GPII 1992 Insegnamenti - L'omelia alla Santa Messa per sacerdoti, i religiosi e le religiose - Santo Domingo

L'omelia alla Santa Messa per sacerdoti, i religiosi e le religiose - Santo Domingo

Titolo: Non consideratevi maestri al di fuori di Cristo bensi testimoni e servitori della sua Parola




1. "Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9).

Amati sacerdoti, religiosi, religiose, membri della vita consacrata e contemplativa, Riuniti intorno all'altare in questa Cattedrale primaziale vi saluto nel nome del Signore con queste parole dell'apostolo San Pietro, rivolte ai primi cristiani. In effetti, tutti siete chiamati ad annunciare con la vostra vita e con il vostro ministero Gesù Cristo, colui che ha illuminato con la luce della verità i popoli dell'America, facendo di loro un sacerdozio regale e una nazione santa per mezzo del battesimo. Ci incontriamo in questo tempio dinnanzi alla "Croce dell'Evangelizzazione" e al primo quadro della Santissima Vergine portato in America: Nostra Signora di Antigua. E' come se fossimo nel Cenacolo di Gerusalemme, dove i discepoli si riunirono "con Maria, la madre di Gesù" (Ac 1,14), "per implorare lo Spirito ed ottenere la forza ed il coraggio per adempiere al mandato missionario" (RMi 92). In voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, saluto coloro che in America Latina dedicano generosamente la loro vita all'edificazione del Regno di Dio. Abbraccio con affetto tutti i ministri dell'evangelizzazione, uomini e donne, che, nei luoghi più remoti di questo Continente della speranza, diffondono il messaggio di salvezza, seminato cinque secoli fa nell'anima nobile dei popoli dell'America. Nello stesso tempo desidero manifestare a tutti la mia gratitudine per il lavoro compiuto con grande sacrificio con cui, "come pietre vive" (1P 2,5), costruite giorno dopo giorno la Chiesa, diffondendo la Parola di Dio e amministrando i sacramenti che santificano.

Grazie per la vostra opera pastorale nei diversi campi, quali la catechesi, l'educazione, la salute, la promozione umana, la pastorale familiare, le vocazioni, l'insegnamento, gli asili, gli ospedali là dove rendete tangibile e vicina la presenza della Chiesa tra i più poveri ed abbandonati. Il mio saluto fraterno si rivolge anche a tutti i Vescovi qui presenti e in particolare all'Episcopato di questo amato Paese che ci accoglie per commemorare il V Centenario dell'Evangelizzazione del Continente.


2. Le parole del Vangelo ci hanno ricordato gli inizi della predicazione di Gesù, l'annuncio del Regno, il discorso della montagna. Un annuncio di felicità e di gioia: le beatitudini, esempio della sequela di Cristo, espressione della novità che il Figlio di Dio, come un nuovo Mosè, proclama con autorità. Vicino al Maestro vi erano i suoi discepoli che, lasciando tutto, lo avevano seguito. Essi accoglievano le sue parole in quanto primi destinatari della Buona Novella che dovevano annunciare in tutto il mondo. Oggi si compie anche questa Scrittura.

Siamo riuniti intorno al Signore, che è presente in mezzo a noi, per ascoltare le parole di vita che ci chiamano alla missione. Sono fermamente convinto che il futuro della nuova evangelizzazione in America Latina dipenda principalmente dalla dedizione e dalla fedeltà dei sacerdoti e dei religiosi, che, come i discepoli del Signore, "lasciarono tutto e lo seguirono" (Lc 5,11) per "stare con lui e per essere inviati a predicare" (Mc 3,14). Il programma di vita - che per il discepolo del Signore consiste nelle beatitudini che abbiamo proclamato - esige un rinnovamento spirituale che si basa sulla sequela radicale di Cristo Sacerdote, Maestro e Buon Pastore. Si tratta di fare della propria vita un dono, una oblazione a Dio, che ci chiama a costruire l'edificio spirituale che è la Chiesa.

E' questo il senso dell'esortazione di San Pietro contenuta nella prima lettura: "Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1P 2,5).


