio, nell'evangelizzazione della vostra patria. Non fu Lei. come narra la tradizione, Colei che avvicino i cuori dei nativi di Guanare alla fede e all'acqua battesimale, affinché accogliessero Gesù Cristo suo Figlio, come Salvatore e Redentore? L'esperienza di tutti i popoli d'America, che hanno accolto il Vangelo con il segno della Croce e l'immagine della Vergine Maria, e anche l'esperienza del vostro popolo che invoca la Madre di Dio con il titolo di Coromoto.

La sua immagine, con il Bambino Gesù in grembo, ci ricorda la missione di Maria come la vedemmo all'inizio del Vangelo. Quando i pastori, avvisati dall'Angelo, andarono ad adorare il Messia, trovarono "Maria, Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia" (Lc 2,16). E quando i Magi d'Oriente, guidati dalla stella, entrarono nella casa di Betlemme "videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono" (Mt 2,11). Questi due episodi evangelici sono rimasti scolpiti nell'immagine della Vergine di Coromoto. Lei, con la sua tenerezza materna e la sua maestosa bellezza, appare ai nostri occhi come la Madre di Cristo, il santuario della sua presenza, il trono del Re e della Sapienza divina. Maria ce lo presenta come Figlio di Dio e nostro fratello, ci invita a credere in Lui, ce lo offre come Maestro della Verità e Pane di vita. Per questo. ai figli del Venezuela, che numerosi si prostrarono dinanzi alla sua immagine. Ella sembra sussurrare amorosamente le parole che pronuncio a Cana di Galilea: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).


5. Queste parole di Maria a Cana, quando Gesù, rispondendo alla preghiera di sua Madre, fece il suo primo miracolo e i discepoli credettero in Lui, costituiscono ancora oggi il nucleo della Nuova Evangelizzazione. Si tratta, infatti, di rendere viva la fede che professiamo; si tratta di compiere i comandamenti di Dio, che trovano nel precetto dell'amore fraterno il culmine dell'identità cristiana. E' necessario, dunque, annunciare instancabilmente Gesù Cristo affinché il suo messaggio di salvezza penetri nelle coscienze e nella vita di tutti, converta i cuori e rinnovi le strutture della società. Maria ci invita a accogliere Gesù e il suo messaggio di salvezza; ma, allo stesso tempo, ripetendo quelle parole "Fate quello che vi dirà", ci esorta anche a mettere in pratica gli insegnamenti di suo Figlio, che sono parole di vita eterna.

Di fronte alla Vergine di Coromoto che ci presenta Gesù, frutto benedetto del suo ventre, risuona anche il messaggio della vita e del rispetto per la vita, già dal seno materno. La Sacra Famiglia di Nazareth, in cui Gesù crebbe in età, saggezza e grazia (cfr. Lc 2,52), deve essere modello di amore e virtù per le famiglie. La famiglia ha ricevuto da Dio la missione di essere "la cellula primaria e vitale della società" (AA 11). Come in un tessuto vivo, la salute e il vigore della società dipendono dalle famiglie che la integrano. Per questo, la difesa e la promozione della famiglia sono anche difesa e promozione della società. Maria ci offre Cristo come fondamento della pace e della convivenza fraterna nella società venezuelana; una convivenza che reclama la messa in pratica di una vera giustizia sociale, di una equa distribuzione delle ricchezze, così come la partecipazione responsabile di tutti al destino della nazione.

Nella società attuale sono in gioco molti valori che riguardano la dignità dell'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. La difesa e la promozione degli stessi dipendono in gran parte dalla vita di fede e dalla coerenza dei cristiani con le verità che professano. Per questo, la devozione mariana dei credenti esige oggi una chiara e valente testimonianza di amore a Cristo, che fortifichi l'identità personale e sociale dei cristiani contro il pericolo del secolarismo e del consumismo. e che rafforzi i vincoli di comunione con i pastori della Chiesa contro la disgregazione della fede, fomentata dal proselitismo delle sette. In questo modo, i discepoli di Cristo saranno per tutti luce del mondo e sale della terra.


6. Cari figli venezuelani, la celebrazione di questo VI Congresso Nazionale Mariano, è una occasione propizia per approfondire, con l'aiuto di Maria, l'annuncio del mistero di Cristo, Salvatore degli uomini. A Lei raccomandiamo la Chiesa del Venezuela, affinché rimanga fedele nella purezza della fede, ferma nella speranza, generosa nella carità. La supplichiamo di mantenere sempre unita la Chiesa intorno ai suoi pastori e di infondere in tutti un rinnovato dinamismo che faccia di ogni cristiano e cristiana un apostolo. Alla sua protezione affidiamo gli sposi affinché siano esempio di amore e virtù nelle loro famiglie; i giovani, che anelano a una società più giusta e fraterna; i bambini, che meritano un mondo più pacifico e umano; gli infermieri, i poveri, gli emarginati e tutti coloro che soffrono nel corpo o nello spirito.

Mentre vi raccomando di cuore all'intercessione materna della Madre del Redentore, domando per tutti i figli del Venezuela che si rafforzi la devozione a Maria, e che le loro manifestazioni più genuine della liturgia e della pietà popolare siano fonte di rinnovamento cristiano di tutto il Popolo di Dio che peregrina verso il Padre. Lo faccio con le parole che pronunciai durante il mio viaggio apostolico dinanzi all'immagine benedetta della vostra Patrona: "Santa Vergine di Coromoto, in comunione con i miei fratelli, vescovi del Venezuela, ti chiedo: illumina il destino del Venezuela; guida questa nobile nazione nel cammino della pace e del progresso cristiano; aiuta tutti i suoi figli, affinché con Cristo, nostro Signore e Fratello, giungano al Padre nell'unità dello Spirito Santo. Amen".

Con la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dallo spagnolo)

Data: 1992-05-13 Data estesa: Mercoledi 13 Maggio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Udienza ai membri del Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie - Città del Vaticano (Roma)