GPII 1993 Insegnamenti - Discorso a sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, laici - Cotonou (Africa)

Discorso a sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, laici - Cotonou (Africa)

Titolo: Con la vostra esperienza spirituale e pastorale contribuite alle riflessioni del Sinodo dei Vescovi per l'Africa




1. "Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria" (Col 1,27). E' con gioia che riprendo le parole dell'Apostolo Paolo che abbiamo ascoltato durante l'ufficio della sera nella vostra cattedrale. Sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici impegnati, che rappresentate tutte le diocesi del Benin, rendiamo grazie: "Cristo è in voi". Vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Grazie a Mons.

Monsi-Agboka per le sue parole di benvenuto. Si, noi vogliamo rendere grazie perché, dopo i primi antichi contatti con il cristianesimo, la Chiesa è stata realmente impiantata nella vostra terra, a partire dal 1861, quando sono arrivati i Padri Borghero e Fernandez, mentre uno dei loro compagni aveva già dato la sua vita, unito alle "sofferenze di Cristo". Tra i tanti operai del Vangelo, vorrei rendere omaggio ai primi vescovi, Mons. Dartois, Mons. Steinmetz e Mons. Parisot: essi hanno consolidato l'edificio e l'hanno affidato ai figli del Benin, che ben presto sono entrati nel sacerdozio e poi nell'episcopato; penso a colui che Papa Paolo VI chiamo in seguito a Roma, il Cardinale Gantin, presente qui con me, e agli altri vescovi delle vostre sei diocesi qui riuniti.


2. Attraverso i delegati che riempiono questa cattedrale, vorrei incoraggiare tutte le comunità ecclesiali nel Benin nella loro fedeltà al Vangelo, come faceva san Paolo: "Purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa" (Col 1,23). Queste parole sono rivolte ai laici, ai catechisti, ai vicepresidenti dei Consigli pastorali, ai responsabili delle opere e dei movimenti. Attraverso la loro testimonianza e il loro servizio, hanno avuto un ruolo considerevole per lo sviluppo e la vitalità della Chiesa in questa terra. La loro attività resta fondamentale nel popolo di Dio. Cari amici laici, continuate a servire le vostre parrocchie e le vostre diocesi, con la fede e la generosità che sono state un grande dono del Signore durante gli anni difficili. Ma non dimenticate anche che voi siete i primi a poter portare lo spirito del Vangelo nei vostri ambienti di lavoro, in tutte le strutture della società, per i gravosi compiti richiesti dalla ricostruzione della vostra patria.

Attraverso la competenza, l'onestà e il disinteresse, i cristiani laici hanno il dovere di essere veri artefici del bene comune con tutto il loro popolo.


3. San Paolo ci dice che desidera annunciare Cristo "con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo" (Col 1,28). Non sarebbe possibile esprimere in modo migliore lo scopo dell'evangelizzazione: "rendere ciascuno perfetto in Cristo". Questo significa accogliere nel più profondo di se stessi i doni di Dio e sviluppare la sua vita spirituale. Un appello come questo riguarda tanto le persone impegnate nel sacerdozio o nella vita consacrata quanto i fedeli laici.

Nessuno potrebbe sentirsi responsabile nella Chiesa senza avere la preoccupazione costante di attingere ispirazione e forza alle sorgenti della preghiera: la Parola di Dio, la Liturgia delle Ore, i Sacramenti, che costituiscono incontri essenziali con il Signore nella grazia redentrice, e in particolare l'Eucaristia, attraverso la quale si costituisce la comunità ecclesiale. Ciascuno, secondo le esigenze della propria vocazione, si lasci attrarre dal Signore, nell'a tu per tu della preghiera; si lasci guidare dalla Madre di Gesù, che conservava nel suo cuore le meraviglie della salvezza! Tutti si adoperino vicendevolmente ad accogliere la Buona Novella e a condividerla come il bene più prezioso, in famiglia, nella comunità e con i fratelli e le sorelle che ancora non la conoscono!


