GPII 1992 Insegnamenti - L'incontro con i Presidenti delle Conferenze Episcopali europee ad un anno dall'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano (Roma)


1. L'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi si inserisce nel contesto assai eloquente degli attuali "segni dei tempi". Il primo suo annuncio avvenne la seconda Domenica di Pasqua dell'anno 1990 a Velehrad in Moravia. E' quello un luogo che, nel corso dei secoli, ha costituito come un simbolo dell'evangelizzazione dell'Europa, in particolare dei popoli slavi, dei quali i santi fratelli Cirillo e Metodio furono gli apostoli. Particolarmente significativo è stato anche il fattore "tempo": il Sinodo, infatti, fu annunciato poco dopo gli eventi dell'autunno 1989. Nel contesto di quegli avvenimenti la Chiesa del Continente europeo, mediante i suoi Pastori, doveva cercare la risposta all'appello divino che in essi era presente. Quando, un anno fa, nei mesi di novembre e dicembre, l'Assemblea speciale si riuni, essa svolse un lavoro importante. Lo svolse seguendo il principio conciliare dello "scambio dei doni" (cfr. LG 13) tra le Chiese, le quali per molti anni non hanno potuto incontrarsi in pienezza a causa della separazione profonda che esisteva tra l'Est e l'Ovest.

Oggi, ad un anno da questa tanto significativa esperienza sinodale, mi sono permesso di invitare i Presidenti delle Conferenze Episcopali per presentare loro e discutere insieme alcune conclusioni importanti per la futura collaborazione delle Chiese nel Continente europeo. La preparazione di queste conclusioni era compito della Presidenza dell'Assemblea Speciale dello scorso anno e della Segreteria del Sinodo. Per questo lavoro, il Gruppo che ha preparato le conclusioni ha incontrato il Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE) ed il Presidente della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COM.E.C.E.), che - come è noto - comprende 12 Paesi dell'Europa occidentale, i soli finora associati nella suddetta Comunità, ed ha svolto un lavoro ecclesialmente fruttuoso a beneficio e incremento della collegialità episcopale. Di fronte alla nuova situazione, il cui inizio risale all'anno 1989, è sorta la necessità di una nuova impostazione soprattutto delle strutture del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell'Europa (CCEE), perché di per sé questo Consiglio comprende la Chiesa in tutto il Continente. Durante questo incontro, infatti, saranno esposte e discusse le conclusioni al riguardo, affinché - con il prossimo anno - il Consiglio possa operare già nella sua dimensione completa.

Proprio perché esso, nella sua attività istituzionale, possa ricevere nuova forza e più autorevole efficacia, sono chiamati ad esserne membri gli stessi Presidenti delle rispettive Conferenze Episcopali. Ciò corrisponde in modo più adeguato alla dignità rappresentativa dell'organismo episcopale europeo e agli stessi intenti ed auspici emersi proprio all'interno dell'attuale Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa.


2. Il Concilio Vaticano Secondo ha preparato la Chiesa al passaggio dal secondo al terzo millennio dopo la nascita di Cristo. Un aspetto molto importante di questa preparazione è costituito dall'approfondimento dell'insegnamento sulla missione apostolica dei Vescovi, sui loro compiti nei confronti sia della loro Chiesa particolare che del Collegio episcopale. Questo insegnamento ha trovato la sua espressione concreta nelle numerose iniziative a carattere sinodale. Loro punto centrale di riferimento è stato, in qualche maniera, il Sinodo dei Vescovi, creato durante il Concilio. Dopo l'evento conciliare, le iniziative sinodali si sono ispirate alla tradizione più antica della Chiesa e, al tempo stesso, hanno trovato un rafforzamento nella dottrina sulla Chiesa quale è stata esplicitata nella Costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano Secondo, dove il capitolo sul Popolo di Dio è profondamente collegato con quello sulla struttura gerarchica della Chiesa. L'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi dell'anno scorso è scaturita dalla stessa sorgente. Ciò è importante, di conseguenza, per l'attività post-sinodale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa. Occorre che esso consolidi quel profilo di comunione - fra loro e col successore di Pietro - dei Vescovi e degli Episcopati che è proprio del Sinodo. Se la parola "synodos" indica "la comunione delle vie" sulle quali cammina la Chiesa, allora il Consiglio degli Episcopati deve sistematicamente attualizzare, approfondire e rafforzare tale "comunione". Questo è richiesto dal dinamismo interiore della Chiesa. Questo è richiesto anche dalla missione della Chiesa nel mondo contemporaneo (cfr. Gaudium et Spes) e dal suo servizio all'uomo - questo "uomo europeo" tra l'Atlantico e gli Urali - perché proprio lui è la "via" della Chiesa nel Continente, secondo quanto ho detto nell'Enciclica Redemptor hominis (RH 14), in riferimento al Magistero conciliare.


