GPII 1993 Insegnamenti - Discorso durante la visita al santuario anglicano di Namugongo - Kampala (Africa)

Discorso durante la visita al santuario anglicano di Namugongo - Kampala (Africa)

Titolo: La credibilità del Vangelo è indebolità dallo scandalo della divisione dei cristiani

Cari fratelli e sorelle in Cristo,


1. "Grazie a voi e pace a Dio, Padre Nostro, ed al Signore Gesù Cristo" (Ep 1,2).

Con queste parole dell'Apostolo Paolo, sono lieto di salutare i responsabili e i membri delle Chiese e delle Comunità Ecclesiali Cristiane in Uganda. Attraverso voi estendo i miei cordiali saluti a tutti i seguaci di Cristo in Uganda. Il nostro incontro odierno a Nakiyanja richiama alla memoria di quei primi cristiani dell'Uganda, sia anglicani che cattolici, che hanno dato la propria vita per la loro fede in Gesù Cristo. Il loro esempio ci ricorda l'immenso potere della grazia di Cristo, in grado di trasformare l'apparente debolezza in forza, la tristezza in gioia e la morte in vita eterna. Il mistero della Croce era vivo e presente nel momento della nascita del cristianesimo in Uganda. Preghiamo affinché la sua potenza redentiva sostenga i cristiani di oggi nella loro testimonianza al Vangelo e nella ricerca di piena unità nella fede, nella speranza e nell'amore.


2. Tutti i battezzati sono chiamati a impegnarsi per l'unità dei cristiani.

Apprendiamo questo dall'Apostolo Paolo, che ci dice: "Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo ... poichè tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,27-28). In virtù del loro comune Battesimo, i cristiani condividono una responsabilità di incrementare l'unità voluta da nostro Signore Gesù Cristo. La notte prima di morire Gesù prego "perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Jn 17,21). Possa il nostro incontro odierno aiutarci a dare una risposta adeguata a questa preghiera. Qui in Uganda sono lieto di notare le importanti iniziative per l'unità cristiana, portate avanti nell'ambito del Consiglio Cristiano Congiunto dell'Uganda. Specie negli ultimi anni, il Consiglio ha svolto un importante ruolo nel lavoro per la pace e la riconciliazione tra tutti gli ugandesi.


3. Cari amici, la nostra presenza qui oggi è un segno di una nuova disponibilità da parte di cristiani separati a lavorare insieme per una piena unità. Le divisioni ancora esistenti tra noi affievoliscono la vitalità del Vangelo e diventano uno scandalo per il mondo, in particolare quando sembriamo proclamare un "Regno diviso in se stesso" (Lc 11,17). La credibilità del Vangelo è indebolita dalle nostre divisioni. L'unità dei cristiani deve naturalmente essere implorata come un dono di Dio, e confidiamo nel fatto che essa sarà garantita secondo il volere del Signore. I cristiani non debbono mai cessare di pregare e sacrificarsi per l'unità. Essi sono chiamati inoltre a sostenere gli sforzi per il dialogo teologico, la mutua testimonianza e la cooperazione pratica realizzate dalle loro rispettive comunità. Tale cooperazione tra i cristiani "esprime vivamente quella unione, che già vige tra di loro, e pone in una luce più piena il volto di Cristo servo" (UR 12). Qui in Uganda, la cooperazione nell'assistenza sanitaria e nel settore sociale viene promossa dal Consiglio Cristiano Congiunto. Altre forme di cooperazione ecumenica comprendono il lavoro della traduzione congiunta della Bibbia e lo sviluppo della comunità. Questi sono dei buoni esempi di ciò che i cristiani possono fare insieme nella loro testimonianza comune, in particolare a vantaggio del popolo dell'Uganda, che ha fame e sete di vita in Dio attraverso la fratellanza con Gesù suo Figlio. La cooperazione ecumenica, per quanto importante, non deve diventare fine a se stessa, poiché ciò potrebbe oscurare il suo reale scopo, che è la ricerca di unità pienamente visibile tra i cristiani separati. Per questo motivo sarebbero utili alcuni incontri per continuare a riflettere sui motivi del lavoro ecumenico congiunto. So che il Gruppo di Studio Ecumenico di Kampala, con l'aiuto dei vari responsabili ecclesiali, ha svolto una valida funzione a questo riguardo.


