GPII 1992 Insegnamenti - Ai sacerdoti, ai religiosi e alle forze missionarie della diocesi - Caserta

Ai sacerdoti, ai religiosi e alle forze missionarie della diocesi - Caserta

Titolo: La missionarietà è l'essenza e la natura stessa della Chiesa

Di nuovo ho la tentazione di lasciarvi il testo scritto da studiare, ma voglio dirvi parecchie cose così, come si dice, a braccio.

Era durante il Vaticano II che si è introdotto nei Documenti anche, ma soprattutto nella mentalità dei Padri conciliari, e poi di tutta la Chiesa, l'espressione: Ecclesia semper in statu missionis. Questo suonava un po' strano nei Paesi dove la Chiesa Cattolica è già introdotta, stabilita, organizzata da anni, da secoli, da millenni, come per esempio la vostra Italia e tanti altri Paesi europei.

Ma questa espressione è verissima. La Chiesa, anche se già organizzata, stabilita, strutturata gerarchicamente e nelle diverse forme dell'apostolato dei laici, è sempre in stato di missione. La missionarietà appartiene all'essenza, alla natura stessa della Chiesa. Essere Chiesa vuol dire essere in missione, in statu missionis.

Perche? Perché la Chiesa viene dalla missione divina. Dio si è rivelato in statu missionis. Noi conosciamo il mistero profondissimo della sua divinità. Lo conosciamo nella missione del suo Figlio e attraverso questa missione conosciamo poi, come missione continua e permanente, lo Spirito Santo; lo conosciamo e attraverso questa missione, che non è visibile ma è reale. Come il Padre ha inviato me, dice Cristo agli Apostoli, anch'io mando voi, ricevete lo Spirito Santo.

Allora la Chiesa non può non essere missionaria nel senso estensivo, perché deve andare sempre verso i popoli che ancora non conoscono Cristo. Deve essere missionaria anche in un altro senso estensivo: deve andare verso gli ambienti che hanno dimenticato Cristo e forse una volta erano cristianizzati, battezzati, forse ancora sono formalmente cristiani. Deve andare verso gli ambienti e i problemi, come dice il Documento ultimo sulle missioni, "Redemptoris missio", verso questi nuovi areopaghi, così come una volta è andato Paolo in Atene.

Così la Chiesa non può essere mai in statu quiescientiae, non può essere mai soddisfatta di se stessa: è già tutto fatto. Mai è tutto fatto. E' tutto da fare.

Questa è una piccola introduzione al pensiero che soprattutto volevo comunicarvi. Io vedo in questa vostra assemblea, in questa iniziativa della vostra Diocesi di Caserta, un'attuazione concreta di quelle parole del Concilio Vaticano II: la Chiesa in stato di missione, la Chiesa missionaria.

Non può non essere missionaria, non solamente in senso estensivo, fuori di sé, se non è missionaria prima dentro di sé. Voi rappresentate e realizzate soprattutto questa missionarietà nella vostra Chiesa casertana, nel suo ambiente.

Ma uno poi produce l'altro, come ciascuno di noi non può essere missionario, non può essere apostolo, fuori di sé, non può essere testimone di Cristo davanti agli altri se non è prima testimone di Cristo in se stesso, se non vive profondamente il mistero divino e umano di Cristo, nel suo io intimo.

In questo documento che vi lascio ci sono molte cose bellissime, ci sono indirizzi a tutti i gruppi della Diocesi, a quelli coinvolti nella missione di questa Chiesa da anni, a questi carissimi fratelli nel presbiterato, a questi carissimi fratelli e sorelle nelle vocazioni religiose, nella consacrazione esclusiva al Signore, e poi a tutti voi laici, giovani e meno giovani, a tutti i giovani, senza eccezione. Solamente il Papa è un po' più vecchio.

Ma vorrei dirvi, scherzando con questa giovinezza e non giovinezza, che c'è una parola greca che è entrata nella tradizione dogmatica, dottrinale, e liturgica-pastorale della Chiesa: presbyteros, che vuol dire "più anziano". Riceve l'oridinazione sacerdotale un giovane di 23 anni ed è già presbyteros: niente da fare. Anche qui si tratta non solamente dell'età nel senso numerico di avere più anni, si tratta di una maturità, di una nuova maturità che viene dal soffio divino, dallo Spirito Santo, per questo anche un giovanissimo che domani, a 23 o 24 anni, verrà ordinato sacerdote è veramente presbyteros a causa di questa maturità divina, soprannaturale, sacramentale.

