GPII 1992 Insegnamenti - Ai Presuli della Conferenza Episcopale dell'Africa meridionale in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Ai Presuli della Conferenza Episcopale dell'Africa meridionale in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa deve operare per sanare le ferite provocate dalla segregazione e dalla discriminazione razziale

Cari confratelli Vescovi,


1. In questi giorni di gioiosa aspettativa prima della Solennità di Pentecoste, ho la gioia di dare il benvenuto a voi, Vescovi dell'Africa Meridionale, in occasione della vostra visita ad Limina. Abbraccio di cuore tutti i sacerdoti, i religiosi e i laici delle Diocesi e dei Vicariati Apostolici di Botswana, Namibia, Sudafrica e Swaziland. Ringrazio il Vescovo Napier per le sue cortesi parole di saluto. Con San Paolo "ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù... che vi confermerà fino alla fine" (1Co 1,4-8). Nel regno della fede, il vostro pellegrinaggio a questa Santa Sede rappresenta un incontro con le autentiche origini della Chiesa: la missione degli Apostoli e la loro confessione di Gesù quale Figlio di Dio e Salvatore del mondo.

Secondo il disegno del Padre, fu a Roma che Pietro e Paolo suggellarono la loro predicazione con la testimonianza più eloquente, l'imitazione del libero dono di sé di Cristo: Pietro qui, ai piedi del Colle Vaticano e Paolo fuori dalle mura della città lungo la strada per Ostia. Noi, successori degli Apostoli, sentiamo Cristo darci lo stesso comandamento che diede loro: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). Prego affinché la vostra visita ad Limina vi incoraggi nella confessione del Signore e nell'impegno al suo servizio.


2. Nei cinque anni trascorsi dalla vostra ultima visita ad Limina, nell'Africa Meridionale si è verificato un importante cambiamento nel corso degli eventi politici. Dopo un lungo travaglio la Namibia ha ottenuto l'indipendenza e ha preso il suo posto tra le nazioni libere del mondo. La Repubblica Sudafricana ha intrapreso nuovi passi lungo il cammino della trasformazione in una nazione senza apartheid. La speranza in una transizione pacifica verso una società più giusta e democratica si è rafforzata con l'accordo, nel dicembre del 1991, a favore della Convenzione per un Sudafrica Democratico e con il referendum di qualche settimana fa. Prego affinché Dio guidi i responsabili di tutti i vostri paesi nel gettare solide basi per una società in cui siano garantiti la dignità e i diritti di ciascun individuo. Soprattutto il mio cuore e la mia voce si uniscono ai vostri nel chiedere che ai popoli della vostra regione siano risparmiate ulteriori violenze.


3. La decisione di eliminare strutture politiche ingiuste, per quanto ben accetta, non significa che gli amari frutti delle politiche del passato possano semplicemente sparire. Qui si pone ai cristiani un compito straordinariamente urgente, un compito in cui la cooperazione ecumenica può rappresentare un elemento essenziale di effettivo progresso. Mi riferisco a un'osservazione fatta in molti dei vostri rapporti quinquennali: cioè che una delle grandi sfide che la Chiesa dell'Africa Meridionale deve affrontare adesso è quella di contribuire al risanamento delle ferite inferte dalla segregazione e dalla discriminazione razziale, di servire quale strumento di Dio alla riconciliazione di quei settori della società che, dopo anni di contese, vedono confermata la loro sfiducia reciproca. Tocca alla Chiesa sottolineare che la radice dell'inimicizia è il peccato - una decisione di agire in modo contrario al comandamento di amore di Dio. Umilmente, eppure con suprema fiducia nel Signore che le ha insegnato ad amare, la Chiesa dell'Africa meridionale deve invitare tutti a un cambiamento del cuore, deve insegnare le vie del pentimento e del perdono, affinché i passi concreti da intraprendere per la trasformazione della società uniscano effettivamente le persone nella mutua accettazione e solidarietà. A questo proposito vorrei richiamare la vostra attenzione sull'Assemblea del Sinodo dei Vescovi del 1983 dedicata alla "Riconciliazione e Penitenza nella Missione della Chiesa". In quell'occasione il popolo di Dio ha ascoltato ancora una volta una forte chiamata ad essere segno di riconciliazione per tutta la famiglia umana.

Nella successiva Esortazione Apostolica, Reconciliatio et Paenitentia, è stato mio desiderio "trasmettere ciò che, nel tesoro dottrinale e pastorale del Sinodo, mi appare provvidenziale per la vita di tanti uomini in quest'ora magnifica e difficile della storia" (RP 4). A voi, Padri e Pastori del gregge di Cristo in Africa meridionale, affido nuovamente questo documento. Il Vangelo di riconciliazione - affidato alla Chiesa, predicato dagli Apostoli e dai loro successori, e vissuto dai discepoli di Cristo in ogni tempo - è il più grande sostegno che la Chiesa può offrire all'Africa meridionale in quest'ora decisiva.

