GPII 1992 Insegnamenti - Alla cittadinanza in Piazza Dante - Caserta

Alla cittadinanza in Piazza Dante - Caserta

Titolo: In una terra senza Dio viene meno all'uomo la serenità della certezza e la gioia della vita

Signor Sindaco, Distinte Autorità politiche, civili e militari, Carissimi fratelli e sorelle di Caserta!


1. La serena visione di questa terra, che col fascino della sua bellezza e della sua fecondità canta la gloria del Creatore, suscita una particolare vibrazione nel mio animo. Già gli antichi poeti cantarono con entusiasmo la vostra campagna fertile e ubertosa, le sue acque, la sua vegetazione rigogliosa e abbondante.

"Campania felix": la vostra terra, ferace di messi, è parte di quel territorio che Virgilio saluto come uno dei luoghi più suggestivi non solo dell'Italia, ma dell'intero mondo allora conosciuto. Fede ed arte hanno poi impreziosito la vostra città. Sono lieto di trovarmi fra voi e, mentre vi sono sinceramente grato per la vostra accoglienza cordiale e gioiosa, a tutti rivolgo il mio affettuoso saluto.

Ringrazio il Signor Sindaco per le gentili espressioni che mi ha rivolto a nome di tutti, illustrandomi i vari aspetti della situazione cittadina. Con lui ringrazio le Autorità politiche, civili e militari, che hanno voluto onorare questo incontro con la loro presenza.


2. Carissimi Casertani, vengo con gioia in questa vostra Terra, dove la Chiesa ha scritto nei secoli passati alcune pagine tra le più belle della sua storia. Tra Nola, Capua e Cassino il cristianesimo ebbe, infatti, una singolare fioritura, che è ancor oggi motivo di ammirazione. Tali città costituiscono tuttora i tre punti chiave di quel triangolo di luce e di speranza, in cui l'esperienza spirituale di San Paolino e di San Prisco s'incontro provvidenzialmente con l'ascesi monastica praticata nella celebre Badia nella quale, grazie a Benedetto e Scolastica, la preghiera divento lavoro e il lavoro preghiera. La voce di questi illustri testimoni della fede, a voi particolarmente cari, non può continuare forse ad offrire indicazioni adeguate anche per i problemi del presente? Il loro esempio vi sia di stimolo a rispondere con coraggio e coerenza alle attese fondamentali dell'essere umano, a difenderne i diritti irrinunciabili, a sostenerne l'impegno verso gli obiettivi che decidono dell'esistenza. L'uomo sta vivendo oggi un momento particolare della sua storia. Affascinato dallo splendore delle sue capacità pensa a volte di poter andare avanti senza rivolgere lo sguardo al cielo, alla trascendenza. Ma la terra senza la luce della trascendenza diventa oscura e insicura. Senza Dio viene meno all'uomo la serenità della certezza e la gioia del senso della vita. Ci sono qui come altrove forme di malcostume e di devianza - dalla droga alla violenza, dallo stile camorrista alla criminalità organizzata - che rischiano di minare alla base la saldezza della vostra tradizione civile e cristiana. Rimanere indifferenti sarebbe connivenza. Occorre reagire con coraggio.

E' questo un dovere di giustizia ed un atto di vero amore nei confronti dei fratelli. Costruire una società aperta all'intesa e alla collaborazione nel nome della speranza: sia questo il vostro diuturno impegno. Sorgerà così una comunità adulta e matura, ispirata ai valori della libertà, del rispetto, della condivisione e della solidarietà.


3. Caserta, potrai concretizzare i progetti di sviluppo e di solidarietà che ti animano, se farai leva soprattutto sulla famiglia, sulla scuola e sul lavoro. La famiglia! Essa ha bisogno di unità e di stabilità. E' necessario rafforzarne la compagine per consentirle di riprendere vigore nelle mutate odierne condizioni sociali. A tal fine è quanto mai urgente il rilancio di quella che potremmo chiamare la religione della famiglia, piccola Chiesa, santuario domestico della vita e della feconda comunione degli spiriti. Questa struttura fondamentale della comunità va sostenuta da tutte le forze sociali - dalle organizzazioni politiche, dai responsabili amministrativi, dai mezzi della comunicazione - così che sia ridato vigore a quei valori immortali che ne permettono la fioritura. A voi, credenti, raccomando di porre sempre al centro della vostra azione apostolica la cura dei vincoli familiari, la cui saldezza risulta essenziale sia per lo sviluppo della società che per la crescita di nuovi cristiani. Accanto alla famiglia, un altro centro nevralgico per il futuro della Città e del territorio è l'istituzione scolastica, che oggi vive una profonda trasformazione. Auspico di cuore che la scuola, ed in particolare quella casertana, ricca di una tradizione luminosa, possa costantemente godere delle condizioni richieste dal compito educativo che le è proprio. Auguro che essa, pur nell'attuale contesto culturale pluralistico che non consente di riferirsi ad una concezione antropologica univoca, continui ad attingere al comune patrimonio di valori umani ed evangelici, che è condiviso dalla gran parte della vostra popolazione. Di questi valori anzi la scuola deve farsi tramite presso le nuove generazioni, se si vuole progettare un futuro per tutti ricco di speranza.


