GPII 1993 Insegnamenti - Ai partecipanti alla riunione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa - Città del Vaticano (Roma)

Ai partecipanti alla riunione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Promuore la presenza del fermento evangelico nell'"oggi" e del "domani" dell'Europa

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. La liturgia di questi giorni propone alla nostra riflessione l'invito della Prima Lettera di Pietro a costruire "un edificio spirituale", per offrire sacrifici graditi a Dio (Cfr. 1P 2,5). Sono parole che ci aiutano a comprendere, ancor più a fondo, il valore e la portata dell'impegno della Chiesa in questo singolare periodo della storia europea: impegno di rinnovata evangelizzazione e di fattivo concorso alla costruzione della "nuova Europa", aperta alla solidarietà universale. In tale contesto, il presente incontro può definirsi, in un certo senso, "storico", giacché non solo imprime al Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE) un deciso impulso nella linea della sua azione ormai consolidata da molti anni, ma contribuisce ad adeguarlo ai "segni" e alle "sfide" del momento presente, in modo da renderlo efficace strumento per la nuova evangelizzazione in vista del terzo Millennio del Cristianesimo. Si tratta di ricercare insieme le vie più idonee per evangelizzare l'Europa, e di promuovere un autentico rinnovamento sociale fondato su Cristo risorto, "pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio" (1P 2,4). I Pastori si stringono perciò a Cristo, in lui pongono la loro fiducia, su di lui, e solo su di lui, fondano i loro progetti apostolici e missionari. Con questi intendimenti ci siamo incontrati nell'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Europa, svoltasi nell'autunno del 1991, ed "uniti nel nome di Cristo, abbiamo pregato affinché potessimo ascoltare ciò che lo Spirito dice oggi alle Chiese d'Europa (Cfr. Ap 2,7-11) ed esse sappiano discernere le vie per la nuova evangelizzazione del nostro continente" (Dichiarazione conclusiva, proemio).


2. Da quell'importante assemblea sinodale sono scaturiti orientamenti e proposte che il CCEE, nella sua nuova composizione, dovrà approfondire e realizzare. Si è già iniziato a studiare tutto ciò nella riunione tenutasi qui, in Vaticano, all'inizio dello scorso dicembre, e della quale il presente incontro può considerarsi eco e prolungamento. I Presidenti delle Conferenze Episcopali Europee, chiamati ora a fare parte del rinnovato CCEE, ne hanno eletto il nuovo Presidente nella persona di Monsignor Miloslav Vlk, Arcivescovo di Praga, un Paese dell'Est europeo. Come non rimarcare questo dato altamente significativo, che fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile anche soltanto immaginare? E come non ringraziare ancora una volta Iddio per aver reso ciò possibile, rinsaldando i rapporti fra le Chiese dell'Europa occidentale ed orientale? Mentre cordialmente saluto ciascuno di voi, venerati Fratelli nell'Episcopato, esprimo di cuore a Mons. Miloslav Vlk e ai due Vice Presidenti, Mons. Karl Lehmann, Vescovo di Mainz e Mons. Istvan Seregély, Vescovo di Eger, i miei sentimenti di stima e di affetto, uniti a vive felicitazioni per la fiducia in loro riposta dai Pastori che qui rappresentano l'intero continente europeo. Con gioia adempio inoltre il dovere di indirizzare, in questo momento, un pensiero riconoscente a quanti negli anni precedenti hanno guidato, con la loro esperienza, il CCEE: il Card. Roger Etchegaray, Presidente dell'Organizzazione dalla sua nascita fino al 1979, il Card. Basil Hume, che l'ha diretto dal 1980 al 1987 ed il Card. Carlo Maria Martini, attivo e stimato suo responsabile dal 1987 ad oggi.


3. La storia del CCEE prende il suo avvio negli anni immediatamente successivi al Concilio come risposta al bisogno, avvertito da molti, di opportune forme di collaborazione fra le Chiese d'Europa. Dopo i primi simposi - nel 1967 a Noordwijkerhout (Paesi-Bassi) e nel 1969 a Coira (Svizzera) - che erano aperti ai vescovi dell'intero continente europeo, fu fondato a Roma, nell'incontro del 23-24 marzo 1971, il "Consilium Conferentiarum Episcopalium Europae", i cui statuti vennero approvati il 10 gennaio 1977 dalla Congregazione per i Vescovi. Seguirono altri simposi, tutti svoltisi a Roma, mentre, grazie a regolari contatti fra i rappresentanti delle varie Conferenze Episcopali, soprattutto dell'Europa occidentale, che potevano fra loro facilmente comunicare ed incontrarsi, si è sempre più intensificato lo scambio di informazioni, di esperienze e di punti di vista sui principali problemi pastorali di ogni nazione, favorendo l'affermarsi di uno spirito di reale collaborazione e fraterna comunione a dimensione europea. Né va sottaciuto il contributo dato al dialogo ecumenico con le diverse Confessioni cristiane mediante un apposito gruppo di lavoro misto creato nel 1971 tra il CCEE e la Conferenza delle Chiese Europee (KEK). Speciale attenzione è stata riservata anche alle problematiche delle altre religioni. I frutti di tale paziente opera di ascolto e ricerca fraterna sono consolanti: è, infatti, maturato un clima di reciproco rispetto e si è estesa la collaborazione tra i cristiani dell'intero continente, preoccupati tutti di recare agli uomini del nostro tempo l'annuncio evangelico della salvezza.