4. Religiosi e religiose, voi avete un compito particolare nell'evangelizzazione, perché siete chiamati a essere testimoni che si sono completamente donati. Io rendo grazie per la fioritura di vocazioni religiose in questo paese, e anche per la felice collaborazione tra coloro, uomini e donne, che sono venuti da altre parti del mondo, fin dalle origini della missione, e gli abitanti del Benin che a loro volta rispondono all'appello del Signore nei diversi Istituti locali e internazionali. Vivendo ciascuno secondo i diversi carismi dei vostri Ordini e Congregazioni, voi indicate la via di quella "perfezione in Cristo" alla quale noi tutti dobbiamo mirare, alla sequela di Paolo; la vostra vocazione vi conduce al dono totale di voi stessi per il Regno di Dio e vi rende testimoni, per i vostri fratelli e sorelle, dell'impegno coraggioso di tutta una vita al seguito di Cristo. Voi fate la vostra parte nelle diverse forme del servizio evangelico: il servizio della lode e dell'intercessione è in primo piano per la vita monastica, felicemente radicata nel Benin; per gli incarichi pastorali quotidiani, per l'educazione, la cura dei malati e dei poveri, i religiosi di vita apostolica sono insostituibili animatori e ottimi esempi. Continuate la vostra opera con la generosità della vostra consacrazione al Signore e sappiate quanto vi stima il successore di Pietro, in unione con i suoi fratelli nell'episcopato. Vorrei ancora aggiungere che i religiosi africani, ricordando che la vita consacrata, nella forma monastica, è nata nel loro continente, possono offrire molto ai loro fratelli e sorelle di altre parti del mondo per la freschezza del loro impegno, del distacco dai beni materiali come pure per la semplicità dello stile di vita: sappiano che tutta la Chiesa conta su di loro!


5. E voi, sacerdoti, attorno ai vostri vescovi, voi garantite veramente l'esistenza della Chiesa attraverso le molteplici forme del vostro ministero che abbiamo celebrato ieri durante l'ordinazione. Grazie a Dio, i sacerdoti del Benin sono ormai i più numerosi del paese, mentre i primi sacerdoti del Dahomey ordinati sono già entrati nella pace del Regno. Desidero incoraggiarvi con affetto e fiducia: il vostro compito è gravoso, ma esaltante: per il popolo di Dio voi siete dispensatori di doni, guide e maestri nella fede. Questo esige da voi per primi una fedeltà sempre rinnovata, nell'amore del Signore e del prossimo: vivete il celibato come un segno essenziale della vostra disponibilità al servizio, della vostra spoliazione e della vostra libertà verso i beni materiali come pure riguardo al prestigio umano. Siate leali collaboratori dei vescovi, collaborate voi stessi con i laici in uno spirito aperto e rispettoso. Noi ci troviamo nella Cattedrale di Nostra Signora della Misericordia, e questo può ricordarci che il vostro deve essere un ministero di misericordia, di consolazione, di pacificazione, di unità. Voi siete, con tutto il vostro essere, segni della presenza vivificante e liberatrice del Salvatore.


6. Molte delle cose fin qui dette si riferiscono anche a voi, i seminaristi. E' una gioia vedervi numerosi, la bella comunità di Ouidah - il seminario che mi dispiace di non poter visitare -, con i vostri amici in "propedeutica" e i più giovani che sono nei piccoli seminari. Seminaristi, voi vivete un tempo di formazione e soprattutto di discernimento: nel dialogo con i vostri maestri, sorretti dalla vita di comunità e dalla vostra intimità con il Signore nella meditazione e nella preghiera, cercate la verità della vostra vocazione. Siate totalmente disponibili ad accogliere la chiamata della Chiesa: è lei che, attraverso il Vescovo, attesta l'autenticità della vostra vocazione. Siate sacerdoti pronti al dono di voi stessi e, è necessario dirlo, al sacrificio: con la intrepida generosità della giovinezza, siate sensibili alle necessità dei vostri fratelli, a partire dai più emarginati; preparatevi a stare vicino a loro, come il Signore, poveri agli occhi del mondo e ricchi dei doni di Dio, che vi saranno affidati perché li trasmettiate. Siate pronti a resistere a molte tentazioni, a sopportare la vostra parte delle sofferenze degli uomini, come dice san Paolo, "in favore del corpo di Cristo che è la Chiesa" (Col 1,24). Allora, sentirete il Signore dirvi: "Servo buono e fedele, ...prendi parte alla gioia del tuo padrone" (Mt 25,23).


7. Alcuni rappresentanti di altre Comunità ecclesiali hanno desiderato raggiungerci stasera. Vi ringrazio della vostra presenza e vi saluto cordialmente.

