GPII 1992 Insegnamenti - Ai dieci Ambasciatori per la presentazione delle Lettere con le credenziali - Città del Vaticano (Roma)

Ai dieci Ambasciatori per la presentazione delle Lettere con le credenziali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nei conflitti che insanguinano il mondo la pace va perseguita con ardore

Signori Ambasciatori, E' con grande piacere che oggi do il benvenuto alle Vostre Eccellenze per ricevere le Lettere che Vi accreditano presso la Sede Apostolica come Ambasciatori delle vostre Nazioni e dei vostri Governi.

Senza dubbio le circostanze non mi hanno permesso di ricevervi separatamente per intrattenermi con ciascuno di voi sui grandi problemi che attualmente preoccupano i vostri concittadini. Nonostante ciò il nostro incontro mi permette di fare riferimento, anche se brevemente, alla diversità degli Stati e delle culture ai quali appartenete.

Dall'Italia fino ai paesi più lontani geograficamente dalla Città Eterna, venite da regioni che spesso raggiungo col pensiero, talvolta ricordando i viaggi già compiuti. Due di voi, gli Ambasciatori di Bulgaria e di Slovenia, rappresentano paesi che, grazie alla recente evoluzione del continente europeo, hanno appena allacciato rapporti diplomatici con la Santa Sede. Sappiano che accogliendoli oggi rivolgo i miei auguri affettuosi alle nazioni alle quali appartengono. I vostri paesi d'origine devono affrontare difficoltà interne, ma, tra gli altri problemi, penso in particolar modo alle dolorose questioni della fame e della denutrizione che, principalmente nel continente africano colpiscono milioni di persone privandole della dignità più elementare e sottomettendole a condizioni di miseria immeritata. Più che mai, bisogna che, da un continente all'altro, le nazioni mettano in comune le loro risorse e il loro savoir faire per apportare rimedi duraturi a flagelli dai quali la nostra società, ricca di tecnologie nuove, ha i mezzi per liberarsi. Qui come in altri campi, i cattolici hanno un ruolo da svolgere e mi auguro che sia decisivo nell'edificazione della città terrestre. Mi auguro che si sentano sempre più incoraggiati ad agire nell'interesse dei loro concittadini, per mettere in pratica il doppio comandamento dell'amore di Dio e del prossimo, cuore e centro del messaggio evangelico. I cristiani non chiedono privilegi nella vita quotidiana; ciò che desiderano, è poter professare e praticare liberamente la loro religione. D'altra parte sono disposti a operare al servizio del bene comune compiendo i loro doveri civici nel rispetto delle leggi dello Stato e delle convinzioni di tutti i loro compatrioti.

Assicurare a ciascuno i mezzi per condurre una vita decente vuol dire lavorare al servizio della pace della quale il mondo non smetterà mai di avere bisogno. Ora, il servizio della pace, che Sant'Agostino definiva la "tranquillità dell'ordine", costituisce una delle vostre preoccupazioni più importanti. Se la Chiesa proclama che la vera pace viene da Cristo, essa considera che tutto ciò che contribuisce alla ricerca della pace deve essere perseguito con ardore, con ogni mezzo legittimo e nella speranza di vedere un giorno la fine dei conflitti che continuano a insanguinare il nostro pianeta. La vostra alta missione di ambasciatori vi mette al centro dei molteplici sentieri che mirano a perseverare o a instaurare questa pace, nell'interesse di tutta l'umanità e in particolare di ogni individuo. Siate certi che nei miei collaboratori troverete la disponibilità richiesta per portare l'aiuto necessario nello svolgere questo compito esaltante e arduo.

Signori Ambasciatori, vi indico alcune riflessioni che la vostra presenza mi ispira, felice augurio di una fruttuosa collaborazione tra la Sede Apostolica e i vostri governi. Lasciatemi ripetere il valore che attribuisco al vostro lavoro. Augurandovi di sentirvi benvenuti come conviene in questa Città carica di storia che è oggi un crocevia delle nazioni, chiedo a Dio di benedire le vostre persone, le vostre famiglie, le autorità dei vostri paesi e i popoli dei quali saluto in voi i degni rappresentanti.

Data: 1992-11-14 Data estesa: Sabato 14 Novembre 1992

Ai Vescovi della Repubblica Federale di Germania, regione di Berlino, in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Bisogna fare di tutto per impedire il diffondersi del razzismo e del nazionalismo che deturpano il volto del Paese

Signor Cardinale, Cari Confratelli nell'Episcopato!


