GPII 1992 Insegnamenti - Discorso durante l'incontro con gli ammalati - Crema

Discorso durante l'incontro con gli ammalati - Crema

Titolo: La Croce, la carità e la missione conducono l'uomo al cuore stesso del mistero di Cristo. "La vostra diocesi vive un momento di grazia particolare: quello del cammino verso il Sinodo"




1. Mi rivolgo a voi, carissimi fratelli e sorelle ammalati, parte eletta della Chiesa di Crema, che con la vostra testimonianza indicate chiaramente la strada su cui cammina la redenzione del mondo. Mi rivolgo, a voi, carissimi operatori della carità e animatori dell'attività missionaria, che col vostro impegno, contribuite a diffondere il Vangelo della speranza e della carità. A tutti voi qui riuniti porgo il mio saluto affettuoso. La vostra presenza in questa splendida cattedrale, simbolo eloquente della comunità diocesana, costituisce un invito a riflettere.

Guardando a questa vostra assemblea, ci si sente condotti al cuore stesso del mistero di Cristo: la Croce; al culmine delle virtù: la carità e da qui fino al centro dell'impegno cristiano: la missione. Schiere innumerevoli di fedeli, nel corso dei secoli, sono accorse a venerare il Crocifisso in questo vostro duomo.

Una pietà popolare, semplice e sapiente perché sostenuta dalla fede, ha saputo scorgere nel volto di Cristo una sublime dignità; ha saputo cogliere, al di là degli occhi socchiusi dal dolore, una serenità imperturbabile e profonda, eloquentemente espressa nella parola risolutiva: "Tutto è compiuto!" (Jn 19,30).

Nella Croce, l'opera divina della redenzione raggiunge veramente il suo totale compimento.


2. La Croce è l'evento che capovolge la storia dell'umanità: solo in essa si opera il vero e radicale cambiamento. Vinta la morte, scacciato il principe di questo mondo, la terra diventa il teatro delle meraviglie di Dio. La benedizione impartita con la Croce che qui è venerata ha aperto da sempre orizzonti di grazia e di conforto. Qui, ormai da molte generazioni, non cessa di confluire un immenso fiume di sofferenza e di dolore, e da questo luogo benedetto parte un abbondante flusso di misericordia e di pace interiore, propiziato anche dall'intercessione del santo Patrono della diocesi, il medico Pantaleone, a compimento della promessa: "Ogni lacrima sarà asciugata, ogni sofferenza confortata, ogni pena sostenuta e illuminata". Cari ammalati, porzione prediletta dell'umanità credente, la Chiesa vi riconosce come figli amatissimi! Voi siete al centro dell'opera salvifica di Cristo perché condividete e portate in maniera più concreta dietro a Lui la Croce di ogni giorno. La vostra collaborazione è decisiva per l'avvento del Regno di Dio. Con il fiducioso abbandono alla Provvidenza celeste voi richiamate costantemente l'essenziale parola del messaggio evangelico, proponendo a tutti la strada stretta della fedeltà che porta alla meta definitiva; indicate che non c'è annuncio più vero, dono più grande, desiderio più intenso che cercare la risposta là dove essa sembra impossibile. Nel mistero pasquale, mistero di Croce e di gloria, la vittoria passa attraverso un'apparente sconfitta, la vita vince la morte, l'amore trionfa su ogni violenza, il perdono distrugge il peccato. La Croce è fonte di serenità e di pace, di conforto e di audacia apostolica: che essa possa esserlo soprattutto per voi, carissimi ammalati.


3. Mi rivolgo ora con affetto a voi, operatori della carità, che costituite una concreta espressione della solidarietà di questa Chiesa. Con il vostro apostolato, con la vostra presenza accanto a chi soffre e a chi è in difficoltà, voi rendete un grande servizio all'annuncio evangelico: la carità, infatti, è l'anima di tutte le virtù e riassume l'intero insegnamento di Cristo. Sono lieto di sottolinearlo proprio in questo giorno, 20 giugno, nel quale si celebra la Giornata del Rifugiato Africano, un'iniziativa umanitaria che ha per fine di sensibilizzare l'opinione pubblica e i Governi circa la sorte di tante persone costrette dalla situazione politica, dalla guerra, da cataclismi naturali a lasciare la propria terra e a cercar scampo altrove. In questa, come in ogni altra circostanza di privazione e di sofferenza, i figli della Chiesa sanno essere in prima fila nel recare il loro contributo di aiuto e di sollievo. Se le barriere dell'indifferenza si fanno più resistenti, la carità ha la forza di abbatterle; se la superficialità e l'individualismo rischiano di rendere meno respirabile il clima dell'umana convivenza, la carità può rinnovarlo e purificarlo; se il cerchio dell'egoismo è sempre più stretto e soffocante, la carità, solo la carità, è in grado di spezzarlo definitivamente. Occorre che i credenti diano speranza ai propri fratelli attraverso l'umile e gioiosa testimonianza dell'amore solidale. "Vedete come si amano!": si diceva dei primi cristiani, che nel loro apostolato riuscirono a superare con la forza dell'amore ogni ostacolo e difficoltà. E' stato così in tutte le epoche di crisi nella storia della Chiesa, quando si sono avuti cambiamenti radicali e sconvolgenti; è stato così per le età più splendide, quando nelle comunità ecclesiali sono venuti alla luce capolavori immortali, rimasti come punti di riferimento nell'esperienza dei credenti.

