GPII 1993 Insegnamenti - All'ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

All'ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un compito di responsabilità al servizio della missione del Papa

Signor Prefetto, Signor Ispettore, Funzionari e Agenti dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano!


1. Il nuovo anno è da poco iniziato, e sono lieto di poter salutare ancora una volta in voi le donne e gli uomini della Polizia che lo Stato italiano destina ad uno speciale servizio, legato alla missione del Papa. Il carattere familiare dell'incontro mi offre l'occasione di rivolgervi un saluto personale, di ringraziarvi per quanto fate e di porgervi un auspicio sincero: l'augurio di un buon lavoro, certamente, ma anche di ogni bene per ciascuno di voi e per i vostri cari. Penso specialmente a chi di voi è sposato da poco o si accinge a formare una propria famiglia: assicuro ad ognuno un cordiale ricordo nella preghiera, ben consapevole delle difficoltà del momento presente, che richiede non pochi sacrifici. Un augurio particolare va naturalmente al Dottor Vincenzo Valenti, nominato da poco Ispettore Generale. Il mio pensiero si rivolge, poi, al Dott.

Enrico Marinelli, per ringraziarlo delle parole rivoltemi e soprattutto dell'opera prestata nei lunghi anni di servizio, specialmente come dirigente dell'Ispettorato. Con lui desidero inoltre felicitarmi per il recente riconoscimento e la nuova responsabilità.


2. Sono trascorsi quasi quindici anni dall'inizio del mio ministero come Vescovo di Roma, e posso dire di aver visto avvicendarsi non poche persone nel Corpo di Pubblica Sicurezza in servizio presso il Vaticano! Carissimi, sono certo che lavorare in questo luogo costituisce per voi un richiamo costante ai valori che non mutano: a quei valori dello spirito che attendono di mettere radici sempre più profonde nella vita di ciascuno. La vostra presenza accanto al Papa, qui come in altre parti del Paese in cui Egli si reca in missione, è quanto mai utile ed apprezzata. Davvero non è piccola la vostra responsabilità! Possa ciascuno assumerla e viverla con una duplice vigilanza: vigilanza esteriore, contro i rischi e i pericoli di minacce all'ordine e alla sicurezza; e vigilanza interiore, come atteggiamento e stile di chi sa ben armonizzare la disciplina e la cordialità, per offrire a pellegrini e turisti una serena e tranquilla accoglienza. Quando poi il servizio risultasse meno gratificante e più faticoso, specialmente durante le ore notturne o nei giorni in cui il clima si fa pesante, sappiate, cari Agenti, offrire tutto a Dio per il bene dei vostri cari. Fate si che il vostro lavoro diventi preghiera. Da parte mia, vi assicuro un ricordo nelle mie orazioni, e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri familiari e alle persone a voi care.

Data: 1993-01-22 Data estesa: Venerdi 22 Gennaio 1993

Omelia - Parrocchia Sant'Antonio da Padova (Settebagni)

Titolo: Convertirsi significa passare dalla delusione alla speranza di un'esistenza piena di senso

"Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino" (Mt 4,17).

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di Sant'Antonio di Padova a Settebagni!


1. Le parole del Vangelo di Matteo, appena proclamate, ci riconducono alla prima predicazione del Divino Maestro, che dette inizio al suo ministero pubblico con un segno di profonda umiltà, come la liturgia ci ha fatto meditare nella domenica conclusiva del tempo Natalizio. L'Evangelista narra che Gesù si reco al Giordano, mescolandosi al popolo peccatore, e volle essere battezzato da Giovanni Battista.

Pur sapendo e professando che Gesù era il Santo per eccellenza, il Precursore obbedi e, mentre il Redentore usciva dalle acque del Giordano, lo Spirito Santo si poso su di lui in forma di colomba. Si udi allora proclamare dall'Alto: "Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt 3,17). Dopo il battesimo di penitenza, il Messia - continua il racconto evangelico - fu trasportato dallo Spirito nel deserto, dove trascorsi quaranta giorni e quaranta notti di preghiera e di digiuno, fu tentato dal diavolo, che Egli respinse con vigore. Ritorno quindi in Galilea, ci riferisce il Vangelo odierno, e li chiamo i primi discepoli mentre "gettavano la rete in mare": da pescatori del "mare di Galilea" li rese "pescatori di uomini". Tutti questi episodi anticipano la grande verità, che si renderà evidente e luminosa nel seguito della vita pubblica: Gesù è vero uomo inviato nel mondo con una missione ben precisa, alla quale egli si dedica in atteggiamento di docile abbandono nelle mani del Padre celeste; Gesù è anche vero Dio, venuto sulla terra per riunire le pecore disperse del popolo di Israele e per essere luce di tutte le genti.