4. La vostra terra è comunemente chiamata "Terra di lavoro". Eppure in questa parte del Mezzogiorno, è proprio il lavoro che spesso manca! In passato il vostro territorio traeva dalla coltivazione della campagna e dall'artigianato il proprio sostentamento. Oggi, con la crisi industriale e tecnologica, il lavoro scarseggia: vi preoccupa seriamente la disoccupazione specialmente giovanile, che fornisce non di rado la spinta pericolosa alla delinquenza organizzata. Non lasciatevi scoraggiare. E' giunto il momento di una comune presa di coscienza, che prepari il concorde impegno di tutte le componenti sociali per la ripresa economica della Provincia, facendo appello soprattutto alle ricchezze del mondo agricolo.

Nonostante le difficoltà del presente, Caserta, quella "Civitas Casertana", che nel passato conobbe momenti di vero fulgore, riprenderà - ne sono certo - il suo cammino di autentico progresso.

Riscoprite incessantemente, carissimi fratelli e sorelle, e imitate le virtù dei vostri antenati: il vivo senso dell'onestà, l'amore alla famiglia, la dedizione al lavoro, il costante riferimento ai valori della fede. Ecco le vere risorse su cui potete ancor oggi contare.

Valorizzando il fertile suolo di questa vostra Regione e le meraviglie storiche, architettoniche e paesaggistiche, che costituiscono il vanto della Provincia casertana, potrete assicurare alle vostre famiglie una fonte sicura di lavoro e di benessere.

Carissimi fratelli e sorelle, mentre affido i vostri problemi e speranze ai Santi Protettori di questa antica ed illustre Chiesa: da Santa Lucia a San Sebastiano, a Sant'Augusto, a San Michele, a Sant'Anna e soprattutto a Maria Ausiliatrice, alla quale questa vostra terra tributa da sempre singolari testimonianze di fervida devozione, invoco su ciascuno di voi la costante assistenza divina, e tutti vi benedico di cuore!

Data: 1992-05-23 Data estesa: Sabato 23 Maggio 1992

Ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose incontrati nella Cattedrale - Nola

Titolo: "Che cosa dobbiamo fare? Nient'altro che essere testimoni"

Ecco, carissimi, per la seconda volta il vostro Vescovo mi pone la stessa domanda. Allora si vede che c'è una insistenza, una domanda, possiamo dire, basilare, una domanda che è il punto di partenza della Chiesa. così ha incominciato a vivere la Chiesa il giorno di Pentecoste, intorno al Cenacolo, a Gerusalemme, quando Pietro per la prima volta, pervaso dalla forza dello Spirito Santo, ha potuto fare una catechesi, la prima catechesi apostolica nella storia della Chiesa. E dopo questa catechesi ha ricevuto la stessa domanda: che cosa dobbiamo fare? Sappiamo come Pietro ha risposto e come la sua risposta fosse fruttuosa, subito il primo giorno, e poi negli altri giorni: lo leggiamo negli Atti degli Apostoli, capitolo dopo capitolo: soprattutto Pietro e Paolo, ma anche altri, per esempio Filippo. Ecco, io sono stato toccato da questa domanda che mi ha fatto il vostro Vescovo e tanto più se l'ha fatta per la seconda volta. Allora ho cercato di trovare una risposta. Certamente la risposta si trovava nell'omelia e si trova anche qui, in questo discorso, ma io non leggo questo discorso. Ve lo lascio da leggere, se volete.

Vorrei improvvisare una risposta che mi è venuta già stamattina nel contesto della visita che facevo prima sulle orme di San Paolino, in quello stupendo complesso archeologico cristiano, in quella Basilica.

