GPII 1993 Insegnamenti - Quaresima: messaggio per l'inizio della Campagna di Fraternità promossa dai Vescovi in Brasile - Città del Vaticano (Roma)

Quaresima: messaggio per l'inizio della Campagna di Fraternità promossa dai Vescovi in Brasile - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ogni uomo deve possedere i mezzi necessari per condurre una vita degna dei figli di Dio

Amatissimi fratelli e sorelle del Brasile, Come tutti gli anni, su invito della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, il Mercoledi delle Ceneri do inizio alla Campagna di Fraternità con un messaggio quaresimale volto a trasmettervi ciò che il Papa sente nel suo cuore, affinché camminiate nel senso indicato da Cristo Nostro Signore che, con la sua morte e risurrezione, ci ha donato la Vita in abbondanza.

La Quaresima è, come tutti sanno, tempo di penitenza e di rinnovamento interiore per prepararci alla Pasqua del Signore, cercando di udire la voce dell'Alto, che giunge ad ognuno, nell'intimità del cuore: Convertitevi. Ritornate a me con tutto il cuore (Cfr. Jl 2,12).

Oggi la Chiesa, con il lancio di questa Campagna che, a ragione, viene detta Campagna della Fraternità, vuole proporci il tema "Dove abiti?", per indicare una delle esigenze essenziali dell'uomo, mentre vaga sulla terra, cioè quella di possedere i mezzi necessari per avere una vita degna dei figli di Dio.

In tal modo, essa ci esorta a non dimenticare che la nostra fede ci invita a non eludere mai l'impegno personale di prendere le difese della giustizia, in particolar modo nell'ambito dei diritti fondamentali della persona. Spetta a noi difendere il diritto, che tutti hanno, di vivere, di possedere il necessario per condurre un'esistenza degna, di lavorare e riposare, di creare un focolare, di passare serenamente il tempo della malattia e della vecchiaia, ma soprattutto di conoscere e amare Dio.

Quando alcuni dei discepoli incontrano Gesù per la prima volta, essi chiedono spontaneamente: "Rabbi, dove abiti?" E il Signore risponde loro: "Venite e vedrete" (Jn 1,37-38).

Anche noi, che siamo stati chiamati "famigliari di Dio" (Ep 2,19), gli chiediamo: Dove abiti Signore? Dove sei, affinché noi possiamo essere vicini a Te, e vivere nella condizione di figli di Dio, creati a Tua immagine e somiglianza? La Chiesa - e con essa i suoi Pastori - si assume la grande responsabilità di rispondere, in nome di Dio, venite e vedrete! Essa ha il dovere inalienabile di esigere il rispetto della persona umana, che trae origine dai diritti derivati dalla sua dignità di creatura.

Cristo, il Dio fatto Uomo, è venuto sulla terra per redimerci, senza sottrarsi minimamente alle condizioni di vita che qualunque persona vive in questo mondo. La situazione della casa del Nazareno non era diversa da quella di tanta gente che sperimenta la povertà, l'abbandono e la privazione. Non gli sono mancati, pero, l'affetto e la cura di Nostra Signora e di San Giuseppe che si prodigavano per il Bambino in una vita di offerta, di lavoro e di allegria, perché non gli mancasse nulla. E il Signore certamente ci mostrerebbe tutto ciò, proprio come fece con i primi Discepoli: "Venite e vedrete". Egli vuole mostrarci "quella casa modello" di tutte le case cristiane: il rifugio, lo spazio della famiglia, il luogo in cui bisogna proiettare la propria intimità. L'essere umano ha bisogno di questo luogo, che non è soltanto fisico, ma anche di affetto, di integrazione e di educazione. La casa è un diritto personale e famigliare. Essa costituisce anche un importante fattore di stabilità sociale.

"Se mi invocate, Io vi ascoltero" (Intr. S. Messa 1 Dom. Quaresima).

Chiediamo a Dio, affinché vengano trovate le soluzioni volte a risolvere il problema delle abitazioni in Brasile. Che all'appello di ogni brasiliano, vi sia una risposta piena di solidarietà, di giustizia e di carità. Che tutti possano rispondere con serenità e allegria alla domanda, dove abiti?: Venite e vedrete! E che Dio vi benedica e vi protegga, in unione con Nostra Signora Aparecida e con il beato San Giuseppe!