3. Queste parole, rivolte ai cristiani della Chiesa nascente, divennero una realtà per gli abitanti di queste terre, quando cinque secoli fa fu annunciato per la prima volta il messaggio di salvezza. Tutti furono chiamati a far parte dell'edificio spirituale che è la Chiesa, la cui pietra angolare è Gesù Cristo. Il Vangelo fu proclamato da missionari devoti - la maggior parte dei quali appartenenti ad ordini religiosi - e quelli che prima erano solo "semi del Verbo" (Cfr. LG 16 AGD 2) divennero attraverso l'azione dello Spirito, un albero frondoso, che affonda le sue radici nel cuore degli uomini e dei popoli latinoamericani. Fino a questo Continente sono giunti il Vangelo delle beatitudini, l'annuncio di Cristo Crocifisso e Risorto, del suo dolore solidale e liberatore, del cammino verso un nuovo cielo ed una nuova terra dove non ci saranno più lacrime né morte (cfr. Ap 21,1 Ap 21,4). In queste terre sono stati proclamati "La bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini (Tt 3,4). Nei solchi aperti della loro storia, il seme del Vangelo, bagnato dal sangue dei martiri, ha dato i suoi frutti in un popolo credente che ha accolto il Signore della Vita, e "la fede è diventata un fattore costitutivo del suo essere e della sua identità" (Puebla, 412), come dimostrano cinque secoli di vita cristiana. Oggi la Chiesa deve affrontare nuove sfide alle quali deve dare una risposta evangelica. Per questo, con amore di padre e di pastore, oso chiedervi: Cosa state facendo, cari sacerdoti, per far si che questo V Centenario sia un tempo di grazia in cui il messaggio di salvezza penetri profondamente nella vita degli individui, delle famiglie, della società? In che modo state contribuendo, amati religiosi e religiose, al compito della nuova evangelizzazione, con la vostra testimonianza di sequela radicale di Cristo nella pratica dei consigli evangelici?


4. Voi sacerdoti siete chiamati a trasmettere la Parola di vita, i sacramenti, l'amore e la grazia di Cristo. Questo è ciò che i fedeli si aspettano e la Chiesa vi chiede: che siate sacerdoti integri. Usando le parole di San Paolo: "Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1).

La vostra fedeltà si colloca quindi nel mistero della Chiesa in cui Gesù è presente ed opera per la salvezza del mondo. Egli ci ha chiamati ad essere suoi ministri, ci ha consacrato in modo particolare e ci manda a predicare (cfr. Mt 28,19 Mc 3,13-14). Per questo il ministero della Parola è il nostro primo dovere, il nostro obbligo più urgente, "ciò che costituisce la singolarità del nostro servizio sacerdotale" (EN 68). Vi esorto quindi a far si che la vostra predicazione si ispiri sempre alla Parola di Dio, trasmessa attraverso la Tradizione e proposta autorevolmente dal Magistero della Chiesa. Parlate con coraggio, predicate con fede profonda, alimentando la speranza, come testimoni del Signore Risorto. Non consideratevi maestri al di fuori di Cristo (cfr. Mt 23,8), bensi testimoni e servitori che, come ci ricordano le parole del Pontificale Romano sull'ordinazione dei presbiteri, "credono in ciò che annunciano, insegnano ciò che credono e praticano ciò che insegnano" (cfr. Pontificale Romano, Ordinazione dei presbiteri). Siate fedeli anche al vostro ministero di santificazione, in quanto avete ricevuto "la forza dello Spirito Santo" (cfr. Ac 1,8) per essere testimoni di Cristo e strumenti della vita nuova. Il Concilio Vaticano II afferma con insistenza che la missione fondamentale del sacerdote è rappresentata dall'Eucaristia (cfr. LG 28). Attraverso l'Eucaristia, la redenzione di Cristo tocca il cuore di ogni uomo trasformando la storia del mondo. Il mistero eucaristico, vissuto intensamente, rafforzerà la vostra volontà di servire i fratelli, vi farà scoprire l'importanza degli altri sacramenti e troverete così la forza per dedicarvi alla confessione e alla direzione spirituale. Per adempiere adeguatamente a questo ministero è imprescindibile la vostra stessa esperienza personale del sacramento della riconciliazione, per mezzo della vostra frequente confessione. La gioiosa esperienza di essere perdonati da Cristo alimenta il desiderio di offrire il suo perdono agli altri. L'amore porto Gesù ad immolarsi per noi: "per loro io consacro me stesso" (Jn 17,19). Anche noi, come Gesù e con Gesù, dobbiamo dare la vita per gli altri (cfr. Jn 10,11). Per questo la carità pastorale del sacerdote, alimentata dalla povertà, dalla castità e dall'obbedienza, è come un segno sacramentale dell'amore del Buon Pastore.


