GPII 1993 Insegnamenti



Giovanni Paolo II

1993 Insegnamenti

Omelia in onore di Maria Santissima Madre di Dio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Europa: sradica il male della guerra, costruisci la pace!




1. "Gli fu messo nome Gesù" (Lc 2,21). Oggi si compie l'ottavo giorno dalla nascita del Figlio di Maria, nella notte di Betlemme. Oggi "gli fu messo nome" Gesù, "come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre" (Lc 2,21). "Dio mando il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).

L'Eterno Padre ha voluto che al proprio Figlio unigenito venisse imposto, appunto, questo nome: Gesù, che significa: "Dio salva". Si tratta di un nome in uso in Israele - e molti prima di Lui l'avevano portato. Tuttavia solo al Redentore è stato dato questo nome dall'Eterno Padre, e Maria e Giuseppe, il giorno della circoncisione, sono stati umili esecutori della sua volontà. Il Padre celeste ha voluto che il suo Figlio, a Lui consustanziale, Dio da Dio -, come Uomo, come Figlio dell'uomo, portasse il nome di Gesù. Tale nome doveva significare per sempre la missione da lui compiuta nella "pienezza del tempo" (Cfr. Ga 4,4). Dio mando il suo Figlio nel mondo "perché il mondo si salvasse per mezzo di lui" (Cfr. Jn 3,17). Il nome di Gesù ha carattere universale: esprime cioè la volontà salvifica di Dio rispetto al mondo, all'umanità. "Dio... vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4).


2. Salvare significa liberare dal male, e Gesù ci ha ordinato di pregare il Padre per questo: "Liberaci dal male". Ha così unito la nostra preghiera alla sua missione nel mondo; una missione che già segna il tempo della sua nascita a Betlemme: "Natus est nobis Salvator mundi". Salvare! Liberare dal male, vincere il male - tutto questo nient'altro vuol dire che far posto al bene. Nell'uomo, eliminato il male, non deve rimanere un vuoto: il male retrocede e scompare di fronte al bene. La venuta nel mondo del Figlio di Dio significa che Dio vuole sradicare in maniera definitiva il male che è nell'umanità, introducendo l'uomo nella dimensione divina del bene. così ci insegna, infatti, l'Apostolo nella Lettera ai Galati: "Dio mando il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, ...perché ricevessimo l'adozione a figli... Quindi non sei più schiavo, ma figlio" (Ga 4,4-7). Figlio - un uomo, cioè, che nella potenza dello Spirito può gridare grida al Padre: "Abbà, Padre!" (Ga 4,6). Lo Spirito Santo, infatti, è stato mandato come Spirito del Figlio. Coloro che diventano figli adottivi di Dio nel suo unico Figlio, diventano al tempo stesso eredi: hanno parte al Bene imperituro, che è Dio stesso. Tutta questa verità è contenuta nel nome "Gesù": il Salvatore.


3. Secondo le parole stesse di Gesù, la figliolanza divina è collegata con l'irradiazione della pace. "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9). Quest'oggi, primo giorno del nuovo anno, vogliamo professare ed annunciare che Gesù è la nostra Pace. Gesù - il nome che significa "Dio salva". Il bene della pace è compreso in questa sua missionesalvifica. Cristo stesso, chiamato il Principe della Pace dal Profeta dell'Antico Testamento, compie la riconciliazione tra Dio e l'umanità. E questa riconciliazione costituisce la prima dimensione della pace. In essa trova il suo inizio e la sua radice ogni pace che i figli adottivi di Dio sono chiamati a realizzare nel mondo e tra gli uomini, diventando partecipi, anzi "co-artefici", della salvezza messianica, annunziata nel nome di Gesù e da Lui recata al mondo: la pace in ogni sua dimensione è un bene che rientra nella salvezza. Essa costituisce un aspetto integrante del progetto salvifico da Dio offerto all'umanità in Cristo, suo Figlio. Ecco perché Egli ha voluto che il nome del Redentore fosse "Gesù".