4. Se ci si ferma ad analizzare gli argomenti affrontati nelle varie assemblee generali del CCEE si nota nel tempo una certa evoluzione: nei primi anni l'accento è posto sulle tematiche tipiche del post-Concilio, in seguito l'interesse viene rivolto a problemi più specificamente europei. A fronte delle profonde e complesse trasformazioni della società negli ambiti culturale, politico, etico e spirituale, è maturata sempre più la coscienza di una nuova evangelizzazione. Dopo gli eventi del 1989, che hanno visto crollare ideologie per lunghi anni dominanti e cadere storiche barriere fra i popoli dell'Europa, l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l'Europa svoltasi nel 1991 ha rappresentato in tale prospettiva una tappa importante e provvidenziale. "L'Europa - ricorda la Dichiarazione conclusiva - non deve oggi semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado di decidere nuovamente del suo futuro nell'incontro con la persona e il messaggio di Gesù Cristo" (n. 2). L'Europa è pertanto chiamata ad una necessaria opera di coraggiosa "autoevangelizzazione", missione a cui la Chiesa intende provvedere nel contesto delle mutate situazioni sociali e politiche, che favoriscono sicuramente un più proficuo incontro e "scambio dei doni" fra le Comunità ecclesiali dell'Est e dell'Ovest. Auspico di cuore, e per questo prego, che il Signore benedica gli sforzi sin qui profusi dal vostro organismo ed infonda sempre più aperto slancio alla vostra azione quanto mai importante per il futuro del continente.


5. Il CCEE si trova, in effetti, di fronte a delicati compiti in ordine alla nuova evangelizzazione dell'Europa: occorre provvedere alla promozione di una sempre più intensa comunione fra le diocesi e fra le Conferenze Episcopali Nazionali, all'incremento della collaborazione ecumenica tra i cristiani e al superamento degli ostacoli che minacciano il futuro della pace e del progresso dei popoli, al rafforzamento della collegialità affettiva ed effettiva e della "communio" gerarchica. Venerati Fratelli nell'Episcopato, mi sia permesso di offrirvi qui qualche riflessione che spero utile per meglio impostare i vostri lavori, in questa fase di rinnovamento e di programmazione. Alla luce della positiva esperienza degli anni passati, il CCEE, che è un organismo continentale, si occuperà dei problemi connessi con la situazione ed i compiti della Chiesa in Europa. Se è vero che, in base alle esigenze della sussidiarietà, ciascuna Conferenza nazionale si dedica a quanto è di sua precipua competenza, così come il Pastore di una diocesi si consacra al servizio della porzione di popolo cristiano affidata alle sue cure, è tuttavia facilmente intuibile che essa non può ridurre il suo orizzonte ai confini della Nazione, dal momento che la realtà riveste sempre un particolare "taglio" europeo. Il compito del CCEE è allora quello di analizzare le problematiche da tale angolatura, valutandone le implicazioni sovranazionali e con questo fornendo un valido aiuto agli Episcopati di ogni regione ed ai Pastori delle Chiese locali.


6. Conoscere l'uomo europeo e quanto lo concerne è indispensabile per l'adempimento della missione salvifica del popolo di Dio nel continente. Ma una tale e aggiornata conoscenza è ugualmente importante perché il CCEE possa autorevolmente presentarsi dinanzi all'opinione pubblica, nelle diverse sue istanze, come testimone e portavoce di una incisiva presenza della Chiesa. La comunità dei credenti ha così modo di far sentire la sua voce anche negli ambiti civili, voce di una comunità concorde e tutta protesa ad annunciare il vangelo della speranza e della carità. Da questo punto di vista risulta quanto mai opportuno il dialogo con le altre Confessioni cristiane, riunite nel KEK. La collaborazione, tuttavia, deve essere coltivata soprattutto in vista del ristabilimento progressivo della piena unità fra i cristiani nel "vecchio" continente, nel quale si sono prodotte da principio le divisioni e le sofferte lacerazioni. così, oltre che alla sussidiarietà, il CCEE deve ispirare la propria azione alla solidarietà, nei suoi molteplici aspetti: solidarietà fra gli Episcopati cattolici, solidarietà nella ricerca dell'unità fra tutti i cristiani, solidarietà, infine, con l'Europa, continente nel quale popoli diversi sono incamminati sulla strada dell'intesa politico-sociale ed economica. Mediante il CCEE, la Chiesa cercherà di infondere alla comunità continentale un "supplemento d'anima", ravvivando in essa quella che potrebbe dirsi "l'anima dell'Europa".


7. Come non rendersi conto, venerati e carissimi Fratelli nell'Episcopato, che tutto ciò si collega strettamente con la svolta storica del nuovo Millennio? Una missione evangelizzatrice di vaste dimensioni tutti ci incalza. Occorre riscoprire e rinsaldare le radici cristiane delle diverse nazioni e dell'intero continente; occorre far emergere il lievito cristiano che ha permeato le molteplici espressioni del suo patrimonio culturale e promuovere la presenza del fermento evangelico nell'"oggi" e nel "domani" dell'Europa, specialmente dinanzi ai tentativi, non così nascosti, di emarginare la fede e la verità salvifica da ogni manifestazione della vita pubblica. E non si potrebbe pensare, proprio nell'ottica di questa urgenza evangelizzatrice, ad un "programma" europeo in vista del prossimo giubileo della fede dell'anno 2000?


8. La solidarietà, che deve animare le relazioni fra le diverse componenti della società ecclesiale e civile, non mancherà di spingere il CCEE ad allargare gli orizzonti e ad avviare contatti ed intese anche con le Chiese ed i popoli "fuori dell'Europa". Non si tratta soltanto di un problema organizzativo e di rapporti permanenti da tessere con analoghe organizzazioni operanti negli altri continenti.