1. E' con particolare gioia che quest'anno vi porgo il benvenuto in questa vostra visita ad limina. Per la prima volta venite alle tombe degli Apostoli da un paese libero. Per più di 50 anni la Chiesa nei nuovi Länder della Germania ha vissuto una duplice diaspora: mentre già per diversi secoli aveva rappresentato una minoranza tra altre confessioni, negli ultimi decenni è stato necessario professare la Fede in Dio in un ambiente ateo comprendente tutti gli ambiti della vita dell'uomo: prima sotto il regime nazionalsocialista, in seguito sotto il governo comunista. I Cristiani, soprattutto i Cattolici, vennero spinti sempre più verso una situazione di minoranza e di emarginazione nella società. Dopo il crollo del Muro, le conseguenze dell'abuso di potere divennero evidenti sotto vari aspetti. I cittadini dei vostri Länder non soffrono per danni materiali e per il disagio, bensi per corruzione e impoverimento dello spirito e dell'anima, che l'ideologia dei governanti comunisti ha lasciato in eredità, soprattutto ai giovani. Durante questi tempi difficili, la Chiesa era impegnata a svolgere fedelmente i suoi molteplici compiti. Per questo dobbiamo ringraziare il vostro coraggioso impegno, cari fratelli, ma anche quello dei vostri sacerdoti e dei vostri laici impegnati. Nonostante tutti gli ostacoli esterni, la Chiesa ha annunciato la buona Novella del Regno di Dio, ha confortato la gente con la Parola e i sacramenti, si è occupata degli oppressi e dei perseguitati, rivelandosi un rifugio in ogni avversità. Sarebbe certo un errore volere valutare l'attività svolta dalla Chiesa in quel periodo sulla base della sua influenza politica. La Chiesa è riuscita a svolgere il suo compito sociale proprio perché non è scesa a compromessi con un sistema dittatoriale ingiusto. Dopo il distacco da questo sistema e dopo l'apertura totale verso quello occidentale, resa evidente dal crollo del Muro, voi, e i vostri predecessori, sotto la saggia guida dei Cardinali Alfred Bengsch e Joachim Meisner - come già prima sotto l'indimenticabile Cardinale Julius Döpfner - avete preso posizione, in maniera coerente, sulle questioni ecclesiali e sociali. Quella voce unica con la quale avete parlato, il vostro accordo nella valutazione della situazione e il vostro procedere uniti meritano un riconoscimento e un ringraziamento. Sia i sacerdoti che i laici hanno potuto dare fiducia alle parole dei loro Pastori. Quando i fedeli accettavano disagi personali e professionali per rimanere coerenti nel seguire Cristo, potevano farlo nella consapevolezza che i Vescovi condividevano la loro decisione e si assicuravano a loro protezione.


2. L'esperienza di una "communio" vissuta aiuterà la Chiesa a compiere la sua missione anche nei tempi difficili dopo la "svolta". La Santa Sede ha sempre appoggiato voi e la vostra esemplare concordia e collaborazione durante la Conferenza degli Ordinari di Berlino, e, anche dopo l'unificazione delle due Conferenze dei Vescovi, affronterà volentieri le questioni pastorali delle giurisdizioni a voi affidate. La riunificazione della Germania è stata un grande dono per gli uomini. La libertà conquistata dovrebbe porre in secondo piano il rammarico per i desideri non ancora esauditi. Innanzittutto dovremmo tutti ringraziare Dio, che ha creato l'uomo come creatura libera, e che vuole che noi usiamo questa libertà in modo giusto. "Affinché fossimo liberi, Cristo ci ha dato la libertà", dice l'Apostolo Paolo. "State dunque saldi e non piegatevi di nuovo al giogo della schiavitù" (Ga 5,1). Attualmente vediamo che l'abuso della libertà divide gli uomini. Sperimentiamo con dolore che una vita in libertà non mette l'uomo al riparo da Idee estremiste. Gli viene tolto un terreno che conosce e al quale è abituato; egli diventa quindi facilmente influenzabile da parole semplicistiche e in parte anche aggressivo e disposto alla violenza.


3. Nel 1988 il vostro popolo, e i Cristiani in prima linea, hanno mostrato all'opinione pubblica mondiale l'altra Germania, quella liberale. Cari confratelli, voi dovete impegnarvi affinché si faccia di tutto per impedire che tendenze razziste e nazionaliste si diffondano, soprattutto tra i giovani, e mettano in pericolo questa immagine della Germania. In nessun caso i Cristiani devono cedere all'indifferenza e all'apatia. Ciò non sarebbe meno pericoloso della violenza stessa. Non possiamo mettere solo in guardia dai metodi di questa forma di violazione dei diritti dell'uomo senza considerare e condannare anche le motivazioni, altrimenti favoriremmo la sviluppo di situazioni pericolose.