3. Tutta la documentazione del Sinodo dell'anno scorso e, in particolare, il suo documento finale dovrebbero costituire il punto di partenza anche per la formulazione dei temi e dei compiti che il Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa affronterà nella sua attività futura. La dichiarazione sinodale: "Siamo testimoni di Cristo che ci ha liberato" parla di evangelizzazione, perché questa consiste precisamente nel rendere testimonianza a Cristo: evangelizzare è agire da testimoni. La dichiarazione - mediante il suo titolo - si riferisce al passato che, nel caso dell'Europa, conta ormai quasi duemila anni, ed inizia dai primi testimoni di Cristo, cioè dagli Apostoli. Ma questo titolo è stato formulato nel presente, definendo così i compiti della Chiesa anche per l'avvenire. Quando parliamo di "nuova evangelizzazione", lo facciamo perché essa è sempre e dappertutto "nuova". "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8).

Questa "novità" appartiene all'identità del Vangelo e dell'evangelizzazione, che costituisce un continuo e permanente imperativo per i testimoni di Cristo.

"Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna..." (2Tm 4,2), "Guai a me se non predicassi il Vangelo!" (1Co 9,16). L'Enciclica Redemptoris missio ha ricordato - seguendo in ciò il Concilio - che la Chiesa si trova sempre "in statu missionis". L'imperativo dell'evangelizzazione è, quindi, sempre attuale. Per quanto riguarda, invece, l'Europa, è noto che, nel secolo presente, essa è stata attraversata da forti correnti di "contro-evangelizzazione". Anche se nella loro forma più radicale queste correnti oggi sono diminuite, esse, pero, non cessano affatto di operare soprattutto nell'ambito dei principi, anche in modo sistematico. Siccome lo costatiamo dappertutto, occorre che da parte della Chiesa si rinnovi e rafforzi la disponibilità a dare una testimonianza coerente in favore di Cristo, "che è lo stesso ieri, oggi e sempre...". Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa dovrà distinguersi per un forte spirito di vigilanza e di sensibilità a riguardo sia delle spinte positive che delle minacce, da qualunque parte esse provengano.

Il Consiglio dovrebbe diventare, in qualche maniera, il centro europeo ispiratore dell'apostolato al servizio di tutte le Chiese locali e particolari. In pari tempo, esso dovrebbe servire anche la causa dell'unità della Chiesa nel mondo "europeo" e di fronte a questo mondo. In tale unità c'è una grande forza, soprattutto quando essa sarà un'unità che scaturisce dalla "molteplicità" e anche un'unità per la "molteplicità", in accordo col dinamismo proprio della Chiesa, che è il dinamismo dell'Incarnazione.


4. Il centenario dell'Enciclica Rerum novarum ha offerto l'occasione di riproporre la dottrina sociale della Chiesa secondo i bisogni dei nostri tempi. La Chiesa interviene a proposito dei processi economico-sociali, perché essi riguardano l'uomo che è la "via della Chiesa". Ciò vale oggi in modo particolare per il Continente europeo dopo il crollo della dicotomia dei sistemi. E', tuttavia, necessario mantenere qui una giusta gerarchia. Come testimone di Cristo crocifisso e risorto, la Chiesa non può dimenticare che, durante il nostro secolo, nel Continente europeo è maturata una particolare messe di martirio, forse la più grande dopo i primi secoli del Cristianesimo. Sappiamo che la Chiesa nasce dalla mietitura di questa messe evangelica: sanguis martyrum semen christianorum (Cfr. Tertulliano, Apologet., 50: PL 1, 535). Espressione di una tale convinzione sono gli antichi martirologi. Non dovremmo noi, Pastori del ventesimo secolo, aggiungere ai martirologi antichi un capitolo contemporaneo o, piuttosto, molti capitoli? Molti, perché riguardano diverse Chiese in diversi Paesi. Ciò riguarda anche altre Chiese e Comunità cristiane. L'antico principio ecclesiale: "sanguis martyrum semen christianorum", non dovrebbe forse diventare anche, alla fine del secondo millennio, una delle segnalazioni fondamentali in quel cammino dell'avvicinamento e dell'unificazione dei cristiani nel quale la Chiesa è entrata con il Concilio Vaticano Secondo? La Dichiarazione del Sinodo dell'anno scorso ha messo in rilievo la necessità della collaborazione tra tutti i cristiani d'Europa, per la causa del Vangelo. Da parte nostra vogliamo fare tutto il possibile a favore di questa collaborazione ecumenica. Anche se alle volte riceviamo accuse infondate, la nostra risposta sia sempre fraterna e ispirata all'amore di Cristo che ci unisce sopra tutte le divisioni che ancora permangono (cfr. Declaratio dell'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi, III, 7, §§1 e 2; II, 6, §3).


