GPII 1993 Insegnamenti - Angelus - Roma


1. Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Mondiale dei malati di lebbra. Da quando la voce profetica di Raoul Follereau denuncio l'inumano abbandono in cui versavano i lebbrosi, sono passati molti anni, durante i quali è cresciuta l'attenzione verso la lebbra, e molto è stato fatto per guarirla. Ma rimane uno scandalo che una malattia come questa, pur terribile, continui a mietere vittime, solo per la mancanza di cure adeguate. Quante sofferenze, cari fratelli e sorelle, scomparirebbero o almeno sarebbero mitigate, se diminuissero gli egoismi e crescesse la solidarietà. Scopo dell'odierna ricorrenza non è soltanto di sollecitare l'indispensabile sostegno materiale e spirituale per quanti sono colpiti da tale male, ma anche di sensibilizzare l'opinione pubblica alle drammatiche condizioni di povertà e di ingiustizia in cui si trova ancora gran parte dell'umanità. Occorre sconfiggere innanzitutto l'indifferenza, vera lebbra dello spirito. E' necessario farsi promotori e costruttori ad ogni livello di un'autentica cultura della speranza, che difenda e tuteli la vita umana.


2. "Ripartire dal rispetto della vita per rinnovare la società", è appunto il tema della Giornata Mondiale della Vita, che si celebrerà domenica prossima quando io mi trovero in visita pastorale ad alcuni Paesi dell'amato continente africano, dove così forte è il senso della natura, della vita, della famiglia. Carissimi fratelli e sorelle, vorrei che il problema della vita, intimamente connesso a quello della famiglia, venisse posto al centro dell'attenzione di tutti. Come opportunamente ribadiscono i Vescovi italiani nel loro messaggio per questa ricorrenza, bisogna che le persone di buona volontà "si uniscano, e coinvolgano le strutture sociali e civili per creare le condizioni di una più diffusa ed esigente moralità. Il primo impegno sarà di gettare le basi di una politica familiare nuova". Quello che fortemente sorprende, specialmente nei Paesi economicamente più avanzati, è la disinvoltura con cui si accetta una evidente contraddizione: da una parte, lodevolmente cresce l'interesse per la difesa della natura e la stessa cura della vita umana, con l'ausilio delle tecniche più progredite; dall'altra, in gran parte dell'opinione pubblica e nelle legislazioni di molti stati, è misconosciuto il diritto alla vita dell'essere umano appena concepito. La vita umana è un bene indivisibile: è una meraviglia da riscoprire con sempre rinnovato stupore; un dono di Dio sacro e intangibile, da accogliere con gratitudine.


3. Maria, la Vergine Madre del Verbo di Dio fatto uomo, ottenga di superare, su questo tema così decisivo, le attuali fuorvianti contrapposizioni ideologiche, perché il riconoscimento della dignità della vita umana, dal suo concepimento al suo naturale tramonto, divenga il punto di partenza comune per la costruzione di un mondo solidale e di un futuro di pace.

Data: 1993-01-31 Data estesa: Domenica 31 Gennaio 1993

Ai seminaristi di Eisenstadt in udienza - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Sua grazia ci accompagni

Carissimi confratelli nell'episcopato! Carissimi superiori e seminaristi! E' un segno speciale della nostra unione se ora, nel corso della vostra visita alle tombe degli apostoli in occasione del 60° anno di esistenza del vostro seminario sacerdotale, celebriamo insieme la santa Messa e ringraziamo Dio per la sua bontà.

La celebrazione della memoria del Sacrificio della croce di Cristo possa essere sempre al centro della vostra vita e sorgente di energia per il vostro cammino di fede e di vita.

Affinché la nostra preghiera e offerta venga accolta dal Dio onnipotente, vogliamo affidare i nostri peccati alla sua misericordia e pregarlo di perdonarci; la sua grazia ci accompagni nel servizio al suo umanitario disegno divino.

[Traduzione dal tedesco]

Data: 1993-02-01 Data estesa: Lunedi 1 Febbraio 1993

Discorso ai componenti della Giunta e del Consiglio Provinciale di Roma - Roma

Titolo: Ricercare il vero benessere della nazione significa rinsaldare l'intesa tra i cittadini e le istituzioni

Onorevole Presidente, Illustri Componenti della Giunta e del Consiglio Provinciale di Roma, Signore e Signori!


1. Nel porgere a ciascuno un cordiale benvenuto, vorrei innanzitutto esprimere la mia gratitudine per l'opportunità di incontrarvi, che mi viene oggi rinnovata in occasione del tradizionale scambio di auguri all'inizio del Nuovo Anno. Desidero ringraziare personalmente ciascuno di voi per questa cortese e gradita visita e, in special modo, il Presidente della Giunta Provinciale per le sentite espressioni di augurio, che a nome di tutti mi ha rivolto. Ricambio di cuore i voti augurali a me formulati, auspicando per tutti un anno ricco di proficua attività a servizio del bene comune, in un momento non certo facile della vita nazionale.


