GPII 1993 Insegnamenti - La meditazione prima della recita della preghiera del "Regina Caeli" - Scutari (Albania)

La meditazione prima della recita della preghiera del "Regina Caeli" - Scutari (Albania)

Titolo: Madre del Buon Consiglio, assicura all'Albania il dono della concordia e della pace

Qoftë lëvduar Jezu Krishti! (Sia lodato Gesù Cristo!)


1. Regina caeli, laetare! Rallegrati, o Regina; gioisci, o Madre, perché il Figlio che tu hai portato in seno ha vinto la morte, e la sua vita rifulge tra noi.

Carissimi Fratelli e Sorelle, la Madonna del Buon Consiglio, tanto amata dal popolo albanese, sorride a questa terra che, troppo a lungo provata, sembra aver finalmente ritrovato, insieme con il gusto della libertà, anche la gioia della preghiera. Per molti anni essa ha dovuto purtroppo subire il pieno e totale disprezzo di ogni umano diritto. Umiliante condizione, che l'ha isolata dal mondo, ne ha mortificato lo sviluppo e ha spento in tanti suoi figli la gioia della vita.

Ma oggi è giorno di risurrezione e di vita, giorno santo, giorno di fraterna esultanza! Tutta la Chiesa, che in questi lunghi anni non vi ha mai dimenticati, ora si stringe a voi con rinnovato affetto. Con viva commozione e gratitudine a Dio saluto oggi il nuovo Pastore della vostra Arcidiocesi, Mons. Frano Illia, principio visibile dell'unità della Comunità diocesana. Con gioia ve lo presento, insieme col suo Ausiliare, Mons. Zef Simoni. Eccoli accanto a me, ordinati poco fa attraverso l'imposizione delle mie mani. Fedeli e pronti servitori del Vangelo, essi stanno qui a testimoniare la continuità della missione degli Apostoli e la comunione profonda che lega la Comunità cattolica di Scutari e di tutta l'Albania al Successore di Pietro ed alla Chiesa universale. Sono particolarmente lieto che ciò accada il 25 aprile, data per molti versi significativa nella vita di ambedue i vostri Vescovi, e vigilia della festa della Madonna del Buon Consiglio. E' bello pensare che il vostro Arcivescovo ed il suo Ausiliare vi siano come "consegnati" dal Papa, sotto lo sguardo materno di Maria. In questa suggestiva coincidenza è quasi plasticamente simboleggiata l'unione dei due principi di cui Cristo ha voluto dotare la sua Chiesa: il principio apostolico-petrino e il principio mariano: principi indissociabili e complementari, attraverso i quali lo Spirito edifica ogni giorno la Comunità dei credenti, e la spinge ad annunciare la Parola di Dio con l'ardore degli Apostoli. La conduce soprattutto ad ascoltarla con il cuore di Maria.


2. Maria, Madre del Buon Consiglio, prega per noi! Nella solenne celebrazione appena conclusasi in Cattedrale, è stata benedetta la prima pietra del nuovo Santuario dedicato alla Madonna del Buon Consiglio. Già due volte distrutto nel corso della storia, esso risorgerà quale simbolo della fede indistruttibile del popolo albanese. L'Ordinazione del vostro Arcivescovo e la prima pietra del vostro Santuario, punto di riferimento della fede di tutti i credenti in Albania, costituiscono così due incoraggianti segni di una Comunità che riprende il suo cammino con rinnovato vigore e più cosciente responsabilità. Come non ricordare che un anno fa, il 26 aprile 1992, in questo medesimo luogo il Nunzio Apostolico, Mons. Ivan Dias, alla presenza di Ecclesiastici, Sacerdoti, Religiose, Autorità civili e di un gran numero di fedeli, ha affidato la vostra Patria alla Madonna del Buon Consiglio? Desidero rinnovare quel filiale atto di affidamento, perché il cammino dell'Albania prosegua sempre sotto la speciale protezione di Maria.

Vergine del Buon Consiglio! A Te si innalza la supplica di questo popolo, che da tempo immemorabile Ti ama e Ti onora. A Te oggi l'Albania consegna le sue speranze e le sue pene, i suoi desideri e i suoi bisogni, le molte lacrime versate e l'anelito ad un futuro migliore. Volgi, o Madre, il tuo sguardo su questo popolo, accogline i propositi generosi, accompagnalo nel suo cammino verso un avvenire di giustizia, di solidarietà e di pace.