4. "Pace in terra agli uomini che egli ama..." (Lc 2,14), "agli uomini di buona volontà". Il messaggio della notte di Betlemme parla di uno stretto collegamento tra la pace in terra e la missione del Salvatore. Potrebbe forse essere altrimenti? Salvare significa liberare dal male e ciò che costituisce l'antitesi della pace non contieneforse in sé tutta l'evidenza del male? Il nostro secolo, il XX secolo, ha messo purtroppo in luce tale evidenza in modo unico attraverso le esperienze terribili delle due guerre mondiali, ed anche attraverso tanti altri conflitti, che, pur non definiti mondiali, sono stati comunque eventi bellici, con tutto ciò che di drammatico tale realtà comporta. Nel corso degli anni '80, quando la minaccia della guerra nucleare si era fatta estremamente pericolosa, si incontrarono in Assisi i cristiani ed i rappresentanti delle altre religioni del mondo, per gridare - nello stesso luogo - "liberaci dal male", "dona nobis pacem".

E' possibile pensare che così fiduciosa preghiera non sia stata ascoltata da Colui che è il Dio della Pace? Oggi, l'orrore della distruzione nucleare pare essersi allontanato dall'umanità, ma il bene della pace non si è ancora consolidato dappertutto. Lo dimostrano avvenimenti recenti, che si registrano fuori dell'Europa e nell'Europa stessa. Purtroppo anche nel nostro continente, in particolare nelle regioni Balcaniche, non si placa il diffondersi del male della guerra distruttrice e della violenza. può l'Europa prendere le distanze da tale situazione e non sentirsene interpellata? I discepoli e i confessori di Cristo - la sua Chiesa - non possono cessare di pensare e di operare nello spirito delle otto beatitudini: "Beati gli operatori di pace". Proprio per questo motivo, tutte le Conferenze Episcopali d'Europa, insieme col Vescovo di Roma, hanno proclamato questo 1 gennaio come Giornata di preghiera per la pace in Europa, in particolare nei Balcani. Per questo, come nell'anno 1986, ci recheremo di nuovo in pellegrinaggio ad Assisi.


5. Europa! "Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace" (Nb 6,26).

Così esclamiamo nel nome di Gesù, nel nome cioè di Colui che è il Salvatore del mondo - dell'uomo - di tutti gli uomini: della nazioni, dei paesi e dei continenti. Egli non ha a disposizione quei mezzi di cui possono servirsi gli stati e i potenti di questa terra. La sua potenza sta nella povertà della notte diBetlemme e poi nella Croce sul Golgota. Si tratta pero di una potenza che penetra più a fondo. Essa soltanto, infatti, può sradicare nel profondo dell'essere umano l'odio, nemico primo della pace. Soltanto essa è capace di trasformare gli operatori di guerre e distruzioni in costruttori di pace, ai quali è possibile dare il nome di figli di Dio.


6. Maria! Oggi la Chiesa medita il mistero della tua Maternità. Tu sei la "memoria" di tutte le grandi opere di Dio. Tu conosci le vie per le quali è venuto all'uomo il Figlio, Verbo consustanziale al Padre: Cristo, il Salvatore del mondo! Lui, la nostra Pace. Maria, Madre della Pace, intercedi per noi presso di Lui Intercedi per noi. Amen!

Data: 1993-01-01 Data estesa: Venerdi 1 Gennaio 1993

Angelus - Piazza San Pietro (Roma)

Titolo: "La guerra non serve al bene della comunità umana, solo lo spirito di solidarietà consente di intraprendere un cammino sicuro verso la pace"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. All'inizio del nuovo anno rivolgo a ciascuno di voi il mio augurio più cordiale di serenità e di gioia. L'atmosfera di festa, che fa da cornice a questo primo giorno, si arricchisce dei contenuti di fede offerti alla nostra riflessione dalla due odierne celebrazioni: la solennità liturgica di Maria Santissima "Madre di Dio" e la Giornata Mondiale della pace, che quest'anno è consacrata in maniera particolare alla preghiera per le popolazioni delle Regioni balcaniche, dilaniate da conflitti violenti e persistenti. Il tema di questa 26.ma Giornata Mondiale, "Se cerchi la pace, va' incontro ai poveri" è quanto mai importante ed impegnativo. Siamo invitati a prendere coscienza delle situazioni di povertà, che rappresentano di per sé una costante minaccia alla pace. Siamo esortati a renderci conto delle violenze e delle ingiustizie tuttora presenti in tante parti del mondo e dinanzi alle quali non possiamo restare indifferenti ed inerti: occorre da parte di tutti un impegno disinteressato e coerente per costruire una società realmente più giusta e solidale.