2. La società attuale sta attraversando un periodo di vera emergenza per quanto concerne il problema dell'occupazione. La crisi economica, che sta interessando in varia misura i Paesi industrializzati, si ripercuote sul mercato del lavoro con conseguenze di drammatica gravità per i singoli e per le famiglie. S'avvertono, inoltre, profondi mutamenti culturali e sociali, che toccano in modo sempre più ampio e incisivo ogni ambito dell'esistenza quotidiana. In tale contesto viene a collocarsi anche l'evoluzione in atto delle forme di insediamento urbano. Gli ultimi rilevamenti statistici riguardanti questo settore hanno infatti messo in luce una flessione nel computo degli abitanti nelle grandi città e una corrispondente crescita della popolazione nei comuni che gravitano attorno alle aree metropolitane. Ciò vale anche per la Città di Roma e la sua Provincia. Si tratta di un fenomeno che, se da una parte contribuisce ad alleviare i problemi tipici dei grandi insediamenti cittadini, pone, dall'altra, a chi ricopre responsabilità amministrative domande nuove ed urgenti.


3. Per far fronte ad una situazione ogni giorno più complessa e impegnativa, è necessaria una larga intesa fra le diverse componenti sociali. Per questo motivo desidero esprimere il mio vivo compiacimento per l'esperienza di collaborazione che le Istituzioni civili e religiose di Roma e del circondario già da tempo stanno compiendo, come poc'anzi Ella, Onorevole Presidente, ha ricordato, soprattutto per quel che riguarda le iniziative a favore delle fasce più deboli della popolazione. La Chiesa, attingendo alla propria lunga tradizione di servizio all'uomo e alla società, è pronta ad offrire il suo specifico contributo per venire incontro alla domanda di una migliore qualità della vita, impegnandosi per uno sviluppo globale, aperto agli aspetti materiali e spirituali dell'esistenza del singolo e della comunità nel suo insieme.


4. Appare, inoltre, sempre più necessaria una maggiore attenzione alla formazione delle giovani generazioni ed un più serio interesse nei confronti dei nuovi nuclei familiari, da aiutare e sostenere in questa fase complessa di vasti mutamenti sociali e culturali. La famiglia, prima cellula della società, deve poter nascere in un clima sereno. Solo grazie ad un'azione coordinata, che la protegga e le permetta di svilupparsi in modo armonico, si potranno prevenire situazioni dolorose, conflitti e problematiche che finirebbero col pesare sull'intero tessuto sociale. Privilegiare una saggia politica familiare, che ponga il focolare domestico al centro di ogni programmazione: è questo l'obiettivo da perseguire da parte di Amministratori, Politici ed Operatori economici, preoccupati del vero benessere della Comunità. Auspico che una crescente collaborazione fra Chiesa e Pubbliche Amministrazioni, sul problema della famiglia come in altri campi, consenta di impiegare al meglio ogni risorsa disponibile nel contesto di un vasto progetto sociale, rispettoso di ogni persona ed attento a valorizzare gli apporti di tutti.


5. Si avverte oggi una profonda crisi di fiducia nelle Istituzioni. Occorre reagire poggiando sui valori dell'onestà, della rettitudine, della dedizione disinteressata al benessere della Comunità. La Chiesa sostiene e incoraggia quanti, con senso di responsabilità, intendono mettere a servizio dei fratelli la propria competenza e il proprio impegno. Il lavoro degli Amministratori deve corrispondere alle attese dei cittadini, senza indulgere a privilegi e particolarismi. Ciascuno è chiamato ad assumere le proprie responsabilità. Allo stesso tempo, la Chiesa invita ad evitare giudizi sommari e condanne generalizzate, che rischiano di accrescere pericolosamente il clima di sfiducia, inducendo ad atteggiamenti di qualunquismo e di deresponsabilizzazione. Ciò che oggi deve stare a cuore a chiunque ricerchi il vero benessere della Nazione è, pertanto, di contribuire a che si rinsaldi l'intesa fra i cittadini e le Istituzioni. Sono certo che a tale scopo mira pure il vostro quotidiano servizio ed auspico che voi possiate concretamente perseguirlo. Con questi sentimenti, mi è gradito rinnovarvi i più sentiti voti di buon lavoro, un lavoro, che s'ispiri all'esempio del saggio scriba "simile - secondo la parola del Vangelo - ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52).

Auguro che nel corso del Nuovo Anno ciascuno di voi sappia discernere opportunamente, nei cambiamenti in atto, le "cose antiche" e le "cose nuove", valorizzando saggiamente fra esse quelle meritevoli, per dare così incisività ed efficacia alla propria attività di pubblico Amministratore. Nell'affidare all'intercessione di Maria, Madre di Dio, questi voti augurali, invoco su di Voi, sulle vostre famiglie, sui vostri Collaboratori, come pure su tutte le vostre attività, la protezione del Signore e di cuore vi benedico.