La signora che mi ha guidato dando le spiegazioni da specialista, ha detto che Paolino è venuto qui, in questa città di Nola. Paolino apparteneva alla classe amministrativa, non direi burocratica, e da amministratore è diventato Vescovo. Il Vescovo deve essere anche amministratore in un'altra amministrazione, così come ogni parroco, ogni sacerdote, e direi ogni cristiano. Abbiamo ricevuto da Dio la sua economia, e siamo stati chiamati per essere amministratori in questa economia divina.

Così Paolino da amministratore dell'impero romano è diventato amministratore evangelico, Vescovo, qui, nella stessa città di Nola. Lui ha dato molto per costruire la Chiesa, costruire in duplice senso: costruire la chiesa come edificio, la Basilica, e costruire naturalmente la Chiesa anche come comunità del popolo di Dio, la Chiesa delle pietre vive.

La signora mi ha spiegato come lui ha fatto questa prima costruzione, come ha fatto a costruire questa Basilica: non mi ricordo bene, ci sono Basiliche più antiche e meno antiche. Quella costruita da lui, ha sottolineato la signora, è stata orientata verso le reliquie del martire San Felice, presbitero romano. così fece orientare questa sua Basilica, paolina, che tiene orientata la navata verso le reliquie del martire. Naturalmente questo è rimasto nella tradizione della Chiesa che costruisce sempre la chiesa come edificio sacro sulle reliquie dei martiri, e soprattutto l'altare, che porta in sé un portatile delle reliquie dei martiri: non tanto le reliquie nel senso fisico, materiale, corporale, ma le reliquie nel senso spirituale. Le reliquie di un martire sono le reliquie di un testimone. Martire vuol dire testimone, colui che ha dato testimonianza, anzi ha dato la testimonianza suprema donando se stesso, donando la sua vita. E qui naturalmente la prima pietra, la "pietra angolare" è Cristo. Egli ha dato questa testimonianza suprema offrendo se stesso, offrendo la sua vita. Tutti i martiri sono della stessa genealogia, tutti i martiri della Chiesa esprimono la stessa realtà. Anche questo martire, San Felice - presbitero, alcuni dicono Vescovo, ma piuttosto presbitero - la esprimeva, e la esprime ancora oggi: ai tempi di Paolino e nei nostri tempi.

Ho imparato molto qui a Nola. Sono tanto lieto di questa visita. Prima sapevo un po' di San Paolino di Nola dal breviario che si recita, si prega ogni anno. Torniamo a quella spiegazione che mi ha dato la signora esperta di archeologia. Penso che nel modo con cui è costruita la chiesa, la basilica di San Paolino di Nola, si trova anche la risposta alla domanda del vostro Vescovo: "Cosa dobbiamo fare?". Pietro ha detto ai suoi ascoltatori intorno al Cenacolo di Gerusalemme: "Convertitevi, fatevi battezzare!". Ma prima di lui, Gesù stesso ha dato una risposta di fondo. Ha detto agli Apostoli: "Sarete i miei testimoni".

Cosa dobbiamo fare? Nient'altro: essere testimoni. E cambiare i non-testimoni in testimoni. Perché quella di cui parlava il vostro Vescovo è appunto una Chiesa piena di persone, una Chiesa numerica, statistica. Diceva un filosofo francese: Chiesa sociologica, cristianesimo sociologico. E' un po' così. Il problema è di come cambiare questa Chiesa numerica, sociologica, o chiamata altrimenti, nella Chiesa dei testimoni. Testimoni vuol dire pietre vive. Pietre vive sono i testimoni. Come diventare noi stessi testimoni e come rendere testimoni anche gli altri.

C'è un ricchissimo deposito in ciascuno di noi. Tutta la struttura della nostra vocazione, della nostra ordinazione, della nostra consacrazione, è struttura di una testimonianza straordinaria, una testimonianza radicale, evangelica. Naturalmente noi portiamo tutto questo come un tesoro in ciascuno di noi, ma si tratta di vivere questo tesoro, di farne una testimonianza vissuta davanti a noi stessi e vissuta poi davanti agli altri. può essere vissuta davanti agli altri se è vissuta prima di tutto davanti a noi stessi, dentro noi stessi.

Solamente quelli che sono testimoni possono anche suscitare la testimonianza degli altri, possono cambiare i non-testimoni in testimoni, le pietre non totalmente vive nelle pietre vive, perché tutti sono battezzati, sono confermati, frequentano la Messa: sembra che qui ci sia anche una frequenza molto buona, poi quando viene il Papa fanno un chiasso terribile...