Data: 1993-02-24 Data estesa: Mercoledi 24 Febbraio 1993

Ceneri: omelia nella Basilica di Santa Sabina - Roma

Titolo: La Quaresima tempo di conversione nella prospettiva della Risurrezione e della vita




1. "Memento, quia pulvis es et in pulverem reverteris". "Convertitevi e credete al Vangelo". Sono questi i due richiami per la Quaresima che troviamo nell'odierna liturgia: uno tratto dal libro della Genesi (Cfr. Gn 3,19), l'altro dal Vangelo (Cfr. Mc 1,15). Con il primo è collegato strettamente il rito liturgico dell'imposizione delle ceneri: le ceneri ricordano che ciascuno di noi "da polvere è stato tratto e in polvere tornerà". Alla soglia della Quaresima, lo stesso rito fa riferimento anche al secondo richiamo, come è ben indicato nella Lettera dell'apostolo Paolo poc'anzi proclamata: "Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!" (2Co 6,2). L'ammonimento sulla morte non è il solo a costituire il contenuto del messaggio quaresimale. La Chiesa, pur segnata dal limite della morte, vive nella prospettiva della risurrezione e della vita. Si, la Quaresima rinnova questo austero "memento" sulla morte, ma lo fa per spingerci ad andare incontro alla Vita che vince la morte in modo completo e per sempre.


2. "Tibi soli peccavi... et malum coram te feci..." (Ps 50,6). così si rivolge a Dio il re Davide, consapevole della gravità del suo peccato. Quanto profonda è la semplicità di queste parole: la semplicità della coscienza, la semplicità della verità! Ma l'uomo moderno questa semplicità non l'ha forse persa? Non ha forse cercato freneticamente nel corso della storia - e sta tuttora cercando - di cancellare la categoria del peccato dal suo pensiero e dalla sua vita? Cerca in diversi modi di non chiamare più male il male, e bene il bene. Viene alla mente quanto nel libro della Genesi ha preceduto questa parola di Dio concernente la morte dell'uomo: "Polvere tu sei e in polvere tornerai" (Gn 3,19). Prima viene proferita un'altra parola: "Diventerete come Dio" (Cfr. Gn 3,5), ed è parola di colui che è chiamato "il padre della menzogna" (Jn 8,44).


3. "Credete al Vangelo..." (Mc 1,15). Il Vangelo costituisce un'universale e pressante chiamata al bene, chiamata che nessun altro messaggio ha espresso in maniera più completa. Anche il brano odierno, tratto dal Vangelo secondo Matteo, ripropone in modo significativo tale chiamata. Fare il bene per il bene stesso e non "per essere visti" dagli altri. L'uomo contemporaneo sembra particolarmente sensibile a questa esigenza di trasparenza e di autenticità di vita: fare il bene per il bene, in maniera gratuita. Certamente, "il Padre che è nei cieli" vede il bene multiforme realizzato da tante persone dei nostri tempi. E pure quando esse "non vogliono essere viste dagli uomini", il mondo riconosce il bene da loro compiuto e ad esso fa riferimento. Sembra averne un enorme bisogno, ne ha bisogno probabilmente per equilibrare il male che troppo spesso appare dominante.

L'Apostolo ha detto: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21). Siamo immersi in una lotta spirituale: il bene è alle prese con il male. Non si può nascondere questo fatto. Non bisogna mai abbassare la guardia.

Occorre vivere nella verità. I credenti sono chiamati a vivere nella verità e pertanto non possono nascondere la realtà di così radicale contrapposizione.


4. E la piena verità è questa: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo tratto da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio" (2Co 5,21). Ecco, quindi, la Quaresima come tempo di salvezza. Al di sopra del peccato e dell'umana giustizia trionfa la "giustizia di Dio", rivelataci in Cristo crocifisso e risorto. Nell'annuncio, carico di speranza, della giustizia divina che redime l'umanità dal male e dal peccato ci viene dischiusa la dimensione integrale e definitiva dell'esistenza e della morte dell'uomo. L'austero itinerario quaresimale, che con questa celebrazione ha inizio, serva pertanto a farci camminare fiduciosi verso il Signore della vita immortale: lo incontreremo, rinnovati a immagine del Signore risorto, nel mistero della Pasqua. Nella sua morte e risurrezione proclameremo e celebreremo la nostra completa salvezza.

"Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria"! Amen!