Data: 1993-02-01 Data estesa: Lunedi 1 Febbraio 1993

Discorso per la celebrazione eucaristica nella Festa della Presentazione del Signore - Roma

Titolo: Siete chiamati ad essere una viva testimonianza e una profezia del Regno di Dio tra la gente della nostra epoca




1. "Mosso dunque dallo Spirito, si reco al tempio" (Lc 2,27). Le parole, che leggiamo nel brano evangelico dell'odierna liturgia, si riferiscono a Simeone, un pio israelita che "aspettava il conforto d'Israele", cioè la venuta del Messia. A lui fu affidata la parola della Rivelazione nel momento della presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la sua nascita a Betlemme.

L'evangelista sottolinea come su questo uomo timorato di Dio stava lo Spirito Santo (Cfr. Lc 2,26), il quale gli aveva preannunciato che "non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia del Signore" (Lc 2,26). L'evangelista ribadisce in particolare che Simeone, mosso appunto dallo Spirito, si reco al tempio il giorno in cui "i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge" (Lc 2,27). Insieme a Simeone il testo evangelico presenta anche la profetessa Anna, sottolineando così la sua partecipazione alla Rivelazione del Messia: "Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (Lc 2,38).


2. La presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme è strettamente collegata col mistero dell'Epifania. L'Epifania mette infatti in evidenza la presenza e l'azione dello Spirito Santo, che guida gli uomini ad incontrare e a riconoscere il Salvatore e a darne poi testimonianza. Lo Spirito Santo discenderà sugli Apostoli nel giorno della Pentecoste. Nel momento della presentazione la sua presenza anticipa e prepara quel giorno. Anticipa e prepara, 30 anni prima, l'epifania sulla riva del Giordano e tutta la missione messianica di Gesù di Nazaret. Al tempo stesso, la presentazione di Gesù al tempio esprime in maniera drammatica le modalità di tale missione salvifica. Rivolgendosi a Maria, la Madre di Gesù, Simeone dice: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori" (Lc 2,34-35). Illuminato dallo Spirito Santo, Simeone vede nel Bambino, presentato a Dio da Maria e Giuseppe, Colui che è venuto per prendersi cura dei figli di Abramo. "perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo" (He 2,17). Ma Simeone vede già tutto questo? Lo vede veramente anche la profetessa Anna? La Chiesa, comunque, ritrova tutto ciò nella loro testimonianza. Lo ritrova nelle parole di Simeone. In esse la Chiesa ritrova anche un riferimento spirituale a quel tempio, le cui porte sollevano i propri frontali perché possa entrare il re della gloria (Cfr. Ps 23,7); Colui che, al tempo stesso, è anche un segno di contraddizione.


3. Carissimi fratelli e sorelle, in questa solenne celebrazione della Festa della presentazione di Gesù al Tempio, saluto di cuore tutti voi che siete venuti qui, guidati dallo Spirito Santo sulla strada della vocazione e della consacrazione.

Essa vi unisce in modo speciale a Cristo, Re della gloria, a Cristo, segno di contraddizione, obbediente fino alla morte, povero e casto. Al Cristo, Figlio della Vergine. Saluto voi, che fate parte della Chiesa di Roma, costruita sul fondamento di Pietro e Paolo, sul fondamento degli apostoli e dei profeti. Mi rivolgo a voi, fratelli e sorelle che appartenete a tante Famiglie di vita religiosa e monacale residenti in Roma e, insieme con voi e mediante voi, mi rivolgo alle persone consacrate sparse in tutto il mondo. L'odierna liturgia, in cui la Chiese rende gloria a Cristo - "luce per illuminare le genti" (Lc 2,32) - è, in modo particolare, la vostra liturgia e il vostro giorno. E' anche occasione di profonda gioia per il Vescovo di Roma, che in questo giorno ha l'opportunità di incontrarvi e di ringraziare il Signore per il dono della vocazione e della vita religiosa alla Chiesa.


4. Come ha sottolineato con forza il Concilio Vaticano II, la vita religiosa costituisce un grande dono per la missione della Chiesa nel mondo ed offre un prezioso contributo non solo alle sue molteplici attività pastorali, ma soprattutto alla varietà dei suoi carismi e alla testimonianza di integrale fedeltà che essa deve rendere al Vangelo. "La professione dei consigli evangelici appare dunque come un segno, che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana" (LG 44). Nel nostro secolo non sono mancati testimoni eminenti di tale radicalità evangelica. Ho avuto la gioia di elevare agli onori degli altari, nel corso dell'anno passato, un numero considerevole di anime consacrate. Alcune di tali persone hanno reso la loro fedele testimonianza evangelica con il supremo sacrificio della vita. Penso, ad esempio, ai martiri claretiani di Barbastro, - un'intera comunità religiosa composta di sacerdoti, studenti di teologia prossimi all'ordinazione presbiterale e di fratelli laici - uccisi in Spagna nel 1936.