Confido che il Signore che è morto "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52) vi rafforzi insieme a tutti i fedeli in questo compito.


4. Le trasformazioni sociali in Africa meridionale modificano sensibilmente il contesto in cui i membri del Corpo di Cristo vivono la vita di grazia e si sforzano di essere un lievito nella società. Occorre un'azione su diversi fronti per giungere ad un ordine civile degno della persona umana e in armonia con la legge morale naturale stabilita dal Creatore. La verità sulla dignità umana, che rende ogni discriminazione e ingiustizia razziale tanto odiosa, è il motivo per cui la Chiesa deve difendere la santità della vita sin dal momento del concepimento, deve opporsi all'aborto e all'eutanasia, promuovere una sana vita familiare avente come fondamento il matrimonio indissolubile e monogamo, e sottolineare lo stato di uguaglianza, anche se di complementarità, di uomini e donne nella società. La Chiesa allo stesso modo sostiene la verità sull'uomo quando fa appello a uno sviluppo autenticamente umano. Un obiettivo essenziale di tale sviluppo è rappresentato da un ordinamento economico in cui tutti gli uomini e le donne abbiano la possibilità di usare i propri doni e talenti in un lavoro che contribuisca al bene comune e da cui traggano una giusta ricompensa, al fine di mantenere se stessi e le proprie famiglie. La Chiesa ha il compito di usare tutta la sua autorità spirituale per informare e confermare le coscienze individuali e la coscienza morale di ciascuna nazione in Africa meridionale sui requisiti della giustizia e della libertà. Come avete sottolineato così chiaramente nella vostra Lettera Pastorale "Un Appello per costruire un Nuovo Sudafrica", poiché la Chiesa cattolica trascende ogni sistema politico, economico o sociale (cfr. GS 42), i suoi pastori continueranno a levare una voce imparziale su problemi etici o morali di pubblico dibattito e sulle tendenze nella vita della nazione. Sotto molti aspetti, sia per la società che per la Chiesa, il processo di costruzione di un futuro migliore può essere molto più impegnativo delle lotte del passato. Esigerà fresche risorse di intelligenza, saggezza e rettitudine morale.


5. Per rispondere al suo Signore con una fedeltà sempre più grande, la Chiesa diventa quell'effettivo segno e sacramento di unità per cui è stata stabilita (cfr. LG 1). E' proprio questa fedeltà che voi cercate di promuovere attraverso i piani pastorali che avete messo a punto o state preparando per le vostre Chiese particolari. Prendo nota con vivo interesse della vostra decisione di rendere l'incoraggiamento alle piccole comunità cristiane un elemento centrale di questi sforzi. Questo obiettivo, se giustamente compreso, può portare i fedeli ad un'esperienza più intensa della Chiesa quale comunione, un'unione viva in cui i membri condividono i doni di grazia e rendono visibilmente presente l'unica vita divina del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (cfr. LG 4). Avete saggiamente osservato che il rinnovamento nella predicazione, la catechesi e la liturgia sollecitato dal Concilio Vaticano Secondo si realizza rafforzando la comunione ecclesiale. Approfondire la partecipazione della famiglia dei credenti alla vita della Trinità rafforza la testimonianza profetica della Chiesa e il suo appello alla giustizia. Un'esperienza più intensa di autentica fratellanza cristiana si è dimostrata in molte parti della Chiesa un mezzo efficace per offrire assistenza pastorale ai giovani. Per loro la consapevolezza del sostegno della famiglia ecclesiale è particolarmente necessaria mentre si apprestano a ricoprire un ruolo adulto nella Chiesa e nella società e ad affrontare le sfide che accompagnano il loro sviluppo.


6. Nel cercare di coltivare piccole comunità cristiane, una particolare sollecitudine del Vescovo è quella di far si che in ogni parte del gregge sia presente la vita integrale e la fedeltà a tutta la Chiesa cattolica unita intorno al Successore di Pietro. Ciò naturalmente esige una grande attenzione da parte di voi Pastori. Un aspetto particolare di questa responsabilità pastorale è la vostra supervisione dell'insegnamento della teologia nei seminari, nei collegi e nelle università e della istruzione religiosa impartita nelle scuole e nelle parrocchie.

Nel far ciò assolvete il dovere, che Dio vi ha imposto, di garantire che il suo popolo riceva la verità salvifica che gli spetta di diritto in quanto formato da membri battezzati della Chiesa. Quando la comunità cristiana è pienamente viva nello Spirito di Cristo, è piena di zelo nel condividere l'amore di Dio con gli altri e più prontamente si mostra come l'efficace strumento di salvezza per cui tutti i cuori umani sono stati fatti.