4. Come ho detto in varie occasioni, la Chiesa Cattolica è fermamente impegnata nel movimento ecumenico e nella promozione della cooperazione tra i cristiani separati (Cfr. Discorso alla Curia Romana, 28 giugno 1985; Lettera Enciclica SRS 32). Al posto del sospetto, della sfiducia e dell'antagonismo, che troppo spesso nel passato hanno caratterizzato i rapporti tra i cristiani dell'Uganda, la Chiesa Cattolica desidera sostenere ed incoraggiare tutti gli sforzi per promuovere l'unità di tutti i credenti nel vincolo della pace (Cfr. Ep 4,3). Cari fratelli e sorelle: spero ardentemente e prego intensamente affinchè il vostro desiderio di unità di tutti i cristiani aumenti giorno per giorno, in risposta alla preghiera del Salvatore "perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21). Invoco su tutti voi le abbondanti benedizioni del 17/01/19102 Pag. 18925 Signore.

Data: 1993-02-07 Data estesa: Domenica 7 Febbraio 1993

Omelia presso il santuario dei martiri ugandesi - Kampala (Africa)

Titolo: L'Uganda ha bisogno di sentire la voce di Dio

Baana bange abaagalwa, Mbalamusizza mwenna. Mwebale okujja. Katonda Kitaffe tumugulmize.

(Miei amati figli e figlie, saluto tutti voi. Grazie per essere venuti. Lodiamo Dio nostro Padre.)


1. "Il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità" (Ep 5,9).

Oggi è domenica. Gesù Cristo, la luce del mondo (Cfr. Jn 8,12), è risorto dalla morte! Siamo riuniti nel Santuario dei Santi Martiri dell'Uganda per celebrare Cristo Luce del mondo. Con la Risurrezione di Cristo si realizzano le parole pronunciate dal Profeta Isaia alla Città Santa di Gerusalemme: "viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te ... su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te" (Is 60,1-2). Isaia disse allora: "Cammineranno i popoli alla tua luce ... I tuoi figli vengono da lontano" (Is 60,3-4) Si. I popoli sono venuti da molto lontano: da molti paesi e da diverse nazioni della terra. Per duemila anni. Anche voi siete venuti, popolo dell'Uganda, figli e figlie d'Africa.

Anche voi avete visto la luce della Risurrezione di Cristo. La luce che produce "ogni bontà, giustizia e verità".


2. Questo è il luogo sulla vostra terra dove la luce di Cristo ha brillato con particolare splendore. Questo era il luogo dell'oscurità, Namugongo, dove la luce di Cristo si è rivelata con grande splendore nel vivo fuoco che consumo San Charles Lwanga e i suoi compagni. Possa la luce di questo sacrificio non smettere mai di splendere in Africa! Il sacrificio eroico dei martiri ha contribuito a avvicinare l'Uganda e l'intera Africa a Cristo, la vera luce che illumina tutti gli uomini (Cfr. Jn 1,9). Uomini e donne di ogni tribù, lingua, popolo e nazione (Cfr. Ap 5,9) hanno risposto alla chiamata di Cristo, lo hanno seguito e sono diventati membri della sua Chiesa, come i tanti che anno dopo anno vengono in pellegrinaggio a Namugongo. Oggi anche il Vescovo di Roma, Successore di San Pietro è giunto in pellegrinaggio al santuario dei Santi Martiri dell'Uganda.

Seguendo le orme di Papa Paolo VI che elevo questi figli della vostra terra alla gloria degli altari e che in seguito fu il primo Papa a visitare l'Africa, anch'io desidero dare uno speciale bacio di pace a questo sacro suolo. Da questo luogo sono lieto di salutare il Presidente della Repubblica dell'Uganda e i rappresentanti del Governo che ci onorano della loro presenza. Saluto tutti i membri della Chiesa in Uganda. Sono felice di salutare l'Arcivescovo Emmanuel Wamala e tutti i miei confratelli Vescovi dell'Uganda, in particolar modo i Vescovi del Sud: il Vescovo Adrian Ddungu di Masaka, il Vescovo Joseph Willigers di Jinja e il Vescovo Joseph Mukwaya di Kiyinda-Mityana. Do anche il benvenuto a tutti i Cardinali e Vescovi venuti da altri paesi per partecipare a questa celebrazione. Saluto i sacerdoti, i religiosi e le religiose che hanno dedicato la loro vita a servire i loro fratelli e le loro sorelle nella fede. Oggi inoltre rivolgo i miei particolari saluti ai laici impegnati dell'Uganda. Vi abbraccio con amore nel Signore Gesù. Voi siete gli eredi dei grandi e fedeli responsabili laici con cui è stata benedetta la Chiesa dell'Uganda sin dall'inizio.