5. Voi, religiosi e religiose, siete chiamati ad essere segni luminosi delle realtà del Regno di Dio nella sua dimensione escatologica (cfr. PC 1), nonché testimoni dello spirito radicale delle beatitudini: la povertà di spirito, la mitezza di cuore, le lacrime del dolore e della compassione, la fame e la sete di giustizia, la misericordia e la purezza di cuore, l'impegno per la vera pace e perfino la persecuzione nel nome di Cristo. In mezzo al Popolo di Dio che peregrina in America Latina, così vicino alla esperienza delle beatitudini evangeliche, dovete essere gli araldi degli ideali proclamati da Gesù nel discorso della montagna. Siate la luce che illumina, il sale che non perde il suo sapore. Quanto più intenso sarà il vostro operato apostolico, tanto più efficace sarà la testimonianza della vostra consacrazione a Cristo. Quanto più impegnata sarà la vostra animazione delle realtà temporali, tanto più dovrete dimostrarvi nelle vostre azioni come persone che hanno optato per un'irrevocabile sequela di Cristo, povero, obbediente e casto. Come si afferma nella Costituzione Lumen gentium, "i religiosi col loro stato rappresentano in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto e Dio senza lo spirito delle beatitudini" (LG 31). In effetti quale segno è più profetico e che più interpella il mondo se non quello di un'esistenza dedicata esclusivamente al Signore e al suo messaggio?


6. Inoltre in voi si manifesta la varietà di carismi dello Spirito nella vita della Chiesa, che rappresentano una grande ricchezza nelle incombenze della nuova evangelizzazione. Restate fedeli allo spirito dei vostri Fondatori! Mantenete una stretta comunione con i Vescovi, successori degli Apostoli e responsabili di tutta l'azione pastorale nelle diocesi! D'altra parte, la collaborazione tra i diversi Istituti non deve adombrare né smorzare l'originalità dei distinti carismi, in quanto sono tutti di inestimabile valore quando sono vissuti come espressione di unità e complementarità nello stesso Spirito. In questo modo serviranno per rafforzare l'aiuto reciproco, la comunione affettiva ed effettiva con i Pastori, evitando attentamente che la vostra attività apostolica si sviluppi "al margine della gerarchia o che ignori i suoi orientamenti pastorali" (I cammini del Vangelo, n. 22). Nella vostra azione apostolica non vi lasciate abbagliare dall'idea secondo la quale tutto viene risolto con la denuncia dei mali che ostacolano o impediscono lo sviluppo sociale, né con la nobile volontà di condividere la sorte dei diseredati, in seguito alla quale molti religiosi, e soprattutto religiose, hanno guadagnato un giusto riconoscimento. Continuate a collaborare alla pastorale sanitaria, strumento molto valido di evangelizzazione per la particolare vicinanza con i malati ed i loro familiari, che ha istituito i primi servizi ospedalieri pubblici. Valorizzate anche l'apostolato nei vostri centri di formazione, nelle scuole e nelle università, per formare professionisti e dirigenti con solide convinzioni e con atteggiamenti cristiani! Anche questo è un modo di esprimere il vero amore per i poveri. Non manchi neppure l'apporto tanto necessario degli Istituti Secolari, con la loro promettente presenza e con la loro missione in America Latina, affinché sia un fermento di rinnovamento in mezzo alla società e per orientare le realtà temporali verso Dio.