Morirono, questi eroici araldi di Cristo, stringendo tra le mani il Crocifisso.

Sulla strada del martirio li hanno seguiti e continuano a seguirli schiere di umili e spesso nascosti discepoli del Signore. Come non ricordare qui le missionarie e i missionari caduti sul campo dell'evangelizzazione e dell'attività missionaria? Come non far memoria delle anime consacrate, silenziosamente immolate sull'altare della totale donazione di sé a Dio? Il loro esempio, il loro sangue versato è seme di nuove vocazioni. Mentre in alcune regioni del mondo si continua ad assistere purtroppo al prolungarsi di un preoccupante inverno vocazionale, altrove, dove più fidente e coraggiosa è l'adesione al Vangelo, è in atto un'autentica rifioritura, ricca di speranza e di promesse per la Chiesa e per l'umanità. Lo Spirito del Signore agisce con tanto maggior potenza quanto più deciso è nelle anime consacrate e nell'intera famiglia cristiana il rifiuto di adattarsi allo spirito di questo mondo e più generosa si fa l'accoglienza del mistero della Croce. L'auspicato rinnovamento della Comunità dei credenti e l'autentico ecumenismo, così intimamente legati nella nuova evangelizzazione, possono trovare nella fedele pratica dei consigli evangelici un valido sostegno ed un insostituibile contributo. Occorre veramente, secondo quanto abbiamo meditato nella recente Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, "portare il frutto dello Spirito per l'unità dei Cristiani". Questo avverrà soprattutto grazie alla vostra quotidiana immolazione, carissimi fratelli e sorelle, chiamati a seguire il Signore nella vita consacrata. La Chiesa conta su di voi! Innalziamo dunque a Dio con fiducia le nostre invocazioni, certi che anche in questo nostro tempo, travagliato da uno spirito che si oppone alla verità portata da Cristo, Egli non farà mancare alla sua Chiesa persone sante e coraggiose, totalmente consacrate alla gloria di Dio ed al vero bene dei fratelli, quali trasparenti testimoni del messaggio evangelico.


5. Carissimi Religiosi e carissime Religiose, questo è il vostro giorno. La Chiesa vede in ciascuno e ciascuna di voi, - vede nelle vostre Famiglie religiose - la continua opera dello Spirito Santo. Anche voi, mossi dallo Spirito Santo, entrate nel tempio: nel grande spazio spirituale, che è la Chiesa di Dio, per essere una viva testimonianza, una profezia del Regno di Dio in mezzo alla gente della nostra epoca. Quanto provvidenziali sono state le parole profetiche di Simeone e di Anna, pronunciate nel quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù! Quanto benedetta è la vostra testimonianza, la vostra profezia di vita e di missione ogni giorno! Siate, cari fratelli e sorelle, partecipi della Luce, "che splende nelle tenebre" (Jn 1,5). Servite Cristo, la Luce del mondo. I vostri occhi possano vedere la luce della salvezza preparata da Dio di fronte a tutti i popoli. Come le vergini prudenti della parabola evangelica, possiate restare vigilanti nell'attesa dello Sposo, per corrergli incontro, al suo sopraggiungere, con le lampade accese. Amen!

Data: 1993-02-01 Data estesa: Lunedi 1 Febbraio 1993

Lettera all'Arcivescovo di Sarajevo sulle devastazioni materiali e spirituali provocate dalla guerra in Bosnia ed Erzegovina - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dobbiamo aiutare le donne così dolorosamente offese a trasformare l'atto di violenza in un atto di amore e di accoglienza

Al Venerato Fratello Mons. Vinko Puljic, Arcivescovo di Sarajevo.

Venerato Fratello nell'episcopato! La preghiera, che abbiamo elevato in Assisi nei giorni 9 e 10 gennaio per la pace nella regione balcanica, ci spinge a sperare che le violenze e le tribolazioni in atto possano cessare quanto prima, per dare luogo alla riconciliazione e alla pace.

Con questa mia lettera desidero testimoniarLe che mi sento particolarmente vicino alle sofferenze dei Pastori e delle popolazioni della Bosnia Erzegovina, su cui gravano le conseguenze disastrose della prolungata devastazione materiale e spirituale. Penso con trepidazione alle condizioni di estremo disagio a cui sono sottoposte molte famiglie e in special modo i bambini, per i quali soprattutto sento il dovere di fare appello alla solidarietà e alla generosità di tutta la Chiesa.

Sarà proprio all'interno delle famiglie, specialmente di quelle colpite dalla perdita di qualcuno dei membri e dall'esperienza di violenze particolarmente efferate, che dovrà ricominciare il faticoso cammino della pacificazione. Non potrà, infatti, non avviarsi dalla famiglia, santuario della vita e dell'amore, lo sforzo di pacificazione sociale, a cui occorrerà dedicarsi non appena le armi avranno cessato di far udire il loro frastuono di morte. Compito dei Pastori è perciò di prevedere fin d'ora opportune iniziative, capaci di incoraggiare le famiglie a porre gesti di riconciliazione, di generosità e di amore cristiano.