7. Il sostegno alla vita delle piccole comunità cristiane nelle vostre Chiese particolari produce allo stesso tempo un ambiente favorevole da cui Dio trarrà sacerdoti e religiosi che servano il suo popolo e che portino la luce del Vangelo a quanti non hanno ancora sentito parlare del suo amore. Comprendo la vostra ansia nel fornire operai per la vigna; è l'eco nei vostri cuori della stessa sollecitudine del Buon Pastore per quanti ha cari più della sua stessa vita (Cfr. Jn 10,11). Potete essere fiduciosi che dalle comunità cristiane rinnovate nella grazia, un numero maggiore di giovani verrà chiamato e che essi saranno sostenuti dai loro fratelli e sorelle nel rispondere all'invito del Signore. Nell'opera di vegliare sul gregge di Cristo e di guidarlo, i principali collaboratori dei Vescovi sono i membri del presbiterio. Conosco bene la grande generosità dei vostri sacerdoti e confido che continuerete a sostenerli con la vostra sollecitudine paterna e fraterna. Nelle circostanze dell'ora presente, una forma di assistenza e di sostegno di cui i sacerdoti hanno particolarmente bisogno è la conferma dell'indispensabile valore del loro ministero per la salvezza eterna di quanti sono affidati alla loro cura. La loro opera è l'opera di Cristo.

Nell'illustrare la vocazione, la missione e la consacrazione dei sacerdoti, l'Esortazione Apostolica Pastores Dabo Vobis afferma che "il sacerdote ha come relazione fondamentale quella con Gesù Cristo Capo e Pastore: egli, infatti, partecipa, in modo autorevole, alla "consacrazione/unzione" e alla "missione" di Cristo... così il presbitero come gli apostoli funge da ambasciatore per Cristo" (PDV 16). Questa verità sul sacerdozio ministeriale è il centro di ogni autocoscienza del sacerdote, indipendentemente dal contesto particolare in cui il Signore lo manda a servire. Solo costruendosi su questo fondamento, la formazione dei futuri sacerdoti e la formazione permanente di quanti sono già ordinati porterà frutti duraturi (cfr. Jn 15,16). L'identità che tutti i sacerdoti - diocesani e religiosi - condividono con il Buon Pastore, è la ragione e la sorgente della loro carità pastorale e della loro cooperazione fraterna nella cura del suo gregge.


8. Cari confratelli Vescovi, le mie osservazioni di oggi non possono sperare di rispondere pienamente alla diversità e complessità delle circostanze in cui esercitate il vostro ministero. Ciò che è essenziale è che dobbiamo restare uniti nel garantire che la genuina visione ecclesiologica trasmessaci dal Concilio Vaticano Secondo sia la fonte della nostra predicazione e della nostra guida pastorale. Sappiamo che la Chiesa è assai più di uno strumento di progresso umano o di trasformazione sociale. Essa è il campo di Dio (cfr. 1Co 3,9), la Sposa di Cristo (cfr. Ap 21,2), il tempio in cui dimora lo Spirito (cfr. 1Co 3,16). E' "nostra madre" (Ga 4,26) che ci plasma secondo l'immagine di Cristo finché egli non è pienamente formato in noi (Ga 4,19). E' il luogo di incontro con Cristo vivente. Come ci ricorda il Concilio: "Le condizioni del nostro tempo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinché tutti gli uomini... possano conseguire una piena unità in Cristo" (LG 1). Non un Cristo immaginario, che non sarebbe altro che la proiezione di aspirazioni fin troppo terrene, bensi "Cristo crocifisso...Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio" (1Co 23-24). Solo in unione con il Figlio incarnato del Padre i vostri popoli saranno veramente liberati e veramente benedetti con la vita e la pace.

Con amore e sollecitudine per voi e le vostre comunità, ricordo nelle mie preghiere tutti i popoli dell'Africa meridionale. Nell'affidare voi e tutti i fedeli del Botswana, Namibia, Sudafrica e Swaziland a Maria, Madre di Dio, vi imparto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-05-29 Data estesa: Venerdi 29 Maggio 1992

Alla riunione del gruppo delle riviste "Communio" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per creare un'opera costruttiva occorre l'amore per Cristo

Signor Cardinale, Cari amici, Ringrazio il Signor Cardinale Ratzinger di avermi fatto conoscere le riviste "Communio", alle quali egli ha largamente contribuito. E' con piacere che do il benvenuto a voi che partecipate alla riunione internazionale delle redazioni. In occasione del ventesimo anniversario della fondazione della rivista, avete voluto convocare la vostra riunione annuale a Roma. Mostrate così il vostro attaccamento al Successore di Pietro e la vostra comunione con la Chiesa universale.