Ecco, vorrei offrirvi una benedizione e augurarvi un buon proseguimento di questa missione che avete incominciato, e introdotto nella vita della vostra Diocesi e che il vostro apostolato, di tutti i presenti e specialmente dei giovani missionari della Diocesi, porti frutti abbondanti, come ha augurato Gesù Cristo ai suoi Apostoli nel Cenacolo, prima di morire sulla croce, prima di risorgere.

Data: 1992-05-24 17/01/19102Data estesa: Domenica 24 Maggio 1992 Pag. 18259

L'incontro con la cittadinanza in Piazza dei Giudici - Capua

Titolo: Rinchiudersi nell'egoismo è negazione dell'Amore

Signor Commissario, Carissimi fratelli e sorelle!


1. A tutti voi, convenuti in questa storica piazza "Giudici", sede di avvenimenti che hanno segnato il cammino della vostra storia, il mio più cordiale saluto insieme con l'augurio di lieta prosperità nella concordia e nella pace. Ringrazio il Signor Commissario al Comune di Capua per le gentili espressioni di benvenuto che mi ha indirizzato a nome di tutti voi. Ringrazio e saluto le Autorità civili, amministrative e militari della Regione, della Provincia e dei Comuni dell'Arcidiocesi qui rappresentati. Un affettuoso pensiero all'Arcivescovo, il venerato fratello Monsignor Luigi Diligenza, ai Presuli presenti, ai Sacerdoti, ai Religiosi e Religiose e a tutti gli operatori pastorali laici che collaborano nel servizio del Vangelo.


2. Sono lieto di trovarmi fra voi, in questa Chiesa di Capua, la storia delle cui origini si confonde con quella dei primi tempi dell'era cristiana ed è stata celebrata da Cipriano di Cartagine, da Atanasio di Alessandria, e da Paolino di Nola. La vostra è una Chiesa che possiede un martirologio particolarmente ricco, e nella serie dei suoi Vescovi presenta personaggi di grande rilevanza nella storia della Chiesa: l'amico di San Benedetto, Germano, mandato a Costantinopoli dal mio Predecessore, il Papa Ormisda, per porre fine allo scisma di Acacio; Vittore, la cui attività e il cui amore per la Sacra Scrittura e per la Liturgia, ebbero vasta diffusione per opera di San Bonifacio nel Nord Europa (cfr. Codex Fuldensis); e, nei tempi più recenti, i Cardinali Roberto Bellarmino, il teologo della Riforma Cattolica, ed Alfonso Capecelatro, il profeta dei tempi nuovi per la Chiesa e per l'Italia. Sono queste, cittadini di Capua, glorie del passato, che impegnano il vostro presente. Voi siete chiamati ad essere all'altezza di coloro che vi hanno preceduto e hanno reso grande la vostra Città. Capua, Regina del Volturno, al centro della "Campania felix", tanto celebrata nell'antichità, ha assolto ad un ruolo storico voluto dalla Provvidenza accogliendo nel corso dei secoli numerosi Papi, da Giovanni VIII a Pio IX, ed offrendo a tutti una generosa ospitalità insieme con gli aiuti che le vicende storiche e le calamità dei tempi richiedevano.


3. L'occasione particolare che ha oggi sollecitato questa mia visita pastorale è la celebrazione del XVI centenario del Concilio Plenario Capuano (391-392), che ebbe come oggetto peculiare dei suoi dibattiti la Verginità perpetua della Madre del Signore. Mi è noto il vostro amore a Maria, espressione di una lunga tradizione testimoniata dalle numerose chiese dedicate alla Vergine, e specialmente dalla vostra Cattedrale intitolata all'Assunta, come pure dal Duomo di Santa Maria nell'antica Capua, e soprattutto dal santuario di Leporano, che vede ogni anno il popolo pellegrinante col suo Pastore per affidare alla Vergine preoccupazioni, prospettive, speranze, consegnate nel piano pastorale diocesano.