2. Penso con apprensione, in questo primo giorno dell'anno, ai numerosi focolai di guerra disseminati nei cinque continenti e alla violenza fratricida che insanguina molte regioni del mondo, specialmente in Europa, in Africa e nel Medio Oriente.

Come non auspicare che la pace ritorni finalmente nelle martoriate terre della Bosnia Erzegovina e dell'intera regione balcanica? Come non rinnovare una ferma condanna nei confronti della violenza in Medio Oriente, da qualunque parte essa provenga, e delle conseguenti ritorsioni che, oltre a non rispettare i diritti umani, incentivano purtroppo le discordie ed alimentano ancor più i conflitti, rendendo più difficile il già fragile processo dei negoziati di pace? Il Signore conceda al mondo questo fondamentale bene! Faccia di noi artigiani generosi ed instancabili di giustizia e di pace! I poveri, vittime dell'odio e della guerra, dalla loro sofferta condizione possono offrire una indicazione preziosa per il nostro quotidiano impegno nel costruire la pace: la guerra non serve al bene della comunità umana; solo lo spirito di solidarietà, aperto alla condivisione, consente di intraprendere un cammino sicuro verso la pace.


3. Invochiamo da Maria questo prezioso dono, a Lei affidando l'anno appena iniziato. Ci aiuti la celeste Madre di Dio a saper accogliere il suo Figlio Gesù in ogni uomo che incontriamo sul nostro cammino, senza distinzioni di razza, lingua e cultura. Ci renda docili nel seguire i sentieri della solidarietà e della pace, ascoltando con cuore partecipe il grido di aiuto che ci giunge da chi soffre nella povertà e nel dolore. Madre di Dio, aiutaci a scoprire nell'esistenza dei poveri i segni della presenza di tuo Figlio Gesù. Regina della pace, prega per noi!

Data: 1993-01-01 Data estesa: Venerdi 1 Gennaio 1993

Battesimo a trentanove bambini provenienti da tutto il mondo - Aula delle Benedizioni, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Cari papà e mamme, cari padrini e madrine non dimenticate: vi sono affidati tesori preziosi"

Carissimi papà e mamme, madrine e padrini, Carissimi fratelli e sorelle!


1. L'odierna celebrazione eucaristica, all'interno della quale viene amministrato il Battesimo di questi bambini, riveste un valore rilevante per tutti noi. Si tratta di un dono straordinario che Iddio fa a questi piccoli, ma anche di un preciso impegno che viene affidato a coloro che dovranno educarli nella fede, perché la loro vita cristiana cresca e giunga alla pienezza della santità. Già san Giovanni Battista aveva annunziato che il Battesimo non sarebbe stato più soltanto un rito simbolico, come quello da lui stesso amministrato ai penitenti, tra i quali si era inserito anche Gesù. Il Battesimo istituito dal Salvatore è, infatti, il primo dei Sacramenti, che elimina il "peccato originale", ridona all'anima la "grazia santificante", introducendo coloro che lo ricevono nella vita trinitaria di Dio e rendendoli "figli adottivi" del Padre, fratelli di Gesù, membri a pieno titolo del popolo cristiano, "Corpo Mistico" di Cristo, eredi dell'eterna felicità del Paradiso. Il recente Catechismo della Chiesa Cattolica riserva al Battesimo ben 71 paragrafi (CEC 1213-1284), con 85 note esplicative e ribadisce che esso "è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito e la porta che apre l'accesso a tutti gli altri Sacramenti" (CEC 1213). La dottrina battesimale - riportata dal "Catechismo" in modo semplice e chiaro e, nello stesso tempo, solenne e persuasivo - deve essere per ciascuno argomento di stimolante meditazione per comprendere pienamente la realtà trascendente di questo Sacramento e viverla poi con convinzione e coerenza. "Il battesimo - si legge ancora - è il più bello e magnifico dei doni di Dio... Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo e tutto ciò che vi è di più prezioso..." (CEC 1216). E riferendo le parole di san Pietro aggiunge: "I battezzati sono divenuti pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo (1P 2,5)".