In particolare, occorre che i Pastori e tutti i fedeli responsabili della pastorale familiare si facciano carico con urgenza della situazione delle madri, delle spose e delle giovani che, per sfogo di odio razziale o di brutale libidine, hanno subito violenza. Queste creature, che sono state fatte oggetto di così grave offesa, devono poter trovare nella Comunità il sostegno della comprensione e della solidarietà. Anche in una situazione così dolorosa bisognerà aiutarle a distinguere tra l'atto di deprecabile violenza, subito da parte di uomini smarriti nella ragione e nella coscienza, e la realtà dei nuovi esseri umani, venuti comunque alla vita. Quali immagini di Dio, queste nuove creature dovranno essere rispettate ed amate non diversamente da qualsiasi altro membro della famiglia umana.

Con massima chiarezza andrà, in ogni caso, ribadito che il nascituro, non avendo alcuna responsabilità in quanto di deprecabile è accaduto, è innocente e non può, perciò, in nessun modo essere considerato come aggressore.

Tutta la Comunità, pertanto, dovrà stringersi intorno a queste donne così dolorosamente offese ed ai loro familiari, per aiutarli a trasformare l'atto di violenza in un atto di amore e di accoglienza. Il Vangelo ci ricorda che alla violenza non si deve reagire con la violenza (Cfr. Mt 5,38-41). Alla barbarie dell'odio e del razzismo si deve rispondere con la forza dell'amore e della solidarietà. Ai cristiani di Roma, perseguitati da un potere ostile, non raccomandava forse l'Apostolo Paolo: "Non rendete a nessuno male per male.

Procurate di fare il bene dinanzi a tutti gli uomini (...) Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene" (Rm 12,17 Rm 12,21)? Sono certo che anche le altre Chiese, non solo d'Europa ma di ogni parte del mondo, sapranno trovare modi adatti per venire in aiuto delle persone e delle famiglie poste in condizioni di così grave difficoltà materiale, psicologica e spirituale. A tali iniziative benefiche va il mio incoraggiamento più cordiale nel ricordo della parola di Cristo: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me" (Mc 9,37).

Nel caso, poi, di bimbi orfani o abbandonati, desidero rivolgere una parola di apprezzamento a quanti si prodigano per favorire i procedimenti di adozione: quando ai piccoli viene a mancare il sostegno di chi li ha generati, è gesto di grande valore umano e cristiano offrire loro il calore di un nuovo focolare.

Nell'assicurare a quanti sono nella prova la partecipe sollecitudine di questa Chiesa di Roma che "presiede alla carità", invio a Lei, venerato Fratello, come pure agli altri Presuli della regione ed alle popolazioni tanto duramente provate una speciale Benedizione Apostolica, che accompagno con l'assicurazione della mia assidua, accorata preghiera.

Dal Vaticano, il 2 Febbraio 1993.

Data: 1993-02-02 Data estesa: Martedi 2 Febbraio 1993

Discorso durante la cerimonia di benvenuto nell'aereoporto internazionale - Cotonou (Africa)

Titolo: Missionari della nuova evangelizzazione in Africa nella prospettiva del Duemila

Signor Presidente,


1. E' con grande gioia che inizio il mio decimo viaggio pastorale in Africa con una nuova visita in Benin, che non sarà, come nel 1982, un breve scalo. La mia gioia è condivisa dai miei stretti collaboratori qui presenti, il Card. Angelo Sodano, il Card. Jozef Tomko e, in modo particolare, il Card. Bernardin Gantin, figlio di questo paese, che sono lieto di avere oggi al mio fianco. Saluto rispettosamente Vostra Eccellenza e la ringrazio vivamente per le parole di benvenuto che mi ha appena rivolto e che mi hanno toccato profondamente. Saluto ugualmente con deferenza le alte personalità qui presenti, i Parlamentari, i membri del Governo e dei grandi Corpi dello Stato, nonché i membri del Corpo diplomatico, che hanno avuto la gentilezza di venirmi incontro: sono loro grato per questo segno di cortesia. Attraverso la sua persona, Signor Presidente, è tutto il Popolo del Benin, senza distinzione di etnia o di religione, che voglio salutare con tutto il cuore al momento del mio arrivo in questo paese che una situazione geografica particolare ha sempre reso aperto e accogliente.


2. I miei cordiali saluti si rivolgono ora ai miei fratelli nell'episcopato: a Mons. Lucien Monsi-Agboka, Vescovo di Abomey e Presidente della Conferenza Episcopale del Benin, nonché a tutti gli altri Vescovi che gli sono intorno. Nelle vostre persone, cari fratelli, è la comunità cattolica che saluto con affetto e con sentimenti di stima, poiché la Chiesa cattolica in Benin ha già una lunga e bella storia.