4. A questo proposito desidero esortarvi ad impegnarvi in particolar modo a proteggere i vostri confratelli ebrei. La violazione delle sinagoghe e gli attacchi a monumenti commemorativi, che, vista la loro storia dolorosa, sono di grande importanza per gli ebrei, non potranno mai essere tollerati. I Padri del Concilio Vaticano Secondo erano consapevoli del particolare rapporto tra Cristiani e Ebrei, quando nella dichiarazione sul rapporto tra la Chiesa e le religioni non cristiane osservarono: "Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune ai cristiani e agli ebrei, questo sacro concilio vuole promuovere e raccomandare nella loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto dagli studi biblici e teologici e da un fraterno dialogo" (NAE 4).

Voi dovreste quindi impegnarvi, affinché i vostri concittadini ebrei non si scoraggino ma restino nella vostra patria, che è anche la loro, e affinché continuino a partecipare alla vita religiosa, culturale e scientifica.


5. Proprio in un'epoca come quella attuale è necessario un orientamento stabile, che non perda di vista il centro della vita umana, affinché le correnti estremiste non prendano il sopravvento. Dio deve quindi rimanere il centro della comunità di un popolo, se questo non vuole cadere nella inumanità. L'eredità lasciata da un sistema inumano e non Cristiano non può essere cancellata da un giorno all'altro.

La società sentirà quindi ancora a lungo il peso di questo lascito, che solo col tempo potrà diminuire. E' comprensibile, quindi, che soprattutto la disoccupazione venga considerata un profondo male sociale, poiché per decenni il lavoro è stato proclamato il senso e lo scopo dell'esistenza umana. Quando pero si può essere accettati dalla società solo attraverso il lavoro, la vita subisce una rilevante limitazione. Le conseguenze che ne derivano oggi sono l'insicurezza esistenziale dell'uomo e la distorsione della sua immagine. Anche se il lavoro è una componente essenziale dell'autorealizzazione dell'uomo, sarà vostro compito - anche in considerazione di una nuova evangelizzazione - fare capire alla gente che il senso della vita umana consiste innanzitutto nel dire Si a Dio e che solo in Dio la nostra vita acquisisce pienezza.


6. Per la Chiesa è giunta l'ora di stendere la mano in tutte le direzioni, per offrire consiglio e sostegno a tutti coloro che hanno bisogno di aiuto per risolvere le loro difficoltà e i loro problemi. Questo vale anche nei confronti di coloro che si sono resi colpevoli e desiderano iniziare una nuova vita. Siate certi che, se prenderete a cuore le parole dell'introduzione della costituzione pastorale "Gaudium et spes" del Concilio Vaticano Secondo, lo Spirito Santo accompagnerà la vostra opera: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" (GS 1). Voi sapete, cari confratelli, che il processo di riunificazione della vostra patria esige anche dalla Chiesa un contributo determinante. Entrambe le parti, le Chiese dei vecchi e dei nuovi Länder, possono e devono imparare l'una dall'altra, così come la Chiesa in Germania può in generale imparare da altre Chiese particolari.

Statistiche e bilanci possono esprimere solo in maniera approssimativa ciò che la Chiesa dei vecchi Länder ha fatto negli ultimi 40 anni. E ciò che ha fatto, verrà sempre ricordato con profonda gratitudine. Ora è pero possibile che anche la Chiesa dei nuovi Länder diventi una chiesa che può donare. Le esperienze di un ambiente ateo, infatti, possono dare frutti anche nella cura delle anime nei vecchi Länder in vista della crescente secolarizzazione. L'apertura e la disponibilità a imparare l'uno dall'altro, a ascoltarsi e a comprendersi sono pertanto dei presupposti importanti.


7. Il vostro servizio pastorale deve riguardare il matrimonio e la famiglia. Esso deve far risaltare il proprio significato per il Regno di Dio e per la Chiesa, come ha già espresso il Concilio Vaticano II: "I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, col quale essi sono il segno del mistero di unità e di fecondo amore che intercorre fra Cristo e la Chiesa, e vi partecipano (cfr. Ep 5,32), si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale, nell'accettazione e nell'educazione della prole, e hanno così, nel loro stato di vita e nel loro ordine, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio (7)" (LG 11). Il sacramento del matrimonio santifica la coppia e ognuno dei coniugi: "Per questo motivo i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati (7) da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato" (GS 48). Dovete rinnovare il vostro impegno affinché sorga una nuova consapevolezza verso questo aspetto pastorale. La sollecitudine verso l'istituzione della famiglia deve sempre essere considerata una priorità e essa implica una solida preparazione dei giovani alla vita di coppia e alla famiglia.