2. "Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino". Queste parole noi le accogliamo con venerazione e fiducia, perché pronunciate non da un semplice uomo, ma dal Figlio di Dio. Le sentiamo rivolte a ciascuno di noi: Gesù, infatti, non parlava solo per i suoi contemporanei, ma per tutti gli uomini, di ogni epoca e di ogni condizione. Per tutti, infatti, è la salvezza. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is 9,1). L'annuncio del Profeta, echeggiato nella prima Lettura, si avvera definitivamente in Cristo, luce e salvezza del genere umano immerso nelle tenebre dell'errore e del peccato. Egli ci chiama alla luce, alla santità.

Convertitevi! Convertirsi è un termine dal significato profondo. Vuol dire, nella dimensione spirituale, capovolgere la direzione stessa della vita: aprirsi alla fede, passare dal culto delle cose materiali all'uso intelligente di esse come strumenti per meglio servire Dio e i fratelli; passare dalla dissipazione mondana alla serietà cristiana, dalla delusione e dallo scoraggiamento alla speranza e alla gioia di un'esistenza piena di senso. Convertirsi vuol dire credere al Vangelo, familiarizzare con gli insegnamenti del Salvatore, farli diventare norma del proprio vivere quotidiano.


3. La vostra parrocchia, carissimi fratelli e sorelle, è dedicata a un Santo, sant'Antonio di Padova, che ben merito il titolo di Dottore della Chiesa per l'ardore con cui visse e predico il Vangelo. Discepolo fedelissimo del Poverello di Assisi, imito Gesù e lo segui si fedelmente da diventare un "Vangelo vivente".

Nel grandioso affresco, che possiamo ammirare nell'abside di questa vostra chiesa, egli sembra invitarci ad andare al Crocifisso e a dimorare in orante contemplazione ai suoi piedi, insieme con lui e con il serafico Francesco d'Assisi. Sant'Antonio ci ricorda che nel mistero della Croce e della Risurrezione si trova il segreto della nostra vera felicità. Più passa il tempo, più scopriamo che il Vangelo rappresenta la guida originale e insuperabile per il vero progresso spirituale dell'uomo. Convertirsi significa, pertanto, accogliere questo Libro di salvezza come norma di tutto il nostro esistere: vuol dire aprire il cuore a Cristo. Ma permettetemi, cari fratelli e sorelle, di prendere spunto per la nostra riflessione anche dal secondo titolo della vostra Parrocchia, quello di Settebagni. Gli studiosi hanno dato diverse interpretazioni delle origini di tale nome. Si suppone tuttavia correntemente che esso sia legato alla presenza di acque abbondanti. Immediato è il riferimento al Battesimo. Il primo sacramento della Chiesa non richiama forse il bagno purificatore nell'acqua che, grazie alla parola della fede, toglie dall'anima la macchia del peccato originale, restituendole lo splendore della grazia santificante? Tutti i sette sacramenti istituiti da Cristo sono sorgive zampillanti di acqua viva per la nostra rinascita e crescita in Lui.

Settebagni può allora significare sette fonti d'acqua, che ricordano costantemente la grande possibilità offerta ai credenti di attingere ai sacramenti, sorgenti misteriose ed inesauribili di salvezza per crescere nella santità, nella comunione e nell'amore secondo il disegno di Dio.


