GPII 1992 Insegnamenti - L'Atto di Affidamento alla Vergine Patrona della Repubblica Dominicana - Altagracia

L'Atto di Affidamento alla Vergine Patrona della Repubblica Dominicana - Altagracia

Titolo: "Con tutta la Chiesa d'America intono il canto del "Magnificat""




1. DIO TI SALVI, MARIA, PIENA DI GRAZIA: Ti saluto, Vergine Maria, con le parole dell'Angelo.

Mi prostro dinanzi alla tua immagine, Patrona della Repubblica Dominicana, per proclamare il tuo benedetto nome di Altagrazia.

Tu sei la "piena di grazia", colmata d'amore dall'Altissimo, fecondata per opera dello Spirito, per essere la Madre di Gesù, il Sole che nasce dall'alto.

Ti contemplo, Vergine di Altagrazia, nel mistero che rivela la tua immagine: la Nascita di tuo Figlio, Verbo incarnato, che ha voluto abitare in mezzo a noi, che tu adori e ci mostri affinché sia riconosciuto come Salvatore del mondo.

Tu ci precedi nell'opera della nuova Evangelizzazione che è e sarà sempre annunziare e confessare a Cristo "Via, Verità e Vita".


2. SANTA MARIA, MADRE DI DIO: Ricordo dinnanzi alla tua immagine, in questo 12 ottobre del 1992, il compimento dei cinquecento anni dall'arrivo del Vangelo di Cristo presso i popoli dell'America, con una nave che portava il tuo nome e la tua effigie: la "Santa Maria".

Con tutta la Chiesa d'America intono il canto del "Magnificat", perché, per il tuo amore materno, Dio venne a visitare il suo popolo nei figli che abitano queste terre per porre in mezzo a loro la sua dimora, comunicare loro la totalità della salvezza in Cristo e riunirli, in uno stesso Spirito, alla Santa Chiesa Cattolica.

Tu sei la Madre della prima Evangelizzazione dell'America, e il dono prezioso che Cristo ci ha fatto con l'annuncio della salvezza.


3. REGINA E MADRE DELL'AMERICA: Ti venero, con i Pastori e i fedeli di questo Continente, in tutti i santuari e in tutte le immagini che portano il tuo nome, nelle cattedrali, nelle parrocchie e nelle cappelle, nelle città e nei villaggi, vicino agli oceani, ai fiumi e ai laghi, in mezzo alle foreste e sulle alte montagne.

Ti invoco con gli idiomi di tutti i suoi abitanti e ti esprimo l'amore filiale di tutti i cuori.

Da cinquecento anni sei presente ovunque in queste terre benedette che sono tue, perché dire America è dire Maria.

Tu sei la Madre sollecita e amorosa di tutti i tuoi figli che ti acclamano come "vita, dolcezza e speranza nostra".


4. MADRE DI CRISTO E DELLA CHIESA: Ti presento e ti affido, come Pastore della Chiesa universale, tutti i tuoi figli dell'America: i vescovi, i sacerdoti, i diaconi e i catechisti; i religiosi e le religiose; coloro che vivono la loro consacrazione nella vita contemplativa o la testimoniano nel mondo.

Ti affido i bambini e i giovani, gli anziani, i poveri e gli infermi, ognuna delle chiese locali, tutte le famiglie e comunità cristiane.

Ti offro le loro gioie e speranze, i loro timori e le loro sofferenze, le loro preghiere e i loro sforzi affinché regni la giustizia e la pace, alla luce del Vangelo della verità e della vita.

Tu, che occupi un posto così vicino a Dio e agli uomini, con la tua mediazione materna presenta a Tuo Figlio Gesù Cristo l'offerta del Popolo sacerdotale delle Americhe; implora il perdono per le ingiustizie commesse, accompagna con il tuo cantico di lode la nostra opera di grazia.




5. VERGINE DELLA SPERANZA E STELLA DELL'EVANGELIZZAZIONE: Ti chiedo di conservare e di accrescere il dono della fede e della vita cristiana, che i popoli d'America ricevettero cinque secoli fa.

Intercedi presso tuo Figlio affinché questo Continente, sia terra di pace e di speranza, dove l'amore vinca l'odio, l'unità la rivalità, la generosità l'egoismo, la verità la menzogna, la giustizia l'ingiustizia, la pace la violenza.

Fa' che sia sempre rispettata la vita e la dignità di ogni persona umana, l'identità delle minoranze etniche, i legittimi diritti degli indigeni, gli autentici valori della famiglia e delle culture autoctone.

Tu, che sei la Stella dell'Evangelizzazione, infondi in tutti l'ardore dell'annuncio della Buona Novella affinché sia sempre conosciuto, amato e servito Gesù Cristo, frutto benedetto del tuo ventre, Rivelatore del Padre e Portatore dello Spirito, "lo stesso ieri, oggi e sempre".

Amen.