Auspico vivamente che voi continuiate i vostri incontri e la preghiera comune con i vostri fratelli cattolici. E' buona cosa mettersi insieme in ascolto della Parola di Dio per esserne testimoni più credibili nel mondo. Come pure è utile associarsi per attuare una vera carità evangelica. Il Signore benedica i vostri cammini ecumenici! 8.Cari amici, sacerdoti, religiosi, religiose, fedeli laici, la vostra esperienza spirituale e pastorale contribuirà alle riflessioni del Sinodo dei Vescovi per l'Africa. Vi invito a pregare affinché queste assise siano feconde e stimolanti per la missione evangelizzatrice affidata alla Chiesa in questo continente. Questa vostra riunione è già un segno di speranza. Auguro che ciascuno di voi possa rispondere sempre meglio alla vocazione che gli è propria e possa dire della sua fatica, come l'Apostolo Paolo, "Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza" (Col 1,29). In nome del Signore, vi benedico con tutto il cuore.

Data: 1993-02-04 Data estesa: Giovedi 4 Febbraio 1993

Discorso all'aeroporto internazionale durante la cerimonia di congedo al termine della visita al Paese - Cotonou (Africa)

Titolo: Superando ogni frontiera gli africani possono affrontare insieme le sfide della loro storia

Signor Presidente,


1. Nel momento in cui si conclude la mia visita pastorale in Benin, Vostra Eccellenza ha voluto riaccompagnarmi e rivolgermi un messaggio molto cortese; sono sensibile a queste attenzioni, così come alla presenza di alte personalità che hanno voluto venire sin qui questa mattina. Partendo per una nuova tappa della mia visita pastorale, sono felice di esser potuto tornare in Benin e conoscere più profondamente un paese tanto amato. La qualità dell'accoglienza che ho ricevuto da lei, Signor Presidente, e dall'insieme dei suoi connazionali mi spinge a formulare fervidi auguri per il vostro benessere e lo sviluppo del vostro paese. Testimone dell'immenso lavoro intrapreso per dare un nuovo dinamismo alla società del Benin, mi auguro vivamente che il progresso nella prosperità non sia lontano. Il rafforzarsi delle istituzioni, lo sviluppo dell'attività economica, il consolidarsi del sistema scolastico così come della rete sanitaria, sono compiti che, fra l'altro, richiedono le qualità, la capacità, l'impegno attivo e la solidarietà di tutti gli abitanti del Benin. Ho fiducia nel vostro popolo, esso saprà essere degno delle sue nobili tradizioni.


2. Ma so anche, Signor Presidente, che il Benin ha bisogno, come tutti i paesi africani, di aiuti che spero non gli vengano rifiutati. Nella nostra epoca, la situazione mondiale è tale che la cooperazione fra quelli che chiamiamo il Nord e il Sud diviene sempre più necessaria. Si deve comprendere - e spesso lo si comprende meglio in effetti - che si tratta di entrare in una collaborazione generosa ma rispettosa fra le nazioni che si trovano a livelli di sviluppo profondamente diversi.

Troppe crisi nel mondo, specialmente in Africa, ci mostrano che è difficile costruire la pace quando interi popoli sono spinti alla disperazione dalla povertà, dalla grave disparità di situazioni, dal disprezzo dei diritti fondamentali dell'uomo, dai limiti imposti alla libera espressione delle opinioni.

E' un dovere per la comunità internazionale favorire in ogni luogo il rispetto del diritto e il miglioramento delle condizioni di vita, questo, lo ribadisco, grazie a una collaborazione generosa fra membri che si rispettano reciprocamente.


3. Fra qualche settimana, una Conferenza Internazionale avrà luogo proprio a Cotonou, sotto l'egida dell'Organizzazione dell'Unità Africana e dell'UNESCO, sul tema "La Rotta degli Schiavi". Voi attribuite giustamente una grande importanza a questa manifestazione che ha per fine, da una parte, il prendere in considerazione con lucidità un dramma che continua a essere dolorosamente presente nella memoria dei popoli dell'Africa, e, dall'altra, il far fronte alla sfida dello sviluppo di questo continente. L'anno scorso in Senegal, e poi a Santo Domingo, ho ricordato i terribili flagelli della schiavitù e delle persecuzioni. Nel vostro paese che ne ha duramente sofferto, desidero ribadire che è stato un "peccato dell'uomo contro l'uomo e un peccato dell'uomo contro Dio", periodo oscuro del lungo cammino della famiglia umana, i cui membri devono sempre imparare a rispettarsi e ad amarsi come figli e figlie dello stesso Padre Celeste (cf. Discorso a Gorée, 22 febbraio 1992, n. 3). Possano le riflessioni e gli scambi che avranno luogo qui prossimamente, nel ricordo del dramma, promuovere lo spirito di una solidarietà fraterna che superi le frontiere, al fine di permettere al maggior numero possibile di uomini e di donne del continente africano di affrontare insieme le nuove sfide della loro storia!