3. San Paolo disse agli Efesini: "Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore" (Ep 5,8). Quanto sono state eloquenti le parole di Papa Paolo VI nella sua omelia in occasione della canonizzazione dei martiri dell'Uganda! "Chi avrebbe potuto prevedere che insieme alle grandi figure storiche dei martiri e dei confessori africani come Cipriano, Felicita e Perpetua e lo straordinario Agostino, un giorno avremmo citato gli amati nomi di Charles Lwanga, Matthias Mulumba Kalemba e i loro venti compagni?" chiese il Papa (18 ottobre 1964). In verità i martiri dell'Uganda sono diventati luce nel Signore! Il loro sacrificio ha accelerato la rinascita della Chiesa in Africa. Ai nostri giorni, l'intera Africa è chiamata alla luce di Cristo! L'Africa è chiamata a scoprire la sua vera identità nella luce della fede nel Figlio di Dio. Tutto ciò che è realmente africano, tutto ciò che c'è di vero, buono e nobile nelle tradizioni e nelle culture africane è destinato a compiersi in Cristo. I martiri dell'Uganda lo dimostrano chiaramente: essi erano i più autentici degli africani, degni eredi delle virtù dei loro avi. Nell'abbracciare Gesù Cristo essi aprirono la porta della fede al loro popolo (Cfr. Ac 14,27), affinché la gloria del Signore potesse risplendere sull'Uganda e sull'Africa.


4. E' giusto che qui a Namugongo rendiamo grazie a Dio per tutti coloro che si sono prodigati e che hanno pregato e versato il loro sangue per la rinascita della Chiesa in questo continente. Rendiamo grazie per tutti coloro che hanno proseguito il lavoro dei martiri impegnandosi a costruire una Chiesa realmente cattolica e realmente africana. In primo luogo desidero sottolineare l'eccezionale servizio svolto dai vostri catechisti. Ultimamente alcuni di loro sono stati chiamati, come i martiri del passato, a dare la loro vita per Cristo. La storia della Chiesa in Uganda dimostra chiaramente che generazioni di catechisti hanno dato "un contributo singolare ed insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa" (Cfr. AGD 17) nel vostro paese.

Come fu evidente questo anche all'alba della Cristianità in Uganda! Nonostante il fatto che loro stessi avessero conosciuto Cristo solo da poco tempo, i vostri martiri condivisero gioiosamente con gli altri la buona novella su Colui che è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). Essi capirono che "la fede si rafforza donandola" (RMi 2). Cari catechisti: ciò che avete liberamente ricevuto dovete liberamente donare (Cfr. Mt 10,8)! Approfondite la vostra conoscenza della fede della Chiesa affinché possiate condividere ancora più pienamente le sue ricchezze con gli altri. Cercate sempre di pensare con la Chiesa. Soprattutto dovete dedicarvi alla preghiera personale. Solo se il vostro ministero è alimentato dalle preghiera e sostenuto da un'autentica vita cristiana porterà frutti duraturi. La vostra catechesi non dovrà mai essere solo insegnamento su Dio e sulla sua Chiesa. Essa deve essere anche scuola di preghiera dove i battezzati imparano a crescere in un rapporto sempre più profondo e consapevole con Dio Padre, con Gesù, il primogenito tra molti fratelli e sorelle (Cfr. Rm 8,29), e con lo Spirito Santo, che dona vita eterna. Il frutto della luce di Cristo si deve manifestare chiaramente nella bontà delle vostre vite! Voi dovete essere l'esempio di una fede profondamente radicata in un rapporto personale con Gesù, vissuto in piena comunione con la Chiesa. La vostra fede deve manifestarsi chiaramente nella vostra obbedienza al Vangelo, nella vostra vita di carità e di servizio verso il prossimo e nel vostro impegno missionario verso coloro che ancora non credono o che non seguono più la fede ricevuta con il battesimo. Prendete a cuore la lezione di San Paolo: siate esempio di pazienza e carità verso tutti sapendo che se non avete amore voi non sarete nulla (Cfr. 1Co 13).


5. "Voi siete luce nel Signore!". Come risplende chiaramente la luce di Cristo nella vita dei laici, uomini e donne, impegnati a perseguire la santità nelle quiete e spesso umili circostanze delle loro vite! Vorrei in particolar modo esprimere la stima della Chiesa per le donne dell'Uganda. Vi esorto: non abbiate paura di far sentire le vostre voci! Dio ha offerto alle donne ugandesi doni preziosi da condividere per costruire una società più umana e piena di amore, una società che rispetti la dignità di tutti, in particolar modo dei bambini e dei bisognosi.

Quanto è importante l'apostolato delle famiglie cristiane per la crescita della società e della Chiesa! Coppie cristiane sposate: siate reciprocamente fedeli! Non dimenticate mai la sacra vocazione che avete ricevuto per tramandare la fede e insegnare alla generazione più giovane a vivere secondo i comandamenti di Dio. L'Africa ha bisogno della testimonianza delle famiglie cristiane, famiglie che siano scuole di generosità, pazienza, dialogo e rispetto per le necessità degli altri! Sono lieto di vedere qui i rappresentanti delle varie associazioni e dei movimenti ecclesiali che svolgono un ruolo tanto importante nella vita delle vostre Chiese locali. Cari amici: il vostro desiderio di santità e di autentica vita cristiana è un grande dono che Dio fa alla Chiesa in questi tempi. Siate una mente e un cuore solo con i Pastori della Chiesa. Gesù vi chiama a essere missionari del suo amore e lievito di riconciliazione e di rinnovamento in mezzo al suo popolo. Desidero incoraggiare i vostri sforzi per portare la Buona Novella di Cristo a tutti, in particolar modo agli indifferenti e a coloro che non sono stati ancora raggiunti dalle normali cure pastorali della Chiesa.