Carissimi fratelli e sorelle, lasciatevi attrarre dalle vette della divina carità! Anche la nostra età ha bisogno di persone capaci di vincere l'appiattimento e la mediocrità; l'umanità di oggi ha sete di concretezza e di fatti: cerca testimoni ed apostoli. Carissimi operatori della carità, la Chiesa vi ringrazia, vi stima e cammina con voi.


4. Mi rivolgo infine a voi, animatori dell'attività missionaria, che con la vostra scelta pastorale sottolineate in che cosa consista nel fondo la missione del cristiano: annunciare Cristo e edificare il suo Regno di giustizia e di santità.

La dimensione missionaria connota in effetti ogni aspetto della vita della Chiesa.

Nella cura d'anime numerosi sacerdoti conducono i fedeli, mediante un'opera silenziosa e solerte, alla scoperta delle profondità del mistero. Nella missione alle genti molte persone coraggiose spendono le loro migliori energie per animare le culture con la forza del Vangelo. Grazie per la vostra generosità! Essa richiama allo spirito i numerosi missionari e missionarie che lontani dalle loro case operano per la diffusione della Buona Novella. Penso con riconoscenza alle famiglie, che hanno generosamente donato alla Chiesa i loro figli per un così importante servizio apostolico. Lo spirito missionario costituisca per ciascuno lo stimolo costante ad un sempre maggiore impegno al servizio del Vangelo.


5. La vostra Diocesi vive attualmente un momento di grazia particolare: il cammino verso il Sinodo. Si tratta di un'esperienza esaltante di comunione che promuove e coordina i doni elargiti dalla generosità dello Spirito. Il Sinodo, infatti, sottopone ad analisi attenta la situazione della fede in questa terra, per favorire la presa di coscienza lucida e appassionata dei problemi nuovi ed antichi e formulare proposte operative volte a rendere incisivo per l'uomo di oggi l'eterno messaggio della salvezza. Questo obiettivo dell'Assemblea Sinodale sarà raggiunto innanzitutto grazie al contributo privilegiato di chi, essendo nella sofferenza, è in grado di richiamare a tutti la Croce, quale sorgente dell'azione salvifica di Cristo redentore dell'uomo. Il Sinodo attende, poi, l'intervento concreto e arricchente della solidarietà ecclesiale, che pone al suo centro il comandamento della carità, anima dell'intero progetto evangelico. Per la riuscita del Sinodo indispensabile sarà, infine, la vostra disponibilità, cari animatori dell'attività missionaria, che qui rappresentate tutti gli operatori pastorali - presbiteri, membri dei Consigli pastorali e delle Commissioni sinodali - chiamati a nuove aperture e al tempo stesso ad una profonda e solida adesione personale a Cristo.

Affido alla materna intercessione di Maria Santissima questo importante avvenimento ecclesiale e, mentre esorto ciascuno ad apportarvi con senso di viva responsabilità il proprio contributo, invoco dallo Spirito Santo sul vostro comune sforzo il dono di una intraprendenza pastorale illuminata e prudente. "Ave Crux!".

Amen.

Data: 1992-06-20 Data estesa: Sabato 20 Giugno 1992

In un messaggio ai Patriarchi, Arcivescovi, e Vescovi cattolici il Papa annuncia il tema del Sinodo speciale per il Libano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Cristo è la nostra speranza: rinnovati dal suo Spirito, solidali, testimoniamo il suo amore"

Ai Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi cattolici del Libano Venerati Confratelli, E' la seconda volta da quando sono stato nominato successore dell'Apostolo Pietro e sono stato incaricato di "pascere gli agnelli" del Signore (Jn 21,15-17) che mi rivolgo a voi, successori degli Apostoli in terra libanese per dirvi quanto mi stia a cuore la difficile situazione del vostro Paese e quanto desideri vederlo risollevato dalle sue rovine, materiali e spirituali, frutti amari di sedici anni di una guerra devastante e terribile.

E' passato un anno dall'annuncio della convocazione dell'Assemblea Speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi e, in essa, già indicavo gli obiettivi da perseguire, affinché questa iniziativa avesse buon esito: le Chiese cattoliche del Libano devono, innanzitutto, interrogarsi su se stesse, sulla loro fedeltà al messaggio evangelico e sul loro impegno a viverlo con coerenza; infine devono anche sforzarsi di riscoprire le radici della loro fede per un rinnovamento spirituale delle loro comunità.

Nel settembre 1991, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Mons.

Jan Schotte, C.I.C.M., si è recato sul luogo, sia per stabilire un primo contatto con la realtà libanese sia per chiarire e spiegare ai vari gruppi ecclesiali libanesi gli scopi ed i mezzi dell'Assemblea Speciale. Allo stesso tempo, ha organizzato una consultazione preliminare informale aperta a tutte le persone di buona volontà allo scopo di conoscere le aspettative del popolo libanese riguardo al Sinodo.