4. Lasciando questo Paese, vorrei esprimere il mio ringraziamento affettuoso a tutti i cattolici del Benin per la loro accoglienza.

Rivolgo un pensiero particolare a tutti coloro che non hanno potuto partecipare alle nostre riunioni perché ammalati o per altre difficoltà; a ciascuno di loro invio di tutto cuore la mia Benedizione.

Fratelli e sorelle, vorrei che conservaste di questi giorni, più che dei ricordi, il sentimento duraturo di una comunione rafforzata con tutti i membri della Chiesa nel mondo intero. Vivete alla luce della fede, con la forza della speranza e la generosità dell'amore fraterno, poiché sapete di essere amati da Dio.

Grazie ai vostri Vescovi, in particolare a Mons. Monsi-Agboka che li presiede e a Mons. de Souza, Arcivescovo di questa città, per le loro cortesie nei miei confronti e per la preparazione accurata della mia visita. Grazie a tutti coloro che hanno lavorato all'organizazione pratica e hanno permesso il clima di fervore che ha caratterizzato i nostri incontri. Con voi, chiedo al Signore di far maturare i frutti di questi sforzi. E vorrei, ancora una volta, rivolgere un cordiale saluto a tutti i credenti di altre confessioni cristiane, delle religioni tradizionali e dell'Islam che si sono uniti fraternamente ai loro amici cattolici durante queste giornate di festa.


5. Signor Presidente, nel congedarmi, vorrei anche esprimere la mia gratitudine all'insieme dei suoi collaboratori, ai membri del Governo e ai membri dei diversi settori che non hanno risparmiato gli sforzi per garantire la sicurezza e il buono svolgimento della mia visita. Gli stessi sentimenti di gratitudine vanno anche a tutti i giornalisti che hanno permesso al maggior numero di persone possibile di seguire i diversi avvenimenti a Cotonou e Parakou. Ringrazio anche i membri del Corpo Diplomatico per avere avuto la cortesia di venire all'aeroporto per prendere parte a questa cerimonia. Signor Presidente, è con una certa emozione che lascio il Benin, ma anche con una grande speranza nel suo futuro. Siate sicuri di tutta la mia riconoscenza per la vostra accoglienza e ricevete i miei ferventi auguri per il felice esito della vostra missione nazionale.

Dio benedica il Benin!

Data: 1993-02-05 Data estesa: Venerdi 5 Febbraio 1993

Discorso all'aeroporto internazionale durante la cerimonia di benvenuto - Entebbe (Africa)

Titolo: La responsabilità del mondo nei confronti dell'Africa

Vostra Eccellenza Presidente Museveni, Onorevoli Membri del Governo, Fratelli Vescovi, Cari Amici ugandesi,


1. Al principio della mia Visita Pastorale in Uganda, non posso fare a meno di rivolgere una fervida preghiera di ringraziamento a Dio Onnipotente che mi ha offerto la gioia di questo momento. Sono sinceramente grato a tutti voi che siete venuti qui per accogliermi con la caratteristica ospitalità africana. Ringrazio Vostra Eccellenza e i Vescovi per avermi invitato in Uganda, e chiedo a Dio di ricompensare tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile questa visita.


2. Vengo in Uganda con un profondo affetto per tutta la sua gente. Il mio viaggio mi porta qui in un significativo momento di svolta per lo sviluppo di questo Paese. Questo è un periodo di ricostruzione, non soltanto dell'economia, ma specialmente del tessuto morale della nazione. Nessuno può ignorare le considerevoli sfide che devono essere affrontate, ma voi state già dimostrando che gli Ugandesi, attingendo prima di tutto alle loro ricche risorse umane, sono pienamente capaci di fare di questa terra una casa pacifica e sicura per ognuno.

