GPII 1993 Insegnamenti - Discorso durante la cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale di Entebbe - Kampala (Africa)

Discorso durante la cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale di Entebbe - Kampala (Africa)

Titolo: "Nobile popolo dell'Uganda, sii artefice del tuo futuro!"

Vostra Eccellenza Presidente Museveni, Miei fratelli Vescovi, Signore e Signori, Cari amici,


1. E' giunto il momento per me di dire addio al vostro Paese. Durante gli ultimi giorni, l'Uganda ha fatto risplendere la sua luce davanti al Papa, all'Africa e al mondo! Io non dimentichero mai i volti gioiosi dei fanciulli, i volti speranzosi dei giovani e i volti orgogliosi di tutti coloro che si impegnano per il futuro dell'Uganda. Porto con me un tesoro di ricordi, "memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (1Th 1,3). Sono profondamente grato per la cortesia e l'ospitallità con cui mi avete ricevuto durante questa Visita Pastorale in Uganda. In così tante occasioni, voi mi avete accolto con entusiasmo e affetto. Avete parlato dai vostri cuori al cuore del Papa! La stima che già nutrivo per il popolo di questo Paese è cresciuta e si è approfondita, e io credo di comprendere molto più pienamente le speranze e le aspirazioni che nutrite per il futuro, così come le mete che vi siete posti come nazione. E' con profondo apprezzamento che ringrazio lei Signor Presidente, le autorità civili dell'Uganda, i miei fratelli Vescovi e altri Capi religiosi, i responsabili per la sicurezza durante la mia permanenza, e coloro che hanno diffuso la speranza e la gioia di questi giorni, attraverso la stampa, la radio e la televisione. Possa Dio ricompensare abbondantemente tutti coloro che si sono occupati dell'organizzazione con tanta cura e che hanno preso parte, con fervore, ai memorabili avvenimenti di questi giorni! Vorrei inoltre salutare coloro che non hanno avuto l'opportunità di partecipare personalmente alle celebrazioni. Penso in particolar modo ai disabili, agli ammalati e agli anziani.

Le loro sofferenze, unite a quelle di Cristo, sono una fonte inesauribile di grazia per la Chiesa (Cfr. Col 1,24). Su ognuno di essi invoco il conforto e la forza della Benedizione di Dio.


2. Con le sue abbondanti risorse umane e naturali, l'Uganda è chiamata a essere la prima artefice del suo futuro! Soprattutto, voi vi trovate a dover determinare il contesto fondamentale dello sviluppo dell'Uganda come nazione. Questo è un momento decisivo per la vostra storia. Le generazioni presenti e future vivranno in armonia e prospereranno come popolo finché tutti i diritti fondamentali dell'uomo e le libertà verranno custodite gelosamente nelle leggi del vostro Paese e difese nell'esercizio della giustizia. In una società giusta e ben ordinata il bene comune sarà meglio servito dalla partecipazione responsabile dei cittadini alla vita pubblica (Cfr. CL 42) e la solidarietà fra tutti i settori della popolazione, che è un'esigenza vitale diverrà una realtà dal momento in cui le vostre istituzioni sociali garantiranno a tutto il popolo il suo diritto a partecipare attivamente alla vita economica, politica e culturale dell'Uganda! Sebbene la missione primaria della Chiesa, il suo dovere supremo, sia quello di annunziare a tutti i popoli la Morte e la Risurrezione salvifiche di Gesù Cristo (Cfr. RMi 3), allo stesso tempo la Chiesa è profondamente impegnata nella dimensione sociale della vita umana. Questa sollecitudine appartiene alla sua missione evangelizzatrice come "una parte essenziale del messaggio cristiano" (Cfr. CA 5).

Per questa ragione l'Uganda può contare sulla Chiesa Cattolica per promuovere il progresso della società attraverso i numerosi servizi educativi e sociali che essa offre. Senza reclamare diritti speciali o privilegi, la Chiesa chiede soltanto la libertà necessaria per compiere la propria missione di predicare il Vangelo nella sua pienezza e di servire la famiglia umana secondo i suoi principi (Cfr. GS 76).