4. Possa essere così per tutti voi, carissimi fratelli e sorelle, che saluto con affetto. Saluto e ringrazio innanzitutto il Cardinale Vicario Camillo Ruini, insieme col Vescovo di settore, Mons. Enzo Dieci. Rivolgo, poi, il mio grato pensiero al Parroco, Padre Francesco D'Angeli, e agli altri Padri Francescani suoi collaboratori. Unisco nel ricordo gli Istituti di vita consacrata operanti in parrocchia, le associazioni ed i movimenti apostolici e tutti coloro che lavorano attivamente all'interno della vostra Comunità. Penso con singolare cordialità ai bambini, ai giovani, alle famiglie, agli anziani, ai malati: a tutti assicuro la mia solidale e beneaugurante preghiera. Il Signore vi sostenga nei vostri buoni propositi, che so generosi e pieni di ardore missionario. Non sono certo né pochi, né piccoli i problemi presenti anche in questo vostro quartiere della cintura periferica romana, dove occorrerebbero strutture sociali più adeguate e servizi maggiormente rispondenti alle necessità di una zona radicalmente e profondamente mutata. Giustamente voi vi preoccupate dei giovani, ai quali intendete offrire, mediante opportune attrezzature sportive, uno spazio di incontro e di serena maturazione umana e religiosa accanto alla vostra parrocchia. Inoltre, è vostra costante cura creare un clima di accoglienza che, bandendo l'emarginazione, promuova la cultura della solidarietà. Molto state facendo e molto avete in animo di realizzare. Continuate a lavorare uniti. Tutto operate al servizio della nuova evangelizzazione. A ciò vi invita il Sinodo Diocesano e l'approssimarsi dell'anno duemila, grande Giubileo della fede, tappa importante pure per il cammino della vostra famiglia parrocchiale.


5.Camminate uniti! "Vi esorto, fratelli - ripete oggi l'Apostolo - ad essere tutti unanimi", superando la tentazione della divisione e dell'incomprensione. La grazia è sostegno alla nostra umana limitatezza e debolezza. Con l'aiuto di Dio possiamo raggiungere ciò che, da sola, la fragile natura dell'uomo non riesce ad ottenere: possiamo cioè rispondere appieno a quanto Gesù ci chiede. Occorre mettere in pratica l'esortazione poc'anzi ascoltata da san Paolo: "Non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti" (1Co 1,10). Durante l'Ultima Cena, Gesù ha chiesto al Padre che i suoi discepoli siano "una cosa sola", come Egli e il Padre sono una cosa sola. Essere una cosa sola! Avere la stessa fede; volersi bene nel Signore, aiutandosi e servendosi reciprocamente, fino a perdonarsi l'un l'altro le offese per amore di Gesù, fino a pregare per i nemici e a beneficiarli con una grande carità. Ecco ciò a cui il Vangelo ci chiama. Fratelli e sorelle carissimi, lo Spirito Santo vi aiuti ad essere cristiani autentici, che poggiano la loro speranza sulla croce di Cristo: testimoni ed apostoli del Signore, che diventano "segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce" (dalla Colletta).


6. Unisci, Signore questa comunità nel vincolo del tuo amore! così vogliamo ora pregare insieme con l'intera cristianità che in questi giorni celebra la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. La famiglia dei credenti ha subito, lungo i secoli, lacerazioni e divisioni profonde che costituiscono un grave ostacolo sulla via dell'evangelizzazione. Quanto vorremmo poter finalmente godere in pienezza della verità e della grazia lasciateci in eredità dal nostro comune Signore! Il traguardo dell'unità è la nostra aspirazione: è la nostra ardente e incessante invocazione. Ci illumini lo Spirito Santo arricchendo i nostri poveri sforzi con la potenza della sua grazia. E' quanto intendiamo domandare insieme, quest'oggi, nel corso di questa Visita pastorale alla vostra parrocchia, a conclusione ormai della "Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani".

Sappiamo, pero, che l'unità non può che scaturire da una reale adesione alla verità tutta intera. L'unità è dono, frutto dello Spirito che riconcilia e rinnova.


7. Lasciamo risuonare nel nostro spirito l'invito di Cristo: "Convertitevi perché il Regno dei Cieli è vicino". Convertitevi! Avvertiamo l'urgenza di aderire con tutta l'anima al Vangelo! Apriamo il cuore al Signore: egli ha spezzato il giogo che opprimeva il suo popolo, "la sbarra che gravava le sue spalle e il bastone del suo aguzzino" (Is 9,2). Gesù è "nostra luce e nostra salvezza". "Spera nel Signore, sii forte". Amen.