E' molto importante che i giovani vengano guidati dagli adulti che possono dare loro risposte chiare e convincenti. Io sono certo che voi riuscirete a interessare e preparare a questo compito i sacerdoti e i laici impegnati. Soprattutto ricordate ai genitori che hanno ricevuto da Dio il compito di trasmettere ai propri figli i valori cristiani attraverso la propria condotta e le proprie parole. la famiglia è e rimane il luogo della prima educazione religiosa e morale.

Nonostante i progressi delle scienze umane, bisogna sempre evidenziare il fatto che il senso del sacramento del matrimonio si basa sulle sacre scritture, che assolvono in modo autentico al compito dell'insegnamento. Il materialismo, il consumismo e il desiderio egoistico di piaceri non possono offrire nulla alla coppia poiché essi sono diametralmente opposti al reciproco dono di sé che è la caratteristica fondamentale della coppia. Una responsabile vita di coppia e familiare si base in definitiva sulla consacrazione al mistero della Trinità e all'unione mistica tra Cristo e la Chiesa. In questa occasione desidero rivolgere parole di ringraziamento e di incoraggiamento a tutti coloro che nelle diocesi operano per la pastorale della coppia e della famiglia. La vostra sollecitudine deve essere rivolta anche a quei cristiani che vivono un rapporto irregolare. Essi hanno bisogno dell'aiuto e dell'amore della Chiesa. Vorrei rivolgermi anche ai divorziati che si sono risposati con rito civile, come ho già fatto nella mia Lettera enciclica Familiaris consortio (FC 79-84). Essi sono Cristiani battezzati.

E' nostro dovere dedicare loro le nostre cure pastorali nell'ambito dell'insegnamento ecclesiastico e del diritto canonico.


8. Mentre l'amore tra i partner riguarda la coppia e la famiglia, il celibato dimostra l'amorevole disponibilità dell'uomo che si pone totalmente al servizio del Regno di Dio e dei suoi agenti. Il celibato sacerdotale deve essere quindi considerato in quest'ottica. I Padri del Concilio Vaticano II affermano esplicitamente nel Decreto sul servizio e sulla vita dei sacerdoti: "La perfetta e perpetua continenza per il Regno dei cieli, raccomandata da Cristo Signore nel corso dei secoli e anche ai nostri giorni volentieri abbracciata e lodevolmente osservata da non pochi fedeli, è sempre stata considerata dalla Chiesa come particolarmente confacente alla vita sacerdotale. E' infatti segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale, e fonte speciale di fecondità spirituale nel mondo" (PO 16). Il fatto che una società che non è più improntata ai valori cristiani attribuisca alla sessualità e di conseguenza alla castità un diverso ordine di valori che portano confusione nella coppia cristiana e nel celibato sacerdotale, non deve in alcun modo scoraggiarci nell'assolvimento dei nostri compiti. La crisi della coppia e del celibato ha rappresentato la causa ultima di una generale diminuzione della fede che tra i giovani ha portato a difficoltà di orientamento e a mancanza di coesione. Possiamo comprendere il significato del celibato sacerdotale soltanto se siamo in grado di intendere i tre consigli evangelici come caratteristiche essenziali dell'esistenza sacerdotale: i valori di povertà ed obbedienza appartengono indissolubilmente al celibato e devono essere considerati come rappresentativi dell'intera Chiesa. Infatti anche l'Esortazione Apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis ci ricorda che "espressione privilegiata del radicalismo sono i diversi "Consigli Evangelici", che Gesù propone nel Discorso della Montagna (cfr. Mt 5-7) e tra questi i consigli, intimamente coordinati tra loro, d'obbedienza, castità e povertà: il sacerdote è chiamato a viverli secondo quelle modalità, e più profondamente secondo quelle finalità e quel significato originale, che derivano dall'identità propria del presbitero e la esprimono" (PDV 27). I Padri Sinodali hanno stabilito chiaramente riguardo al servizio sacerdotale, come io stesso ho fatto in quel medesimo Documento, che: "Il Sinodo non vuole lasciare nessun dubbio nella mente di tutti sulla ferma volontà della Chiesa di mantenere la legge che esige il celibato liberamente scelto e perpetuo per i candidati all'ordinazione sacerdotale nel rito latino. (...) Il Sinodo sollecita che il celibato sia presentato e spiegato nella sua piena ricchezza biblica, teologica e spirituale, come dono prezioso dato da Dio alla sua Chiesa e come segno del Regno che non è di questo mondo, segno dell'amore di Dio verso questo mondo nonché dell'amore indiviso del sacerdote verso Dio e il Popolo di Dio, così che il celibato sia visto come arricchimento positivo del sacerdozio" (PDV 29). Il celibato riguarda dunque l'incontro personale con Dio nella fede, e l'incondizionata accettazione del messaggio di Dio. I candidati al sacerdozio hanno bisogno di una solida preparazione teologica e spirituale. Nella vostra opera non lasciatevi scoraggiare e operate una selezione accurata tra i candidati alla Consacrazione. Non è decisiva infatti la quantità bensi la qualità.