All'inizio di quest'anno, la preparazione è passata alla fase successiva con la nomina dei dieci membri del Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per l'Assemblea Speciale del Libano. Fra questi ultimi ho scelto un Vescovo-Coordinatore per la preparazione in loco dell'Assemblea sinodale, nella persona di Mons. Béchara Rai, Vescovo di Jbeil dei Maroniti. Questo Consiglio si è riunito una prima volta a Roma, nel marzo scorso, e una seconda volta in questi giorni a Beirut. Il lavoro svolto sinora lascia ben sperare per l'avvenire.

In effetti, la situazione attuale del Paese richiede soluzioni radicali, ma, innanzitutto, esige da tutti i libanesi una vera conversione del cuore e dello spirito, conversione che solo Dio, nella sua "divina filantropia", può concedere.

I Cristiani, in particolare, avranno a cuore di lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, spirito di consolazione e di amore, spirito di riconciliazione e di perdono reciproco, per dare il (oro specifico contributo al rinnovamento di tutta la società.

Già molte volte in passato, e spesso in modo eroico, il Libano ha saputo testimoniare il suo attaccamento a Cristo. Ancora oggi, e più di ieri, i cristiani del Libano devono rendersi conto della speranza che è in loro (cfr. 1P 3,15), che brilla come una lampada in un luogo oscuro (cfr 2P 1,19) e che arde della dolce carità di Cristo (cfr. 1P 4,8).

Ed è per questo, per favorire questo movimento di conversione interiore tanto desiderato ed atteso, quale segno precursore del risollevarsi generale della società libanese, che voglio ora rendere pubblico l'argomento di questa Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Libano. Ho scelto questo tema, su proposta dei membri del Consiglio della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, dopo averne valutato i motivi. Infatti, tale tema ricorda che Cristo è la fonte di ogni bene, che il fine a cui bisogna tendere è la conversione dei cuori, conversione di cui sono conseguenze dirette la solidarietà e la testimonianza, e che è l'amore di Cristo che spinge i suoi fedeli ad unirsi nel servizio spirituale e materiale verso i loro fratelli. La formulazione del tema è, al tempo stesso, moderata e completa: "Cristo è la nostra speranza: rinnovati dal suo Spirito, solidali, testimoniamo il suo amore".

Per promuovere il fervore dei cristiani e la devozione popolare, in vista della preparazione del cuore e dello spirito a questo grande momento ecclesiale, ho ritenuto opportuno offrire ai fedeli una preghiera speciale per questo Sinodo. Possa confortarli nel loro desiderio di ritorno al Dio misericordioso (cfr. 2Co 1,3).

"O Padre Celeste, Misericordioso, Tu che hai colmato tutti gli uomini con il mistero del Tuo amore infinito, sostieni la Chiesa del Tuo unico Figlio nel suo cammino sinodale. Fai che questi giorni siano per lei un momento di benedizione e di salvezza, un momento di apertura e di riconciliazione, un momento di fede e di speranza, nel cuore stesso della tormenta, poiché Tu sei Onnipotente e Misericordioso. A Te ogni grazia per sempre.

"O Gesù Cristo, nostro Dio, nostro Salvatore e nostra Speranza, Tu che hai fondato la Chiesa, segno di salvezza per le generazioni nei secoli, visitala con la Tua Croce vittoriosa affinché le forze dell'inferno non abbiano il sopravvento su di lei. Illuminala con la Tua Parola; guidala nella conoscenza; rinnovala con l'insegnamento del Tuo Vangelo e con la forza dello Spirito Santo.

Confermala saldamente nella fede; nutrila col Tuo pane, il pane della verità; unisci i suoi figli con i vincoli della carità e della concordia affinché essa viva di Te e sia testimone del Tuo amore. A Te ogni gloria per sempre.

"O Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, dispensatore di carismi, Tu che dimori nella Chiesa e ne fai un Tempio santo, colmaci della varietà infinita dei Tuoi doni affinché possiamo essere membri viventi che si aiutano reciprocamente nell'edificazione della Santa Chiesa. Sii il nostro consolatore, la nostra guida e la nostra forza. Fa che questo Sinodo sia una continua Pentecoste, affinché possiamo portare degnamente il nome di cristiani, con il quale siamo stati chiamati a rendere testimonianza di Cristo e del valore del suo Vangelo permeandone la nostra società.

"così, nel seno stesso della diversità delle nostre confessioni, dopo lunghe sofferenze, saremo pienamente coscienti di essere tutti fratelli solidali e che il nostro Libano è più che un Paese, che esso è, per sua vocazione storica, un messaggio di fratellanza, di libertà e di dialogo. A te ogni lode per sempre.