Data: 1992-10-12 Data estesa: Lunedi 12 Ottobre 1992

Apertura dei lavori della IV Conferenza Generale dell'Episcopato latinoamericano - Santo Domingo

Titolo: "Nuova evangelizzazione, promozione umana, cultura cristiana: Gesù Cristo ieri, oggi e sempre"

Cari fratelli nell'Episcopato, Amati sacerdoti, religiosi, religiose e laici,


1. Sotto la guida dello Spirito che abbiamo invocato con fervore affinché illumini i lavori di questa importante assemblea ecclesiale, inauguriamo la IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, riponendo il nostro sguardo e il nostro cuore in Gesù Cristo, "lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). Egli è il Principio e la Fine, l'Alfa e l'Omega (cfr. Ap 21,6), la pienezza dell'evangelizzazione, "il primo e il più grande evangelizzatore. Lo è stato fino alla fine: fino alla perfezione e fino al sacrificio della sua vita terrena" (EN 7). In questo incontro ecclesiale sentiamo la presenza di Gesù Cristo, Signore della storia. In suo nome si sono riuniti i Vescovi dell'America Latina nelle precedenti Assemblee - Rio de Janeiro nel 1955, Medellin nel 1968, Puebla nel 1979 - e sempre nel suo nome siamo riuniti ora a Santo Domingo, per discutere il tema della "Nuova Evangelizzazione, Promozione umana, Cultura cristiana", che racchiude i grandi problemi che, guardando al futuro, la Chiesa deve affrontare davanti alle nuove situazioni emergenti in America Latina e nel mondo. Questo è, cari fratelli, un momento di grazia per tutti noi e per la Chiesa in America. E, in realtà, lo è per la Chiesa universale, che ci accompagna con la sua preghiera, con questa comunione profonda dei cuori che lo Spirito Santo genera in tutti i membri dell'unico Corpo di Cristo. Momento di grazia e anche di grande responsabilità. Davanti ai nostri occhi si profila il terzo millennio. E se la Provvidenza ci ha convocati per ringraziare Dio per i cinquecento anni di fede e di vita cristiana nel Continente americano, a maggior ragione possiamo dire che ci ha chiamati anche ad un rinnovamento interiore e per "scrutare i segni dei tempi" (cfr. Mt 16,3). In realtà, il richiamo alla nuova evangelizzazione è prima di tutto un richiamo alla conversione. Infatti, attraverso la testimonianza di una Chiesa sempre più fedele alla sua identità e più viva in tutte le sue manifestazioni, gli uomini e i popoli dell'America Latina, e di tutto il mondo, potranno continuare ad incontrare Gesù Cristo, e in Lui la verità della loro vocazione e della loro speranza, il cammino verso un'umanità migliore. Guardando a Cristo, "tenendo fisso lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede" (He 12,2), seguiamo il sentiero tracciato dal Concilio Vaticano II, della cui solenne inaugurazione proprio ieri ricorreva il XXX anniversario. perciò, inaugurando questa grande Assemblea, voglio ricordare le commoventi parole pronunciate dal mio venerato predecessore, il Papa Paolo VI, all'apertura della II sessione conciliare: "Cristo! Cristo, nostro principio, Cristo, nostra vita e nostra guida.

Cristo, nostra speranza e nostro termine... Nessuna altra luce sia librata su questa adunanza, che non sia Cristo, luce del mondo; nessun'altra verità interessi gli animi nostri, che non siano le parole del Signore, unico nostro Maestro; nessuna altra aspirazione ci guidi, che non sia il desiderio d'esser a Lui assolutamente fedeli; nessuna altra fiducia ci sostenga, se non quella che francheggia, mediante la parola di Lui, la nostra desolata debolezza...".

I. Gesù Cristo ieri, oggi e sempre


2. Questa Conferenza si tiene per celebrare Gesù Cristo, per ringraziare Dio della sua presenza su queste terre dell'America, dove cinquecento anni fa incomincio a diffondersi il messaggio della salvezza. Si tiene per celebrare il radicamento della Chiesa, che durante questi cinque secoli, nel Nuovo Mondo, ha dato frutti così abbondanti di santità e di amore.

Gesù Cristo è la Verità eterna che si è manifestata nella pienezza dei tempi. E proprio per trasmettere a tutti i popoli la Buona Novella, ha fondato la sua Chiesa con la specifica missione di evangelizzare: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura" (Mc 16,15). Si può dire che in queste parole è contenuto il solenne proclama dell'evangelizzazione. così, dopo quel giorno in cui gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo, la Chiesa incomincio il grande compito dell'evangelizzazione. San Paolo lo esprime con una frase lapidaria ed emblematica: "Evangelizare Iesum Christum", "annunciare Gesù Cristo" (cfr. Ga 1,16). Questo è quanto hanno fatto i discepoli del Signore in tutte le epoche e in tutto il mondo.


