GPII 1992 Insegnamenti - Incontro con i rappresentanti del mondo del lavoro - Cremona

Incontro con i rappresentanti del mondo del lavoro - Cremona

Titolo: Ricomporre col Vangelo la frattura tra morale e società causata dal peso eccessivo della mediazione politica

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Grazie innanzitutto per l'opportunità che mi offrite di incontrarmi con una qualificata rappresentanza del mondo del lavoro della vostra Città, solerte ed attiva. Grazie anche perché mi permettete di condividere le speranze e le preoccupazioni, i progetti e le attese dei lavoratori e delle lavoratrici cremonesi, ai quali rivolgo il mio cordiale pensiero. Saluto con grande affetto ciascuno di voi qui presenti e le vostre rispettive famiglie. Rivolgo un deferente pensiero alle Autorità ed ai Responsabili della cosa pubblica, i quali con l'odierna loro presenza intendono sottolineare l'attenzione da essi riservata alle molteplici problematiche del mondo del lavoro cremonese. Saluto e ringrazio, in particolare, il Presidente della Camera di Commercio di Cremona e il Rappresentante dei lavoratori. Con i loro interventi si sono fatti interpreti poc'anzi dei sentimenti di tutti, illustrando anche le condizioni sociali che sta vivendo la vostra Città in questo particolare momento. Essi, poi, hanno ricordato alcuni valori che fanno di ogni attività lavorativa un prezioso strumento per la realizzazione di una convivenza più giusta ed umana. Si tratta del rispetto dell'umana dignità, della ricerca del bene comune, dell'onestà e della trasparenza nella gestione dei servizi, dell'apertura alle esigenze di un autentico e integrale sviluppo, della promozione di un costante spirito di solidarietà.


2. Questo incontro avviene in un momento sociale ed economico certamente difficile e pieno di incognite, attraversato da processi di crisi aziendale e di ristrutturazione delle imprese. Voi riconoscete che non è facile individuare le ragioni di tali processi: forse il cambiamento e l'estensione del mercato del lavoro; forse il necessario riequilibrio nel settore industriale; forse, aggiungo io, le resistenze che provengono da quelle perverse "strutture di peccato" che impediscono o allentano la solidarietà sociale e una corretta distribuzione dei beni di produzione. In tale contesto, carico di non pochi condizionamenti economici e sociali, ma non privo di nuove esperienze imprenditoriali e di solidarietà, voi, carissimi lavoratori, imprenditori e rappresentanti di tutte le forze sociali, siete chiamati a maturare un rinnovato e profondo senso di responsabilità. Vi è richiesta una aperta e solidale collaborazione si da dar vita a "comunità di lavoro sempre più ampie e affidabili" (CA 32). La Chiesa, attenta costantemente alle vostre esigenze ed attese, vi offre il proprio contributo: indica i principi etici a cui ogni processo di sviluppo deve ispirarsi; ribadisce con forza che, se il progresso non rispetta la dignità dell'uomo, non è né autentico né realmente utile al bene comune.


3. Tali concrete indicazioni, che si ispirano al messaggio evangelico, fanno parte dell'insegnamento costante della Chiesa, soprattutto in questo ultimo secolo, da quando Leone XIII con l'Enciclica Rerum novarum affronto in maniera specifica la cosiddetta "questione operaia". In tale linea si colloca anche la "Centesimus annus", con la quale ho cercato di proporre l'analisi di alcuni avvenimenti della storia recente, mettendo in evidenza la fecondità dei principi esposti da Papa Leone anche per la soluzione dei problemi odierni (cfr. CA 3). Per la verità, il patrimonio dottrinale, comunemente chiamato Dottrina sociale della Chiesa, è in grande misura anche il frutto del pensiero e dell'impegno di tanti lavoratori, spesso sconosciuti, i quali, con le loro esperienze e sofferenze, illuminate dalla luce del Vangelo e dalla predicazione dei Pastori, hanno fatto crescere la consapevolezza sociale della Comunità ecclesiale. Proprio in queste vostre zone l'insegnamento cattolico in materia di etica sociale ha conosciuto uno dei suoi più fertili "laboratori", grazie alla guida lungimirante di Pastori, come Mons.

Antonio Novasconi e Geremia Bonomelli, o come l'Arcivescovo Giovanni Cazzani: uomini attenti alla tutela e alla promozione dei lavoratori, e capaci di offrire ai credenti orientamenti chiari, quando la questione sociale era ancora in una fase esplosiva. Anzi, guidati dallo Spirito, essi hanno colto in tale questione i segni di un tempo propizio per l'evangelizzazione del mondo contemporaneo, mostrando alle coscienze che la piena dignità delle persone non può realizzarsi né nel liberalismo né nel socialismo, intesi come esasperazione ideologica di esigenze tra loro contrapposte.