"O Vergine Maria, Madre di Dio e nostra Madre, O nostra Signora del Libano, Tu che hai accompagnato il nostro Popolo nei diversi momenti della sua vita e l'hai custodito nella fede, ricorriamo a Te; poniamo il nostro cammino sinodale sotto la Tua protezione e lo affidiamo alla Tua cura materna, affinché ci aiuti a ricevere l'afflato dello Spirito e far si che Tuo Figlio ci guidi. A Te, onore per sempre".

Ai nostri fratelli delle altre Chiese cristiane chiedo di accompagnarci nel nostro cammino sinodale e di accoglierlo con comprensione e benevolenza. Che essi siano rassicurati della nostra sincera devozione alla causa comune di un Libano rinnovato nello Spirito.

Esorto anche i libanesi di confessione islamica ad apprezzare i leali sforzi dei loro concittadini cattolici, quale contributo sincero alla collaborazione per la ricostruzione di un Libano che sia terra di libertà e di comunione fraterna.

Infine sono certo che voi, cari Confratelli nell'episcopato, saprete infondere nei vostri fedeli, con il vostro esempio e le vostre parole, l'energia necessaria all'avvio di questo grande progetto.

"Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù... Egli vi confermerà sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo: fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!" (1Co 1,4).

Che la Sua Benedizione scenda su di voi!

Data: 1992-06-20 Data estesa: Sabato 20 Giugno 1992

Discorso alle religiose nel monastero San Giuseppe delle carmelitane Scalze - Lodi (Milano)

Titolo: I consigli evangelici sono il mezzo più radicale per reprimere il rapporto dell'uomo con il mondo

Carissime sorelle, Preghiamo per tutte le vostre consorelle nel mondo, preghiamo specialmente per le vostre consorelle in Bosnia Erzegovina, specialmente nella città di Banja Luka, dove hanno sofferto enormemente. Speriamo che questa loro croce contribuirà anche a portare la pace a queste popolazioni tanto sofferenti.


1. "Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe (Is 2,3), il monte che Dio ha scelto per sua dimora, dove regna solo l'onore e la gloria di Dio" (S. Giovanni della Croce). Su questo monte del Carmelo, il 18 giugno di venticinque anni fa, il Vescovo diocesano Monsignor Tarcisio Vincenzo Benedetti, carmelitano scalzo, recava l'Eucaristia nel nuovo tabernacolo della vostra chiesa, accompagnato da una grande folla. Sullo stile di S. Teresa di Gesù, che considerava fondato un monastero solo quando l'Eucaristia vi era stata portata stabilmente, egli dichiarava, così, avviata ufficialmente la vita claustrale teresiana, additando in questo vostro monastero il centro ed anzi il cuore della diocesi di Lodi. Giustamente, pertanto, anche voi, carissime Religiose operanti nella Diocesi, molte volte nel corso di questi anni, a gruppi o da sole, siete salite quassù per raccogliervi in preghiera, per sostare in ascolto, per fare l'esperienza del Dio vivo, alla cui presenza giorno e notte le vostre Sorelle Carmelitane, sulle orme di Elia, consumano la loro esistenza.


2. L'odierno appuntamento assume, pero, un valore tutto singolare. Per me rappresenta un'occasione quanto mai opportuna di potervi conoscere e di fermarmi, almeno per qualche momento, a pregare insieme con voi. Care Sorelle, avete preparato con cura questo nostro incontro. Volevate parlarmi e ascoltarmi, per sentire, nella mia, la voce del Buon Pastore, che vi conosce ad una ad una, che vi ama, che vi chiama per nome! Dal Papa voi desiderate udire sicuramente una parola che confermi la vostra fede, rafforzi la vostra speranza e renda sempre più ardente la vostra carità. Carissime Religiose di Lodi, prendete rinnovata coscienza del valore del dono che avete ricevuto e della scelta che avete fatto.

La professione religiosa pone nel cuore di ciascuna di voi "l'amore del Padre, quell'amore che è nel cuore di Gesù Cristo Redentore del mondo" (Esort. Ap.

Redemptionis donum, 9). Tale amore "abbraccia il mondo e tutto ciò che in esso viene dal Padre", mentre respinge e rifiuta ciò che, germinando dal peccato, non viene da Dio (cfr. ). Scaturisce di qui il senso dei consigli evangelici.

Essi costituiscono il mezzo più radicale per redimere nel cuore dell'uomo, insidiato dalla triplice concupiscenza (cfr. 1Jn 2,16), il rapporto col mondo: "col mondo esterno e col proprio "io", il quale in un certo senso è la parte centrale del "mondo" nel significato biblico, se in esso prende inizio ciò che "non viene dal Padre"" (cfr. ). Per tale ragione, i consigli evangelici, carissime Sorelle, possiedono una singolare efficacia di assimilazione a Cristo, il quale nel sacramento del battesimo vi ha reso, come ogni cristiano, membra del suo Corpo. Per usare un'espressione tanto cara alla Beata Elisabetta della Trinità, "lo Spirito d'amore scendendo su di voi, ha fatto si che nella vostra anima avvenisse come una incarnazione del Verbo e voi siete diventate un'aggiunta d'umanità a Lui, nella quale Egli rinnova tutto il suo mistero".