3. In questo singolare progresso, l'anno 1492 segna una data chiave. Infatti, il 12 ottobre - oggi ricorrono esattamente cinque secoli - l'Ammiraglio Cristoforo Colombo, con le tre caravelle provenienti dalla Spagna, giunse in queste terre e su di esse pianto la croce di Cristo. L'evangelizzazione propriamente detta, senza dubbio, ebbe inizio con il secondo viaggio degli scopritori, accompagnati dai primi missionari. Incominciava così la semina del dono prezioso della fede. Come, quindi, non ringraziare Dio per questo, insieme a voi, cari fratelli Vescovi, che oggi rendete presenti a Santo Domingo tutte le Chiese particolari dell'America Latina? Come non rendere grazie per i frutti copiosi nati dai semi piantati durante questi cinque secoli da tanti e tanto coraggiosi missionari! Con l'arrivo del Vangelo in America, si amplia la storia della salvezza, cresce la famiglia di Dio, si moltiplica "a gloria di Dio il numero di coloro che rendono grazie" (2Co 4,15). I popoli del nuovo Mondo erano "popoli nuovi... completamente sconosciuti al Vecchio Mondo fino all'anno 1492", "conosciuti da Dio dall'inizio dei tempi e da Lui abbracciati per sempre con quella Paternità rivelata dal Figlio nella pienezza dei tempi (cfr. Ga 4,4)" (Omelia, 1 gennaio 1992). Nei popoli dell'America, Dio ha scelto un nuovo popolo, lo ha inserito nel suo disegno di redenzione, lo ha reso partecipe del suo Spirito. Mediante l'evangelizzazione e la fede in Cristo, Dio ha rinnovato la sua alleanza con l'America Latina. Rendiamo grazie a Dio, inoltre, per il gran numero di evangelizzatori che hanno lasciato la loro patria e hanno dato la loro vita per seminare nel Nuovo Mondo la vita nuova della fede, la speranza e l'amore. Non erano spinti dalla leggenda dell'"El Dorado", né da interessi personali, ma dal sollecito richiamo ad evangelizzare quei fratelli che ancora non conoscevano Gesù Cristo. Essi annunciarono "la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini" (Tt 3,4) a popolazioni che sacrificavano agli dei perfino vittime umane. Essi testimoniarono, con la vita e le parole, l'umanità che scaturisce dall'incontro con Cristo. Grazie alla loro testimonianza e alla loro predicazione, il numero di uomini e donne che si aprivano alla grazia di Cristo si moltiplico: "Come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova sulla spiaggia del mare" (He 11,12).


4. Fin dai primordi dell'evangelizzazione, la Chiesa cattolica, animata dalla fedeltà allo Spirito di Cristo, ha difeso strenuamente gli indios, proteggendo i valori contenuti nella loro cultura, facendosi promotrice di umanità di fronte agli abusi di colonizzatori spesso senza scrupoli. La denuncia delle ingiustizie e dei maltrattamenti ad opera di Montesinos, di Las Casas, di Cordoba, di Fra Juan del Valle e di tanti altri, è stato come un grido prolungato da cui è scaturita una legislazione ispirata al riconoscimento del valore sacro della persona. La coscienza cristiana affiorava con profetico coraggio in quella cattedra di dignità e di libertà che fu, all'Università di Salamanca, la Scuola di Vittoria (Cfr. Discorso, 14 maggio 1992), e in tanti illustri difensori degli indigeni, sia in Spagna che in America Latina. Nomi ben conosciuti e ricordati con ammirazione e gratitudine in occasione del V Centenario. Per quel che mi riguarda, e per definire i contorni della verità storica ponendo in rilievo le radici cristiane e l'identità cattolica del Continente, ho suggerito di realizzare un Simposio Internazionale sulla Storia dell'Evangelizzazione dell'America, organizzato dalla Pontificia Commissione per l'America Latina. I dati storici indicano che fu compiuta una valida, feconda e ammirevole opera evangelizzatrice e che, tramite questa, la verità su Dio e sull'uomo giunse in America ad un punto tale che, di fatto, l'evangelizzazione stessa divenne una sorta di banco d'accusa per i responsabili di simili abusi.

Della fecondità del seme del Vangelo depositato su queste terre benedette, ho potuto essere testimone durante i viaggi apostolici che il Signore mi ha concesso di effettuare presso le vostre Chiese particolari. Come non manifestare apertamente a Dio la mia calorosa gratitudine, per aver potuto conoscere da vicino la realtà viva della Chiesa in America Latina! Nei miei viaggi sul Continente, come pure durante le vostre visite "ad limina" e altri incontri - che hanno rafforzato i legami della collegialità episcopale e la corresponsabilità nella sollecitudine pastorale per tutta la Chiesa - ho potuto verificare ripetutamente il rigoglio della fede delle vostre comunità ecclesiali e contemporaneamente misurare la mole delle sfide che si pongono alla Chiesa, indissolubilmente legata alla sorte dei popoli del Continente.


5. L'attuale Conferenza Generale si svolge per tracciare le linee maestre di un'azione evangelizzatrice che ponga Cristo nel cuore e sulle labbra di tutti i latinoamericani. Questo è il nostro compito: Far si che la verità su Cristo e sull'uomo penetri sempre più profondamente in tutti gli strati della società e la trasformino (cfr. Discorso alla Pontificia Commissione per l'America Latina, 14 giugno 1991).

Nelle sue deliberazioni e conclusioni, questa Conferenza deve saper coniugare i tre elementi dottrinali e pastorali che costituiscono le tre coordinate della nuova evangelizzazione: Cristologia, Ecclesiologia e Antropologia. Sostenuti da una profonda e solida cristologia, basati su una sana antropologia e in possesso di una chiara e corretta visione ecclesiologica, si devono affrontare le sfide che oggi si pongono di fronte all'azione evangelizzatrice della Chiesa in America.

Proseguendo, desidero fare insieme a voi alcune riflessioni che, secondo l'indicazione del tema della Conferenza e come segno di profonda comunione e corresponsabilità ecclesiale, vi aiutino nel vostro ministero di Pastori generosamente consacrati al gregge che il Signore vi ha affidato. Si tratta di indicare alcune priorità dottrinali e pastorali partendo dalla prospettiva della nuova evangelizzazione.