3. E voi, cari fratelli e sorelle albanesi, fidatevi di questa Madre. Maria conosce la strada della vita e sa bene che cosa desidera il vostro cuore. Non vi consegna ideologie fallaci e transitorie, ma la persona del suo figlio Gesù, Via, Verità e Vita, nel quale rifulge il mistero di Dio e dell'uomo. Maria vi protegga sempre! Protegga tutti gli angoli della vostra terra; raggiunga gli albanesi residenti nei Balcani e gli albanesi dispersi nel mondo. L'intercessione potente di Maria ottenga la pace soprattutto là dove da troppo tempo ormai infuria una guerra assurda seminatrice di sangue fraterno. Madre del Buon Consiglio, apri le menti ed i cuori, assicura all'Albania ed all'umanità intera il dono della concordia e della pace! O Zoja e Shkodrës, Pajtorja e popullit shqiptar, lutu për ne! (O Signora di Scutari, Patrona del popolo albanese, prega per noi!).


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Data: 1993-04-25 Data estesa: Domenica 25 Aprile 1993

Messaggio alla Nazione nella piazza Scanderberg - Tirana (Albania)

Titolo: Popolo di Albania, avanza con coraggio sul sentiero della libertà e della solidarietà

Signor Presidente, Gentili Autorità civili, militari e religiose, Vëllezër e motra shqiptarë! (fratelli e sorelle albanesi!).


1. Ju përshëndes përzemërsisht! (Vi saluto cordialmente!). Dopo una intensa giornata di celebrazioni ed incontri, che mi hanno dato modo di toccare con mano non solo la fede vibrante della Comunità cattolica, ma anche la calda ospitalità del popolo albanese, è giunto il momento del congedo ed è con viva commozione che mi accingo a lasciarvi. Nell'amicizia che mi avete dimostrato ho avvertito il palpito di persone capaci di profondi sentimenti; nella vostra aperta franchezza ho visto il coraggio di una giovane democrazia decisamente incamminata sui sentieri della libertà, dopo lunghi ed oscuri anni di dittatura e di soffocante ateismo. Grazie per la vostra accoglienza! Torno a Roma col vivo ricordo della vostra terra impresso nella mente e nel cuore. Grazie! Mille grazie! Sono venuto tra voi per adempiere la mia missione di Successore di Pietro nel servizio alla Chiesa universale, per testimoniare ai credenti, così a lungo provati, la solidarietà di tutti i loro fratelli di fede sparsi nel mondo. Sono venuto tra voi per esprimere la mia stima fraterna anche alle diverse Comunità religiose, che qui da secoli convivono: la Comunità cristiana dell'ortodossia e la Comunità musulmana, alle quali invio un cordiale saluto. Sono venuto per manifestare ad ogni albanese ammirazione e sostegno in questa delicata fase di trapasso storico e di auspicato rinnovamento sociale e spirituale.


2. Carissimi Albanesi, Fratelli e Sorelle! Quante volte nel passato avete dovuto difendere con forza la vostra identità! In tale impegno, come questa piazza ci ricorda, si distinse un'eminente figura di cristiano, Gjergj Kastriota Skënderbeu, stimato dai Pontefici Romani, e sempre vivo nel ricordo del popolo albanese. Voi avete sofferto per la vostra Nazione. Avete dunque ragione di amarla con passione.

Quella del vostro popolo è stata una vera sconvolgente tragedia sotto i rigori dell'oppressione comunista. Terribile era, in effetti, l'immagine della vita umana nei regimi totalitari come quello che voi avete conosciuto, nel quale si privava l'uomo di uno dei suoi diritti più fondamentali: la libertà del proprio giudizio e della propria azione; la libertà di coscienza. Privazione, questa, che non di rado ha assunto carattere di indicibile brutalità. Non sono forse state chiuse le chiese di ogni confessione e persino condannati a morte i sacerdoti che osavano amministrare i sacramenti? Non sono forse stati perseguitati i credenti, imprigionati, osteggiati in ogni modo? Nella vostra terra, flagellata più che altrove dalla persecuzione, è facile allora riconoscere i segni delle antiche catacombe cristiane e dei circhi, nei quali i testimoni di Cristo venivano gettati per essere sbranati dalle fiere. Si è trattato di una dura lotta contro la religione, in linea con un intoccabile dogma del programma sociale e politico propugnato dall'ideologia comunista. Sembrava quasi che il mezzo più necessario per realizzare l'auspicato e sbandierato "paradiso sulla terra" fosse quello di privare l'uomo della forza che egli attinge da Cristo, forza decisamente condannata come debolezza indegna della persona. In realtà, più che indegna, era piuttosto scomoda, come i fatti hanno poi dimostrato: l'individuo umano, infatti, forte dell'energia che gli proviene dalla fede, non permette facilmente di essere spinto nell'anonimato collettivo (Cfr. 2Co 12,9). Quanto è avvenuto in Albania, carissimi Fratelli e Sorelle, mai era stato registrato nella storia. E' vero, anche durante l'impero romano si sono avute persecuzioni brutali nei confronti dei cristiani: si trattava, pero, di uno Stato che, in nome della religione - quella pagana - combatteva gli aderenti al Vangelo di Cristo. Qui, invece, lo Stato ha cercato di annientare qualsiasi espressione religiosa in nome di un ateismo radicale, assurto a sistema universale e totalizzante. Tutto ciò succedeva senza che nessuno potesse intervenire a difesa della dignità di uomini privati di tutto, spogliati persino della loro stessa "umanità", della loro libertà. Il vostro dramma, pertanto, carissimi Albanesi, interessa, deve interessare, l'intero Continente europeo ed è necessario che l'Europa non dimentichi. Questa, infatti, sembra essere oggi la tendenza: voltare rapidamente pagina, scordando quel che è stato, per guardare avanti. Atteggiamento, sotto un certo aspetto, giusto e persino necessario, ma a patto che si conservi sempre viva la memoria dell'esperienza maturata in precedenza. E' questa, infatti, la condizione necessaria per non incorrere negli stessi lacrimevoli errori, ed è il presupposto di un autentico processo di riconciliazione.