L'idea del consorzio delle "Riviste cattoliche internazionali" è nata proprio qui a Roma. E noi rievochiamo con gratitudine il ricordo di due suoi promotori, eminenti teologi della cattolicità, il Cardinale Henri de Lubac e Padre Hans Urs von Balthasar.

Nell'articolo pubblicato all'inizio di ogni nuova edizione associata a "Communio", articolo che rappresenta il programma che la rivista si propone. Padre von Balthasar aveva formulato una carta, a cui le riviste del gruppo devono ispirarsi per promuovere la comunione ecclesiale.

Per creare un'opera costruttiva, egli ricorda che l'esigenza assoluta è quella dell'amore, amore per Cristo e per la sua Chiesa, amore per l'altro con il quale bisogna solidarizzare ed entrare in comunicazione, ma senza compromessi poiché non esiste doppia verità. I fondatori della rivista, dal loro incontro intimo con il Signore, hanno saputo armonizzare cultura e fede, per annunciare il Vangelo. Hanno unito l'audacia del pensiero creativo con la più filiale e più umile fedeltà alla Chiesa e alla sua viva tradizione.

I collaboratori delle vostre riviste vivono in questo spirito di comunione nella carità su cui si edifica la Chiesa, una e diversificata, in una parola cattolica. Ecclesiastici, religiosi e laici, uomini e donne provenienti da più di quindici nazioni, voi siete un segno di questa cattolicità. Tra di voi sperimentate il dialogo per lavorare alla stessa opera. Nella comunione della stessa fede e dello stesso Signore, con il desiderio ardente di far attecchire il Vangelo nelle culture dei nostri tempi, create un confronto esigente con i vostri contemporanei attraverso un processo razionale che favorisce la scoperta del mistero divino ed accompagna l'adesione alla fede che, sola, permette l'incontro personale con il Signore della Storia.

Che tale spirito di comunione sia il vostro principale pensiero! Meglio ancora, che grazie alle vostre riviste, siate un fermento di comunione e di unità in un mondo, e talvolta anche nelle comunità cristiane, segnati dalle tensioni e dalle divisioni! Come scriveva Padre von Balthasar, siate uomini e donne di un tale "amore assoluto da includere gli avversari. In esso si riconciliano, malgrado tutto, coloro che non si capiscono più e che forse non si possono più sopportare".

Il vero predicatore del Vangelo è colui il quale, per amore di Cristo e dei suoi fratelli, desidera capire razionalmente la verità cristiana e, allo stesso tempo, si prende cura di promuovere l'unità e la comprensione reciproche, piuttosto che alimentare delle polemiche, interiormente o esteriormente alla Chiesa. Con questo amore, ci dice San Giovanni, "tutti riconosceranno che siete miei discepoli" (13,35).

E' con gioia che ho appreso che sono in preparazione molte edizioni nei paesi dell'Europa centrale ed orientale, recentemente liberate dal comunismo. Esse si andranno ad aggiungere all'edizione croata e a quella polacca, già antiche.

Come Arcivescovo di Cracovia ho avuto occasione di favorire e di promuovere l'edizione polacca che ha contribuito alla conoscenza della fede in un paese dove la ricerca intellettuale della verità è stata ostacolata per lungo tempo. E' importante, attualmente, che si crei un forte scambio tra dei cristiani che hanno vissuto l'esperienza della repressione e della persecuzione e quelli che hanno potuto esprimere liberamente la loro fede. Ciò ridarà slancio alla ricerca teologica, così come all'espressione e all'annuncio del mistero cristiano nel mondo contemporaneo. San Paolo ricordava che lo scambio di beni materiali e l'aiuto reciproco sono espressione fondamentale della carità e della comunione ecclesiale. Anche la divisione dei beni spirituali e intellettuali riflette l'amore che ci viene dal Signore.

Al termine di questo colloquio vi auguro di proseguire con lo stesso amore che è in Cristo Gesù, con la stessa esigenza spirituale e lo stesso rigore intellettuale dei Padri e dei Dottori della Chiesa. Per questo compito che vi attende, vi do di cuore la mia Benedizione Apostolica.

(Traduzione dal francese)

Data: 1992-05-29 Data estesa: Venerdi 29 Maggio 1992

Ai membri dell'Ufficio Internazionale del Lavoro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per arginare il flagello della povertà

Signor Presidente, Signore e Signori,


1. E' con immensa gioia che oggi ricevo voi, il Presidente del Consiglio di Amministrazione dell'Ufficio Internazionale del Lavoro e i membri di questa prestigiosa istituzione che vi accompagnano. La vostra visita rievoca in me il ricordo della calorosa accoglienza che mi è stata fatta a Ginevra nel 1982. E mi dà occasione di esprimervi un'altra volta la stima che nutro per le nazioni e le organizzazioni che voi rappresentate.