3. Questo mistero ciascuna di voi lo vive attraverso lo specifico carisma che lo Spirito Santo ha suscitato nei Fondatori dei vostri rispettivi Istituti. La Chiesa di Lodi ha avuto, al riguardo, singolari manifestazioni di benevolenza da parte del Signore. Nel corso dei secoli sono fiorite in essa espressioni di alta santità, che si sono imposte all'ammirazione dei fedeli, ben al di là dei suoi confini. Penso, in particolare, a S. Francesca Saverio Cabrini, la "Madre degli emigranti", Fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore. All'inizio del nostro secolo, obbedientissima alle indicazioni del mio predecessore Papa Leone XIII, non temette di affrontare pericoli di ogni sorta, traversando oceani e scalando montagne dall'America del Nord alla Cordigliera delle Ande, per portare, spinta dalla carità di Cristo, il messaggio evangelico a migliaia di esuli, di senza patria, di fratelli costretti a vivere nell'emarginazione più brutale in terra straniera. Volle recare loro con l'annuncio della Verità il conforto di una presenza e di una testimonianza che fosse segno credibile dell'amore del Padre per ogni uomo. Penso anche al Beato Vincenzo Grossi, che, animato da zelo soprannaturale e docile alla voce dello Spirito, diede vita all'Istituto delle Figlie dell'Oratorio, per spezzare ai piccoli il pane della Parola divina e della scienza umana e farli sedere alla mensa della carità e della gioia. Penso, inoltre, alle Carmelitane che, cinque anni fa, proprio da questo monastero sono partite per il Cameroun dove hanno avviato una fondazione. Grazie a loro anche quella giovane comunità cristiana africana ha potuto ricevere il carisma della vita contemplativa. Si è attuato così un provvidenziale scambio di doni fra queste Chiese sorelle, strette da vincoli di comunione e di fraternità nell'unica fede e nell'unico amore.


4. La consegna che oggi vorrei lasciare a ciascuna di voi, care Sorelle, si riassume nelle parole dell'Apostolo: "Caritas Christi urget nos!". Si, l'Amore di Cristo, che vi ha scelte, vi spinga sulla strada della totale fedeltà alla vostra vocazione. Faccia si che ogni essere umano che s'accosta a voi possa cogliere in ciascuna una testimonianza trasparente della presenza sempre provvida di Dio che rinnova l'esistenza dell'uomo. Sapientemente la piccola Teresa di Lisieux diceva: "Solo l'Amore conta, solo l'Amore è tutto", e San Giovanni della Croce ammoniva: "Alla sera della vita saremo giudicati sull'Amore". In questo cammino e in questo impegno vi precede e vi accompagna la Madre del Signore, giacché "colei che è presente nel mistero di Cristo come madre, diventa - per volontà del Figlio e per opera dello Spirito Santo - presente nel mistero della Chiesa" (RMA 24). Maria Santissima, Madre della Chiesa, è Madre in modo specialissimo di ciascuna di voi. Sappiate invocarla come stella del vostro cammino, come guida e maestra del vostro impegno di identificazione a Cristo, come porto sicuro del vostro pellegrinaggio terreno.

Carissime sorelle, preghiamo per tutte le vostre consorelle nel mondo, preghiamo specialmente per le vostre consorelle in Bosnia Erzegovina, specialmente nella città di Banja Luka, dove hanno sofferto enormemente. Speriamo che questa loro croce contribuirà anche a portare la pace a queste popolazioni tanto sofferenti.

A tutte la mia affettuosa Benedizione!

Data: 1992-06-20 Data estesa: Sabato 20 Giugno 1992

Incontro con la cittadinanza lodigiana - Lodi (Milano)

Titolo: Nessuna forma di democrazia può sopravvivere se viene meno l'appello ad una comune moralità

Cittadini di Lodi,


1. A voi tutti il mio saluto deferente e cordiale! Ringrazio il Signor Sindaco per il nobile indirizzo che mi ha rivolto, interpretando i sentimenti della cittadinanza, delle Autorità convenute e in particolare dei Sindaci del territorio lodigiano. Saluto voi qui presenti, abitanti dell'antica e della nuova Lodi, e quanti, pur desiderandolo, non hanno potuto prender parte a questo nostro incontro. A tutti giunga il mio augurio di cristiana prosperità, di concordia e di pace.


2. Quando nel IV secolo il grande Bassiano entro come Vescovo nella nuova Diocesi, il territorio aveva già una sua fisionomia specifica, risalente all'epoca celtico-romana; ma fu solo col nuovo Pastore che inizio a prender corpo e a consolidarsi quell'unità culturale che, attraverso vicende talvolta drammatiche, si è conservata fino ad oggi. Il messaggio cristiano, qui come altrove in Europa, forni, per così dire, l'anima di una nuova sintesi culturale e sociale, che nei secoli si concretizzo in una fitta trama di pievi, di parrocchie e di opere al servizio della fede e della carità. Parlando ai Vescovi della vostra Regione, circa un decennio fa, ebbi a dire che la "cultura popolare" è "quell'unione di principi e di valori che costituiscono l'ethos di un popolo, la forza che lo unifica nel profondo" e che "nessun popolo si forma al di fuori di questo fondamento. Nessuna esperienza politica, nessuna forma di democrazia può sopravvivere, se viene meno l'appello ad una comune moralità di base. Nessuna legge scritta è sufficiente a garantire la convivenza umana, se non trae la sua intima forza da un fondamento morale" (Insegnamenti, vol. V/1, 1982, p. 103). In effetti, una società che smarrisse la dimensione spirituale e religiosa vedrebbe i propri valori svuotarsi del loro contenuto più vero. Il progresso economico si rivelerebbe illusorio e nel fondo insoddisfacente.