Dio ci chiama attraverso la sua Chiesa. D'altro canto c'è bisogno della costante preghiera dei fedeli: "Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,38). Dio ha il potere di esaudire le suppliche e di sostenere coloro che ha chiamato nell'adempimento del servizio sacerdotale. Colgo questa occasione per ringraziare della Lettera che i Vescovi Tedeschi hanno inviato ai loro sacerdoti per incoraggiarli e per sostenerli nell'adempimento del loro servizio e dei loro doveri.

Il celibato è un'offerta di Dio misericordioso alla sua Chiesa e quindi la conferma dei sacerdoti è una questione di amore e di lealtà. Anche se nella vita civile si verifica una relativizzazione dei valori, ciò non vuol dire che questi ultimi perdano il proprio senso. così come il coniuge deve essere costante nel conservare l'amore e la fedeltà, anche il sacerdote deve rinnovare costantemente la propria fedeltà alla Chiesa. Tirarsi indietro di fronte alla chiamata di Dio è impossibile.


9. Cari Confratelli, per voi che vivete nei nuovi Länder è particolarmente importante stare molto vicini ai sacerdoti con entusiasmo e vigore in un ambiente divenuto quasi ateo. In questa occasione vi prego di esprimere il mio sentito ringraziamento e la mia riconoscenza ai vostri sacerdoti che per secoli sono rimasti fedeli, nonostante le difficoltà, al Successore di Pietro e al loro Vescovo e che hanno sempre assolto il loro compito.

In un sistema politico che ha fatto della menzogna un principio di una vita, l'impegno dei vescovi e dei sacerdoti nel contrastare il tentativo di livellare i gruppi umani e di eliminare la verità è stato decisivo. L'anelito alla verità deve rimanere, in qualsiasi situazione politica, un elemento fondamentale della formazione sacerdotale. La verità può essere a volte scomoda e spiacevole, ma ci dona la libertà. Deve fare parte della formazione sacerdotale anche l'educazione alle virtù senza le quali il sacerdozio risulterebbe alla lunga inefficace e per nulla vitale. perciò è molto importante educare i candidati al sacerdozio alle virtù della riconciliazione, del perdono, della condivisione, della generosità e della sopportazione. Dovrebbe essere presa in considerazione l'istituzione di una Facoltà di Teologia che possa intraprendere un dialogo interdisciplinare con le scienze umane e naturali, nonostante ciò che è accaduto in passato.


10. Gli istituti caritativi nelle vostre diocesi e nelle vostre aree di giurisdizione meritano un particolare riconoscimento. In particolar modo nei decenni passati è stato possibile, anche in situazioni difficili, istituire ospedali cattolici, ricoveri per anziani e disabili così come giardini d'infanzia e asili. La realizzazione di questi istituti fu sostenuta dall'entusiasmo di fedeli collaboratori e dal cospicuo finanziamento da parte dei Länder occidentali.

Possa Dio ricompensare tutti per il loro spirito d'abnegazione. Dopo il crollo del muro, grazie alll'immediata realizzazione di centri sociali e di istituti caritativi la Chiesa ha dato un valido esempio di aiuto immediato estraneo alla burocrazia.


11. Il vostro impegno nel campo sociale, militare e scolastico dovrebbe sempre essere considerarto nell'ambito di una collaborazione volontaria con la Chiesa evangelica. Essendo consapevoli che la Chiesa cattolica e le comunità evangeliche si trovano in una situazione di minoranza, dovete mostrarvi disponibili a diffondere i valori cristiani. La creazione di scuole cattoliche non deve essere considerata come un tentativo di confessionalismo. Lo scopo è infatti quello di testimoniare il Cristianesimo in un mondo che sta diventando ateo. Le scuole cattoliche non sono affatto antiecumeniche, ma anche per esse valgono i principi espressi nel decreto del Concilio Vaticano II sull'Ecumenismo. Attenetevi fermamente alla collaborazione ecumenica! L'impegno comune è fondamentale per riuscire a superare difficoltà momentanee e circoscritte e per non perdere di vista gli obiettivi comuni.


12. Amati confratelli, alla fine del nostro incontro desidero assicurarvi tutto il mio appoggio nell'assolvimento dei vostri compiti. Consapevole della difficoltà della vostra opera, prego il Signore di infondervi la sua gioia e il suo spirito affinché voi possiate offrire a tutti coloro che ne hanno urgente bisogno la Verità di Cristo, che voi annunciate e possiate far capire a tutti che Dio ha donato loro la libertà.