E' nel nome della Vergine Santissima che compio questa mia visita pastorale alla vostra Chiesa, nel nome della "piena di grazia" (Lc 1,38), della "benedetta fra le donne" (Lc 1,42), di Colei che, donando agli uomini il Redentore, ha ridato al mondo la speranza. Guardando a Maria, umile ancella del Signore, ma anche premurosa soccorritrice della cugina Elisabetta (cfr. Lc 1,39ss), dico a voi tutti, che sperimentate le molte difficoltà della società di oggi: sappiate aprirvi con generosità a chi è nel bisogno: "La solidarietà - ho scritto nell'Enciclica "Sollicitudo rei socialis" - è indubbiamente una virtù cristiana...

Alla luce della fede, la solidarietà tende a superare se stessa, a rivestire le dimensioni specificamente cristiane della gratuità totale, del perdono e della riconciliazione. Allora il prossimo non è soltanto un essere umano con i suoi diritti e la sua fondamentale uguaglianza davanti a tutti, ma diviene la viva immagine di Dio Padre, riscattata dal sangue di Gesù Cristo e posta sotto l'azione permanente dello Spirito Santo. Egli, pertanto, deve essere amato, anche se nemico, con lo stesso amore con cui lo ama il Signore, e per lui bisogna essere disposti al sacrificio, anche supremo: "Dare la vita per i fratelli" (1Jn 3,16)" (n. 40).


4. Carissimi, davanti ai fenomeni della disoccupazione, della povertà, della tossico-dipendenza, presenti qui come altrove, ma soprattutto di fronte al fenomeno immigratorio, specialmente di cittadini extra-comunitari, che assume qui particolare rilevanza, voglio chiedere a tutti voi di non rinchiudervi nell'egoismo. L'egoismo è negazione dell'amore. Respingete come indegna dell'uomo ogni tentazione di rifiutare lo straniero: accogliere il debole, il povero, lo straniero è un precetto che fa parte del patrimonio spirituale dei cristiani e costituisce un aspetto decisivo della carità evangelica. Chiedo a voi, cittadini di Capua: date un esempio! Lo chiedo a voi che avete una storia, non solo d'altri tempi, ma anche recente, di accoglienza e di premurosa ospitalità. Ne è testimonianza il campo profughi di Capua, che per decenni ha ospitato uomini e donne dell'Est-Europeo e di altre parti del mondo. Alla luce di queste vostre così nobili tradizioni vi invito a rispettare la vostra storia.

Carissimi fratelli e sorelle, amate la vostra storia, vivete la vostra storia e sarete così testimoni d'un messaggio di autentica civiltà cristiana, che ha anche per voi il collaudo di due millenni.

A tutti la mia Benedizione!

Data: 1992-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1992

L'omelia durante la concelebrazione eucaristica in Piazza d'Armi - Capua

Titolo: Fedeltà al Vangelo e fedeltà all'uomo: questa è la duplice esigenza della Chiesa universale

"Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi" (Ac 15,28).

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Capua.


1. La prima lettura della liturgia dell'odierna sesta domenica del tempo pasquale - come di solito in questo periodo - è tratta dagli Atti degli Apostoli. Ci ricorda il fatto accaduto intorno all'anno 50 (quindi solo pochi anni dopo l'evento pasquale) e designato abitualmente col nome di "primo" Concilio di Gerusalemme, al quale presero parte "gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa" (Ac 15,22). Anziani vuol dire in greco presbyteroi. Presbyteroi oggi si riferisce ai sacerdoti. Vennero affrontati in quella sede i problemi connessi all'espansione del Vangelo al di là della cerchia del Popolo di Dio dell'Antica Alleanza.

Possiamo dire anche Terra Santa. Col battesimo del centurione romano Cornelio, la comunità degli Apostoli comprese con chiarezza che lo Spirito Santo operava anche fuori dell'ambito di Israele, chiamando alla fede e alla grazia quanti sino ad allora venivano considerati "pagani". Il Concilio di Gerusalemme costituisce pertanto una conferma di questo dato e formula talune importanti conclusioni pastorali che da esso scaturiscono. Esso rappresenta una pietra miliare nel cammino verso l'attuazione concreta dell'universalità della Chiesa. Uno dei Concili più decisivi nella storia della Chiesa.


