GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia durante la concelebrazione eucaristica presieduta nella "Praca de Casseque" - Benguela (Angola)

L'omelia durante la concelebrazione eucaristica presieduta nella "Praca de Casseque" - Benguela (Angola)

Titolo: "Siate veicolo di speranza in una società logorata dalla mancanza di giustizia e dall'abuso di potere"




1. "Il Signore è mia luce e mia salvezza" (Ps 26/27,1). Al centro del Vangelo troviamo scritta questa domanda: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?" (Mt 19,16). E' una domanda alla quale Gesù Cristo risponde con tutto quello che fa o che insegna, ma soprattutto attraverso quello che Egli è. Abbiamo ascoltato questa domanda nelle letture della liturgia di oggi: "che cosa devo fare..."? L'uomo domanda che cammino deve seguire per arrivare a Dio. Il Vangelo che risponde a tale domanda è il Vangelo della vocazione. Persino negli anni più duri in cui il vostro Paese era diviso dalla guerra civile, il Vangelo della vocazione cristiana non è stato soffocato. Anche in quell'epoca i figli e le figlie dell'Angola rivolgevano a Cristo la stessa domanda, per conoscere il cammino lungo il quale Dio li chiamava e trovavano risposta. Il Papa eleva al cielo questa Eucaristia per tutte le persone consacrate che in Angola servono il Regno di Dio, in particolare per quelle della diocesi di Benguela, con il loro amato Vescovo, il caro fratello Dom Oscar Lopes Fernandes Braga, cui sono grato per l'indirizzo di benvenuto.


2. La vocazione viene da Dio. Se l'uomo pone la domanda "che cosa devo fare?", lo fa perché il Signore che "è luce e salvezza", ha preparato nel cuore dell'uomo lo spazio necessario a tale ricerca. A volte, la vocazione è una chiamata evidente da parte di Dio, come nel caso di Abramo, come testimonia il Libro della Genesi. Dio gli parla direttamente: "Vattene dal tuo paese...verso il paese che io ti indichero" (Gn 12,1). E Abramo "parti, come gli aveva ordinato il Signore" (Gn 12,4). Ma di solito il Signore aspetta la risposta dell'uomo. Egli lo ha creato come un essere razionale e libero, capace di porre domande essenziali a Dio, e di interrogarsi sul cammino da scegliere nella vita, il cammino della sua vocazione.

Dio vuole rispondere a questa domanda, ma lo fa come Cristo ha risposto al giovane del Vangelo di oggi.


3. Dobbiamo riflettere attentamente su questa risposta di Cristo. Di fronte alla domanda del giovane, Gesù comincia col rispondere con un'altra domanda: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono" (Mt 19,17). Questa è la prima e più importante parte della risposta di Cristo. Il giovane chiede: "Che cosa devo fare di buono?". Gesù risponde: se vuoi sapere ciò che è bene, allora devi rivolgerti soprattutto a chi è fonte di ogni bene: a Dio. Dio ha indicato a tutti il cammino verso la salvezza, verso la vita eterna, dando agli uomini i suoi comandamenti. La via che conduce alla vita eterna è la via dei comandamenti di Dio: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti" (Mt 19,17) risponde subito dopo Gesù al giovane. Allo stesso tempo, il cammino della salvezza consiste nella risposta fondamentale alla questione della vocazione nella vita dell'uomo.

Ciascuno di voi, uomini e donne, troverà in questi comandamenti la via che conduce a Dio, e lungo la quale dovrà camminare. I Comandamenti sono una condizione fondamentale e indispensabile perché l'uomo possa realizzare la vocazione della sua vita: raggiungere il fine per il quale vive sulla terra. Questa è la prima ed essenziale risposta di Cristo, di Colui che "è luce e salvezza" dell'uomo: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti".