3. Voi oggi avete riacquistato la libertà in maniera praticamente incruenta. Siete risaliti quasi miracolosamente da un baratro di tirannia e di morte. Quando pareva ormai spegnersi ogni ragionevole motivo di fiducia, è spuntata l'alba della liberazione. E' rinata la vita. E' riemerso il coraggio di esistere, si è accesa nuovamente la luce della speranza. Ma la libertà religiosa, di cui oggi finalmente voi godete, non è solo un prezioso dono del Signore per quanti hanno la grazia della fede: è un dono per tutti, perché è garanzia basilare d'ogni altra espressione di libertà. Essa tocca l'uomo nell'intimo, in quel sacrario inviolabile che è la coscienza, dove l'essere umano si incontra col Creatore ed acquista piena consapevolezza della propria dignità. Da tale libertà, quando essa è correttamente usata, non v'è da temere alcun disordine sociale. La fede sincera, infatti, non divide gli uomini, ma li unisce, pur nelle loro differenziazioni.

Niente come la fede ci ricorda che, se abbiamo un unico Creatore, siamo anche tutti fratelli! La libertà religiosa è così un baluardo contro i totalitarismi e un contributo decisivo all'umana fraternità. La vera libertà religiosa rifugge dalle tentazioni dell'intolleranza e del settarismo, e promuove atteggiamenti di rispettoso e costruttivo dialogo. Il popolo albanese - mi piace poterlo ricordare in questo momento - è esemplare sotto tale punto di vista. Le tre grandi Comunità religiose intrattengono rapporti di reciproca stima e di cordiale collaborazione.

Perseverate in tale atteggiamento, carissimi Fratelli e Sorelle! Vi renderete benemeriti della solidarietà e della pace nella vostra Patria e nell'intera e tormentata regione dei Balcani. Potrete costruire una matura e solida unità nazionale.


4. Tuttavia il senso della Patria, che sentite forte in questo momento, non degeneri mai in quel nazionalismo intollerante ed aggressivo che ancora oggi miete vittime e rinfocola odi feroci in diverse parti del mondo, anche non lontano da qui. Cresca invece sempre di più l'armonia nella vostra convivenza. Occorre imparare l'arte del dialogo e dell'ascolto, anche quando questo comporta fatica.

E' il prezzo della libertà, il segreto dell'autentico progresso morale e civile.

Albania, sii all'altezza di questa grande sfida storica! Il cammino che ti attende è tutt'altro che facile. Ci sono ferite non ancora rimarginate. Il passato serva di ammaestramento, ma non induca ad astiose rivalse. Ora è tempo di guardare con fiducia verso l'avvenire. Immane, certo, è il compito che ti attende ed al quale hai posto già mano con lodevole solerzia. Allo sforzo della ricostruzione economica, assolutamente necessario perché a tutti venga garantito il lavoro e l'essenziale per vivere con dignità, si unisce la preoccupazione di consolidare la tua giovane democrazia. Ciò non può avvenire se non nel pieno riconoscimento di alcuni valori fondamentali, a partire dalla dignità intangibile della persona e della vita umana. "Una democrazia senza valori - ho scritto nell'Enc. Centesimus annus - si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come la storia dimostra" (CA 46).


5. La costruzione di una società democratica non è mai compiuta una volta per tutte: essa richiede una quotidiana vigilanza ed un'attenta collaborazione da parte di tutti. A nessuno è lecito starsene a guardare. A questa rinnovata giovinezza dell'Albania la Chiesa non farà mancare il suo contributo. Essa certo non dimentica che la sua missione è essenzialmente religiosa, e dunque si guarderà bene dall'interferire in questioni di ordine strettamente politico. Ma proprio in forza del Vangelo, di cui è stata costituita da Cristo messaggera nel mondo, cercherà di offrire il suo apporto sia con la presenza operosa delle sue istituzioni, sia soprattutto con la sua testimonianza a favore di un vero umanesimo, che ponga la persona umana, vista alla luce di Dio e colta in tutte la sue dimensioni, al centro di ogni progetto economico, sociale e politico. L'uomo e Dio non stanno in alternativa, non sono concorrenti. Al contrario, l'uomo ha una dignità altissima, proprio in quanto creatura fatta a immagine di Dio. Il riconoscere alla persona umana questo valore e questa centralità farà si che nell'economia sia trovato il giusto equilibrio tra le ragioni dell'efficienza e quelle preminenti della solidarietà, e renderà l'impegno politico una ricerca responsabile del bene comune, da perseguire sempre nel rispetto di tutte le esigenze etiche e morali.


