GPII 1992 Insegnamenti - Udienza: ai membri dell'Associazione cattolica "Amelungia" - Città del Vaticano (Roma)

Udienza: ai membri dell'Associazione cattolica "Amelungia" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario superare gli egoismi nazionali per raggiungere una nuova e autentica unità europea

Cari amici! In occasione della vostra visita in Vaticano vi porgo il mio cordiale benvenuto. Quali studenti e laureati cattolici, consapevoli di impegnare formalmente la vostra fede cristiana nella vita concreta di ogni giorno, nello studio e nel lavoro, in occasione del vostro viaggio a Roma per l'85° anniversario della fondazione della vostra associazione, intendete porgere il vostro riverente saluto al Successore di Pietro, volete manifestare la vostra comunione con la Chiesa mondiale ed essere rafforzati nella fede.

L'associazione, a cui appartenete, fonda la sua unità su quattro principi storici, che occorre ricordare e non soltanto menzionare; bisogna, piuttosto, analizzare nuovamente questi principi alla luce delle circostanze attuali, così come è stato fatto anche al momento della fondazione a metà del secolo scorso, per non restare ancorati a una tradizione che si esaurisca in un ricordo non veritiero.

L'amicizia, che deve unirvi, costituisce, in un certo senso, la cornice esteriore della vostra comunità. Tanto più l'amicizia si basa sulla fiducia, tanto più viene svuotata del suo significato originario, se si riduce ad una emarginazione unilaterale degli altri. L'amicizia è, per sua natura, allettante ed è orientata all'apertura anche nei confronti dell'emarginato. L'amicizia, dunque, non è un meccanismo interno, bensi la base dell'agire comune per il bene degli altri. Poiché voi siete tutti studenti o laureati che esercitano, per lo più, una professione accademica, avete scelto l'idea della scienza come tema principale della vostra associazione, ricordando che non il patronato, bensi la competenza professionale e un solido studio rappresentano la base essenziale per un'attività lavorativa di successo. Infatti, lo ricorda anche il Concilio Vaticano II laddove dice dei laici: "Facciano pure gran conto della competenza professionale, del senso della famiglia e del senso civico e di quelle virtù che riguardano i rapporti sociali... senza le quali non ci può essere neanche vera vita cristiana" (AA 4). Qui il Concilio già afferma che la Religione, la fede cristiana, è la base essenziale di una vita professionale e familiare ben riuscita, poiché ogni battezzato e ogni cresimato è chiamato alla sequela e all'imitazione di Cristo e ne è reso capace "nell'accoglienza delle sue Beatitudini..., nella consapevole e attiva partecipazione alla vita liturgica... della Chiesa, nella preghiera individuale, familiare e comunitaria, nella fame e nella sete di giustizia, nella pratica del comandamento dell'amore in tutte le circostanze della vita e nel servizio ai fratelli, specialmente se piccoli, poveri e sofferenti" (CL 16).

Infine vi sentite legati alla vostra terra, alla Patria, una parola che, in questi anni, per molti uomini è legata a esperienze spesso dolorose, perché si sentono degli emarginati e dei profughi a causa delle guerre e delle controversie.

Inoltre il continente europeo è in cerca di una nuova unità, che superi gli egoismi nazionali. Tanto più, negli anni passati, l'esaltazione della patria aveva un significato che promuoveva l'identità, tanto più oggi tale concetto ha bisogno di una nuova riflessione e di un nuovo orientamento in una mutata realtà europea.

Nelle attività socio-politiche fate vostra questa mutata realtà e promuovete il concetto della comunità che lega i popoli d'Europa nelle loro radici cristiane.

Senza una nuova evangelizzazione dell'Europa non si può avere una pacifica e duratura convivenza fra popoli.