4. L'interlocutore del Buon Maestro pone pero un'altra domanda. Tenendo conto del fatto che nella sua vita precedente aveva osservato i comandamenti, il giovane chiede "che mi manca ancora?" (Mt 19,20). Perché è lui che fa questa domanda? Anche in questo caso era stata preparata nel suo cuore dalla precedente grazia di Dio. L'uomo può cercare nella sua vita un cammino migliore, e per ogni interrogativo su tale cammino, Cristo ha una risposta propria per ognuno. perciò, l'interlocutore del Vangelo sente Cristo rispondergli: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Mt 19,21). Colui che nella sua vita osserva i comandamenti di Dio, già segue Cristo. Ma è necessario che alcuni vadano oltre. Si tratta di quelli ai quali Gesù può dire: "vieni e seguimi" in modo particolare. Seguimi, abbandonando tutto ciò che è tuo (come Abramo nel lasciare la terra nativa), seguimi in maniera esclusiva. Vieni con me per salvare insieme il mondo!


5. In primo luogo, voi sacerdoti, che siete stati unti proprio per essere altri Cristi davanti agli uomini, siate, prima di tutto, uomini di Dio, chiamati a testimoniare la presenza di Dio in mezzo ai credenti, annunciando loro il Vangelo, esercitando il ministero della dottrina "nelle cose che riguardano Dio" (He 5,1).

in ogni cosa e non solo in ciò che si riferisce a Dio, e alimentando la Chiesa con i sacramenti. In secondo luogo, siate uomini della Chiesa. Essa vi ha accolto, vi ha formato, vi ha ordinato e vi ha inviato, in nome di Dio, ad essere, in mezzo al popolo, la presenza salvifica di Gesù Cristo, del quale siete ministri. Siete stati ordinati per essere i dispensatori della grazia di Cristo, amministrata attraverso i Sacramenti e che, mediante il Battesimo, introduce gli uomini nel Popolo di Dio, mediante la Penitenza, riconcilia i peccatori con Dio e con la Chiesa, mediante l'olio degli infermi, allevia le sofferenze degli ammalati, con il matrimonio istituisce famiglie cristiane, e soprattutto con la celebrazione della Santa Messa offre sacramentalmente il Sacrificio di Cristo (cfr. PO 5) a beneficio della Chiesa. Siete chiamati a servire come il Buon Pastore, il quale pascola le sue pecore conducendole all'ovile, facendo attenzione che nessuna si perda. Grande è la vostra responsabilità di fronte alla Chiesa, che vi ha affidato un gregge di grande valore, essendo una comunità redenta dal Sangue di Cristo.

Infine, siate uomini della comunità. Come il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore, non appartenete a voi stessi, bensi al popolo a cui foste inviati.

"Esercitando la funzione di Cristo capo e pastore per la parte di autorità che spetta loro - diceva il Concilio Vaticano II - i presbiteri, in nome del vescovo, riuniscono la famiglia di Dio come fraternità viva e unita e la conducono al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo" (PO 6). Infine, uomini di Dio, della Chiesa, della comunità, siete tutto questo all'interno di un corpo sacerdotale, ossia il presbiterio costituito intorno al vostro Vescovo. Il ministero gerarchico e strutturato non è un dono puramente individuale: mediante l'ordinazione siete entrati nel collegio dei presbiteri, per vivere in esso il reciproco aiuto, fraterno e spirituale, la corresponsabilità pastorale, l'esempio per la Chiesa di una santa comunione con Cristo e con il prossimo.


6. "Vieni e seguimi"! Come sono belle queste parole per tutti voi, religiosi e religiose, che vi siete donati a Dio in una consacrazione totale per amore e gloria del Suo Regno, come segno di Alleanza del Signore con l'umanità, in particolare con il Popolo di Dio che vive in Angola. Per questo siete chiamati ad essere il segno dell'Assoluto di Dio. "Tutti coloro che sono chiamati da Dio - come dice il Concilio - alla pratica dei consigli evangelici e ne fanno fedelmente professione, si consacrano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo" (PC 1). E camminare al seguito di Cristo porta a condividere sempre più consapevolmente il mistero della Sua Passione, Morte e Resurrezione.