Tutti gli Ugandesi sono chiamati a mettere da parte i conflitti del passato, per cercare la riconciliazione reciproca e per lavorare insieme nell'edificazione di una società nella quale la dignità della persona e il rispetto dei diritti umani costituiscano la norma di condotta per tutti. In questo grande sforzo, la Chiesa Cattolica continuerà a svolgere il suo ruolo, in sintonia con la propria natura e missione religiosa, in un'efficace e generosa collaborazione con tutti i settori della popolazione. Come in tutti i miei viaggi, questa visita ha un fine eminentemente religioso e pastorale. E' la visita del Vescovo di Roma, il Successore di San Pietro, alle Chiese locali in questa terra. Essendo colui al quale è affidata la cura della Chiesa universale, avverto una speciale responsabilità verso le giovani Chiese dell'Africa. Ho cercato di visitarle il più spesso possibile, pregando con loro e rallegrandomi della loro fresca vitalità e della loro gioiosa fedeltà al Signore. Nel corso di queste visite, è mia sollecitudine rafforzare la fede dei miei fratelli e sorelle cattolici (Cfr. Lc 22,32), e incoraggiare la loro unità nell'unico Vangelo di Gesù Cristo che è morto per i nostri peccati ed è poi risorto come promessa della vita nuova (Cfr. Rm 4,25). Sono ansioso di celebrare, a Kampala, a Gulu, a Kasese e a Soroti la grazia della nostra adozione come amati figli di Dio (Cfr. 1Jn 3,1-2). Desidero inoltre tendere la mano dell'amicizia ai Cristiani di altre confessioni, ai quali siamo legati essendo incorporati in Cristo tramite la grazia del Battesimo. Siate certi, cari Amici, del fermo impegno della Chiesa Cattolica per la crescita della comprensione e della cooperazione ecumeniche. Anche ai seguaci delle altre tradizioni religiose offro i miei cordiali saluti e i migliori auguri.


3. Ritorno in Africa in un momento decisivo. Un mondo diviso in blocchi economici e militari contrapposti viene gradualmente sostituito da un mondo sempre più caratterizzato da un lacerante squilibrio tra un Nord sviluppato e un Sud che lotta per sopravvivere. Con l'emergere di una nuova struttura di rapporti internazionali, è vitale per la causa della pace e della giustizia nel mondo che all'Africa venga attribuito il posto che le spetta. E' forse una vana speranza ritenere che questa visita, in un certo senso, possa servire a evidenziare di fronte all'opinione pubblica le responsabilità del mondo sviluppato nei confronti dell'Africa? La negligenza non deve seguire lo sfruttamento dei tempi passati.

Sarebbe davvero tragico se questo Continente, dopo aver sopportato le indicibili sofferenze del commercio degli schiavi, i dannosi effetti del colonialismo e, più recentemente, le tristi esperienze della guerra civile, asservita a sterili ideologie o a politiche devianti, si vedesse ora negare l'aiuto di cui ha bisogno al fine di prendere il proprio destino nelle sue mani. Certamente le nazioni dell'Africa hanno il diritto di attendersi un aiuto disinteressato nel raggiungimento di un'autentica indipendenza, cosicché esse possano infine costruire il proprio futuro nel modo che è loro proprio. Si, l'Africa, sulla base dei suoi più nobili valori e tradizioni culturali, può trovare in se stessa la forza e l'ispirazione per svilupparsi nella solidarietà, nell'armonia e nella giustizia. La mia preghiera e la mia speranza è che gli Africani si aiutino l'un l'altro a progredire verso una vita migliore, una vita più libera e più fraterna su questo Continente. Questa è la mia ferma convinzione: che tale progresso è possibile, e che la Chiesa che io rappresento può offrire ad esso un grande contributo. Sono convinto che il benessere dell'Africa sia estremamente importante per il mondo, poiché quello che avete da offrire è decisivo: un senso dell'uomo, un senso di Dio. Per me, quindi, questa visita significa richiamare l'attenzione su questo Continente e sui problemi che esso ci pone inevitabilmente di fronte: la povertà e il bisogno, il terribile costo umano dei cronici conflitti, la piaga di milioni di sfollati, accanto a un solido senso della dimensione spirituale dell'uomo, della sua dignità umana e del rispetto per la gente.


4. Signor Presidente, Signore e Signori, cari Amici: il mio pellegrinaggio mi ha condotto all'Uganda dei Martiri. Possa la libertà di professare la propria fede, della quale il sacrificio dei martiri ha portato la suprema testimonianza, essere la garanzia del diritto e del dovere di ogni cittadino a partecipare in modo efficace alla vita della nazione. Possa il rapporto vitale con Dio, così caratteristico della cultura africana - il contrario del materialismo che conduce alla schiavitù dell'individualismo egoistico - sostenere voi tutti nel servire il bene comune, nel costruire una società fondata su solidi principi etici, nell'aprire i vostri cuori ai sofferenti e ai bisognosi che sono tra di voi. Possa la vostra fede in Dio ispirarvi a dare il meglio di voi stessi per la costruzione di un'Uganda nuova e migliore, in cui regnino la pace e la giustizia.

(in lingua luganda) Sanyuse nnyo okubalaba. Katonda Kitaffe abakuume, Era akuume Uganda (Sono molto contento di vedervi. Che Dio nostro Padre benedica voi e l'Uganda).