5. Ormai da lungo tempo assistiamo ad una sconvolgente tragedia nei Balcani.

Chiedo a voi, rappresentanti di tutti gli Episcopati d'Europa, che questa causa diventi anche uno dei temi del vostro odierno incontro. Questo non è affatto un problema "regionale", ma "europeo". Riguarda tutti in questo Continente: tutti i Paesi, tutte le Chiese e tutti i cristiani. Occorre, quindi, che la Chiesa si unisca in una fervente preghiera intorno a questa causa, che sia solidale con coloro che soffrono, che, quale testimone del Vangelo di Cristo, faccia veramente tutto il possibile. Possa in questo modo compiersi la beatitudine che Nostro Signore ha promesso agli "operatori di pace".

Che Dio sia con noi, Venerabili e cari fratelli, durante i lavori di questa Assemblea.

Data: 1992-12-01 Data estesa: Martedi 1 Dicembre 1992

Riflessione e preghiera al termine della riunione con i Presidenti delle Conferenze Episcopali europee - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il carisma del celibato sacerdotale è un dono per la persona e per la Chiesa

Al termine della nostra riunione, che ci ha portato ad approfondire la comunione e la solidarietà ecclesiale, desidero parteciparvi alcune riflessioni in margine al Sinodo dei Vescovi del 1990, e concludere infine con una preghiera, per affidare al Signore tutte le nostre preoccupazioni pastorali, in modo particolare l'impegno dei nostri collaboratori nel sacerdozio e la loro fedeltà alla chiamata al servizio del Regno di Dio con dedizione totale.

I. Riflessioni


Le parole riguardanti il celibato per il regno dei cieli sono collegate con la spiegazione che Cristo offre agli apostoli: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso" (Mt 19,11). In questa forma evangelica il celibato è un dono per la persona e, in essa e grazie ad essa, per la Chiesa.

Il Sinodo dei Vescovi del 1990 ancora una volta ha invitato a valorizzare questo dono, ancora una volta ha espresso la volontà che esso rimanga quale eredità della Chiesa latina per il bene della sua missione. Ciò ha trovato la sua espressione nell'Esortazione postsinodale "Pastores dabo vobis". Questo documento contiene una sintesi delle dichiarazioni dei Padri sinodali, di cui cita le proposte finali. Pero, chi ha partecipato al Sinodo non può dimenticare la serie delle testimonianze individuali dei Vescovi di tutto il mondo sul grande valore del celibato sacerdotale. Queste hanno dato in modo sostanziale il "tono" al Sinodo.

Conseguenza di ciò non può essere altro che la fede e la fiducia che "colui che ha iniziato in noi quest'opera buona, la porterà a compimento" (Cfr. Ph 1,6). Da parte nostra è perciò necessaria la piena fiducia nel divino Datore dei doni spirituali. Questa fiducia è particolarmente importante là dove la Chiesa, per quanto concerne le vocazioni, è esposta al rischio di una particolare prova. In un mondo segnato da una crescente secolarizzazione, queste prove sono frutto del clima generale. Spesso è difficile sottrarsi all'impressione che qui agisca una specifica strategia che ha, tra l'altro, come scopo quello di allontanare la Chiesa dalla fedeltà al suo Signore e Sposo.

Egli stesso, pero, è fedele alla sua Alleanza ed ha anche la forza di operare nello Spirito Santo, che consente di superare lo spirito di questo mondo e di considerare il celibato per il regno di Dio come una scelta di vita contro le debolezze umane e le strategie umane. E' necessario soltanto che non ci scoraggiamo e non creiamo attorno a questa vocazione e a questa scelta un clima di sconforto. La Chiesa cattolica stima le altre tradizioni, particolarmente quelle delle Chiese d'Oriente, ma vuole restare fedele al carisma che ha ricevuto e accolto dal suo Signore e Maestro. Questa fedeltà e questa ardente preghiera apriranno la strada al sacerdozio perfino nelle condizioni più sfavorevoli.

Scrivo queste parole in margine all'Esortazione "Pastores dabo vobis".

Esse, nello stesso tempo, contengono la più accorata esortazione a tutta la Chiesa e, in modo particolare, ai suoi Pastori. La secolare tradizione confermata dal Concilio Vaticano II e poi dai Sinodi, particolarmente dall'ultimo dedicato alla formazione sacerdotale, pone davanti a noi tutti la richiesta di fedeltà e di affidamento al "Padrone della messe" (Mt 9,38).

Nel contesto della Chiesa universale, la solidarietà dei Pastori permetterà di trovare una soluzione mediante lo "scambio dei doni" tra le Chiese che soffrono della scarsità di vocazioni e quelle che possono loro offrire un aiuto. Cristo, infatti, ha detto: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35). La solidarietà dei Pastori sta proprio in questo amore comunitario che sa offrire e che sa accogliere il dono.