2. Carissimi fratelli e sorelle, sono lieto di riascoltare quest'oggi insieme a voi le parole pronunciate dagli Apostoli in quell'importante occasione. Le parole che suonano: "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi". Sono lieto per il momento che vive la vostra Diocesi. La vostra Diocesi, infatti, commemora un'altra storica assemblea, quel Concilio plenario di Capua che, esattamente sedici secoli or sono, difese la perpetua verginità di Maria, Madre di Dio. A ricordo di tale evento voi avete voluto celebrare uno speciale Anno Mariano, suggellato da un importante e qualificato Convegno Mariologico che proprio oggi si conclude. La mia visita pastorale intende sottolineare l'importanza di questi avvenimenti ecclesiali che hanno segnato la storia della vostra Comunità. Non mi è purtroppo possibile, come sarebbe mio desiderio, soffermarmi a lungo con voi ed incontrare separatamente le varie componenti del Popolo di Dio, in particolare voi, cari Presbiteri, cari Religiosi e Religiose, attivamente dedicati al ministero pastorale. Per tale ragione, mentre saluto il vostro Pastore, il caro Arcivescovo Mons. Luigi Diligenza - si vede come il presbiterio e tutta la Chiesa è presente nel suo Vescovo - rivolgo uno speciale pensiero di affettuosa stima a voi, cari Presbiteri, ringraziandovi per il vostro servizio alla causa del Vangelo e del Regno di Dio. Vi esorto a perseverare nella fedeltà al sacerdozio, riconoscendo in esso il dono dell'amore di Cristo per ciascuno di voi e la manifestazione della sua sollecitudine per questo ovile, per le pecorelle che, mediante la vostra collaborazione, Egli vuole condurre alla conoscenza del Vangelo e alla vita eterna, seguendo quella bellissima parabola pasquale del Buon Pastore. Saluto poi voi, cari Religiose e Religiosi, chiamati a testimoniare la vostra peculiare consacrazione a Cristo in questa terra capuana. In voi e per mezzo di voi brilli sempre agli occhi dell'intera Chiesa di Capua l'immagine del discepolo totalmente e radicalmente donato a Cristo. Anche voi ringrazio per la partecipazione all'attività di questa Chiesa e vi esorto ad essere sempre fedeli al vostro carisma e alla vostra vocazione di coraggiosa sequela di Cristo, non conformandovi allo stile di questo mondo (cfr. Rm 12,2), ma incarnando i valori evangelici della fraternità e della condivisione, dell'obbedienza e della pace, nel servizio, nella mitezza, nell'umiltà. Tutto questo esprime profondamente lo spirito del Vangelo, lo spirito di Cristo. Saluto, inoltre, tutti i fratelli e le sorelle laici che sono la grandissima maggioranza della vostra Chiesa, che hanno anche loro una vocazione alla santità nell'insieme della nostra comunità cristiana del popolo di Dio. Saluto i laici, specialmente quelli che recano l'annuncio evangelico in ogni ambito della società e lo fanno con perseverante dedizione e grazie a Dio non mancano e sono tanti. Tra questi ricordo i membri attivi e generosi delle Associazioni e dei Movimenti apostolici e quanti operano nelle varie strutture ecclesiali della Diocesi, senza dimenticare coloro che, facendo della loro esistenza un costante dono alla volontà del Signore, contribuiscono con la loro sofferenza, la loro malattia, la loro silenziosa testimonianza a propagare il Vangelo della speranza e della carità. Una parola speciale per il mondo della sofferenza, per il mondo dei buoni samaritani.

A tutti, carissimi fratelli e sorelle, rechi incessante sostegno Gesù Cristo, che contempliamo nell'antica e venerata immagine del prodigioso Crocifisso di Marcianise, qui portato per la circostanza. Vi rechi sostegno la forza rinnovatrice dello Spirito Santo che Egli ci ha donato.