6. Popolo di Albania, avanza con coraggio sul sentiero della libertà e della solidarietà. E' una strada, questa, irta di difficoltà, ma anche seminata di speranza. Ti accompagni la forza dei tuoi martiri, vigili testimoni della libertà nei lunghi anni dell'oppressivo regime totalitario. Illuminino i tuoi passi l'amore per la famiglia, lo spirito di fratellanza, l'accoglienza verso lo straniero e le virtù tipiche delle tue genti, che costituiscono il patrimonio prezioso della secolare tradizione albanese. Alimenti il tuo coraggio la fede dei credenti nell'unico Dio, i quali insieme ad ogni uomo di buona volontà si consacrano al servizio della giustizia e della pace. Come non ricordare, in proposito, questa eletta figlia del popolo albanese, Suor Teresa di Calcutta, madre di tanti poveri tra i più poveri del mondo? Col calore della fede, questa piccola grande donna reca dentro di sé lo slancio generoso e indomito del cuore albanese. Albania! Guarda al tuo futuro e non temere, giacché grandi sono le tue risorse di umanità! Sappile investire a piene mani per il bene di tutti. Non sarai lasciata sola nella difficile opera della tua ricostruzione materiale e spirituale. A nome tuo vorrei qui chiedere alla Comunità internazionale di rivolgere la sua attenzione fattiva alle esigenze del tuo sviluppo integrale. Solo così si potrà costruire la pace in questa regione dei Balcani, insanguinata da ignobili ed assurdi conflitti fratricidi.


7. E' giunto il momento del congedo: saluto con animo commosso e grato voi qui presenti. Saluto in particolare il Presidente della Repubblica, che mi ha riservato una calda accoglienza e gli sono riconoscente per le parole cordiali che mi ha rivolto. Saluto le Autorità civili e militari. Saluto i rappresentanti delle varie Confessioni religiose. Saluto i miei Fratelli nell'Episcopato e specialmente quelli che ho avuto la gioia di ordinare stamattina. Saluto Mons. Joakim Herbut con i fedeli provenienti da Skopje-Prizren. Saluto i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose. Saluto i militari del Contingente Pellicano, che da tanti mesi si prodigano con ammirevole dedizione nel servizio umanitario alle popolazioni bisognose. Saluto tutti gli Albanesi dispersi nelle regioni limitrofe e nel mondo intero. Su ciascuno di voi imploro la protezione del Signore e della Vergine Santa qui in Albania invocata col titolo di Madonna del Buon Consiglio.

Vëllezër e motra shqiptarë fort të dashur! Zoti e ruajtë atdheun tuaj. Zoti e mbrojtë popullin shqiptar në mbarë botën. Në emër të Zotit ju përqafoj dhe ju bekoj të gjithëve.

Mirupafshim. Ju uroj me gjithë zemër: gjithë të mirat! (Carissimi fratelli e sorelle albanesi! Iddio protegga la vostra Patria.

Iddio protegga il popolo albanese in tutto il mondo. In nome di Dio vi abbraccio tutti e vi benedico. Arrivederci. Di cuore vi auguro ogni bene).

Data: 1993-04-25 Data estesa: Domenica 25 Aprile 1993

Omelia per l'Ordinazione di quattro Vescovi albanesi - Scutari (Albania)

Titolo: L'Eucarestia torna nella vostra terra. Torna la Chiesa.

Signor Presidente della Repubblica, Signori Cardinali, Cari fratelli Vescovi, Cari fratelli Sacerdoti, Vëllezër e motra! Qoftë lëvduar Jezu Krishti! (Fratelli e sorelle! Sia lodato Gesù Cristo!)