Ci sono tante riserve, tante potenzialità, tante energie nascoste. Come far vivere queste energie, come fare di tutti questi battezzati, di tutti questi cresimati, di tutti questi nostri carissimi cristiani, dei testimoni? Questo è il problema centrale della Chiesa in ogni epoca. Lo era certamente nell'epoca di San Paolino. Questo è il problema centrale del Concilio Vaticano II. Se si legge il Vaticano II, i suoi documenti sulla Chiesa, fino in fondo, si tratta di questo: la risposta alla domanda "Che cosa vuol dire essere cristiano?", non solamente nel senso sacramentale, ontologico. Essere cristiano nel senso di una esperienza vissuta, di una testimonianza.

Io penso che quest'applauso è per me anche una soluzione... Ho improvvisato un po' quello che mi è venuto in mente dopo la domanda del vostro Vescovo. La prima volta mi è venuto in mente durante la Messa, prima dell'omelia, ma poi ho pensato: forse lo diro nel momento di incontrare il clero, i sacerdoti, le religiose, i religiosi, forse anche i laici impegnati, i seminaristi. Ma non potevo non dirlo quando lui ha ripetuto la stessa domanda. Allora, vi lascio due discorsi: uno scritto, da leggere, da studiare, molto buono, e l'altro improvvisato in onore di San Paolino.

Data: 1992-05-23 Data estesa: Sabato 23 Maggio 1992

L'omelia della Messa per i fedeli dell'Arcidiocesi celebrata nella Piazza Carlo III - Caserta

Titolo: "Chiesa di Caserta, allarga lo sguardo sulle attese della tua gente e guarda ai suoi bisogni profondi"




1. "La Samaria aveva accolto la parola di Dio" (Ac 8,14). Nel tempo pasquale torniamo spesso al Cenacolo. Proprio li è nata la Chiesa come comunità dei discepoli e confessori di Cristo. Dal Cenacolo essi sono partiti come testimoni - prima per le strade di Gerusalemme e poi per regioni ancor più lontane. La Samaria era vicina, situata lungo la via dei testimoni del Cristo crocifisso e risorto. Ma prima di tutto il Cenacolo. Qui Cristo ha promesso agli Apostoli lo Spirito Santo.

"Io preghero il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di Verità" (Jn 14,16-17). Poco dopo, questo annunzio si è realizzato. Dal giorno di Pentecoste gli Apostoli - dopo aver ricevuto lo Spirito Santo - sono diventati testimoni della verità che Cristo ha annunziato, testimoni della verità che è Cristo. L'hanno annunziata dappertutto: prima in Gerusalemme, poi in Giudea e Samaria, e quindi... lungo le generazioni fino ai confini della terra.


2. "La Samaria aveva accolto la parola di Dio". Gli Atti degli Apostoli raccontano come questo è avvenuto; quale è stato il contributo di Filippo, uno dei primi sette diaconi, e, in seguito, il contributo degli stessi Apostoli Pietro e Giovanni. Quando leggiamo il conciso racconto concernente la Samaria ci vengono in mente tante altre località e città, che gradatamente sono diventate, e sono tutt'ora, luoghi dell'annunzio della Buona Novella. In questo momento, penso in particolare alle Chiese che mi è dato di visitare nell'attuale viaggio pastorale: Nola, Capua, e Caserta. Penso in special modo alla vostra Chiesa di Caserta e sono lieto di salutare cordialmente tutti voi, qui presenti nella grande Piazza Carlo III, per prender parte a questa celebrazione eucaristica. La vostra terra, ricca di tradizioni religiose, ha conservato lungo i secoli un attaccamento sincero ai valori del Cristianesimo. Nei momenti difficili della vostra storia, non avete forse trovato proprio attorno alle chiese, autentici centri di irradiazione del Vangelo, il sostegno e l'energia per superare le difficoltà e le prove? Nel ricordo di quanti in questa vostra Regione hanno diffuso e propagato il messaggio salvifico, saluto tutti voi oggi qui presenti. Saluto il Pastore e Vescovo della vostra Chiesa particolare di Caserta, il caro Monsignore Raffaele Nogaro; saluto i sacerdoti che qui stanno concelebrando questa eucaristia con noi Vescovi; saluto i religiosi e le religiose. Saluto poi i fedeli laici, "Christifideles laici", specialmente quelli che nelle Associazioni e nei Movimenti d'Apostolato si prodigano per la causa del Regno del Signore. In modo speciale mi rivolgo agli ammalati, mi rivolgo alle persone anziane, come pure a quanti non hanno potuto essere con noi di persona, a quelli che ci seguono attraverso la radio e la televisione. Saluto, attraverso tutti e in tutti, le famiglie. Attraverso le famiglie saluto i giovani, cominciando da quelli più giovani e, passando attraverso le diverse età, a quelli un po' meno giovani, ma sempre giovani. Saluto l'intera comunità diocesana, che oggi si raccoglie in preghiera attorno al Papa, Successore di San Pietro, così come fecero, agli albori del cristianesimo, i neo-convertiti della Samaria accogliendo gli Apostoli Pietro e Giovanni.