3. "Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi" (Ac 15,28). Torniamo a queste parole centrali dell'odierna liturgia. Potremmo chiederci: da dove viene agli Apostoli questa certezza, questa audacia, che li spinge ad esprimersi con simili parole? La liturgia odierna, facendoci tornare alle espressioni pronunciate da Cristo alla vigilia della sua Passione e Morte di Croce, offre una risposta. Nel Cenacolo il Maestro parlava dello Spirito Santo: "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto... Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore!" (Jn 14,26-27). Dopo questa promessa, l'indomani ebbe luogo lo "scandalo della croce", scandalum crucis. Il terzo giorno, tuttavia, il sepolcro, in cui era stato deposto il suo Corpo, fu trovato vuoto, e la sera il Risorto apparve in mezzo agli Apostoli e disse loro: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo!" (Jn 20,21-22). Dal giorno della Pentecoste gli Apostoli sanno perciò con la certezza della fede che è lo Spirito Santo ad offrire la testimonianza su Cristo. Essi offrono la loro testimonianza insieme con Lui. Le parole "abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi" esprimono questa certezza ed audacia pasquali, comunicate loro nel Cenacolo: "lo Spirito Santo... v'insegnerà ogni cosa".


4. "Lo Spirito parla alle Chiese" (cfr. Ap 2,7). Il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, è venuto sulla terra ed ha parlato agli uomini nelle loro diverse lingue rivelando i "magnalia Dei": "le grandi opere di Dio" (Ac 2,11). Tale rivelazione ha raggiunto il suo vertice nella Pasqua della Croce e della Risurrezione di Cristo. Frutto della Pasqua è "il parlare" dello Spirito di Verità, che continua nella Chiesa - continua nella parola di Dio annunciata e insegnata nelle lingue umane. Parola impregnata di divina Verità... "Egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26): così ha assicurato Cristo a proposito dello Spirito Consolatore. perciò, partendo da questo mondo, afferma: "Vado e tornero a voi" (Jn 14,28). Inviando, poi, gli Apostoli nel mondo, "fino ai confini della terra" (cfr. Ac 1,8) aggiunge: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). "Il parlare dello Spirito"... questo parlare dello Spirito della Verità, pur impercepibile all'orecchio umano, costituisce la continua testimonianza della presenza di Cristo nella Chiesa fino alla fine del mondo.


5. I Concili ecumenici sono momenti particolari del cammino della Chiesa attraverso i secoli - così come il Concilio svoltosi a Gerusalemme nei tempi apostolici. Il Concilio ecumenico del nostro secolo - il Vaticano II - è stato appunto ciò che "lo Spirito Santo dice alle Chiese", ciò che Egli dice in special modo circa l'unità della Chiesa universale di Cristo alla fine del secondo Millennio. Il Concilio ha favorito il rinnovamento della famiglia dei credenti predisponendola alla nuova evangelizzazione. Attraverso l'incontro ed il dialogo con le culture moderne, con le esigenze emergenti nel mondo contemporaneo, il Concilio Ecumenico Vaticano II ha messo in rilievo la duplice esigenza della Chiesa di oggi: la fedeltà al Vangelo da trasmettere integralmente e la fedeltà all'uomo da riconoscere e promuovere nei suoi valori autentici, nella sua verità.

Il Concilio di Gerusalemme, di cui ci parla il libro degli Atti degli Apostoli, costituisce un chiaro esempio di come si debbano affrontare e risolvere anche oggi i problemi dottrinali e pastorali che sorgono nella vita della Chiesa: occorre avvicinarsi ad essi nella preghiera, nello spirito di collegialità, nell'ascolto reciproco, nel riconoscimento della funzione della Gerarchia, nella comunione con Pietro. E' un esempio quanto mai valido per la vostra Chiesa di Capua, che sta celebrando il Sinodo diocesano. Alla luce della Parola di Dio, l'Assemblea sinodale deve costituire un momento di comunione piena dei presbiteri e dell'intero popolo cristiano col vescovo, nella cui persona è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo, Pontefice Sommo (cfr. LG 21). Il Sinodo vi offre l'opportunità di una concreta analisi dei problemi missionari che si pongono nel territorio di Capua e della Campania; esso costituisce un provvidenziale momento di preghiera, di implorazione della luce dello Spirito e di attenzione alla Parola di Dio e alle "cose necessarie" (Ac 15,28), come lo esprimeva già il Concilio di Gerusalemme, in vista di un'efficace risposta alle attese pastorali del momento.