Ringraziandovi ancora per la vostra visita, assicuro la mia preghiera a voi e alle vostre famiglie e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-19 Data estesa: Venerdi 19 Giugno 1992

Udienza ai membri dell'Associazione cattolica austriaca "Amelungia" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario superare gli egoismi nazionali per raggiungere una nuova ed autentica unità europea

Cari amici! In occasione della vostra visita in Vaticano vi porgo il mio cordiale benvenuto. Quali studenti e laureati cattolici, consapevoli di impegnare formalmente la vostra fede cristiana nella vita concreta di ogni giorno, nello studio e nel lavoro, in occasione del vostro viaggio a Roma per l'85 anniversario della fondazione della vostra associazione, intendete porgere il vostro riverente saluto al Successore di Pietro, volete manifestare la vostra comunione con la Chiesa mondiale ed essere rafforzati nella fede. L'associazione, a cui appartenete, fonda la sua unità su quattro principi storici, che occorre ricordare e non soltanto menzionare; bisogna, piuttosto, analizzare nuovamente questi principi alla luce delle circostanze attuali, così come è stato fatto anche al momento della fondazione a metà del secolo scorso, per non restare ancorati a una tradizione che si esaurisca in un ricordo non veritiero. L'amicizia, che deve unirvi, costituisce, in un certo senso, la cornice esteriore della vostra comunità. Tanto più l'amicizia si basa sulla fiducia, tanto più viene svuotata del suo significato originario, se si riduce ad una emarginazione unilaterale degli altri. L'amicizia è, per sua natura, allettante ed è orientata all'apertura anche nei confronti dell'emarginato. L'amicizia, dunque, non è un meccaniscmo interno, bensi la base dell'agire comune per il bene degli altri. Poiché voi siete tutti studenti o laureati che esercitano, per lo più, una professione accademica, avete scelto l'idea della scienza come tema principale della vostra associazione, ricordando che non il patronato, bensi la competenza professionale e un solido studio rappresentano la base essenziale per un'attività lavorativa di successo.

Infatti, lo ricorda anche il Concilio Vaticano II laddove dice dei laici: "Facciano pure gran conto della competenza professionale, del senso della famiglia e del senso civico e di quelle virtù che riguardano i rapporti sociali... senza le quali non ci può essere neanche vera vita cristiana" (AA 4). Qui il Concilio già afferma che la Religione, la fede cristiana, è la base essenziale di una vita professionale e familiare ben riuscita, poiché ogni battezzato e ogni cresimato è chiamato alla sequela e all'imitazione di Cristo e ne è reso capace "nell'accoglienza delle sue Beatitudini..., nella consapevole e attiva partecipazione alla vita liturgica... della Chiesa, nella preghiera individuale, familiare e comunitaria, nella fame e nella sete di giustizia, nella pratica del comandamento dell'amore in tutte le circostanze della vita e nel servizio ai fratelli, specialmente se piccoli, poveri e sofferenti" (CL 16). Infine vi sentite legati alla vostra terra, alla Patria, una parola che, in questi anni, per molti uomini è legata a esperienze spesso dolorose, perché si sentono degli emarginati e dei profughi a causa delle guerre e delle controversie.

Inoltre il continente europeo è in cerca di una nuova unità, che superi gli egoismi nazionali. Tanto più, negli anni passati, l'esaltazione della patria aveva un significato che promuoveva l'identità, tanto più oggi tale concetto ha bisogno di una nuova riflessione e di un nuovo orientamento in una mutata realtà europea.

Nelle attività socio-politiche fate vostra questa mutata realtà e promuovete il concetto della comunità che lega i popoli d'Europa nelle loro radici cristiane.

Senza una nuova evangelizzazione dell'Europa non si può avere una pacifica e duratura convivenza fra popoli.

Ringraziandovi ancora per la vostra visita, assicuro la mia preghiera a voi e alle vostre famiglie e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-19 Data estesa: Venerdi 19 Giugno 1992

Pellegrinaggio al santuario di Caravaggio - Caravaggio (Cremona)

Titolo: Ritrovare il cammino della pace vera, del rispetto dell'altro e dell'amore che è dono di sé

"Salve Regina, Mater misericordiae!"