II. Nuova evangelizzazione


6. La nuova evangelizzazione è l'idea centrale di tutta la tematica di questa Conferenza. Fin dal mio incontro ad Haiti con i Vescovi del CELAM nel 1983, ho dato particolare rilievo a questa espressione, per risvegliare in questo modo un nuovo fervore e nuove aspirazioni evangelizzatrici in America e nel mondo intero.

Tutto questo per dare all'azione pastorale "uno slancio nuovo capace di creare, in una Chiesa ancor più radicata nella forza e nella potenza perenne della Pentecoste, nuovi tempi d'evangelizzazione" (EN 2). La nuova evangelizzazione non consiste in un "nuovo vangelo", che deriverebbe sempre da noi stessi, dalla nostra cultura, dalla nostra analisi delle necessità dell'uomo.

Perché questo non sarebbe "vangelo", ma pura invenzione umana e non vi sarebbe in esso salvezza. Né si tratta di tagliare fuori dal Vangelo tutto ciò che sembra difficilmente assimilabile alla mentalità odierna. Non è la cultura la misura del Vangelo, ma è Gesù Cristo la misura di ogni cultura e di ogni azione umana. No, la nuova evangelizzazione non nasce dal desiderio di "piacere agli uomini" o di "guadagnare il loro favore" (cfr. Ga 1,10), ma dalla responsabilità verso il dono che Dio ci ha fatto in Cristo, nel quale abbiamo accesso alla verità su Dio e sull'uomo, e alla possibilità della vita autentica. La nuova evangelizzazione ha, come punto di partenza, la certezza che in Cristo c'è una "imperscrutabile ricchezza" (cfr. Ep 3,8), che nessuna cultura né epoca alcuna possono esaurire e alla quale possiamo sempre ricorrere noi uomini per arricchirci (cfr. Assemblea Speciale Sinodo dei Vescovi per l'Europa, Dichiarazione conclusiva, 3). Questa ricchezza è, innanzitutto, Cristo stesso, la sua persona, perché Egli è la nostra salvezza. Noi uomini, di qualsiasi epoca e cultura, possiamo, avvicinandoci a Lui attraverso la fede e l'incorporazione al suo Corpo che è la Chiesa, trovare risposte a queste domande, sempre antiche e sempre nuove, con le quali affrontiamo il mistero della nostra esistenza, e che portiamo indelebilmente impresse nel nostro cuore fin dalla creazione e dalla ferita del peccato.


7. La novità non intacca il contenuto del messaggio evangelico che è immutabile, poiché Cristo è "lo stesso ieri, oggi e sempre". Per questo, il Vangelo deve essere predicato in piena fedeltà e purezza, così come è stato custodito e trasmesso dalla Tradizione della Chiesa. Evangelizzare significa annunciare una persona, che è Cristo. Infatti, "non c'è vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il regno, il mistero di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio, non siano proclamati" (EN 22). Per questo, le cristologie riduttive, delle quali ho, in diverse occasioni, segnalato le devianze (cfr. Discorso Inaugurale della Conferenza di Puebla, 28 gennaio 1979, I, 4), non possono essere accettate come strumenti della nuova evangelizzazione.

Nell'evangelizzazione, l'unità della fede della Chiesa deve risplendere non solo nel magistero autentico dei Vescovi, ma anche nel servizio alla verità da parte dei pastori di anime, dei teologi, dei catechisti e di tutti coloro che sono impegnati nella proclamazione e nella predicazione della fede. A questo proposito, la Chiesa sollecita, ammira e rispetta la vocazione del teologo, la cui "funzione consiste nel giungere ad una comprensione sempre più approfondita della parola di Dio contenuta nella Scrittura ispirata e tramandata dalla Tradizione viva della Chiesa" (cfr. Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla vocazione ecclesiale del teologo, 24 maggio 1990, n. 6). Questa vocazione, nobile e necessaria, sorge dentro la Chiesa e presuppone la condizione di credente nel teologo stesso, con un atteggiamento di fede che egli stesso deve testimoniare all'interno della comunità. "La retta coscienza del teologo cattolico presuppone di conseguenza la fede nella Parola di Dio... l'amore alla Chiesa dalla quale ha ricevuto la sua missione e il rispetto al Magistero assistito da Dio" (cfr. EN 38). La teologia è chiamata, quindi, a prestare un grande servizio all'evangelizzazione.


8. Certamente la verità ci rende liberi (cfr. Jn 8,32). Ma non possiamo fare a meno di constatare che esistono posizioni inaccettabili su che cosa è la verità, la libertà, la coscienza. Si giunge persino a giustificare il dissenso facendo ricorso "al pluralismo teologico, portato a volte fino ad un relativismo che mette in pericolo l'integrità della fede". Non mancano coloro che pensano che "i documenti del Magistero non sarebbero altro che il riflesso di una teologia opinabile" (cfr. Jn 34) e "sorge così una specie di "magistero parallelo" dei teologi, in opposizione e rivalità con il Magistero autentico" (cfr. ).