3. Sono venuto in Uganda per rendere omaggio ai vostri Martiri, i cittadini del cielo che guidano il nostro cammino sulla terra, per rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo e per incoraggiare i vostri lodevoli sforzi volti al raggiungimento della riconciliazione e della ricostruzione nazionali. Quanto è confortante vedere la Chiesa Cattolica in Uganda esaminare fervidamente i "segni dei tempi" (Cfr. GS 4). Vi siete impegnati ad essere una luce per il mondo (Cfr. Mt 5,16) - un mondo che ha bisogno disperatamente del messaggio cristiano di speranza: la Buona Novella che la vita umana è sempre preziosa, che la giustizia e la pace possono prevalere sullo sfruttamento e sulla violenza, e che la solidarietà sociale può prendere il posto dell'individualismo egoista. Possa Dio sostenervi nelle vostre decisioni! Una volta che avete messo mano all'aratro, dice il Signore ai suoi discepoli, non dovete volgervi indietro (Cfr. Lc 9,62).

Cari amici: vi lascio in modo da continuare il mio pellegrinaggio in Sudan. Il nobile popolo dell'Uganda rimarrà sempre nel mio cuore e nelle mie preghiere. Avendo ricevuto molta gioia e molto conforto dal vostro amore (Cfr. Fm 1,7), affido voi e le vostre famiglie alla bontà e all'amorevole tenerezza di Dio (Cfr. Tt 3,4).

Ayi katonda Kitaffe, Kuuma Uganda, Mweraba. Omukama abakume.

(Che Dio Padre sostenga l'Uganda. Grazie. Che Dio vi benedica).

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993

Appello durante la cerimonia di benvenuto - Khartoum (Africa)

Titolo: "Devo levare la mia voce a chiedere giustizia e pace in favore dei deboli, dei poveri e degli indifesi"

Caro Signor Presidente del Consiglio del Comando Rivoluzionario, Cari membri del Governo, Cari confratelli nell'Episcopato e fedeli della Chiesa che è in Sudan, Distinti Membri del Corpo Diplomatico, As-salamu 'aleykom! (La pace sia con voi).


1. Ho baciato il suolo del Sudan con profondi sentimenti di pace e di benevolenza.

Rendo grazie a Dio Onnipotente che ha condotto i miei passi di pellegrino a questa terra, e mi offre l'opportunità di parlare a favore della comprensione, dell'armonia e della pace tra credenti che, pur seguendo tradizioni diverse, cionondimeno onorano Dio nei loro cuori e si sforzano di compiere la sua volontà in ogni cosa. Nel salutare tutti voi che siete qui convenuti per accogliermi, rivolgo a voi questo ardente appello: ascoltiamo la voce dei nostri fratelli e sorelle, specialmente di quelli oppressi dalla povertà, dalla fame e dalla violenza, mentre gridano la loro sete di giustizia e di pace, per una nuova era di dialogo e di concordia.

Desideravo intensamente venire qui in Sudan, e sono quindi grato alle autorità civili per aver reso possibile questa visita. Sono grato anche ai Vescovi cattolici per il loro invito a condividere, anche se per poco tempo, la vita di questa comunità cattolica. Come Successore dell'Apostolo Pietro, che Gesù Cristo ha posto a capo della sua Chiesa, ho il dovere vincolante di incoraggiare e rafforzare la fede dei miei fratelli e sorelle, dovunque essi si trovino, e specialmente quando la fede richiede grande coraggio e fedeltà. Quando la gente è debole, povera e indifesa, devo levare la mia voce in loro favore. Quando sono privi di un tetto e soffrono le conseguenze di siccità, carestia, epidemia e devastazioni belliche, devo essere vicino a loro e appellarmi a nome loro a coloro che possono offrire aiuto, e soprattutto a coloro che possono portare avanti la causa della giustizia e della pace. Giustizia e pace: queste sono le condizioni di vita a cui aspira l'intera umanità. Esse sono la necessaria premessa per lo sviluppo e il progresso. Prego e spero per la giustizia e la pace per tutti i cittadini di questa terra, senza eccezioni, indipendentemente dalla loro religione, condizione sociale, estrazione etnica o colore della pelle.