4. Questi principi e criteri permangono sostanzialmente validi nel nostro tempo, spesso qualificato come epoca post-industriale. Carissimi Fratelli e Sorelle, siate degni eredi di un così ricco patrimonio ideale! A voi tocca, oggi, rimanendo fedeli ai valori acquisiti, porvi in coraggioso dialogo con le mutate condizioni della società. A voi è domandata una nuova consapevolezza e un più solido sforzo di responsabilità nei confronti del mondo del lavoro. Sentitevi tutti coinvolti in tale missione. Ciascuno si impegni, nel ruolo che ricopre, ad evitare possibilmente ogni scontro e divisione, operando con pazienza e lungimiranza, affinché i conflitti siano appianati e risolti. Vi stia sempre a cuore di valorizzare gli aspetti più nobili e qualificanti della persona umana: il senso del dovere, la libertà di iniziativa, la capacità di condivisione e di sacrificio, la solidarietà, il rispetto delle legittime esigenze del riposo e della rigenerazione corporale e più ancora spirituale. La lettera pastorale che il Vescovo di Cremona Monsignor Geremia Bonomelli scriveva esattamente cento anni or sono, intitolandola "La questione sociale è questione morale", conserva ai nostri giorni tutta la sua attualità. Ora, come un tempo, i cambiamenti socio-economici, per essere via ad un progresso autentico, non basta che s'appoggino a meccanismi più moderni di mercato e di consumo; devono piuttosto salvaguardare le esigenze della giustizia, e ciò suppone che si "investano" in essi con tenacia energie morali e spirituali sempre maggiori. I cristiani sanno di dover offrire in tale ambito una coerente testimonianza di solidarietà e di condivisione. In particolare, essi sono chiamati ad adoperarsi nelle diverse situazioni affinché la coscienza con le sue istanze e i suoi progetti mantenga il primato che le è proprio. Quanto moderne sono, al riguardo, le osservazioni che Mons. Bonomelli faceva nella sua Lettera pastorale dal titolo "Capitale e lavoro", pubblicata nel 1891! "Bisogna portare - egli asseriva - il rimedio là dove è la radice del male, cioè nelle menti e nei cuori, donde poi scaturiscono le idee e le opere che incarnano le idee. Purtroppo vi sono uomini - proseguiva - di mente eletta e di grande cuore, i quali credono che con una serie di buone leggi fatte eseguire a dovere si possono far cessare tutti i mali onde è afflitta la società. E' una vera illusione!". Ecco: "portare il rimedio nelle menti e nei cuori". Questo è ciò che urge anche oggi. Ma come riuscirvi, se non attraverso una sistematica azione educativa diretta ad ogni persona?


5. Su questo terreno pedagogico ed etico, occorre che la famiglia e la società, la scuola e il sindacato come ogni altra istituzione politica, culturale e civica svolgano un'importante opera di collaborazione e di raccordo, di stimolo e di promozione, soprattutto per quanto riguarda l'educazione dei giovani e il loro valido inserimento nel mondo del lavoro e nella vita sociale. I giovani sono carichi di propositi e di speranze; cercano con generosità di costruire il loro avvenire; attendono dagli adulti esempi validi e proposte serie. E quale grave responsabilità si assume la società quando delude le loro attese di giustizia e di realizzazione di sé. Responsabili politici e amministrativi, sia vostra premura adoperarvi non solo perché le popolazioni abbiano più benessere materiale, ma anche e soprattutto perché ci siano effettive condizioni di vivibilità umana e di sicurezza della convivenza. In questo sforzo, che deve coinvolgere responsabilmente ogni organizzazione educativa e sociale, l'intera comunità è interpellata nel suo insieme a costruire un progetto rispettoso della persona ed ispirato alla vera solidarietà, particolarmente nei confronti dei più deboli e meno garantiti.


6. Una così vasta azione comunitaria che chiama i credenti a testimoniare la novità del Vangelo, esige un nuovo vigore etico e morale. Occorre che si ricomponga la frattura non di rado lamentata fra morale e società a motivo del peso eccessivo assunto dalla mediazione politica, che "finisce col deformare profondamente la struttura di base della vita associata. In tale contesto i diritti diventano favori e le attese socialmente legittimate, come anche i meriti effettivamente acquisiti, giungono a contare meno delle appartenenze di gruppo" (Discorso agli Amministratori pubblici, Napoli, 10 Novembre 1990). Il necessario recupero della moralità personale e sociale, è alla base di una rinnovata cultura della legalità, condizione indispensabile per il rilancio effettivo di una economia che vada incontro alla "domanda di qualità: qualità delle merci da produrre e da consumare; qualità dei servizi di cui usufruire; qualità dell'ambiente e della vita in generale" (CA 36). Anche nelle realtà sociali più complesse è l'uomo il centro dell'interesse ed occorre che mai egli si perda né si dimentichi la sua dignità e vocazione" (cfr. CA 59).


7. Carissimi lavoratori e imprenditori cremonesi! So che la vostra professione, condotta con onestà e generosità, costa molta fatica. So anche che, in certi momenti di notevoli difficoltà per le imprese e le aziende, questo impegno diventa gravoso. Ma non vi spaventino impegno e fatica; viveteli piuttosto per amore dei fratelli ed offriteli in unione alla Croce del Redentore dell'uomo (cfr. LE 27). In Cristo, il lavoro assume un valore salvifico, perché diventa lavoro con gli altri e per gli altri. In tal modo viene superata, nel lavoro e nei rapporti sociali, la mentalità individualista oggi diffusa, e ci si apre a un concreto impegno di solidarietà e di carità che, iniziando nella famiglia, si estende alle altre società intermedie, le quali "maturano come reali comunità di persone ed innervano il tessuto sociale, impedendo che scada nell'anonimato e in un'impersonale massificazione" (CA 49). Sant'Omobono, il fedele laico, il lavoratore Patrono della città di Cremona, che ha saputo coniugare nella sua esistenza contemplazione e azione, morale e mercato, proprietà e solidarietà in un'originale sintesi di santità, protegga sempre il vostro cammino; vi ricordi i valori della laboriosità e della fedeltà al Vangelo; sostenga la vostra fiducia e faccia crescere in voi la gioia di servire i fratelli.