Data: 1993-01-24 Data estesa: Domenica 24 Gennaio 1993

Angelus - Preghiera mariana sulla conversione al Vangelo con l'intercessione di Maria - Roma

Titolo: "E' il tempo di convertirsi a Dio accogliendo il suo Vangelo di speranza e di pace"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. "Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino" (Mt 4,17). Queste parole dell'odierna liturgia e la festa della Conversione di san Paolo, che domani celebreremo, ci offrono l'occasione di riflettere insieme su questo tema fondamentale della vita cristiana che è appunto la "conversione". Nell'esistenza di Paolo essa ebbe un carattere straordinario: mentre si recava a Damasco per combattere i discepoli di Cristo, venne folgorato dalla luce del Risorto (Ac 9,3). La via di Damasco, tuttavia, non è soltanto la via di Paolo: è di ogni uomo assetato di verità, di giustizia, di amore. Chiunque, infatti, può trovarsi, come l'Apostolo, a camminare nella direzione sbagliata. Se l'animo resta aperto, prima o poi udrà, in qualche modo, la voce di Dio, che mette in questione ogni falsa sicurezza, per aprire lo spirito al ravvedimento e dischiudergli la strada alla pace vera. Tutti abbiamo bisogno di convertirci. Tutti abbiamo la possibilità di convertirci. La conversione è allora un evento posto all'incrocio di due misteri: il mistero della divina misericordia, infinitamente più grande del nostro peccato, e quello della libertà, che è il grande rischio dell'essere umano, ma anche la sua straordinaria possibilità.


2. Convertitevi! Comincia così la predicazione di Gesù. Grazie alla conversione Paolo divento un uomo nuovo, fino a confessare: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Ga 2,20). Ecco, carissimi fratelli e sorelle, il senso cristiano del convertirsi al Vangelo: è la "metànoia", il cambiamento radicale di mentalità, che porta ad abbandonare la strada dell'egoismo e a percorrere quella dell'adesione alla verità e all'amore di Dio. Finché resta il peccato, l'uomo si sente prigioniero dei vizi e in antagonismo coi suoi simili. Grazie all'amore divino, fiorisce nel suo cuore la pace ed egli si apre a rapporti fraterni con il prossimo. E' questa l'ora di una grande conversione. E' l'ora di convertirsi a sentimenti di solidarietà, a una politica di pace, a una logica di fraternità, alla pazienza del dialogo, alla ricerca di quanto unisce gli esseri umani, piuttosto che a quanto li divide. E' il tempo soprattutto di convertirsi a Dio, accogliendo il suo Vangelo di speranza e di pace.


3. Chiediamo a Maria, madre e discepola del Redentore, di disporre il nostro cuore ad una vera conversione. La sua materna intercessione ottenga che, sulla via tormentata degli uomini del nostro tempo, brilli il Vangelo di Cristo, salvezza definitiva dell'uomo. Maria, rifugio dei peccatori, prega per noi!

Data: 1993-01-24 Data estesa: Domenica 24 Gennaio 1993

Visita alla Parrocchia Sant'Antonio di Padova Settebagni, gli incontri con i bambini, con il consiglio pastorale e con i giovani - Settebagni

Titolo: Aspirate sempre a un mondo migliore

Saluto di cuore tutta la vostra parrocchia, Sant'Antonio di Padova a Settebagni. Quando sono entrato qui, tra di voi, ho sentito una banda musicale suonare. Mi ricordo di aver sentito molte altre volte queste bande musicali in America. Adesso ho capito dove hanno imparato questa tradizione in America: hanno imparato dalla parrocchia di Sant'Antonio. Del resto lo sappiamo bene che S.

Antonio faceva cose diverse, molto speciali, a volte miracolose; era un taumaturgo. Avete allora un patrono che ben si adatta alla vostra parrocchia. Essa poi è affidata ai padri Minori e da questa famiglia religiosa di San Francesco avete anche in un certo senso la sua presenza.

Saluto tutti, Pastori, comunità presente, ma soprattutto saluto i bambini dell'asilo, della scuola elementare, della scuola media, tutti quelli che sono venuti e che tramite due loro coetanei mi hanno espresso il benvenuto. Io vi ringrazio per questo benvenuto. Anzi devo dirvi che mi sento bene tra di voi, tra voi tutti ma soprattutto mi sento bene tra i bambini. E non può essere diversamente. Sappiamo bene che Gesù ha chiesto sempre di avere accanto a sé i bambini. Tramite loro la parrocchia si esprime come vicina a Gesù, attraverso questi cuori puri, questi cuori semplici che cercano la verità, cercano il bene, cercano il bello e fanno un progetto per la vita futura. Una vita che deve essere migliore. Con quale dolore hanno parlato delle violenze, delle guerre, di ogni atrocità che si diffondono anche nella nostra Europa! Con quale dolore hanno parlato di queste cose! Vogliono un mondo migliore, come lo voleva Cristo, come lo voleva San Francesco, come lo voleva Sant'Antonio vostro patrono.