2. Agli occhi dell'osservatore attento, l'intera Africa sta subendo delle trasformazioni sorprendenti. Ovunque vi sono immensi problemi ancora da affrontare. Una storia tempestosa ha lasciato un'eredità di sottosviluppo, rivalità e conflitti etnici. La povertà endemica ha prodotto innumerevoli carenze materiali e culturali. Gli sforzi a favore del progresso e dello sviluppo non sono sempre coincisi con i migliori interessi delle popolazioni, e in molti casi le politiche del passato hanno lasciato il peso di un enorme debito internazionale.

Ma nuovi venti stanno anche soffiando. Molte persone di questo continente si rendono ora conto che devono essere trovate delle soluzioni africane ai problemi africani, che gli individui, le famiglie e i gruppi devono essere messi in grado di contribuire al proprio sviluppo, e che la società, di conseguenza, deve diventare più democratica, più rispettosa delle legittime differenze, più stabile nell'ordinamento giuridico, riflettendo i diritti umani universalmente riconosciuti. I venti di cambiamento esigono delle rinnovate strutture di organizzazione economica e politica, strutture che rispettino veramente la dignità umana e i diritti umani. In occasione delle mie visite pastorali sono stato in molti Paesi africani. Nel corso degli anni ho incontrato quasi tutti i capi dell'Africa. Pur non sottovalutando le sfide che questo Continente si trova ad affrontare, sono convinto che ci sia una solida base per una grande speranza nel futuro dell'Africa. Qui a Khartoum, desidero esprimere quella stessa speranza riguardo al Sudan. Questo è un Paese con molti popoli, lingue e costumi diversi.

Oltre alla religione africana tradizionale, due grandi tradizioni religiose, l'Islam e il Cristianesimo, sono coesistite in questo territorio per secoli. Oggi è essenziale ricuperare il senso del rispetto reciproco e della cooperazione al servizio del bene comune, nel quadro di una ricerca sincera e onesta per trovare una giusta soluzione al conflitto che continua a mietere una messe così terribile di sofferenza. Con questa grande speranza nella mente, rinnovo il mio appello alla comunità internazionale e alle organizzazioni internazionali a non trascurare il popolo del Sudan, ma di compiere ulteriori sforzi per soddisfare le necessità immediate e per aiutare a gettare le fondamenta del futuro sviluppo.


3. Noi Cristiani chiamiamo Gesù Cristo "il Principe della Pace": egli è "la nostra pace" (Ep 2,14). Per i seguaci dell'Islam il termine salam è talmente importante da costituire uno dei gloriosi nomi divini. Per la Giornata Mondiale della Pace 1992 scrissi un messaggio nel quale affermavo che la religione, "se è autenticamente vissuta, non può non produrre frutti di pace e di fraternità, perché è nella natura della religione promuovere un vincolo sempre più stretto con la divinità e favorire un rapporto sempre più solidale tra gli uomini" (n. 2). La sola lotta che può essere giustificata da motivi religiosi, la sola lotta degna dell'uomo è la lotta morale contro le passioni disordinate dell'uomo stesso, contro ogni sorta di egoismo, contro i tentativi di opprimere gli altri, contro ogni genere di odio e di violenza: in breve, contro ogni cosa che è l'esatto contrario della pace e della riconciliazione (Cfr. Ep 7). In questo grande sforzo umano, come hanno dimostrato molti Musulmani e Cristiani in tutto il mondo, esiste un'ampia base per la cooperazione e l'accordo reciproco.