6. La vostra Diocesi è chiamata a porre a fondamento delle decisioni sinodali i "dodici basamenti", di cui ci ha parlato la lettura dell'Apocalisse, vale a dire la dottrina trasmessa dai dodici Apostoli, custodita e garantita dalla sacra tradizione, dal Magistero della Chiesa, da tutto il Collegio dei Vescovi assieme al Successore di Pietro; deve, con umile fierezza, sentirsi "tempio di Dio" per la presenza del Signore; deve lasciarsi illuminare solamente dalla luce che promana dalla "gloria di Dio" ed avere come unica lampada l'Agnello. Perché solo in Cristo è la luce che illumina ogni uomo (cfr. Jn 1,9), solo in Lui è la verità che libera e salva (cfr. Jn 8,32). Il Sinodo è tempo di ascolto della voce dello Spirito, per conoscere che cosa Egli dice oggi alla vostra Chiesa di Capua. Avete nella beata Vergine Maria un modello singolare di questo atteggiamento di ascolto del Signore.

Ella è, come la chiama la liturgia, la Virgo audiens, la "Vergine dell'ascolto".

Maria è la Vergine dello Spirito. Fin dal primo momento della sua esistenza, Ella è piena di grazia (cfr. Lc 1,28), piena cioè di Spirito Santo. E nel cenacolo della Pentecoste La troviamo con gli Apostoli e gli altri discepoli in attesa orante di essere rivestita "di potenza dall'alto" (Lc 24,49). In questo particolare Anno Mariano, che voi avete celebrato, la sua immagine vi ha costantemente accompagnato. A Lei continuate sempre a guardare: affidatevi a Lei! Imitatene l'abbandono totale alla divina volontà. Vivere una spiritualità mariana, voi ben lo sapete, significa orientare la propria esistenza, secondo l'esempio della Vergine, verso Dio Padre, seguendo Cristo umile e obbediente, con l'aiuto dello Spirito Santo.


7. Torniamo ancora alle parole dell'odierna liturgia. San Giovanni parla con il linguaggio ispirato della sua Apocalisse: "L'angelo mi trasporto in spirito... e mi mostro la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio" (Ap 21,10).

Dio è entrato nella storia dell'uomo, attraverso la missione salvifica del Figlio e dello Spirito Santo. Per questo Gerusalemme è una "Città Santa" che scende da Dio e rende vicina nel suo "scendere" la gloria di Dio. Questa è la gloria della Città nuova che l'Apostolo contempla nella sua visione apocalittica. E' il tempio escatologico di Dio e dell'Agnello: simbolo che esprime tutta la verità del Regno di Dio. Ogni giorno noi ci rivolgiamo al Padre con queste parole: "Venga il Tuo regno". Quali pellegrini nella fede siamo incamminati verso questa Città, attraverso le prove del tempo e le vicende dell'umanità, attraverso la storia delle culture e delle civiltà, attraverso i momenti lieti e i momenti tristi di cui è intessuta la nostra umana esistenza. Camminiamo guidati dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo, camminiamo sorretti dalla "potenza dello Spirito di Verità".

Camminiamo confidando nella celeste intercessione di Maria, Vergine Immacolata.

Cammina nella speranza. Amen!

Data: 1992-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1992

Alla recita del Regina Caeli - Capua

Titolo: Come Maria ogni discepolo di Cristo divenga tempio santo del Signore

Carissimi fratelli e sorelle!


1. E' ormai mezzogiorno. E' giunto il momento di pregare insieme la Vergine Maria, della quale so che siete molto devoti, come testimoniano i numerosi santuari a Lei dedicati nella vostra terra. I santuari sono segni visibili dell'invisibile presenza della Madre del Signore in mezzo al Popolo cristiano. In essi la Beata Vergine invita i fedeli a cantare, come Lei, la potenza e la misericordia di Dio (cfr. Lc 1,46-55) e a celebrare il culto del Signore in spirito e verità (cfr. Jn 4,23). In questa prospettiva, mi piace rilevare che Capua Antica è essa stessa una città della Vergine: da secoli il nome di Maria è congiunto al nome della Città.

Sono lieto poi di ricordare il santuario della Madonna di Leporano, che dal Quattrocento ad oggi è costante meta di pellegrinaggi. Nella diocesi di Nola, che ho visitato ieri, è caratteristico il santuario della Madonna dell'Arco, a cui affluiscono durante tutto l'anno e specialmente nel tempo di Pasqua, pellegrini da ogni angolo della vostra Regione. E poi il santuario di Santa Maria Consolatrice del Carpinello di Visciano, conosciuto anche fuori d'Italia, persino nell'America Centrale e Meridionale. Della diocesi di Caserta, dove pure mi sono recato nel corso di questo viaggio apostolico, mi è grato ricordare la cattedrale, divenuta essa stessa santuario della Vergine Addolorata, per onorare la sofferta partecipazione della Madre alla passione redentrice del Figlio; e desidero anche fare menzione del santuario di Santa Maria Madre della Chiesa, eretto sul monte San Michele nella cittadina di Maddaloni.


