GPII 1993 Insegnamenti - Discorso al gruppo dei Presuli della Conferenza Episcopale della Polonia in visita "ad limina" - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Discorso al gruppo dei Presuli della Conferenza Episcopale della Polonia in visita "ad limina" - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nel processo di evangelizzazione della famiglia polacca occorre contrapporre alla cultura della morte la cultura cristiana della vita




1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ph 1,2). Con questo saluto di Paolo do il benvenuto a Voi, cari fratelli nell'episcopato, Pastori della Chiesa polacca, giunti in visita "ad limina Apostolorum". Saluto il Signor Cardinale Franciszek Macharski, gli Arcivescovi Metropoliti, i Vescovi Ordinari insieme ai Vescovi Ausiliari. Ogni visita "ad limina" dei Vescovi possiede una profondità teologica che le conferisce un carattere particolare, diverso dai consueti incontri del Papa con i Vescovi, che hanno luogo in varie occasioni. Ecco, i Pastori della Chiesa polacca vengono dal Successore di S. Pietro, per manifestare la viva comunione che li unisce alla Sede di Pietro e la loro responsabilità collegiale per la Chiesa universale. La Visita "ad limina" costituisce così una singolare lezione di ecclesiologia e una profonda esperienza del mistero della Chiesa. Essa è anche segno di quella comunione che consiste nel reciproco compenetrarsi della Chiesa universale e delle Chiese locali (Cfr. Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa intesa come comunione, 9). I Vescovi polacchi vengono dal Successore di Pietro per condividere con lui le gioie e le ansie del servizio pastorale, per ascoltare insieme quanto "lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,7) in questo particolare momento storico. Nelle persone dei suoi Pastori viene da Pietro tutta la Chiesa polacca, per rendere testimonianza di se stessa. Paragonata alle visite "ad limina" degli anni passati, la presente manifesta un carattere eccezionale, si potrebbe dire storico. Negli ultimi tempi sono avvenuti profondi mutamenti nella vita della Nazione polacca. Dopo anni di schiavitù sotto il giogo di un sistema totalitario, la Polonia ha riacquistato la sovranità e la libertà, aprendo una nuova fase della sua storia che presenta alla Chiesa polacca ulteriori compiti e diverse sfide nel campo dell'evangelizzazione. Ad imprimere un carattere storico a questa visita contribuisce anche il fatto che la Chiesa polacca viene oggi da Pietro, per la prima volta, nella struttura ormai rinnovata delle Provincie e delle Diocesi ecclesiali, attuata grazie alla bolla apostolica Totus Tuus Poloniae populus, del 25 marzo 1992. La presenza in questo luogo dei nuovi Metropoliti e Vescovi delle nuove Diocesi, ai quali porgo il mio cordiale saluto, è il segno visibile dei cambiamenti operati.


2. "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo" (Mc 16,15). Approfittando dell'odierno incontro vorrei considerare insieme a Voi, cari fratelli, il comando di Cristo che costituisce la ragione d'essere della Chiesa. Il mondo in cui viviamo sta attraversando una grande svolta storica. Si trasforma il volto della Polonia, dell'Europa e del mondo, ma non muta e non perde d'attualità la chiamata di Cristo: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo". Oggi la Chiesa si sente sollecitata dal Maestro ad intensificare "ad intra" e "ad extra" lo sforzo dell'evangelizzazione. Si sente costantemente una Chiesa missionaria, una Chiesa inviata, per spargere il seme della parola di Dio nel terreno del mondo contemporaneo. Dio schiude oggi davanti alla Chiesa nuovi orizzonti e ampie possibilità di evangelizzazione. Nonostante le voci dei profeti del pessimismo, vorrei ripetere ancora una volta con insistenza: "In prossimità del terzo millennio della Redenzione, Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l'inizio" (RMi 86). Lo Spirito Santo, il primo e il più importante soggetto dell'evangelizzazione, elargisce alla Chiesa dei nostri tempi dei doni particolari, che sono allo stesso tempo degli importanti indicatori per il nostro cammino. Un grande dono-indicatore di strada è prima di tutto il Concilio Vaticano II, che non è un capitolo di storia ormai chiuso, ma una chiamata sempre viva e un compito che attende la sua piena realizzazione anche in Polonia. Un secondo grande dono è il Catechismo della Chiesa Cattolica, che intende garantire la purezza della trasmissione dei principi della fede e della morale, in tempi segnati dalla confusione e dal relativismo. La sua solenne pubblicazione lo ha indicato come solido punto di riferimento per la elaborazione dei catechismi nelle singole nazioni e Diocesi. E infine un terzo grande dono è il Sinodo dei Vescovi d'Europa, che ha tracciato le linee e i metodi d'azione per la Chiesa del nostro continente. Trattando dell'evangelizzazione nella nostra Patria, dobbiamo avere costantemente davanti agli occhi questi tre grandi doni-indicatori di strada, che lo Spirito Santo ha posto sulla via della Chiesa.