4. La Chiesa Cattolica gioisce quando le persone acquistano una maggiore consapevolezza della loro dignità, poiché allora diventano più capaci di scoprire in se stessi e negli altri l'immagine e la somiglianza del Creatore, l'opera delle cui mani sono il frutto (Cfr. Ps 8,5). In tutto questo Continente, la Chiesa, nell'adempiere la sua missione religiosa, porta avanti anche un lavoro paziente e perseverante di promozione umana attraverso l'istruzione, la cura e l'assistenza sanitaria. Essa lo fa in obbedienza alle parole di Gesù Cristo, che ci ha insegnato che la vera adorazione di Dio implica il servizio del nostro prossimo (Cfr. Lc 10,27). Tutto quello che chiede la Chiesa è la libertà di proseguire la sua missione religiosa e umanitaria. Questa libertà è un suo diritto, poiché è un dovere di ognuno, dovere degli individui e dello Stato, rispettare la coscienza di ogni essere umano. Il rigoroso rispetto per il diritto alla libertà religiosa costituisce una fonte primaria e un fondamento per la pacifica coesistenza. Nelle poche ore della mia visita, preghero e celebrero l'Eucaristia con la comunità cattolica. Sono anche desideroso di incontrare molti seguaci dell'Islam. Possa Dio Onnipotente aiutarci a crescere nella comprensione reciproca e nella consapevolezza delle nostre gravi responsabilità riguardo al vero bene delle persone.

Baraka Allah as-Sudan (Che Dio benedica il Sudan).

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993

Incontro con le forze vive della comunità cattolica nella Cattedrale - Khartoum (Africa)

Titolo: "Vedo in voi il mistero del Calvario: fate del mistero Pasquale il centro della vostra vita"

Cari fratelli Vescovi, Cari fratelli e sorelle in Cristo,


1. Il mio primo impulso è di farmi vicino a voi per assicurare a ciascuno di voi - sacerdoti, religiosi, seminaristi, catechisti, sia sudanesi che missionari - che avete un posto molto particolare nella mente e nel cuore del Vicario di Cristo. La vostra vita e la vostra attività si svolgono in mezzo a gravi difficoltà, e talvolta potreste pensare di essere stati dimenticati dal resto del mondo. Ma non siete mai lontani dalla mente e dal cuore di Dio. Ogni vostra preghiera e ogni vostro sforzo sono da Lui conosciuti. Voi non siete dimenticati dalla Chiesa, dal Successore di Pietro, dai Cristiani di ogni parte che pregano costantemente per voi. Vi saluto nell'amore della Santissima Trinità: "Grazia e pace da Dio Padre e da Gesù Cristo, nostro salvatore" (Tt 1,4). Invio anche un saluto particolare agli altri sacerdoti, ai religiosi e agli uomini e donne laici che testimoniano ogni giorno il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo su questa terra, ma che non possono essere qui oggi. Spero che in qualche modo essi possano sentire la mia voce e sapere che tutta la Chiesa li ama e prega per loro.


2. Sono ben consapevole delle tristi circostanze del vostro paese, tormentato da una guerra civile che ha portato al popolo sudanese, specie nel sud, una miseria indicibile, sofferenze e morte. La vita delle vostre comunità è profondamente colpita anche dalla rottura delle buone relazioni che dovrebbero esistere tra i Cristiani e i Musulmani. Inoltre voi ed i vostri fratelli cristiani siete poveri dei beni di questo mondo, fino al punto dell'estrema indigenza. Con ammirazione e con intensa gratitudine al nostro Padre celeste per la vostra fedeltà, vi incoraggio a "stare saldi in un solo spirito e a combattere unanimi per la fede del vangelo" (Ph 1,27). Nel mio paese ho conosciuto alcuni degli orrori della guerra e del modo in cui la storia delle catacombe è stata ripetuta in questo secolo. Come Successore di Pietro, nella mia sollecitudine per tutte le Chiese, condivido le prove e le sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle di tutto il mondo. Eppure, in questa parte dell'Africa, vedo chiaramente una particolare riproduzione del mistero del Calvario nella vita della maggioranza dei cristiani. E quale risposta posso darvi? Quale consolazione vi posso offrire? Tra poco celebreremo l'Eucarestia, "Sacrificio a te gradito per la salvezza del mondo" (Preghiera Eucaristica IV). Con una fiducia incrollabile proclameremo la nostra fede: "Tu ci hai redenti con la tua croce e la tua resurrezione: salvaci, o Salvatore del mondo". Fratelli e sorelle, se c'è un messaggio che il Papa vuole lasciarvi è questo: Fate del Mistero Pasquale il centro delle vostre vite! Riunite il Popolo di Dio per celebrare il mistero della fede. Nutrite voi stessi e le vostre comunità con la parola di vita e i sacramenti della nostra salvezza.