3. E' quanto per alcuni versi sta vivendo l'umanità in questo nostro tempo. In particolare, il dilagante conformismo dei desideri e dei comportamenti sta plasmando una civiltà uniforme, appiattita, sazia di benessere, ma povera di slanci ideali e di speranze, una civiltà povera di anima. L'insidia più grave di tale processo sta proprio nella tendenza a soffocare il respiro trascendente della cultura, impoverendola, livellandola, svuotandola di energia. Occorre resistere a questa subdola azione di livellamento che non risparmia nemmeno la vostra Comunità cittadina; bisogna contrastare i germi di morte che ne insidiano la stabilità. Una città è ricca quanto è ricca la sua cultura, poiché le città sono unità viventi, che incorporano una memoria, custodiscono un'anima, vantano una loro genialità ed una loro specifica vocazione. Le città possono diventare fontane inesauribili, libri vivi, fari di luce per il cammino delle nuove generazioni. Il nome di Lodi, "Laus", poi, evoca il destino più vero di ogni umana convivenza: costituire un corale inno a Dio mediante il tessuto di relazioni e di interscambi che lega fra loro persone e gruppi. Se "gloria di Dio è l'uomo vivente" (S. Ireneo), a maggior ragione lo sarà la comunità vivente, la "polis", capace di esprimere in se stessa un alto stile di vita, nel segno della condivisione e della solidarietà.


4. Mi rivolgo in special modo a voi, Amministratori, ai quali è affidato, per mandato dei cittadini, il patrimonio di valori morali, prima ancora che materiali, della Città: custodite questo patrimonio, integratelo, arricchitelo e trasmettetelo, per il bene dei figli di questa terra, di quanti vi sono ospiti, e anche di tanti fratelli che, pur lontani, ne possono trarre aiuto e conforto.

Tutto ciò acquista singolare rilievo nel momento presente in cui, dopo un lungo cammino, Lodi è diventata Provincia. L'attuazione concreta della nuova circoscrizione richiede il contributo di ogni singolo cittadino e delle varie organizzazioni sociali e pubbliche. Ma dipende in primo luogo da voi, Amministratori pubblici, se la nuova Provincia, nelle sue strutture e ancor più nella prassi, recepirà e promuoverà i grandi valori antropologici e morali della vostra tradizione, così imbevuta della linfa cristiana. Se vi adopererete perché essa sia al servizio della vita dell'uomo, specie se povero ed emarginato, potrete contare sulla collaborazione generosa e leale della Comunità cristiana. Se vorrete che la famiglia ed i centri di educazione vi siano protagonisti, potrete coinvolgere le migliori forze di questa Diocesi ed ottenere che, nelle realizzazioni concrete, la libertà e la verità camminino insieme. L'odierna civiltà, che si avvia, carica di tensioni e di speranze, all'anno Duemila, ha bisogno di comunità locali capaci di ricavare dal loro patrimonio nuove energie di solidarismo, di attenta sollecitudine per gli autentici bisogni, di indirizzo e di sostegno per le giovani generazioni, di lavoro e di imprenditorialità generosa.


5. La Provincia di Lodi vede la luce in una stagione nella quale la valorizzazione delle autonomie locali, secondo il dettato della Costituzione italiana, sembra poter trovare più ampia attuazione. Ciò non mancherà di facilitare il vostro servizio, a tutto vantaggio del bene comune. Un sapiente decentramento, infatti, oltre a favorire la crescita delle persone e delle comunità, fa si che gli apporti della tradizione storica e culturale trovino più organico e positivo rilievo. Il compito che vi attende, cari Lodigiani, si prospetta esigente, ma in linea con il patrimonio morale e gli alti esempi di impegno sociale e civile che i vostri padri vi hanno lasciato in eredità. Evitate con cura gli scogli dei particolarismi territoriali, ideologici, di categoria, ed affrontate uniti i problemi più ardui, ricercandone la soluzione in atteggiamento di reciproca fiducia e di leale collaborazione. Accettate la sfida di questo momento veramente storico con retta coscienza e comportamento trasparente, con realismo critico, ma anche con sempre rinnovato entusiasmo. Quanto più vasto e complesso è l'edificio, tanto più chiaro dev'essere il progetto. Se è l'uomo che voi intendete assumere come centro e fine del vostro impegno, scopritene i veri lineamenti sul volto di Cristo, poiché - come ha ricordato il Concilio - "solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo" (GS 22). Guardando a Cristo, voi potrete sapere con certezza chi è l'uomo, quali sono le sue più essenziali esigenze, come è possibile corrispondervi in modo adeguato. Città di Lodi, il mio augurio è che, insieme alle altre municipalità e alla nuova Provincia, tu sappia dimostrare che è possibile dare una riposta efficace all'anelito di sviluppo umano integrale, che pervade la coscienza dei tuoi abitanti. E' anelito nel quale riecheggia un aspetto essenziale del messaggio salvifico di Cristo.