6. "Rivestiti di luce, perché viene la tua luce" (Is 60,1). Le parole di Cristo sono rivolte a voi, laici impegnati dell'Uganda! A ognuno di voi Cristo dice: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre buone opere e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16). Quanto ha bisogno il popolo ugandese della luce del Vangelo per disperdere l'oscurità lasciata da lunghi anni di tensioni civili, violenza e paura. Oggi l'Uganda si trova a un crocevia: il suo popolo ha bisogno del sale della parola di Dio per fare emergere le virtù dell'onestà, della bontà, della giustizia e dell'interesse per la dignità degli altri, che sole possono garantire la ricostruzione del suo Paese su un solido fondamento. L'Uganda ha bisogno di sentire la voce di Dio! Quanti dei vostri fratelli e sorelle non hanno ancora incontrato Cristo! A tutti voi ripeto oggi la sfida che Papa Paolo VI vi ha lasciato: voi dovete divenire missionari nel vostro Paese! Fate si che il vostro entusiasmo si unisca a un impegno sempre più sincero per lavorare per l'unità di tutti coloro che professano il nome di Cristo. I rapporti tra cristiani dovrebbero essere caratterizzati dall'armonia e da uno spirito di rispetto reciproco. Nonostante le divisioni, gli sforzi per promuovere l'unità cristiana sono un segno evidente della riconciliazione che Dio desidera compiere in mezzo a noi (Cfr. RMi 50).


7. Laici dell'Uganda! "Voi dovete essere sale della terra e luce del mondo" (Cfr. Mt 5,13-14). Se le vostre opere contengono il sale della "bontà, giustizia e verità", le vostre vite diventeranno veramente luce per i vostri vicini. Cristo vi chiama a vivere una vita gradita a Dio. Quando siete rinati nelle acque del battesimo siete stati nuovamente creati, vi è stato permesso di partecipare alla sua vita divina e siete stati inviati a portare testimonianza a Colui che ci ha chiamati dalle tenebre nel suo regno di luce (Cfr. Col 1,13). San Paolo lo dice molto chiaramente: "e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre" (Ep 5,11). Voi avete rinunciato a Satana e alle sue opere. Voi siete stati salvati al prezzo del sangue di Cristo, quindi non dovrete mai rinnegarlo adorando idoli o abbandonando la vostra vita cristiana per le vuote promesse di una cultura di morte! "Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore" (Ep 5,9). Fate si che i martiri siano la vostra ispirazione! Essi non hanno professato Cristo solo con le loro parole. Essi hanno manifestato il loro amore per Dio osservando i suoi comandamenti (Cfr. 1Jn 5,3). L'immagine di Cristo si rifletteva in loro con una forza spirituale che ancora oggi attira le persone verso di lui. Nella loro vita e nella loro morte i martiri hanno rivelato la forza della croce, la forza di una fede più forte della paura, una vita che trionfa sulla morte, una speranza che illumina il futuro, e un amore che riconcilia i più acerrimi nemici.


8. "Il Signore sarà per te luce eterna" (Is 60,20). Ringrazio Dio per questa opportunità di celebrare insieme a voi nel santuario dei Santi martiri dell'Uganda la Santa Eucaristia. I martiri sono stati chiamati in mezzo a questo amato popolo africano perché "la loro luce risplenda davanti agli uomini" (Cfr. Mt 5,16). In loro si sono compiute le parabole di Cristo del sale e della luce. Nella loro vita terrena i martiri "hanno cercato di scoprire ciò che vuole il Signore" (Cfr. Ep 5,10) e agito in maniera degna della chiamata che avevano ricevuto. Come seguaci di Cristo sono stati disposti a dare persino la loro vita per Lui. Lo Spirito Santo "ha fatto risplendere questa luce" a Namugongo. Attraverso il ministero della Chiesa egli ha fatto si che la luce non rimanesse nascosta ma "splendesse per ognuno nella casa" (Cfr. Mt 5,15): nella vostra casa in Uganda e in tutta l'Africa.

Mwebale okumpuliriza. Kristu abeere ekitangaala Mu Africa Yonna. (Grazie per avermi ascoltato. Possa Cristo essere la luce di tutta l'Africa).