Dio Nostro Signore si farà presente nel mondo se saprete essere testimoni del Mistero Pasquale, in una società logorata dall'attrattiva del benessere, dell'erotismo e dell'abuso del potere. Mediante la consacrazione, abbandonando la famiglia e rinunciando a costituire una famiglia, vi siete donati esclusivamente al "Dio che è amore" (cfr. 1Jn 4,8) per dimostrare, fra l'altro, quanto sia relativo tutto quello che c'è nel mondo. Il Regno di Dio, la cui "elevazione sopra tutte le cose terrestri" si esprime nella vita religiosa (cfr. LG 44), non è di questo mondo. Il popolo ha bisogno di questa vostra testimonianza. Consacrati all'amore di Dio, voi religiosi e religiose non siete perduti per il popolo - piuttosto il contrario. Invece di essere padri e madri di una piccola famiglia e con una discendenza fisica, siete padri e madri attraverso una discendenza spirituale all'interno di una famiglia molto più numerosa, la santa famiglia di Dio, la Chiesa, "Madre e Maestra" dei popoli. Anche a voi, carissime religiose che vi siete consacrate alla contemplazione e vivete nel raccoglimento e nella clausura la vostra vita religiosa, il Papa ricorda che il vostro tipo di vita vi pone nel cuore del mistero della Chiesa. Siete una forza nascosta che le fornisce energia per la sua feconda attività. Continuate la vostra insostituibile funzione di preghiera, dando il vostro contributo affinché l'azione dello Spirito vivifichi tutto l'organismo ecclesiale. D'altro canto, voi religiosi dovete essere segno e fermento di fratellanza. Dio vuole costruire nel mondo la grande famiglia di Dio, dove tutti gli uomini, di ogni razza, colore e condizione, possano vivere insieme in uno spirito di convivenza e di pace. Voi già siete una bella espressione di questa famiglia. Potete quindi aiutare il vostro popolo a costruirsi come popolo-famiglia, a partire da famiglie, tribù e culture diverse... Infine, dovete essere segno e fermento dell'Amore liberatore e salvifico di Dio per il vostro popolo e per tutti gli uomini. La vita consacrata nasce dallo Spirito Santo, ma come risposta a situazioni e carenze della Chiesa o degli uomini. Dio è salvatore e non vuole che nessuno si perda. Tutti quelli che vi avvicinano vogliono vedere il volto di Cristo Redentore, il quale "vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4). Siate testimoni di Cristo con il vostro modo di vivere e di pregare, aprite "Gli immensi spazi della carità, dell'annunzio evangelico, dell'educazione cristiana, della cultura e della solidarietà verso i poveri, i discriminati, gli emarginati ed oppressi" (RMi 69). Siate veicolo di speranza liberatrice per coloro che soffrono a causa della schiavitù del peccato, che è la peggiore di tutte le schiavitù, guidate molti fratelli al Sacramento della Misericordia divina, della Riconciliazione. Siate segno di Dio. Dovete essere Suoi testimoni e di quanto Egli sia il centro e la sorgente di vita per gli uomini.


7. Nel concludere, vi esorto ancora ad ascoltare una voce che vuole parlarci, contenuta anche nella liturgia di oggi. La voce dell'Apostolo ed Evangelista San Giovanni: "Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno. Non amate né il mondo... perché il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!" (1Jn 2,14-15). così scrive l'Apostolo di Cristo. Scrive ciò che egli stesso aveva udito dalla bocca del divino Maestro: "Vieni e seguimi". Ed egli lo segui.

Poi si è trovato sul Calvario, accanto a Maria, Madre del Redentore. E in quel luogo, lui, un uomo, fu dato come figlio alla Madre del Figlio di Dio. Egli ha seguito Gesù e non se ne è pentito. E ci dice: "giovani, il mondo passa con la sua concupiscenza". La parola di Gesù che ha attratto Giovanni, risuona anche per noi: il Signore dice anche a noi: "Vieni e seguimi".

Tenete a mente questo messaggio rivolto ai giovani dall'Apostolo Giovanni, al termine della sua vita, quando era già anziano. Questo messaggio vi infonda coraggio quando a qualcuno di voi - ragazzi o ragazze - Gesù rivolgerà una chiamata simile. "Seguimi".

"Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avro paura?".