L'obiettivo è ben più alto e più essenziale è il compito che lo attende. Si tratta, infatti, di mettere in luce la stretta solidarietà che esiste fra l'Europa e i Paesi dell'Africa, dell'Asia e delle Americhe, nei confronti dei quali il continente europeo, e le Chiese in esso operanti, hanno meriti ma anche debiti da assolvere. Crescere in questa coscienza e far maturare nella solidale consapevolezza di essere gli uni responsabili degli altri, soprattutto dei più poveri e meno fortunati, sarà la vostra ansia costante, in adempimento di quel Vangelo della carità e della pace che in questo tempo di Pasqua il Risorto proclama con potenza per l'intera umanità.


9. Ci rivolgiamo, allora, a Cristo vincitore della morte e del peccato per riaffermare la nostra disponibilità a costruire con l'offerta di noi stessi quell'"edificio spirituale" in cui regna la sua giustizia ed il suo amore. Certo, grande è la consapevolezza del nostro limite, ma altrettanto potente è la certezza della sua presenza e del suo costante intervento salvifico. La missione dei credenti, venerati Fratelli nell'Episcopato, è sempre e dappertutto rivolta al futuro. Verso il futuro escatologico, del quale siamo certi nella fede, e verso il futuro storico, del quale possiamo essere umanamente incerti. Pensiamo ai primi evangelizzatori del continente europeo, ai Santi Pietro e Paolo; a San Benedetto, Padre del monachesimo in occidente, che tanto rilievo ha avuto nella formazione dell'Europa cristiana; pensiamo ugualmente a quanti hanno spianato le vie del Vangelo verso nuovi popoli, come Agostino, Bonifacio o i santi Fratelli di Tessalonica, Cirillo e Metodio. Neppure essi erano sicuri dell'umana riuscita della loro missione e persino della loro stessa sorte. Potente più di ogni incertezza fu la fede e salda la speranza; più potente fu l'amore di Cristo che li "spingeva" (Cfr. 2Co 5,14). Nella loro audacia apostolica si rese visibile lo Spirito operante e santificatore. Come loro, anche noi siamo invitati ad essere, nell'epoca in cui viviamo, strumenti docili ed efficaci dell'azione dello Spirito.

Invochiamo per questo Maria, Stella dell'evangelizzazione, ed a Lei affidiamo lo sviluppo del nuovo CCEE, al servizio del continente europeo e del suo cristiano avvenire.

Con tali sentimenti, vi ringrazio per il lavoro di questi giorni e rinnovo a ciascuno fervidi e fraterni auguri pasquali.

Unisco una particolare Benedizione Apostolica per le vostre persone e le comunità ecclesiali affidate alle vostre cure pastorali.

Data: 1993-04-15 Data estesa: Giovedi 15 Aprile 1993



Ad una delegazione della Chiesa di Svezia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dio porterà a compimento l'opera iniziata

Cari amici in Cristo, Sono felice di accogliervi, vescovo Wadensjo e membri della diocesi di Karlstad, in occasione della vostra visita a Roma. In questa Ottava di Pasqua, in cui la Chiesa pone il suo sguardo fisso sul Signore risorto "il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione" (Rm 4,25), cordialmente vi saluto con le parole dell'apostolo Paolo: "Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo" (1Co 1,3). Con grande gioia ricordo la funzione ecumenica tenutasi nella basilica di San Pietro il 5 ottobre 1991 per celebrare il sesto centenario della canonizzazione di santa Brigida di Svezia. Quella celebrazione indica una ricca eredità comune che cattolici e luterani condividono e che noi dobbiamo continuare a incoraggiare.

Secondo le Scritture, la prima comunità di coloro che hanno creduto alla testimonianza della risurrezione dalla morte di Gesù "aveva un cuor solo e un'anima sola" (Ac 4,32). Sebbene durante il corso dei secoli la piena comunione tra quelli che sono nati "dall'acqua e dallo Spirito" (Jn 3,5) è stata tristemente spezzata, desidero rassicurarvi che la Chiesa cattolica rimane irrevocabilmente impegnata a restaurare quella piena unità visibile.

Con il potere del Cristo risorto che opera in noi (Cfr. Ep 3,20), continuiamo quel viaggio ecumenico insieme. Tramite la nostra persistente preghiera, il dialogo sincero e onesto, e la difesa comune degli autentici valori religiosi ed etici radicati nel Vangelo, rimaniamo fiduciosi che Dio porterà a compimento l'opera buona che egli ha già iniziato in noi (Cfr. Ph 1,6).

Che "colui che ha risuscitato Gesù Cristo dai morti" (Rm 8,11) conceda a tutti voi abbondanti benedizioni di pace e gioia.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1993-04-17 Data estesa: Sabato 17 Aprile 1993

Discorso ai Presuli della Conferenza Episcopale del Madagascar in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Approfondire e vivificare le ricchezze culturali del popolo nella prospettiva dell'Assemblea del Sinodo per l'Africa

Signor Cardinale, Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Quattro anni fa, nell'aprile del 1989, compivo la prima visita pastorale in Madagascar: avevo la gioia di scoprire il vostro grande e bel paese e soprattutto di fare conoscenza del popolo malgascio, tanto apprezzabile per le sue grandi qualità. Conservo ben vivo nella memoria del mio cuore il ricordo della calda accoglienza che mi ha riservato. Oggi, a mia volta vi ricevo a Roma per la tradizionale visita ad limina e vi porgo con affetto il benvenuto nella casa del Papa. Ringrazio vivamente Mons. Jean-Guy Rakotondravahatra, Vescovo di Ihosy e Presidente della Conferenza Episcopale per essersi reso amabilmente vostro portavoce.