D'altra parte, non possiamo tacere il fatto che "gli atteggiamenti di sistematica opposizione alla Chiesa, che arrivano perfino a costituirsi in gruppi organizzati", la contestazione e la discordia, così come "causano gravi inconvenienti alla comunione della Chiesa", costituiscono anche un ostacolo all'evangelizzazione (cfr. Jn 32). La professione di fede "Gesù Cristo ieri, oggi e sempre" della Lettera agli Ebrei - che è come lo scenario del tema di questa IV Conferenza - ci porta a ricordare le parole del versetto successivo: "Non lasciatevi sviare da dottrine varie e peregrine" (He 13,9). Voi, amati Pastori, dovete vegliare soprattutto sulla fede della gente semplice che, altrimenti, si vedrà disorientata e confusa.


9. Tutti gli evangelizzatori devono prestare un'attenzione speciale alla catechesi. All'inizio del mio Pontificato ho voluto dare un nuovo impulso a quest'opera pastorale attraverso l'Esortazione Apostolica Catechesi tradendae, e recentemente ho approvato il Catechismo della Chiesa cattolica, che presento come il migliore dono che la Chiesa può elargire ai suoi Vescovi e a tutto il Popolo di Dio. Si tratta di un prezioso strumento per la nuova evangelizzazione in cui si riassume tutta la dottrina che la Chiesa deve insegnare. Confido allo stesso modo nel fatto che il movimento biblico continui ad espletare la sua benefica opera in America Latina e che le Sacre Scritture arricchiscano sempre più la vita dei fedeli, per cui si rende indispensabile che gli agenti di pastorale approfondiscano instancabilmente la Parola di Dio, vivendola e trasmettendola agli altri con fedeltà, vale a dire: "tenuto debito conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede" (DV 12). Allo stesso modo, il movimento liturgico deve dare un rinnovato impulso al vivere intimamente i misteri della nostra fede portando all'incontro con Cristo Risorto nella liturgia della Chiesa. E' nella celebrazione della Parola e dei Sacramenti, ma soprattutto nell'Eucaristia, culmine e fonte della vita della Chiesa e di tutta l'evangelizzazione, che si realizza il nostro incontro salvifico con Cristo, al quale ci uniamo misticamente per formare la sua Chiesa (cfr. LG 7).

Per questo motivo vi esorto a dare un nuovo impulso alla celebrazione degna, viva e partecipata delle assemblee liturgiche, con quel profondo senso della fede e della contemplazione dei misteri della salvezza tanto radicato nei vostri popoli.


10. La novità dell'azione evangelizzatrice che abbiamo citato riguarda l'atteggiamento, lo stile, lo sforzo e la programmazione o, come ho proposto a Haiti, l'ardore, i metodi e l'espressione (cfr. Discorso ai Vescovi del CELAM, 9 marzo 1983). Un'evangelizzazione nuova nel suo ardore presuppone una solida fede, un'intensa carità pastorale e una grande fedeltà, che, sotto l'azione dello Spirito, generino una mistica, un incontenibile entusiasmo nel compito di annunciare il Vangelo. Nel linguaggio neotestamentario è la "parresia" che infiamma il cuore dell'apostolo (cfr. Ac 5,28-29 cfr. RMi 45).

Questa "parresia" deve essere anche il segno del vostro apostolato in America.

Niente può farvi tacere, perché siete araldi della verità. La verità di Cristo deve illuminare le menti e i cuori con l'attiva, instancabile e pubblica proclamazione dei valori cristiani. D'altro canto, i nuovi tempi esigono che il messaggio cristiano arrivi all'uomo di oggi attraverso nuovi metodi di apostolato, e che sia espresso in un linguaggio e in forme accessibili all'uomo latinoamericano, bisognoso di Cristo e assetato di Vangelo: come rendere accessibile, penetrante, valida e profonda la risposta all'uomo di oggi, senza per nulla alterare o modificare il contenuto del messaggio evangelico? Come arrivare al cuore della cultura che vogliamo evangelizzare? Come parlare di Dio in un mondo nel quale è presente un crescente processo di secolarizzazione? 11. Come avete manifestato durante gli incontri e le conversazioni che abbiamo avuto in questi anni, sia a Roma sia durante le mie visite alle vostre Chiese particolari, oggi la fede semplice dei vostri popoli subisce l'affronto della secolarizzazione, con il conseguente indebolimento dei valori religiosi e morali.

Negli ambienti urbani cresce una modalità culturale, che facendo affidamento soltanto sulla scienza e sui progressi della tecnica, si presenta ostile alla fede. Si trasmettono alcuni "modelli" di vita in contrasto con i valori del Vangelo. Sotto la pressione del secolarismo, si arriva a presentare la fede come se fosse una minaccia alla libertà e all'autonomia dell'uomo. Inoltre, non possiamo dimenticare quello che la storia recente ha dimostrato, cioè che quando, al riparo di certe ideologie, si negano la verità su Dio e la verità sull'uomo, diventa impossibile costruire una società dal volto umano. Con la caduta dei regimi del cosiddetto "socialismo reale" nell'Europa orientale c'è da sperare che anche in questo continente si traggano le deduzioni pertinenti in relazione all'effimero valore di tali ideologie. La crisi del collettivismo marxista non ha avuto solo radici economiche, come ho sottolineato nell'Enciclica Centesimus annus (CA 41), perché la verità sull'uomo è intima e necessariamente legata alla verità su Dio.