Vi prego, di portare il mio affettuoso saluto ai Sacerdoti, ai Diaconi, ai Religiosi e ai Laici delle vostre Diocesi e delle vostre aree di giurisdizione e di incoraggiarli a portare santità e speranza nel mondo in cui viviamo. Affido voi e le vostre sante diocesi alla protezione della Madre di Dio e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1992-11-14 Data estesa: Sabato 14 Novembre 1992



Angelus: annuncio ai fedeli della pubblicazione del "Catechismo della Chiesa Cattolica" - Città del Vaticano (Roma

Titolo: Il "Catechismo della Chiesa Cattolica" al servizio del rinnovamento della fede e della missionarietà dei credenti

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Vorrei quest'oggi farvi partecipi di un avvenimento di grande rilievo, per la vita della Chiesa. Si tratta della pubblicazione del "Catechismo della Chiesa Cattolica", da me già approvato nel giugno scorso. Essa sarà accompagnata da una presentazione ufficiale, articolata in un momento celebrativo, il 7 dicembre prossimo, e in un momento liturgico, il giorno 8, a cui seguirà una conferenza stampa, il 9 dicembre.

Sarà un evento di portata storica, perché il Nuovo Catechismo non è uno dei tanti volumi di teologia o di catechesi, ma un testo di generale riferimento per l'attività catechetica nell'intero popolo di Dio. L'orizzonte in cui esso si colloca è quello disegnato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, quando la Chiesa volle mettersi "in religioso ascolto della Parola di Dio" (DV 1), per comprendere sempre meglio se stessa e porsi in dialogo con gli uomini del nostro tempo. Nella splendida primavera conciliare, sotto l'azione dello Spirito, la Chiesa trasse così dal suo tesoro "cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52). Il nuovo Catechismo rappresenta appunto uno strumento qualificato e autorevole per la mediazione di tale rinnovata autocoscienza della Chiesa, fortemente ancorata all'unica ed immutabile verità del Vangelo, ma anche attenta ai "segni dei tempi" e proiettata con tutta se stessa nell'evangelizzazione e nella promozione dell'uomo.


2. Sono certo che la pubblicazione del Nuovo Catechismo costituirà per i fedeli un'occasione preziosa per ravvivare la fede e per rinsaldare lo spirito missionario, favorendo in tal modo l'autentico rinnovamento ecclesiale. La fede, infatti, esige che ci si metta in ascolto della Parola di Dio, autorevolmente annunciata dagli Apostoli e dai loro Successori. Essa non è un atteggiamento soggettivo e vago, ma l'adesione della mente e del cuore alla Verità rivelata, anzi a Cristo stesso, "via, verità e vita" (Jn 14,6). Dalla fede accolta e vissuta si sprigiona poi, nei credenti, la spinta ad annunciare e testimoniare la "buona novella" del Vangelo a tutti gli uomini. Mentre si avvicina, a grandi passi, il terzo Millennio dell'Era cristiana, la Chiesa si sente più che mai interpellata dal mandato missionario di Gesù: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). Il "Catechismo della Chiesa Cattolica" intende porsi al servizio di tale rinnovamento della fede e della missionarietà dei credenti, impegnati a vivere il loro battesimo nel mondo contemporaneo.


3. Con la recita dell'Angelus invochiamo Maria, Madre della Chiesa e "Stella dell'Evangelizzazione", perché ottenga a tutta la Comunità cristiana la grazia di un'accoglienza docile, cordiale ed operosa di questo nuovo strumento della fede, dal quale auspichiamo frutti abbondanti per la maturazione del popolo di Dio e l'evangelizzazione del mondo.

Data: 1992-11-15 Data estesa: Domenica 15 Novembre 1992

L'omelia durante la celebrazione eucaristica per la dedicazione della nuova chiesa - Parrocchia dei Santi Aquila e Priscilla (Roma)

Titolo: Solo famiglie solide, sostenute da una coraggiosa comunità parrocchiale sono in grado di sconfiggere la droga, la delinquenza, l'indifferenza

Fratelli e sorelle carissimi della Parrocchia dei Santi Aquila e Priscilla!