2. Vi ringrazio delle due relazioni che presentate oggi: "L'insegnamento sociale della Chiesa cattolica e il mondo del lavoro" e "La commemorazione del centenario della Rerum Novarum". Mi rallegro dell'attenzione particolare riservata dall'organizzazione all'insegnamento della Chiesa ed apprezzo la sua convergenza di interessi con la dottrina sociale della Chiesa. Recentemente anche il colloquio su "Lavoro, cultura e religione" ha messo in rilievo gli interessi e le attenzioni comuni circa le questioni sociali contemporanee.


3. Oggi assistiamo ad una mondializzazione delle questioni sociali. Le difficoltà dei Paesi dell'Est e del Sud hanno delle ripercussioni sui mercati internazionali.

I rapidi cambiamenti politici degli ultimi anni sono la causa delle trasformazioni radicali delle strutture economiche. Queste trasformazioni comportano maggiori responsabilità da parte di tutte le parti sociali, dirigenti nazionali, imprenditori e lavoratori. La lenta e laboriosa evoluzione dei numerosi paesi, che hanno scelto di seguire le regole dell'economia di mercato e la strada della democratizzazione, rafforza senza ombra di dubbio la missione e la vigilanza dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. E' per questo che si dice ogni tanto che voi siete "la coscienza sociale del mondo".


4. In base alla dichiarazione di Filadelfia, spetta alla vostra Organizzazione favorire il dialogo e la collaborazione tripartita, tra i governanti, gli imprenditori ed i rappresentanti dei lavoratori per trovare delle soluzioni che pongano l'uomo al centro delle realtà economiche. Ad essa spetta, altresi, di mobilitare le energie della Comunità Internazionale per lottare contro la povertà dovuta alla disoccupazione, o alla sottoccupazione, alla mancanza di formazione e alle carenze di salute nelle popolazioni. La povertà sembra uno dei maggiori ostacoli alla giustizia sociale.

Questi obietti assegnati alla vostra Organizzazione rendono necessari degli sforzi di immaginazione e di decisione coerenti e coraggiosi, che necessariamente comporteranno qualche sacrificio per le nazioni più ricche, al fine di migliorare notevolmente la catastrofica situazione di tutti i popoli. La collaborazione con il fondo monetario internazionale e con la Banca mondiale si rivela necessaria per arginare questo flagello della povertà, la cui soluzioni sarà il segno di un incontestabile progresso sociale. Per questo ci auguriamo una maggiore trasparenza nelle decisioni politiche ed economiche. Le sole esigenze finanziarie o di bilancio non potrebbero giustificare il disconoscimento della dimensione sociale nelle scelte da fare. La dignità inalienabile della persona umana e la protezione dei lavoratori, valori fondamentali di ogni gestione di una collettività. non possono essere impunemente scherniti. E anche qui le vostre preoccupazioni coincidono con quelle della Chiesa: l'uomo deve occupare il posto centrale nelle ristrutturazioni economiche, politiche e sociali determinate dalla liberalizzazione dei mercati, dall'avvento progressivo della democrazia, come ricorda il Direttore generale del l'Ufficio Internazionale del Lavoro nel suo rapporto alla conferenza che si terrà prossimamente.


5. Lo sviluppo sociale passa per il dialogo tripartito e voi avete la vocazione di favorire ed accrescere questo dialogo in ogni parte del mondo. Ma non si può essere soddisfatti solo con il convocare i responsabili politici ed economici, datori di lavoro e lavoratori. Il dialogo deve poter condurre le parti interessate a diventare sempre più partecipi ed attori dello sviluppo, costruttori di una società più giusta, con la preoccupazione nelle trattative, di non servire solamente degli interessi di categoria, ma la causa dell'umanità. Ai governanti spetta in modo particolare il ruolo di incentivare lo sviluppo economico e di regolare il dialogo sociale. Agli imprenditori e ai rappresentanti dei lavoratori spetta di strutturarsi per parlare ed agire per il bene di tutti.


6. Mi auguro che i rappresentanti ed il personale dell'Ufficio Internazionale del Lavoro continuino con tenacia la loro azione allo scopo di umanizzare il mondo del lavoro e di instaurare la giustizia sociale. Che mi sia permesso di sottolineare anche gli enormi sforzi che la vostra organizzazione compie nell'interesse delle categorie sociali più sfavorite dalla nostra epoca, gli emigranti, i rifugiati, i bambini che lavorano. Queste persone, in situazione di fragilità e spesso lasciate senza difesa, hanno bisogno di assistenza e di sostegno. A voi spetta di ricordare alla comunità internazionale che deve comportarsi sempre meglio, affinché tutti siano protagonisti e beneficiari dello sviluppo. Concludendo, formulo i migliori auguri per la prossima Conferenza internazionale del Lavoro che si terrà tra qualche giorno a Ginevra. Prego il Signore perché faccia dei membri dell'Organizzazione internazionale del Lavoro dei servitori dell'uomo, ad immagine del Creatore, chiamati ad essere amministratori della creazione. E benedico di cuore voi e le vostre famiglie.