Data: 1993-02-25 Data estesa: Giovedi 25 Febbraio 1993

Ai Vescovi della Lettonia in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La comunità cattolica rinasca come dall'inizio

Venerabili Fratelli, Con quanti pensieri abbiamo atteso questo nostro incontro di oggi presso le soglie e i sepolcri degli apostoli! Con quanta speranza e fiducia abbiamo sempre pregato il Redentore misericordioso per la salvezza e la prosperità delle vostre Chiese! Con quanta gioia abbiamo esultato, pur se da lontano, per la restituzione della libertà e della pace alla vostra comunità cattolica! Ora dunque, per grazia di Dio, possiamo nello stesso tempo non solo rallegrarci insieme per il mutamento del passato stato di cose, ma anche preoccuparci e consigliarci in merito alla cura del vostro popolo e alla sua situazione spirituale per il prossimo futuro.

Mentre salutiamo oggi di persona voi con animo fraterno, vogliamo nello stesso tempo salutare i singoli sacerdoti del vostro gregge e le singole parrocchie nelle quali la fede non è mai venuta meno e la pietà della vita cattolica hanno resistito in mezzo a gravissime difficoltà.

Dunque, per quanto ci è umanamente possibile, e con l'aiuto di Dio, desideriamo e intendiamo confermarvi nel vostro lavoro quotidiano ed esortarvi a proseguire e assolvere il vostro ministero di salvezza per il Signore e per gli uomini a voi affidati. E vogliamo che questo incontro fraterno e questo dialogo sincero con il vicario di Cristo chiudano il periodo storico appena passato e aprano una nuova epoca per il vostro apostolato, anzi, un nuovo tempo per la vita e l'opera nell'intera Chiesa cattolica che è nella vostra amatissima patria.

Madre Chiesa confida totalmente nelle vostre forze e nei vostri consigli affinché la vostra comunità ecclesiale sia rinnovata e ricostituita in tutte le sue parti. Le necessità dei fedeli del vostro paese sono note a noi non meno che a voi. L'avvenuto cambiamento di regime non ha certo eliminato tutti gli ostacoli per il Vangelo e l'evangelizzazione, ma certamente vi ha offerto una maggiore libertà d'azione in una situazione effettivamente nuova e in gran parte inaspettata. Ovviamente nessuno chiede né si aspetta miracoli in breve tempo. E noi stessi vogliamo innanzitutto esortarvi a una grande pazienza, ma anche alla costanza, ora che le comunità dei cattolici rinascono a poco a poco quasi dal principio e vengono rifondate secondo i principi, gli insegnamenti e i precetti del Concilio Vaticano II.

Pensiamo con voi a una illuminata riorganizzazione del clero e a uno stile di vita evangelico. Nel mondo moderno è inoltre necessaria una sapiente e lenta educazione dei laici, affinché progrediscano nella maturazione della fede e nella piena partecipazione alla Chiesa locale. In mezzo al crescente materialismo, presente ovunque, occorre difendere in tutti i modi i beni spirituali ed eterni dell'annuncio stesso di Cristo, e proporli per mezzo dell'esempio dei ministri della Chiesa.

Poiché ormai, come speriamo e prevediamo, crescono fra di voi le Famiglie, gli Ordini e le Congregazioni religiose, ci si può a buon diritto aspettare una nuova fioritura di azione e di fervore apostolico. A poco a poco saranno stabilite nelle vostre Chiese nuove aggregazioni e strutture con cui rendere più facile ed efficace la cura pastorale degli uomini.

Mentre si trovano forse davanti ai nostri e ai vostri occhi necessità e difficoltà immense, si offrono tuttavia anche molte e grandi opportunità di operare con letizia e fiducia affinché nella vostra patria la comunità cattolica rinasca come dall'inizio, libera dunque da vecchi schemi e modi di pensare, e pronta per una nuova esperienza della fede, per un nuovo modo di vivere il Vangelo, per una nuova testimonianza dell'insegnamento di Cristo.

Dobbiamo dunque sfruttare queste occasioni: in questi prossimi anni la messe da mietere sarà molta. E noi, da questa cattedra dell'apostolo Pietro, saremo lieti nel vedervi lavorare fruttuosamente in quella vigna eletta del Redentore - nelle scuole e nelle parrocchie, nelle case e nelle fabbriche, nelle varie aggregazioni pubbliche e nelle associazioni di uomini di buona volontà - insieme con i devoti collaboratori della Chiesa, presbiteri, religiosi e laici.

Il vescovo di Roma sarà sempre unito e concorde con voi; confermerà gli animi vostri in questa opera assai difficile; implorerà sempre con le sue preghiere l'aiuto celeste e la riuscita delle vostre iniziative. Vi guarderà con favore da lontano con quegli stessi sentimenti con cui oggi vi abbraccia e vi ama, impartendo largamente su voi tutti e sul vostro amato gregge la sua benedizione apostolica.