3. Cari fratelli Sacerdoti: nel giorno della vostra Ordinazione siete stati configurati a Cristo, il Sommo Sacerdote, per servire il Vangelo. Possiate non perdere mai di vista l'effusione di grazia che vi ha investito di grandi responsabilità, ma che vi ha anche rafforzato e confermato per le opere future.

Non perdete mai di vista "Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce" (He 12,2).

I fedeli guardano voi per trovare sostegno ed incoraggiamento, sia nel perseguimento della santità cristiana che nella loro richiesta di rispetto per i loro diritti umani e civili. Voi sapete che il vostro ruolo non è quello della semplice azione sociale e politica. Voi siete piuttosto "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1). Le vere "insegne" del vostro incarico sono lo zelo per la volontà del Padre, la vostra preghiera costante, la testimonianza del celibato per amore del Regno, gli atti di umile servizio che riflettono la compassione del Buon Samaritano. E' importante che voi, sia personalmente che al fine di porre il vostro ministero nel suo giusto contesto, manteniate un vivo senso di comunione e di cooperazione pratica con i vostri Vescovi, ed attraverso loro siate in unione di mente e di cuore con l'unico ed universale Corpo di Cristo. Possiate essere veri strumenti di riconciliazione e di pace, in particolare nell'amministrazione del Sacramento del perdono dei peccati.

Affido voi e il vostro ministero alla cura materna della Beata Vergine. Possa la sua intercessione darvi tutto l'incoraggiamento di cui avete bisogno. Cari Seminaristi: state scoprendo cosa significhi seguire Gesù più da vicino e prepararvi al ministero. Fate uso di qualsiasi opportunità per acquisire una profonda e solida formazione! Soprattutto giorno dopo giorno permettete al Buon Pastore di conformare i vostri cuori al suo (Cfr. Jr 3,15) in modo che quando si presenteranno le difficoltà sarete in grado, come Lui, di sopportare tutto per l'amore del gregge.


4. Cari religiosi: anche voi avete un posto speciale nel cuore e nelle preghiere del Papa. Il vostro ruolo nella comunità cristiana è fondamentale e di straordinaria importanza, non solo per ciò che fate in tutte le diverse forme di apostolato in cui siete impegnati, ma in particolare perché la vostra fedele osservanza dei consigli evangelici parla agli altri, cristiani e non, della verità e del significato delle Beatitudini, che sono il nucleo della vita cristiana.

Prendete coraggio dalle parole rivolte ai Religiosi dal Concilio Vaticano Secondo: "Quanto più fervorosamente, adunque si uniscono a Cristo con questa donazione di sé che abbraccia tutta la vita, tanto più si arricchisce la vita della Chiesa e il suo apostolato diviene più vigorosamente fecondo" (PC 1). Nella economia della salvezza siete i semi viventi di una meravigliosa fecondità spirituale. In particolare desidero assicurare le Sorelle della parte esclusiva che avete nella vita e nella missione della Chiesa. La vostra consacrazione, il vostro esempio di pura santità e di ardore del vostro servizio costituiscono una affermazione decisiva nelle attuali circostanze del vostro apostolato, per quanto riguarda la dignità delle donne. Nel nome della Chiesa vi dico: grazie! Desidero incoraggiarvi tutti affinché promuoviate le vocazioni alla Vita Religiosa, impartendo una solida formazione a coloro che sono chiamati, ed assicurando la cura ed il sostegno spirituale ad ogni fratello o sorella nel bisogno. Possa Maria, che si è premurata di assistere sua cugina Elisabetta, essere un modello di carità cristiana per voi tutti.