3. "Predicate il vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). L'attuazione di questo grande compito, affidato da Cristo alla Chiesa, non è possibile senza l'impegno attivo dei fedeli laici, consapevoli della loro vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo. Nella Chiesa è scoccata oggi l'ora del laicato. Dice il Concilio: "L'apostolato dei laici, infatti, derivando dalla loro stessa vocazione cristiana, non può mai venir meno nella Chiesa" (AA 1). "Andate anche voi nella mia vigna" (Mt 20,4). I cattolici polacchi, che nei passati anni di prova diedero tante testimonianze di generosità e di sincero attaccamento alla Chiesa, oggi, alla soglia di una nuova epoca della storia della nostra Patria, accolgano con rinnovato impegno questo invito di Cristo, per assumere nella Chiesa il ruolo che loro spetta in virtù dei sacramenti del Battesimo e della Cresima. Il Concilio ricorda: "Ma i laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo. così ogni laico, per ragione degli stessi doni ricevuti, è testimonio ed insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa" (LG 33). Il principale campo dell'impegno apostolico dei laici nella Chiesa era e rimane la parrocchia, in quanto essenziale struttura della pastorale. Occorre che i fedeli laici intraprendano forme concrete di corresponsabilità per la vita delle loro comunità parrocchiali, come pure nelle Diocesi, p.e. nell'ambito dei Consigli Pastorali, partecipando alle iniziative apostoliche parrocchiali e diocesane. Se nel passato ciò era, per vari motivi ostacolato, oggi sta diventando una pressante necessità. I laici, adeguatamente formati, si sentano soggetti reali nella vita della Chiesa. Ciò presuppone, sia da parte loro che da parte del clero, un rinnovamento nelle reciproche relazioni, la capacità di collaborazione, un atteggiamento di paziente ricerca del dialogo, di servizio e di reciproca fiducia. Importante mezzo di formazione apostolica dei laici sono le organizzazioni, le associazioni e i movimenti cattolici. Tra questi, occupa un posto particolare l'Azione Cattolica, che in passato è stata molto vivace in Polonia e ha portato tanti frutti meravigliosi. Sarebbe quindi quanto mai opportuna la sua rinascita perché, senza di essa, l'infrastruttura dell'associazionismo cattolico in Polonia resterebbe incompleta. Tutte queste forme organizzative, grazie ai carismi loro propri, sprigionano la ricchezza spirituale - a volte nascosta - propria dei laici: la loro profonda sete di santità, una generosità degna di ammirazione e una sincera dedizione alla causa di Cristo e della Chiesa. Oggi si può parlare di "una nuova stagione aggregativa" nella Chiesa (Cfr. CL 29); si tratta di un nuovo soffio dello Spirito Santo nei nostri tempi, a cui dobbiamo aprirci generosamente con gratitudine e speranza. In questo contesto, desidero ricordare il Sinodo Plenario di Polonia, in cui ha un ruolo essenziale la partecipazione dei fedeli laici.

Attraverso i gruppi sinodali sparsi in tutta la Polonia, esso dovrebbe diventare strumento privilegiato per formare una nuova coscienza cristiana ed ecclesiale dei cattolici polacchi e quindi anche una scuola di evangelizzazione.


4. Un campo di evangelizzazione estremamente importante, dove la partecipazione dei laici è veramente indispensabile, è costituito dalla famiglia. "L'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia!" (FC 86). Lo stato della famiglia è un indicatore estremamente sensibile della salute di una particolare società. Oggi in Polonia, come avete sottolineato nelle vostre relazioni, accanto a fenomeni positivi, come l'aumento del numero delle famiglie consapevoli della loro vocazione cristiana e della missione nella Chiesa e nel mondo, l'accoglienza da parte di molti ambienti con senso di grande gratitudine e responsabilità della Carta dei Diritti della Famiglia pubblicata dalla Sede Apostolica e lo sviluppo del movimento in favore della difesa della vita concepita, non mancano - purtroppo - i sintomi di una grave crisi della coppia e della famiglia, evidenziati dal numero dei divorzi, dal propagarsi delle pratiche anticoncezionali e dell'interruzione di gravidanza. Nel processo di evangelizzazione della famiglia polacca, la priorità dovrebbe essere costantemente data alla questione della tutela della vita umana sin dal suo concepimento. Le famiglie cattoliche dovrebbero sentirsi non soltanto oggetto, ma prima di tutto soggetto attivo dell'apostolato, esercitando un efficace influsso sulle altre famiglie, creando un clima sociale favorevole ed aperto alla vita, contrapponendo alla cultura della morte la cultura cristiana della vita. In questo momento non si può fare a meno di menzionare le sorti della legge del Parlamento sulla tutela giuridica del bambino una volta concepito. Non si tratta qui di imporre a tutti dei principi cristiani, come qualcuno ha obiettato, ma di difendere il fondamentale diritto dell'uomo, cioè il diritto alla vita, preoccupazione che dovrebbe trovare espressione anche nella legislazione dello stato civile. La Chiesa, che difende l'uomo, non può rimanere in silenzio su questo problema. Deve ricordare in modo chiaro ed univoco il vero punto determinante di tutta questa problematica. Per questi motivi sono pienamente solidale con la posizione e le iniziative assunte a questo proposito dall'Episcopato Polacco. Ho scritto nell'esortazione apostolica Familiaris consortio: "Contro il pessimismo e l'egoismo, che oscurano il mondo, la Chiesa sta dalla parte della vita: e in ciascuna vita umana sa scoprire lo splendore di quel 'Si', di quell''Amen', che è Cristo stesso (Cfr. 2Co 1,19 Ap 3,14). Al 'no' che invade ed affligge il mondo, contrappone questo vivente 'Si', difendendo in tal modo l'uomo e il mondo da quanti insidiano e mortificano la vita" (FC 30). La famiglia è il fondamentale soggetto della formazione delle giovani generazioni e della trasmissione della fede. Per opera dei genitori credenti si compie la prima evangelizzazione e l'iniziazione dei loro figli alla vita cristiana. Occorre che i genitori cattolici in Polonia si sentano ancor più responsabili per l'adempimento di questa loro essenziale missione, specialmente attraverso il buon esempio della loro vita di fede. Ai tempi della propaganda atea marxista, la famiglia polacca era un solido baluardo di fedeltà a Cristo e alla Chiesa. Ora va aiutata affinché anche nei tempi attuali, che sotto un certo aspetto sono diventati più difficili, sappia adempiere al suo compito apostolico.


5. Parlando della famiglia, tocchiamo direttamente la questione della giovane generazione polacca. I giovani rappresentano oggi un punto di riferimento estremamente importante per la vita sociale e della missione della Chiesa. Il futuro dipende dai giovani, dai loro atteggiamenti, dalla loro maturità morale e dalla loro fedeltà a Cristo. Fra la giovane generazione dei Polacchi, si stanno attualmente diffondendo sintomi di stanchezza, di apatia, di assenza di ideali, di cedimento passivo ai miti del denaro e del consumismo. Ciò desta una giusta inquietudine in molti pastori. Dilaga un sentimento di frustrazione, aggravato dal fenomeno della disoccupazione che tocca in maniera particolare il mondo giovanile.