2. Dopo aver attraversato il periodo di formazione spirituale della Quaresima, entriamo ora nelle sette settimane di Pasqua, che evocano la pienezza di una nuova creazione: inviati a a purificarci dai vecchi lieviti, cerchiamo di divenire una pasta nuova (Cfr. 1Co 5,7). Il tempo pasquale è un tempo di rinnovamento, come la primavera. E' quindi un periodo appropriato per venire in pellegrinaggio sulle tombe dei Santi Apostoli e rivificarli nella fede in Cristo Risorto, di cui essi sono stati ardenti testimoni fino al martirio. Mi auguro che la vostra permanenza nella Città Eterna e, in particolare, i contatti che avrete con coloro che vi lavorano al servizio della Chiesa, vi donino sostegno e conforto cosicchè torniate alla vostra missione, soddisfatti di essere stati scoltati con comprensione fraterna e rinnovati nel vostro zelo di Pastori.


3. In particolare formulo l'augurio che la visita ad limina sia per voi l'occasione per rafforzare lo spirito di comunione con la Sede apostolica, con la Chiesa universale e fra voi. Non dite forse nella Grande Isola che "il dialogo consolida i legami?". Cari fratelli, cogliete questo tempoforte di vita ecclesiale per sviluppare la vostra unione profonda in seno alla conferenza, per riconfermare il vostro proposito di andare avanti insieme al servizio del Vangelo in una carità irradiante, che cade "fina come pioggerellina" ma "capace di far straripare i fiumi", per ricordare unaltro dei vostri proverbi.


4. Essendo stato testimone, durante la mia visita pastorale, della vitalità delle vostre comunità cristiane, vorrei innanzitutto rendere grazie a Dio con voi per i frutti dell'evangelizzazione in terra malgascia. La storia della fondazione della Chiesa nel vostro Paese è stata senz'altro segnata dall'assunzione di responsabilità dei laici: Victoire Rasoamanarivo, che ho avuto la gioia di beatificare nella vostra stessa terra ne è un bell'esempio. Ciò dimostra che l'annuncio della Buona Novella può essere garantito da cristiani consapevoli del loro dovere missionario di battezzati. Alla vigilia del terzo millennio e nella prospettiva dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, è necessario proseguire la formazione dei fedeli laici affinchè la missione evangelizzatrice della Chiesa continui attraverso di essi. Offrite loro i mezzi per conoscere meglio la loro fede cristiana e acquisire una profonda cultura religiosa. Disponete oggi del Catechismo della Chiesa Cattolica. Questo riassunto sintetico del deposito della fede costituisce una norma sicura dell'insegnamento della dottrina, per l'attività catechetica a beneficio del popolo cristiano.


5. Recentemente, la vita nazionale, ha compiuto nel vostro Paese una svolta importante e i vostri concittadini cercano di progredire nell'edificazione di una società fondata sulla fede, sulle vostre solide virtù ancestrali e sui migliori contributi della modernità. Ed è per questo che non cessate di accompagnare il popolo di Dio come Pastori, prendendo le parti dell'uomo e dei suoi diritti. In particolare avete cercato di aiutare gli emarginati, coloro che rischiano di risentire dei cambiamenti in corso; avete condannato tutto ciò che avrebbe potuto portare alla separazione e alla violenza; avete esortato i vostri concittadini a cooperare per una civiltà fondata sull'amore. Nell'ambito della formazione del laicato, voi esorto a sensibilizzare i fedeli verso le loro responsabilità in una ristrovata vita democratica e a fare del vostro meglio perchè la chiesa porti il proprio contributo specifico all'affermazione di un ordine sociale sempre più giusto e più fraterno, degno della vostra grande nazione. Preoccupatevi, tuttavia, che i fedeli sappiano "distinguere accuratamente fra i diritti e i doveri, che loro incombono in quanto sono aggregati alla Chiesa, e quelli che loro competono in quanto membri della società umana" e esortateli a "metterli in armonia fra loro" (LG 36).


6. Come per l'insieme degli Episcopati africani vicini alla Grande Isola, il problema delle vocazioni sacerdotli e della formazione dei sacerdoti è per voi un compito prioritario. Affichè la testimonianza del Vangelo sia efficace occorre vi siano dei sacerdoti ben formati, che coducano una vita autenticamente cristiana e si dedichino generosamente alle necessità pastorali dei fedeli. Prima dell'ammissione agli ordini, bisogna presentare subito ai candidati l'appello a una vita santa, prima esigenza dello stato sacerdotale.Come ho scritto recentemente nella mia lettera in occasione del Giovedi Santo, se i sacerdoti sono radicati nella verità di Cristo la loro vita e il loro ministero diverranno, di per sè, eloquenti catechesi per il popolo affidato alla loro sollecitudine.

Certamente gioiscono con voi dell'aumento del numero dei candidati al sacerdozio.

Oltre al grande seminario nazionale di Ambatoroka, disponete ora di due grandi seminari interdiocesani a Antsiranana e a Fianarantsoa, così come di un grande seminario filosofico interdiocesano a Antisirabè. Possiate donare ai seminaristi superiori, professori e direttori spirituali competenti, che siano loro vicini e li aiutino ad andare avanti verso l'altare di Dio con retta intenzione! Per quanto riguarda la formazione permanente dei sacerdoti vi esorto fortemente a ispirarvi all'Esortazione Pastores dabos vobis. Fate attenzione a eventuali situazioni di isolamento, generatrici di tendenze individualiste e di tentazioni di scoraggiamento. Vegliate sulla fratellanza e l'unità del presbiterio, in cui secolari e religiosi, locali e stranieri, diano l'immagine di una convivialità armoniosa e offrano alle comunità cristiane, in particolare ai giovani che ascolteranno l'appello di Dio, un volto della Chiesa aperto e accogliente.