Vi auguro a tutti di aspirare sempre ad un mondo migliore, un mondo più cristiano, un mondo più umano. Vi auguro di aspirare a questo mondo migliore e vi auguro di realizzarlo. Questo è l'augurio che faccio a tutti voi all'inizio di questo nuovo anno.

Data: 1993-01-24 Data estesa: Domenica 24 Gennaio 1993

Ai giovani - Settebagni

Titolo: Guardate già verso Denver

Carissimi, Il vostro collega ha fatto un discorso non solo bello e profondo, ma un discorso che potrebbe rimanere per voi tutti, un discorso da leggere e da meditare. Io ora voglio solo aggiungere qualche corollario a questo discorso.

Esprimo la mia grande gioia di essere con i giovani di questa parrocchia legata alla grande famiglia francescana nella persona di Sant'Antonio. Vedo poi che voi già puntate a Denver ed avete tutte le buone intenzioni, tutto l'entusiasmo della gioventù mondiale. Solo che non avete i soldi. Ma io penso che il genio di San Francesco potrà esservi utile anche in questo campo. Lui non aveva soldi, non voleva averne; ma faceva cose anche più grandi della giornata mondiale della gioventù a Denver. Allora vi auguro di trovare una buona soluzione a questo vostro problema. Una terza cosa vorrei aggiungere: auguro a voi giovani per il vostro futuro di poter vivere in una Chiesa in cui l'unità dei cristiani si farà corpo, si farà realtà, si potrà realizzare secondo le parole di Cristo che pregava per questa unità affinché "siano una cosa sola". Paolo direbbe un corpo solo, il Corpo di Cristo. Vi auguro dunque di vivere in questa Chiesa, in questa cristianità più unita, più corrispondente ed adeguata a quello che voleva Cristo, che ha costituito Cristo e per cui ha dato la sua vita. Questi sono i miei auguri per voi giovani. Vi auguro ancora di essere figli gioiosi delle vostre famiglie, della vostra patria e della Chiesa, come lo era San Francesco ed il suo imitatore più da vicino, Sant'Antonio.

Data: 1993-01-24 Data estesa: Domenica 24 Gennaio 1993

Discorso per la ventisettesima Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali - Roma

Titolo: Audiocassette e videocassette nella formazione della cultura e della coscienza

Cari fratelli e sorelle, Ad un anno dalla pubblicazione della Istruzione Pastorale Aetatis novae sui mezzi di comunicazione sociale, invito tutti voi ancora una volta a riflettere sulla visione che l'Istruzione ha presentato del mondo moderno e sulle implicazioni pratiche delle situazioni in essa descritte.

La Chiesa non può ignorare i cambiamenti, molti e senza precedenti, causati dal progresso in questo importante ed onnipresente aspetto della vita moderna. Ciascuno di noi deve interrogarsi sulla saggezza necessaria per apprezzare le opportunità che lo sviluppo della moderna tecnologia della comunicazione offre al servizio di Dio e del Suo popolo, riconoscendo nello stesso tempo, le sfide che il progresso inevitabilmente pone. Come l'Istruzione Pastorale Aetatis novae ci ricorda, "la comunicazione conosce una considerevole espansione che influenza profondamente le culture del mondo nel suo insieme" (No. 1).

Possiamo parlare davvero di una "nuova cultura" creata dalle moderne comunicazioni, che coinvolge tutti, in particolare le generazioni più giovani; essa stessa risultato, in gran parte, dei progressi tecnologici che ha suscitato: "nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici" (Cfr. RMi 37).

Oggi la Chiesa mette il suo impegno per adempiere la sua perenne missione di proclamare la Parola di Dio, ed affronta la grande sfida di evangelizzare questa nuova cultura, esprimendo l'immutabile verità del Vangelo in questo linguaggio. Poiché tutti i credenti sono coinvolti in questi cambiamenti, ciascuno di noi è chiamato ad adattarsi alle situazioni che mutano ed a scoprire modi efficaci e responsabili per usare i mezzi di comunicazione sociale a gloria di Dio e al servizio della Sua creazione. Nel mio messaggio per la Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali dell'anno scorso ricordavo che tra le realtà che celebriamo in questa annuale circostanza vi sono i doni, elargitici da Dio, della parola, dell'udito e della vista, per mezzo dei quali è possibile la comunicazione fra noi.