2. Carissimi, i santuari mariani ci debbono ricordare che la Vergine Santa è il primo e principale santuario di Dio. Gli antichi Scrittori della Chiesa, riflettendo sul fatto che Maria di Nazareth aveva portato nel cuore e nel grembo il Figlio di Dio, la chiamarono: Arca dell'Alleanza, perché Ella conteneva in sé non già le tavole della Legge e l'urna con la manna (cfr. He 9,4), come l'antica arca, ma l'Autore stesso del Vangelo e il Pane vero disceso dal cielo (cfr. Jn 6,32-33). Ma anche ogni discepolo di Cristo, in virtù della grazia sacramentale del Battesimo, è divenuto tempio santo del Signore: "Non sapete, scrive l'Apostolo ai fedeli di Corinto, che siete tempio di Dio e che lo Spirito Santo abita in voi?" (1Co 3,16).

Carissimi fratelli e sorelle, domandiamo alla Vergine di renderci capaci di amare il Signore, di osservare fedelmente la sua parola. Anche in noi, allora, abiterà la potenza dello Spirito di Dio: saremo sua dimora, suo santuario, come Maria che ora insieme invochiamo.

(Dopo aver espresso il proprio orrore per il tragico attentato che ha stroncato la vita del giudice Giovanni Falcone insieme con quella di altre quattro persone e aver manifestato la più ferma ed accorata deplorazione per l'ulteriore episodio di ferocia (le parole del Papa sono riportate in prima pagina), Giovanni Paolo II congedandosi dai fedeli che avevano partecipato alla Santa Messa ha pronunciato queste parole:) Voglio ringraziare per questo invito, voglio ringraziare per la vostra partecipazione e per la comune preghiera. La vostra città, la vostra Chiesa, porta in sé già tanti secoli. Guardiamo indietro, guardiamo al passato, ma questo sguardo ci porta sempre verso l'avvenire: guardiamo verso il futuro. Ci avviciniamo al termine del secondo millennio dopo Cristo. Ci auguriamo che sia un'apertura nuova alla sua presenza, al suo Vangelo, alla sua grazia nella vita del mondo, del nostro Continente, del nostro Paese e di questa vostra comunità capuana.

Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1992-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1992

L'incontro con gli operatori delle telecomunicazioni - Santa Maria Capua Vetere

Titolo: La vera grandezza di ogni impresa deriva dal contributo che essa riesce ad offrire alla crescita dell'uomo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Desidero subito ringraziarvi per l'invito a questo incontro. Rivolgo il mio saluto al Dottor Franco Nobili, Presidente dell'IRI e al Signor Sindaco del Comune di Santa Maria Capua Vetere, ringraziandoli per i sentimenti espressi nei rispettivi indirizzi; al Dottor Biagio Agnes, Presidente della Stet. Saluto con viva cordialità tutti voi: i Dirigenti, i Ricercatori, gli Operatori dei vari settori di questo complesso industriale che, per la sua alta qualificazione, non solo onora l'imprenditoria della Campania, ma può anche indicare una via per il futuro sviluppo del Mezzogiorno. A questo proposito faccio eco a quanto hanno affermato or non è molto i Vescovi italiani: "Appare importante - essi scrivono - in particolare lo sviluppo di centri di ricerca teorica e applicata, come supporto per le aziende che producono avanzata tecnologia. Essi possono costituire, nello stesso tempo, una via di superamento della disoccupazione intellettuale e un freno alla fuga dei cervelli dal Sud" (Sviluppo nella solidarietà-Chiesa Italiana e Mezzogiorno, n. 20). La ricerca scientifica sviluppa, com'è noto, una forza trainante che favorisce l'ampliamento di quella base occupazionale qualificata grazie alla quale il Mezzogiorno d'Italia potrà assicurarsi un posto anche nell'Europa del futuro. E voi contribuite a tale impresa con questa vostra azienda nella quale opera il maggior gruppo di ricerca, in Italia, nel campo dei sistemi privati e delle reti e impianti per telecomunicazioni private. E' giusto perciò incoraggiarvi a intensificare il vostro sforzo, che si rivela di così grande utilità ed interesse per l'intera comunità.