2. Alla luce di tale sublime e fondamentale realtà sacramentale, cari papà e mamme di questi bambini, e voi, cari padrini e madrine, che avete assunto l'alta e meritoria responsabilità di collaborare con i genitori nell'educazione cristiana dei nuovi battezzati, sentitevi impegnati ad essere per loro testimoni e modelli coerenti di fedeltà evangelica. Li accompagnerete così nel cammino dell'esistenza cristiana con la vostra fede esemplare ed il costante sostegno della vostra preghiera, aiutandoli a rispondere con gioia alla chiamata del Signore. Non dimenticate: vi sono affidati dei tesori preziosi! San Paolo, nella lettura poc'anzi proclamata, ci ripete che siamo stati battezzati in Gesù Cristo in virtù del mistero pasquale della sua morte e risurrezione: "Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,3-5). Il Redentore, poi, accoglie con affetto i bambini, come abbiamo ascoltato nel Vangelo: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite" (Mc 10,14). Egli indica chiaramente il rispetto e la responsabilità che a loro sono dovuti. Nella famiglia, voluta da Dio come il luogo naturale della maturazione umana e spirituale, questi bambini debbono essere aiutati a tendere con ogni energia alla santità. Anch'essi, infatti, sono chiamati ad essere apostoli del suo Regno, a cercare la piena felicità ultraterrena che si raggiunge con la luce della fede e l'innocenza della vita, simboleggiate dal cero acceso e dalla veste bianca.


3. Carissimi fratelli e sorelle! La cerimonia del Battesimo, ricca di simboli, di richiami biblici e di gesti significativi, ci stimola a meditare sul mistero di ogni umano destino. Nascere significa entrare in un preciso progetto divino: nessuno viene al mondo per caso; ognuno ha, invece, una missione particolare da compiere, che certo non possiamo conoscere appieno sin dall'inizio, ma che un giorno verrà totalmente rivelata. Ci guidi, dunque, la consapevolezza di essere strumenti di Dio, che per amore ci ha creati e dal nostro amore desidera essere ripagato. E' questo l'augurio carico di speranza che esprimo di cuore a questi bambini ed a tutti voi che li accompagnate. Possa ciascuno compiere sempre la missione che Dio gli ha affidata, pur tra le vicissitudini e le difficoltà dell'umana esistenza. Rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera a Maria Santissima, a san Giuseppe, agli Angeli Custodi, alle Sante ed ai Santi Patroni dei neo battezzati, affinché sempre li proteggano e li aiutino nel cammino della "vita nuova", si da poter pervenire a gustare la dolcezza del Signore ed a contemplare la luce del suo Volto nella gioia senza fine del Paradiso.

Data: 1993-01-02 Data estesa: Sabato 2 Gennaio 1993

La recita del Santo Rosario - Aula delle Benedizioni, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Rosario di Giovanni Paolo II diffuso dalla Radio Vaticana

Numerosi fedeli provenienti da ogni parte del mondo hanno gremito l'Aula della Benedizione per partecipare, nella serata di sabato 2, alla recita del Santo Rosario guidata da Giovanni Paolo II. Come ogni primo sabato del mese la preghiera del Santo Padre è stata trasmessa dalla Radio Vaticana attraverso la Rete internazionale.

Data: 1993-01-02 Data estesa: Sabato 2 Gennaio 1993

Angelus alla preghiera mariana della prima domenica del nuovo anno - Roma

Titolo: La preghiera è l'arma della pace

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Abbiamo iniziato, l'altro ieri, il nuovo anno nel nome della Madre di Dio, celebrando la Giornata Mondiale della Pace.

Quanto è pressante, quanto è urgente costruire la pace! Pace che non è solo assenza di guerra, ma realtà globale che investe tutto l'uomo e i suoi rapporti sociali nel loro complesso.

Far tacere le armi resta comunque condizione indispensabile per iniziare il processo che conduce ad una simile pace nelle sue molteplici dimensioni.