In tale situazione i giovani sono particolarmente esposti alla minaccia delle varie patologie sociali. Molti, purtroppo, cercano la soluzione dei propri problemi nell'evasione dell'alcool e della droga. Nel campo religioso non si deve sottovalutare l'influsso negativo delle sette, nonché delle correnti pseudoreligiose della "new age", che stanno diventando progressivamente sempre più forti. Per questi motivi, la Chiesa polacca ha oggi bisogno di una pastorale dei giovani creativa e coraggiosa nel cercare nuove forme e modi diversi per evangelizzare le giovani generazioni. I giovani possiedono ancora ricchi tesori spirituali, su cui si può e si deve costruire. C'è ancora tanta sincera sete di bene, di bellezza e di verità, abbiamo tanti esempi di sequela radicale di Cristo e del suo Vangelo, come è chiaramente emerso a Czestochowa durante la VI Giornata Mondiale della Gioventù ed anche lo scorso anno, durante le celebrazioni del primo anniversario di quell'indimenticabile evento. La fiamma accesa dallo Spirito Santo nel Cenacolo di Jasna Gora va tenuta continuamente viva in ogni Diocesi, in ogni parrocchia, nelle organizzazioni e nei movimenti ecclesiali. Auspico che le Giornate Mondiali della Gioventù, celebrate ogni anno nella Domenica delle Palme, entrino stabilmente nei programmi pastorali come momenti di dialogo particolare della Chiesa con i giovani e come mezzi ormai sperimentati per la loro evangelizzazione. "La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa" (CL 46). Un mezzo indispensabile per la formazione dei giovani è costituito dalle organizzazioni e dai movimenti ecclesiali, oggi sempre più numerosi in Polonia. Con particolare soddisfazione - cari fratelli - ho accolto la vostra decisione riguardante il ripristino dell'Associazione dei Giovani Cattolici, che nella nostra Patria ha una così ricca e bella tradizione. La catechesi, in quanto trasmissione dei contenuti della fede ed educazione alle scelte che da essa scaturiscono, è la fondamentale espressione della sollecitudine della Chiesa per i giovani. I giovani hanno diritto a ricevere questo dalla Chiesa, come hanno diritto di ottenere dalla società che la catechesi si svolga anche in ambiente scolastico. Per questo è stato un bene che, dopo tanti anni di discriminazione, le lezioni di religione siano tornate nelle scuole polacche. Tali lezioni di religione all'interno della scuola impongono a tutti coloro che fanno opera di catechesi, sia ecclesiastici sia laici, la grave responsabilità di non sciupare questa importante occasione di evangelizzazione. Ovviamente la catechesi nella scuola esige di essere completata a livello parrocchiale dalla pastorale dei bambini e dei giovani. Le prime esperienze della Chiesa polacca con la catechesi nella scuola, come ho avuto modo di sapere dalle vostre relazioni, sono positive e di ciò sono molto lieto.


6. "Andate in tutto il mondo". Ogni visita "ad limina" è sempre un momento speciale di apertura delle Chiese particolari alla Chiesa universale. Devo ora ripetere quanto scrissi nell'enciclica Redemptoris missio: "Esorto tutte le Chiese e i Pastori, i sacerdoti, i religiosi, i fedeli, ad aprirsi all'universalità della Chiesa, evitando ogni forma di particolarismo, esclusivismo o sentimento di autosufficienza. Le Chiese locali, pur radicate nel loro popolo e nella loro cultura, debbono tuttavia mantenere in concreto questo senso universalistico della fede, dando cioè e ricevendo dalle altre Chiese doni spirituali, esperienze pastorali,... personale apostolico e mezzi materiali" (RMi 85). La Chiesa polacca, dopo anni di isolamento imposto con la forza da un sistema totalitario, oggi ha un grande bisogno di questa apertura. Constato con gioia che tale apertura si sta ampliando sempre più nella Chiesa polacca. Basti menzionare il chiaro approfondimento della consapevolezza missionaria insieme con l'aumento dei contributi in favore delle missioni. Vanno inoltre nominate alcune preziose iniziative in favore dell'aiuto pastorale e caritativo delle Chiese nelle nazioni vicine. Il Sinodo dei Vescovi d'Europa ha stabilito le vie del reciproco scambio di doni spirituali tra le Chiese del nostro continente, favorendo così una continuità, specialmente fra le nazioni dell'Europa centro-orientale. Si tratta, tra l'altro, di creare adeguate strutture, che potrebbero facilitare una reciproca collaborazione delle Chiese e dei loro Episcopati.


7. Per concludere, una parola ai sacerdoti polacchi ai quali, in unione con i loro Vescovi, spetta un ruolo estremamente importante nel processo d'evangelizzazione.