A Maria Santissima Assunta, cui è dedicata la stupenda Cattedrale della vostra diocesi, affido le vostre gioie e fatiche quotidiane; tutto sia fatto per la gloria di Dio e tutto giovi allo sviluppo dell'uomo e della vostra terra, alacre e generosa.

Vi accompagni la mia Benedizione.

Data: 1992-06-21 Data estesa: Domenica 21 Giugno 1992

Discorso al termine della processione del Corpus Domini - Cremona

Titolo: Una fede matura, convincente e testimoniante contro il tentativo di separare il Vangelo dalla vita




1. "Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme"! (Ps 132,1). Di questo nostro vivere insieme, carissimi fratelli e sorelle, l'Eucaristia è la fonte e l'apice, perché Gesù, "Via, Verità e Vita" (Jn 14,6) è presente realmente nel Mistero del Pane che spezziamo sull'altare, per poi nutrircene insieme con rendimento di grazie. Nella processione, ossequio pubblico e solenne al Sacramento, abbiamo reso visibile la comunione a cui esso ci impegna ed abbiamo rinnovato la profezia dei tempi nuovi, nei quali l'umanità, affratellata dall'amore, camminerà unita sulle strade della terra, cantando le lodi al suo Signore. Se - come dice il Concilio - è l'Eucaristia che raduna e plasma, trasforma e consolida la Chiesa (cfr. LG 11), che ha in essa la sua "radice" e il suo "cardine" (PO 6), allora, ogni gesto, ogni iniziativa tendente ad educare lo spirito alla comunione e a rinnovare in senso fraterno lo stile della vita ecclesiale dovrà prendere le mosse dal Mistero eucaristico.


2. La processione, che abbiamo compiuto per le strade e fra le case della città, è insieme celebrazione della Chiesa pellegrinante e luminosa irradiazione di ciò che l'Eucaristia vuol realizzare nella vita sociale. Quando stasera avete lasciato le vostre case e le vostre parrocchie per raccogliervi nella Cattedrale a celebrare insieme la festa del Corpo e del Sangue del Signore, voi avete compiuto un solenne gesto di fede nella presenza reale di Gesù e insieme avete manifestato la volontà di entrare in comunione più piena con l'unico Corpo di Cristo che è la Chiesa.

Questo procedere insieme, fianco a fianco, uniti nell'ascolto della stessa Parola di Dio, resi un cuor solo e un'anima sola dalla lode e dal rendimento di grazie a Dio, ci ricorda che noi siamo una Chiesa pellegrinante. Quaggiù sulla terra, una Chiesa che non cammini non è Chiesa. E Chiesa ugualmente non sarebbe, se non coltivasse fedelmente la memoria della strada da cui viene e della meta misteriosa verso cui tende nella speranza. Abbiamo camminato portando e adorando il Corpo del Signore che, risorto e asceso al Padre, è presente in modo reale sotto i segni eucaristici: ogni giorno egli si dona come nutrimento alle nostre anime; ogni giorno rinnova l'unico Sacrificio della redenzione per la remissione dei nostri peccati. Carissimi, il Signore è con noi, guida il nostro cammino. Non smarriamoci nei nostri tortuosi sentieri, abbandonando la via maestra che è Egli stesso. Solo l'Eucaristia ci potrà salvaguardare dalla dispersione e conservare nell'unità della famiglia di Dio; dalla precarietà del tempo alla speranza eterna; dal deserto dell'egoismo e dell'errore alla terra promessa della Pasqua. In questo momento suggestivo, saluto tutti voi che avete preso parte a questo solenne rito: il vostro Pastore, il caro Mons. Enrico Assi, e con lui i Presuli presenti. Saluto le Autorità politiche, civili e militari, esprimendo loro la mia gratitudine per la collaborazione prestata all'organizzazione della mia sosta fra voi. Con affetto mi rivolgo ai Sacerdoti, ai Seminaristi, ai Religiosi e alle Religiose, ed ai fedeli laici che qui rappresentano l'intera famiglia ecclesiale della vostra Diocesi. Una menzione particolare è per i membri dei Consigli pastorali e per quanti sono impegnati nella preparazione del Sinodo della vostra Chiesa locale.


3. Il Concilio ha ricordato con chiarezza la forza unificante che l'Eucaristia sviluppa nella vita della Chiesa. "Nella frazione del pane eucaristico viene rappresentata e prodotta l'unità dei fedeli che costituiscono il Corpo di Cristo", afferma la Lumen gentium (LG 3). Il primo impegno che deriva ai fedeli dalla partecipazione consapevole ed attiva all'Assemblea eucaristica domenicale è di portare fuori del tempio e di prolungare in ogni momento della vita l'attuazione del comandamento dell'amore, in cui si riassumono gli altri dieci comandamenti.