Data: 1993-02-05 Data estesa: Venerdi 5 Febbraio 1993

Il discorso con le nuove generazioni nello stadio Nakivubo - Kampala (Africa)

Cari giovani dell'Uganda,


1. Come sono felice di incontrarvi! Nel vostro gioioso entusiasmo ed amore vedo riflessa la luce di Cristo. Stasera state condividendo la vostra giovinezza con il Papa e lo rendete di nuovo giovane! Qui nello Stadio Navikubo, attraverso Cristo, la luce splende nelle tenebre (Cfr. Jn 1,5), siamo uniti come amici (Cfr. Mt 18,20). Restituisco a ciascuno di voi - e a tutti i giovani dell'Uganda - quello stesso amore di Cristo che vi colma (Cfr. 2Co 5,14) e che mi avete dimostrato.

Amiamoci sempre gli uni gli altri, "perché l'amore è di Dio" (1Jn 4,7)! Le vostre brevi rappresentazioni hanno descritto in modo onesto e creativo i gravi problemi cui si trovano di fronte oggi i giovani dell'Uganda. Condivido la vostra tristezza e la vostra delusione per le opere delle tenebre che vi circondano (Cfr. Ep 5,11).

Nonostante le numerose prove che dovete affrontare - di studenti senza il supporto della famiglia e opportunità per il futuro, di lavoratori che devono affrontare la disoccupazione e le difficoltà economiche, di giovani provenienti dalle aree rurali che sono spesso sfruttati e privi di ogni servizio, di coloro che sono malati di AIDS - non siete vinti dallo sconforto. L'oscurità non ha spento la vostra luce. So che nei vostri cuori soffrite quando vedete l'apparente trionfo dell'ingiustizia, della corruzione e della violenza. In quanto vostro Padre ed amico, il Papa comprende quanto possa essere difficile mantenere viva la luce della speranza che arde nei vostri cuori.


2. Tuttavia voi potrete chiedere, come facciamo a garantire che la tenebra del male non sconfiggerà la luce della bontà nel nostro mondo? La Chiesa ha solo una risposta, sempre antica e sempre nuova. Aprite i vostri cuori e le vostre menti a Gesù Cristo. Egli è il vostro fratello, che è sempre fedele. Egli è il vostro Redentore, che è morto ed è risorto per voi. Egli è il vostro Signore, che vi porta alla gloria. Con Cristo, la "Luce del mondo" (Jn 8,12), potete vincere l'oscurità del peccato che incombe con la sua ombra su questa terra di sole. Con Cristo, il Salvatore del mondo, sarete vittoriosi (Cfr. Jn 16,33)! Cristo è alla porta del vostro cuore (Cfr. Ap 3,20). Egli vuole entrarvi per condividere con voi la fiamma del suo amore sacrificale. Ma se dovete aprire la porta in modo che Cristo possa illuminarvi (Cfr. Ep 5,14), dovete prima sentirlo bussare. Questo significa che ogni giorno dovete sfuggire dal turbinio del rumore e della confusione e dovete, per qualche minuto, essere silenziosi e calmi. "Chi tra voi è nel dolore preghi!" ci dice San Giacomo (Jc 5,13). Più che parlare, la preghiera è ascolto. Il Padre ci dice: "Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo!" (Mc 9,7). Attraverso la preghiera sarete illuminati, ristorati e rafforzati per il viaggio della vita. Quando pregate, qualcuno di voi sentirà il Signore che lo invita a seguirlo come un sacerdote o un Religioso. Se sentirete la sua voce gentile che vi chiama, non abbiate paura! Dite con entusiasmo: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta" (1S 3,9). Contate sulla forza di Dio (Cfr. Ph 4,13) e siate certi che l'amore di Gesù vi sosterrà.


3. Poichè siete battezzati la luce del giorno sta già splendendo nei vostri cuori.

Siete stati chiamati dalle tenebre alla meravigliosa luce di Dio (Cfr. 1P 2,9).