[Traduzione dal latino] 17/01/19102 Pag. 19000

Data: 1993-02-25 Data estesa: Giovedi 25 Febbraio 1993

Ai curatori di un volume sui Messaggi per la Pace

Titolo: La pace è sempre opera della giustizia

Carissimo Signor Nunzio, Miei cari Signori! In occasione del 25° anniversario dei messaggi per la pace nel mondo lei, caro signor Nunzio, ha preso la pregevole iniziativa, in collaborazione con il professor Simon, di pubblicare una raccolta dei messaggi per la pace nel mondo che ho rivolto durante il mio pontificato.

Dopo aver pubblicato, sempre insieme con il professor Simon, un primo volume con i messaggi del mio emerito predecessore Paolo VI, lei ha di nuovo offerto un importante contributo affinché i cattolici e tutti gli uomini di buona volontà ascoltino la parola del Successore di Pietro.

Rivolgo un sincero grazie a tutti coloro che operano nella vita politica, diplomatica, economica e ecclesiale o nel settore della comunicazione sociale, per la grande competenza con cui hanno commentato i miei messaggi.

Meritano un sentito ringraziamento la Radio austriaca e la televisione per come hanno collaborato alla presentazione del libro. Inoltre durante la presentazione hanno preso la parola i Cardinali Hans Hermann Groer e Franz Konig.

La pace è sempre opera della giustizia e richiede da parte nostra uno sforzo costante e un impegno serio. Non lontano dai confini del nostro paese, ogni giorno il mondo è testimone di come uomini e popoli vengano tormentati e di come la dignità umana, soprattutto quella delle donne umiliate e violentate e dei bambini indifesi, venga violata in modo brutale. Il mio pressante appello si rivolge a tutti coloro che sono pubblicamente responsabili affinché facciano tutto ciò che è nelle loro possibilità per ripristinare il bene della pace e la giustizia.

In relazione al messaggio che ho rivolto quest'anno in occasione della Giornata Mondiale per la Pace e alle impressioni ricevute durante la mia recente visita pastorale in Africa, devo farvi una ulteriore richiesta che mi sta molto a cuore. I paesi industrializzati, nonostante tutti i propri problemi e le proprie difficoltà economiche, non devono abbandonare al loro destino i popoli del Terzo Mondo e staccarli da un progresso che si elabora necessariamente in comune. Il futuro dei Paesi in via di sviluppo è anche il futuro dei Paesi industrializzati più forti, le cui esigenze a lungo termine potranno essere soddisfatte soltanto mediante una solidale collaborazione da parte di tutti.

Rivolgo queste preghiere a voi, poiché so che la Repubblica Austriaca, così come la Chiesa nel vostro Paese, ha fatto, e continua a fare, grandi sforzi per la pace in Europa e per la riduzione dello stato di bisogno nel Terzo Mondo.

Un importante riconoscimento merita l'ingente e esemplare aiuto ai rifugiati dai Paesi vicini, che si è particolarmente distinto attraverso l'iniziativa "Vicini nel bisogno". Quello di rendere gli sforzi per la pace legittimi sul piano internazionale è anche il compito dei rappresentanti della Santa Sede nelle singole nazioni. Anche se essi svolgono questo servizio spesso in silenzio, la loro attività ha un grande significato per la legittimità dell'opera per la pace, che è compito di tutti noi.

Per la responsabilità nel vostro Paese così come per il vostro servizio nella comunità internazionale affido voi tutti alla guida di Dio e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

[Traduzione dal tedesco]

Data: 1993-02-25 Data estesa: Giovedi 25 Febbraio 1993

Udienza: ai partecipanti alla Riunione della Commissione per una più equa distribuzione dei Sacerdoti nel mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Chi può dare non deve rimanere indifferente. Il futuro della Chiesa dipende da questa generosità!"

Signor Cardinale, Venerati fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio!