La nuova evangelizzazione deve fornire, dunque, una risposta integrale, pronta, agile, che renda più forte la fede cattolica, sulle sue verità fondamentali, sulle sue dimensioni individuali, famigliari e sociali.


12. Seguendo l'esempio del Buon Pastore dovete pascere il gregge che vi è stato affidato e difenderlo dai lupi voraci. Causa di divisione e discordia nelle vostre comunità ecclesiali sono - lo sapete bene - le sette e i movimenti "pseudo-spirituali" di cui parla il Documento di Puebla (n. 628) e la cui diffusione e aggressività urge affrontare. Come molti di voi hanno segnalato, la crescita delle sette pone in rilievo un vuoto pastorale, la cui causa, il più delle volte, è l'assenza di formazione, cosa che mina l'identità cristiana e fa si che grandi masse di cattolici privi di un'adeguata attenzione religiosa - tra le altre ragioni, per mancanza di sacerdoti -, siano lasciati in balia di campagne di proselitismo settario molto attive. Tuttavia può anche succedere che i fedeli non trovino negli operatori della pastorale quel forte senso di Dio che essi invece dovrebbero trasmettere attraverso la loro vita. "Tali situazioni possono essere causa del fatto che molte persone povere e semplici, - come purtroppo sta accadendo - siano facile preda delle sette, nelle quali ricercano un senso religioso della vita che forse non trovano in coloro che invece dovrebbero offrirlo a piene mani" (Lettera Apostolica Los Caminos del Evangelio, 20).

Inoltre, non si può dar credito ad una certa strategia, il cui obiettivo è quello di indebolire i vincoli che uniscono i Paesi dell'America Latina e di minare così le forze che nascono dall'unità. Con questo obiettivo importanti risorse economiche vengono impegnate per sovvenzionare campagne di proselitismo, che cercano di sgretolare l'unità dei cattolici.

Al preoccupante fenomeno delle sette bisogna reagire con un'azione pastorale che ponga al centro di tutto la persona, la sua dimensione comunitaria e il suo anelito ad un rapporto personale con Dio. E' un fatto che là dove la presenza della Chiesa è dinamica, come nel caso delle parrocchie in cui si impartisce un'assidua catechesi sulla Parola di Dio, là dove esistono una liturgia attiva e partecipata, una solida pietà mariana, un'effettiva solidarietà nel campo sociale, una forte sollecitudine pastorale per la famiglia, per i giovani e per i malati, vediamo che le sette o i movimenti para-religiosi non riescono ad attecchire o a svilupparsi.

La radicata religiosità popolare dei vostri fedeli con i suoi straordinari valori della fede e della pietà, del sacrificio e della solidarietà, adeguatamente evangelizzata e gioiosamente celebrata, orientata intorno ai misteri di Cristo e della Vergine Maria, può essere, per le sue radici essenzialmente cattoliche, un antidoto contro le sette e una garanzia di fedeltà al messaggio della salvezza.

III. Promozione umana


13. Dal momento che la Chiesa è consapevole del fatto che l'uomo - non l'uomo astratto, ma l'uomo concreto e storico - "è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compito della sua missione" (RH 14), la promozione umana deve essere la conseguenza logica dell'evangelizzazione, che tende alla liberazione integrale della persona (cfr. EN 29-39).

Guardando a quest'uomo concreto, voi Pastori della Chiesa osservate la difficile e delicata realtà sociale che attraversa oggi l'America Latina, ove grandi settori della popolazione vivono nella povertà e nell'emarginazione. Per questo, solidali con il grido dei poveri, vi sentite chiamati ad assumere il ruolo del Buon Samaritano (cfr. Lc 10,25-37), poiché l'amore di Dio si dimostra attraverso l'amore per la persona umana. così ce lo ricorda l'Apostolo Giacomo con quelle severe parole: "Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e non hanno il pane quotidiano, e qualcuno di voi dice loro: "Andate in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non dà loro il necessario per il corpo, a cosa serve?" (Jc 2,15-16).

La sollecitudine per il sociale "fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa" (SRS 41) ed è anche "parte essenziale del messaggio cristiano, perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore" (CA 5).

Come afferma il Concilio Vaticano II nella Costituzione pastorale Gaudium et Spes, il problema della promozione umana non può essere considerato al di fuori del rapporto dell'uomo con Dio (cfr. GS 43-45). Infatti, contrapporre la promozione autenticamente umana e il progetto di Dio sull'umanità è una grave distorsione, frutto di una certa mentalità di ispirazione secolarista. La genuina promozione umana deve rispettare sempre la verità su Dio e la verità sull'uomo, i diritti di Dio e i diritti dell'uomo.


14. Voi, amati Pastori, conoscete da vicino la triste situazione di tanti fratelli a cui manca il necessario per condurre una vita autenticamente umana. Nonostante i progressi constatati in alcuni campi, il fenomeno della povertà continua ad esistere ed è addirittura in aumento. I problemi si aggravano con la perdita del potere di acquisto del denaro, a causa dell'inflazione, a volte incontrollabile, e del peggioramento dei termini di scambio con la conseguente diminuzione dei prezzi di alcune materie prime e con il peso insopportabile del debito internazionale da cui derivano gravissime conseguenze sociali. La situazione si fa sempre più dolorosa con il grave problema della crescente disoccupazione, che non permette di portare a casa il pane e impedisce di possedere altri beni fondamentali (Cfr. LE 18).