Data: 1993-02-07 Data estesa: Domenica 7 Febbraio 1993

Riflessione per la recita dell'Angelus - Kampala (Africa)

Titolo: Maria regina dell'Africa: possano i tuoi figli rinascere nella speranza e nella pace

Al termine di questa Messa ci rivolgiamo con amore alla Santa Vergine Maria e ci prepariamo a recitare l'Angelus. Dalla croce Gesù affido Maria ai suoi discepoli affinché fosse la loro Madre (Cfr. Jn 19,25-27). Dall'inizio della presenza della Chiesa in questo Paese, i cristiani dell'Uganda sono stati sostenuti nella loro testimonianza del Vangelo dalle preghiere della Madre di Dio.

I martiri dell'Uganda hanno dato prova della loro profonda devozione a Maria recitando ogni giorno l'Angelus e il Rosario durante la loro prigionia. In unione con loro e con tutti i Santi affidiamo ora alla protezione materna di Maria questo amato Paese, l'Uganda, e il suo popolo.

Maria, Regina della pace! A te raccomandiamo gli uomini, le donne e i bambini dell'Uganda. Possa lo Spirito Santo attraverso le tue preghiere garantire loro una pace duratura e prosperità alla loro nazione. Possa la luce di Cristo disperdere l'oscurità spirituale che porta l'egoismo, la violenza, l'odio per gli altri e il disprezzo per i loro diritti. Possano tutti i cuori essere aperti alla forza dell'amore di Dio. Possano coloro che sono divisi da antagonismi etnici o politici imparare a collaborare per costruire per i loro figli una società dove regnino la giustizia, la pace e la libertà.

Maria, Regina dei martiri! A te raccomandiamo i cristiani di questo Paese. Possa il nobile esempio di San Charles Lwanga e dei Martiri dell'Uganda ispirarli a offrire le loro vite con un sacrificio gradito a Dio. Possa la loro fede in Cristo essere riconosciuta nella santità della loro vita e nella carità verso i loro fratelli e sorelle.

Rafforza la fedeltà e l'impegno apostolico dei sacerdoti e dei religiosi e fa si che sempre più giovani rispondano generosamente alla chiamata di Dio per servirlo nella Chiesa. Possano i cristiani, attraverso la tua amorevole intercessione, essere fari di speranza, lasciando risplendere la loro luce dinnanzi agli uomini, lievito dei valori del Vangelo che operano per il rinnovamento spirituale e morale della società ugandese.

Maria, Madre di tutti i credenti! Possano tutti i seguaci di Cristo in questo Paese unirsi sempre più in uno spirito di rispetto reciproco e di collaborazione. Possano portare una testimonianza sempre più fraterna dell'amore riconciliante di Gesù il Redentore.

Che essi possano, spinti dallo Spirito di amore diffondere la luce del Vangelo fra tutto il popolo dell'Uganda.

Maria, Madre dei dolori! Guarda con pietà coloro che soffrono. Sii vicina alle vittime della violenza e del terrore e consola coloro che sono in lutto. Possa Gesù, tuo Figlio dare conforto e pace a tutti i malati e ai moribondi e possa dare forza a coloro che si dedicano alla loro cura fisica e spirituale.

Maria, Regina d'Africa! Conduci tutti nel regno di santità, verità e vita del Signore. Tu che hai liberamente detto "si" a Dio e sei diventata la Vergine Madre del suo unico Figlio rimani sempre vicino ai tuoi figli in Uganda. Possano essi rinascere nella speranza e possa il piano di salvezza di Dio compiersi in loro. Possa l'intera Africa conoscere e amare attraverso di loro il nome di Gesù Cristo nostro Salvatore.

Data: 1993-02-07 Data estesa: Domenica 7 Febbraio 1993

Il messaggio per gli ammalati consegnato a Monsignor Ssentongo, Presidente dell'ufficio medico dell'Episcopato - Kampala (Africa)