II. Preghiera


"Pastores dabo vobis"... Con queste parole tutta la Chiesa si rivolge a Te, che sei il "Padrone della messe", chiedendo operai per la tua messe, che è vastissima (cfr. Mt 9,38). Buon Pastore, una volta Tu stesso hai mandato i primi lavoratori nella tua messe. Erano Dodici. Ora che - passati quasi due millenni - la loro voce si è diffusa sino ai confini della terra, risentiamo anche maggiormente la necessità di pregare, perché non manchino ad essi dei successori per i nostri tempi - non manchino in particolare coloro che nel sacerdozio ministeriale costruiscono la Chiesa con la potenza della Parola di Dio e dei Sacramenti; coloro che nel tuo Nome sono amministratori dell'Eucaristia, dalla quale continuamente cresce la Chiesa, che è tuo Corpo.

Ti ringraziamo, perché la temporanea crisi delle vocazioni, nel contesto della Chiesa universale, è in via di superamento. Con grande gioia assistiamo al processo di ripresa numerica delle vocazioni nelle varie parti del globo: nelle Chiese giovani, ma anche nei numerosi Paesi di lunga, plurisecolare tradizione cristiana, nonché là dove, nel nostro secolo, la Chiesa ha subito molteplici persecuzioni. Ma con particolare fervore innalziamo la nostra preghiera pensando a quelle società in cui domina il clima della secolarizzazione, in cui lo spirito di questo mondo ostacola l'azione dello Spirito Santo, così che il seme gettato nelle anime dei giovani o non attecchisce o non si sviluppa. Per tali società, appunto, innalziamo ancora di più la nostra supplica: "Scenda lo Spirito Santo e rinnovi la faccia della terra".

La Chiesa Ti ringrazia, o Sposo Divino, perché fin dai tempi più antichi ha saputo accogliere la chiamata al celibato consacrato per la causa del regno di Dio; perché da secoli conserva in se stessa il carisma del celibato sacerdotale.

Ti ringraziamo per il Concilio Vaticano II e per i recenti Sinodi dei Vescovi che, confermando questo carisma, l'hanno indicato come una strada giusta per la Chiesa dell'avvenire. Siamo consapevoli di quanto fragili siano i vasi in cui portiamo questo tesoro - tuttavia crediamo nella potenza dello Spirito Santo che opera mediante la grazia del sacramento in ciascuno di noi. Con tanto più fervore chiediamo di saper collaborare con questa potenza in maniera perseverante.

Chiediamo a Te, che sei lo Spirito del Cristo-Buon Pastore, di rimanere fedeli a questa particolare eredità della Chiesa latina. "Non spegnete lo Spirito" (1Th 5,19) - ci dice l'Apostolo. Chiediamo quindi di non cadere nel dubbio e di non seminare dei dubbi negli altri, di non diventare - Dio ci guardi! - sostenitori di scelte diverse e di una diversa spiritualità per la vita ed il ministero sacerdotale. San Paolo dice ancora: "E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio..." (Ep 4,30).

Pastores dabo vobis! Ti preghiamo di perdonare tutte le nostre colpe nei confronti di questo santo mistero che è il tuo sacerdozio nella nostra vita. Ti chiediamo di saper collaborare in maniera perseverante a questa "grande messe", di saper fare tutto il necessario al risveglio e alla maturazione delle vocazioni. Ti chiediamo, soprattutto, di aiutarci a pregare con costanza. Tu stesso hai detto infatti: "Pregate dunque il padrone della messe, che mandi operai nella sua messe" (Mt 9,38).

Di fronte a questo mondo, che dimostra in diverse maniere la sua indifferenza nei confronti del Regno di Dio, ci accompagni la certezza che Tu, Buon Pastore, hai infuso nei cuori degli Apostoli: "Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" (Jn 16,33). Questo è - nonostante tutto - lo stesso mondo che il Padre tuo ha tanto amato da donare Te, suo Figlio unigenito (cfr. Jn 3,16).

Madre del Figlio Divino, Madre della Chiesa, Madre di tutti i popoli - prega con noi! Prega per noi!

Data: 1992-12-01 Data estesa: Martedi 1 Dicembre 1992



Ai Presuli delle Province ecclesiastiche bavaresi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'insegnamento della religione può allontanare il pericolo di falsi idoli quali il nazionalismo e il razzismo, che disprezzano la persona umana

Caro Cardinale, cari Confratelli nell'Episcopato!


1. E' con grande gioia che porgo il benvenuto a voi, i Pastori delle due province ecclesiastiche bavaresi, in occasione della vostra visita "ad limina". La visita alle tombe degli apostoli non rappresenta soltanto un adempimento dei vostri compiti di diritto e amministrativi; la vostra presenza è piuttosto un segno visibile di vera fratellanza e affetto nell'amore di Cristo, il Pastore supremo (cfr. 1P 5,4) che continua a inviare i suoi rappresentanti e ambasciatori, "affinché, partecipi della sua podestà, rendessero tutti i popoli suoi discepoli, li santificassero e li governassero" (LG 19).