1. Queste parole introduttive dell'antica e suggestiva antifona mariana mi risuonano nell'anima, carissimi Cittadini di Caravaggio, mentre contemplo il celebre santuario, testimone, nello splendore della natura che lo circonda, della sollecitudine materna di Maria verso la vostra Città. Proprio qui, alcuni secoli or sono, Ella volle portare alla vostra terra un messaggio di serenità, di fiducia e di pace. Da allora la presenza della Vergine Santissima in questo rigoglioso lembo di pianura padana non cessa di produrre rinnovati benefici spirituali in coloro che, con fede e devozione, vengono a sostare in quest'oasi di pietà. Nel nome di Maria, Madre di Dio e degli uomini, rivolgo a ciascuno di voi il mio saluto cordiale. Ringrazio, in particolare, il Signor Sindaco per le elevate espressioni con le quali ha interpretato i sentimenti della cittadinanza. Saluto il caro Monsignor Enrico Assi, Vescovo di Cremona e con lui Monsignor Libero Tresoldi, Vescovo di Crema, Monsignor Giacomo Capuzzi, Vescovo di Lodi, e gli altri Presuli presenti. Saluto infine voi, Sacerdoti, Religiosi e Religiose e Fedeli tutti di Caravaggio, per la calorosa e devota accoglienza, nella quale ho visto rispecchiate le migliori doti di cordialità umana e di cristiana religiosità che distinguono la gente bergamasca.


2. Piccola capitale della "Ghiara d'Adda", Caravaggio fu, nei secoli, terra di transito e di confine, teatro di guerre e di saccheggi, ma anche centro che diede i natali a personalità di notevole rilevanza, soprattutto nella pittura. Un nome emerge tra tutti: Michelangelo Merisi, detto, appunto, "il Caravaggio", vissuto a cavallo tra i secoli sedicesimo e diciassettesimo. Del suo genio si conservano testimonianze eloquenti nelle chiese di Roma e nella stessa Pinacoteca Vaticana.

Ma della città di Caravaggio desidero ricordare, soprattutto, la singolare vitalità religiosa, che ha nei santi Patroni, i martiri Fermo e Rustico, un sicuro fondamento. Questo fervore spirituale trova nelle belle chiese un preciso riferimento e nelle numerose opere sociali, ispirate dalla carità, la più convincente conferma.


3. Il nome di Caravaggio è legato in maniera singolare al Santuario, la cui storia costituisce una solenne riprova di come Dio, per comunicare agli uomini le sue parole di consolazione, si serva di Maria, Vergine e Madre, e scelga non le persone celebri e colte, ma le più umili e semplici. A Giovannetta, giovane sposa intenta a raccogliere erba sul prato Mazzolengo "ingemmando il suo lavoro di preghiere e di lacrime", Maria apparve come "regale e soave Signora". Era il 26 maggio 1432. Da quel giorno, il Santuario di "Nostra Signora del Sacro Fonte" è entrato nel cuore dei lombardi. Al suo riparo e all'ombra dei verdi alberi che lo circondano, sotto lo sguardo materno della celeste Madre di Dio, giungono ogni anno migliaia di pellegrini: sono Laici e Presbiteri, Religiosi e Religiose, sposi, giovani e anziani, gruppi ecclesiali e, particolarmente, ammalati. Sostando in questo luogo santo, ciascuno può contemplare nella fede i segni della misericordia di Dio, fare esperienza di un incontro personale con Cristo Gesù e imparare da Maria il silenzio, il raccoglimento e la preghiera di lode. Tutto, presso questa fonte miracolosa, ha sapore di Grazia!