Avvertendo profondamente la gravità di questa situazione, non ho smesso di rivolgere pressanti appelli per un'attiva, giusta ed urgente solidarietà internazionale. Questo è un dovere di giustizia che riguarda tutta l'umanità, ma soprattutto i paesi ricchi che non possono eludere la propria responsabilità nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Questa solidarietà è un'esigenza del bene comune universale che deve essere rispettato da tutti i componenti della famiglia umana (cfr. GS 26).


15. Il mondo non può sentirsi tranquillo e soddisfatto dinanzi alla situazione caotica e sconcertante che si presenta ai nostri occhi: nazioni, settori della popolazione, famiglie e singole persone sempre più ricche in confronto a popoli, famiglie e moltitudini di persone sprofondate nella povertà, vittime della fame e delle malattie, bisognose di una degna dimora, di servizi sanitari, di accesso alla cultura. Tutto ciò è la testimonianza eloquente di un disordine reale e di un'ingiustizia istituzionalizzata, a cui si aggiungono a volte il ritardo nel prendere le misure necessarie, la passività e l'imprudenza, se non addirittura la trasgressione dei principi etici nell'esercizio delle funzioni amministrative, come nel caso della corruzione. Dinanzi a tutto questo, si impone un "cambiamento di mentalità, di comportamento e di strutture" (CA 60), per superare il divario esistente fra paesi ricchi e paesi poveri (cfr. LE 16 CA 14), così come pure le profonde differenze esistenti fra i cittadini di uno stesso paese. In breve: occorre far valere il nuovo ideale di solidarietà di fronte all'effimera sete di potere.

D'altra parte, è fallace e inaccettabile la soluzione che propugna la riduzione dell'incremento demografico senza preoccuparsi dei mezzi impiegati per ottenerlo. Non si tratta di ridurre a ogni costo il numero degli invitati alla mensa della vita; ciò che occorre è potenziare le possibilità e distribuire con maggior giustizia la ricchezza affinché tutti possano partecipare equamente ai beni del creato.

Occorre cercare soluzioni a livello mondiale, instaurando un'autentica economia di comunione e condivisione dei beni, sia sul piano internazionale che su quello nazionale. A questo proposito un fattore determinante che può notevolmente contribuire a superare i gravi problemi che oggi affliggono questo continente è l'integrazione latinoamericana.

Costituisce una grande responsabilità dei governanti il favorire il già intrapreso processo di integrazione di alcuni popoli che la geografia stessa, la fede cristiana, la lingua e la cultura hanno unito definitivamente nel cammino della storia.


16. In continuità con le Conferenze di Medellin e di Puebla, la Chiesa ribadisce l'opzione preferenziale per i poveri. Un'opzione che non è esclusiva né escludente, poiché il messaggio della salvezza è destinato a tutti. "Un'opzione, inoltre, basata essenzialmente sulla Parola di Dio e non su criteri apportati da scienze umane o ideologie contrapposte, che frequentemente riducono i poveri a categorie sociopolitiche economiche astratte. Un'opzione pero decisa e irrevocabile" (Discorso ai Cardinali e ai Prelati della Curia Romana, 21 dicembre 1984, n. 9).

Come afferma il Documento di Puebla, "avvicinandoci al povero per assimilarci a lui e per servirlo, facciamo quello che Cristo ci insegno facendosi nostro fratello, povero come noi. perciò il servizio ai poveri è la misura privilegiata, anche se non esclusiva, della nostra sequela di Cristo. Il miglior servizio al fratello è l'evangelizzazione che lo dispone a realizzarsi come figlio di Dio, lo libera dalle ingiustizie e lo promuove integralmente" (Puebla, 1145).

Questi criteri evangelici di servizio ai bisognosi eviteranno qualsiasi tentazione di connivenza con i responsabili delle cause della povertà, o pericolose deviazioni ideologiche, incompatibili con la dottrina e la missione della Chiesa.

La genuina prassi della liberazione deve essere sempre ispirata alla dottrina della Chiesa secondo quanto esposto nelle Istruzioni della Congregazione per la Dottrina della Fede (Libertatis Nuntius, 1984; Libertatis Conscientia, 1986), che devono essere tenute in considerazione quando si affronta il tema delle teologie della liberazione. D'altra parte, la Chiesa non può in alcun modo lasciarsi strappare da nessuna ideologia o corrente politica la bandiera della giustizia, che è una delle prime esigenze del Vangelo e, allo stesso tempo, frutto della venuta del Regno di Dio.


17. Come già segnalato dalla Conferenza di Puebla, vi sono gruppi umani particolarmente sommersi dalla povertà, è il caso degli indios (cfr. n. 1265). Ad essi, e anche agli afroamericani, ho voluto rivolgere uno speciale messaggio di solidarietà e vicinanza, che consegnero domani a un gruppo di rappresentanti delle loro rispettive comunità. Come gesto di solidarietà, la Santa Sede ha recentemente istituito la Fondazione "Populorum Progressio", che dispone di un fondo di aiuti a favore dei contadini, degli indios e degli altri gruppi umani del settore rurale, particolarmente bisognosi in America Latina.