Non possiamo coltivare l'illusione di entrare in comunione intima con Cristo quando non accettiamo di fatto la comunione di carità con chi è nel bisogno e nella sofferenza; quando non sappiamo accogliere gli stranieri, i profughi, i disoccupati; quando, appartenendo ad una società dove alto è il livello del benessere e della ricchezza, siamo incapaci di imprimere uno stile di maggior sobrietà alla nostra vita per creare forti e significative iniziative di solidarietà.


4. Un evento straordinario della vostra Chiesa cremonese, dopo tre anni di preghiera e di riflessione, si avvia alla sua conclusione: il Sinodo Diocesano.

Esso si può configurare come una continuazione della processione eucaristica del Corpus Domini. Etimologicamente "sinodo" vuol dire "cammino insieme". In esso infatti il Vescovo, i Presbiteri, i Religiosi, i laici fanno una profonda esperienza di comunione nell'ascolto di ciò che lo Spirito Santo dice alla Chiesa, nella comune incessante preghiera, nella carità fraterna. Tutto è orientato alla ricerca del modo migliore per recare ai giovani, alle famiglie, alla città, alla comunità degli uomini l'annuncio che solo in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, la salvezza è offerta al mondo come dono di grazia e di misericordia. Nel corso delle vostre riflessioni siete giunti a individuare un'idea unificante, che ha ricevuto la seguente formulazione: l'Eucaristia raduna la Chiesa per la testimonianza cristiana nel mondo. Assumendo come punto di riferimento il testo di Luca, in cui si narra l'avventura dei due discepoli di Emmaus (24,13-35), voi indicate i luoghi dell'esperienza cristiana e tracciate il cammino che dal Golgota porta a Emmaus, da Gerusalemme agli estremi confini della terra. E' un cammino che impegna anche la vostra Chiesa! Nutriti dal pane eucaristico, rinvigoriti dalla forza dello Spirito Santo, voi, discepoli di questa Chiesa, siete convocati non tanto per rinnovare le strutture organizzative ai fini di una maggiore efficienza, ma per edificare un tempio spirituale di persone distaccate, libere, accoglienti, fedeli a Dio e amiche dell'uomo, impegnate a far conoscere i prodigi di Colui che dalle tenebre ci ha chiamati alla sua ammirabile luce (cfr. 1P 2,4-9).


5. Noi sappiamo che è in atto, sotto forme nuove, una sfida culturale che oggi assume proporzioni gigantesche anche per la presenza dei mezzi della comunicazione sociale: il tentativo di separare la fede dalla vita, il Vangelo dalla cultura, la morale dalla politica, dall'economia, dalla tecnica. Alcuni pensano ad un mondo senza Dio, ad una storia senza Cristo, ad una società senza Chiesa. Altri ritengono che la luce della fede possa illuminare le singole coscienze, ma non accettano che il Vangelo possa esercitare il suo influsso sulla vita sociale.

Questa sfida può essere vinta solo dalla fede dei credenti: una fede matura, adulta, convincente e testimoniante. Il futuro è nelle mani degli uomini e delle donne che si consegnano con umiltà e amore alla forza sovrumana del Mistero. Una Chiesa, che desideri rinnovarsi veramente, deve saper esprimere gesti di donazione. L'Eucaristia, sacramento di un Dio che ama e si dona per attrarre tutti a sé, insegna a cercare e ad amare il prossimo, a trasformare i progetti della propria vita, aprendoli alla condivisione, all'accoglienza e al servizio dei più poveri e dei più deboli. Dall'Eucaristia s'impara che "non esistono situazioni in cui l'amore non abbia ancora qualcosa da dire", come scriveva l'indimenticabile Cardinale Stefan Wyszynski, e che "non possiamo considerare l'amore come una nostra "impresa" personale..., bensi come un''impresa' di Dio, che è l'Amore, il quale incessantemente getta il seme del suo amore e lo distribuisce copiosamente nel cuore degli uomini" (Un pezzo di pane, Roma, 1981, pp. 87. 113). Gesù Cristo, il Vivente, ci chiama a essere suoi testimoni nelle nostre città minacciate dalla tentazione dell'indifferenza e del disimpegno, fra persone che "privilegiano in modo esclusivo la soddisfazione dei propri desideri immediati e degli interessi economici, con una falsa assolutizzazione della libertà del singolo e con la rinuncia a confrontarsi con una verità e con valori che vadano al di là del proprio orizzonte individuale o di gruppo" (Assemblea Speciale del Sinodo Europeo, Dichiarazione, n.1).


6. Carissimi fedeli della Chiesa di Cremona! Lasciatevi ammaestrare da Cristo presente nell'Eucaristia! In Lui, con Lui e per Lui, si possono superare insofferenza, divisioni e intemperanze per aprirsi ai sentimenti veri della fraternità e della condivisione. Modellate la vostra vita sullo stile dell'Eucaristia: lo stile del dono di sé che Gesù, nell'ultima Cena, ha significato spezzando il pane, inginocchiandosi e lavando i piedi ai suoi discepoli. Offrite il meglio della vostra vocazione e della vostra vita per l'edificazione della Chiesa, Corpo di Cristo, Tempio vivo dello Spirito, Popolo in cammino verso la Città eterna. Nutriti alla mensa di Colui che è morto e risorto, andiamo, unendo le nostre voci e i nostri cuori in preghiera, testimoniamo il Vangelo ad ogni creatura, portiamo la Buona Novella della verità e della pace, tra le contraddizioni e le contrapposizioni del nostro tempo, edificando, nella concorde operosità, una comunità ecclesiale ricca di fede, di cultura e di umanità, di solidarietà e di speranza.