Dobbiamo convincerci, nonostante ogni contraria apparenza, che la pace è possibile. La speranza cristiana non può dubitarne.

Alla pace è legata, fin dall'Antico Testamento, la promessa di Dio: "Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci: un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Is 2,5). La pace è annunciata, come dono speciale di Dio, nella nascita del Redentore: "Pace in terra agli uomini che Dio ama" (Lc 2,14).

E' un dono prezioso la pace, che implica accoglienza ed impegno.


2. Proprio per implorare questo inestimabile dono, il prossimo 9 e 10 gennaio mi rechero pellegrino di pace ad Assisi, terra del mite Francesco, Città simbolo della pace.

Ad Assisi intendiamo pregare per la pace nel mondo. Pregheremo soprattutto per le martoriate popolazioni delle terre balcaniche, segnate da incredibili violenze, che vanificano ogni tentativo di intesa e di pacificazione.

Perché non risultino ancora vani i tentativi degli uomini, tesi a far cessare le ostilità, vogliamo impetrare un intervento speciale di Dio: la pace è innanzitutto dono del Signore. Anche per l'edificio della pace, tanto complesso e fragile, vale infatti l'ammonizione del Salmo: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori" (Ps 127,1).

3. Ci raduneremo, dunque, nella città di san Francesco rappresentanti delle Conferenze episcopali d'Europa, insieme con gli altri credenti in Cristo e con tutti gli uomini di buona volontà, così come avvenne nell'ottobre del 1986, quando l'umanità intera si trovava sotto la minaccia di una possibile guerra nucleare.

Ci spinge la fiducia nella parola del Signore: "Chiedete e vi sarà dato" (Mt 7,7). Ci sorregge la consapevolezza che la preghiera è l'arma della pace, quando non si riduce a vana espressione verbale, ma è accompagnata dalla penitenza interiore, dal digiuno, da una testimonianza coerente e generosa. La preghiera diventa un'arma invincibile quando è un autentico far posto a Dio nella propria vita.

Ci aiuti Maria, la Madre del Principe della Pace - Ella che della preghiera conosce il segreto e l'efficacia - a toccare il cuore del suo Figlio divino.

Regina della Pace, prega per noi! (Giovanni Paolo II, Angelus di domenica 3 gennaio 1993)

Data: 1993-01-03 Data estesa: Domenica 3 Gennaio 1993

All'American Psychiatric Association - Roma

Titolo: La componente morale del compito terapeutico

Signore e signori, Mi dà un grande piacere accogliere in Vaticano i presidenti e i membri dell'American Psychiatric Association e della World Psychiatric Association, insieme con i dirigenti e i membri di altre associazioni psichiatriche e psicanalitiche degli Stati Uniti e di altri Paesi. Questo incontro mi offre la gradita opportunità di esprimere la stima della Chiesa per i medici e per i professionisti della cura sanitaria impegnati nell'importante e delicato campo della medicina psichiatrica. I vostri pazienti sforzi di capire le condizioni di salute mentale generale e di fornire la cura per coloro che soffrono di disturbi psichici ha un immenso potenziale di utilità per gli individui e per la vita della società. Le associazioni come la vostra servono uno scopo prezioso promuovendo alti livelli di conoscenza scientifica come pure una profonda consapevolezza dei requisiti professionali ed etici richiesti dall'esercizio della psichiatria.

Per la sua vera natura, il vostro lavoro spesso vi porta sulla soglia del mistero umano. Esso implica una sensibilità per il lavorio stesso confuso della mente e del cuore umani, e un'apertura agli interessi ultimi che danno senso alla vita delle persone. Queste sono aree della massima importanza per la Chiesa, e richiamano alla mente l'urgente bisogno di un dialogo costruttivo tra scienza e religione nell'interesse a diffondere una luce più grande sul mistero dell'uomo nella sua pienezza. La storia propria alla Chiesa dell'impegno di prendersi cura dei malati, soprattutto dei poveri e degli emarginati, è radicata nella convinzione che la persona umana è un'unità di corpo e spirito, possedendo una dignità inviolabile come l'unica fatta a immagine di Dio e chiamata al destino trascendente. Per questa ragione, la Chiesa è convinta che nessuna adeguata stima dell'uomo o dei requisiti per il compimento umano e il benessere psico-sociale possono essere fatti senza rispetto per la dimensione spirituale e capacità per l'auto-trascendenza dell'uomo. Soltanto trascendendo se stessi e vivendo una vita di donazione e apertura alla verità e all'amore gli individui possono raggiungere il compimento e contribuire alla costruzione di un'autentica comunità umana.