2. Riguardo al ministero episcopale e alla missione dei vescovi il Concilio Vaticano II ha tra l'altro affermato: "I singoli vescovi, che sono preposti alle chiese particolari, esercitano il loro pastorale governo sopra la porzione del popolo di Dio che è stata loro affidata, non sopra le altre chiese né sopra la Chiesa universale" (LG 23). Il vescovo diocesano non di rado è affiancato da vescovi ausiliari, poiché egli, "sia per l'eccessiva vastità della diocesi o per l'eccessivo numero degli abitanti, sia a motivo di particolari circostanze di apostolato o di altre cause di diversa natura, non può personalmente compiere tutti i suoi doveri di vescovo, come esigerebbe il bene delle anime" (CD 25). Il conferimento della missione canonica non avviene solo per il bene di una Chiesa locale, bensi per il bene dell'intera Chiesa. E' una caratteristica del ministero episcopale il fatto che la missione canonica sia compresa nella missione generale, e che sia comune a tutti i vescovi legati al Papa. Ogni Chiesa particolare trae vita dalla Chiesa universale, la realtà fondamentale della Chiesa. L'ordine e l'unità della Chiesa esigono che la funzione del vescovo sia esercitata in stretto collegamento con l'autorità del Papa: "I singoli vescovi, ai quali è affidata la cura di una Chiesa particolare, sotto l'autorità del Sommo Pontefice, come pastori propri, ordinari e immediati, pascono nel nome del Signore le loro pecore e esercitano a loro vantaggio la funzione di insegnare, di santificare, di governare" (CD 11).


3. Nello svolgimento delle vostre funzioni incontrate sempre una situazione sociale concreta. Davanti alle responsabilità che derivano dal vostro ministero è sempre valido ciò che gli apostoli Pietro e Giovanni dissero davanti al sinedrio: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato" (Ac 4,19-20). Uno dei compiti più urgenti del supremo ufficio di insegnante e del vostro operato di vescovi è quello di rappresentare in maniera convincente un'ecclesiologia veramente cattolica a tutti i livelli e in tutte le sfere della vita ecclesiale.

Le strutture e le attività diocesane e parrocchiali, così come le varie associazioni, devono essere pervase da una reale comprensione della vera essenza della Chiesa, e riempite da autentico amore per la Chiesa. Vista nel suo insieme, la vita ecclesiastica nelle vostre diocesi, è molto viva. Quattro Vescovadi hanno la più alta percentuale di affluenza alla messa domenicale in Germania. Per questo esprimo a voi, cari confratelli, la mia gratitudine, ai vostri sacerdoti, ai vostri religiosi e ai vostri laici, per il vostro instancabile impegno nella costruzione del Corpo di Cristo. Allo stesso tempo vi prego, pero, di incoraggiare costantemente i vostri sacerdoti e i vostri fedeli a non adattarsi allo spirito del tempo. Un certo contrasto con le idee e i comportamenti in uso nella società caratterizzerà sempre i Cristiani che vivono secondo il Vangelo (cfr. Jn 15,18-19 Jn 17,14-16). Le diversità, cariche di tensione, esistenti tra la Chiesa e la società non possono essere superate con differenziazioni e patteggiamenti, anche se si adducono delle argomentazioni teologiche. La conseguenza di ciò sarebbe una perdita di credibilità della Chiesa, e quindi la perdita di importanza e di considerazione di quest'ultima, all'interno della società. Qualcuno teme che la Chiesa in Germania potrebbe scendere ai livelli di una setta insignificante se contrastasse troppo le tendenze della società del Paese. Questo timore non tiene pero conto del fatto che la Chiesa diventerebbe una setta solo qualora annunciasse solo alcune parti del depositum fidei e rinunciasse alla ricchezza delle tradizioni della fede per adattarsi allo spirito dei tempi. Molte persone sono oggi estranee alla fede Cristiana, non da ultimo a causa della propaganda ateistico-comunista durata quarant'anni. Dopo il crollo della costruzione ideologica del Marxismo-Leninismo nei Paesi ex-comunisti non si osserva solo una perdita dell'orientamento, ma anche un attaccamento largamente diffuso all'individualismo e all'egoismo che caratterizzavano e caratterizzano tuttora l'Occidente. Questi atteggiamenti non possono comunicare all'uomo un senso della vita e dargli una speranza. Al massimo possono soddisfarlo temporaneamente con ciò che egli interpreta come una realizzazione individuale. In un mondo in cui non esiste più nulla che sia veramente importante, in cui si può fare ciò che si desidera, esiste il pericolo che principi, verità e valori faticosamente acquisiti nel corso dei secoli, vengano vanificati da un liberalismo dilagante. Su questo sfondo vanno interpretati i tentativi di psicoanalizzare e democratizzare la fede e quindi anche la Chiesa. La percezione del trascendente viene frequentemente ignorata, e il mysterium crucis spesso si scontra con l'incomprensione.