Data: 1992-06-09 Data estesa: Martedi 9 Giugno 1992

Durante l'incontro con i catechisti nella Cattedrale dedicata a Nostra Signora di Fatima - Benguela (Angola)

Titolo: "L'Angola ha bisogno di segni vivi di Cristo"

Cari evangelisti e catechisti, Cari fratelli e sorelle,


1. "Andate, dunque, e ammaestrate... a osservare tutto ciò che vi ho comandato" (Mt 28,19-20). Un profondo sentimento di gioia riempie la mia anima in questo momento in cui incontro voi, operai importanti del Regno di Dio e fervidi testimoni di Cristo Risorto. Nei quattro angoli di questa immensa nazione, siete al servizio del suo mandato evangelizzatore. Un saluto affettuoso a ciascuno di voi, ivi compresi tutti i catechisti dell'Angola, sia i presenti che gli assenti.

Desidero confermare tutti nella missione ecclesiale, che assolvete generosamente in comunione con i vostri Vescovi e sacerdoti. Ringrazio per la vostra testimonianza di amore e di adesione alla Chiesa e per la serietà delle vostre aspirazioni, che traspare dalle parole con cui Monsignor Vescovo, Dom Oscar Lopes Fernandes Braga, ha illustrato la vostra fecondità apostolica. Le sue parole riflettono ciò che voi, cari catechisti, rappresentate nella storia, ormai cinquecentenaria, della Chiesa in questa terra angolana. Il coraggio e la generosità di continue generazioni di catechisti hanno permesso di edificare comunità vive e di far si che un popolo - per sua natura aperto alla vita spirituale - scoprisse la bellezza del messaggio di Cristo.


2. Cari catechisti, grande è la vostra missione nella Chiesa! Siete un autentico laicato d'avanguardia. Tante volte è dipeso da voi il consolidamento delle nuove comunità cristiane, per non dire la prima pietra della loro fondazione, con il primo annuncio del Vangelo a quanti non lo conoscevano. Se i missionari non potevano essere presenti o sono dovuti partire in tutta fretta subito dopo il primo annuncio, siete stati voi, i catechisti, a sostenere e formare i catecumeni, a preparare il popolo cristiano ai sacramenti, a insegnare la catechesi e ad assumervi l'animazione della vita cristiana nei loro villaggi o nei loro quartieri. Come non lodare la maturità cristiana e il senso di responsabilità che avete dato nelle grandi prove che si sono abbattute su di voi e sul vostro popolo durante la guerra degli ultimi anni? Questo per citare soltanto una delle ultime pagine da voi scritte con lacrime e sangue. Quanti evangelisti e catechisti, "saldi nella fede", hanno sopportato minacce e sofferenze, e hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori della guerra! Tante volte con sporadici o inesistenti contatti con i vostri pastori, siete riusciti a mantenere vive le comunità cristiane che il Signore vi ha affidato! Il popolo cristiano ringrazia Dio per l'esempio e per l'attaccamento alla Santa Chiesa dei suoi Evangelisti e Catechisti. Dio non lascia senza ricompensa un bicchier d'acqua dato per amore, ancor meno lascerà senza ricompensa, cari catechisti, il vostro glorioso servizio al Vangelo e alle comunità cristiane durante questi anni di sofferenza.


3. Voglio esprimervi qui, carissimi catechisti, la più profonda gratitudine della Chiesa e del Papa per tutto ciò che avete fatto per i vostri fratelli. Non posso fare a meno di ricordare in special modo i catechisti che, per tanti anni, sono rimasti completamente isolati dalla guerra nella giungla! Avete sacrificato tutto per non abbandonare il gregge del Signore: avete vissuto il destino della vostra gente e non avete perso la speranza dinnanzi alle enormi difficoltà che avete dovuto affrontare. Avete dovuto percorrere centinaia di chilometri per chiedere un consiglio al missionario o al Vescovo e affidar loro le vite e le necessità della missione, per poi tornare con l'Eucaristia e il minimo indispensabile per sopravvivere: vi hanno visti arrivare quasi nudi, ma con il Vangelo sotto il braccio! Siete stati dei veri testimoni di Cristo e del Vangelo. Soltanto grazie a voi, valorosi evangelisti e catechisti, la Chiesa è potuta sopravvivere in tanti luoghi! Conosco le grandi sofferenze e le enormi umiliazioni inflitte tanto a voi quanto ai vostri familiari, alle vostre mogli, ai vostri genitori, ai vostri figli... Come non pensare alle decine di catechisti vittime della guerra o del totalitarismo? Hanno sacrificato la vita, solo perché si sono rifiutati di abbandonare la fede o di smettere di alimentare la loro comunità con la Parola di Dio. Sapete già cosa significa soffrire per Cristo: sequestrati, umiliati, flagellati, molti persino assassinati... e avete perdonato tutto! Vi siete sacrificati con una dignità cristiana ammirevole... senza odiare nessuno. Avete dato un'autentica testimonianza di Cristo! Gloria a voi per questa testimonianza di responsabilità e di maturità cristiana! Il Papa vi doveva queste lodi!