1. "Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?" (Lc 24,26). Carissimi Fratelli e Sorelle, Figlie e Figli della Nazione albanese: "Questo è il giorno fatto dal Signore" (Ps 118,24)! Davvero, il Signore "ha fatto" questo giorno per la vostra terra, per il vostro popolo, passato attraverso una particolare esperienza di morte, che è durata molti anni e ha provocato numerose vittime. La storia dell'Albania risplende anche attraverso i nomi dei martiri che hanno partecipato in modo peculiare alla croce e alla risurrezione di Cristo. Come i due discepoli, di cui parla il brano evangelico appena proclamato, ci troviamo anche noi oggi sulla strada di Emmaus. Siamo in cammino insieme con quei due discepoli che ricevettero il dono dell'incontro miracoloso col Cristo risorto. "Questo è il giorno fatto dal Signore". Giorno di gioia, che il Vescovo di Roma è venuto a celebrare insieme con voi; il Vescovo di Roma, che per lunghi anni ha circondato con la propria preghiera, unita a quella di tutta la Chiesa, la tomba nella quale qui, in questa terra, era stato deposto Gesù e il suo corpo mistico che è la Chiesa. E' Cristo che ha sofferto nei suoi Confessori: nei Vescovi e nei Sacerdoti, nei Religiosi e nelle persone consacrate, nonché in tutti coloro che nella vostra terra sono passati attraverso la sconvolgente esperienza di morte, che ha dolorosamente segnato la storia recente.


2. Ma non era possibile, come afferma lo stesso Pietro nella prima lettura dell'odierna celebrazione, che la morte "lo tenesse in suo potere..." (Ac 2,24), cioè che tenesse in suo potere Cristo e coloro che hanno creduto a Lui. Pietro completa l'annuncio pasquale su Gesù dicendo che "Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere" (Ac 2,24). Pietro annuncia questa verità a Gerusalemme nel giorno della Pentecoste, giorno della nascita della Chiesa. Oggi il Successore di Pietro ripete queste parole dinanzi a voi, qui riuniti! Dinanzi all'Albania e all'Europa, alla Chiesa universale e al mondo intero. La vostra esperienza di morte e di risurrezione appartiene a tutta la Chiesa ed a tutto il mondo. Ogni uomo deve riflettere ancora una volta su "tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno" (Lc 24,19), condannato a morte e crocefisso quasi duemila anni fa. Deve anche riflettere su ciò che è successo a voi in questi anni, anzi nei recenti decenni del ventesimo secolo. Non bisogna dimenticare quel che è stato! Guardare avanti per costruire un futuro libero e a dimensione dell'uomo è giusto; occorre pero tener conto dell'esperienza trascorsa, per evitare di ripetere gli stessi errori d'un periodo tanto miserando. Quel che è avvenuto in Albania è qualcosa di mai registrato nel corso della storia. Veramente, "Misericordiae Domini quia non sumus consumpti" (Lm 3,22). L'Albania è sprofondata in un abisso dal quale è un vero miracolo che sia potuta uscire senza spargimento di sangue. Ma quando tutto sembrava perduto, proprio allora è sopraggiunta la liberazione.


3. "Haec est dies...". Oggi la Chiesa rivive nei suoi membri il mistero della Pasqua del Signore. Essa si trova sulla via di Emmaus, ed incontra lo stesso Cristo il quale, pur non riconosciuto in un primo momento, spiega poi ai discepoli il significato profondo del mistero della sua passione, morte e risurrezione: "Cominciando da Mosè e da tutti i profeti - narra l'evangelista - spiego loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui" (Lc 24,27), che, cioè, Egli doveva soffrire e morire per giungere così alla gloria della risurrezione. La Chiesa ritorna a questa catechesi primitiva, a questa catechesi pasquale trasmessa dagli Apostoli, affinché l'evento di Emmaus possa rinnovarsi pure oggi in mezzo a voi in tutta la sua pienezza. La Chiesa vi ritorna dopo gli anni delle brutali interdizioni e delle severe condanne, affinché - rinfrancati dalla Parola di Dio - voi possiate sperimentare in piena libertà quanto hanno vissuto i discepoli di Emmaus: "Prese il pane, disse la benedizione, lo spezzo e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero" (Lc 24,30-31). Lo riconobbero nel sacramento dell'Eucaristia. Lo riconobbero con il cuore. "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?" (Lc 24,32). Ecco, l'Eucaristia torna nella vostra terra. Torna laChiesa, uscendo dalle catacombe, come ai tempi dell'antico impero romano, e, piena di gioia per la libertà riacquistata, annuncia: "Il Signore è risorto...

Davvero il Signore è risorto... Christos woskres".


4. Rivolgo ora il mio affettuoso pensiero a voi, venerabili e cari fratelli, che state per ricevere l'Ordinazione episcopale. Il conferimento di questo sacramento, che vi unirà in modo particolare a Cristo buon pastore, desta in tutti noi grande commozione. E' un momento davvero commovente, perché ci fa naturalmente pensare a quanti vi hanno preceduto nel ministero pastorale, a tutti quei vescovi e sacerdoti martiri, che qui, in Albania, hanno dato la vita per Cristo e per la Chiesa. E' dunque un momento molto commovente, che ci tocca nel profondo anche perché, con la vostra Ordinazione episcopale, la Chiesa albanese comincia di nuovo a vivere in pienezza; ad esprimere la vita che le è propria, nella quale si manifesta in ogni suo aspetto l'eredità apostolica. E' un momento commovente: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto" (Jn 12,24).