3. Giungendo nel vostro paese, sono consapevole di entrare in contatto con un popolo che aspira a sviluppare tutte le sue risorse materiali e umane allo scopo di condurre una vita sempre più dignitosa. Il Benin ha compiuto un grande sforzo di rinnovamento ed è uno stimolo, possiamo dire, per gli altri membri della famiglia delle nazioni del continente africano. In particolar modo, sono consapevole della considerazione che voi nutrite per lo "Stato di Diritto" e degli sforzi intrapresi per creare istituzioni pienamente in grado di far prevalere l'arbitrio della legge sull'arbitrio degli uomini. E' così che un'autentica vita democratica può effettivamente prendere il via. Quando un tempo si parlava del vostro paese, si diceva che esso era il "quartiere latino dell'Africa": effettivamente, la scolarizzazione comincio sin dall'arrivo dei missionari, e potete rallegrarvi di possedere una preziosa classe dirigente in grado di forgiare il futuro. Mi auguro che tutte le forze vive della nazione si uniscano affinché, in una democrazia adeguatamente istituita e ben gestita, i vostri connazionali possano sviluppare la propria personalità e adempiere alla vocazione di condividere la vita divina.


4. Tra le popolazioni del Benin, incontrero persone di diverse religioni. Ecco perché vorrei, sin d'ora, salutare cordialmente tutti i credenti di questo paese, in modo particolare coloro che praticano le religioni africane tradizionali e i membri delle comunità musulmane. Mi auguro che la mia visita contribuisca a riallacciare i vincoli di fratellanza fra tutti, ed esorti alla tolleranza e alla convivenza, alla pace e all'amore per il prossimo.


5. Quanto a voi, fratelli e sorelle cattolici del Benin, sono molto lieto di ritrovarmi in mezzo a voi ed è in qualità di messaggero del Vangelo che giungo da Roma. Riprendendo le parole dell'Apostolo Paolo, "Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati,... sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il Vangelo anche a voi" (Rm 1,11-15). Vengo per esortarvi a rinnovare la vostra fede, la vostra speranza e la vostra carità. In numerosi continenti, vengono prese iniziative per garantire un'evangelizzazione più profonda e più illuminata affinché il mondo abbia degli autentici testimoni dell'amore di Dio e affinché si sviluppino dei veri vincoli di amore fraterno tra gli uomini. Anche l'Africa è chiamata a rispondere agli appelli dello Spirito di Dio: le importanti assemblee sinodali che si preparano metteranno in luce la missione di evangelizzazione della Chiesa nel vostro paese, nella prospettiva del 2000. Ecco perché, cattolici del Benin, è necessario che vi facciate messaggeri sempre più attivi di nostro Signore Gesù Cristo e testimoni irradianti la carità che è nei vostri cuori, nel costante rispetto dell'identità religiosa delle persone con le quali vivete. Infine, mi auguro che, ispirati dalla dottrina sociale della Chiesa, portiate, insieme ai vostri connazionali, un contributo utile e generoso all'edificazione della società del Benin.6. Signor Presidente, Le rinnovo l'espressione della mia gratitudine per il Suo saluto di benvenuto e La ringrazio per le disposizioni che ha dato per facilitare questa visita pastorale che compio con molta speranza. Chiedo al Signore di benedire tutti coloro che hanno importanti responsabilità al servizio della nazione e invoco l'abbondanza dei benefici divini su tutto il Popolo del Benin.

Data: 1993-02-03 Data estesa: Mercoledi 3 Febbraio 1993



Omelia per le ordinazioni sacerdotali nello stadio dell'Amicizia - Cotonou (Africa)

Titolo: "Affrontate il vostro futuro con il coraggio dell'amore"


1. "Lo spirito del Signore Dio è su di me" (Is 61,1). Ci troviamo a Nazareth.

Queste parole del profeta Isaia sono state pronunciate all'inizio dell'attività messianica di Gesù di Nazareth. Gesù, Nazareno di trent'anni, le ha proclamate; e, dopo aver terminato la lettura, ha aggiunto: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi" (Lc 4,21). Le parole del profeta: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi" (Is 61,1). Gesù di Nazareth ripete oggi le stesse parole in mezzo a noi, in mezzo a voi, in mezzo a voi che costituite la Chiesa del Dio vivente in terra africana, a Cotonou, in Benin. Voi tutti che avete accolto il Cristo, voi avete anche ricevuto lo Spirito Santo. L'espressione sacramentale è il segno di questo dono, è l'unzione compiuta al momento del Battesimo, della Confermazione e anche del Sacramento dei Malati.