4. Le strutture e i principi democratici, così come i sistemi di economia di mercato, sono, in ultima analisi, solo mezzi e meccanismi per una buona convivenza, ma non sono fini a se stessi. Gli uomini cercano di più; e io prego voi di indicare loro questa via del desiderio di qualcosa di completamente diverso che dia loro delle certezze. Aiutateli nella loro ricerca del trascendente! Per la vita ecclesiastica questo significa che essa deve basarsi sulle verità della fede, che deve rimanere fedele a Cristo e al messaggio del Vangelo, se desideriamo realmente aiutare quei membri della Chiesa che vivono in una società che tende a relativizzare e a secolarizzare tutte i settori della vita.

Solo su una base solida i Cristiani possono percepire le loro responsabilità nella vita culturale, sociale, politica e economica. Fate soprattutto attenzione affinché non vengano predicati dei "valori" che sono si adatti alla maggioranza delle persone, ma che possono oscurare la vera natura del Vangelo come "potenza di Dio per la salvezza di chiunque" (Rm 1,16). Incoraggiate i vostri sacerdoti a trasmettere la Fede in maniera tale che gli uomini sentano che il sacerdote si identifica pienamento con ciò che dice e ciò che fa.


5. Sullo sfondo illustrato in precedenza diventa evidente anche l'urgenza di una nuova evangelizzazione. La Chiesa deve nuovamente divenire "sale della terra" e "luce del mondo" (Mt 5,13-14). Quando nei giorni scorsi ho incontrato voi, cari confratelli, di persona, mi sono reso conto di quanto sia grande in voi l'impegno apostolico. Esso è collegato a un'attenta cura della popolazione cattolica in Baviera e nella diocesi di Speyer, della quale serbo un piacevole ricordo dopo le mie due visite pastorali. La nuova evangelizzazione inizia con la chiara e enfatica proclamazione del Vangelo, che si rivolge a ogni uomo. E' necessario, allo stesso tempo, risvegliare nel credente il pieno legame con Cristo, l'unico Redentore degli uomini. Solo da un legame personale con Gesù può svilupparsi una efficace evangelizzazione. Le Chiese che, come le vostre, possiedono una grande tradizione, sono chiamate a rinnovare a tutti coloro che sono lontani dalla Fede o che si sono allontanati dalla pratica Cristiana il messaggio di salvezza. Possa servire anche a voi come filo conduttore del vostro lavoro pastorale l'immagine, data nel Vangelo, della città che non può rimanere nascosta perché è situata sopra una collina e della luce che deve splendere nelle case di tutti (Mt 5,14-16).

L'apertura verso la grande tradizione della Chiesa e l'impegno per fare penetrare più profondamente nella vita delle vostre diocesi gli insegnamenti di Fede e pastorali del Concilio Vaticano II saranno i vostri compiti principali.

Affidiamoci in tutto alla Grazia di Dio e all'operato del suo Spirito. Questo periodo d'Avvento attira la nostra attenzione sulla decisiva importanza della venuta di Cristo nel mondo. Gesù è diventato uomo per noi. Egli è presente anche nel mondo di oggi e agisce attraverso la forza del suo Spirito nel cuore degli uomini, preparandoli all'accoglienza del messaggio di salvezza.


6. Nell'ambito della Nuova Evangelizzazione anche all'insegnamento della religione nelle scuole del vostro Land viene attribuita una grande importanza. In Germania, come in nessun altro Paese, l'insegnamento della religione è protetto come materia scolastica dalla Legge Fondamentale. E' quindi particolarmente da apprezzare il fatto che, con l'insegnamento della religione, in Germania è stato raggiunto un accordo che combina la responsabilità della Chiesa nella diffusione della Fede con i compiti generali di educazione dello stato e della società. Per molti giovani l'ora di religione è l'unico momento in cui possono incontrare il messaggio della fede e partecipare per un periodo di tempo relativamente lungo regolarmente alla vita della Chiesa. Qui si offre una grande opportunità, collegata ai seri obblighi di tutti i responsabili, di partecipare alla costruzione e all'ampliamento dell'ora di religione per renderla più attraente agli occhi dei giovani e per assicurarle un posto fisso tra le materie scolastiche. Bisogna anche riconoscere che le insegnanti e gli insegnanti di religione, nell'ambito del loro servizio verso la Chiesa, sia attraverso le associazioni, sia attraverso iniziative proprie, si adoperano per rendere viva la fede e per metterla in pratica con grande impegno. Questo è reso particolarmente evidente dai crescenti sforzi per promuovere la cura delle anime nelle scuole e per formare gli insegnanti; Si manifesta anche chiaramente attraverso la consapevolezza della competitività e della forza stimolante che le scuole private cattoliche esercitano all'interno del sistema scolastico del vostro Land. La scuola è pero anche un rflesso di ciò che ho detto in precedenza sulla situazione della fede e sul ruolo della Chiesa nell'ambito della società. La secolarizzazione di tutte le sfere della vita e la privatizzazione della religiosità non si fermano neanche in ambito scolastico. La perdita di trascendenza, una mutata interpretazione dei valori così come il crescente indifferentismo nei confronti della fede e della Chiesa sono solo alcuni dei fenomeni che caratterizzano espressamente il mondo della scuola e l'ambiente di lavoro degli insegnanti di religione. L'ora di religione diventa quindi, in un certo qual modo, fondamentale in una società pluralistica.