La vostra Associazione è giustamente impegnata a promuovere la dignità umana e l'inviolabilità degli individui e della loro libertà. Le basi della dignità umana devono essere ricercate nella verità sull'uomo, e nella sua libertà umana di formare i suoi istinti e le sue passioni secondo le richieste oggettive dell'ordine morale. Come suggeriscono le Scritture c'è un legame indissolubile tra l'autentica libertà e la verità (Gn 8,30); intatti, "la libertà è pienamente valorizzata soltanto dall'accettazione della verità" (CA 46). Ne segue che nessuna genuina terapia o trattamento per i disturbi psichici potranno mai essere in conflitto con l'obbligo morale del paziente di perseguire la verità e di crescere nella virtù. Questa componente morale del compito terapeutico pone grandi domande sugli psichiatri, che devono essere impegnati nel raggiungimento di un più adeguato possesso della verità delle loro proprie vite e nel dimostrare un profondo rispetto per la dignità dei loro pazienti.

Gli psichiatri devono anche sentirsi responsabili per le ramificazioni sociali del loro esercizio. Questo è vero soprattutto oggi, che sempre più chiaramente esiste una relazione tra la comparsa e l'aggravarsi di certe malattie e disturbi mentali e la crisi di valori che la società sta sperimentando. Voi e i vostri associati renderete un importante contributo al futuro della società cercando di evidenziare, alla luce di un impegno spassionato per la verità, i limiti di certi modelli della vita sociale che possono portare alla manipolazione di persone e a un malsano condizionamento della libertà umana. Nel vostro lavoro di superare la stigmata che è stata spesso associata alla malattia mentale, di porre fine all'abuso della psichiatria per motivi ideologici, e di rafforzare la famiglia come l'unità fondamentale della società, come pure nei vostri sforzi per attirare l'attenzione della società verso i particolari bisogni dei poveri, dei senzatetto e di coloro che sono stati ingannati, voi potete essere certi dell'apprezzamento e della pronta cooperazione della Chiesa.

Il compito di curare gli altri e di assicurare loro l'equilibrio psico-sociale è veramente importante e delicato. Insieme con la conoscenza scientifica c'è bisogno di grande saggezza in coloro che dedicano se stessi a quest'opera. Assicurandovi ancora una volta della stima della Chiesa, cordialmente invoco su voi e sui membri delle vostre Associazioni le abbondanti benedizioni dell'Onnipotente Dio.

[Traduzione dall'inglese] 17/01/19102 Pag. 18807

Data: 1993-01-04 Data estesa: Lunedi 4 Gennaio 1993

Ai volontari nel Padiglione della Santa Sede durante l'Expo '92 - Spagna

Titolo: Non un museo, ma memoria viva

Signor nunzio apostolico in Spagna, Cari collaboratori nel Padiglione della Santa Sede durante l'Esposizione Universale di Siviglia, Mi è molto gradito avere questo incontro con tutti voi per potervi esprimere personalmente la mia viva gratitudine per la generosa ed efficace collaborazione che, con responsabilità e ruoli diversi, avete prestato affinché il messaggio racchiuso nel lemma "La chiesa in America: Evangelizzazione e cultura" giungesse a più di un milione di persone che hanno visitato il Padiglione della Santa Sede durante i sei mesi dell'Expo '92.

Il vostro lavoro è stato, infatti, un valido contributo alla cultura e all'evangelizzazione. La dimensione culturale si mostrava in modo palese agli occhi dei visitatori, stupiti da tante e tanto belle testimonianze di storia e di vita. Ma, come sottolineava chiaramente lo stesso catalogo del Padiglione, non si trattava di un museo, ma della memoria viva del ruolo che ha avuto la fede cristiana nella storia, nella cultura e nell'evoluzione dei popoli d'America, senza la quale quella realtà non può essere compresa nel suo passato né proiettarsi fecondamente verso il futuro. Il Padiglione della Santa Sede aveva solamente quest'obiettivo: far conoscere l'esperienza religiosa, attraverso testimonianze documentate e rigorosamente storiche, di una realtà viva e dinamica che ebbe il suo centro in Spagna 500 anni fa, e che oggi, in prossimità del XX secolo, continua con rinnovata vitalità e dinamismo.