3. Leggiamo negli Atti degli Apostoli: "Frattanto gli Apostoli a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo" (Ac 8,14-15). Ai convertiti alla fede, che già erano battezzati, gli Apostoli "imponevano le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo" (Ac 8,17). Si vede come gli Apostoli Giovanni e Pietro erano a disposizione della comunità, a disposizione della Chiesa. Ciò ha poi espresso nei secoli un grande Papa con l'espressione "Servus servorum Dei". Ed ecco che gli Apostoli, diventati coraggiosi messaggeri di Cristo grazie alla potenza dello Spirito Santo, trasmettono ai neo-battezzati il dono che permetterà anche ad essi di diventare testimoni del Signore crocefisso e risorto. Cristo, "messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito" (1P 3,18) - è Colui che, attraverso il ministero apostolico della Chiesa, chiama alla "vita nello Spirito" gli abitanti della Samaria e li conferma in essa per renderli capaci di proclamare la loro fede davanti al mondo.


4. Quanto leggiamo nella liturgia odierna costituisce come un'omelia di San Pietro indirizzata a coloro sui quali - per il tramite dell'imposizione delle mani - è scesa la luce e la potenza dello Spirito Santo. Possiamo dire l'omelia della Cresima. L'Apostolo scrive: "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15). Il cristiano è il testimone della Verità, il difensore della Verità, il promotore della speranza. Più avanti, l'Apostolo scrive ancora: "Questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra condotta in Cristo" (1P 3,16). Allora: non basta soltanto professare la fede, occorre viverla in modo coerente. E' questo il programma apostolico della vita cristiana.


5. Si, occorre vivere la fede in modo coerente. Chiesa di Caserta, tu anche oggi vieni interpellata vivamente dallo Spirito. I problemi, che ti trovi ad affrontare, costituiscono altrettante poderose sfide per ogni credente e per l'intera Comunità. Allarga lo sguardo sulle attese della tua gente; guarda ai suoi molteplici bisogni. Essa non ha solo sete di benessere e di tranquillità; è anche alla ricerca di qualcosa di più profondo ed appagante.

Ed io, carissimi fratelli e sorelle, sono qui per ripetere insieme a voi che Gesù, il Figlio di Dio, è vivo e presente tra di noi con la potenza della sua risurrezione. In Lui è possibile costruire quella sincera comunione degli animi, pur nella diversità di culture e mentalità, che rispecchia in qualche modo l'unità della Trinità divina. I grandi valori umani, quali l'amicizia, la giustizia, la solidarietà, la libertà e la pace trovano la piena verità del loro contenuto e la forza necessaria per attrarre efficacemente i cuori solo nel rapporto con Cristo.

Dalla fede comune vissuta coerentemente scaturisce un'azione solidale a difesa della dignità dell'uomo. Sgorga l'amore alla vita, che si manifesta nell'atteggiamento di accoglienza verso di essa, nella stima della sua fonte naturale che è il matrimonio, nel generoso sostegno ad ogni iniziativa volta a difenderla e a promuoverla, nella capacità di sincera apertura all'altro riconosciuto come membro dell'unica famiglia umana.