Quest'anno il tema della Giornata mette in evidenza due specifici "nuovi media" che in maniera notevole sono al servizio di questi sensi, vale a dire le audiocassette e le videocassette. Le audiocassette e le videocassette ci permettono di avere a portata di mano e di trasportare con facilità un numero illimitato di programmi audiovisivi, come mezzi per l'istruzione o per l'intrattenimento, per una maggiore e più completa comprensione delle notizie e dell'informazione, o per l'apprezzamento della bellezza e dell'arte. E' importante guardare a queste nuove risorse come a strumenti che Dio, per mezzo della intelligenza e della ingegnosità umana, ha posto a nostra disposizione. Come tutti i doni divini, questi ci sono dati per essere usati a buon fine e per aiutare individui e comunità a crescere sia nella conoscenza e nell'apprezzamento della verità, sia nella considerazione della dignità e delle necessità degli altri.

Le audiocassette e le videocassette, inoltre, posseggono una forte potenzialità in grado di aiutare le persone a progredire culturalmente, socialmente e nella sfera religiosa. Possono essere molto utili nella trasmissione della Fede, anche se non possono mai sostituire la testimonianza personale che è essenziale per la proclamazione della verità nella sua interezza e dei valori del messaggio cristiano. Spero che quanti sono impegnati professionalmente nella produzione di programmi audiovisivi, in cassette o su altri supporti, riflettano sulla necessità che il messaggio cristiano possa trovare espressione, in modo esplicito o implicito, nella nuova cultura creata dalle comunicazioni moderne (Cfr. Aetatis Novae, 11).

Questo non solo dovrebbe essere conseguenza naturale della "presenza attiva ed aperta della Chiesa in seno al mondo delle comunicazioni" (), ma anche risultato di un preciso impegno da parte dei comunicatori. I professionisti dei media, coscienti dell'autentico valore, dell'impatto e dell'influenza delle loro produzioni, dovranno porre particolare impegno, per realizzarle di qualità morale talmente elevata da garantire sempre effetti positivi sulla formazione della cultura; e dovranno resistere alla lusinga, sempre presente, di un profitto facile e rifiutare con fermezza la partecipazione a produzioni che sfruttino le umane debolezze, offendano le coscienze o insultino la dignità umana. E' altrettanto importante che quanti fanno uso dei mezzi come le audiocassette o le videocassette non si considerino come semplici consumatori.

Ciascun individuo, semplicemente esternando a produttori e rivenditori le proprie reazioni di fronte ai contenuti di uno di questi media, può avere un'influenza determinante sul contenuto e sul livello morale delle future produzioni. La famiglia in particolare, cellula fondamentale della società, è influenzata profondamente dall'atmosfera creata dai media nella quale vive. I genitori hanno perciò la grave responsabilità di educare la famiglia ad un uso critico dei mezzi della comunicazione sociale. L'importanza di questo compito deve essere spiegata specialmente alle coppie di giovani sposi. Nessun programma di catechesi dovrebbe sottovalutare la necessità di insegnare ai bambini e agli adolescenti un uso appropriato e responsabile dei media.

In questa giornata mondiale delle comunicazioni sociali, estendo il mio più cordiale saluto a tutti i professionisti, uomini e donne, impegnati a servire l'umana famiglia attraverso i mezzi di comunicazione, a tutti i membri delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche delle comunicazioni sociali, operanti nel mondo in questo campo e alla vasta platea dei recettori dei media, nei confronti della quale essi portano il peso di una responsabilità veramente grande. Possa Dio Onnipotente concedere a tutti voi i suoi doni.

Dal Vaticano, 24 gennaio 1993, festa di San Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti.

Data: 1993-01-24 Data estesa: Domenica 24 Gennaio 1993

Al Sindaco, alla Giunta ed altri amministratori capitolini durante l'incontro per lo scambio degli auguri per il nuovo anno - Roma

Titolo: La Chiesa intende sviluppare il suo "confronto" con la Città in atteggiamento di attenzione permanente, di dialogo e di servizio

Signor Sindaco, Signori della Giunta e del Consiglio Comunale di Roma!