Titolo: Il flagello dell'Aids è una sfida per tutti

Cari fratelli e sorelle,


1. Con gioia e affetto saluto voi, gli ammalati e i disabili dell'Uganda, e invoco su di voi la grazia e la misericordia di Dio nostro Padre. Con questo Messaggio, che affido al Vescovo Henry Ssentongo, Presidente dell'Ufficio Medico della Conferenza Episcopale ugandese, desidero abbracciare quanti di voi stanno vivendo il mistero della sofferenza umana in questa amata nazione africana. La Chiesa si sente particolarmente vicina a quanti stanno soffrendo nella mente o nel corpo, quale che sia la loro condizione sociale o economica o la loro appartenenza religiosa. In ciascuno essa vede l'immagine di Cristo suo Salvatore, che si è fatto uomo per salvarci dai nostri peccati e per darci la vita eterna. Seguendo l'esempio e il comandamento di Gesù, suo Maestro e Signore, essa si volge con misericordia e compassione verso ciascun essere umano, ma soprattutto verso i poveri, gli ammalati e i disabili. Questa amorevole sollecitudine, essenziale per la sua missione, trova espressione concreta non soltanto nella fondazione dei suoi molti ospedali, cliniche e dispensari, ma anche e soprattutto nella cura fisica e spirituale offerta dai suoi sacerdoti e religiosi e dai molti laici, uomini e donne - medici, infermieri ed altri operatori sanitari - che essa porta come esempi alla società civile per la loro generosa dedizione agli altri. Attraverso questi mezzi la Chiesa desidera "cercare l'incontro con l'uomo in modo particolare sulla via della sua sofferenza" (Cfr. Salvifici Doloris, n. 3) e offrire loro la speranza e la consolazione del Vangelo.


2. Il mio saluto a voi è di gioia e di pace, che nasce dalla serena fiducia che i cristiani hanno in Gesù Cristo. Noi confidiamo che il Signore un giorno ci renderà partecipi della sua gloria se noi soffriremo con Lui, come San Pietro ha scritto con queste belle parole: "Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare" (1P 4,13). Nonostante il dolore, la delusione e la solitudine che possiamo provare, sappiamo che in Cristo troviamo luce e speranza anche nella sofferenza. Nella Croce di Gesù Cristo, Dio ha dato la risposta definitiva a tutti i mali, sia fisici che morali. Il Padre non ha abbandonato la sua creazione quando la morte e la sofferenza sono entrate nel mondo in conseguenza del peccato (Cfr. Gn 3,15-19). Anzi, egli "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16). Grazie a questo dono dell'amore del Padre, rivelato in somma misura nella Morte e nella Risurrezione di Cristo, adesso noi possiamo vivere nella speranza - non la falsa speranza che non dovremo mai soffrire - ma nella speranza reale della vita eterna. Alla luce del Mistero Pasquale della Croce e della Risurrezione di Cristo noi troviamo una ragione del tutto nuova e definitiva per sperare dinnanzi alla sofferenza e alla morte, una speranza che ci sprona a farci "strada attraverso il fitto buio delle umiliazioni, dei dubbi, della disperazione e della persecuzione" (Salvifici Doloris, n. 20).


3. Cari fratelli e sorelle, a causa della nostra incorporazione a Cristo attraverso il Battesimo, i cristiani sono resi partecipi del mistero della Croce di Cristo, il mistero per cui egli ha scelto di redimere il mondo. Poiché è stato attraverso la sofferenza che Gesù ha portato la grazia e la misericordia a tutti noi, ciascuno di noi "è anche chiamato a partecipare a quella sofferenza, mediante la quale si è compiuta la redenzione" (Salvifici Doloris, n. 19). Attraverso la Croce una dimensione trascendente e un significato salvifico sono stati dati alla sofferenza umana, conferendole così uno scopo e un valore prima inimmaginabili.

"Quindi anche ogni uomo, nella sua sofferenza, può diventare partecipe della sofferenza redentiva di Cristo" (). I cristiani sono quindi invitati a non guardare semplicemente a se stessi, ma a guardare con gli occhi della fede al gran bene che può essere compiuto se offrono le proprie sofferenze in unione con la Croce di Cristo, come un sacrificio gradito a Dio nostro Padre. Quante persone, qui in Uganda, possono essere aiutate con le nostre preghiere! Sto pensando agli orfani, ai giovani in cerca di impiego, alle famiglie che lottano per sopravvivere, alle persone dipendenti dall'alcool e dalle droghe, agli uomini e alle donne che non hanno mai udito il Vangelo di Cristo, agli anziani, a quanti sono soli e soprattutto a coloro le cui malattie possono essere più gravi delle nostre. "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale" (Rm 12,1). Quanti abbracciano generosamente la Croce di Gesù Cristo e offrono le proprie sofferenze in unione con il potere salvifico del suo sacrificio eterno, possono contribuire a portare nuova vita al popolo dell'Uganda e agli uomini e alle donne di tutto il mondo. San Paolo vide chiaramente in che misura la Chiesa veniva arricchita dalle sofferenze dei cristiani quando esse venivano sopportate con pazienza e amore: "perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). La Chiesa ha bisogno del dono spirituale che soltanto i malati sono in grado di offrire. Sopportate le vostre sofferenze in unione con il Signore, fiduciosi che un giorno voi sarete glorificati con lui. Giacché "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi" (Rm 8,18).