7. La pastorale per la famiglia è per voi ugualmente un obiettivo allo stesso tempo difficile e importante. "Il patto matrimoniale (...) per sua natura" ordinato "al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento" (CIC 1055, §1): coloro che vogliono vivere questa realtà del matrimonio, si scontrano in Paesi come il vostro con vari ostacoli legati a certe tradizioni ancestrali. Certamente, la promozione della vita conuigale e delle strutture familiari così come le intende la Chiesa secondo il disegno di Dio, è un'opera di lungo respiro. Non di meno, siate persuasi che tutto ciò che avrete seminato su questo terreno fertile porterà a lungo termine i frutti di giustizia, di gioia e di prosperità per la vostra nazione e per la Chiesa. La casa familiare ha ricevuto il titolo di "Chiesa domestica": essa è una comunità di grazia e di preghiera, una scuola delle virtù umane e della carità cristiana, e luogo del primo annuncio della fede e anche del risveglio delle vocazioni.


8. Per le diverse confessioni cristiane presenti nel suo territorio, il Madagascar ha già una lunga esperienza di ecumenismo, con la "Federazione delle Chiese cristiane" (F.F.K.M.). La partecipazione dei fedeli alle riunioni ecumeniche di preghiera dimostra che la preoccupazione per l'unità dei cristiani è reale, Troviamo questa preoccupazione anche negli incontri come ad esempio le feste di famiglia o le cerimonie funebri che riuniscono membri di diverse confessioni, come pure nelle scuole confessionali che accolgono allievi di altre denominazioni.

Attendendo la pubblicazione del Direttorio ecumenico, in cui verranno dati orientamenti di ordine pratico auspico che continiuate a giudare i fedeli con prudenza e pazienza, ricordando loro "che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l'unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo" (UR 7).


9. I religiosi, le religiose come pure i membri degli Istituti secolari, costituiscono per la Chiesa ch è in Madagascar delle preziose forze vive. Spinte dall'impulso missionario, alcune congregazioni mandano persino dei membri malgasci a partecipare all'evangelizzazione fuori dalla Grande Isola. Sono lieto di questo dinamismo della vita consacrata e spero tuttavia si prosegua l'attento discernimento delle vocazioni. Queste forze vive, incentivatele, cari Fratelli, nella loro testimonianza del dono di sè: c'è così tanto da fare nel campo dell'insegnamento, dell'istruzione, dei servizi sanitari e sociali, della promozione della donna, come pure nel vasto campo della pastorale parrocchiale, della catechesi, del sostegno dei movimenti d'azione cattolica e dell'animazione liturgica! Che i religiosi e le religiose, appartenenti a Ordini attivi o contemplativi, continuino a mostrare che il Signore Gesù merita di essere amato e seguito per Sè stesso, che il suo amore è una ragione per vivere e che è per Lui che vogliamo servire i suoi fratelli e sorelle! 10. Tra le aspirazioni profonde dell'anima malgascia, non possiamo non sottolineare il bisogno di vivere nell'unità nella solidarietà e nella riconciliazione. Questi valori corrispondono a ciò che voi chiamate "Fihavanana"; essi si radicano nella famiglia intesa in senso ampio: le diverse generazioni legate ai lontani antenati. Essi ispirano la vita individuale e collettiva. Nella prospettiva dell'Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi, in cui l'inculturazione sarà all'ordine del giorno, voi cercate di approfondire queste ricchezze culturali del vostro popolo e di rinvigorirle attraverso il Vangelo. il proseguimento di questo lavoro da parte degli stessi Malgasci costituirà un notevole aiuto per l'evangelizzazione.


11. Infine, in un ambiente di allarmante povertà come il vostro, dovuta fra l'altro a esperienze di un passato recente, lasciate che vi inviti subito, cari Fratelli, ad appoggiarvi alle disposizioni naturali dei malgasci, alla solidarietà per aiutarli a essere essi stessi gli agenti efficaci del loro sviluppo; continuate, come buoni samaritani a dedicarvi ai malati e a coloro che soffrono; prendetevi cura delle persone handicappate e denutrite. Utilizzando i mezzi di cui dispone la Chiesa con la leggendaria devozione dei religiosi e delle religiose verso l'opera nella Grande isola, possano i malgasci ritrovare condizioni di vita più favorevoli, con la dignità che è loro propria! Per tutti e per tutte, siate dei portatori di speranza: è una dimensione essenziale della vocazione cristiana.

Vorrei concludere con questi auguri che rivolgo ardentemente ai vostri concittadini e vi prego di esprimere loro la mia viva sollecitudine.

Con voi, affido alla Rgina del Cielo tutto ciò che voi sperate per il vostro popolo e vi imparto di tutto cuore la mia Benedizione apostolica, che estendo molto volentieri ai vostri stretti collaboratori, i sacerdoti, alle persone consacrate, ai catechisti e a tutti i fedeli delle vostre comunità diocesane.

Data: 1993-04-17 Data estesa: Sabato 17 Aprile 1993

La meditazione prima della recita del "Regina Coeli" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa di Roma invia alle Chiese sorelle uno speciale saluto

Carissimi fratelli e sorelle!