4. Carissimi fratelli e sorelle, questi uomini e queste donne di Dio che hanno sacrificato le loro vite per Cristo, sono la prova della maturità della fede in Angola, e sono adesso i nostri intercessori presso il Signore. Le pagine gloriose dei primi cristiani sono state riscritte qui dagli evangelisti e dai catechisti angolani. Grande è la speranza che la Chiesa ha riposto in questa nazione! So che l'evangelizzazione darà molti frutti in Angola; e confido sui cristiani angolani per diffondere la Buona Novella all'intero Continente africano. Un segno di consolazione di questa fecondità apostolica è evidente nel dono della vocazione religiosa e sacerdotale concesso a uno o più dei figli e delle figlie degli evangelisti e dei catechisti. E' stato nell'ambiente della loro famiglia cristiana che la chiamata di Dio è penetrata nel cuore e nella volontà di questi figli. E perciò, parlando degli evangelisti e dei catechisti e del loro importante ruolo nella Chiesa, voglio ricordare anche il ruolo nascosto ma prezioso delle loro mogli - le mogli dei catechisti. Collaborando alla creazione di un ambiente cristiano in casa, insegnando ai figli il cammino di Dio, aiutando i loro mariti nell'opera di apostolato, queste madri cristiane sono anche a volte madri della comunità cristiana. Dio benedica le famiglie dei nostri evangelisti e catechisti!


5. Al Padre celeste, fonte di ogni dono perfetto, rivolgo la mia preghiera sincera perché, superati definitivamente i difficili problemi del passato, possiate adesso avere tutti la consolazione della presenza e dell'appoggio dei vostri pastori. La vostra azione completa quella del sacerdote, e mostra l'autentico volto della Chiesa, che deve essere missionaria in tutti i suoi membri, sia laici che consacrati. Mi congratulo quindi con tutti i catechisti che hanno voluto consacrare il loro tempo, le loro energie e il loro cuore al lavoro nella vigna del Signore. E incoraggio anche tutti gli altri laici affinché ognuno, secondo i doni ricevuti, si dedichi all'apostolato nel proprio ambiente di vita e di lavoro e soprattutto nei Movimenti di Apostolato.


6. Cari fratelli: le esigenze del Vangelo sono grandi, sia nella vita della Chiesa che nel mondo. La vostra buona volontà, cari catechisti, non è sufficiente, perché "il lavoro dei catechisti si va facendo sempre più difficile e impegnativo per i cambiamenti ecclesiali e culturali in corso". Da qui la necessità urgente di una "più accurata preparazione dottrinale e pedagogica, il costante rinnovamento spirituale e apostolico" (RMi 73) nello spirito di Cristo. Questa preparazione esige mezzi adeguati, tra cui emerge la Scuola dei Catechisti, già presente in molte delle vostre Diocesi. Esorto le altre Diocesi a fare uno sforzo per dotare i propri catechisti della stessa formazione. In tal modo il loro apostolato sarà alimentato da fonti vive; i loro dialoghi e le loro azioni saranno permeati dalla presenza di Gesù, che è "via, verità e vita" (Jn 14,6). I catechisti potranno così continuare a edificare la Chiesa in questa terra, in un nitido incontro tra il meglio della loro cultura e la Rivelazione cristiana.


7. Cari evangelisti e catechisti, non potete irradiare se non ciò che siete dentro di voi. Con la Sua grazia, dovete diventare sempre più conformi a Colui la cui immagine portate in voi - Gesù Cristo. L'Angola ha bisogno di segni vivi di Cristo, che custodiscano con fermezza, nel suo cuore, la Parola di Dio, che si uniscano a Lui per mezzo dei sacramenti, che mettano in pratica le beatitudini, e che amino tutti, in modo particolare i più umili tra i loro fratelli e sorelle. In una parola, siate santi. La santità è la forza più potente per portare a Cristo il cuore degli uomini. Ricordate quel brano del Vangelo sulla vite e sui tralci (Cfr. Jn 15,5): nell'unione dei "tralci" con l'"unica vite", sta la sorgente concreta e la misura certa dell'attività apostolica e del dinamismo missionario della stessa Chiesa.