2. L'unzione è particolarmente significativa nel Sacramento dell'Ordine, nel momento in cui viene conferita l'ordinazione sacerdotale ed episcopale. Mi è concesso oggi di venire in mezzo a voi per conferire il Sacramento dell'Ordine a dei figli della vostra terra. E' un giorno di grande gioia per la Chiesa: voi figli, "scelti fra gli uomini" (Cfr. He 5,1), siete chiamati "ministri del nostro Dio" (Cfr. Is 61,6). Gioisco quindi con voi e, come il Profeta, dico a questi giovani: "e voi, voi sarete chiamati: 'sacerdoti del Signore', vi chiameremo: 'ministri del nostro Dio'" (Is 61,6). Attraverso di voi saluto tutta la Chiesa in Benin, la Chiesa che è il popolo di Dio e il sacerdozio reale. Voi che vi presentate oggi al Vescovo per essere ordinati, testimoniate questo nelle vostre persone: siete il frutto e l'espressione del sacerdozio reale del popolo di Dio che siete chiamati a servire. Che Dio benedica le vostre famiglie, che Dio benedica le vostre parrocchie e la vostra diocesi di Cotonou! Che Dio benedica il Benin, vostro Paese natale! Attraverso il ministero del Vescovo di Roma, Dio benedica tutti i fedeli qui riuniti, quelli delle altre diocesi del Benin, in particolare di Porto-Novo, di Abomey e di Lokossa! Saluto di tutto cuore i miei fratelli nell'Episcopato: Mons. Isidore de Souza, Arcivescovo di Cotonou, che ringrazio per il suo discorso di benvenuto, Mons. Lucien Monsi-Agboka, Presidente della Conferenza Episcopale del Benin, e gli altri Vescovi di questo Paese. Non dimentico i due già Arcivescovi di Cotonou, il Card. Bernardin Gantin, con cui ho tanti contatti e Mons. Christophe Adimou la cui saggezza vi è stata preziosa durante questi anni difficili. Sono lieto di unire a questo saluto i Vescovi venuti da Paesi vicini o lontani. Rivolgo un saluto cordiale ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti e a tutti i fedeli di Cotonou, del Benin, dei Paesi vicini, il Togo, il Ghana, la Nigeria. Alle autorità nazionali e regionali che hanno la cortesia di prender parte a questa celebrazione liturgica, esprimo i miei deferenti saluti. Vorrei anche porgere il benvenuto in questa assemblea ai nostri fratelli di altre confessioni cristiane e di altre tradizioni religiose che hanno desiderato assistere a questa festa dei loro amici cattolici.


3. Cari diaconi che state per ricevere l'ordinazione sacerdotale, l'Apostolo Paolo scriveva a Timoteo, a cui aveva imposto le mani, come oggi il Vescovo di Roma vi imporrà le mani: "Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù... annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna o non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina" (2Tm 4,1-2). E più avanti: "Tu pero vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del Vangelo, adempi il tuo ministero" (2Tm 4,5). Ecco un programma apostolico che non ha perso la propria attualità. Ancora oggi esso traccia le linee direttive della vocazione e del ministero di tutti i Pastori della Chiesa.

Questo sarà il vostro programma, voi che vi assumete oggi la vostra parte di servizio e di responsabilità divenendo sacerdoti: siate degli "acoltatori fedeli" per annunziare la Parola, per riunire e guidare il Popolo di Dio, per celebrare quei doni di grazia che sono i sacramenti.


4. Sacerdoti, voi date la vostra vita perché l'evangelizzazione progredisca sulla vostra terra. Che l'amore salvifico di Cristo vi animi in tutte le vostre azioni, perché non si può essere un vero testimone di Cristo se non si amano i propri fratelli con un amore generoso e disinteressato! La fonte di questo amore la troverete nei vostri cuori uniti al Cuore di Cristo, nell'intimità della preghiera. La forza e la fedeltà di questo amore, la attingerete dall'Eucaristia e dal Sacramento della Riconciliazione. Il coraggio di annunziare la parola, di moltiplicare le iniziative pastorali, di suscitare la speranza, di operare affinché l'Evangelizzazione sia sempre nuova, questo coraggio vi sarà dato se vi lascerete prendere da Cristo Gesù lui che "dopo aver amato i suoi... li amo sino alla fine" (Jn 13,1) per tutti questi doni che vi sono stati trasmessi dalla Chiesa sulla vostra terra, rendo grazie a Dio insieme a voi.


5. Ciò che dico qui agli ordinandi, cari fratelli e sorelle, è rivolto anche a tutti voi, a voi che desiderate condividere la Buona Novella con i vostri fratelli e le vostre sorelle. Se accoglierete Gesù il Salvatore a cuore aperto, Egli abiterà nella vostra casa e la vostra famiglia sarà illuminata dal suo amore. Si, la famiglia è la prima culla dell'Evangelizzazione: l'amore che viene da Dio arricchisce e purifica l'amore degli sposi e dei genitori. Esso rende generosi per accogliere la nascita dei figli, per garantire loro l'educazione e per risvegliare in essi la fede. Esso è fonte di fiducia e di rispetto reciproco. E la grazia di Dio che ama tutti gli uomini permette di santificare i grandi momenti della vita, la nascita, il matrimonio sino alle ultime tappe del nostro pellegrinaggio.