(Traduzione dal francese)

Data: 1992-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1992

Udienza alle "Figlie della Provvidenza per le sordomute" nel II centenario della nascita del fondatore - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una rinnovata e ardente dedizione apostolica per sottrarre i non udenti all'emarginazione e per aprirli alla conoscenza di Dio

Carissime sorelle!


1. Nella significativa ricorrenza del secondo centenario della nascita del vostro Fondatore. il pio sacerdote modenese Don Severino Fabriani (1792-1849), avete sollecitato l'odierna Udienza per esprimere la vostra gioia riconoscente ed insieme per sottolineare la devozione e l'amore che egli nutri verso il Successore di Pietro negli anni non facili della sua vita. Vi ringrazio di cuore per questo vostro gesto di fede e di affetto, che molto apprezzo, e sono lieto di porgere alla Reverenda Madre Generale della vostra Congregazione. Suor Anna Rita Battistini, a voi, Religiose qui presenti e alle vostre Consorelle lontane, il mio saluto più cordiale. Il vostro Istituto svolge nella Chiesa una missione rilevante, perché si dedica all'educazione ed alla integrazione sociale dei ragazzi e delle ragazze non-udenti. La vostra azione, animata dal carisma del vostro amato Fondatore ed alimentata da un'intima e costante tensione caritativa, ha varcato i confini d'Italia per spingersi all'interno del Brasile, al servizio dei deboli e degli emarginati. Ed ora voi state progettando un ampliamento della vostra presenza anche verso la Nigeria e lo Sri Lanka. Veramente la Provvidenza, che ha illuminato e guidato Don Severino Fabriani e ha assistito e sostenuto da ormai un secolo e mezzo la vostra Congregazione, continua a compiere. attraverso le vostre benemerite istituzioni, prodigi di autentica carità.


2. Quale nobile figura è quella del vostro Fondatore! Uomo colto e sensibile, apologeta intelligente e acuto nella difesa della verità e della fede. Don Severino Fabriani fu soprattutto un grande educatore e benefattore dei piccoli e dei sofferenti. Frutto delle sue concrete esperienze è il volume assai apprezzato "Lettere logiche sopra la grammatica italiana", che propone un metodo semplice e pratico di insegnamento della lingua italiana ai sordomuti. Insieme alla sua opera umanitaria ed evangelica, ciò che in lui colpisce ed affascina è la profonda spiritualità. Scrivendo alle Suore Maestre del suo Istituto, egli insisteva sulla necessità di avere "carità, zelo, pazienza, quanto una madre per il più amato suo figlio, quanto un apostolo per un nuovo popolo di credenti...". Insegnava e praticava così la via dell'amore, dedicandosi interamente alla cura delle piccole emarginate dalla società. Additava, pero, sempre la mèta suprema del Paradiso, raccomandando insistentemente "pace, carità, unione", perché "dove è la pace ivi è Dio". E soggiungeva, richiamandosi al Vangelo: "Tutti conosceranno che siamo discepoli di Gesù, se avremo tra noi carità e dilezione scambievole".


3. Carissime "Figlie della Provvidenza", la commemorazione della nascita del vostro Fondatore ed il richiamo al suo esempio e ai suoi insegnamenti stimolino in ciascuna di voi una rinnovata e ardente dedizione apostolica. Possiate proseguire sempre, come egli vi ha insegnato, nella dedizione generosa "all'istruzione e all'educazione dei non-uden- ti, per sottrarli all'emarginazione, per aprirli alla conoscenza di Dio, per assegnar loro un posto autonomo e attivo nella società". Il vostro diuturno lavoro, la vostra instancabile testimonianza di accoglienza e di solidarietà, il paziente sforzo della vostra azione educativa rappresentano un prezioso apporto alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Con la vostra silenziosa disponibilità voi ricordate alla società moderna, distratta da tanti richiami contraddittori che la confondono e non di rado la rendono inquieta, che Dio deve avere il primo posto nella vita; che solo nel dono gratuito di sé ai fratelli si trova in pienezza la propria realizzazione. Imitando il vostro Fondatore, maestro di dottrina e di zelo apostolico, non stancatevi mai di ricercare, al di sopra di ogni cosa, l'unione intima con Gesù. L'amore all'Eucaristia, la meditazione sulla Passione di Gesù, la devozione a Maria Santissima, la pazienza nella vostra missione educativa, la fedeltà alla Chiesa ed ai legittimi Pastori siano i capisaldi della vostra consacrazione religiosa e del vostro apostolato. Siate soprattutto persone di grande fede, come Don Severino Fabriani. "Quando si trattava di fede, di verità connesse ad essa - è stato scritto di lui - era tutto zelo, tutto coraggio nel sostenerne la difesa, anche nella privata conversazione, né mai per rispetto umano si vergogno del Vangelo".