1. Sono lieto di accogliervi in occasione della prima riunione plenaria della Commissione per una più equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo, ben consapevole dell'importanza del vostro lavoro di questi giorni. Voi vi proponete di elaborare una strategia globale per intensificare e coordinare lo "scambio dei doni" tra le Chiese particolari. E' un'opera che si inserisce perfettamente nel programma della nuova evangelizzazione, avviata in quest'ultimo decennio in tutte le Chiese, e di cui uno dei presupposti fondamentali è, per l'appunto, la presenza di sacerdoti numerosi e ben preparati. La vostra Commissione per una più equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo è molto giovane. L'idea della sua costituzione venne all'indomani dell'Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi del 1990. La testimonianza di alcuni Padri Sinodali richiamo allora la drammatica situazione di molte Comunità cristiane costrette, per mancanza di sacerdoti, a rimanere senza l'Eucaristia domenicale e la necessaria istruzione religiosa, e ad essere così maggiormente esposte al proselitismo delle sette. Di fronte a tale situazione l'Assemblea sinodale suggeri che si studiassero opportune soluzioni per far fronte alla scarsità di clero in talune Regioni. Accogliendo questo orientamento sinodale, ho deciso di istituire, a norma dell'Art. 21 §2, della Cost. Ap. Pastor Bonus, una Commissione Interdicasteriale permanente per una più equa distribuzione del clero nel mondo.


2. A dire il vero, il problema della carenza di sacerdoti non è nuovo. In forme e misure diverse, esso si è riproposto anche in altre epoche. Di fondamentale importanza è stata al riguardo la disciplina introdotta dal Papa Pio XII con l'Enciclica Fidei donum (21 aprile 1957), che ha aperto la strada all'impegno personale e diretto di parecchi sacerdoti diocesani nelle terre di missione. Il Concilio Vaticano II, facendo propria questa linea, ha rinnovato l'invito ai presbiteri delle Diocesi più ricche di vocazioni a mostrarsi "disposti ad esercitare volentieri il proprio ministero, previo il consenso o l'invito del proprio Ordinario, in quelle regioni, missioni o opere che soffrono di scarsezza di clero" (PO 10 Cfr. CD 6 AG 35). Per dare pratica attuazione ai decreti conciliari, il mio venerato Predecessore Paolo VI, con Motu Proprio Ecclesiae Sanctae (6 agosto 1966), istitui presso la Congregazione per il Clero una speciale Commissione "con il compito di emanare principi generali per una migliore distribuzione del Clero, tenendo conto delle necessità delle varie Chiese" (I, 1).

Dopo ampia consultazione venne poi promulgato il documento Postquam Apostoli (25 marzo 1980), teso a precisare le norme direttive per la collaborazione delle Chiese particolari tra di loro e specialmente per una migliore distribuzione del clero nel mondo. Tali autorevoli inviti hanno trovato generosa accoglienza in migliaia di sacerdoti diocesani e religiosi, che si sono resi disponibili, negli ultimi trent'anni, ad esercitare il loro servizio presbiterale presso comunità ecclesiali bisognose.


3. Queste iniziative di "scambio" tra le Diocesi rispondono ad un'esigenza primaria della comunione ecclesiale. Operata dallo Spirito ed espressa nel modo più pieno dalla "legittima" celebrazione eucaristica, questa comunione chiede di manifestarsi nella concretezza della vita in persone che si fanno carico in modo fattivo delle sofferenze e dei bisogni dei fratelli. Non era questo lo stile delle prime Comunità cristiane? Disposte sempre a rallegrarsi per la fede dei fratelli (Rm 1,8 1Th 1,7), esse si dimostrano pronte a dolersi delle loro tribolazioni (2Th 1,4), e a sovvenire alle loro necessità con l'invio di personale (Ac 13,3) e di aiuti materiali (Rm 15,25-28). Lo stesso stile deve caratterizzare le odierne Comunità cristiane: non si tratta di una collaborazione a senso unico, ma scambievole. Infatti, come precisa il documento Postquam Apostoli, "esiste una vera reciprocità fra le due Chiese (quella che dà e quella che riceve), in quanto la povertà di una Chiesa che riceve aiuto, rende più ricca la Chiesa che si priva nel donare, e lo fa sia rendendo più vigoroso lo zelo apostolico della comunità più ricca, sia soprattutto comunicando le sue esperienze pastorali, che spesso sono utilissime" (15). Se le Chiese più giovani hanno certamente bisogno di contare sulla forza e i mezzi di quelle più antiche, allo stesso tempo, le Chiese nate prima nel tempo possono ricevere molto dalla testimonianza e dalla vitalità delle comunità cristiane più recenti. A questo proposito, appare esemplare l'orientamento dei Vescovi latino-americani preso a Puebla e confermato di recente a Santo Domingo: "dare della propria povertà".