7. E tu, Signore Gesù, che nell'Eucaristia hai posto la tua dimora in mezzo a noi e ti sei fatto viandante con noi, sostieni le nostre comunità cristiane, perché si aprano sempre più all'ascolto e all'accoglienza della tua Parola. Possano trarre dall'Eucaristia un rinnovato impegno per disseminare nella società, con l'annuncio del tuo Vangelo, i segni e i gesti di una carità attenta e operosa. Signore Gesù, nella tua Eucaristia dona ai coniugi cristiani di essere "segni" del tuo amore sponsale in mezzo a noi; alle famiglie di essere comunità di persone che, vivendo in dialogo con Dio e tra di loro, non abbiano paura della vita e diventino seminari di vocazioni sacerdotali, religiose e missionarie. Signore Gesù, dal tuo altare irradia luce e grazia su questa Città, perché respingendo la seduzione di una concezione materialistica della vita, possa sconfiggere gli egoismi che la insidiano, le ingiustizie che la turbano, le divisioni che la affliggono.

Signore Gesù: donaci la tua gioia, donaci la tua pace. Resta con noi, Signore! Tu solo hai parole di vita eterna!

Data: 1992-06-21 Data estesa: Domenica 21 Giugno 1992

Udienza ai Vescovi del Camerun in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per contribuire alla democratizzazione delle istituzioni i cristiani arricchiscono la società con il fermento evangelico

Caro Signor Cardinale, Cari Confratelli nell'Episcopato,


1. Alla fine degli incontri individuali avuti con voi, in occasione della vostra visita ad limina, sono felice di ricevervi ora tutti insieme, come Conferenza Episcopale nazionale del Cameroun.Ringrazio vivamente il vostro Presidente per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Salutandovi, mi unisco, attraverso voi, al clero, ai religiosi, alle religiose, agli insegnanti cattolici, ai catechisti e ai fedeli laici delle tre province ecclesiastiche francofone di Doula, Garoua e Yaoundé, così come alla provincia anglofona di Bamenda. A tutte le vostre comunità diocesane, porgo i miei cordiali saluti: li ricordo nella mia preghiera e nella mia sollecitudine di Pastore desideroso di confermarli nella fede.

Il vostro pellegrinaggio ai sepolcri dei Santi Apostoli ha luogo mentre ci prepariamo a onorare, il 29 giugno, le due eminenti figure della Chiesa nascente, Pietro e Paolo. Mi auguro che il vostro soggiorno romano, alla vigilia della loro festa, vi dia la gioia di un ritorno vivificante alle origini, che vi incoraggi nella fedeltà alla tradizione apostolica e all'eredità dei primi cristiani. Allo stesso modo, mi auguro che, rinnovati nell'amore di Cristo e nella comunione con il successore di Pietro ritorniate, pieni di zelo, al vostro popolo per diffondere il Vangelo con l'ardore e il coraggio di coloro che, in questa città, hanno assistito ai magnifici inizi della Chiesa di Roma.


2. Due anni fa, la Chiesa nel Cameroun, ha celebrato il centenario dell'evangelizzazione del Paese. Avete reso grazie a Dio per lo slancio delle comunità cristiane sui passi della notevole opera dei primi missionari.

E ora siete entrati in una nuova fase, i cui obiettivi sono l'affermazione della fede, la conversione e la trasformazione profonda degli individui e della vita sociale, in modo che le verità e i valori del vangelo siano vissuti più pienamente. Occorre dare un nuovo impulso all'opera mai conclusa dell'evangelizzazione.

Per questo avete al vostro fianco dei collaboratori privilegiati: i sacerdoti. Essi compiono un lavoro importante e io li ringrazio di tutto cuore. Mi auguro che continuino a insegnare la Parola di Dio con chiarezza, con una fede ardente, in un impegno personale disinteressato e con spirito di sacrificio, nella fedeltà al celibato e la disponibilità che esso fornisce per il servizio del Regno. Essi hanno la responsabilità tutta particolare di proclamare la misericordia di Dio. Quali ministri dei sacramenti, dell'Eucaristia e della riconciliazione in particolare mettono gli uomini in contatto con Dio.

Rallegrandomi con voi per l'aumento del numero delle vocazioni, mi auguro che conserviate la preoccupazione per la qualità della formazione al sacerdozio. L'esortazione apostolica Pastores dabo vobis, frutto dei lavori del Sinodo, costituisce una guida per la formazione umana, spirituale, intellettuaLe e pastorale dei candidati.

Una delle urgenze, di cui molte chiese prendono coscienza, è quella di avere educatori ben preparati alla loro missione nei confronti dei seminaristi. Il contributo di religiosi e di sacerdoti missionari, di Istituti specializzati è molto prezioso per una buona formazione. Per preparare veri Pastori e Apostoli di Gesù Cristo, questa formazione sarà unita nella fede e radicata nella Tradizione della Chiesa; essa tenderà a integrare i valori della cultura locale; cercherà di toccare tutti gli aspetti della personalità, sia gli affetti che l'intelligenza.