4. Cari fedeli di Caravaggio! Dio, in Maria, è stato con voi largo delle sue benedizioni, lasciandovi, attraverso la concittadina Giovannetta, un preciso impegno anche per questo nostro tempo carico di tensioni e di speranze. Portare il lieto Vangelo della pace e della vita ai nostri contemporanei spesso distratti di fronte ai segni di Dio, perché presi dai loro terreni interessi o immersi in un clima di esasperato consumismo. Ecco la vostra missione. Siete chiamati ad essere "nuovi evangelizzatori" in una società che spesso abbandona o trascura le intramontabili verità del Vangelo, lasciandosi attrarre dagli illusori e momentanei miti del successo e del benessere materiale. Siete chiamati a diffondere giustizia e solidarietà in un mondo che rischia di essere dominato dall'indifferenza e dalle regole del profitto ad ogni costo, trascurando e talora calpestando i più poveri e i più deboli. Come ad esempio, non pensare con tristezza alla solitudine di tanta gente, chiusa nei propri problemi e nel proprio dolore? Come non ricordare che la giustizia esige rispetto dell'altro e scrupolosa osservanza dei propri doveri pubblici e privati? Come soprattutto non denunciare con forza - nel ricordo di san Bernardino da Siena, chiamato nel 1419 a metter pace fra il vostro borgo e quello di Treviglio - che anche non lontano da qui si continuano a combattere guerre assurde, seminatrici di odio fratricida e di morte, mentre l'umanità assiste incurante al consumarsi di così grandi tragedie umane? Occorre, carissimi fratelli e sorelle, ritrovare il cammino della pace vera, della fraternità fondata sull'accoglienza e il perdono, del rispetto dell'altro e dell'amore che è dono di sé. La ricchezza religiosa del vostro passato, a cui si sono ispirati i vostri antenati, non può essere considerata un semplice patrimonio storico da custodire e tramandare. Essa è piuttosto la sorgente alla quale bisogna continuare ad abbeverarsi per una personale e responsabile "peregrinazione nella fede", fondamento di una esistenza cristiana matura e di una società autenticamente libera e solidale. L'ascolto della Parola di Dio, l'Eucaristia e la Carità, nel loro indissolubile intreccio, impreziosito dalla filiale devozione mariana, saranno le acque sorgive che alimenteranno la vostra vita di fede, facendo si che "i grandi compiti e le grandi difficoltà che si susseguono non diventino fonte di crisi, ma occasione e quasi fondamento di conquiste sempre più mature sul cammino del popolo di Dio verso la Terra Promessa, in questa tappa della storia che ci sta avvicinando alla fine del secondo Millennio" (RH 22).


5. E tu, o Maria, fonte di grazia, benedici questo popolo in preghiera, custode fedele del tuo Santuario. Porta aiuto e conforto, o Madre, sorgente di ogni consolazione, a chi, nella prova, confida in Te. Dona alle famiglie, santuari dell'amore, la benedizione e la gioia della vita, Vergine Immacolata, stella luminosa di serenità e di pace. Dinanzi a questo Popolo peregrinante brilla, o Maria, quale segno di sicura speranza e di consolazione! (cfr. LG 68).

Con questi voti, e ancora una volta tutti salutandovi, di cuore vi benedico!

Data: 1992-06-19 Data estesa: Venerdi 19 Giugno 1992

Incontro con la città di Crema - Crema

Titolo: "Fatevi servitori gli uni degli altri e rendete la politica un modo privilegiato di vivere la carità"

Signor Sindaco di Crema e signori Sindaci del Cremasco, Venerato fratello nell'Episcopato, Illustri Autorità civili e militari, Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!


1. Grazie innanzitutto al Signor Sindaco per le cortesi parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome dell'intera comunità cittadina; grazie a tutti voi per la cordiale accoglienza. Vengo per la prima volta in questa nobile Città, per recare anche a voi, in nome di Cristo, l'antico e sempre nuovo messaggio del Vangelo. Con tali sentimenti, rivolgo a ciascuno un affettuoso saluto, con un pensiero particolare a quanti avrebbero desiderato essere qui con noi, ma non hanno potuto.

Inizio la mia visita pastorale dinanzi a questa splendida basilica sorta sul luogo dove Maria Vergine apparve, poco più di cinquecento anni fa, a Caterina degli Uberti, colpita a morte dal marito nel bosco che qui allora sorgeva. La Madonna esaudi il suo desiderio di poter ricevere i santi Sacramenti prima di morire. A questa donna sofferente, in cui Cristo prolungava il mistero della sua Croce, la Madonna fu vicina, come un tempo al Figlio Gesù sul calvario. Ancor oggi Santa Maria della Croce è a fianco di coloro che piangono, di quanti sono nel dolore, per condurli al Signore della vita e della gioia.