7. La vostra decisa volontà di rinnovamento personale e comunitaria vi deve condurre ad una seria riflessione per conseguire l'unità di vita nell'azione e nella contemplazione. Nel lavoro e nelle opere apostoliche dovete sentire la necessità di riservare dei tempi speciali ed irrinunciabili all'intimità con il Signore. La contemplazione porta all'azione apostolica e quest'ultima aiuta a valorizzare l'importanza dei momenti dedicati esplicitamente alla preghiera. Gesù deve essere cercato e trovato laddove ci aspetta: nell'Eucaristia, nella Parola, nei Sacramenti, nella vita comunitaria, nei fratelli e nelle sorelle che servite con amore e con i quali condividete l'esistenza secondo lo spirito delle beatitudini. Che inestimabile ricchezza sono per la Chiesa e per il mondo la preghiera intensa e silenziosa delle anime contemplative! In quest'occasione desidero rivolgere un saluto particolare agli Ordini contemplativi di tutta l'America Latina. A conforto di tutti, posso constatare che quando visitai Santo Domingo per la prima volta c'era solo un monastero femminile di vita contemplativa. Attualmente ce ne sono già sette, e questo è un segno del risorgere delle vocazioni nel Continente e deve costituire anche una risposta al mio invito a collaborare per la fondazione in altre Chiese più bisognose o più giovani, giacché i monasteri offrono "tra i non cristiani una magnifica testimonianza della maestà e della carità di Dio, come anche dell'unione che si stabilisce nel Cristo" (RMi 69; AGD 40). Vi incoraggio quindi nel vostro spirito evangelico, che è prevalentemente contemplativo e missionario. Unite la vostra preghiera perseverante a quella di Maria Santissima. Fate dei vostri monasteri dei Cenacoli viventi, dove si invochi la discesa dello Spirito, in una continua Pentecoste sulla Chiesa e sul mondo. La storia salvifica dei cinquecento anni della fede in America Latina non sarebbe stata così piena di grazia senza la presenza di tante vite che, dal silenzio del chiostro, hanno fecondato l'azione evangelizzatrice della Chiesa.


8. Esorto tutti i presenti e tutti coloro che, nei diversi campi della pastorale e dell'azione apostolica in America Latina, collaborano strettamente con i Vescovi nell'oneroso compito della nuova evangelizzazione, ad essere luce e sale che illumini e dia sapore di virtù cristiana a ciò che vi circonda. La vostra esperienza di testimoni come sacerdoti e persone consacrate deve essere sempre evangelizzatrice, affinché quanti hanno bisogno della luce della fede accolgano con gioia la parola di salvezza; affinché i poveri e i più dimenticati sentano la vicinanza della solidarietà fraterna; affinché gli emarginati e gli abbandonati percepiscano l'amore di Cristo; affinché coloro che non hanno voce si sentano ascoltati; affinché coloro che sono trattati ingiustamente trovino difesa e aiuto.

Saluto, infine, i giovani seminaristi e gli aspiranti alla vita religiosa di questo Paese e di tutto il Continente. Mi allieta sapere che aumenta il numero dei candidati nei seminari e nelle case di formazione. Invito tutti a proseguire con generosa dedizione il cammino intrapreso con fedeltà alla propria vocazione, a Cristo e alla Chiesa. Dedicatevi intensamente alla vostra preparazione; siate austeri, umili, obbedienti; coltivate le virtù umane, così necessarie oggi per il ministero pastorale e, soprattutto, fondate la vostra vocazione su un grande amore personale verso Cristo Eucaristia e sulla "fiducia filiale nella Beatissima Vergine Maria che fu data come madre da Gesù Cristo morente in Croce al suo discepolo" (OT 8). Desidero incoraggiare i diaconi permanenti nella loro generosa dedizione alle comunità che servono come discepoli del Signore Gesù.


9. "Voi siete pietre vive..." (cfr. 1P 2,5). Le parole dell'Apostolo risuonano in questa cattedrale con l'intensità del momento che stiamo vivendo: la celebrazione eucaristica per la Santa Chiesa di Dio. Voi siete pietre vive della Chiesa, scelte e forgiate dal Signore, unite le une alle altre nella fermezza della verità e nella comunione ecclesiale dell'amore, appoggiate sulla pietra angolare che è Gesù Cristo, fondamento ultimo della vostra fede e motivazione suprema della vostra vita. Gesù Cristo e la Chiesa devono essere la passione della vostra esistenza.