1. L'Oriente cristiano celebra oggi la Pasqua. La Chiesa di Roma desidera inviare uno speciale saluto alle chiese sorelle, unendosi ad esse nel proclamare il lieto annunzio: Cristo è risorto! In lui, vincitore del peccato e della morte, ha inizio quel mondo nuovo di amore e di pace che costituisce la segreta aspirazione di ogni cuore umano. Voglia il Signore risorto coneederci di rendere, davanti all'umanità di oggi, la testimonianza della comunità primitiva, nella quale "la moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuor solo e un anima sola" (Ac 4,32).


2. Una simile testimonianza di comunione nell'amore hanno reso i cinque nuovi Beati, oggi elevati agli onori degli altari. Quale fascino promana dall'operosa carità del Beato Ludovico da Casoria, che s'è fatto servo dei poveri nella difficile realtà del Mezzogiorno d'Italia! Quale esempio di impegno educativo illuminato dai grandi ideali evangelici ci viene da Paula Montal Fornés de San José de Calasanz, apostola della promozione culturale, umana e cristiana della donna! Giustamente vibra oggi di particolare esultanza la Polonia, mia diletta Patria, che riconosce tre suoi figli tra i nuovi Beati: il presbitero Stanislaw Kazimierczyk, vissuto a Cracovia nel quindicesimo secolo e già da tempo li venerato; Madre Maria Angela Truszkowska, bruciata dal desiderio di farsi "vittima dell'amore" in unione al ministero della Croce; e suor Faustyna Kowalska, messaggera e testimone della divina Misericordia. Ecco cinque volti della santità, che possono costituire cinque percorsi della speranza, tracciati per noi dall'amore di Dio.


3. La gioia di questo giorno non deve impedirci di rivolgere la nostra attenzione ad un avvenimento, carico di inumane sofferenze, accaduto cinquant'anni or sono: l'insurrezione del Ghetto di Varsavia. Sento il vivo bisogno di salutare quanti, cristiani ed ebrei, sono oggi convenuti in questa piazza per commemorare quel fatto ed i crimini perpetrati contro il popolo ebraico durante l'ultimo conflitto mondiale. In profonda solidarietà con quel popolo ed in comunione con l'intera comunità dei cattolici, vorrei far memoria di quegli eventi terribili, ormai lontani nel tempo, ma scolpiti nella mente di molti fra noi: i giorni della Shoa hanno segnato una vera notte nella storia, registrando crimini inauditi contro Dio e contro l'uomo. Come non essere accanto a voi, amati fratelli ebrei per ricordare nella preghiera e nella meditazione un così doloroso anniversario? Siatene certi: Non sostenete da soli la pena di questo ricordo; noi preghiamo e vegliamo con voi, sotto lo sguardo di Dio, santo e giusto, ricco di misericordia e di perdono. Possa la nostra unanime solidarietà essere un segno che anticipi per l'umanità inquieta quel giorno di pace annunciato da Isaia quando "un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, e non ci si eserciterà più nell'arte della guerra" (Is 2,4).


4. Voglio ancora una volta formulare un accorato auspicio di pace per le popolazioni della Bosnia-Erzegovina, verso le quali si è diretta recentemente una missione umanitaria organizzata congiuntamente dal Pontificio Consiglio "Co Unum" e dalla "Caritas Italiana". Sia questa missione un incoraggiamento per le Comunità ecclesaili locali. Sia soprattutto un ulteriore stimolo a fare il possibile perché venga al più presto fermata questa assurda e crudele guerra.

Affidiamo a Maria le ansie e le speranze dell'umanità, perché le raccolga maternamente ed ottenga con la sua potente intercessione una grande effusione di amore misericordioso sugli uomini di questo nostro tempo.

Data: 1993-04-18 Data estesa: Domenica 18 Aprile 1993

Omelia per la beatificazione Kazimierczyk, Da Casoria, Montal Fornes de San Jose de Calasanz, Truszkowska - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cinque volti della santità cinque percorsi della speranza




1. "Celebrate il Signore, perché è buono, perché eterna è la sua misericordia" (Ps 117[118],1). Il Salmo di ringraziamento attraversa come un fascio di luce tutta l'ottava di Pasqua. E' il "grazie" corale della Chiesa, che adora Dio per il dono della Risurrezione di Cristo: per il dono della Vita nuova ed eterna, rivelata nel Risorto. La Chiesa, unanime, adora e ringrazia per l'infinito amore che, in Lui, si è comunicato ad ogni uomo e all'universo intero. "Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo... egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva" (1P 1,3). Ci ha rigenerati "nella sua grande misericordia" (), Lui, Iddio e Padre di Cristo crocifisso e risorto: dives in misericordia. La Chiesa vive con questa intima consapevolezza fin dai suoi albori. In spirito di ringraziamento pasquale si radunavano i primi discepoli e fedeli, spezzando il pane nelle case (Cfr. Ac 2,46), celebrando cioè l'Eucaristia. In questo medesimo spirito la Comunità apostolica accoglieva ed accompagnava i catecumeni, mentre cresceva il numero di quelli che benedicevano Dio, di quanti lo professavano "ricco di misericordia" (Ep 2,4), ringraziandolo per l'amore rivelato in Cristo.


2. Oggi la stessa Chiesa, rigenerata "per una speranza viva", rende grazie per "una eredità che non si corrompe, ...che è conservata nei cieli" per noi (1P 1,3-4). Il Popolo cristiano - nell'imminenza dell'anno 2000 - esprime la propria gioia pasquale a motivo di alcuni suoi figli e figlie che, in modo particolare, confermano questa eredità di Dio conservata nei cieli per noi. Ecco i loro nomi: Ludovico da Casoria Paula Montal Fornés de San José Calasanz Stanislaw Kazimierczyk Angela Truszkowska Faustyna Kowalska.