L'amore fraterno, arricchito dall'amore di Dio, esorta a riconoscere la dignità di ciascun membro della famiglia anche se le prove della vita lo hanno indebolito o isolato. L'amore, dice S. Paolo, "non si adira, non tiene conto del male ricevuto"; il discepolo di Gesù non può accettare nulla che ferisca o distrugga il prossimo. Al contrario, prosegue S. Paolo, l'amore "si compiace della verità...tutto spera, tutto sopporta" (1Co 13,5-7). Non abbiate paura di rifiutare il male, abbiate il coraggio di amare: Mi kpan kon! (Abbiate coraggio!).

La Chiesa può essere viva e aperta solo se le famiglie sono le prime ad accogliere il Vangelo. L'amore verso il prossimo matura nella cellula familiare, per diffondersi poi in tutta la comunità della Chiesa, unita per condividere i doni di Dio e proseguire sulle vie dell'"Alleanza eterna", annunciata dal profeta Isaia (Cfr. 61,8). I cristiani hanno la gioia di essere guidati da un messaggio di verità luminoso, fonte di speranza. E la legge che regola il loro modo di vivere si riassume interamente nel supremo messaggio d'amore di Gesù ai suoi amici. La comunione fra i figli della Chiesa, membri dello stesso Corpo di Cristo, risponde al desiderio del Salvatore: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35).


6. Fratelli e sorelle, la Nuova Evangelizzazione è la missione della Chiesa in Benin, così come in tutta l'Africa e nel mondo intero. Essa costituirà il frutto dell'amore che vi è dato vivere nei vostri cuori, nelle vostre case, nelle vostre comunità parrocchiali, nei vostri movimenti, nelle vostre diocesi. E questo amore deve illuminare la vostra collaborazione con i vostri compatrioti per il bene del vostro Paese, che ha bisogno oggi della generosità attiva di tutti i suoi abitanti. Nella società, il cristiano che ama il suo prossimo difende i diritti della persona e adempie al suo dovere per il bene comune. Bisogna allo stesso tempo cercare la giustizia e praticare la solidarietà. Voi avete molti bei compiti da svolgere per la prosperità della vostra nazione, affrontate il vostro futuro con il coraggio dell'amore: Mi Kpan Kon! (Abbiate coraggio!) Hêsi ma di mi ô! (Non abbiate paura!) Il Vangelo di questa Messa ci ha fatto ascoltare alcune parole di Gesù che mostrano bene l'importanza dell'amore fraterno e il suo profondo significato: i poveri, i malati, gli stranieri e i detenuti sono quel prossimo che bisogna aiutare in modo semplice e concreto: si inizia a farlo dando da mangiare e da bere, vestendo, curando, visitando. E, come quegli uomini a cui parla il Signore noi siamo sempre sorpresi: Gesù si identifica "con questi suoi fratelli più piccoli" (Cfr. Mt 25,40). Allora, come possiamo lasciare sul bordo della strada i fratelli e le sorelle in cui Cristo è presente? Come potremmo essere testimoni del Vangelo senza vivere una solidarietà aperta a ognuno dei nostri fratelli? Come potremmo formare un solo corpo senza riunire tutti i nostri fratelli in un unico amore?


7. "Ti giuro dinnanzi a Dio e dinnanzi a Gesù Cristo che deve giudicare i vivi e i morti". Il Vangelo di Matteo ci mostra qual è questo giudizio. Noi leggiamo spesso queste parole e le ascoltiamo sempre con grande emozione. Esse ci parlano della Parossia, cioè del ritorno definitivo del Redentore del mondo, che segnerà la fine dei tempi e la rivelazione del Regno di Dio stesso. "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). "Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me" (Mt 25,45). Gesù Cristo aveva dapprima rivelato la sua missione messianica a Nazareth. "Passo beneficando" (Ac 10,38). Egli ha riscattato il mondo con il suo sacrificio sulla croce, con l'amore per il Padre e per tutti gli uomini. Alla fine del mondo, Egli "verrà a giudicare i vivi e i morti" (2Tm 4,1). Noi saremo allora giudicati sull'amore, ciascuno di noi, uomini e donne. Compiamo quindi le opere di carità! Voi che iniziate oggi il vostro ministero sacerdotale in terra africana, servite con amore Cristo e i vostri fratelli e le vostre sorelle. Mettetevi al servizio di tutti, come Cristo.

Che la vostra ordinazione faccia di voi degli artefici di pace e di unità! Fifa ni no Kpo Ha mi! (La pace sia con voi!) Vi affido alla Madre di Cristo in modo speciale, così come Gesù le affido il suo Apostolo sul Calvario. La Benedizione del Dio vivente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e vi protegga per sempre! Do To tamê. Do vi tamê. Dô Yêsinen Tamê. Amen. (In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo)

Data: 1993-02-03 Data estesa: Mercoledi 3 Febbraio 1993




GPII 1993 Insegnamenti - Angelus - Roma