6. Bisogna attingere a Cristo, "la nostra pace" (Ep 2,14), se si vuole rendere serena la convivenza sociale. Il suo Vangelo, accolto nella vita, diviene, così, luce che illumina le scelte quotidiane. Spinge ad operare a favore della giustizia; suggerisce quelle opportune decisioni che, in questo tempo di rapidi mutamenti, si impongono per venire incontro, con strutture adeguate, alle moderne esigenze comunitarie. So quanto la vostra Città aneli a condizioni di più vasta solidarietà e quanto aspiri ad un futuro realmente migliore per tutti i suoi abitanti. Caserta ha soprattutto bisogno che i suoi figli abbiano la tranquillità che nasce dal lavoro. Come non condividere le crescenti preoccupazioni dei giovani che non riescono a trovare un posto di lavoro e l'apprensione di quanti lo hanno perduto o rischiano di perderlo? Certo, è innanzitutto compito dei pubblici amministratori intervenire, in modo deciso e programmato, per assicurare alla gioventù effettive possibilità di impiego. Si richiede, tuttavia, la collaborazione fattiva di ciascuno per creare prospettive di concreta speranza. E' necessario lo sforzo sincero di tutti perché la vostra Città sia, come in passato, una terra ospitale e religiosa: una terra non segnata da fenomeni di violenza, di cui ha parlato il vostro Vescovo, ed io condivido il suo e il vostro dolore.

Perché non sia irretita da fallaci richiami edonistici; una terra dove ognuno si senta libero di esercitare i propri diritti, protetto da uno Stato responsabile e capace di fare rispettare le leggi emanate; dove la scuola, insieme alla famiglia e con il sostegno della comunità ecclesiale, sappia educare le giovani generazioni alla legalità e al rispetto degli altri.


7. E' questo, carissimi fratelli e sorelle, il compito che impegna la vostra responsabilità di cittadini e di credenti. Siate pronti ad operare con ogni mezzo per contrastare la cultura della morte: diffondete la cultura della vita.

Accogliete la Parola di Dio diventando appassionati discepoli di Cristo, fonte di eterna salvezza. La Vergine Maria, Madre del Risorto, che voi, Casertani, venerate come Regina nell'antica cattedrale di Casertavecchia e come Addolorata nella nuova Cattedrale, vi accompagni e vi sostenga nel cammino della fedeltà a Cristo e all'uomo. Vi guidi, Maria, ad una comunione sempre più profonda, più intensa e duratura con il Signore.


8. Gesù ripete oggi: "Io sono nel Padre e voi in me e io in voi" (Jn 14,20), parole che pronuncio nel Cenacolo ancor prima della Passione. Aggiunse allora: "Non vi lascero orfani, ritornero da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete" (Jn 14,18-19). Le pronuncio alla vigilia della sua morte. Solo dopo la risurrezione i discepoli poterono comprendere la piena verità contenuta nelle parole del Maestro: "Io vivro e voi vivrete". Quale Vita viviamo grazie a Cristo? Ci risponde egli stesso: "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre e anch'io lo amero e mi manifestero a lui" (Jn 14,21). La nuova vita è partecipazione all'Amore di Dio; è osservanza fedele dei suoi comandamenti. "Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amero". Lo Spirito Consolatore ci renda suoi testimoni, testimoni della verità che è Cristo. Questi sono gli auguri che ci fa la Chiesa in questa VI domenica pasquale che cominciamo a celebrare sabato sera, celebrando questa Eucaristia.

Gli stessi auguri io ripeto, non solo con le parole, ma con tutti il mio cuore, a voi qui radunati. A tutti i casertani, miei fratelli e sorelle nella carità di Cristo.

Amen!

Data: 1992-05-23 Data estesa: Sabato 23 Maggio 1992

Per le celebrazioni dei Santi Cirillo e Metodio, compatroni dell'Europa - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Santo Padre riceve la delegazione macedone, guidata dal Primo Ministro Nikola Kljusev

Signor Primo Ministro ed illustri Signori! E' per il Papa una grande gioia quella di potervi ricevere oggi in Vaticano, presso la tomba dell'Apostolo Pietro, presso la quale voi siete venuti, in Delegazione ufficiale, come negli anni scorsi, nella festa dei Santi Apostoli degli slavi, Cirillo e Metodio.

I due fratelli, nati a Salonicco, sono stati inviati dalla Chiesa di Costantinopoli a portare la luce del Vangelo ai popoli slavi, oltre i confini dell'impero bizantino, ed hanno realizzato in modo esemplare, ciò che oggi chiamiamo l'inculturazione della fede. "I due fratelli - scrissi nell'Enciclica "Slavorum Apostoli" - non solo svolsero la loro missione nel pieno rispetto della cultura già esistente presso i popoli slavi, ma insieme con la religione, eminentemente la promossero ed accrebbero" (n. 26).