4. E adesso vorrei rivolgermi in particolare a quanti di voi stanno soffrendo a causa dell'AIDS. So bene che nell'arco di un decennio questa terribile malattia ha già colpito moltissime persone e lasciato migliaia di bambini privi della cura dei genitori. Molti di voi sono già costretti a letto, molti altri sono sieropositivi, altri ancora vivono nel costante timore di contrarre il male. Vi è soltanto Uno che può darvi speranza e fiducia in mezzo a un dolore così grande, alla paura e alla morte stessa. E' Cristo, che ha detto: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,28-30). Non scoraggiatevi mai! Talvolta il giogo può non sembrare dolce, né il carico leggero, ma il Signore vi assicura, così come ha fatto con San Paolo: "Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza" (2Co 12,9). Cristo è al vostro fianco; non dubitate della sua presenza o della forza della sua grazia! Il flagello dell'AIDS è una sfida per tutti. Come i Vescovi dell'Uganda hanno giustamente osservato: "Questa situazione, che colpisce tutti, va affrontata nella solidarietà, con molto amore e sollecitudine per le vittime, con tanta generosità verso gli orfani e con molto impegno verso un rinnovato stile cristiano di vita morale" (Lettera Pastorale Fa' Splendere la tua Luce, n. 28).

Infatti tutti gli uomini di buona volontà sono chiamati a riflettere sui problemi sociali e morali più profondi associati a questa malattia. Insieme al diffondersi dell'AIDS, si è andata sviluppando una diffusa crisi di valori in alcune società, poiché molte persone crescono mutilate nello spirito, indifferenti alle virtù e ai valori spirituali che soli possono garantire la vera felicità e l'autentico progresso della società. Questa crisi spirituale colpisce soprattutto i giovani, da cui dipende il futuro del vostro paese. Voi che soffrite di AIDS avete un importante ruolo da svolgere in questa lotta vitale per il benessere del vostro paese! Offrite le vostre sofferenze in unione a Cristo per i vostri fratelli e le vostre sorelle che sono particolarmente a rischio! Le vostre sofferenze possono rappresentare un'opportunità piena di grazia per promuovere la rinascita morale della società ugandese. Invoco il dono dell'indefettibile amore di Dio, che conforta e sostiene, su quanti soffrono di AIDS e su quanti sono generosamente impegnati nel curarli. Alla stesso tempo faccio appello a quanti stanno lavorando per trovare una risposta scientifica efficace a questa malattia affinché non tardino, e soprattutto perché non permettano che considerazioni commerciali li distraggano dai loro generosi sforzi.


5. Il profondo amore e la stima della Chiesa per gli ammalati sono stati meravigliosamente espressi dalle parole del mio predecessore Papa Paolo VI ai pazienti dell'Ospedale Nazionale di Mulogo durante la sua visita nel 1969. Cari amici, vi chiedo adesso di prendere a cuore queste parole: "Come Nostro Signore sulla Croce, voi non potete muovervi liberamente; ma come lui voi potete aprire le braccia al mondo intero, e offrire le vostre sofferenze per la salvezza degli uomini... Fate si che il vostro letto d'ospedale diventi un altare su cui vi offrite completamente a Dio, per fare come lui vuole; e la vostra ricompensa sarà grandissima in cielo" (1 agosto 1969). La Croce e la Risurrezione di Gesù Cristo hanno illuminato l'autentico significato e il valore della sofferenza umana. Il Signore invita tutti a unirsi a lui sulla via del Calvario e a partecipare alla gioia della Pasqua. In questo viaggio noi non siamo mai soli; la Beata Vergine Maria, che stava ai piedi della Croce di suo Figlio, è sempre al nostro fianco.

Invocando la sua intercessione e quella di San Charles Lwanga e di tutti i Martiri dell'Uganda, imparto la mia Benedizione Apostolica a voi, ai vostri cari, a tutti coloro che si prendono cura di voi, come pegno della grazia e del conforto di Dio.

Data: 1993-02-07 Data estesa: Domenica 7 Febbraio 1993

Il discorso all'ospedale di Nsambya - Kampala (Africa)

Titolo: Offrite le vostre sofferenze per la diffusione della verità e dell'amore di Cristo

Cari Amici,


1. Con grande affetto nel Signore Gesù Cristo, sono molto lieto di salutare i rappresentanti degli ammalati e dei disabili dell'Uganda qui, presso l'Ospedale San Francesco di Nsambya. I miei cordiali auguri vanno anche ai dottori, agli infermieri e alle infermiere e a tutti gli operatori sanitari che si dedicano alla loro cura. Tra pochi giorni, l'11 febbraio, Festa di Nostra Signora di Lourdes, la Chiesa universale celebrerà la prima Giornata Mondiale del Malato. Questa celebrazione è stata istitutita al fine di manifestare la sollecitudine della Chiesa per gli ammalati e il suo impegno ad occuparsi delle loro necessità fisiche e spirituali. Sono questi aspetti essenziali della testimonianza della Chiesa a Cristo in tutti i paesi in cui essa è presente. Qui in Uganda, la missione della Chiesa di svolgere il proprio ministero presso gli ammalati, è condotta da numerosi ospedali e centri sanitari, compreso questo ospedale, istituito da Madre Kevin Kearney, fondatrice delle Suore Francescane Missionarie per l'Africa, nel 1906. Da allora, esso è andato continuamente ampliandosi e ha aumentato i suoi programmi e servizi fino a diventare il più vasto ospedale non statale del paese.