1. Siate tutti benvenuti a questo ormai tradizionale appuntamento d'inizio d'anno.

Sono lieto di accogliere e di salutare, attraverso di voi, l'intera comunità civile di Roma. La vostra visita non è soltanto un apprezzato gesto di cortesia, ma è l'affermazione di un profondo e inscindibile rapporto, che lega la Chiesa cattolica a questa Città, spiritualmente vivificata dalla testimonianza coraggiosa e feconda degli apostoli Pietro e Paolo. Grazie al sangue dei Martiri essa, come scriveva Santa Brigida sei secoli fa, è diventata "via abbreviata del cielo". In così lungo decorso di secoli Roma ha sempre tenuto fede al suo compito provvidenziale di "patria comune dei credenti", approdo spirituale di innumerevoli schiere di pellegrini, oltre che di stupefatti visitatori.

I fasti dell'antichità pagana si sono sublimati in una missione di civiltà, che supera l'effimera gloria degli imperi che passano, perché trae forza sempre nuova dal messaggio di amore recato nel mondo da Cristo redentore. Sullo sfondo di un simile storico destino il nostro incontro, illustri Signori, assume un significato ideale, che va ben oltre le convenienze politiche e sociali e mette in luce l'urgenza di una collaborazione operosa e cordiale, capace di far convergere verso la promozione dell'uomo le energie soprannaturali della Chiesa e quelle proprie del servizio politico. Come ebbi modo di dire alcuni mesi or sono, "la Chiesa non è solamente in Roma, ma essendo in Roma è tutta coinvolta in quello che è Roma" (Discorso in San Giovanni in Laterano del 30 maggio 1992). Si tratta di una consapevolezza che traduce per la nostra Città la grande lezione del Concilio, il quale, pur sottolineando il mistero soprannaturale della Chiesa e dunque la sua missione specificamente religiosa, ne rileva anche il solidale coinvolgimento nella storia degli uomini: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di coloro che soffrono sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" (GS 1).


2. Benvenuti, dunque, gentili Amministratori dell'Urbe. Uno speciale grazie vada a Lei, Signor Sindaco, per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi. Ho seguito con viva attenzione l'analisi da Lei fatta, nel contesto dell'attuale situazione europea e mondiale, dei più rilevanti problemi che segnano la vita della nostra Città: dalla questione morale e istituzionale alla crisi economica, dall'esigenza fortemente sentita di una più corretta gestione del potere all'affermarsi di una reale solidarietà verso i più deboli, che, favorendo una effettiva cultura dell'accoglienza, si contrapponga agli episodi di violenza xenofoba ed antisemita e vada incontro alla complessa condizione degli immigrati specialmente di quelli non muniti di regolare permesso di soggiorno. In tale contesto, l'odierno incontro assume una ulteriore e significativa connotazione - come Ella, Signor Sindaco, ha ripetutamente sottolineato - alla luce di quel "confronto con la Città", che la Chiesa di Roma ha intrapreso in occasione del Sinodo tuttora in corso.

La Diocesi va responsabilmente misurandosi con i problemi cittadini, allo scopo di mettere a punto linee di servizio e di testimonianza aperte e incisive. In tale sforzo essa sa di dover coordinare intenti ed iniziative con quanto i Responsabili dell'Amministrazione comunale sono chiamati a fare nel proprio ambito istituzionale. Il vostro non è un compito facile. In una Città come Roma, ricca di storia in ogni suo angolo, ma sottoposta nello stesso tempo alla pressione di uno sviluppo tumultuoso, tipico delle grandi metropoli e di una moderna capitale, tutto è più complicato. Si tratta infatti di dare al territorio un assetto rispettoso delle sue tradizioni, ma rispondente anche ed in maniera efficace ai nuovi bisogni. Dopo aver raggiunto in anni recenti uno sviluppo economico che ha innalzato il tenore di vita di gran parte dei suoi abitanti, Roma conosce ora un periodo di difficoltà, collegato con la crisi di tutta l'economia italiana, e non solo italiana, con risvolti preoccupanti per l'occupazione, soprattutto per i giovani in cerca di primo impiego, e per i numerosi immigrati, ai quali è comunque doveroso assicurare una rispettosa e fraterna accoglienza.