Ecco la verità che riassume il mistero della Pasqua e che vi trasmettono con la loro testimonianza coloro che prima di voi hanno svolto fedelmente il ministero di pastori, in mezzo al vostro popolo.


5. Facendo spirituale memoria di ognuno di loro, vi saluto con particolare affetto, carissimi fratelli! Saluto te, mons. Frano Illia, arcivescovo di Scutari, che proprio in questo giorno ricordi l'anniversario della tua condanna a morte, pronunciata 25 anni orsono e poi commutata in condanna ai lavori forzati, da te scontati per ben venti anni. Saluto il tuo ausiliare, mons. Zef Simoni, condannato pure lui un anno prima di te, il 25 aprile 1967, a 15 anni di prigione. La Provvidenza ha voluto che il 25 aprile fosse anche il giorno della vostra Ordinazione episcopale. Saluto poi te, mons. Rroti K. Mirdita, arcivescovo di Durazzo-Tirana, che hai generosamente accettato d'affrontare le sfide e i disagi di un servizio pastorale esigente e faticoso. E saluto infine te, mons. Robert Ashta, vescovo di Pulati, al quale va pure la gratitudine dei fedeli di questa terra per le sofferenze subite nei passati anni difficili.

Con la vostra Ordinazione, venerati fratelli, la Comunità cattolica ritrova stabilità e sicurezza nella propria struttura gerarchica e, mediante il vostro sostegno e la vostra illuminata guida pastorale, può guardare con maggiore serenità e fiducia verso l'avvenire. Essa sarà così più pronta ad offrire generosamente il proprio contributo, come del resto non ha mancato di fare in passato, allo sviluppo spirituale, culturale e sociale della Nazione albanese.

La vostra Ordinazione ha luogo in questa cattedrale di Scutari, una fra le più maestose chiese dei Balcani, trasformata negli anni scorsi in palazzetto dello sport, e riportata ora al suo primitivo splendore e per questo divenuta come il simbolo della risurrezione della Chiesa in Albania. Questo dato acquista pertanto un significato singolare: è segno gioioso per la Chiesa della ritrovata libertà e del suo rifiorire dopo il doloroso e prolungato inverno di solitudine e di persecuzione. Avendo preso parte alle sofferenze e alla morte del Redentore, i credenti d'Albania possono ora condividere il gaudio spirituale della Pasqua di risurrezione, da cui provengono nuove opportunità apostoliche e missionarie: ecco l'opera di Dio, ecco il giorno che ha fatto il Signore! "Haec est dies!".

A voi, nuovi pastori di questo gregge di Cristo, viene oggi affidato il ministero di custodirlo nella fedeltà, di ammaestrarlo nella verità, di guidarlo alla santità e alla piena comunione nello Spirito santificatore, perché possa esprimere la ricchezza dei suoi carismi e portare frutti abbondanti di solidarietà e di pace.


6. La fede cristiana, che giunse in questa vostra terra grazie alla predicazione di san Paolo e dei suoi discepoli, deve essere ora custodita, approfondita e trasmessa alle nuove generazioni da voi, cari fratelli, che grazie all'Ordinazione episcopale diventerete successori degli apostoli. Sappiate avvalervi, in tale importante e impegnativo servizio apostolico, dell'aiuto e della fraterna collaborazione dei sacerdoti, nostri primi e più stretti collaboratori, dei religiosi, delle persone consacrate e dei laici, alla cui formazione dedicherete il meglio delle vostre energie. Come non esprimere, proprio in questa circostanza, sincera gratitudine a tutte quelle organizzazioni e istanze ecclesiali che, accogliendo gli appelli a favore della Chiesa albanese, hanno prontamente offerto il loro contributo per non farle mancare l'indispensabile supporto di persone e di mezzi, così da ridarle vita e speranza? Cara Chiesa, comunità cattolica d'Albania, sii fiduciosa e guarda con ottimismo al tuo avvenire! Come in passato hai saputo rimanere fedele all'unico Signore Gesù Cristo, anche a costo del supremo sacrificio della vita, sii disponibile ora ad accogliere prontamente il Vangelo della carità divina e a testimoniarne con coraggio tutte le esigenze. Da' l'esempio di un amore senza condizioni, di un amore che va al di là delle offese ricevute e che anzi, dimenticandole, è pronto ad offrire il perdono ai propri persecutori.

Gesù sulla croce, pregando per i suoi crocifissori, ha chiesto al Padre di perdonarli "perché non sapevano quello che facevano" (Cfr. Lc 23,34), e nel "Padre nostro" ha insegnato a noi a completare la richiesta q Dio della remissione delle colpe personali con la disponibilità a perdonare a nostra volta. Abbiate sempre presente al vostro spirito gli insegnamenti del Maestro divino soprattutto in quest'ora di cambiamenti sociali e potrete collaborare a scrivere pagine di vera e piena riconciliazione nazionale nella storia del vostro Paese.