7. L'insegnamento della religione è ancorato e garantito nella vostra Costituzione come confessionale. Anche in futuro esso deve essere intrapreso e garantito dalle Confessioni cristiane poiché vive e trova la sua testimonianza esistenziale nell'impegno di comunità concrete e vuole contemporaneamente ricondurre ad esse. A questo proposito, vorrei ricordare espressamente la Dichiarazione approvata, nell'aprile 1991, dai partecipanti al Simposio Internazionale di Roma sull'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche in Europa. In questa Dichiarazione si afferma che "l'insegnamento religioso confessionale è la migliore forma" di realizzazione della dimensione religiosa nell'educazione scolastica e "quindi giustamente rappresenta una componente fissa della scuola europea".

Continuate, dunque, a seguire con coraggio la via intrapresa e cercate anche in futuro di collegare l'autonomia dell'insegnamento religioso cattolico con la disponibilità alla comprensione ecumenica e all'instancabile impegno per l'importanza della scuola nella società. Non sono tanto i nostri fratelli e le nostre sorelle della Chiesa Evangelica a mettere in discussione il principio di confessionalità dell'insegnamento della religione, ma il rifiuto di questo principio risale piuttosto a una strategia antica e sempre viva di "anti evangelizzazione". L'insegnamento della religione offre un importante contributo a una più ampia educazione dei giovani. Esso insiste su valori irrinunciabili laddove la ratio umana si sopravvaluta o laddove un individualismo esagerato e un modo di vita improntato al consumismo potrebbero prendere il sopravvento. Esso forma un contrappeso all'autorealizzazione del singolo a spese di altri per quanto riguarda lo sviluppo della persona umana e il bene della società inclusa l'apertura all'Assoluto e a Dio (cfr. Paolo VI Esortaziane Apostolica EN 33-34). Infine l'insegnamento della religione attraverso l'immagine che esso offre di Dio e dell'uomo permette di riconoscere chiaramente le nuove pseudo divinità e le pseudo religioni, dall'occultismo al nazionalismo e al razzismo che disprezzano l'uomo, e di prenderne le distanze.

Seguiamo con particolare attenzione gli sviluppi nei Paesi dell'Est e del Centro Europa che fino a poco tempo fa erano sotto il potere comunista e che negavano ai genitori e ai bambini il diritto a un'educazione religiosa a scuola.

Osserviamo con soddisfazione gli sforzi che mirano a fare inserire anche in questi Paesi l'insegnamento della religione tra le materie scolastiche. Colgo l'occasione per pregarvi di collaborare con tutte le vostre forze e di appoggiare i vostri confratelli nei nuovi Länder per ricostruire un sistema educativo e introdurre l'ora di religione a scuola.


8. L'effetto e l'esito dell'insegnamento della religione dipendono in maniera decisiva dai professori delle università e degli istituti superiori che formano gli insegnanti di religione. Cari Confratelli fate attenzione affinché il patrimonio di fede venga trasmesso interamente e in sintonia con l'insegnamento ecclesiastico. Guardiamo con gratitudine alle donne e agli uomini che svolgono il compito dell'insegnamento nelle varie scuole, compito che in questi tempi risulta alquanto difficile. Vi invito, perciò, a rivolgere la vostra particolare attenzione al grande numero di insegnanti cattolici, a ascoltare le loro preoccupazioni e i loro problemi e a rafforzarli nella loro vita spirituale e nella loro fedeltà verso la Chiesa. Impegnatevi anche nella realizzazione di rapporti di fiducia tra gli insegnanti e i Religiosi delle parrocchie affinché l'insegnamento della religione e la catechesi nella parrocchia si completino efficacemente.


9. La pubblicazione del nuovo Catechismo della Chiesa Cattiolica è un avvenimento di portata storica; esso si pone al servizio del rinnovamento della fede e della Nuova Evangelizzazione e va inserito nel quadro del Concilio Vaticano II. Aiutate cari confratelli a far si che il catechismo venga ben accolto nel vostro Land. La risposta al desiderio che l'uomo ha di Dio è stata la base della realizzazione del nuovo catechismo. Esso non si rivolge solo ai cattolici, ma anche a tutti gli uomini che cercano un orientamento nella vita. Inoltre il patrimonio di fede della Chiesa doveva possibilmente essere rappresentato nella sua globalità. Soprattutto i giovani non devono affrontare inermi e impreparati la vita e le ideologie del nostro tempo, ma devono ottenere attraverso l'incontro con la persona e con il messaggio di Gesù Cristo dei parametri per affrontare bene la vita.