5. Cari catechisti: lasciate che mi rivolga a voi con le parole di San Paolo ai Corinzi: "Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione" (2Co 7,4). Voi siete al centro della comunità cristiana locale, spesso organizzata in piccole comunità cristiane. E' vostro compito annunciare la Parola di Dio in un linguaggio che sia il più vicino possibile alle necessità ed all'esperienza dei vostri fratelli e delle vostre sorelle. Attraverso le vostre parole e le vostre azioni Cristo si avvicina alle lotte quotidiane della vostra gente. In realtà attraverso voi nella misura in cui voi assimilate il messaggio evangelico, Cristo diventa realmente un sudanese. Possa l'esempio della Beata Bakhita, che mai perse la fiducia e la speranza nonostante le dure condizioni della sua vita, infondervi l'amore e la misericordia verso tutti.


6. Infine desidero rivolgere delle particolari parole di gratitudine agli uomini e alle donne missionari presenti nel Sudan. La Chiesa di questo paese continua la sua missione con coraggio e determinazione, nonostante le difficoltà e le restrizioni, grazie anche al vostro servizio altruista. Voi siete un segno della universalità della Chiesa, della sua unità di fede e dell'apertura verso la comunione di tutte le Chiese particolari nella stessa missione di salvezza. Possa il Signore ricompensare abbondantemente il vostro generoso impegno.


7. Fratelli e sorelle: il Mistero Pasquale della Passione, della Morte e della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo rappresenta tutta la certezza e la ricchezza della Chiesa. E' la fonte della nostra forza e della nostra speranza.

Quando la giustizia umana fallisce, esso solo guarisce le nostre ferite e dà significato ai nostri sforzi. Nell'Eucarestia che celebreremo questo pomeriggio vi terro vicini, "memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza" (1Th 1,3).

La Chiesa intera vi affida all'amorevole provvidenza di Dio piena di amore, sapendo che, nelle parole della Lettera ai Romani: "lo Spirito intercede per i credenti secondi i disegni di Dio" (8,27). Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano con tutti voi. Amen.Cari seminaristi: state scoprendo cosa significhi seguire Gesù più da vicino e prepararvi al ministero. Fate uso di qualsiasi opportunità per acquisire una profonda e solida formazione! Soprattutto giorno dopo giorno permettete al Buon Pastore di conformare i vostri cuori al suo in modo che quando si presenteranno le difficoltà sarete in grado, come Lui, di sopportare tutto per l'amore del gregge.

Cari fratelli sacerdoti: nel giorno della vostra ordinazione siete stati configurati a Cristo, il Sommo Sacerdote, per servire il Vangelo... I fedeli guardano a voi per trovare sostegno ed incoraggiamento, sia nel perseguimento della santità cristiana che nella loro richiesta di rispetto per i loro diritti umani e civili... Possiate essere veri strumenti di riconciliazione e di pace.

Cari religiosi: anche voi avete un posto speciale nel cuore e nelle preghiere del Papa. Il vostro ruolo nella comunità cristiana è fondamentale e di straordinaria importanza, non solo per ciò che fate in tutte le diverse forme di apostolato in cui siete impegnati, ma in particolare perché la vostra fedele osservanza dei consigli evangelici parla agli altri, cristiani e non, della verità e del significato delle Beatitudini, che sono il nucleo della vita cristiana Cari catechisti: è vostro compito annunciare la Parola di Dio in un linguaggio che sia il più vicino possibile alle necessità ed all'esperienza dei vostri fratelli e delle vostre sorelle. Attraverso le vostre parole e le vostre azioni Cristo si avvicina alle lotte quotidiane della vostra gente. In realtà attraverso voi, nella misura in cui voi assimilate il messaggio evangelico, Cristo diventa realmente un sudanese.

Possa l'esempio della Beata Bakhita infondervi l'amore verso tutti.

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993

Discorso durante la visita al Presidente della Repubblica - Khartoum (Africa)

Titolo: Le minoranze hanno il diritto di esistere. Lo Stato è moralmente obbligato a garantire il rispetto senza discriminazioni

Vostra Eccellenza,


1. La mia visita in Sudan è per me motivo di grande soddisfazione nell'adempimento del mio ministero religioso e pastorale come Vescovo di Roma, capo della Chiesa Cattolica. Sono lieto di essere potuto venire a Khartoum, anche se non è stato possibile considerare una visita più ampia alle altre parti del Paese, per offrire il messaggio di riconciliazione e di speranza che è al cuore del Cattolicesimo e che io porto a tutto il popolo sudanese, senza distinzioni di religione o di origini etniche. Ho aspettato con ansia specialmente l'opportunità di incoraggiare i cittadini di questo Paese che sono figli e figlie della Chiesa, e la cui profonda aspirazione è quella di collaborare armoniosamente e efficacemente con i loro concittadini nella costruzione di una società migliore per tutti i sudanesi.