Ed è nel nome del Redentore dell'uomo, è nel nome di Maria, Madre degli uomini redenti, che tutti ora vi benedico!

Data: 1992-06-20 Data estesa: Sabato 20 Giugno 1992

Celebrazione eucaristica, Piazza della Virroria - Lodi

Titolo: L'Eucarestia nucleo incadescente e cuore palpitante della Chiesa




1. "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno" (Jn 6,51). La liturgia della Solennità del Corpus Christi ci conduce lungo il cammino della Rivelazione, che unisce ambedue le Alleanze: quell'Antica e quella Nuova. L'Antica Alleanza già orienta verso la verità sul pane sceso dal cielo. Ne parla Mosè ai figli d'Israele nel racconto del Deuteronomio: "Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per... metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore" (Dt 8,2). E più avanti leggiamo: "...ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore" (Dt 8,3).


2. Tra l'Antica e la Nuova Alleanza passa il cammino delle figure e degli annunci, delle analogie e delle "affinità". Grazie a questo fatto Sant'Agostino ha potuto dire che quanto nel Vecchio Testamento è nascosto, viene svelato nel Nuovo ("quod in Vetere latet in Novo patet"). Tra quelle "affinità" e analogie, la manna, cibo sceso dal cielo, costituisce una singolare preparazione al mistero dell'Eucaristia. Cristo la rivela in un momento determinato del suo annuncio e la istituisce alla vigilia della sua morte, durante l'ultima Cena.


3. Ed è proprio al ricordo dell'ultima Cena che ci conduce questa vigilia della Solennità del Corpo e del Sangue del Signore. Entriamo insieme nel Cenacolo per rivivere il mistero dell'Eucaristia, per riascoltare le parole di Gesù ed accogliere il dono del suo amore, che rinnova la comunità dei credenti. Cristo ci chiama ad essere testimoni di questo Nuovo Testamento, preziosa eredità della Chiesa per la salvezza del mondo intero.

Carissimi fratelli e sorelle, vi saluto tutti con affetto. Sono molto lieto di potermi trovare fra voi stasera per riascoltare con commozione presso la Mensa eucaristica la promessa del Redentore: "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno". Ringrazio cordialmente il Pastore di questa diocesi, il caro Mons.

Giacomo Capuzzi, per le espressioni di benvenuto che mi ha rivolto all'inizio del sacro rito. Insieme a lui, saluto i Presuli presenti, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose e l'insieme della vostra famiglia diocesana nelle sue molteplici articolazioni apostoliche. Un pensiero deferente dirigo alle Autorità amministrative, politiche e militari, che hanno desiderato intervenire a questa solenne celebrazione. Un affettuoso ricordo è per voi, cari giovani, che nell'Eucaristia trovate vigore per la vostra giovinezza; per voi, famiglie cristiane di Lodi, che dal Sacramento eucaristico traete il nutrimento quotidiano per la vostra coesione ed armonia; per voi, cari ammalati, ai quali nel "pane disceso dal cielo" è offerto sostegno e conforto nella prova.


4. "Io sono il pane vivo, disceso dal cielo" (Jn 6,51) - dice Cristo alla folla che l'aveva seguito fin presso Cafarnao, dopo aver assistito alla miracolosa moltiplicazione dei pani. Ad essi, discendenza del popolo ebreo provato dalla mancanza del pane durante l'esodo dall'Egitto verso la terra promessa, Gesù parla, più avanti, del pane che è Lui stesso: "Non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono" (Jn 6,58). Il Maestro fa riferimento alla manna - anch'essa pane disceso dal cielo - come a un dono straordinario di Jahwé per il popolo eletto. C'è qui una somiglianza, ma ancora più forte è la differenza: li "mangiarono e morirono". Qui: "Chi mangia questo pane vivrà in eterno" (Jn 6,58).