2. Il gesto di Maria, che si china a raccogliere la sofferenza di Caterina degli Uberti, rappresenta un messaggio valido per gli uomini e le donne di ogni tempo.

Diventa per ciascuno uno stimolo a mettersi in atteggiamento di rispetto, di accoglienza, di solidarietà verso i fratelli. E' proprio questo il punto di partenza per costruire una società a dimensione umana e per realizzare quel tipo di convivenza civile che Ella, Signor Sindaco, ha auspicato nel suo intervento.

Rispondendo perciò alla domanda da Lei posta sul "come" strutturare la città, faccio eco all'esempio eloquente di amore e di servizio che promana da questo sacro luogo e vorrei dire a Lei, agli Amministratori e ai cittadini tutti: fatevi servitori gli uni degli altri, soprattutto dei più piccoli e più bisognosi, delle fasce sociali più deboli; ponete a scopo di ogni azione sociale e politica l'uomo nella sua interezza. Costruite una comunità basata sulla solidarietà, sul dialogo, sulla ricerca del vero bene comune, lasciandovi ispirare dai valori evangelici.

Fate della politica un modo privilegiato di vivere la carità, della partecipazione un metodo per dare voce a chi non ha voce, dell'impegno sociale un segno distintivo della vostra comunità.


3. Crema vanta una notevole tradizione storica: dapprima come Comune libero di cui è celebre l'eroica resistenza contro l'invasore straniero, e in seguito, per tre secoli, come territorio di confine della Serenissima Repubblica di Venezia. Questa tradizione, leggibile ancora nelle chiese, nei palazzi, nell'elegante centro storico, nei borghi, nei grandi complessi agricoli, nelle ville, ha creato un'identità di popolo laborioso, di non molte parole, che forse non manifesta con facilità i propri sentimenti, ma li ha profondi. La fede e la vitalità cristiana, che la cattedrale, il suo Crocifisso miracoloso, questa basilica e le immagini della pietà popolare testimoniano, hanno alimentato i tratti che caratterizzano il popolo cremasco. Tra questi vorrei citare il senso dell'onore e del dovere, la propensione al lavoro e al risparmio, il rispetto della parola data, l'attaccamento alla famiglia e la spontanea dedizione a Dio. Merita un cenno singolare la devozione alla Vergine che ha segnato le vicende del vostro popolo ed ha costellato il territorio di numerose immagini mariane. Sono questi i lineamenti spirituali che hanno impresso una sorta di sigillo alla vostra stessa identità civile e religiosa, carissimi Cremaschi, contribuendo al formarsi di una feconda tradizione cristiana, di cui si possono intravvedere significative tracce nella ricchezza delle usanze popolari, nell'abbondanza del clero, nel fervore del laicato.


4. A tutti, poi, è nota la vostra intraprendenza mercantile, come pure la vostra laboriosità nell'agricoltura e nell'industria, che hanno fatto di Crema una città del benessere. Eppure, qui come altrove, si vive ai nostri giorni un momento di svolta e di trasformazione. La crisi del mondo agricolo e di alcune industrie ha prodotto una situazione non certo facile e, per certi versi, carica di preoccupazioni. Come non sentirmi vicino a quei lavoratori che hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro? Come non solidarizzare con le famiglie per le quali, a causa delle presenti difficoltà, il futuro è diventato più incerto? Le leggi del profitto e del capitale non prevalgano mai sul diritto al lavoro che è di ogni uomo! Le forze economiche e politiche, locali e nazionali, salvaguardino con la massima cura questa fondamentale esigenza della persona e di ogni nucleo familiare. Il clima culturale imperante, contrassegnato da una crescente spinta alla secolarizzazione, alla frammentazione e all'omogeneizzazione delle ideologie e della cultura, rischia di attenuare, anche qui nel Cremasco, quella vigoria cristiana che lo caratterizza. Voi stessi ne avete individuato alcuni segni sintomatici, ad esempio, nel calo delle vocazioni sacerdotali e religiose e nel progressivo venir meno del coraggio di consacrarsi generosamente al servizio di Dio e del prossimo. Ve ne siete resi ben conto e, come credenti, è vostro fermo proposito rilanciare l'ideale cristiano mediante una nuova evangelizzazione del vostro territorio. A questo in effetti punta il Sinodo diocesano al quale l'intera vostra Comunità ecclesiale è chiamata ad offrire il proprio contributo.