2. Solo recentemente, nel mio discorso per l'anno nuovo ai membri del Corpo Diplomatico accreditati presso la Santa Sede che rappresentavano centoquarantacinque Paesi, ho dato voce alla mia preoccupazione per i numerosi ostacoli alla pace e al progresso che tuttora oscurano l'orizzonte internazionale.

Riguardo l'Africa, ho ritenuto importante ribadire che "è necessario un aiuto urgente in parecchie zone in guerra o colpite da catastrofi naturali" (Discorso al Corpo Diplomatico, 16 Gennaio 1993, n. 2). Ho sentito anche la necessità di fare un riferimento specifico alla guerra, che continua a mettere l'una contro l'altra le popolazioni del nord e del sud del Sudan. Ho espresso la sincera speranza "che i Sudanesi, liberi nelle loro scelte, possano trovare la formula costituzionale che permetta loro di superare le contraddizioni e le lotte nel rispetto della specificità di ogni comunità" (). Vostra Eccellenza, questa è la speranza che io rinnovo qui oggi. E' una speranza nata dalla fiducia, poiché la pace è sempre possibile. L'uomo è un essere razionale, dotato di intelligenza e volontà, quindi è capace di trovare soluzioni giuste alle situazioni di conflitto, quale sia stata la loro durata e per quanto possano essere intricate le motivazioni che le hanno causate. Gli sforzi per riportare l'armonia dipendono dalla volontà delle parti in causa e dal loro impegno nel favorire le condizioni necessarie per la pace.

Quando, pero, l'azione costruttiva non segue le dichiarazioni di principio, la violenza può diventare incontrollabile. Un chiaro esempio di tutto ciò è, in Europa, il conflitto nei Balcani; in Asia la Cambogia e il Medio Oriente; in Africa la tragica situazione della Liberia.


3. Le fondamenta della pace sono state indicate succintamente dagli stessi Vescovi sudanesi che hanno detto: "Non è possibile raggiungere la pace senza la giustizia e il rispetto per i diritti umani" (Comunicato del 6 Ottobre 1992). In un Paese multirazziale e multiculturale una strategia di confronto non potrà mai portare pace e progresso. Solo il rispetto dei diritti umani legalmente garantito in un sistema di giustizia uguale per tutti può creare le giuste condizioni per la coesistenza pacifica e per la cooperazione al servizio del bene comune. La mia speranza per il vostro Paese può quindi esprimersi più concretamente con il desiderio molto sentito di vedere tutti i cittadini - senza discriminazioni dovute alle origini etniche, alla formazione culturale, alla posizione sociale o alla convinzione religiosa - assumere una parte responsabile nella vita della nazione, contribuendo con le loro diversità alla ricchezza di tutta la comunità nazionale.


4. Dal momento della formazione di Stati-nazione, l'esistenza di minoranze sullo stesso territorio ha sempre rappresentato una sfida positiva e una opportunità per uno sviluppo sociale più ricco. In un'epoca di crescente consapevolezza dell'importanza del rispetto per i diritti umani come base per un mondo giusto e pacifico, la questione del rispetto dovuto alle minoranze deve essere affrontata seriamente soprattutto dalle autorità politiche e religiose. Nel corso di questo secolo, le esperienze estremamente negative in relazione al trattamento delle minoranze, soprattutto in Europa, ma anche altrove, hanno condotto la comunità internazionale a reagire fortemente e ad assicurare i diritti di tali gruppi negli accordi internazionali. La traduzione di questo intento nella legge e nel comportamento di ogni nazione è la misura della maturità di quel Paese e la garanzia della sua capacità di promuovere la convivenza pacifica entro i suoi confini e di contribuire alla pace nel mondo.