10. Il Nuovo catechismo rivestirà un ruolo di grande importanza anche nella catechesi extrascolastica. Generalmente la preparazione alla prima confessione, alla prima comunione e alla cresima si svolge nelle parrocchie. I parroci devono offrire ai laici impegnati nell'insegnamento della catechismo i necessari consigli e la necessaria guida. Si dovrà rivolgere una maggiore attenzione alla catechesi dei giovani e degli adulti. Per questo è importante "che la catechesi dei fanciulli e dei giovani, la catechesi permanente, la catechesi degli adulti non siano dei compartimenti stagni senza comunicazione tra loro. Al contrario, bisogna favorire la loro perfetta complementarità: gli adulti hanno molto da offrire ai fanciulli in materia di catechesi, ma essi pure possono riceverne molto per la crescita della loro vita cristiana" (Lettera Apostolica CTR 45). Di fronte al diffuso indifferentismo e alla diffusa ignoranza per quanto riguarda la religione, che caratterizzano la società d'oggi, le occasionali e frammentarie iniziative della catechesi extrascolastica naturalmente non sono più sufficienti. Dobbiamo impegnarci per conseguire una formazione e una istruzione sistematiche dei battezzati, per dare nuova vita alla fede e trasformare questa fede in testimonianza di vita cristiana. Ciò presuppone a sua volta la presenza di laici responsabili la cui formazione dovrebbe costituire una delle priorità della Pastorale attuale.


11. Vorrei, a questo punto, prendere in considerazione un ulteriore aspetto del vostro ministero episcopale, e più precisamente l'importante questione dell'Ecumenismo e della necessità di proseguire lungo la via intrapresa verso l'unità. L'impegno ecumenico dell'Episcopato tedesco può essere considerato esemplare sotto molti aspetti. Il nostro confratello Paul-Werner Scheele è copresidente della Commissione Internazionale per il Dialogo Luterano-Cattolico dal 1985. Il Cardinale Friedrich Wetter e il nostro Confratello Franz-Xaver Eder sono particolarmente impegnati nel dialogo con l'Ortodossia. A questo proposito vorrei espressamente esortarvi a proseguire gli incontri tra la Chiesa russo-ortodossa e la Conferenza Episcopale Tedesca in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. In Germania il dialogo ecumenico si svolge a un alto livello anche perché si può contare sull'aiuto di consulenti qualificati nelle università e negli Istituti ecumenici di ricerca. Alcuni professori tedeschi collaborano con commissioni internazionali per il dialogo. Desidero menzionare in particolare l'operato dell'Istituto Johan Adam Möhler di Paderborn e dell'Istituto della Chiesa Orientale di Regensburg.

Quest'ultimo ha creato, negli ultimi venti anni, 200 borse di studio che hanno permesso a membri delle varie Chiese Ortodosse di seguire studi teologici. Tra il Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania e la Conferenza Episcopale Tedesca esiste già dal 1968 il cosiddetto dialogo di contatto. La Chiesa Tedesca Unita Evangelico-Luterana e la Conferenza Episcopale Tedesca hanno creato nel 1978 una comune Commissione per il Dialogo per dare, da parte tedesca, un nuovo e concreto impulso al dialogo internazionale. E' degno di nota anche il fatto che in tutte le diocesi esistono già delle Commissioni Ecumeniche e che negli anni passati sono stati pubblicati alcuni preziosi contributi al lavoro ecumenico delle parrocchie.

Impegnatevi, cari Confratelli, affinché le norme esistenti riguardo l'intercomunione e che determinano ora e luogo delle funzioni ecumeniche vengano coscienziosamente osservate. L'Ecumenismo non interessa soltanto le autorità ecclesiastiche, ma implica anche un dialogo tra i credenti. Possa Dio continuare a donare a tutti i Cristiani in Germania la disponibilità alla fiducia e al rispetto reciproci alimentati dal Vangelo, affinché possano portare una testimonianza più efficace del servizio offerto alla missione di salvezza di Cristo.


12. Cari confratelli nell'Episcopato! Il 26 aprile 1916 il mio predecessore Benedetto XV confermo ufficialmente, in tempi difficili di guerra, il titolo "Patrona Bavariae" per la Madre di Dio, titolo che già da tre secoli era profondamente radicato nella fede popolare. Possa Maria, Madre del Signore, ovunque adorata in Baviera, proteggere tutti gli uomini. Che in questi tempi difficili vi accompagni lungo la via verso nuovi compiti apostolici. Possano i vostri Santi e i Patroni delle vostre diocesi assistervi. Vi accompagni la mia Benedizione Apostolica che imparto volentieri a tutti i credenti delle vostre diocesi.

Data: 1992-12-04 Data estesa: Venerdi 4 Dicembre 1992


GPII 1992 Insegnamenti - L'incontro con i Presidenti delle Conferenze Episcopali europee ad un anno dall'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano (Roma)