Per tutto ciò, la vostra collaborazione assidua e abnegata in quella grande Esposizione ha avuto una chiara dimensione evangelizzatrice, oltre che aver contribuito a rafforzare i legami fraterni e spirituali tra gli uomini e le donne di tutto il mondo, specialmente del continente americano.

Che la vostra arricchita esperienza vi serva anche di stimolo per essere sempre apostoli nel compito di proclamare e di diffondere nella vostra vita personale, familiare e professionale il messaggio evangelico, con quel significato di universalità che l'Esposizione di Siviglia ha proiettato in tutto il mondo, promuovendo lo spirito di amicizia e di solidarietà tra gli uomini.

Mentre auguro a tutti un felice e prospero 1993, imparto con affetto a voi e alle vostre famiglie in Spagna la mia benedizione apostolica.

[Traduzione dallo spagnolo]

Data: 1993-01-04 Data estesa: Lunedi 4 Gennaio 1993

Angelus in Piazza San Pietro - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: All'avvicinarsi all'Incontro di Assisi domandiamo a Maria di ottenere per l'umanità il dono inestimabile della concordia e della pace

Carissimi fratelli e sorelle!


1. "E' apparsa la grazia di Dio, / apportatrice di salvezza per tutti gli uomini... / si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, / e il suo amore per gli uomini" (Tt 2,11 Tt 3,4). Celebriamo oggi la Festa della "Manifestazione" del Signore, la sua "Epifania" a tutte le genti. La Chiesa, con l'umile ardore della Figlia di Sion, alza il capo e si lascia rivestire dalla gloria divina. Riflette sul proprio volto la luce di Cristo, che illumina tutti gli uomini, la luce del Vangelo, capace di suscitare nuova vita in ogni creatura (LG 1). La Chiesa è missionaria perché Cristo è la luce delle genti. Si può forse nascondere un corpo, il cui capo è l'irradiazione della gloria di Dio? Potrà rimanere nascosta una città costruita sopra un monte? La Chiesa è tutta missionaria: non vi è membro, per quanto piccolo e nascosto, che non brilli di luce, quando è raggiunto dalla verità del Vangelo. Anzi, le membra più umili sono le più splendenti, come canta la Vergine Madre: "Ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc 1,48)!


2. Il Popolo di Dio, pellegrino e missionario, trova nei suoi Pastori i primi servitori dell'unità e della missionarietà della Chiesa. Il Collegio dei Vescovi, infatti, prolunga nel tempo l'opera degli Apostoli, chiamati e costituiti dal Maestro per andare dappertutto perché le nazioni del mondo intero, mediante l'opera dell'evangelizzazione, possano diventare discepole del Signore. Stamane, in San Pietro, durante la solenne Liturgia dell'Epifania, ho avuto la gioia di ordinare undici nuovi Vescovi: nell'affidarli ora a Maria Santissima, Regina degli Apostoli, vi esorto, carissimi fratelli e sorelle, a pregare per il loro ministero, perché sia sempre irradiazione della gioia e della speranza evangelica che Cristo vuole far pervenire a tutti gli uomini.


3. Nel Presepe, allestito in questa Piazza come in tantissimi altri luoghi nel mondo, contempliamo quest'oggi l'incontro dei Magi con il Redentore. Essi "entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono" (Mt 2,11). Incontrarono il Messia e riconobbero in lui il "Principe della pace" (Is 9,5). Anche noi, carissimi fratelli e sorelle, prostriamoci ai suoi piedi ed imploriamo da lui la luce del Vangelo, la gioia della fedeltà ai suoi insegnamenti; imploriamo soprattutto quella pace che il mondo non può dare, ma alla quale anela, spesso senza nemmeno rendersene conto. Tali sentimenti si fanno particolarmente intensi all'avvicinarsi dell'Incontro di Assisi, ormai imminente, per il quale vi invito ancora una volta a pregare. Domandiamo a Maria Santissima, Regina della pace, di ottenere per l'umanità intera il dono inestimabile della concordia e della pace.