4. In tale dinamica di comunione e di scambio interecclesiale la Santa Sede non può rimanere in disparte. Se è vero che spetta alle Conferenze Episcopali "il ruolo principale e indispensabile per una più efficace collaborazione fra le Chiese particolari" (Postquam Apostoli, 18), tuttavia, il compito di "presiedere nella carità", proprio della Chiesa di Roma, deve poter trovare il modo di esprimersi anche in questo campo. Senza sostituirsi alle Conferenze Episcopali e ai loro Organismi espressamente deputati alla cooperazione tra le Chiese, la Santa Sede vuole porsi come strumento di raccordo, di coordinamento e verifica per spingere alla generosità, segnalare le urgenze, indicare le priorità. Compito della vostra Commissione è pertanto prima di tutto quello di sensibilizzare le Chiese all'urgenza dello "scambio dei doni"; opera, questa, di informazione e di segnalazione che sarebbe auspicabile diventasse costante e capillare. La Commissione, inoltre, è chiamata ad orientare l'esperienza dei sacerdoti "Fidei donum" e l'impegno degli Istituti religiosi verso quelle priorità pastorali che risultano più vive nel progetto globale della nuova evangelizzazione.


5. Non v'è dubbio che tra tali priorità pastorali sia da collocare l'impegno per l'incremento di vocazioni sacerdotali nelle stesse Diocesi carenti di sacerdoti.

Si dovrà trovare il modo più adatto per ogni situazione. Necessario ed urgente è che in ogni Diocesi venga predisposto un piano organico di pastorale vocazionale, con sacerdoti dedicati a tempo pieno alla sua realizzazione; e, inoltre, che si qualifichino i Seminari esistenti e se ne creino di nuovi con formatori ben preparati. Molte Chiese di varie regioni del mondo sono coscienti di non disporre, in questo momento, delle forze necessarie per realizzare l'auspicata rinascita vocazionale. Di ciò rendono testimonianza le numerose richieste di aiuto, che in tal senso continuano a pervenire alla Santa Sede. E' dunque indispensabile che le Comunità ecclesiali più fornite di clero siano disponibili a qualche forma di "scambio", si da garantire alle Chiese più bisognose sacerdoti da impegnare nella pastorale vocazionale, nell'animazione dei Seminari e nell'organizzazione di Centri per operatori pastorali. Anche gli Istituti religiosi sono chiamati in modo prioritario a collaborare per tale fondamentale servizio di formazione.


6. Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio! Chi può dare, non deve rimanere indifferente. Il futuro della Chiesa dipende da questa generosità! Una generosità che non conta solo sul superfluo, ma stimola tutte le Comunità ecclesiali a condividere quello che hanno, anche se è poco, confidando nella promessa del Signore "Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo" (Lc 6,38). Mai la diminuzione di vocazioni deve bloccare la spinta missionaria! E' proprio questa apertura del cuore, questa condivisione di ciò che si possiede che spinge Dio a moltiplicare i suoi doni. Il Signore, custode e pastore del suo popolo, renda fecondo il vostro servizio alla comunione tra le Chiese e alla diffusione del Vangelo.

Maria, Stella dell'Evangelizzazione, vi illumini e sempre vi protegga.

Con affetto e viva gratitudine tutti vi benedico.

Data: 1993-02-26 Data estesa: Venerdi 26 Febbraio 1993

Ai Vescovi della Lituania ricevuti in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "E' l'ora del risveglio e della primavera. L'ora della formazione delle nuove generazioni"

Venerati fratelli nell'Episcopato!


1. Con vivo desiderio ho atteso questo nostro incontro collegiale in occasione della visita "ad Limina", ed oggi rendo grazie al Signore per la vostra presenza, che mi reca la testimonianza dell'attaccamento alla Sede di Pietro dell'amato popolo lituano. Vi saluto tutti con affetto, mentre ringrazio il caro Card.

Vincentas Sladkevicius, Presidente della Conferenza episcopale, per essersi fatto interprete dei vostri sentimenti e per avermi delineato i problemi e le speranze delle Comunità ecclesiali che il Signore ha affidato alle vostre cure pastorali.

Questa è la vostra prima visita "ad Petri Sedem" dopo i recenti avvenimenti, che hanno radicalmente trasformato le istituzioni e la vita della Lituania e di molti altri Paesi dell'Europa dell'Est, consentendo alle rispettive popolazioni di giungere finalmente al sospirato traguardo della autodeterminazione nella libertà.