Per di più, a causa di contestazioni e tensioni sorte intorno alla loro missione, essi, consci che l'unità della Chiesa è condizione del pieno successo della sua propria missione, vennero a chiedere al Vicario di Pietro sostegno per il loro ministero apostolico. Fu durante questo viaggio a Roma che, quasi a memoria perpetua del loro attaccamento al Principe degli Apostoli, S. Cirillo mori e fu sepolto nella basilica di S. Clemente. La sua tomba divenne allora non solo meta di pellegrinaggi, ma anche punto d'incontro tra l'Oriente e l'Occidente, tra le culture greca, slava e latina. Pero, il più grande merito dei fratelli di Salonicco, con la loro "peregrinatio" verso la Sede Apostolica, fu quello di aver contribuito a conservare "l'unità della fede e dell'amore tra le Chiese, delle quali erano membri, e cioè la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa Romana, da una parte, e le Chiese nascenti nelle terre slave dall'altra" (Enc. "Slavorum Apostoli", n. 14).

Non ci rimane, quindi, che auspicare che, per intercessione dei santi fratelli Cirillo e Metodio, le comunità nelle quali essi sono nati, sono vissuti e sono sepolti, possano condividere il dono dell'amore fraterno e della pace. La supplica ai due santi fratelli di Salonicco si fa oggi più necessaria che mai, quando diversi conflitti, alcuni dei quali crudelmente devastatori, oppongono popoli chiamati a condividere gli stessi beni, spirituali e materiali, tramandati loro dalla Provvidenza Divina.

Con questi sentimenti, invoco la Benedizione del Signore su di voi e su quanti, nella Vostra amata Nazione, si affidano alla protezione dei due santi Apostoli degli Slavi.

Data: 1992-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1992

Ai sacerdoti, ai religiosi, ai catechisti ed ai giovani missionari della diocesi - Caserta

Titolo: Non si costruisce nulla di serio con la violenza Occorre la solidarietà sorretta dall'Amore

Carissimi fratelli e sorelle!


1. A voi tutti il mio cordiale saluto. Sono lieto di incontrarmi con voi quest'oggi. In questa vostra assemblea vedo e riconosco l'intera comunità diocesana, nelle sue varie componenti e articolazioni. Mi rivolgo con affetto e stima innanzitutto al Pastore della Diocesi, il caro Mons. Raffaele Nogaro che, in nome di Cristo e nella comunione con la Sede di Pietro, è per voi il testis resurrectionis, il testimone della risurrezione. Saluto, poi, voi, pietre vive della Chiesa: i Sacerdoti, le Religiose, i Religiosi e voi "Giovani-missionari". A ciascuno di voi spetta il compito di proclamare che in Cristo Gesù, morto e risorto, Dio si è presentato nella storia come amore che salva. La Chiesa, infatti, per disegno di Dio, è il luogo privilegiato dell'incontro degli uomini con Cristo, loro unico Salvatore: "Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12). La Chiesa, anche in questo nostro tempo, è chiamata ad evangelizzare ogni uomo e tutto l'uomo. Al cuore umano, talora stanco e disorientato, essa non può non annunciare la parola della vita, della verità e della pace. E' l'evangelizzazione la sua missione permanente.


2. Noi parliamo oggi di nuova evangelizzazione, perché gli effetti della prima sono stati compromessi dalle varie ideologie, ormai ferite a morte, ma ancora influenti, ed anche perché "lo Spirito Santo rende sempre nuova la parola di Dio e sollecita continuamente gli uomini nel loro intimo" (Dichiarazione conclusiva dell'Assemblea speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, 3). Il nucleo centrale dell'annuncio salvifico sta in quella verità straordinaria: "Dio ti ama.

Cristo è venuto per te" (CL 34). Gesù, vero uomo e vero Dio, dono del Padre, è risorto, è vivo per essere con te e in te mediante la potenza del suo Spirito. Egli, fonte di vita immortale, vuol rendere nuova anche la tua esistenza: "Chi è unito a Cristo è una creatura nuova" (2Co 5,17). Si trova qui pure per voi la sorgente della vostra comune missione al servizio del Regno di Dio, missione protesa a diffondere l'amore del Signore in ogni ambito della vostra comunità diocesana. Carissimi, ho appreso con piacere che, sotto la guida del vostro Vescovo, state proprio lavorando per creare nella vostra Diocesi questo clima di più alta tensione spirituale e di maggior apertura verso i fratelli più deboli. Lo fate con i mezzi della pastorale ordinaria, ma soprattutto mediante le due nuove strutture diocesane: il Corso di Formazione per gli Operatori Pastorali e la "Missione-Giovani". Vi invito di gran cuore ad andare avanti, con coraggio e fermezza, nella luce di Cristo e con la potenza dello Spirito Santo, mettendo ciascuno a servizio della comunità il proprio carisma. Dal contributo di ognuno - ne sono certo - scaturirà un reciproco arricchimento spirituale e sarà notevolmente avvantaggiata la vostra azione missionaria.