Non si può amare e servire Cristo se non si amano la sua Chiesa, i suoi pastori e i suoi fedeli. Siate "pietre vive" della Chiesa dell'America Latina! Che la Vergine Maria, la prima evangelizzatrice del Continente, vi confermi e vi incoraggi nell'amore di Cristo per essere sempre testimoni del Vangelo delle beatitudini.

Amen.(Al termine della Santa Messa, prima di impartire la solenne Benedizione Apostolica, il Papa ha voluto ancora rivolgersi ai presenti, annunciando loro la nomina del nuovo Pastore della diocesi dominicana di La Vega) "Desidero con gioia annunciare - ha detto - che Monsignor Antonio Camilo Gonzalez è il nuovo Vescovo di La Vega. Esprimo quindi i miei fervidi voti al nuovo Pastore e le mie felicitazioni all'Episcopato dominicano, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli di La Vega, mentre vi assicuro la mia preghiera al Signore affinché renda molto fecondo il ministero del nuovo Pastore".

Data: 1992-10-10 Data estesa: Sabato 10 Ottobre 1992

L'omelia alla Messa per la commemorazione del V centenario e per la canonizzazione del Beato Ezequiel y Diaz - Santo Domingo

Titolo: "America, spalanca le porte a Cristo! Il seme piantato cinque secoli fa fecondi la tua vita"

"Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce" (Is 60,1).


1. La commemorazione del V Centenario dell'inizio dell'Evangelizzazione del Nuovo Mondo, è un grande giorno per la Chiesa. Quale Successore dell'Apostolo Pietro ho la gioia di celebrare questa Eucaristia insieme ai miei fratelli Vescovi di tutta l'America Latina, così come i membri di altri Episcopati invitati, in questa terra benedetta, che cinquecento anni fa, ricevette Cristo, luce delle nazioni, e fu caratterizzata dal segno della Croce Salvifica. Da Santo Domingo desidero far giungere a tutti gli amatissimi figli d'America il mio appassionato saluto con le parole dell'Apostolo San Paolo: "Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (Ga 1,3). Nel commemorare il 12 di Ottobre del 1492, una delle date più importanti nella storia dell'umanità, il mio pensiero ed il mio affetto si rivolgono a tutte e ad ognuna delle Chiese particolari del continente americano. Che nonostante la distanza giunga a tutti la mia voce e la vicinanza della mia presenza.


2. Voce che abbraccia nel Signore le Chiese nel Cono Sud: Cile e Argentina, Uruguay e Paraguay. Voce di fraterno amore in Cristo per la Chiesa in Brasile, per le Chiese dei Paesi andini: Bolivia e Perù, Ecuador e Colombia. Voce di affettuosa comunione nella fede per la Chiesa in Venezuela, nel Suriname, nelle Antille, nella Repubblica Dominicana e a Haiti, a Cuba, in Giamaica e Porto Rico. Voce di pace nel Signore per le Chiese dell'America Centrale e di Panama, del Messico e dell'America del Nord. Insieme all'abbraccio fraterno ai miei fratelli nell'Episcopato, desidero presentare il mio cordiale e rispettoso saluto al Signor Presidente della Repubblica ed alle altre autorità che ci accompagnano.


3. Le parole di Isaia nella prima lettura "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce" (Is 60,1), ci mostrano la gloria della nuova Gerusalemme. Il profeta, a distanza di secoli, annunzia Colui che lui vede come la Luce del mondo. Da Gerusalemme viene l'aurora che risplenderà nella pienezza del Mistero divino disegnato fin da tutta l'eternità. Il suo splendore si estenderà a tutte le nazioni della terra. Oggi, riuniti intorno all'altare, celebriamo a Santo Domingo, nel render grazie a Dio, la venuta della luce che ha illuminato con splendore di vita e di speranza il cammino dei popoli che, cinquecento anni fa, furono iniziati alla fede cristiana. Con la forza dello Spirito Santo l'opera redentrice di Cristo si concretizzava attraverso quella moltitudine di missionari che, spinti dal precetto del Signore "predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15), attraversarono l'oceano per annunziare ai loro fratelli il messaggio di salvezza.