3. Ti saluto, Beato Ludovico da Casoria, singolare figura di Frate Minore e ardente testimone della carità di Cristo. Ci commuovono le parole del tuo Testamento: "Il Signore mi chiamo a sé con un amore dolcissimo, e con una carità infinita mi guido e mi diresse nel cammino della mia vita". La forza di questo amore spinse te, valido studioso e insegnante, a dedicarti ai più poveri: ai sacerdoti ammalati, agli immigrati africani, ai muti, ai ciechi, ai vecchi, agli orfanelli. Beato Ludovico, grande figlio della Chiesa di Napoli, hai fatto tuo il carisma di Francesco d'Assisi e l'hai vissuto nella società del tuo tempo, nel Meridione d'Italia del secolo scorso, assumendo attiva responsabilità nei confronti delle più gravi forme di povertà, calandoti con cristiana compassione nella concretezza della storia della tua gente e dei suoi drammi quotidiani.

L'ampiezza del raggio d'azione del tuo apostolato ci lascia quasi increduli, e ci viene spontaneo domandarti: Come hai potuto farti prossimo a tante miserie, con tanta "fantasia" nella promozione umana? E ancora ci rispondono le tue parole: "L'amore di Cristo aveva ferito il mio cuore" (Testamento). Ti chiediamo di insegnare anche a noi a vivere per gli altri e ad essere costruttori di autentiche comunità ecclesiali, nelle quali la carità fiorisca in letizia ed in speranza operosa. "I poveri li avete sempre con voi" (Mt 26,11), ci ha detto Gesù. Aiutaci, Beato Ludovico, a scoprirli, ad amarli, a servirli con quell'ardore che in te ha compiuto meraviglie.


4. La nuova Beata, Paula Montal de San José de Calasanz, è stata per tutta la sua vita un generoso apostolo della promozione culturale, umana e cristiana della donna. In un dono totale alla volontà di Dio e con solo "quaranta reali nelle tasche" - come dice la storia - apri la prima scuola per bambine per insegnar loro, soprattutto, l'amore di Dio e la dignità della donna, come futura madre di famiglia. "Voglio salvare le famiglie", ripeteva insistentemente. Con questo obiettivo fondo la congregazione delle Figlie di Maria, Religiose delle Scuole Pie, vivendo pienamente la spiritualità di Calasanz e facendo un quarto voto di dedicarsi esclusivamente all'insegnamento. Il carisma della Beata Paula Montal vive in voi, amate Religiose Scolopie, e la sua elevazione oggi all'onore degli altari rappresenta una pressante esortazione che il Signore vi rivolge affinché rinnoviate, come anime consacrate, il vostro fecondo servizio ecclesiale in fedeltà al suo carisma, a favore della dignità della donna e della famiglia.

Voglia Dio che attraverso la sua intercessione e il suo esempio l'azione educativa della Chiesa per l'infanzia e la gioventù riceva un deciso impulso, che dia nuovo vigore alle radici cristiane della nobile Nazione spagnola, rappresentata qui da un folto gruppo di Vescovi, Autorità, sacerdoti, religiosi - in particolare Scolopi - religiose e numerosi fedeli, che saluto con particolare affetto.


5. Ti saluto, Madre Maria Angela Truszkowska, Madre della grande famiglia feliciana. Sei stata testimone dei difficili avvenimenti storici della nostra Nazione e della Chiesa, la quale quivi compiva la sua missione. Il Tuo nome e la Tua vocazione sono legati alla figura del beato Honorat Kozminski, grande apostolo delle comunità segrete, le quali rigeneravano la vita della società travagliata, e restituivano la speranza della risurrezione. Al giorno d'oggi compio un pellegrinaggio verso le Tue reliquie nella mia amata Cracovia, dove si è sviluppata la famiglia feliciana, e da dove è partita oltre Oceano per servire le nuove generazioni di emigranti ed americani.

Cristo ha condotto Madre Angela attraverso un sentiero veramente eccezionale, cosicché essa ha potuto condividere intimamente il mistero della sua croce. Egli ha formato il suo spirito per mezzo di numerose sofferenze, che essa ha accettato con fede e con sottomissione davvero eroica alla Sua volontà: nella reclusione e nella solitudine, in una malattia lunga e dolorosa e nella notte buia dell'anima. Il suo più grande desiderio è stato di divenire "vittima d'amore".

Essa ha sempre interpretato l'amore come dono gratuito di sé. "Amare significa dare. Dare tutto ciò che l'amore richiede. Dare immediatamente, senza rimpianti, con gioia e desiderando che ci venga chiesto ancora di più". Queste sono parole sue con le quali ha riassunto l'intero programma della sua vita. Essa è stata in grado di accendere lo stesso amore nei cuori delle Sorelle della sua Congregazione. Questo amore costituisce il fogliame sempre verde delle opere con le quali le comunità delle Feliciane servono la Chiesa in Polonia e altrove.

"Ringraziate il Signore, perché è buono...". La Chiesa si rallegra oggi e ringrazia Dio per il dono dell'elevazione agli altari della Serva di Dio Madre Maria Angela e per tutta la Congregazione delle Suore Feliciane, che dal suo carisma ha preso origine.