Voi siete "figli della luce" (Jn 12,36)! Nella sua Lettera agli Efesini, San Paolo ricorda ai Cristiani che debbono vivere in modo degno della chiamata che hanno avuto dal Signore (Cfr. Ep 4,1). "Comportatevi perciò come i figli della luce" (Ep 5,8). Nelle vostre famiglie, nelle comunità e nella nazione la luce di Cristo ha già brillato fortemente - nell'eroismo dei vostri martiri, nella vitalità delle vostre nobili tradizioni, nella carità dei credenti. Essi hanno passato l'ardente torcia dell'amore evangelico a voi, generazione dell'Uganda di domani, speranza della Chiesa futura! Dio invita - tutti e ciscuno di noi - a camminare nella luce come compagni di Cristo (Cfr. Jn 1,7). Il Principe di questo mondo, tuttavia, spesso cerca di spegnere la vostra luce. Abbiamo sentito le solenni parole di San Giovanni: "Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce" (Jn 3,20). Le vostre canzoni e le vostre rappresentazioni mi dicono che voi non volete inciampare e cadere. Come i giovani di ogni parte del mondo, voi desiderate fortemente camminare nella luce. Ma come potete brillare "come stelle che illuminano il cielo" (Cfr. Ph 2,15)? L'Uganda ha bisogno di una generazione di giovani ben preparati. Dovete prepararvi alle future responsabilità dedicandovi allo studio, all'amore della castità e alla solidarietà in comunità.


4. So che siete convinti che una sana educazione è necessaria sia per la vostra maturità personale che per lo sviluppo della vostra nazione. Eppure mi avete detto che restare nella scuola è spesso molto difficile e che siete tentati di abbandonarla. Chiedete: a che servono tanti sforzi? Dalla mia esperienza di studente in tempo di guerra nella mia terra posso assicurarvi che la scuola è una delle vie principali che ci porta fuori dall'oscurità dell'ignoranza per condurci alla luce della verità. Cercare, scoprire e gioire nella verità è una delle avventure più emozionanti della vita. L'istruzione vi libera, in modo che possiate diventare degli uomini e delle donne completamente integrati. Restare nella scuola esige perseveranza e pazienza; richiede abnegazione e disciplina. Innanzitutto richiede coraggio! Non cedete al disfattismo e allo scoraggiamento. Solo la verità vi può rendere liberi (Cfr. Jn 8,32), quindi perseguitela senza paura. Cristo vi chiama a guarire la cecità dell'ignoranza con la luce della verità. Possa la luce dell'apprendimento illuminare ogni angolo della "Perla della Corona d'Africa!".

Nel giro di pochi anni, miei cari amici, sarete gli uomini e le donne del Terzo Millennio. L'Uganda e la Chiesa contano sul raccolto dei vostri talenti (Cfr. Mt 25,14-30)!


5. In secondo luogo la maggior parte di voi percorrerà il sentiero della vita nel matrimonio. Anche questo richiede un tipo di educazione. Dovete prepararvi al meraviglioso impegno del matrimonio e della fondazione della famiglia - l'unione più importante della comunità cristiana. Come giovani cristiani dovete prepararvi accuratamente a diventare dei buoni sposi e dei buoni genitori con le vostre famiglie. Per la preparazione al matrimonio è essenziale la vostra vocazione alla castità. So che i giovani rifiutano l'ipocrisia. Voi volete essere onesti con voi stessi e con gli altri. Una persona casta è onesta. Quando Dio ci ha creato ci ha dato più di un modo per "parlare" tra noi. Oltre ad esprimerci attraverso le parole, ci esprimiamo anche attraverso i nostri corpi. I gesti sono come delle "parole" che rivelano ciò che siamo. Gli atti sessuali sono come delle "parole" che rivelano i nostri cuori. Il Signore vuole che usiamo la nostra sessualità secondo il suo progetto. Egli si aspetta che noi "parliamo" dicendo la verità.

L'onesto "linguaggio" sessuale esige un impegno alla fedeltà che duri tutta la vita. Dare il vostro corpo ad un'altra persona significa donare tutti voi stessi a quella persona. Tuttavia se non siete sposati, ammettete di poter cambiare idea in futuro. La donazione totale quindi sarebbe assente. Senza il legame del matrimonio, i rapporti sessuali sono mendaci, e per i cristiani matrimonio significa matrimonio sacramentale. Castità - che significa rispettare la dignità degli altri poichè i nostri corpi sono templi dello Spirito Santo (Cfr. 1Co 6,19) - vi porta a crescere nell'amore verso gli altri e verso Dio. Essa vi prepara a realizzare la "mutua dedizione" (Cfr. GS 48) che è alla base del matrimonio cristiano. Cosa ancor più importante, vi insegna ad imparare ad amare come Cristo ama, dando la sua vita per gli altri (Cfr. Jn 15,13). Non lasciatevi ingannare dalle vuote parole di coloro che mettono in ridicolo la castità o la vostra capacità di auto-controllo. La forza del vostro futuro amore coniugale dipende dalla forza del vostro attuale impegno nell'imparare il vero amore, una castità che comporta l'astenersi da tutti i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Il vincolo sessuale della castità è l'unico modo sicuro e virtuoso per porre fine alla tragica piaga dell'AIDS che tante giovani vittime ha mietuto.