Insieme ai miei fratelli Vescovi d'America, rendo grazie alla Santissima Trinità perché "tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio" (Ps 98,3). Le parole del profeta sono diventate verità e vita in questo continente della speranza; per questo, con gioia incontenibile, possiamo oggi proclamare di nuovo: America, "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te" (Is 60,1).


4. E quale maggior onore per l'America se non quello di poter presentare tutti quei testimoni di santità che durante questi cinque secoli hanno reso vivo nel Nuovo Mondo il messaggio di Gesù Cristo? Li si trova quell'ammirevole moltitudine di santi e beati che adornano quasi tutto il territorio americano e le cui vite rappresentano i più maturi frutti dell'Evangelizzazione e sono modello e fonte di ispirazione per i nuovi evangelizzatori. In questa cornice di santità si colloca la presente canonizzazione del beato Ezequiel Moreno, che nella sua vita e nella sua opera apostolica ha riassunto mirabilmente gli elementi centrali della ricorrenza che celebriamo. In effetti, nella rilettura della sua santa vita, così come dei meriti e delle grazie celestiali di cui il Signore volle onorarlo - che abbiamo appena ascoltato nella richiesta ufficiale della sua canonizzazione - la Spagna, le Filippine e l'America Latina appaiono come i luoghi nei quali questo figlio insigne dell'Ordine degli Agostiniani Recolletti svolse la sua instancabile attività missionaria. Come Vescovo di Pasto, in Colombia, si senti particolarmente spinto dal fervore apostolico che, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura di questa celebrazione liturgica, fa esclamare a San Paolo: "Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere senza averne prima sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?" (Rm 10,14).


5. Il nuovo Santo ci si presenta innanzitutto come modello di evangelizzatore, il cui insopprimibile desiderio di annunziare Cristo guido tutti i passi della sua vita. A Casanare, Arauca, Pasto, Santafé di Bogota ed in tanti altri luoghi si dedico senza riserva alla predicazione, al sacramento della riconciliazione, alla catechesi, all'assistenza degli infermi. La sua inattaccabile fede in Dio, alimentata in ogni momento da una intensa vita interiore, fu la grande forza che lo sostenne nel dedicarsi al servizio di tutti, in particolare dei più poveri ed abbandonati. Quale Pastore profondamente spirituale ed attento, diede vita a diverse associazioni religiose; e dove non poteva arrivare di persona faceva in modo di esser presente mediante la pubblicazione, il giornale, la lettera personale. Sant'Ezequiel Moreno, con la sua vita e con la sua opera di evangelizzatore, è modello per i Pastori, specialmente dell'America Latina, che sotto la guida dello Spirito vogliono rispondere con nuovo ardore, nuovi metodi e nuova espressione alle grandi sfide che fronteggia la Chiesa latinoamericana, la quale, chiamata alla santità, la più preziosa ricchezza del cristianesimo, deve proclamare incessantemente "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). Il Signore Gesù Cristo, che fu annunziato per la prima volta ai popoli di questo continente cinquecento anni fa, ci porta la salvezza, poiché solamente Lui ha parole di vita eterna (cfr. Jn 6,69). "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). E' il Dio che ama l'uomo fino al punto di dare la sua vita per lui. E' il Dio incarnato, che muore e resuscita. E' il Dio Amore! Oggi, insieme a tutta la Chiesa, rendiamo grazie per i cinque secoli di evangelizzazione. In verità si compiono le parole del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato: "Palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te" (Is 60,5). Sono le ricchezze della fede, della speranza, dell'amore. Sono "i beni dei popoli" (): i suoi valori, le sue conoscenze, la sua cultura. La Chiesa, che nel corso della sua storia ha conosciuto prove e divisioni, si sente arricchita da Colui che è il Signore della storia.