5. Carissimi fratelli e sorelle, non abbiate paura di riproporre il messaggio antico e sempre nuovo del Vangelo. Proclamate con ardore e testimoniate con la vita che il Signore è veramente risorto. Gli ideali evangelici sono alle radici dell'Europa, dell'Italia e della vostra Città. Continuate a fondare saldamente il vostro presente e a programmare il futuro su questi perenni e dinamici valori. Voi li conoscete bene: sono il primato di Dio nella nostra esistenza, il rispetto e la difesa della vita e dell'uomo, la solidarietà che apre il cuore ai fratelli, specialmente ai nuovi poveri, agli immigrati, ai popoli emergenti. Costruite le vostre persone su Cristo; accogliete la sua parola di salvezza. Portate lo spirito e i valori del Vangelo nella società che vi circonda. Ravviverete, così, e anzi svilupperete la nobile tradizione civile e cristiana che ha distinto lungo i secoli la Città e il territorio di Crema. Vi aiuti Iddio a portare a compimento questa missione ardua, ma affascinante.

Di fronte a questa Basilica, testimonianza luminosa della fede del vostro popolo, invoco su di voi la speciale protezione della Madonna della Croce e di gran cuore vi benedico.

Data: 1992-06-20 Data estesa: Sabato 20 Giugno 1992

Incontro con i fedeli della diocesi di Crema - Crema

Titolo: Adattamento senza compromessi e aggiornamento senza riduzioni: questa è la nuova evangelizzazione. "Chiesa di Crema, sii luce posta sopra il monte, fa' risplendere davanti agli uomini la verità!"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Abbiamo poc'anzi ascoltato la consegna di Gesù agli Apostoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura". "Allora essi partirono - annota l'evangelista Marco - e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro" (Mc 16,15 Mc 16,20). "Predicarono dappertutto": la parola degli Apostoli, passando di bocca in bocca, è giunta fino a questa vostra terra, carissimi fratelli e sorelle, e vi ha suscitato nel corso dei secoli una meravigliosa fioritura di vita cristiana. Nella gioia di questa costatazione, saluto voi qui presenti e l'intera Comunità ecclesiale di Crema. Saluto con speciale affetto il Signor Cardinale Marco Cè, originario della Diocesi, e il Nunzio Apostolico in Perù, Mons. Luigi Dossena, figlio pure lui di questa Chiesa locale. Saluto il vostro Pastore, il caro Mons. Libero Tresoldi, insieme col predecessore, il venerato Mons. Carlo Manziana. E non posso non aggiungere che con Mons. Manziana, Vescovo emerito di Crema, ci conosciamo da molti anni, ci conosciamo attraverso i suoi colleghi, exprigionieri di Dachau, sacerdoti polacchi. Molte volte ho potuto incontrare il vostro Vescovo emerito di Crema in Polonia, specialmente a Kalisz, durante i pellegrinaggi che facevano questi sacerdoti prigionieri al Santuario di San Giuseppe, in questa città. Una volta ho avuto anche l'onore di concelebrare con Mons. Manziana. Saluto i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose, i Fedeli laici, impegnati nelle molteplici attività apostoliche parrocchiali e diocesane.

Saluto, con affetto profondo, le famiglie, i giovani, speranze vive della società e della Chiesa, e gli ammalati, preziosi protagonisti, grazie alla sofferenza accettata in unione col Redentore, della missione evangelizzatrice del popolo cristiano. Sono lieto di incontrarmi con voi e di condividere le attese e i propositi missionari che vi animano in questa importante fase di preparazione del Sinodo diocesano. Mi conforta, soprattutto, la vostra determinazione a voler essere coraggiosi agenti della nuova evangelizzazione in un mondo che cambia rapidamente. Possa ciascuno di voi, carissimi fratelli e sorelle, fare propria, in ogni circostanza, l'affermazione dell'Apostolo delle Genti: "Tutto io faccio per il Vangelo" (1Co 9,23).