3. A voi, Sacerdoti, raccomando di conservare sempre viva e chiara la coscienza del vostro ministero. Dio vi ha chiamati ad essere nella Chiesa, immagine e trasparenza del suo amore misericordioso. Siate apostoli di fedele ascolto del Signore e di incessante carità fraterna. Soltanto una Chiesa di comunione, che sappia rispettare ed accogliere la diversità dei carismi di ogni battezzato, può essere riconosciuta come immagine della comunione trinitaria. Siate pertanto nella comunità una finestra costantemente aperta sul mistero di Dio, per trasmettere ai fratelli, con l'annuncio della Parola e con il vostro quotidiano apostolato, l'Amore trinitario che salva. Siate instancabili cercatori dell'uomo per le strade del vostro territorio, e presentate a ciascuno Cristo risorto e vivo, l'Uomo nuovo, riuscito, unificato in sé, completo, sintesi di tutti quei valori umani, di cui si avverte oggi uno struggente bisogno. Aiutate particolarmente i giovani, con la vostra guida pastorale, a saper cogliere la piena sintonia che esiste tra la novità della vita evangelica e le attese e le domande che essi portano nel loro cuore.


4. A voi, Religiose e Religiosi, affido in particolare il compito di testimoniare, nella fedeltà al vostro rispettivo carisma, il valore della trascendenza. Molti uomini del nostro tempo sembrano vivere senza preoccuparsi di Dio e negano di fatto la dimensione trascendente dell'essere umano. Tale negazione, dando forza al fenomeno della secolarizzazione, rende l'uomo più povero di umanità. Grazie alla pratica dei consigli evangelici, della povertà, carità ed obbedienza. Voi richiamate, invece, l'insegnamento di Gesù: "Guardatevi e tenetevi lontani da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni" (Lc 12,15). Voi ricordate ai nostri contemporanei che la più grande disgrazia per l'uomo è di legare la propria esistenza unicamente ai beni materiali che periscono e dai quali non dipende il definitivo destino della persona.

Siate, carissimi fratelli e sorelle, con la vostra vita testimoni e profeti della radicalità evangelica! E voi, Religiose, in virtù della vostra femminilità consacrata impegnatevi ad offrire nell'ambiente nel quale operate un segno particolare della tenerezza di Dio, che predilige i piccoli e i poveri.


5. A voi, poi, cari Giovani-Missionari, dico: Cercate sempre la verità, che rende liberi (Jn 8,32): "Una libertà che rifiuti di vincolarsi alla verità scadrebbe in arbitrio e finirebbe col sottomettere se stessa alle passioni più vili e con l'autodistruggersi" (CA 4). Il segreto del fascino e dello stupore, che Cristo, l'eterno Giovane della storia, irradia intorno a sé, si trova nella sua perfetta comunione col Padre e nell'offerta totale della sua vita per l'opera progettata dal Padre, "facendo sempre le cose a Lui gradite" (cfr. Jn 8,29).

Rendete anche voi continuamente nuova e gioiosa la vostra esistenza, unendola intimamente a quella di Gesù. Come Lui sappiate essere disponibili agli altri, con prontezza e generosità. Non c'é opera più bella e più grande del rendersi utili agli altri per amore. Non si costruisce nulla di serio e di duraturo con la violenza, che tutto distrugge, né con l'intolleranza, che rinnega l'identità dell'essere umano, ma con la solidarietà, guidata e sorretta dalla forza dell'amore, che genera, promuove e tutto rinnova. Mediante il vostro impegno nelle Associazioni, nei Movimenti, nelle strutture pastorali, siate la parte viva e profetica della vostra comunità ecclesiale. Portate la speranza, la gioia della vita nuova che, sola, è in grado di appagare il cuore dell'uomo. Con questi voti ed affidando ciascuno di voi alla materna protezione della Vergine Santissima, tutti di cuore vi benedico.

Data: 1992-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Alla cittadinanza in Piazza Dante - Caserta