3. Per il conseguimento dell'evangelizzazione, avete anche al vostro fianco, i religiosi e le religiose. Nella Chiesa, sono chiamati a dare una testimonianza di consacrazione totale a Dio. Questo aspetto fondamentale della loro esistenza è il primo compito da assolvere nella forma di vita che hanno scelto.

I Vescovi tengono a considerare la promozione della vita religiosa una componente del loro ministero pastorale. In particolare, essi aiutano le persone consacrate a restare fedeli al loro carisma fondatore e ai loro voti per dare l'esempio del dono totale al Signore. Le giovani generazioni, per plasmare la loro vita, hanno bisogno di avere davanti agli occhi modelli di impegno totale, come risposta al Dio d'amore che ha contratto con gli uomini un'alleanza nuova ed eterna.

Allo stesso tempo, aiuterete i religiosi e le religiose a coltivare una coscienza ecclesiale rinnovata, che li incoraggi nell'edificazione del Corpo di Cristo e nell'opera missionaria.


4. Tra le priorità pastorali di oggi, bisogna sottolineare la formazione dei fedeli laici. Dio chiama il suo Popolo a crescere, a maturare senza sosta e a portare frutto.

Al primo posto fra coloro che aiutano il Popolo di Dio a crescere, si trovano i catechisti. Con le loro opere, essi contribuiscono individualmente alla diffusione della fede. Dato che la loro opera diviene più difficile col progredire della società, bisogna offrire loro una solida formazione dottrinale e pedagogica così come un costante rinnovamento spirituale e apostolico, senza parlare della necessità di condizioni di vita dignitose.

Invitate tutti i battezzati ad approfondire le ricchezze della fede e a viverle. Tra gli altri effetti positivi, questo li fortificherà perché rendano testimonianza della speranza che è in loro (cfr. 1P 3,15), in particolare, dinanzi al fenomeno delle sette. Incoraggiateli a collaborare con più vigore e in modo più responsabile all'evangelizzazione delle realtà temporali. Per questo, è necessario che essi familiarizzino con l'insegnamento sociale della Chiesa, affinché compiano il loro dovere quotidiano con competenza professionale, con onestà e in uno spirito cristiano.

Nel campo del lavoro, sapranno creare nuove forme di imprese, dare origine a una revisione dei sistemi economici, qualora fosse necessario, e dare spazio ad una maggiore giustizia sociale.


5. Nel proseguimento della sua missione evangelica, la Chiesa ama ricorrere alla scuola cattolica. Questa è parte integrante del sistema educativo del Cameroun.Come in altri Paese africani, ne è apprezzato il ruolo, ai diversi livelli di scolarizzazione, per la formazione di un gran numero di giovani, creando, nella comunità educativa, un'atmosfera evangelica, aiutando gli adolescenti a sviluppare la loro personalità in modo coerente con le esigenze della loro condizione di battezzati, in modo tale che la conoscenza sia illuminata dalla fede.

Mi auguro che le difficoltà particolari dell'insegnamento cattolico nel Cameroun possano essere superate in un clima di pace sociale, per il bene della società del Cameroun e per il progresso del Vangelo.

Infine, sono felice di sapere che l'Istituto cattolico di Yaoundé, la cui fondazione vi stava a cuore e che è stato inaugurato il 7 dicembre 1991, ha intrapreso la sua attività in condizioni soddisfacenti. Mi auguro che contribuisca a promuovere il pensiero cristiano dello sviluppo della cultura, per la formazione di uomini di scienza e di testimoni della fede.


6. Per quanto riguarda i rapporti con coloro che non condividono la stessa fede, dico che l'intesa è buona, nel complesso, con le confessioni protestanti, e ne sono lieto. Sforzatevi di mantenere rapporti sempre più costruttivi per la gloria di Dio e per il bene comune.

Riguardo ai musulmani, permettetemi di invitarvi a portare avanti il dialogo inter-religioso che fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa.

L'Enciclica Redemptoris Missio vi aiuterà, così come il documento Dialogo e Annuncio, pubblicato nel maggio 1991 dal Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso e la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.


7. Sull'esempio di alcuni Paesi del continente africano, il Cameroun ha intrapreso una progressiva democratizzazione delle sue istituzioni. In questo importante periodo della vita nazionale, i cristiani, più che mai, devono arricchire la società del fermento evangelico che è in loro e collaborare con tutti gli uomini di buona volontà.

La Chiesa, da parte sua, contribuisce allo sviluppo totale della comunità umana attraverso il rispetto della realtà politica, con la sua dottrina sociale, con l'apertura alle dimensioni spirituali. Il servizio del bene comune, a livelli diversi, è una forma particolarmente importante della giustizia e della carità.

La mia preghiera si unisce alla vostra affinché i vostri compatrioti camminino pacificamente sulla via delle riforme, cercando di rispondere, nel miglior modo possibile, alle legittime aspirazioni dei loro concittadini. Possa essere il vostro grande Paese, in Africa e nel mondo, un'apprezzato elemento di stabilità e di progresso per la vita della comunità delle nazioni!