2. Fare tutto per il Vangelo: questo dev'essere il proposito di ogni credente. I lavori del Sinodo vi aiutano a prendere rinnovata coscienza dell'impegno apostolico che interessa ciascuno secondo la propria peculiare vocazione. "Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo - osserva San Paolo -; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). Proclamare la buona novella con la parola e con la coerenza dei propri comportamenti è dovere del cristiano; è per lui fonte di piena realizzazione umana e spirituale.

Carissimi fratelli e sorelle di Crema! So che la vostra terra vanta una secolare tradizione religiosa. A questo patrimonio di speranza voi potete e dovete attingere costantemente. Esso vi è quanto mai utile per consolidare, con immutato ardore missionario, il cammino della nuova evangelizzazione, che "costituisce una sfida non solo per i singoli cristiani e le comunità ecclesiali, ma anche per la costruzione di una società più umana" (Dichiarazione conclusiva dell'Ass. Spec.

per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, 10). E dal Vangelo, accolto e vissuto con gioia, scaturisce l'energia necessaria per affrontare le nuove e complesse situazioni che caratterizzano l'attuale momento storico. Anche tu, Diocesi di Crema, stai vivendo la complessità dei grandi cambiamenti che sconvolgono oggi il quadro generale della vita, della cultura, della società. Anche tu avverti le nuove inquietudini, spesso drammatiche, che pongono pesanti ipoteche sul tuo futuro. Non lasciarti prendere dallo smarrimento, non cedere all'indifferenza diffusa, non immergerti nel torpore del consumismo. Riscopri piuttosto le tue salde radici cristiane, ravviva il coraggio che ha sempre caratterizzato la tua testimonianza, non dilazionare nel tempo l'urgenza della nuova evangelizzazione.

Essa è adattamento senza compromessi, è aggiornamento senza riduzioni, è salvaguardia della tua identità nella piena comunione con la Chiesa universale.

Chiesa di Crema, conserva, difendi e accresci i tuoi tesori! Sono i tesori della fede illuminata, della speranza costante, della carità operosa, che debbono brillare nel comportamento di ogni credente. E' questa la strada da percorrere: l'ascolto umile e fidente del Signore, il comune impegno della preghiera, il servizio generoso ai fratelli. Se camminerai su tale scia, Chiesa cremasca, potrai vivere questo periodo di transizione senza smarrire la tua identità. Non diventerai città dormitorio gravitante sulla metropoli, non sarai semplice periferia, carica di frustrazione e di malessere. La crisi occupazionale, che ti sta mettendo a dura prova, non riuscirà a vincere la tua apprezzata tradizione di laboriosità, di genialità e di coraggio. L'insediamento del nuovo corso universitario, che ospiterà un folto gruppo di giovani, ti consentirà di capire in profondità e di discernere con saggezza la sete di vero sviluppo presente nel cuore delle nuove generazioni. Chiesa di Crema, sii luce posta sopra il monte, fa' risplendere davanti agli uomini di oggi la verità tutta intera!