8. Cari catechisti, la sfida della vita cristiana è esigente, ma sappiamo attraverso la fede che "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37). La grazia e l'amore di Cristo non mancheranno mai. Non perdete il coraggio nonostante le difficoltà pratiche o persino, a volte, la mancanza di mezzi, perché è proprio nella vostra debolezza che il potere di Dio si manifesta (cfr. 2Co 12,9). Per mezzo dello Spirito Santo sarete in grado di dire: "quando sono debole, è allora che sono forte" (2Co 12,10). In questa lieta circostanza del nostro incontro, voglio augurarvi che rimangano con voi il Signore Gesù Cristo e la sua immensa bontà, perché possiate avanzare sempre senza temere gli ostacoli. Lui ha vinto il mondo! Ringraziate il Signore per il dono della vostra vocazione, per mezzo della quale Cristo vi ha chiamati e scelti tra gli altri uomini e donne, affinché foste strumenti della sua salvezza. Rispondete con generosità alla vostra vocazione e avrete il vostro nome scritto nel cielo (cfr. Lc 10,20).

Vi accompagnino la sua Luce e la sua Grazia, che su tutti imploro per intercessione di Nostra Signora di Fatima, titolo con cui è venerata e invocata in questa cattedrale la Madre del Redentore. E la Vergine fedele sia per tutti la nostra Madre, nel cammino della vita! A voi, catechisti dell'Angola, alle vostre famiglie e a tutti i fedeli delle vostre comunità, imparto con paterno affetto la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-09 17/01/19102Data estesa: Martedi 9 Giugno 1992 Pag. 18346

Incontro dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi - Luanda (Angola)

Titolo: Proseguire sulla via dell'annuncio è la sfida della Chiesa in Africa alle soglie del Duemila

Venerati Cardinali, Signori Vescovi, Amati Sacerdoti e religiosi, Cari fratelli e sorelle,


1. Sono particolarmente felice di partecipare, per la seconda volta in terra africana, alla Riunione del Consiglio della Segreteria Generale dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi. Mi unisco alla vostra riflessione e alla vostra preghiera per l'auspicato frutto della prossima Assemblea: il profondo rinnovamento della Chiesa in Africa. Rivolgo un cordiale saluto al Pastore di questa Arcidiocesi, Eminentissimo Cardinale Alexandre do Nascimento, ai Vescovi qui presenti, e, in modo particolare ai Membri del Consiglio, che, provenendo da tutte le regioni del continente africano, rappresentano le diverse Chiese locali.

Saluto tutti voi qui riuniti, voi che, testimoniando Cristo Risorto, siete il segno di una Chiesa in cammino.


2. Il fatto che questo incontro si svolga proprio nella Cattedrale, alla presenza del popolo di Dio, pastori e fedeli, mi richiama alla mente il cammino sinodale percorso sinora dalla Chiesa pellegrina in Africa. E' già stato percorso un lungo cammino da quel primo annuncio fatto nella Solennità dell'Epifania del 1989. I frutti del Sinodo dipendono, in gran parte, dalla sua preparazione. Avete tutti preso conoscenza dei Lineamenta che segnano una tappa della preparazione remota.