1. "Questo è il giorno fatto dal Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso" (Ps 117,24). Dopo vent'anni di attesa, e di intenso lavoro pastorale, ecco giunto il momento solenne della consacrazione di questa chiesa, voluta dal mio predecessore, l'indimenticabile Papa Paolo VI. Essa, dedicata a due coniugi fedelissimi collaboratori di San Paolo, vuol essere segno visibile della comunione che anima la vostra comunità ecclesiale. Una comunità, la vostra, che durante un lungo periodo di tempo si è riunita in locali provvisori, ma che sin dall'inizio ha cercato di crescere nella collaborazione e nella solidarietà. Questo è veramente "il giorno fatto dal Signore". Giorno di gioia e di ringraziamento; giorno di riflessione e di nuovi generosi propositi di bene. Come ben sottolinea il rito di dedicazione, l'opera muraria edificata dalle mani dell'uomo viene santificata e consacrata a Dio. La sua destinazione è il culto pubblico, è la convocazione dell'assemblea dei fedeli per celebrare l'Eucaristia e gli altri sacramenti, per pregare per ricevere la conveniente istruzione cristiana, per sentirsi anche visibilmente e a pieno titolo membri della famiglia dei figli di Dio in Cristo Gesù. In questo luogo si compiranno le tappe dell'itinerario di ogni credente: nasceranno alla fede le nuove creature, si formeranno le famiglie cristiane; sarà distribuito il pane della parola e il pane del corpo e sangue di Cristo; si prenderà forza per servire la missione alla quale ciascuno è chiamato; si accompagneranno per l'estremo commiato i fratelli chiamati al riposo eterno.


2. Ma accanto alla "chiesa di mattoni" dovete ora proseguire a costruire "la Chiesa di persone". I testi biblici dell'odierna liturgia ci invitano a meditare su questo impegno apostolico che tutti concerne personalmente. Il vostro sogno, cari parrocchiani, è compiuto e potete ben disporre adesso di una casa che è veramente casa di tutti perché è dimora di Dio, nostro Padre celeste. Come la chiesa-edificio è formata di mattoni o di pietre ben allineate, sovrapposte, compaginate e unite tra loro, così la Chiesa-corpo di Cristo dev'essere un edificio spirituale armonico, fatto di pietre vive, che riproducono in se stesse le caratteristiche di Cristo. Lo abbiamo ascoltato poco fa. L'apostolo Pietro, nella sua prima Lettera, chiama il Signore con il nome di "pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio" (1P 2,4), aggiungendo che pure noi veniamo "impiegati come pietre vive, per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (). Affinché ciò si compia - ci ricorda il testo evangelico poc'anzi proclamato - è necessario coltivare una fede schietta e profonda come quella del Principe degli Apostoli che a Cesarea di Filippo, esclamo, "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,18). Tu sei il Cristo! Chi può ripetere ciò con interiore verità, se non colui che è posseduto dallo Spirito Santo? Solamente l'ascolto fedele della Parola di Dio e la ricerca incessante della divina volontà conducono il credente all'intimità con Cristo.

Questa vostra chiesa di forma circolare, solenne e semplice allo stesso tempo, ben sottolinea come il popolo cristiano è chiamato a camminare e convergere verso l'Eucaristia. E' allo spezzare del pane che i discepoli di Emmaus riconobbero il divino Maestro (cfr. Lc 24,30-31). così sarà anche per voi: nella degna partecipazione all'unico pane ed all'unico calice voi potrete meglio comprendere la vostra identità di cristiani e più adeguatamente approfondire la vostra missione apostolica.


3. So che siete già generosamente incamminati su questa via, segnata dall'apostolo Pietro. In particolare vi sforzate di essere "pietre vive", ponendo ogni cura nella formazione cristiana delle famiglie, in ciò guidati dal carisma proprio di una parrocchia posta sotto la protezione di due coniugi santi. Con la preghiera composta in occasione della Missione Popolare dello scorso anno domandavate al Signore che ogni famiglia di questa comunità parrocchiale "diventasse una piccola chiesa". Il vostro obiettivo resta tuttora quello di riflettere sull'identità della vera famiglia cristiana, seguendo l'insegnamento del Magistero e l'esempio dei Santi Patroni Aquila e Priscilla. Come vostro Pastore non posso non confermarvi ed incoraggiarvi in questo proposito. La famiglia è la cellula vitale della società e della Chiesa. Fondati nell'amore di Dio, i nuclei familiari, se vivono uniti, fedeli, aperti alla preghiera e alla fraterna solidarietà, diventano un'autentica forza di rinnovamento per la società e per il popolo cristiano.

Questo quartiere, nel quale vivete ed operate, denso di popolazione e carico di molteplici problemi, risente di quelle contraddizioni e di quei mali tipici delle moderne metropoli, dove talora si rischia di raggiungere persino preoccupanti livelli di degrado morale. La droga, la piccola delinquenza, l'indifferenza verso gli altri, la chiusura nei propri piccoli interessi costituiscono concrete e quotidiane minacce alla pacifica convivenza delle persone e all'armonioso sviluppo del tessuto sociale. Solo famiglie solide, sostenute da una coraggiosa e compatta comunità parrocchiale, sono in grado di contrastare tali rischi e minacce. Assai opportunamente, pertanto, in questi anni sono state messe in atto da voi numerose iniziative spirituali, sociali, caritative, educative. Fra queste mi piace ricordare l'oratorio con le diverse attività per i giovani, le associazioni, i gruppi di impegno, le missioni parrocchiali itineranti. Sono persuaso che grazie all'intensa collaborazione offerta da ciascuno di voi, la Parrocchia dei Santi Aquila e Priscilla può guardare con fiducia al suo avvenire e immettere nel quartiere quella forza che consiste nella "fede e carità effettivamente vissute" (GS 42).