I sacerdoti polacchi, sia diocesani sia religiosi, hanno superato bene la prova del passato, dando esempio di grande generosità e di un lavoro pastorale veramente ammirevole: fedeli alla Chiesa, solidali con la Nazione e da essa amati e rispettati. E' questa una grande ricchezza spirituale della Chiesa polacca. Il momento presente, caratterizzato da una forte pressione della cultura laica e del materialismo pratico, esige dai presbiteri un approfondimento della loro identità sacerdotale. A questo fine occorre che affrontino la fatica della formazione permanente, per poter vivere in pienezza la propria vocazione. "La nuova evangelizzazione ha bisogno di nuovi evangelizzatori, e questi sono i sacerdoti che si impegnano a vivere il loro sacerdozio come cammino specifico verso la santità" (PDV 82). Sotto questo aspetto acquista una grande importanza la dimensione comunitaria della vita sacerdotale. Il sacerdote, oggi più che mai, ha bisogno del sostegno della comunità presbiterale, della parrocchia, della prefettura e della Diocesi. L'edificazione di un'autentica comunità sacerdotale, fondata sulla "fraternità sacramentale", costituisce oggi uno dei fondamentali compiti dei Vescovi e degli stessi sacerdoti, cosa che riguarda in modo particolare le Diocesi di recente istituzione. "Il principio interiore, la virtù che anima e guida la vita spirituale del presbitero... è la carità pastorale, partecipazione della stessa carità pastorale di Gesù Cristo" (PDV 23). I compiti pastorali sempre crescenti richiedono a tutti i Pastori - Vescovi e presbiteri - di ravvivare la propria carità pastorale, il che troverà espressione in una fervida e coraggiosa ricerca di nuovi mezzi e metodi di apostolato. Abbiamo attualmente bisogno di una pastorale veramente missionaria, che non stia passivamente in attesa, ma parta alla ricerca delle pecore smarrite. Il ministero svolto in parrocchia rimane anche oggi la forma fondamentale della pastorale, tuttavia esige di essere completato da varie forme di pastorale specifica, come pure di lavoro svolto in gruppo e in équipe. Grazie a ciò, le parrocchie diventeranno in modo autentico "le comunità delle comunità".

Occorre anche aprirsi, con prudenza e discrezione, ai mezzi che la tecnica moderna ci ha messo a disposizione, come radio, televisione e stampa, non dimenticando tuttavia i cosiddetti "mezzi poveri", la cui efficacia è confermata dal Vangelo.

Sono dunque grandi e non facili i compiti posti ora davanti ai sacerdoti polacchi.

Sono pero sicuro che, uniti ai loro Vescovi e in solidale legame con tutto il Popolo di Dio a cui servono con tanta dedizione, troveranno forza e saggezza pastorale sufficienti per svolgerli in modo corretto e soddisfacente.


8. Di fronte ai nuovi compiti, imposti attualmente dall'evangelizzazione nella nostra Patria, la Chiesa polacca non si presenta a mani vuote. Essa infatti è uscita dal periodo di prova del passato arricchita da una grande esperienza: è risultata vittoriosa dal confronto con il totalitarismo ateo marxista; ha difeso con coraggio l'uomo, la sua dignità e i suoi incontestabili diritti; ha pagato con molti sacrifici da parte dei suoi Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e da molti fedeli laici, il fedele compimento della sua missione. Oggi lo diciamo con umiltà, ripetendo: "Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare" (Lc 17,10). Dobbiamo ora preoccuparci di non perdere questo inestimabile patrimonio del passato, poiché si tratta di una ricchezza spirituale che deve diventare il fondamento e il lievito dell'attuale evangelizzazione. Questa è anche la ricchezza di cui ha bisogno la Chiesa universale, su cui ha posto la sua attenzione il Sinodo dei Vescovi d'Europa. Esso ci ha ricordato che, nello scambio dei doni spirituali all'interno del nostro continente, anche la Chiesa Polacca può portare un grande e prezioso contributo, a condizione pero che essa conservi la sua identità, che rimanga fedele alle proprie radici spirituali. Di fronte ai nuovi compiti dell'evangelizzazione, la Chiesa in Polonia si presenta arricchita da una rinnovata struttura delle Diocesi e delle province ecclesiastiche. L'istituzione di una nuova divisione territoriale delle Diocesi, più rispondente alle necessità pastorali, è una grande occasione e insieme un grande impegno. Essa significa infatti la costruzione, a volte fin dalle fondamenta, delle indispensabili strutture pastorali ed amministrative nelle nuove Diocesi. Nell'attuale situazione sociale ed economica della nostra Patria, si tratta di un compito né facile né semplice, perciò è indispensabile l'aiuto solidale e la collaborazione tra le diverse Diocesi. Lo stesso vale anche per quel che riguarda la sollecitudine per la formazione dei futuri sacerdoti: i difficili inizi non scoraggino i Pastori e i fedeli ma, sul modello delle prime comunità cristiane, suscitino entusiasmo e dedizione al bene della Chiesa. La Chiesa in Polonia, consapevole delle grandi sfide del momento presente, ha intrapreso la grande opera del Sinodo Plenario Polacco, che ebbi la gioia di inaugurare durante il IV Pellegrinaggio in Patria.

Si tratta di un'approfondita riflessione sul magistero del Concilio Vaticano II circa il mistero della Chiesa e la sua presenza nel mondo contemporaneo. La ricchezza e la profondità della dottrina conciliare vanno continuamente rilette e tradotte in pratica; si tratta di un compito sempre attuale per ognuno di noi: Vescovi, presbiteri, religiosi e religiose insieme con tutti i fedeli laici. Il Concilio Vaticano II attende la sua realizzazione anche da noi, in Polonia. Per questo grande impegno sarà certamente di valido aiuto il nuovo "Catechismo della Chiesa Cattolica", recentemente pubblicato che, spero, sarà presto disponibile anche nella traduzione polacca. In questo momento auspico che quest'opera provvidenziale del Sinodo Plenario porti abbondanti frutti spirituali attraverso un'approfondita presa di coscienza di tutta la Chiesa in Polonia.


9. "Prendete il largo e calate le reti per la pesca" (Lc 5,4). Con questa esortazione Cristo si rivolge oggi alla Chiesa. La nuova evangelizzazione è una grande pesca di anime: il compito è enorme e non mancano difficoltà, barriere ed ostacoli. I pescatori sono minacciati dalla stanchezza e, a volte, dallo scoraggiamento: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla" (Lc 5,5), dice Pietro. La logica dell'evangelizzazione non è pero una logica puramente umana. Di fronte alla vastità degli impegni, occorre ripetere l'atto di fede e di fiducia nel Maestro compiuto da Pietro: "ma sulla tua parola gettero le reti" (Lc 5,6). La risposta è immediata: "E avendolo fatto, presero un'enorme quantità di pesci e le reti si rompevano" (Lc 5,6).