7. "Signore, resta con noi" (Lc 24,29). Le parole, pronunciate dai due discepoli in cammino verso Emmaus, risuonano oggi in questa nostra assemblea con un'intensità tutta speciale. Allora uscirono dal cuore di persone che avevano trascorso tre giorni di sofferta esperienza della passione di Cristo e della sua morte in croce. Oggi, le proferite voi, carissimi figli e figlie dell'Albania, di questa Patria tanto dolorosamente provata. Le pronunciate dopo decenni di autentico martirio per la Chiesa di Cristo, di una morte decretata dalle leggi e messa in pratica da tutto il sistema sociale ateo imposto da uno Stato totalitario.

"Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge al declino..." (Lc 24,29). Resta, Signore, ora che è finita la notte - questa notte storica dell'Albania - ed è di nuovo iniziato il giorno. Resta con noi, Signore! Offriremo a te questo giorno! Haec dies! Fratelli e sorelle! In verità, questo è il giorno fatto dal Signore: esultiamo e gioiamo in esso! Amen.Data: 1993-04-25 Data estesa: Domenica 25 Aprile 1993

Ai membri della "Papal Foundation" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una commovente testimonianza di generosità

Vostre eminenze, signore e signori, Sono lieto di salutare gli ufficiali della "Papal Foundation" in occasione della vostra visita annuale a Roma. Il mio particolare apprezzamento va al vostro presidente, il card. Krol, che ringrazio per le gentili parole che mi ha indirizzato a nome vostro, e ai cardinali membri e agli amministratori della Fondazione. Quest'anno ancora una volta esprimo la mia profonda gratitudine per l'assistenza pratica che mi state fornendo nel mio ministero di servizio alla Chiesa universale. Il lavoro della vostra Fondazione continua a portare una commovente testimonianza della generosità dei cattolici degli Stati Uniti e degli stretti legami di comunione che li uniscono alla Sede di Roma.

Oggi come sempre, le domande di comunione ecclesiale richiedono una grande condivisione di doni all'interno della Chiesa. Tale condivisione, sia che la natura dei doni sia in modo predominante materiale o spirituale, è un segno delle grazie abbondanti che rianimano e unificano le membra del corpo di Cristo ed è una sorgente di arricchimento spirituale nel ricevere come nel donare.

Nell'unità della Chiesa, tutti i cristiani sono chiamati, come membra l'uno dell'altro, a servirsi reciprocamente secondo i doni concessi ad ognuno. Come ci ricorda il Concilio Vaticano II: "Questa solidarietà dovrà sempre essere accresciuta, fino al quel giorno in cui sarà consumata; in quel giorno gli uomini, salvati dalla grazia, renderanno gloria perfetta a Dio, come famiglia amata da Dio e da Cristo, loro fratello" (GS 32).

A questo proposito, sono particolarmente grato per la prontezza della Papal Foundation a rispondere ai bisogni della Chiesa nei Paesi europei dove solo recentemente è stato possibile ritornare a una normale vita ecclesiale. Attraverso la vostra generosità, i nostri fratelli e sorelle in quei paesi saranno aiutati, tra le altre cose, a ricostruire strutture per la formazione di sacerdoti che eserciteranno il ministero di predicare il Vangelo e di celebrare i Sacramenti.

Questi progetti sono cari al mio cuore. Essi promettono di portare abbondanti frutti in un rinnovamento della vita cristiana e di contribuire così al rafforzamento dell'intera Chiesa nella fede, nella speranza e nell'amore.

Cari amici: è mia fervente preghiera che il vostro desiderio di partecipare in questo modo pratico al mio impegno apostolico per tutte le Chiese (Cfr. 2Co 11,2B) ispirerà in voi un rinnovato impegno a pregare e a lavorare per la venuta del regno di Dio. A voi e a tutti coloro che contribuiscono al lavoro della Papal Foundation, cordialmente imparto la mia benedizione apostolica come pegno della grazia e della pace in Cristo nostro Salvatore.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1993-04-27 Data estesa: Martedi 27 Aprile 1993




Messaggio a Sua Beatitudine Raphael Bidawid, Patriarca di Babilonia dei Caldei, e ai Vescovi dell'Iraq - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa intera, vicina a voi che siete nel bisogno, vi è grata ed è fiera di voi per la fede con la quale state testimoniando il nome di Cristo

A Sua Beatitudine Raphael Bidawid Patriarca di Babilonia dei Caldei e ai Vescovi cattolici dell'Iraq "perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!" (Ph 4,1).