4. Carissimi fratelli e sorelle, abbiate sempre dinanzi a voi l'ampio orizzonte missionario nel quale ben deve situarsi l'azione di ciascuno, delle vostre famiglie, dell'intera Comunità parrocchiale. La nostra Diocesi di Roma, mediante la celebrazione del Sinodo, vuole condurre tutti i credenti della Città di Roma a prendere coscienza della propria irrinunciabile missione evangelica in quest'ultimo decennio del secolo ventesimo, che ci prepara al Terzo Millennio cristiano. So che proprio ieri si è conclusa la prima fase delle Assemblee sinodali, dedicata alle Congregazioni Generali, durante le quali si sono ascoltati molti interventi dei rappresentanti della Comunità diocesana. Nei prossimi giorni inizieranno i Circoli Minori, ai quali seguiranno di nuovo le Congregazioni Generali. Facendo mie le parole pronunciate venerdi sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano dal Cardinale Vicario, vorrei invitarvi a riconoscere e a vivere il Sinodo come "dono di grazia, opera dello Spirito Santo nella chiesa di Roma e per gli uomini e le donne di questa città", nella comunione e nella testimonianza apostolica.


5. La Diocesi di Roma ha bisogno di comunione, di collaborazione e di coordinamento e sono grato al Cardinale Vicario per l'impegno che profonde in questo senso. Lo saluto con affetto e con lui saluto il Vescovo Ausiliare di Settore, Monsignor Cesare Nosiglia, il parroco, Monsignor Candido Facciolongo ed i vicari parrocchiali. Saluto anche tutti i sacerdoti parroci di questa Prefettura.

Rivolgo un cordiale pensiero ai Religiosi, alle Religiose ed ai laici attivamente impegnati nelle varie iniziative comunitarie. Un particolare saluto va agli ammalati, agli anziani, a quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Voglio abbracciare tutti i bambini; saluto poi i giovani qui presenti e quelli del vostro quartiere Portuense. Da questa chiesa, nel giorno della sua dedicazione, vorrei rivolgere alla Diocesi un appello a favore della costruzione di nuovi edifici di culto. L'Avvento ormai imminente è tempo prezioso per aprire il cuore alla generosità. Possa il fattivo contributo di tutti venire incontro alle numerose Comunità che ancora non dispongono di un adeguato luogo dove incontrarsi per pregare e crescere insieme come popolo di Dio.


6. "Ama la tua chiesa come tua casa e la tua casa diventerà piccola chiesa". Con quest'invito a voi ben familiare vorrei esortarvi, carissimi fratelli e sorelle, a imitare i vostri Protettori che con amore e fedeltà reciproca hanno seguito le orme di Cristo e con il lavoro delle loro mani hanno cooperato alla missione apostolica di San Paolo, colonna della Chiesa di Roma.

Possano essi con la loro intercessione suscitare tra di voi famiglie sante, capaci di donare al Signore figli generosi, disposti a servirLo senza riserve.

La loro preghiera ottenga a tutti voi di essere saldi nella fede, radicati nella speranza, generosi nella carità, dediti ad ogni virtù cristiana, affinché, grazie anche all'annuncio e alla testimonianza di ogni fedele di questa Parrocchia, giunga agli abitanti della Città di Roma con forza nuova la lieta novella del Vangelo, così che si costruisca con il contributo di tutti una città a dimensione d'uomo.

Santi Aquila e Priscilla, che avete fatto della vostra casa aperta all'accoglienza una "chiesa domestica" (cfr. 1Co 16,19), sostenete l'impegno delle famiglie di questa parrocchia. Rendetele autentici focolari di amore e di speranza evangelica, fari luminosi di fedeltà e di misericordia; templi vivi per "offrire sacrifici spirituali a Dio per mezzo di Gesù Cristo".

Chiese domestiche al servizio della nuova evangelizzazione.

Amen!

Data: 1992-11-15 Data estesa: Domenica 15 Novembre 1992


GPII 1992 Insegnamenti - Ai dieci Ambasciatori per la presentazione delle Lettere con le credenziali - Città del Vaticano (Roma)