Data: 1993-01-06 Data estesa: Mercoledi 6 Gennaio 1993

Al termine dell'"Angelus" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Saluto ai promotori e ai partecipanti alla manifestazione "Viva la Befana"

Rivolgo volentieri anche quest'anno un cordiale saluto ai promotori e ai partecipanti alla manifestazione "Viva la Befana", che, mediante la valorizzazione degli aspetti folkloristici popolari già da tempo collegati con l'odierna celebrazione liturgica, mirano a mantenere vivi i contenuti storici e religiosi propri della festività dell'Epifania. Carissimi, il vostro corteo e i doni offerti al Bambino Gesù costituiscono una simbolica rappresentazione della fede che muove i credenti a dirigersi, da ogni angolo della terra, a Cristo "Luce delle genti".

Vi auguro di testimoniare con gioia questa fede e di trasmettere a quanti incontrate l'amore fattivo verso il Salvatore. A tutti la mia Benedizione!

Data: 1993-01-06 Data estesa: Mercoledi 6 Gennaio 1993

Agli iscritti all' Associazione "Santi Pietro e Paolo" - Cortile San Damaso (Roma)

Titolo: "L'Epifania del Signore è possente invito missionario alla santità e all'evangelizzazione"

Carissimi, All'alba del 1993, eccoci di nuovo accanto a questo vostro artistico ed interessante Presepio. Rivolgo, attraverso voi qui presenti, a tutti i membri della benemerita Associazione "Santi Pietro e Paolo" il mio cordiale saluto ed un vivo ringraziamento per il fedele servizio reso da ciascuno alla Santa Sede.

Saluto, in particolare, il Presidente Avvocato Gianluigi Marrone, che ringrazio per le sue cortesi parole, e l'Assistente spirituale, Mons. Carmelo Nicolosi. A ciascuno di voi ed alle vostre famiglie giungano i miei voti augurali di felice Anno Nuovo, nella gioia e nella grazia del Signore. Sono auguri che partono dal Presepio, dinanzi al quale ci soffermiamo in raccoglimento e preghiera insieme ai Magi, nell'odierna solennità dell'Epifania. Contemplando il Figlio di Dio, incarnato nell'umiltà e nella povertà di Betlemme, mi vengono allo spirito le parole del santo pontefice Leone Magno. Cristo - affermava - è senza dubbio "lui il datore di ogni bene; tuttavia egli cerca il frutto del nostro lavoro: non è infatti a chi dorme che è dato il regno dei cieli, bensi a coloro che soffrono e vigilano nei comandamenti di Dio; se perciò non rendiamo vani i doni da lui stesso ricevuti, meriteremo, tramite i beni che egli ha elargito, di ricevere quelli che egli ha promesso" (Sermo 32,1 s. 4). L'Epifania del Signore, sublime dono di luce e gaudio spirituale, è anche possente invito missionario alla santità e all'evangelizzazione. Carissimi, così sia per ciascuno affinché, come esorta san Leone Magno, riconosciamo "nei Magi adoratori del Cristo, le primizie della nostra vocazione e della nostra fede, e, con animo straripante di gioia, celebriamo gli esordi della nostra beata speranza" (Ibidem). Con tali sentimenti, vi ringrazio per la vostra accoglienza, sempre tanto cordiale, e vi invito ad affidare a Maria, "Virgo Fidelis", il nuovo anno. Vi chiedo, in particolare, di pregare per la pace guardando al prossimo appuntamento di Assisi, dove invocheremo da Cristo, Principe della Pace, l'inestimabile e prezioso dono della pace per l'Europa ed il mondo intero. Con affetto, imparto a tutti l'Apostolica Benedizione.

Data: 1993-01-06 Data estesa: Mercoledi 6 Gennaio 1993



Omelia durante l'ordinazione di 11 nuovi Vescovi - Roma

Titolo: Siate i servi dell'Epifania divina

GPII 1993 Insegnamenti