Su questa fede, limpida e profonda, si fonda l'esperienza cristiana e da questa fede trae vigore la missione dei credenti nel mondo. Il mio augurio, carissime Sorelle, è che la memoria viva e feconda del vostro Padre spirituale vi illumini e vi accompagni nei vostri rinnovati propositi di totale adesione ai valori del Vangelo.

E vi sia propizia anche la mia Benedizione, che ora imparto a voi qui presenti e che, con grande affetto, estendo alle vostre Consorelle e a tutte le vostre Istituzioni.

Data: 1992-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1992

Udienza ai pellegrini della Basilicata - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinvigorire l'entusiasmo della fede per affrontare gli impegnativi compiti della nuova evangelizzazione

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Siete venuti quest'oggi ad incontrarmi per ricambiare la visita che ho avuto la gioia di effettuare alle Comunità ecclesiali della cara Basilicata il 27 e 28 aprile dello scorso anno. Quel viaggio apostolico, che, a causa delle condizioni meteorologiche, dovette essere differito di alcuni giorni, ha lasciato nel mio cuore una profonda impressione e di esso conservo un gradito ricordo. Vi sono vivamente riconoscente per l'odierno gesto di affetto, che molto apprezzo, e desidero ancora rinnovare le espressioni della più sentita gratitudine per la calorosa accoglienza avuta in quei giorni di intensa spiritualità. Rivedo volentieri i vostri volti e porgo a tutti il mio cordiale saluto. Rivolgo un particolare pensiero ai Pastori, che reggono con amore e dedizione le sei Diocesi della Lucania: Monsignor Giuseppe Vairo, Arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, che si è fatto interprete dei vostri comuni sentimenti di fedele attaccamento alla Sede Apostolica; Monsignor Ennio Appignanesi, Arcivescovo di Matera-Irsina; Monsignor Michele Scandiffio, Arcivescovo di Acerenza; Monsignor Rocco Talucci, Vescovo di Tursi Lagonegro; Monsignor Vincenzo Cozzi, Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa; Monsignor Francesco Zerrillo, Vescovo di Tricarico. Porgo il mio deferente saluto agli Onorevoli Parlamentari ed alle altre Autorità qui presenti e, attraverso di loro, a quanti, nei vari settori della Pubblica Amministrazione, hanno la grave responsabilità dell'ordine e dello sviluppo, e volentieri rinnovo a ciascuno l'augurio di un lavoro sempre più efficace e incisivo. Saluto tutti voi, cari fratelli e sorelle della Basilicata, terra generosa ed accogliente. In questo vostro soggiorno romano, che vi offre l'opportunità di sostare in comune preghiera presso la tomba del Principe degli Apostoli, possiate sperimentare la presenza consolatrice dello Spirito Santo: presenza che rinvigorisce l'entusiasmo della fede ed incoraggia ad affrontare senza paura gli impegnativi compiti della nuova evangelizzazione. Una parola tutta speciale rivolgo a voi, cari ammalati, che avete affrontato la fatica del viaggio per manifestare al Papa la vostra devozione ed assicurare il sostegno della vostra sofferente solidarietà. Vi sono, per questo, molto riconoscente e vi ricordo nella preghiera.


2. E' ancora vivo nella mia memoria il ricordo dei tanti incontri avuti durante quel pur breve soggiorno pastorale: la visita ai "Sassi" di Matera; la sosta nella Chiesa di "Santa Maria delle Virtù"; la solenne Santa Messa, celebrata nella Piazza Aldo Moro-Matteotti, con la benedizione della "prima pietra" della nuova chiesa parrocchiale, intitolata alla "Sacra Famiglia", e di altre sei chiese parrocchiali della Diocesi; la visita agli ospiti dell'Istituto "Brancaccio" e l'incontro con i lavoratori presso gli stabilimenti ENICHEM di Pisticci Scalo.

Nella città di Potenza, poi, ho avuto la gioia di partecipare all'Assemblea del Sinodo Diocesano, momento privilegiato per approfondire ed intensificare la comunione ecclesiale tra le varie componenti del popolo cristiano. Mi ritorna alla mente l'incontro con gli Amministratori pubblici e i Responsabili della società civile nel Teatro Stabile e quello con il mondo della cultura all'Università.