6. America, spalanca le porte a Cristo! Lascia che il seme piantato cinque secoli fa fecondi tutti gli spazi della tua vita: gli individui e le famiglie, la cultura ed il lavoro, l'economia e la politica, il presente ed il futuro. In questa solenne ricorrenza, desidero rivolgere il mio messaggio di pace e speranza a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà che in questo continente benedetto camminano attraverso le gioie e le tristezze del presente ed aspirano ad un futuro più giusto e fraterno. Invito coloro che hanno la responsabilità del governo delle Nazioni, con riguardo e rispetto verso le funzioni che esercitano, ad un rinnovato impegno a favore della giustizia e della pace, della libertà e dello sviluppo integrale. Che non risparmino sforzi per potenziare i valori fondamentali della convivenza sociale: il rispetto della verità, i vincoli della solidarietà, la tutela dei diritti umani, l'onestà, il dialogo, la partecipazione dei cittadini a tutti i livelli. Che l'imperativo etico sia un costante punto di riferimento nell'esercizio delle loro funzioni. I principi cristiani che hanno plasmato la vita dei loro popoli, ispirando molte delle loro istituzioni, saranno il fattore determinante per il conseguimento della tanto desiderata integrazione latinoamericana ed infonderanno viva speranza e nuovo dinamismo grazie ai quali giungeranno ad occupare il posto che corrisponde loro nel concerto delle nazioni.


7. Incoraggio i rappresentanti del mondo della cultura, a una generosa unione delle intelligenze, volontà e creatività dinanzi alle sfide che attualmente si trova a fronteggiare l'America Latina. Motivando e stimolando la capacità morale e spirituale delle persone, siete, in gran misura, corresponsabili nella costruzione di una nuova società. L'America Latina deve consolidare la propria identità culturale e deve farlo da sola, rimanendo fedele alle sue radici più genuine, sulle quali in questi cinque secoli si sono incarnati i valori cristiani. La cultura, come strumento di avvicinamento e partecipazione, di comprensione e solidarietà, deve aprire nuove vie di progresso e stabilire le basi di un autentico umanesimo integrale che elevi la dignità dell'uomo alla sua vera ed irrinunciabile dimensione di figlio di Dio. Invito, dunque, con fermezza i responsabili della cultura in America Latina ad intensificare i loro sforzi a favore dell'educazione, che è maestra del futuro, anima del dinamismo sociale, diritto e dovere di tutta la persona.


8. Non posso fare a meno di esortare i lavoratori e gli imprenditori - riguardo alle loro rispettive responsabilità nella società - alla solidarietà reale ed efficente. La vostra sfida nelle attuali circostanze deve avere come obiettivo comune quello di servire l'uomo latinoamericano nelle sue improrogabili necessità: lottare contro la povertà e la fame, la disoccupazione e l'ignoranza; trasformare le risorse potenziali della natura con intelligenza, laboriosità e costanza; aumentare la produzione e promuovere lo sviluppo; umanizzare i rapporti di lavoro guardando sempre alla persona umana, alla sua dignità e ai suoi diritti, al di sopra degli egoismi e degli interessi di gruppo. Guardando all'attuale panorama dell'America Latina, ed ancor di più, alle prospettive del futuro, si rende necessario stabilire le basi per la creazione di un'economia solidale. Bisogna sentire la povertà degli altri come propria e convincersi che i poveri non possono aspettare. Da parte loro, i poteri pubblici devono affrontare le ingiuste differenze che offendono la condizione degli uomini, fratelli e figli di uno stesso Padre e compartecipi dei doni che il Creatore ha messo nelle mani di tutti.

Sebbene la Chiesa non pretenda in nessun momento di offrire soluzioni tecniche, tuttavia incoraggia la creazione di un progetto economico a livello continentale che, superando l'isolazionismo, possa presentarsi come valido interlocutore sulla scena internazionale e mondiale. D'altra parte, non posso fare a meno di rivolgere un urgente invito alle Nazioni sviluppate affinché prendano atto della loro responsabilità morale di fronte alla drammatica situazione di povertà di milioni di esseri umani in America Latina.