6. Ti saluto, Suor Faustyna. Da oggi la Chiesa ti nomina Beata, soprattutto la Chiesa della terra polacca e lituana. O, Faustyna, come meraviglioso è stato il Tuo cammino! Come si può non pensare, che proprio Te, una povera e semplice figlia del popolo polacco di Mazowsze, Cristo ha scelto per ricordare alla gente il grande mistero della divina Misericordia. Questo mistero hai portato con Te, lasciando questo mondo dopo una vita breve e piena di sofferenza. Allo stesso tempo questo mistero è divenuto veramente un grido profetico rivolto verso il mondo e verso l'Europa. Il Tuo messaggio della divina Misericordia è nato praticamente quasi alla vigilia del pauroso cataclisma della seconda guerra mondiale. Probabilmente non Ti sorprenderesti, se avessi potuto sperimentare sulla terra ciò che questo messaggio è diventato per la tormentata gente di quel tempo del disprezzo, come si è esteso nel mondo. Oggi - crediamo così profondamente - guardi in Dio il frutto della Tua missione sulla terra. Oggi sperimenti presso la stessa Fonte, chi è il Tuo Cristo: "dives in misericordia".

"Sento chiaramente che la mia missione non finisce con la morte, ma inizia...", ha scritto Suor Faustyna nel suo Diario. E così è veramente avvenuto! La sua missione continua e sta portando frutti sorprendenti. E' veramente meraviglioso il modo in cui la sua devozione a Gesù Misericordioso si fa strada nel mondo contemporaneo e conquista tanti cuori umani! Questo è senza dubbio un segno dei tempi - un segno del nostro XX secolo. Il bilancio di questo secolo che tramonta presenta, oltre alle conquiste, che spesso hanno superato quelle delle epoche precedenti, anche una profonda inquietudine e paura circa l'avvenire. Dove, quindi, se non nella divina Misericordia, il Mondo può trovare lo scampo e la luce della speranza? I credenti lo intuiscono perfettamente! "Ringraziate il Signore, perché è buono... Ringraziate il Signore, perché è misericordioso...". Oggi, nel giorno della beatificazione di Suor Faustyna, adoriamo Dio per le grandi opere che ha compiuto nella sua anima. Lo glorifichiamo e Gli rendiamo grazie per le grandi opere, che ha compiuto e continua a compiere nelle anime umane, le quali - grazie alla sua testimonianza e messaggio - riscoprono le infinite profondità della divina Misericordia.


7. Infine Ti saluto, Stanislaw Kazimierczyk, sacerdote dei Canonici Regolari Lateranensi. La Tua vita è stata strettamente legata a Cracovia, con la sua famosa Accademia e con il convento presso la chiesa del Corpus Domini a Kazimierz, dove maturava e si sviluppava la Tua vocazione. Il Servo di Dio Stanislaw visse nel XV secolo, cioè in tempi remoti. Nella storia di Cracovia quello era il secolo singolare - il secolo dei santi - un'epoca di particolare fioritura della vita spirituale e religiosa. Proprio in quel secolo Cracovia ha dato figure di stampo come San Giovanni di Kety ed i Beati: Simone di Lipnica, Michele Giedroyc, Isaia Bonner e Swietoslaw da Slawkow. Secolo benedetto! Santi e Beati formavano la sua immagine spirituale, e tra loro Stanislaw di Kazimierz: fervente adoratore dell'Eucaristia, insegnante e difensore della verità evangelica, educatore, guida sulle vie della vita spirituale, protettore dei poveri. La memoria sulla santità del Servo di Dio vive e fruttifica tuttora. Il popolo di Cracovia e soprattutto il popolo di Kazimierz, hanno espresso continuamente, fino ai nostri tempi, questa memoria attraverso le preghiere dinanzi alle sue reliquie. Come Arcivescovo di Cracovia ho presieduto queste preghiere più di una volta. Oggi la Santa Chiesa solennemente conferma il suo culto, elevandolo alla gloria degli altari.

"Ringraziate il Signore... Ringraziate il Signore, perché è buono...". Madre Maria Angela Truszkowska, Suor Faustyna Kowalska, Stanislaw Kazimierczyk sacerdote-monaco: tre nuovi Beati polacchi, nostri nuovi intercessori. Ci serve così tanto ai nostri giorni questa intercessione dei Santi e dei Beati! Ecco un dono particolare della divina Provvidenza per la Chiesa in Polonia - il dono per la nostra Patria. Rallegrati, quindi, Chiesa Polacca! "Gaude Mater Polonia!"].


8. Celebriamo il Signore, perché è buono. Celebriamolo, perché è misericordioso.

Ecco gli Apostoli, riuniti nel Cenacolo: i primi che hanno innalzato questo ringraziamento pasquale. Per primi essi hanno ricevuto lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, il medesimo Spirito nel quale sono stati mandati: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Jn 20,21). Questa missione perdura attraverso i secoli, di generazione in generazione. E perdura ugualmente la grazia, capace di "fare nuove tutte le cose" (Cfr. Ap 21,5).

Ecco Tommaso, singolare rappresentante di coloro che dicono: "Se non vedo... non credero" (Jn 20,25). Egli è diventato, otto giorni dopo, portavoce di quanti confessano: "Mio Signore e mio Dio" (Jn 20,28). Possa la verità su Cristo crocifisso e risorto trovare accesso presso le sempre nuove generazioni di coloro che "pur non avendo visto crederanno" (Jn 20,29).

"Dives in misericordia". Quanto è necessario, all'uomo di tutti i tempi, l'incontro con Te, o Cristo! L'incontro mediante la fede, la quale si prova nel fuoco delle privazioni e fruttifica nella gioia.

Nella gioia pasquale. La fede fruttifica in gioia "indicibile e gloriosa" (1P 1,8).

Data: 1993-04-18 Data estesa: Domenica 18 Aprile 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Ai partecipanti alla riunione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa - Città del Vaticano (Roma)