8. Concludendo, cari Confratelli nell'Episcopato, desidero prolungare l'azione di grazia del centenario e ringraziare Dio insieme a voi per tutto ciò che è stato fatto nel vostro Paese. Con uno sguardo amorevole alla realtà attuale e nella convinzione che il Regno di Dio sia già operante fra di voi, continuate l'annuncio del Vangelo al vostro Popolo appoggiandovi sui suoi tesori di pietà tradizionale.

Mi auguro che si realizzi un'unione ancora più grande tra la fede e l'anima del Cameroun, in modo che tutti i valori naturali posseduti dai vostri compatrioti siano trasfigurati dalla presenza di Cristo.

Per aiutarvi in questo, vi concedo, così come a tutte le vostre comunità diocesane, la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-22 Data estesa: Lunedi 22 Giugno 1992

Visita "ad limina" dei Vescovi del Cameroun - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per contribuire alla democratizzazione delle istituzioni i cristiani arricchiscono la società con il fermento evangelico

Caro Signor Cardinale, Cari Confratelli nell'Episcopato,


1. Alla fine degli incontri individuali avuti con voi, in occasione della vostra visita ad limina, sono felice di ricevervi ora tutti insieme, come Conferenza Episcopale nazionale del Cameroun. Ringrazio vivamente il vostro Presidente per le parole che mi ha rivolto a vostro nome. Salutandovi, mi unisco, attraverso voi, al clero, ai religiosi, alle religiose, agli insegnanti cattolici, ai catechisti e ai fedeli laici delle tre province ecclesiastiche francofone di Doula, Garoua e Yaoundé, così come alla provincia anglofona di Bamenda. A tutte le vostre comunità diocesane, porgo i miei cordiali saluti: li ricordo nella mia preghiera e nella mia sollecitudine di Pastore desideroso di confermarli nella fede. Il vostro pellegrinaggio ai sepolcri dei Santi Apostoli ha luogo mentre ci prepariamo a onorare, il 29 giugno, le due eminenti figure della Chiesa nascente, Pietro e Paolo. Mi auguro che il vostro soggiorno romano, alla vigilia della loro festa, vi dia la gioia di un ritorno vivificante alle origini, che vi incoraggi nella fedeltà alla Tradizione apostolica e all'eredità dei primi cristiani. Allo stesso modo, mi auguro che, rinnovati nell'amore di Cristo e nella comunione con il successore di Pietro ritorniate, pieni di zelo, al vostro popolo per diffondere il Vangelo con l'ardore e il coraggio di coloro che, in questa città, hanno assistito ai magnifici inizi della Chiesa di Roma.


2. Due anni fa, la Chiesa nel Cameroun, ha celebrato il centenario dell'evangelizzazione del Paese. Avete reso grazie a Dio per lo slancio delle comunità cristiane sui passi della notevole opera dei primi missionari. E ora siete entrati in una nuova fase, i cui obiettivi sono l'affermazione della fede, la conversione e la trasformazione profonda degli individui e della vita sociale, in modo che le verità e i valori del vangelo siano vissuti più pienamente. Occorre dare un nuovo impulso all'opera mai conclusa dell'evangelizzazione. Per questo avete al vostro fianco dei collaboratori privilegiati: i sacerdoti. Essi compiono un lavoro importante e io li ringrazio di tutto cuore. Mi auguro che continuino a insegnare la Parola di Dio con chiarezza, con una fede ardente, in un impegno personale disinteressato e con spirito di sacrificio, nella fedeltà al celibato e la disponibilità che esso fornisce per il servizio del Regno. Essi hanno la responsabilità tutta particolare di proclamare la misericordia di Dio. Quali ministri dei sacramenti, dell'Eucaristia e della riconciliazione in particolare mettono gli uomini in contatto con Dio. Rallegrandomi con voi per l'aumento del numero delle vocazioni, mi auguro che conserviate la preoccupazione per la qualità della formazione al sacerdozio. L'esortazione apostolica Pastores dabo vobis, frutto dei lavori del Sinodo, costituisce una guida per la formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale dei candidati. Una delle urgenze, di cui molte chiese prendono coscienza, è quella di avere educatori ben preparati alla loro missione nei confronti dei seminaristi. Il contributo di religiosi e di sacerdoti missionari, di Istituti specializzati è molto prezioso per una buona formazione. Per preparare veri Pastori e Apostoli di Gesù Cristo, questa formazione sarà unita nella fede e radicata nella Tradizione della Chiesa; essa tenderà a integrare i valori della cultura locale; cercherà di toccare tutti gli aspetti della personalità, sia gli affetti che l'intelligenza.


3. Per il conseguimento dell'evangelizzazione, avete anche al vostro fianco, i religiosi e le religiose. Nella Chiesa, sono chiamati a dare una testimoninaza di consacrazione totale a Dio. Questo aspetto fondamentale della loro esistenza è il primo compito da assolvere nella forma di vita che hanno scelto. I Vescovi tengono a considerare la promozione della vita religiosa una componente del loro ministero pastorale. In particolare, essi aiutano le persone consacrate a restare fedeli al loro carisma fondatore e ai loro voti per dare l'esempio del dono totale al Signore. Le giovani generazioni, per plasmare la loro vita, hanno bisogno di avere davanti agli occhi modelli di impegno totale, come risposta al Dio d'amore che ha contratto con gli uomini un'alleanza nuova ed eterna. Allo stesso tempo, aiuterete i religiosi e le religiose a coltivare una coscienza ecclesiale rinnovata, che li incoraggi nell'edificazione del Corpo di Cristo e nell'opera missionaria.