Su questa stessa linea di sollecitudine pastorale per le categorie sociali più bisognose, questa Conferenza Generale potrebbe esaminare la possibilità che, in un futuro non lontano, si possa celebrare un Incontro di rappresentanti degli Episcopati di tutto il Continente americano, - che possa anche avere un carattere sinodale - al fine di promuovere la cooperazione fra le diverse Chiese particolari nei diversi campi dell'azione pastorale e in cui, nell'ambito della nuova evangelizzazione e quale espressione di comunione, vengano affrontati anche i problemi relativi alla giustizia e alla solidarietà fra tutte le Nazioni dell'America. La Chiesa, ormai alle porte del terzo millennio cristiano e in un'epoca in cui sono cadute molte barriere e frontiere ideologiche, avverte come un dovere ineludibile l'unire spiritualmente in modo ancora maggiore tutti i popoli che formano questo grande continente e, allo stesso tempo, partendo dalla missione religiosa che le è propria, il promuovere uno spirito di solidarietà fra di essi, che permetta, in modo particolare, di trovare le vie per la soluzione delle drammatiche situazioni di ampi settori di popolazione che aspirano ad un legittimo progresso integrale e a condizioni di vita più giuste e degne.


18. Non vi è autentica promozione umana, vera liberazione, né opzione preferenziale per i poveri, se non si parte dai fondamenti stessi della dignità della persona e dell'ambiente in cui essa deve svilupparsi, secondo il disegno del Creatore. Per questo, fra i temi e le opzioni che richiedono tutta l'attenzione della Chiesa non posso fare a meno di ricordare quelli della famiglia e della vita: due realtà che vanno strettamente unite, poiché "la famiglia è come il santuario della vita" (CA 39). Infatti, "L'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia! E' dunque, indispensabile ed urgente che ogni uomo di buona volontà si impegni a salvare e a promuovere i valori e le esigenze della famiglia" (FC 86).

Nonostante i problemi che ai nostri giorni insidiano il matrimonio e l'istituzione familiare, quest'ultima, in quanto "prima e vitale cellula della società" (AA 11) può generare grandi energie che sono necessarie per il bene dell'umanità. Per questo, occorre "annunciare con gioia e convinzione la "buona novella" sulla famiglia" (cfr. FC 86).

Bisogna annunciarla qui, in America Latina, dove, insieme alla stima che si nutre per la famiglia, proliferano purtroppo anche le unioni consensuali libere. Dinanzi a questo fenomeno e dinanzi alle crescenti pressioni divorziste urge promuovere misure adeguate a favore del nucleo familiare, in primo luogo per garantire l'unione di vita e l'amore stabile all'interno del matrimonio, secondo il piano di Dio, così come un'idonea educazione dei figli.

In stretta connessione con i problemi segnalati si trova il grave fenomeno dei bambini che vivono permanentemente nelle strade delle grandi città latinoamericane, minati dalla fame e dalle malattie, senza nessuna protezione, esposti a tanti pericoli, fra i quali la droga e la prostituzione. Ecco un altro problema che deve toccare la vostra sollecitudine pastorale, ricordando le parole di Gesù: "Lasciate che i bambini vengano a me" (Mt 19,14).

La vita, dal suo concepimento nel grembo materno fino alla sua conclusione naturale, deve essere difesa con fermezza e coraggio. E' necessario, quindi, creare in America una cultura della vita che contrasti l'anticultura della morte che - attraverso l'aborto, l'eutanasia, la guerra, la guerriglia, il sequestro, il terrorismo e altre forme di violenza o di sfruttamento - tenta di prevalere in alcune nazioni. In questa visione di attentati alla vita occupa un posto di primaria importanza il narcotraffico, che gli organi competenti devono contrastare con tutti i mezzi leciti a disposizione.


19. Chi ci libererà da questi segni di morte? L'esperienza del mondo contemporaneo ha dimostrato sempre più che le ideologie sono incapaci di sconfiggere il male che tiene l'uomo in schiavitù. L'unico che può liberare da questo male è Cristo. Nel celebrare il V Centenario dell'Evangelizzazione, rivolgiamo lo sguardo, commossi, a quel momento di grazia in cui Cristo ci è stato donato una volta per sempre. La dolorosa situazione di tante sorelle e fratelli latinoamericani non ci porta alla disperazione. Al contrario, rende più urgente il compito che la Chiesa ha dinanzi a sé: ravvivare nel cuore di ogni battezzato la grazia ricevuta. "Ti ricordo - scriveva San Paolo a Timoteo - di ravvivare il dono di Dio che è in te" (2Tm 1,6).

Così come dall'accoglienza dello Spirito durante la Pentecoste è nato il popolo della Nuova Alleanza, solo questa accoglienza farà sorgere un popolo in grado di generare uomini rinnovati e liberi, consapevoli della propria dignità.

Non possiamo dimenticare che la promozione integrale dell'uomo è di fondamentale importanza per lo sviluppo dei popoli dell'America Latina. Poiché "lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensi dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. E' l'uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica" (RMi 58). La maggiore ricchezza dell'America Latina è la sua gente. La Chiesa, "risvegliando le coscienze col Vangelo" (cfr. ), contribuisce a suscitare le energie sonnolente per renderle pronte a collaborare alla costruzione di una nuova civiltà.


GPII 1992 Insegnamenti - L'Atto di Affidamento alla Vergine Patrona della Repubblica Dominicana - Altagracia