Siate i benvenuti! In voi saluto i coraggiosi rappresentanti di un popolo cristiano a lungo oppresso, ma finalmente libero di proclamare la propria fede in Cristo, Redentore del mondo.


2. La Chiesa, ben conoscendo il valore della storia quale preparazione del Regno che viene (Cfr. GS 39), mentre coopera agli sforzi degli uomini per la libertà e la giustizia, sempre guarda più in là, senza mai accontentarsi dei traguardi raggiunti. E' animata e quasi pressata dalla carità di Cristo: "Caritas enim Christi urget nos" (2Co 5,14). Non si tratta, tuttavia, di un'"urgenza" "secondo la carne": senza ansia né impazienza, ma con lo "zelo della casa di Dio" (Cfr. Jn 2,17), la Chiesa continua a seminare abbondantemente nel terreno delle generazioni che si susseguono il seme spirituale del Vangelo, sicura che esso attecchirà e darà alla fine i suoi frutti grazie all'azione misteriosa dello Spirito. Ecco la missione dei discepoli del Signore in ogni epoca della storia! Ecco il compito primordiale di ciascuno di noi, Vescovi, chiamati ad essere, alle soglie del terzo millennio, testimoni di Cristo "che ci ha liberati perché restassimo liberi" (Ga 5,1). La carità di Cristo vi spinge, venerati Fratelli, a seminare nella vostra terra il seme della Verità, perché la libertà e la fraternità, fondamentali valori per i quali tanti in passato hanno pagato di persona, diventino nel Paese realtà da tutti accolte e condivise.


3. La vostra Patria, che avro la gioia di visitare nel prossimo mese di settembre, sta attraversando un periodo di grandi e significativi mutamenti sociali. I diritti umani, ed eminentemente la libertà religiosa, dopo oltre mezzo secolo di dura repressione, sono stati, grazie a Dio, ripristinati. In tale nuovo contesto la Santa Sede ha potuto riattivare pienamente le relazioni diplomatiche col Governo, mediante la presenza di un Nunzio Apostolico; si è giunti inoltre alla creazione della Provincia Metropolitana di Vilnius; la Conferenza Episcopale ha ripreso operatività, dotandosi degli Statuti e di un Segretario Generale; i primi sacerdoti e seminaristi sono stati accolti a Roma, nel Pontificio Collegio di San Casimiro. E', dunque, l'ora del risveglio e della primavera. L'ora della formazione delle nuove generazioni, dell'educazione delle coscienze, perché il bene della libertà, vissuto nella luce della verità evangelica, maturi e porti i frutti sperati in tutti gli ambiti della società. I cristiani sanno di dover contribuire responsabilmente, "in prima linea", alla ricostruzione morale, politica ed economica del Paese. Per questa importante e difficile impresa occorrono persone preparate e ben formate. Voi avvertite nella vostra gente una comprensibile tensione tra il gusto della riscoperta della civile fratellanza e l'esperienza degli inevitabili strascichi di un recente passato. Occorre plasmare gli artefici di un avvenire di legalità, in cui i rapporti tra i cittadini siano disciplinati dall'imparziale magistero del diritto. Oggi si pone, inoltre, il problema dell'opzione tra i differenti modelli di sviluppo e le conseguenti scelte economiche, con gli indirizzi di carattere etico e culturale, che le sottendono.

Non facile è altresi, la definizione dei rapporti internazionali in una regione geografica come la vostra, percorsa da forti spinte al cambiamento. In tale prospettiva è necessario che le nuove forze sociali agiscano con grande senso di responsabilità e di discernimento, per non cedere alle tentazioni di un benessere solo materiale. Lo sviluppo - ho scritto nell'Enciclica Centesimus annus - "non deve essere inteso in un modo esclusivamente economico, ma in senso integrale. Non si tratta solo di elevare tutti i popoli al livello di cui godono oggi i paesi più ricchi, ma di costruire nel lavoro solidale una vita più degna, di far crescere effettivamente la dignità e la creatività di ogni singola persona, la sua capacità di rispondere alla propria vocazione e, dunque, all'appello di Dio, in essa contenuto" (CA 29).