5. La Chiesa affronta questa questione da un punto di vista eminentemente morale e umanitario. Alla base dell'obbligo universale di comprendere e rispettare la diversità e la ricchezza degli altri popoli e delle altre società, culture e religioni si trovano due principi fondamentali. Primo, l'inalienabile dignità di ogni persona umana, indipendentemente dalle origini razziali, etniche, culturali o nazionali o dal credo religioso, significa che quando delle persone si uniscono in gruppi, esse hanno il diritto a godere di un'identità collettiva. Quindi, le minoranze all'interno di un Paese hanno il diritto di esistere con la propria lingua, la propria cultura, le proprie tradizioni, e lo Stato è moralmente obbligato a lasciare spazio alla loro identità e auto-espressione. In secondo luogo, l'unità fondamentale della razza umana, che trae le sue origini da Dio Creatore di tutto, esige che nessun gruppo si consideri superiore a un altro.

Esige allo stesso modo che l'integrazione sia costruita su una effettiva solidarietà e sulla libertà dalle discriminazioni. Di conseguenza lo Stato ha il dovere di rispettare e difendere le differenze esistenti tra i suoi cittadini e di permettere che la loro diversità serva il bene comune. L'esperienza dimostra che la pace e la sicurezza interna possono essere garantite solo con il rispetto dei diritti di tutti coloro che sono affidati alla responsabilità dello Stato. In tale prospettiva la libertà degli individui e delle comunità di professare e praticare la loro religione è un elemento essenziale per la pacifica coesistenza umana. La libertà di coscienza, di cercare la verità e di agire secondo la propria fede religiosa sono così fondamentalmente umane che ogni tentativo di limitarle porta quasi inevitabilmente ad aspri conflitti. Quando le relazioni tra gruppi all'interno di una nazione vengono interrotte, il dialogo e i negoziati sono i cammini obbligati per raggiungere la pace. La riconciliazione secondo giustizia e il rispetto per le legittime aspirazioni di tutti i settori della comunità nazionale devono costituire la norma. Garantire la partecipazione delle minoranze alla vita politica è un segno di una società moralmente matura e rende onore a tutte quelle nazioni nelle quali tutti i cittadini sono liberi di partecipare alla vita nazionale in un clima di giustizia e di pace.


6. Vostra Eccellenza, questi sono alcuni dei pensieri che la mia visita porta ad esprimere. Vorrei richiamare la sua attenzione e quella dei membri del Governo sui sentimenti che ispirano l'attività della Chiesa Cattolica in ogni parte del mondo, sentimenti che ho espresso recentemente ai rappresentanti di tutti i Paesi che intrattengono relazioni diplomatiche con la Santa Sede: "La Chiesa Cattolica, presente all'interno di ogni nazione della terra, e la Santa Sede, membro della comunità internazionale, non desiderano assolutamente imporre giudizi o precetti, ma solo offrire la testimonianza della loro concezione dell'uomo e della storia che sanno provenire da una rivelazione divina...

Nonostante le difficoltà, la Chiesa Cattolica continuerà ad offrire, da parte sua, il proprio aiuto disinteressato affinché l'uomo della fine di questo secolo sia maggiormente illuminato e sappia liberarsi dagli idoli del momento. I Cristiani hanno la sola ambizione di testimoniare che comprendono la storia personale e collettiva in funzione dell'incontro di Dio con gli uomini" (Discorso al Corpo Diplomatico, 16 gennaio 1993, n. 7). A questo punto, i miei auguri per il Sudan diventano una sincera preghiera affinché il dono divino della pace diventi realtà tra di voi, che l'armonia e la collaborazione tra Nord e Sud, tra Cristiani e Musulmani prendano il posto dei conflitti, che gli ostacoli alla libertà religiosa siano presto un problema del passato.

Possa l'Altissimo guidare tutti i Sudanesi sul sentiero della verità, della giustizia e della pace. Baraka Allah as-Sudan (Dio benedica il Sudan).

Data: 1993-02-10 Data estesa: Mercoledi 10 Febbraio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Discorso durante la cerimonia di congedo all'aeroporto internazionale di Entebbe - Kampala (Africa)