4. Tra le priorità pastorali di oggi, bisogna sottolineare la formazione dei fedeli laici. Dio chiama il suo Popolo a crescere, a maturare senza sosta e a portare frutto. Al primo posto fra coloro che aiutano il Popolo di Dio a crescere, si trovano i catechisti. Con le loro opere, essi contribuiscono individualmente alla diffusione della fede. Dato che la loro opera diviene più difficile col progredire della società, bisogna offrire loro una solida formazione dottrinale e pedagogica così come un costante rinnovamento spirituale e apostolico, senza parlare della necessità di condizioni di vita dignitose.

Invitate tutti i battezzati ad approfondire le ricchezze della fede e a viverle. Tra gli altri effetti positivi, questo li fortificherà perché rendano testimonianza della speranza che è in loro (cfr. 1P 3,15), in particolare, dinanzi al fenomeno delle sette. Incoraggiateli a collaborare con più vigore e in modo più responsabile all'evangelizzazione delle realtà temporali. Per questo, è necessario che essi familiarizzino con l'insegnamento sociale della Chiesa, affinché compiano il loro dovere quotidiano con competenza professionale, con onestà e in uno spirito cristiano. Nel campo del lavoro, sapranno creare nuove forme di imprese, dare origine a una revisione dei sistemi economici, qualora fosse necessario, e dare spazio ad una maggiore giustizia sociale.


5. Nel proseguimento della sua missione evangelica, la Chiesa ama ricorrere alla scuola cattolica. Questa è parte integrante del sistema educativo del Cameroun.Come in altri Paese africani, ne è apprezzato il ruolo, ai diversi livelli di scolarizzazione, per la formazione di un gran numero di giovani, creando, nella comunità educativa, un'atmosfera evangelica, aiutando gli adolescenti a sviluppare la loro personalità in modo coerente con le esigenze della loro condizione di battezzati, in modo tale che la conoscenza sia illuminata dalla fede. Mi auguro che le difficoltà particolari dell'insegnamento cattolico nel Cameroun possano essere superate in un clima di pace sociale, per il bene della società del Cameroun e per il progresso del Vangelo. Infine, sono felice di sapere che l'Istituto cattolico di Yaoundé, la cui fondazione vi stava a cuore e che è stato inaugurato il 7 dicembre 1991, ha intrapreso la sua attività in condizioni soddisfacenti. Mi auguro che contribuisca a promuovere il pensiero cristiano dello sviluppo della cultura, per la formazione di uomini di scienza e di testimoni della fede.


6. Per quanto riguarda i rapporti con coloro che non condividono la stessa fede, dico che l'intesa è buona, nel complesso, con le confessioni protestanti, e ne sono lieto. Sforzatevi di mantenere rapporti sempre più costruttivi per la gloria di Dio e per il bene comune. Riguardo ai musulmani, permettetemi di invitarvi a portare avanti il dialogo inter-religioso che fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. L'Enciclica Redemptoris missio vi aiuterà, così come il documento Dialogo e Annuncio, pubblicato nel maggio 1991 dal Pontificio Consiglio per il dialogo inter-religioso e la Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.


7. Sull'esempio di alcuni Paesi del continente africano, il Cameroun ha intrapreso una progressiva democratizzazione delle sue istituzioni. In questo importante periodo della vita nazionale, i cristiani, più che mai, devono arricchire la società del fermento evangelico che è in loro e collaborare con tutti gli uomini di buona volontà.

La Chiesa, da parte sua, contribuisce allo sviluppo totale della comunità umana attraverso il rispetto della realtà politica, con la sua dottrina sociale, con l'apertura alle dimensioni spirituali. Il servizio del bene comune, a livelli diversi, è una forma particolarmente importante della giustizia e della carità. La mia preghiera si unisce alla vostra affinché i vostri compatrioti camminino pacificamente sulla via delle riforme, cercando di rispondere, nel miglior modo possibile, alle legittime aspirazioni dei loro concittadini. Possa essere il vostro grande Paese, in Africa e nel mondo, un'apprezzato elemento di stabilità e di progresso per la vita della comunità delle nazioni!


8. Concludendo, cari Confratelli nell'Episcopato, desidero prolungare l'azione di grazia del centenario e ringraziare Dio insieme a voi per tutto ciò che è stato fatto nel vostro Paese. Con uno sguardo amorevole alla realtà attuale e nella convinzione che il Regno di Dio sia già operante fra di voi, continuate l'annuncio del Vangelo al vostro Popolo appoggiandovi sui suoi tesori di pietà tradizionale.

Mi auguro che si realizzi un'unione ancora più grande tra la fede e l'anima del Cameroun, in modo che tutti i valori naturali posseduti dai vostri compatrioti siano trasfigurati dalla presenza di Cristo.

Per aiutarvi in questo, vi concedo, così come a tutte le vostre comunità diocesane, la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-06-22 Data estesa: Lunedi 22 Giugno 1992




GPII 1992 Insegnamenti - Incontro con i rappresentanti del mondo del lavoro - Cremona