3. Ci troviamo in questa grande piazza, che raccoglie una moltitudine in festa.

Questo nostro gioioso appuntamento ci offre un preciso messaggio in riferimento al tema stesso del vostro Sinodo diocesano. Questa piazza non è il luogo dell'anonimato, dove la persona diventa un numero, senza individualità né originalità. Qui ogni persona ha un volto unico ed irripetibile: il volto del bambino, speranza di un futuro migliore; il volto dell'anziano, espressione della saggezza accumulata negli anni; il volto dell'adulto nel pieno della maturità; il volto della donna, richiamo ai valori della mitezza e della pace; il volto del giovane al bivio di importanti scelte esistenziali. Ogni persona è una coscienza, una libertà, una soggettività, una storia. La nuova evangelizzazione rifugge dall'uniformità che livella, dall'anonimato oppressivo: essa rispetta l'originalità di ciascuno, valorizza la sua genialità, coordina le diverse membra al bene dell'intero corpo. Quanto è importante soprattutto il vostro servizio, cari Presbiteri, in ordine alla missione evangelizzatrice della Chiesa! Voi siete chiamati a guidare il popolo affidato alle vostre premure pastorali verso l'autentica comunione, perché voi siete e dovete essere in ogni circostanza gli uomini della comunione! L'autentica comunione chiede rinuncia, è vero, ma solo per ciò che è di ostacolo alla genuina libertà della persona; esige sacrificio, ma solo per potenziare le possibilità di bene del credente; ha bisogno di costante verifica, ma solo per evitare cedimenti alle tentazioni del secolarismo e dell'adattamento allo spirito del mondo. Se la vostra Comunità saprà camminare unita, guidata dalla Verità che libera e santifica, potrà rendere alla società contemporanea il servizio importante della nuova evangelizzazione. Anche a voi, cari Religiosi, Religiose e Consacrati laici, è affidata una speciale missione nella Chiesa: essere la voce che denuncia la schiavitù di ogni forma di materialismo e che, attraverso la testimonianza di castità, povertà e obbedienza, espressione del radicalismo evangelico, anticipa e richiama all'uomo di oggi il vigore della Parola di Gesù: "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!" (Jn 20,29). Ecco la "novità" carica di sorpresa, che la vostra presenza inserisce nel frastuono dei tanti rumori e delle tante voci assordanti del mondo!


4. Carissimi fratelli e sorelle! Non vi succeda mai di dimenticare che tutto è dono nella vostra esistenza. La salvezza viene dall'alto: "Verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge" (Lc 1,78). Ci ricorda questa soprannaturale realtà il campanile che s'innalza verso il cielo luminoso al di sopra dei tetti delle case.

Anche questo è un simbolo e il suo significato è preciso: viene dall'alto il suono delle campane, un suono capace di farsi intendere e che raggiunge anche l'orecchio distratto. Esso rende sacro lo spazio, scandisce il tempo salutando l'alba nel suo sorgere e benedicendo le prime ombre della sera, quando il riposo chiede di interrompere la fatica. E' un suono che dà senso alla festa, che piange quando la morte entra nelle case; che benedice Iddio in ogni circostanza. E' la voce che obbliga a guardare in alto non per dimenticare la terra, ma per cogliere in Dio il senso ultimo della storia. La nuova evangelizzazione è ricupero e riaffermazione di questa dimensione verticale della vita in un mondo sempre più dominato da interessi ed attese terreni. E' riconoscimento del primato della Parola che viene dal cielo per recare un messaggio di speranza. La voce del Signore, pur fra tanti rumori, continua a risuonare nitida e sicura. Se ascoltata, essa raggiunge la mente e la illumina, tocca il cuore e lo commuove, nobilitando il desiderio, santificando il sentimento, orientando l'azione perché porti frutti abbondanti.


5. Fedeli di Crema, da questa piazza si diparte una strada che s'immerge nella Città, una strada relativamente stretta come quelle degli antichi borghi medioevali, ma chiaramente delineata. Essa mi suggerisce una riflessione conclusiva, che si collega ancora col soggetto della vostra Assemblea Sinodale diocesana. E' una riflessione che si propone come domanda: Dove porta la tua strada, Diocesi di Crema? Non tutte le strade conducono alla meta, né quelle più attraenti sono le più sicure. Ripida è la strada che porta alla vetta! Occorre perciò alleggerire la bisaccia da pellegrino, conservando solo l'essenziale! Chiesa di Crema, la tua strada è Cristo! Percorrila con fiducia guardando Maria, Stella della nuova evangelizzazione. Cammina sorretta dall'esempio di coloro che ti hanno preceduto nell'umile e gioiosa sequela del Signore.

Ti guidi la forza rinnovatrice dello Spirito Santo, perché possa recare agli uomini d'oggi l'eterno messaggio della salvezza.

A tutti la mia Benedizione!

Data: 1992-06-20 Data estesa: Sabato 20 Giugno 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Udienza: ai membri dell'Associazione cattolica "Amelungia" - Città del Vaticano (Roma)