Frutto di un lavoro collegiale e tipicamente "africano", i Lineamenta avevano lo scopo di suscitare la riflessione sul nostro essere Chiesa, l'approfondimento della nostra fede, e la preghiera nelle comunità per la riuscita del Sinodo africano. Sono stati ampiamente divulgati nel continente africano, affinché la vostra vita ecclesiale ricevesse forza e incoraggiamento. Sulla base dei Lineamenta le Conferenze Episcopali, i Vescovi, le comunità e tutti i membri del popolo di Dio sono stati esortati ad unirsi, in modo concreto, al cammino sinodale. Essi hanno preso sul serio l'invito a "camminare insieme" (syn-odos). Il cammino percorso è consistito nella riflessione e lo studio della realtà ecclesiale: per scoprire meglio quale sarebbe la volontà di Dio per questa Chiesa in Africa, per individuare le nuove sfide pastorali alla luce della fede, per essere testimoni (cfr. Ac 1,8) di Colui che ci ha chiamati a partecipare della Sua stessa vita, e testimoni fedeli della missione da Lui affidataci. Un cammino fatto non solo di riflessione, ma anche di preghiera, invocando l'aiuto divino per portare avanti l'impegno ecclesiale, in questo momento della storia, incentrato sul tema del Sinodo: "La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso il 2000. "Voi mi sarete testimoni" (Ac 1,8)".


3. Ringraziamo quindi il Signore per il lavoro di preparazione dell'Assemblea, svolto sinora dalle diocesi, dalle comunità e dai vari organi, dal popolo di Dio in tutta l'Africa. L'Africa intera è in stato di Sinodo. Tutti hanno offerto il loro contributo: il lavoro intellettuale, la saggia riflessione opportunamente proposta, le scintille di intuizione, la gioia di vivere come cristiani condivisa con i fratelli, le sofferenze dei malati e le preghiere di tutti.


4. L'evangelizzazione è il tema centrale e unitario del Sinodo, articolato in cinque sotto-temi (proclamazione della Buona Novella, inculturazione, dialogo, giustizia e pace, comunicazione sociale). Ecco il nucleo centrale dell'evangelizzazione: Cristo, Dio e uomo, morto e risorto, unico Salvatore dell'umanità e Mediatore fra Dio e gli uomini (cfr. Ac 2,14-36 Ac 3,11-16 Ac 4,10-12).

Il continente africano è stato evangelizzato in varie fasi: 1) Nei primi secoli del cristianesimo, sono state istituite le antiche Chiese dell'Egitto e del Nord Africa. Queste hanno donato alla Chiesa grandi personaggi, come Atanasio, Clemente e Cirillo d'Alessandria, Origene, Cipriano e Agostino; 2) Nel XV e XVI secolo, sono comparse le Chiese a Sud del Sahara, frutto soprattutto dell'evangelizzazione di francescani, gesuiti e domenicani; 3) Nel XIX secolo, ha avuto inizio una nuova epoca caratterizzata da uno straordinario sforzo missionario che ha istituito Chiese in tutte le nazioni africane, e ha creato comunità prospere e solide, piene di un tale dinamismo missionario che suscita l'ammirazione della Chiesa universale. Diverse Chiese celebrano il centenario della propria evangelizzazione, frutto di una fede annunciata e raccolta. In questo momento della storia, quasi alle soglie dell'Anno 2000, la Chiesa in Africa ha dinnanzi la sfida di proseguire sulla via del felice annuncio e della proclamazione di Cristo, Via Verità e Vita (cfr. Jn 14,6). La proclamazione di questa Buona Novella deve essere svolta con parole e fatti. La riflessione sinodale dei Vescovi intorno a Pietro deve portare a cogliere le nuove esigenze e l'urgenza di questo compromesso. E' un dovere nei confronti di tutti i battezzati.


5. L'Assemblea Speciale è un avvenimento ecclesiale di fondamentale importanza per l'Africa, un kairos, un momento di grazia, nel quale Dio manifesta la Sua salvezza. Tutta la Chiesa è invitata ad accogliere pienamente questo tempo di grazia, ad accogliere e a diffondere la Buona Novella. Lo sforzo di preparazione al Sinodo beneficerà non solo la celebrazione sinodale stessa, ma si volgerà sin da ora a favore delle Chiese locali pellegrine in Africa, la cui fede e la cui testimonianza si rafforzano, diventando sempre più mature. Allo stesso tempo, questo avvenimento ha una dimensione universale. In ogni assemblea sinodale, tutta la Chiesa diventa presente. Quando i rappresentanti del Collegio Episcopale si riuniscono una cum et sub Petro per affrontare le sfide pastorali che si pongono alla Chiesa in Africa in questo momento della storia, verso l'anno 2000, è tutta la Chiesa ad esprimere la consapevolezza della solidarietà ecclesiale, per cui tutti si sentono responsabili della Chiesa, dovunque essa si trovi.