5. Con queste espressioni, pronunciate nei dintorni di Cafarnao, Gesù prepara ciò che si compirà durante l'ultima Cena. Dice: "Il pane che io daro è la mia carne per la vita del mondo" (Jn 6,51). Quasi eco di tale affermazione suonano le parole scritte da San Paolo nella lettera ai Corinzi, verso l'anno 50: "E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?" (1Co 10,16). La Chiesa, Popolo di Dio della Nuova Alleanza, si è sempre nutrita dell'Eucaristia. Anzi, si è costruita attraverso l'Eucaristia: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane" (1Co 10,17). La Chiesa si specchia nel Sacramento eucaristico come nella sorgente da cui zampilla la propria vita. Li sta il nucleo incandescente e il cuore palpitante della Chiesa, che in esso può leggere la storia della propria vocazione. Fin dalla sua origine, la Chiesa di Lodi rivela questo dinamismo eucaristico. Nata, infatti, dal sangue dei martiri Vittore, Nabore e Felice, nella cui morte cruenta si riflette il sacrificio stesso di Gesù, essa si è arricchita dell'esempio dei numerosi santi generati dall'Eucaristia. Il pensiero va, in particolare, a Santa Francesca Saverio Cabrini, missionaria degli emigranti, che reco nel mondo la testimonianza di un amore appassionato per il Cuore di Cristo; una passione, la sua, nutrita quotidianamente alla Mensa eucaristica, presso la quale faceva sempre rinnovata esperienza dello straripante Amore trinitario. Nell'orizzonte della festa delle nozze dell'Agnello, che con i segni della passione vive immortale, tutta l'esistenza del cristiano, anche la quotidianeità più dura, è inclusa nel mistero dell'Eucaristia: tutto in noi viene chiamato a partecipare dell'atteggiamento di disponibile ed incondizionato abbandono alla volontà del Padre, che è proprio di Cristo.


6. La Chiesa vede nell'Eucaristia il sacramento che, oltre a costituirla, dà forma alla sua esistenza. Non è forse l'Eucaristia il segno dell'unità e il vincolo della carità che lega insieme il Corpo ecclesiale? Nella celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo la Chiesa si ritrova nella sua pienezza. Cristo, presente nella parola annunciata, nel ministero ordinato, nella preghiera dell'intera assemblea e soprattutto nel suo corpo e sangue (cfr. SC 7), è il fondamento dell'unità articolata del Popolo di Dio. La comunione eucaristica diventa così la forma della comunione ecclesiale. Sottolineare ciò significa richiamare il compito che impegna tutto il Popolo di Dio ad essere "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). Impegna voi, cari Sacerdoti, ad essere ministri di quella carità pastorale che "non solo scaturisce dall'Eucaristia, ma trova nella celebrazione di questa la sua più alta realizzazione" (PDV 23); sollecita voi, cari Seminaristi, ad assumere quelle intime disposizioni che sono da essa promosse, quali la riconoscenza per i benefici ricevuti dall'alto, l'atteggiamento oblativo che spinge a unire all'offerta eucaristica di Cristo la propria offerta personale, la carità nutrita da un sacramento che è segno di unità e di condivisione, il desiderio di contemplazione e di adorazione davanti a Cristo realmente presente sotto le specie eucaristiche (cfr. PDV 48). Per voi, persone consacrate, l'Eucaristia è la sorgente di sempre rinnovato dono di voi stessi a Dio e alla sua Chiesa. Per tutti voi, fedeli laici, Christifideles laici, impegnati nelle varie attività apostoliche l'Eucaristia è l'alimento che sostenta l'impegno missionario e ne assicura l'efficacia profonda. La Chiesa, dunque, nell'azione eucaristica ritorna alla sua fonte. E' infatti l'Eucaristia che fa la Chiesa, e la nutre, come un tempo la manna nutri il popolo dell'Antica Alleanza e gli permise di sopravvivere durante i quarant'anni di cammino attraverso il deserto. Durante i quarant'anni, ma non oltre. Solo l'Eucaristia consente di vincere la morte.


7. Proprio a questo accennava Gesù nel brano evangelico che abbiamo ascoltato.

Preparando l'istituzione dell'Eucaristia, Egli diceva: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risuscitero nell'ultimo giorno" (Jn 6,54). La manna dell'Antica Alleanza era solo un preannuncio. Il simbolismo in essa racchiuso superava la realtà: "I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti" (Jn 6,49). Invece: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna".


8. "Il tuo cuore non si inorgoglisca in modo da dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile" (Dt 8,14) - diceva Mosè ai figli e alle figlie d'Israele, ricordando la manna del deserto.

Nella Nuova Alleanza, la Chiesa di Gesù Cristo ha istituito la solennità del Corpus Domini, affinché il popolo redento dal sacrificio di Cristo non dimentichi il dono dell'Eucaristia. Affinché lo circondi della più alta devozione. Affinché da esso attinga la Vita: Vita che ci ha donato il Figlio di Dio, assumendo il Corpo da Maria Vergine e offrendolo come sacrificio di redenzione per i peccati del mondo intero. Ci ha donato la vita! "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Dalla bocca di Dio esce la rivelazione dell'Eucaristia: la verità dell'Eucaristia. Questa verità divina è una rivelazione della vita eterna, dentro la quale Cristo ci ha introdotti, offrendo la sua vita umana in sacrificio sulla Croce: "per la vita del mondo". "Bone Pastor, panis vere...".

Con intimo trasporto facciamo nostre le belle parole della Sequenza Liturgica: "Buon Pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi; nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi".

Amen!

Data: 1992-06-20 Data estesa: Sabato 20 Giugno 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Discorso durante l'incontro con gli ammalati - Crema