9. Esorto le famiglie dell'America, santuari dell'amore e della vita, a essere vere "chiese domestiche", luogo di incontro con Dio, centro di irradiazione della fede, scuola di vita cristiana, dove si costruiscano le solide fondamenta di una società più integra, fraterna e solidale. Che nel loro seno, i giovani, la grande forza e speranza dell'America, possano trovare quegli alti e nobili ideali in grado di appagare le ansie dei loro cuori e di allontanarli dalla tentazione di una cultura egoistica e priva di orizzonti che li condurrebbe irrimediabilmente al vuoto ed alla disperazione. In questa occasione desidero rendere un omaggio particolare alla donna latinoamericana che, generazione dopo generazione, è stata come l'angelo custode dell'anima cristiana di questo Continente. Infine, il mio pensiero e la mia preghiera a Dio si rivolgono agli infermi, agli anziani, agli emarginati, alle vittime della violenza, a coloro che non hanno lavoro né una degna esistenza, ai senzatetto e ai detenuti: in breve, a quanti soffrono nel corpo o nello spirito. Che la coscienza del dolore e delle ingiustizie inflitte a tanti fratelli, possa essere, in questo V Centenario, occasione propizia per chiedere umilmente perdono per le offese, e per creare quelle condizioni di vita individuale, familiare e sociale che consentano uno sviluppo integrale e giusto per tutti, ma in particolare per i più abbandonati e diseredati. Mi tornano in mente quelle parole di San Toribio de Mogrovejo, Patrono dell'Episcopato Latinoamericano, nelle quali egli si dichiara profondamente addolorato perché "non solo in passato sono state compiute contro questi poveri indios tante offese e tanto gravi, ma anche ai nostri giorni molti continuano a fare lo stesso". I sentimenti e la sollecitudine pastorale che riflettono queste parole, pronunciate da San Toribio al III Concilio provinciale di Lima del 1582, sono ancor oggi di grande completa attualità, amati fratelli Vescovi dell'America Latina che stamattina inizierete i lavori della IV Conferenza Generale. Era il comandamento del Signore, di predicare il Vangelo a tutte le creature (cfr. Mc 16,15) che muoveva il Santo Arcivescovo a dedicarsi senza limiti all'annunzio del messaggio di salvezza ed alla difesa dei poveri. Oggi, i successori degli Apostoli in questa fertile terra, che cinque secoli fa ricevette la parola di Dio, si trovano di fronte a nuove ed incalzanti sfide, ma sentono nella loro anima di Pastori gli urgenti interrogativi di San Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda lettura: "Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in Lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza che uno lo annunzi? E come lo annunzieranno senza essere prima inviati?" (Rm 10,14-15). 10. Si tratta, amatissimi fratelli nell'Episcopato, di interrogativi fondamentali che sollecitano i Pastori della Chiesa di tutte le epoche. Rispondere a tali necessità e sfide, vecchie e nuove, è certamente il vostro compito prioritario nel Continente della speranza e l'obiettivo essenziale dell'importante riunione ecclesiale che vi preparate a celebrare. Siamo riuniti di fronte a questo Faro di Colombo, che con la sua forma a croce vuole simbolizzare la Croce di Cristo piantata su questa terra nel 1492. Con esso si è voluto anche rendere omaggio al grande Ammiraglio che lascio scritto quale sua volontà: "mettete croci in tutte le vie e i sentieri, affinché Dio li benedica".

"Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (He 13,8).

Egli è la nostra vita e la nostra unica guida. Solo in Lui è riposta la nostra speranza. Il Suo Spirito illumina i sentieri della Chiesa, che oggi come ieri, lo proclama Salvatore del mondo e Signore della storia. Ci sostiene la solida certezza che Lui non ci abbandona: "Ecco, io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20) furono le sue ultime parole prima di innalzarsi alla sua gloria. Gesù Cristo, luce del mondo, "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6) ci guida per i sentieri che passano per il cuore degli uomini e per la storia dei popoli affinché in ogni epoca ed in tutte le generazioni vedano "la salvezza di nostro Dio" (Ps 97,3).

Amen.

Data: 1992-10-11 Data estesa: Domenica 11 Ottobre 1992


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