Aiutati dalla grazia di Dio nel Sacramento della Penitenza e dell'Eucarestia, "siate forti, fatevi animo" (Dt 31,6). Il Papa vi invita ad impegnarvi per questa rivoluzione spirituale della purezza del corpo e del cuore. Lasciate che la redenzione di Cristo fruttifichi in voi! Il mondo contemporaneo ha bisogno di questo genere di rivoluzione!


6. In terzo luogo, mentre crescete nella pienezza di Cristo, (Cfr. Ep 4,13), vestiti con le "armi della luce" (Rm 13,12), dovete continuare ad affrontare le sfide rappresentate dalla violenza, dalla discriminazione razziale, dalla disoccupazione, dalla povertà e dall'ingiustizia - tutta la terrificante oscurità del peccato. Non sfuggite alle vostre responsabilità sociali sostituendo i piaceri fugaci al duraturo impegno verso i vostri fratelli e le vostre sorelle. Fate sentire la vostra voce per la verità e la giustizia. Non abbiate paura! Continuate coraggiosamente ad interrogarvi e a ricercare "tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato" (Ph 4,8). Rivendicate il vostro diritto di partecipare alle decisioni riguardanti il vostro destino politico, sociale ed economico (Cfr. RH 17). Studiate attentamente la ricca tradizione della dottrina sociale della Chiesa. E' questa la risorsa fondamentale per costruire una società in cui prosperino la giustizia, la solidarietà e la pace. Stasera il Signore Gesù vi sfida. Egli vi chiede di porgergli le vostre mani ed i vostri piedi, i vostri cuori e le vostre menti, in modo che - attraverso voi! - possa liberare l'oppresso (Cfr. Lc 4,18). Con Cristo, io vi chiedo di fare in modo che la solidarietà prenda il posto dell'egoismo. La solidarietà è l'opposto della fuga dalla realtà, della pigrizia e dell'amore solo per chi ci ama (Cfr. Mt 5,46)! La solidarietà esige che lavoriate con gli altri e per gli altri senza eccezioni. So che i giovani vogliono lavorare insieme nell'amore. Questa è la chiave della liberazione umana! Costruite una catena di solidarietà umana - di cooperazione nella carità - che si estenderà dalle vostre famiglie per comprendere le vostre scuole, i vostri posti di lavoro, le vostre città e la vostra nazione.

Se vivrete nella solidarietà, fiorirà la giustizia (Cfr. SRS 39-40).


7. Miei cari giovani amici: poichè siete stati battezzati nella Morte e nella Resurrezione di Cristo e siete stati infiammati dal suo Spirito con la Cresima, avete il potere di dissipare le scure ombre del pessimismo e dell'egoismo. In vista del nuovo Millennio, "Dio sta preparando una grande primavera cristiana (RMi 86), e conta su di voi affinché siate i messaggeri di questa speranza in tutta l'Uganda! Cristo sa cosa c'è nei vostri cuori - e vi ama.

Il suo sguardo di amore ha illuminato ognuno di voi (Cfr. Jn 1,9). Ringrazio i giovani dell'Uganda di essere i figli della luce e del giorno (Cfr. 1Th 5,5).

Nella vostra luce vedo la luce di Cristo! Ora dovete condividere questa stessa luce con i vostri fratelli e le vostre sorelle! La vostra energia ed il vostro entusiasmo per il Vangelo sono la garanzia della fiducia nel futuro della Chiesa in Uganda e in Africa. Mentre vi assumete la responsabilità del secolo a venire possa la parola di Dio essere lampada per i vostri passi e luce sul vostro cammino (Cfr. Ps 119,105). Con voi - e tutti i giovani dell'Uganda - prego la Vergine Maria, la Stella Mattutina che porta il Sole della Giustizia (Cfr. Ml 4,2), affinché vi ricolmi dell'amore di Cristo. Con le vostre lampade accese affinché tutti le possano vedere, andate ad incontrare il Signore del giorno! Dio vi benedica tutti. Ma Egli guarderà questi givani con amorevole benevolenza e ascolterà le loro preghiere affinché essi possano sempre tenere i loro cuori e le loro menti aperti a Cristo, nostra vita.

Data: 1993-02-06 Data estesa: Sabato 6 Febbraio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Discorso a sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, laici - Cotonou (Africa)