Ricordo la suggestiva celebrazione eucaristica nella zona industriale di Tito Scalo per i fedeli dell'intera Basilicata, l'appuntamento con le Religiose, l'inaugurazione del nuovo Seminario di Potenza e, soprattutto, la grandiosa manifestazione giovanile nello Stadio "Viviani", che ha chiuso il mio viaggio apostolico. Le attese dei giovani, la loro fiduciosa ed aperta aspirazione ad un mondo più giusto e solidale, la loro voglia di esigente impegno apostolico debbono costituire uno stimolo costante per la comunità ad ascoltare, a riflettere, ad agire. Riallacciandomi a quanto ebbi a dire a conclusione di quella indimenticabile festa giovanile, vorrei ripetere, questa mattina, a voi pellegrini lucani: "Siate ottimisti! Non lasciatevi mai sopraffare dallo scoraggiamento e dalla paura! Non cedete alla tentazione della mediocrità e dell'abitudine! Coltivate nell'animo desideri alti e generosi! Seguite le orme del Divin Maestro, che vuol fare di voi i suoi testimoni! Vi sostiene e vi sorregge la speranza cristiana". Si, il Signore chiama ciascuno di voi ad essere realizzatore infaticabile del suo disegno di salvezza, che cambia i cuori. Cristo ha bisogno di voi per fare della vostra Regione una terra di pace e di speranza.


3. Viviamo nella società attuale una situazione instabile, caratterizzata dalla frammentarietà delle scelte. Mancano spesso, o non sono sufficientemente delineati, validi punti di riferimento a cui ispirare la propria esistenza.

Diviene, pertanto, sempre più importante costruire l'edificio della propria vita e il complesso delle relazioni sociali sulla roccia stabile della "Parola di Dio" e sulle direttive del Magistero della Chiesa, che fedelmente la interpreta. Si comprende sempre più l'importanza determinante dell'affermazione di Gesù: "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sulla roccia" (Mt 7,24-25). Come agli Apostoli, Egli ripete ancor oggi a voi: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Jn 14,27), Egli è con noi, agisce potentemente con la forza del suo Spirito. Ci invita a crescere nella fiducia e nell'abbandono alla sua volontà, nella consapevolezza della nostra vocazione e nello sforzo di diventare adulti nella fede, nella speranza e nella carità. Ma adulto, come ricordavo nel recente incontro con i Vescovi italiani, riuniti in Assemblea Generale, non è colui che non soggiace a nessuno e che di nessuno necessita nel suo fare e produrre, Secondo la dottrina del Vangelo, "adulto", e cioè "grande" e "maturo", è colui che si fa piccolo, umile e servo. E' urgente, perciò, preoccuparsi di formare le coscienze alla luce della verità rivelata, E' indispensabile riaffermare con vigore il primato di Dio, da cui trae senso e spinta ogni umano progetto, anche per quanto concerne l'edificazione della città terrena (cfr. Ps 126/127,1).


4. La società moderna attende dai credenti una convinta, sincera e credibile testimonianza di fede, sempre più unita all'impegno della carità. Per mezzo della carità, infatti, anche anime lontane o apparentemente avverse riescono ad avvicinarsi alla verità e convertirsi all'amore misericordioso del Padre celeste.

A questo proposito come non esprimere il mio vivo compiacimento per il lavoro che la Caritas regionale svolge in favore del popolo albanese? Questi nostri fratelli ricevono, grazie alla vostra disponibilità, non solo un soccorso materiale, ma sperimentano soprattutto il calore di una famiglia solidale, che attraverso il gemellaggio con il distretto Girocastro, nell'Albania meridionale, li aiuta a superare la loro difficile situazione e permette loro di sperimentare l'amore di Cristo per ogni uomo, in particolare per chi è nel bisogno. Sono pure lieto di apprendere che tra breve inizieranno i lavori di costruzione della "Casa del sorriso", di cui benedissi il progetto lo scorso anno. Essa sorgerà nel rione Lucania a Potenza, accanto alla parrocchia San Giuseppe, per tener desta la speranza, dando consistenza alle aspirazioni più volte ribadite durante la mia Visita Pastorale.


5. Cari fratelli e sorelle della Basilicata! Voi siete e resterete presenti nel mio pensiero, nell'affetto e nella preghiera. Come feci nel corso del mio pellegrinaggio nella vostra terra, affido a Maria Santissima, quest'oggi, voi e le vostre Comunità. Perseverate con Lei nell'orazione; con Lei camminate sulle strade della fede e della carità; vivete e proclamate con Lei il Vangelo della speranza.

Vi accompagna, carissimi fratelli e sorelle, la Benedizione, che con grande affetto vi imparto, estendendola a tutti i vostri cari.

Data: 1992-05-30 Data estesa: Sabato 30 Maggio 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Ai Presuli della Conferenza Episcopale dell'Africa meridionale in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)