"Calate le reti per la pesca"! Cari fratelli nell'episcopato, desidero che dalla presente visita "ad limina" portiate con voi questa espressione di Pietro che, colmo di fede e determinazione afferma: "ma sulla tua parola gettero le reti". Vi conforti nelle fatiche pastorali e moltiplichi le vostre forze e il vostro coraggio apostolico, diventando garanzia di una pesca abbondante. Raccomando all'intercessione della Madre di Dio, Regina della Polonia, le vostre Chiese locali, il presbiterio, le famiglie religiose maschili e femminili e tutti i fedeli, mentre di tutto cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Data: 1993-01-12 Data estesa: Martedi 12 Gennaio 1993


Discorso al gruppo di Presuli della Conferenza Episcopale in visita "ad limina" - Roma

Titolo: Nella situazione attuale della Polonia segnata da profonde divisioni, contese e conflitti di varie specie, è compito della Chiesa ricostruire l'unità, la concordia e risvegliare la speranza




1. Vi do un cordiale benvenuto e vi saluto, cari fratelli nell'episcopato, Pastori della Santa Chiesa che vive nella nostra Patria. Saluto il Cardinale Primate, Presidente della Conferenza dell'Episcopato Polacco, il Cardinale Henryk Gulbinowicz, gli Arcivescovi Metropoliti, i Vescovi Ordinari, l'Ordinario Militare e i Vescovi Ausiliari. Un particolare saluto rivolgo a Mons. Jan Martyniak, Ordinario della Diocesi di Przemysl di rito bizantino-ucraino. Sono molto contento poiché, dopo un periodo di discriminazioni e di persecuzioni da parte delle autorità comuniste, la comunità cattolica che in Polonia si riconosce in questo rito possiede ora un proprio Pastore e può godere piena libertà. Cari fratelli nell'episcopato! Desidero esprimere la mia grande gioia per l'incontro odierno, che manifesta un carattere particolare, ricco di molti contenuti. Questa infatti, non è una visita ordinaria, ma una visita "ad limina", la visita "ad limina Apostolorum". Nelle persone dei propri Pastori, viene da Pietro tutta la Chiesa polacca, per confermare ancora una volta il profondo legame, che da un millennio la unisce alla Sede Apostolica - un legame che lungo la nostra storia si è dimostrato ricco di frutti preziosi umanamente e spiritualmente. Ogni visita "ad limina" è una particolare esperienza della Chiesa-comunione; è un arricchente confronto di prospettive fra Chiese particolari e la Chiesa universale, che già S.

Paolo Apostolo ricercava per assicurarsi di non "correre o di aver corso invano" (Cfr. Ga 2,2). E', in fondo, una fraterna stretta di mano, come un tempo fecero gli stessi apostoli Pietro e Paolo (Cfr. Ga 2,9). L'odierna visita "ad limina" si svolge in particolari circostanze storiche, che le conferiscono un carattere eccezionale. In Europa e in Polonia sono accaduti profondi cambiamenti, che impongono alla Chiesa una particolare sensibilità ai segni dei tempi. Il Concilio dice: "E' dovere di tutto il Popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l'aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare attentamente, capire e interpretare i vari modi di parlare del nostro tempo, e di saperli giudicare alla luce della Parola di Dio, perché la Verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venir presentata in forma più adatta" (GS 44). I Pastori della Chiesa della terra polacca, vengono oggi da Pietro per assumersi, in spirito di responsabilità collegiale, la fatica di leggere questi attuali "segni dei tempi" e trarre da essi un concreto programma per la vita e l'attività della Chiesa nella nostra Patria in questo momento storico. Il nostro incontro odierno cade circa a due anni dal mio IV pellegrinaggio in Patria, compiuto nel giugno 1991, in cui già si tento di offrire una lettura teologico-pastorale degli impegni e delle sfide per la missione della Chiesa in Polonia, di fronte alla nuova situazione. Ritengo che l'odierno incontro sia la continuazione e in qualche modo il bilancio del dialogo pastorale allora iniziato.


2. "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo" (Mc 16,15). Durante questa visita "ad limina" desidero ancora una volta considerare insieme a voi, cari fratelli, il mandato fondamentale che la Chiesa ha ricevuto dal suo Maestro, quello dell'evangelizzazione. Ho dedicato l'incontro con il primo gruppo dei Vescovi polacchi alla meditazione sulla dimensione interecclesiale dell'evangelizzazione ("ad intra"); ora desidero far notare i vari ambiti dell'evangelizzazione che scaturiscono dalla presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo ("ad extra"). "Predicate il vangelo". L'evangelizzazione del mondo contemporaneo comporta un grande sforzo da parte della Chiesa, teso a rinnovare la faccia della terra. Il Concilio ricorda: "perciò la Chiesa... cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio" (GS 40). Questa espressione conciliare sulla funzione profetica adempiuta dalla Chiesa per mezzo della sua creativa presenza nel mondo contemporaneo, della sua sensibilità critica nei riguardi della realtà che la circonda e della solidarietà che lo lega ad ogni uomo, riassume bene l'impegno attuale dell'evangelizzazione. Per questo "La 'nuova evangelizzazione'... deve annoverare tra le sue componenti essenziali l'annuncio della dottrina sociale della Chiesa... (essa) fa parte essenziale del messaggio cristiano perché tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società ed inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore" (CA 5). Ciò è importante soprattutto nelle nazioni che - come la Polonia - sono uscite dalla dittatura del comunismo e devono ora assumersi l'enorme fatica della ricostruzione morale, economica e politica. La Chiesa ha un ruolo estremamente importante da compiere in questo processo storico. Una delle caratteristiche della Chiesa in Polonia era e rimane il profondo radicamento nella vita della Nazione. Nei diversi periodi storici ciò ha assunto diverse forme, che dipendevano dalle necessità concrete.