I vasti servizi medici, di riabilitazione e di assistenza domiciliare forniti, sono impressionanti, e tutto vien fatto in quello spirito di carità che deriva dall'esempio dello stesso Signore Gesù, che ha promesso di benedire coloro che avrebbero servito il più piccolo dei suoi fratelli (Cfr. Mt 10,42). A nome di tutta la Chiesa, colgo con gioia questa occasione per ringraziare quanti, seguendo l'esempio del Buon Samaritano, portano compassione e aiuto agli ammalati nel momento del bisogno.


2. Miei cari fratelli e sorelle ammalati e disabili: San Paolo ci ha insegnato che, in modo misterioso, le nostre sofferenze, quando si uniscono al sacrificio redentore di Cristo, assumono un potere salvifico per la vita della sua Chiesa. Ha scritto ai Colossesi: "perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24). "Sono lieto!". Come è difficile spesso per voi rallegrarvi, quando il dolore, la malattia, la perdita della forza fisica e la separazione dai vostri cari possono condurvi all'impazienza, alla frustrazione, alla solitudine e perfino sull'orlo della disperazione. La sofferenza trova il suo significato e compimento soltanto nella fede e nella carità: nella fede che la nostra paziente sopportazione "concorre al bene di coloro che amano Dio" (Rm 8,28), e in quella carità che fa si che ci facciamo carico ogni giorno della nostra croce (Cfr. Lc 9,23) al fine di seguire Cristo, che ci ha procurato la salvezza offrendo la propria vita per i suoi amici (Cfr. Jn 15,13 Ga 2,20).

Abbiamo piena fiducia che noi veramente "completiamo... quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo... la Chiesa". I vostri fratelli e le vostre sorelle in Uganda hanno bisogno di voi: essi hanno bisogno delle vostre preghiere e del vostro generoso sacrificio personale! La paziente sopportazione può contribuire a portar loro vita e speranza, se abbracciate la volontà di Dio senza riserva, fiduciosi che sarete in grado di fare tutte le cose in lui che vi dà forza (Cfr. Ph 4,13). La Chiesa, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, è profondamente angustiata per il gran numero di persone in Uganda, soprattutto bambini e giovani, che stanno soffrendo di AIDS, e per le indicibili difficoltà che questa malattia ha causato alle famiglie, alle comunità e alla nazione stessa. Oggi desidero fare mie le parole dei vostri Vescovi, che hanno scritto: "Questa situazione, che colpisce tutti nel paese, va affrontata nella solidarietà, con molto amore e sollecitudine per le vittime, con molta generosità verso gli orfani e con molto impegno per un rinnovato stile cristiano di vita morale" (Lettera Pastorale dei Vescovi dell'Uganda Fa' risplendere la tua Luce, n.28). Anche i malati hanno un ruolo speciale da svolgere nell'affrontare la sfida dell'AIDS: voi potete offrire la vostra sofferenza per la diffusione della verità e dell'amore di Cristo in tutta questa amata nazione. Vi incoraggio a far si che "risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).


3. Affido adesso al Vescovo Henri Ssentongo, Presidente dell'Uffico Medico della Conferenza Episcopale ugandese il Messaggio scritto che ho rivolto a tutti gli ammalati e i disabili in Uganda. Nel far ciò elevo fervide preghiere a Dio, grazie all'intercessione del patrono di questo ospedale, San Francesco, il Poverello d'Assisi che ha portato sul suo corpo i segni della Passione di Cristo, affinché aiuti tutti gli ammalati dell'Uganda ad offrire le proprie sofferenze "come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio" (Rm 12,1) per il benessere del popolo di questo paese e di tutto il mondo. Che le preghiere di Maria, Salute degli Ammalati, e di San Charles Lwanga e dei Martiri dell'Uganda, vi sostengano in questo proposito. A voi tutti e alle vostre famiglie, ai medici, agli infermieri e alle infermiere, agli amministratori e al personale dell'Ospedale San Francesco, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Baana bange abaagalwa Mbasaasira obulwadde. Kristu abagumye Era abawe omukisa.

(Cari figli e figlie, sono solidale con voi. Che Cristo vi conforti e vi benedica.)

Data: 1993-02-07 Data estesa: Domenica 7 Febbraio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Discorso durante la visita al santuario anglicano di Namugongo - Kampala (Africa)