Con queste parole dell'apostolo Paolo, rivolgo a voi, Vescovi e fedeli della Chiesa Cattolica in Iraq, i miei più cari saluti nel Signore. La visita che il cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sta svolgendo in vece mia mi offre l'opportunità di inviarvi queste parole di incoraggiamento. Spero vivamente che la sua missione sortisca i risultati auspicati. Egli vi assicurerà il mio affetto, l'affetto di un padre che non può dimenticare i suoi figli che soffrono. Infatti, questo padre considera voi come prescelti, sempre presenti nel suo cuore e nelle sue preghiere. Esprimo i miei sentiti ringraziamenti anche al Nunzio Apostolico per l'opera autenticamente evangelica di fede e di coraggio che egli ha svolto fra voi. Gli sono grato per aver dato voce e forma alla mia preoccupazione personale, e per la dedizione con cui continua a lottare per il bene della Chiesa. Con tutti voi, Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici delle Chiese Cattoliche di Rito Orientale e della Chiesa latina, scambio il bacio di pace nel Signore, consapevole dell'impegno particolare che le circostanze esigono da voi tutti. In particolare i Pastori sono chiamati al dono di sé come il Buon Pastore. Voi siete chiamati a fare tutto il possibile, cosicché le pecorelle affidatevi, in particolare i poveri e gli emarginati, possano trovare una fonte di consolazione e di speranza nell'amore di Dio e della Chiesa. La Chiesa tutta, vicina a coloro che sono in difficoltà, vi è grata ed è orgogliosa di voi per la fede con cui state testimoniando il nome di Cristo. Il vostro Paese conserva memorie cristiane di immenso valore, che condividete con i vostri fratelli e le vostre sorelle appartenenti ad altre Chiese. Esse testimoniano un'antica cristianità fiorente che è stata generosa nel suo zelo apostolico e che è nota per la profondità della sua dottrina e del suo impegno missionario verso Paesi lontani. Oggi di nuovo, i vostri fedeli che stanno emigrando per vivere altrove stanno formando altri cristiani per mezzo della loro fedeltà alla preghiera, alla meditazione sulle Sacre Scritture, alla Liturgia e della testimonianza della loro vita. Condivido con voi il desiderio che essi possano rimanere in questo vostro Paese per perpetuare l'eredità dei loro predecessori, supportati dalle loro tradizioni e sostenuti dai loro sacerdoti.

Insieme, affidiamo questa intenzione alla bontà di Dio, sperando che condizioni migliori, di benessere in primo luogo in Iraq, permettano loro di rimanere e di continuare a essere riconosciuti come cittadini onesti e lavoratori instancabili, così come figli e figlie della gloriosa Chiesa di Sant'Efrem. In tal modo potranno essere risparmiati loro sia il trauma dello sradicamento, sia la minaccia di perdere la propria identità. La Chiesa compirà ogni sforzo per il vostro bene e per il bene degli altri discepoli di Cristo. Oggi più che mai siete chiamati a perseguire l'unità per testimoniare con chiarezza Gesù Cristo di fronte alle attuali difficoltà. Tramite voi rivolgo un saluto fraterno nel Signore ai capi delle Chiese Cristiane che non sono ancora in piena comunione con noi. Assicuro loro che li ricordero costantemente nelle mie preghiere rivolte al nostro Padre comune. Sono consapevole delle difficili condizioni in cui i cittadini dell'Iraq devono vivere: per loro ho levato la mia voce più volte e in modi diversi affinché la loro sofferenza potesse finire. L'amorevole sollecitudine di tutti i cristiani e di così tante persone di buona volontà è rivolta in particolar modo ai bambini e agli anziani che sono costretti a subire molte privazioni. I deboli e gli innocenti non dovrebbero pagare per crimini di cui non sono responsabili. Prego affinché l'Iraq possa presto essere in grado di ristabilire fecondi rapporti reciproci con altri popoli, in uno spirito di riconciliazione e di pace, nell'ambito della solidarietà internazionale e nel rispetto del bene comune.

Esprimo il desiderio che il vostro Paese possa fiorire di nuovo nella pace e che tutti i figli di Dio possano ritrovare la speranza. Rivolgo questa speranza ai membri di tutte le religioni.

Su tutti voi, Vescovi, sacerdoti, diaconi, donne e uomini religiosi, famiglie della Chiesa Cattolica e su tutto il popolo iracheno, invoco la 17/01/19102 Pag. 19181 benedizione e il conforto di Dio.

Data: 1993-04-28 Data estesa: Mercoledi 28 Aprile 1993



Ai partecipanti ad un Convegno per il Clero - Città del Vaticano (Roma)

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Signori Cardinali, Venerati fratelli nell'Episcopato, Cari Sacerdoti, Fratelli e sorelle!


GPII 1993 Insegnamenti - La meditazione prima della recita della preghiera del "Regina Caeli" - Scutari (Albania)