Sempre pero la Chiesa è stata unita alla Nazione, ha partecipato solidalmente alle sue sconfitte come alle gioie delle vittorie ottenute. Negli ultimi decenni, nel periodo del dominio dell'opprimente sistema totalitario, la Chiesa ha esercitato in modo eminente il ruolo di portavoce e difensore della sovranità nazionale, ha difeso i suoi diritti, è divenuta, non soltanto per i cattolici, l'unico spazio di libertà. Il servizio offerto alla Nazione in quelle difficili circostanze è universalmente riconosciuto ed apprezzato. Come vive la Chiesa polacca oggi, nell'epoca della riacquistata libertà? Il suo compito ha veramente perso d'attualità, come affermano taluni? L'attività della Chiesa in Polonia deve essere rinchiusa nell'ambito delle mura delle chiese? La Chiesa non cessa di essere segno di contraddizione, come del resto lo fu il suo Fondatore. Non solo ai tempi della dittatura atea, ma anche oggi, l'insegnamento e la presenza della Chiesa nella vita sociale suscita l'opposizione di certi ambienti. Fedele alla propria missione, la Chiesa deve assumersi il grande compito di una presenza di servizio ministeriale nel mondo, cioè una presenza di evangelizzazione. Questo è il suo diritto e al tempo stesso il suo obbligo fondamentale.


3. "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde...?" (Lc 9,25).

Vivendo nella società umana la Chiesa non desidera altro che di servire l'uomo.

Serve l'uomo mostrandogli i vasti orizzonti della sua dignità e della vocazione che ha ricevuto da Dio Creatore e Redentore. La Chiesa serve l'uomo anche quando, sull'esempio del Buon Pastore, gli indica la via da seguire, lo difende dai pericoli, oppure, come il buon Samaritano, si china con amore su di lui e cura le sue ferite. Nella nostra Patria anche oggi l'uomo va difeso dalle vecchie e nuove minacce. Assistiamo ancora ad una importante battaglia, il cui oggetto è appunto l'uomo e la stessa sua anima. La Chiesa non può sottrarsi al dovere di difendere l'uomo, fino al dovere di difenderlo da se stesso; non può tacere, perché proprio l'uomo è la sua prima e fondamentale via, la via tracciata da Cristo stesso, una via che invariabilmente passa attraverso il mistero dell'incarnazione e della redenzione (Cfr. RH 14). perciò uno dei fondamentali contenuti della nuova evangelizzazione sottolinea non soltanto la verità su Dio, ma anche la piena verità sull'uomo, dunque una corretta visione dell'uomo basata sul Vangelo.

I nostri connazionali si trovano oggi davanti ad una grande sfida costituita dal dono divino della libertà e dal suo corretto uso, sia nella dimensione individuale sia in quella sociale. E' necessario ricordare loro costantemente che la libertà intesa come arbitrio, separata dalla verità e dal bene, la libertà separata dai comandamenti di Dio, diventa una minaccia per l'uomo e porta alla schiavitù, rivolgendosi contro l'individuo e contro la società. Un cattivo uso della libertà espone a un grande rischio tutto ciò che con tanto sforzo e a prezzo di tanti sacrifici eravamo riusciti ad ottenere. Di fronte a tutto questo la Chiesa non può tacere, anche a rischio di perdere la popolarità. Il Concilio ci insegna: "Nessuna legge umana v'è che possa porre così bene al sicuro la personale dignità e la libertà dell'uomo, quanto il Vangelo di Cristo affidato alla Chiesa" (GS 41). La libertà esige di essere guidata dalla coscienza, e da una coscienza ben formata, che sia in grado di distinguere il bene e il male morale e sappia scegliere il bene in ogni situazione. La libertà non è relativismo morale, ma si fonda su chiari e trasparenti criteri morali. I Polacchi oggi devono essere forti interiormente, per resistere all'ondata di immoralità che giunge loro da varie parti sotto le sembianze della modernità e della liberazione. Il cosiddetto "entrare nell'Europa" non può essere attuato a prezzo della rinuncia alle leggi della retta coscienza, in nome di una malintesa tolleranza e di un distorto pluralismo. Ciò significherebbe la libera sottomissione ad una nuova forma di schiavitù totalitaria, ancora più pericolosa, perché accettata di propria volontà.

Alla Chiesa, esperta educatrice delle coscienze umane, oggi è affidato un compito straordinariamente grande e importante.


4. Oggi diventa fondamentale il servizio della Chiesa alla cultura umana. La cultura costituisce un indispensabile ambiente di vita e di sviluppo dell'uomo e di intere società e nazioni, come possiamo vedere con chiarezza rileggendo la storia della nostra Patria: la Nazione, resa schiava e per lunghi decenni privata delle strutture del proprio Stato, è sopravvissuta grazie alla propria identità culturale (Cfr. Discorso all'UNESCO 1980). Nel campo della attenzione per la cultura, la Chiesa ha scritto nella storia dei capitoli magnifici, come si deduce anche dalla nostra esperienza più recente. Ricordiamo il ruolo della Chiesa in questo campo ai tempi della dittatura comunista, quando si voleva ad ogni costo privare la nostra cultura di quelle radici cristiane sulle quali era cresciuta.