2. Mi preme, inoltre, sottolineare un aspetto della vostra attività che concerne alcune fra quelle "meravigliose invenzioni dell'ingegno umano", come le qualificava già il Papa Pio XII, che restringono le distanze tra i popoli e le persone (cfr. Enc. Miranda prorsus, 1). Intendo riferirmi al mondo delle telecomunicazioni. Il Concilio Vaticano II ha rilevato come il lavoro umano sia un prolungamento dell'opera del Creatore e offra un importante contributo alla realizzazione del disegno divino nella storia. Ha anche ricordato come il progresso della tecnologia vada trasformando la faccia della terra (cfr. GS 5 GS 34). A realizzare tale formidabile trasformazione contribuiscono i sistemi di comunicazione, che "sono parte di una cultura tuttora in evoluzione, le cui potenzialità rimangono al momento solo parzialmente sfruttate" (cfr. Messaggio per la XXIV Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 gennaio 1990). Già oggi, tuttavia, ci è dato di ammirare le meravigliose possibilità che tali sistemi offrono per una crescita nella conoscenza e nella comprensione reciproca tra i popoli, in vista di un rafforzamento della fratellanza umana. Per realizzare una simile prospettiva occorre pero che tali straordinari strumenti di comunicazione rispettino e promuovano lo sviluppo integrale della persona, che abbraccia "le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell'uomo e della società" (Aetatis Novae, 7). Ed è proprio in tale campo che voi siete chiamati ad offrire un rilevante contributo grazie alla vostra specializzazione: voi siete i creatori di strumenti atti a favorire quella "unità di tutto il genere umano" che, insieme all'"unione intima con Dio", la Chiesa promuove con ogni suo impegno. Come non esprimervi plauso e incoraggiamento?


3. Non mi sfugge, tuttavia, il rischio che un uso distorto delle più avanzate tecnologie informatiche e telematiche può indurre, consentendo pericolose forme di manipolazione, il cui ultimo sbocco sarebbe, paradossalmente, la incomunicabilità fra le persone. E' questo un problema di rilevanza non solo etica, ma anche sociale e politica, che investe la responsabilità delle istituzioni, alle quali spetta il compito di formare al retto uso di quanto il progresso mette a disposizione per lo sviluppo di ogni uomo e di tutto l'uomo. Neppure è da sottovalutare l'eventualità che quanti lavorano in un campo di così alta specializzazione, quale è il vostro, si trovino talmente immersi nella produzione di strumenti di informazione e di comunicazione da quasi trascurare la ricerca di una più profonda e costante comunicazione interpersonale, in famiglia, nell'azienda e nella società. La vera grandezza di ogni impresa, sia essa di ricerca, di produzione o di distribuzione di beni o di servizi, deriva dal contributo che essa riesce ad offrire alla crescita dell'uomo. E la vera grandezza di un operatore della comunicazione sta nel trarne stimolo per aggiungere un supplemento di umanità al proprio lavoro, un supplemento d'anima al proprio impegno. Auspico per questa vostra azienda e per ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, di essere sempre al servizio dell'autentico sviluppo sociale, mentre, implorando la protezione della Vergine Madre Maria su di voi, sulle vostre famiglie e sul vostro lavoro, a tutti imparto di cuore la mia Benedizione.

(Al termine del discorso, ricollegandosi alle parole pronunciate all'inizio dell'incontro dal Presidente dell'IRI, Dott. Franco Nobili, il Papa, prima di guidare la recita del "Requiem aeternam", ha detto:) E condividendo questo dolore di cui ci ha parlato il Presidente e che ha già trovato posto nella mia allocuzione dopo la Messa celebrata oggi a Capua, vorrei che pregassimo insieme per i nostri defunti, così tragicamente defunti. Che il Signore benedica la vostra Patria. Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1992-05-24 Data estesa: Domenica 24 Maggio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Ai sacerdoti, ai religiosi e alle forze missionarie della diocesi - Caserta