6. Ringrazio di cuore tutti i Vescovi che hanno partecipato in qualità di Membri del Consiglio, alle diverse fasi di preparazione dal 1989 ad oggi. Durante questo periodo di tempo, il Consiglio della Segreteria per l'Assemblea Speciale per l'Africa ha svolto un duplice servizio: da una parte ha incoraggiato il popolo di Dio, Pastori e fedeli, alla riflessione sul tema sinodale; dall'altra, ha offerto i suoi saggi e prudenti consigli alla Segreteria Generale del Sinodo e al Papa, in vista delle opportune decisioni da prendere per garantire pieno successo all'opera sinodale. Rivolgendosi sia ai Pastori della Chiesa in Africa che al Pastore della Chiesa universale, il Consiglio ha prestato, di fatto, un servizio ecclesiale straordinariamente importante.


7. Adesso ha avuto inizio la preparazione prossima dell'Assemblea con l'Instrumentum laboris, di cui abbiamo appena ascoltato la presentazione. Il documento di lavoro non servirà solo ad offrire ai Vescovi dell'Africa le idee e le proposte derivanti dalla consultazione svolta in tutte le diocesi, secondo il questionario dei Lineamenta, ma aiuterà anche a definire meglio l'"Ordine del giorno" dell'Assemblea e a preparare il dibattito sinodale, in modo sempre più profondo ed efficace. Tutti trarranno dall'Instrumentum laboris un nuovo incoraggiamento a continuare e ad accompagnare spiritualmente i Vescovi che si preparano a partecipare all'Assemblea. In questa nuova fase di preparazione più immediata dell'Assemblea, esorto tutti a proseguire la riflessione, l'approfondimento e soprattutto la preghiera per il felice esito e i buoni frutti spirituali e pastorali del Sinodo. Siamo consapevoli delle difficoltà che esistono in diversi parti del continente africano: mancanza di pace, situazioni politiche difficili, intolleranza e discriminazioni che perdurano, problemi sociali ed economici, problemi di comunicazione, scoramento di fronte al moltiplicarsi delle difficoltà. Nonostante tutto, pero, la Chiesa continua e deve continuare ad annunciare coraggiosamente la Buona Novella e ad essere testimone di Cristo Risorto in tutti i campi della vita personale e della convivenza umana.


8. Come abbiamo ascoltato nella lettura degli Atti degli Apostoli i Discepoli hanno ricevuto da Gesù il mandato di testimoniare e proclamare la Sua resurrezione (cfr. Ac 10,42). Allo stesso modo, il Signore invia anche noi ad annunciare la Buona Novella della salvezza e a essere Suoi testimoni. "Dio - dice il testo - consacro in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passo beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (Ac 10,38), Domenica scorsa, abbiamo celebrato la solennità di Pentecoste. Lo Spirito del Signore è disceso su di noi trasformandoci: i nostri timori sono stati convertiti in coraggio, la nostra cecità tramutata in luce splendente, la nostra fragilità umana è stata trasformata in forza e speranza, affinché potessimo essere autentici testimoni di Cristo e dell' importanza del suo messaggio per l'Africa. Le comunità cristiane dell'Africa sono chiamate, in primo luogo, a vivere il mistero pasquale, a conoscere meglio il messaggio di salvezza portato da Cristo e a ricevere il dono dello Spirito Santo. In tal modo radicate in Cristo e permeate dalle Spirito saranno in grado di offrire una testimonianza della ricchezza della fede che hanno ricevuto col loro battesimo. Ecco il miglior modo di prepararsi all'Assemblea Sinodale. In questo cammino di preparazione, ci accompagna la Vergine Maria, Regina della pace, Regina dell'Africa. La Chiesa continua a pregare in un solo spirito con Maria, Madre di Gesù (cfr. Ac 1,14).

Che la Madre della Chiesa ci protegga e ci guidi in questo nostro impegno in vista dell'anno 2000 e del Sinodo.

Data: 1992-06-09 17/01/19102Data estesa: Martedi 9 Giugno 1992 Pag. 18349


GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia durante la concelebrazione eucaristica presieduta nella "Praca de Casseque" - Benguela (Angola)