Ricordiamo il ruolo delle "settimane di cultura cristiana", organizzate nelle Diocesi e persino nelle singole parrocchie: esse, in quei tempi difficili, consolidavano lo spirito della Nazione e il senso della sua identità. In un'epoca di profonde trasformazioni in quasi tutti i settori della vita sociale in Polonia, anche la cultura si è trovata in uno stato di crisi e di perdita d'equilibrio riguardo ai valori fondamentali. Come avete sottolineato concordemente nelle vostre relazioni, cari fratelli, si intensificano nuovamente sistematici attacchi di taluni ambienti contro i valori cristiani e contro le radici della nostra cultura. La controversia per la cultura polacca, dunque, continua e probabilmente, sotto molti aspetti, si è anche acutizzata. perciò non può mancare a questo proposito la ferma voce della Chiesa e il suo impegno evangelizzatore. L'ambito dei mass media esige una particolare sollecitudine evangelizzatrice della Chiesa, come uno di quegli "areopaghi moderni", di cui scrissi più ampiamente nell'enciclica "Redemptoris missio" (RMi 37) e in cui hanno un ruolo importante da svolgere la stampa e i programmi radiofonici e televisivi d'ispirazione autenticamente cristiana. Questo è un particolare campo di apostolato dei laici, specialmente dei giornalisti e degli autori cattolici. Va sottolineato con forza il diritto della Chiesa ad avere accesso ai mezzi di comunicazione sociale, che costituiscono un fondamentale strumento di evangelizzazione. Parlando di evangelizzazione della cultura, non possiamo omettere l'importanza e i compiti degli atenei cattolici operanti in Polonia. Penso all'Università Cattolica di Lublino, che quest'anno celebra il suo 75 anniversario; penso alle pontificie facoltà teologiche di Wroclaw, Poznan e Varsavia, con a capo la Pontificia Accademia di Teologia a Cracovia, erede della più antica facoltà teologica in Polonia, all'Accademia di Teologia Cattolica di Varsavia, senza dimenticare i seminari maggiori polacchi. Tutti questi Istituti sono dei focolai creativi di cultura cristiana estremamente importanti, della cui luce ha tanto bisogno non soltanto la Chiesa, ma anche la Polonia; il loro servizio alla Verità Suprema è allo stesso tempo servizio alla Nazione, in ciò che per essa è più essenziale. Se attualmente gli atenei cattolici in Polonia si trovano ad affrontare molte difficoltà, specialmente nel campo materiale, la Chiesa deve circondarli di particolare sollecitudine e tutela. Sono convinto, che la Nazione cattolica troverà in sé abbastanza forza e generosità, perché il grande bene, rappresentato dagli atenei cattolici, sia difeso e conservato indenne per le future generazioni.


5. Un altro settore che oggi in Polonia richiede un grande sforzo di evangelizzazione è la vita economico-sociale. Il Concilio dice: "Anche nella vita economico-sociale sono da tenere in massimo rilievo e da promuovere la dignità ed integrale vocazione della persona umana come pure il bene dell'intera società.

L'uomo infatti è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale" (GS 63). Per questo, la Chiesa deve costantemente ricordare che lo sviluppo non va inteso in senso esclusivamente economico, ma piuttosto in senso integralmente umano (Cfr. CA 29). Nel campo della vita socio-economica, la Chiesa non cessa di difendere la giustizia e solidarietà sociale e di sostenere tutti coloro che soffrono varie forme di ingiustizia. La Chiesa deve ricordare che le sole leggi del mercato libero non bastano ma anzi, si rivolgono contro l'uomo, quando egli dimentica i suoi doveri morali, più importanti delle leggi di economia. E' ovvio che la Chiesa non possiede ricette pronte per il miglioramento della situazione economica: non è questo il suo campo.

La dottrina sociale della Chiesa contiene tuttavia un insieme di principi indispensabili per la costruzione di un giusto sistema sociale ed economico.

Occorre un rinnovato sforzo di diffusione della conoscenza della dottrina sociale della Chiesa nella società polacca. Si tratta di uno degli essenziali elementi che riguardano la formazione dei laici, e in particolare di coloro che direttamente si occupano di attività economico-sociale. Grazie ad essa, sarà più facile ai fedeli laici fare un giusto discernimento e una giusta valutazione nelle situazioni concrete in cui si trovano ad operare. Uno dei contenuti più importanti della nuova evangelizzazione è costituito dall'annuncio del "vangelo del lavoro", che ho presentato nella mia enciclica "Laborem exercens" e che, nelle attuali condizioni, è diventato particolarmente necessario. Esso suppone una intensa e dinamica pastorale dei lavoratori, necessaria oggi come in passato, rispetto al quale sotto certi aspetti, è diventata ancora più difficile. La Chiesa deve cercare sempre nuove forme e nuovi metodi, senza cedere allo scoraggiamento. Con la pastorale dei lavoratori è strettamente unita la pastorale dei disoccupati, il cui numero in Polonia è in continuo aumento. Questo nuovo fenomeno nella nostra Patria richiede una speciale sollecitudine da parte della Chiesa. Fra i nuovi settori della pastorale occorre qui menzionare l'attenzione ai datori di lavoro e agli imprenditori. Si tratta di una categoria sociale sulla quale gravano specifici obblighi morali nei riguardi del bene comune, di cui dobbiamo essere sempre più consapevoli. Non dimentichiamo che la via per una reale trasformazione del volto della Polonia passa attraverso il cuore di ogni Polacco. Sono necessarie riforme strutturali e legislative pero, alla fine, la riuscita di questo processo dipende soprattutto dalla conversione del cuore di ogni singolo Polacco e di ogni singola Polacca.


6. "Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri" (Ga 2,10). La sollecitudine per i poveri e i bisognosi occupa un posto particolare nel processo di evangelizzazione. "E', questa, una opzione, o una forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la Tradizione della Chiesa" (SRS 42). Ce ne ha dato esempio il Salvatore stesso, che dedicava una speciale attenzione proprio ai poveri: "i poveri del Signore". I profondi cambiamenti in corso nella nostra Patria comportano l'impoverimento di una significativa parte della società e, per questo, oggi più che in passato dobbiamo imparare ad aiutarci reciprocamente. S. Paolo esorta alla solidarietà con tutti i bisognosi: "Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo" (Ga 6,2). Il comandamento dell'amore del prossimo è molto concreto; occorre promuovere iniziative e vincere gli atteggiamenti di apatia, di passività e di egoismo individuale e di gruppo. Abbiamo di fronte un grande campo d'azione per la Caritas ecclesiale - una meritevole organizzazione che, dopo anni di difficoltà, è stata restituita finalmente alla Chiesa - per la parrocchia, per la pastorale della carità e per le organizzazioni e le associazioni dei cattolici laici. I disoccupati sono una categoria sociale che paga un prezzo particolarmente alto per le riforme attuali. Contro la propria volontà, essi vengono privati del lavoro che è il mezzo di mantenimento proprio e della famiglia, finendo a volte, insieme ai loro cari, in situazioni veramente drammatiche. Bisogna anche ricordare le famiglie con molti figli, i titolari delle pensioni di invalidità civile e i pensionati. Per la Chiesa sono tutti settori privilegiati di evangelizzazione sotto forma di una fattiva solidarietà. Da qualche tempo appaiono da noi con frequenza sempre maggiore emigrati provenienti da altre nazioni ancor più povere della nostra Polonia. Dobbiamo sapere dilatare i nostri cuori, affinché anch'essi, secondo le possibilità, trovino posto da noi. Dobbiamo imparare a condividere quello che abbiamo, nonostante la povertà e l'indigenza. "Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri". Nella vita della Chiesa questo è un imperativo essenziale, perché in ogni povero e in ogni bisognoso il cristiano vede un altro Cristo: "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare... nudo e mi avete vestito" (Mt 25,35-36).