Non vanno, poi, dimenticate le altre forme di povertà, antiche e nuove, presenti nella nostra Città: dalla tossicodipendenza alla solitudine degli anziani ed alla discriminazione sociale, così come non sono da sottovalutare i nuovi rigurgiti di aberranti ideologie di violenza xenofoba, che minacciano alla radice l'umana convivenza e la dimensione di una vera solidarietà. Sono problemi per la cui soluzione non bastano interventi politici. E' necessaria la collaborazione di tutti. In particolare si richiede un forte impegno di carattere educativo nei confronti delle nuove generazioni. Ad esse la Chiesa di Roma intende offrire il proprio contributo con ciascuna delle sue istituzioni: dalle scuole alle Università, dalle parrocchie alle associazioni e movimenti giovanili. Più facilmente si riuscirà a supplire alle attuali difficoltà, se non verrà meno l'intesa tra gli enti pubblici e la Chiesa, ciascuno collaborando nel ruolo che gli è peculiare.


3. La Comunità dei credenti è, tuttavia, ben consapevole di dover attendere, prima ancora che alle varie forme di servizio sociale, all'impegno suo essenziale: al compito cioè di evangelizzare la società. L'annuncio evangelico, peraltro, comporta precise applicazioni anche per la vita sociale dell'uomo e per il suo impegno politico. Voi sapete qual è il pensiero della Chiesa al riguardo. Per essa, la politica è un'alta ed esigente forma di carità. "La Chiesa - dichiara il Concilio - stima degna di lode e di considerazione l'opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità" (GS 75). Opera "degna di lode e di considerazione", dunque, la politica, ma opera che suppone grande senso di responsabilità: da chi riveste una pubblica funzione è legittimo attendersi atteggiamenti di specchiata correttezza e di coerente onestà. La bussola dell'impegno politico deve per tutti essere il bene comune, perseguito nel pieno rispetto della legalità.

Competenza ed efficienza, da una parte, responsabilità e rigore, dall'altra, sono gli ingredienti di un servizio politico-amministrativo degno di questo nome. Va, pertanto, considerata come un "segno dei tempi" l'esigenza sempre più sentita di una politica trasparente, onesta, rigorosa. Senza mai cedere alla logica di valutazioni superficiali e sommarie, né indulgere alla tentazione del disfattismo, dev'essere ribadita l'urgenza di un forte impegno etico per un reale rinnovamento della politica, in vista di una migliore "qualità" della vita sociale, nel contesto di una comunità a dimensione veramente umana.


4. E' in tale prospettiva di rinnovamento e di impegno comune che la Chiesa intende sviluppare il suo "confronto" con la Città in atteggiamento di attenzione permanente, di dialogo, di servizio. Pur nella situazione di accentuato pluralismo sociale e culturale, chi potrebbe porre in dubbio l'apporto fondamentale che la tradizione cristiana può offrire all'edificazione di un futuro migliore per la comunità cittadina? L'avvicinarsi del Giubileo dell'anno 2000 costituisce fin d'ora uno stimolo alla riflessione per una rinnovata presa di coscienza della missione di Roma "communis patria" di tutti i credenti in Cristo. Le Chiese del mondo intero guardano a Roma; la celebrazione giubilare - ne sono certo - sarà per la Città un'occasione di crescita spirituale, culturale e sociale. Occorre dunque predisporsi a così grande evento con tempestiva e lungimirante preparazione, nel clima di una cordiale collaborazione tra la Chiesa e la Città.

Il mio auspicio è che i preparativi di carattere tecnico siano animati e sorretti da quelli ancor più importanti di carattere morale: si tratta infatti - come ho già avuto modo di ricordare - di "promuovere la testimonianza di una Comunità che sappia vivere quel dono e quel compito di esemplarità cristiana che le sono affidati da quando la predicazione e il martirio di Pietro e di Paolo segnarono i suoi inizi" (Discorso cit.). Sono sicuro, gentili Rappresentanti della Città, che tale impegnativo compito troverà in voi piena rispondenza. E, mentre affido questi miei sentimenti ed auspici a Maria, Salus Populi Romani, la cui icona ha accompagnato significativamente l'inizio dei lavori dell'Assemblea sinodale nella Basilica di San Giovanni in Laterano, imploro volentieri la benedizione del Signore su ognuno di voi, sulle vostre famiglie e sull'intera Comunità cittadina, a cui auguro un anno di prosperità, di operosa concordia e di pace.

Data: 1993-01-25 Data estesa: Lunedi 25 Gennaio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - All'ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano - Sala del Concistoro, Città del Vaticano (Roma)