7. La Chiesa adempie il compito di evangelizzazione anche in riferimento alla comunità politica. "La Chiesa, che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana" (GS 76). In questo senso, la Chiesa si manifesta dunque non come un concorrente o un partner del gioco politico, ma come custode dell'ordine morale e come coscienza critica. Sin dagli albori della storia della nostra Patria, la Chiesa ha adempiuto a questo compito: basti ricordare la figura di S. Stanislao, vescovo e martire. Se negli ultimi decenni si è impegnata con particolare intensità in questa forma di difesa dell'uomo, oggi, invece, dopo aver riacquistato la piena libertà, sembra che alcune cerchie, che fino a poco fa accettavano tale ruolo della Chiesa, assumano nei suoi confronti un atteggiamento critico, se non addirittura negativo, volendo costringerla al silenzio. Ma la Chiesa non può tacere. La Chiesa non è un partito politico, né si identifica con alcun partito politico, ma è sovrapartitica, aperta a tutti gli uomini di buona volontà, e nessun partito politico può arrogarsi il diritto di rappresentarla. Il Concilio Vaticano II ammonisce: "E' di grande importanza, soprattutto in una società pluralistica, che si abbia una giusta visione dei rapporti tra la comunità politica e la Chiesa e che si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della Chiesa in comunione con i loro pastori" (GS 76). E' compito proprio dei fedeli laici un impegno diretto nella sfera della politica, motivato da una sincera sollecitudine per il bene comune della società in cui vivono; per il bene comune, cioè il bene di tutti gli uomini e di tutto l'uomo. I rimproveri mossi alla politica non giustificano lo scetticismo e l'assenza dei cattolici nelle cose pubbliche perché si tratta di un loro diritto ed anche di un loro dovere di coscienza, come pure del compito derivante dalla loro vocazione. Le opzioni politiche dei cattolici - questo va sottolineato fermamente - devono essere in armonia con il sistema evangelico dei valori e, a volte, ciò richiede un discernimento molto accurato. La dottrina sociale della Chiesa può offrire su questa problematica sicure linee di impegno.

Nella situazione attuale della Polonia, segnata da profondi divisioni, contese e conflitti di varie specie, un importante compito della Chiesa è ricostruire l'unità, la concordia e risvegliare una speranza troppo spesso affievolita. I Polacchi devono imparare a dialogare tra loro nella verità e con rispetto della propria dignità e di quella della controparte che, pur differendo tra loro, non per questo diventano nemiche. Le dovrebbe unire la sollecitudine per gli autentici valori e per i beni più alti, che stanno al di sopra degli interessi particolari dei singoli gruppi politici. La Chiesa apprezza la democrazia, ma non cessa di ammonire che "una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo" (CA 46). La vita della comunità politica gode di sua propria autonomia (Cfr. GS 36). Questa autonomia, pero, non va intesa come una indipendenza dai principi morali, poiché una politica priva dei sani principi etici porta inevitabilmente al degrado della vita sociale, alla violazione della dignità e dei diritti della persona umana.

Occorre restituire alla politica l'immagine del servizio. Una politica degna di questo nome offre un autentico servizio all'uomo e alla società, e non diventa una spietata lotta per il potere, oppure un'egoistica ricerca dei propri interessi particolari. L'Apostolo esorta: "mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri" (Ga 5,13), "Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui" (1Co 10,24).


8. "Guai a me se non predicassi il vangelo!" (1Co 9,16). Siamo giunti ormai al termine delle nostre considerazioni. Cari fratelli, sulla base di un'attenta lettura delle vostre relazioni del quinquennio trascorso, ho cercato di presentare un vasto panorama dei compiti di evangelizzazione che si presentano alla Chiesa polacca nell'attuale situazione. "La messe è molta". Questo esige da tutta la Chiesa che vive in Polonia - cioè dai vescovi, dai presbiteri, dalle famiglie religiose e dai cattolici laici - una rilettura della loro vocazione missionaria: "guai a me se non predicassi il vangelo!". Guai a me se tacessi, se rimanessi passivo... Afferma l'Apostolo: "l'amore di Cristo ci spinge" (2Co 5,14). Alla soglia del terzo millennio della Redenzione, l'amore di Cristo suscita nella Chiesa e in tutti i suoi membri un nuovo slancio apostolico. Il nostro è un tempo particolare - davvero è "il kairos", cioè un tempo di grazia, poiché per opera dello Spirito Santo si stanno operando nel mondo grandi cose. Siamo sensibili, come Chiesa, a questi segni dei tempi; leggiamoli e rispondiamo ad essi in spirito di fede così da ridestare in noi una nuova speranza. Cari fratelli nell'episcopato, Pastori della Chiesa della mia diletta Patria! Auguro a Voi, auguro a tutta la Chiesa pellegrina in Polonia, per intercessione di Maria che veneriamo come Stella della Nuova Evangelizzazione, una grande messe evangelica. A tutti coloro che lavorano nel campo di Dio imparto di vero cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-01-15 Data estesa: Venerdi 15 Gennaio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Discorso al gruppo dei Presuli della Conferenza Episcopale della Polonia in visita "ad limina" - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)