4. La Chiesa che vive in Lituania non teme di affrontare così formidabili sfide, essendo consapevole di ciò che il Signore continua ancor oggi a ripetere ai suoi apostoli: "Andate e fate discepole tutte le genti" (Mt 28,19). Tra le genti che il Redentore chiama ad essere sue "discepole" vi è anche la vostra, la ringiovanita Lituania, a cui la Chiesa desidera recare il proprio leale contributo, perché cresca piena di fede e ricca di valori umani ed evangelici, in armonica solidarietà con tutti i popoli. Chiara e salda è in voi la consapevolezza della vocazione all'annuncio e alla testimonianza, per illuminare con la parola del Vangelo e con l'esempio coerente l'intera realtà sociale in fermento. La Lettera pastorale, da voi recentemente pubblicata col titolo "Per una Lituania libera e fraterna", ben evidenzia la sollecitudine con cui voi, venerati Fratelli nell'Episcopato, vi siete assunti per primi la responsabilità dell'opera di discernimento e di guida pastorale, tipica del vostro carisma e del vostro ministero. A tale impegno di evangelizzazione si accompagna una intensa attività nel campo della carità, mediante svariate iniziative tese a sovvenire ai bisogni della gente, specialmente della più povera, nella difficile congiuntura economica che il Paese sta attraversando. La discreta e generosa presenza al servizio dei bisognosi costituisce la quotidiana verifica della missione evangelizzatrice del popolo cristiano.


5. "Evangelizzare - ricordavo ai Presidenti delle Conferenze Episcopali dell'Europa nell'incontro postsinodale del 1 dicembre scorso - è agire da testimoni" e la "novità", che appartiene all'identità del Vangelo e dell'evangelizzazione, costituisce un continuo e permanente imperativo per i testimoni di Cristo. Durante il nostro secolo, nel Continente europeo è maturata un'abbondante messe di martiri, forse la più grande dopo i primi secoli del Cristianesimo. La Chiesa nasce dalla mietitura di questa messe benedetta. La Lituania, che ha conosciuto anch'essa lunghi tempi di prova e di martirio, si trova ora a vivere insperate prospettive di sviluppo apostolico e missionario.

Venerati Fratelli nell'Episcopato, è questo il tempo favorevole per approfondire la ricchezza del Vangelo e trarne gli opportuni orientamenti nell'impegno pastorale dei prossimi anni. E' questo il tempo favorevole per assimilare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, alla cui forza rinnovatrice è stato purtroppo per lunghi anni impedito di agire nelle vostre Comunità. Fate oggetto di attento studio i Documenti conciliari, meditateli, incarnateli nella realtà delle vostre Chiese. In particolare, fateli conoscere ed amare dai laici! Una nuova generazione di laici, formati alla scuola delle grandi Costituzioni del Concilio: sia questo uno degli obiettivi della vostra azione pastorale. In particolare, è di vitale importanza che gli adulti e i giovani si incontrino per studiare il Decreto sull'Apostolato dei Laici, per calarlo nella non facile situazione locale, per tradurlo in apostolato associato. Ciascuna Diocesi abbia una "scuola" di formazione del laicato, secondo gli orientamenti del Vaticano II, dove maturino autentiche personalità cristiane per l'animazione dei vari ambienti del vivere sociale: dalla famiglia alla scuola, al mondo della cultura, della comunicazione sociale, dell'economia... A tal fine sia vostra preoccupazione dare l'opportuno rilievo nei programmi apostolici alle associazioni e ai movimenti ecclesiali, se dotati di solidi itinerari di vita spirituale e di provata attitudine alla comunione nella Chiesa locale.


6. Alla famiglia, cellula fondamentale della comunità cristiana e della società, non manchi una privilegiata cura pastorale, nell'intento di renderla soggetto attivo della nuova evangelizzazione. Favoritene con ogni mezzo la formazione spirituale e morale, utilizzando a tal fine il nuovo "Catechismo della Chiesa Cattolica". Prestate attenzione, in particolare, alla preparazione dei fidanzati e alla costante maturazione dei coniugi, affinché riscoprano fino in fondo la loro peculiare vocazione battesimale e pongano se stessi al servizio del Vangelo.

Potrete, così, contribuire a mettere le basi di una salda cultura della vita, nel contesto di una valida spiritualità coniugale e familiare che riaffermi senza tentennamenti l'indissolubilità del matrimonio, la pari dignità dei coniugi, la loro responsabilità nei confronti della vita e dell'educazione dei figli. Abbiate a cuore i giovani, speranza della Chiesa e della Nazione lituana. Per aiutarli a crescere nella fede, è necessaria una adeguata catechesi, ben indirizzata alle diverse fasce di età.


7. L'approfondimento degli insegnamenti del Concilio, auspicato in riferimento ai laici, è altrettanto indispensabile in rapporto alla formazione dei seminaristi e dei presbiteri. I seminari rifioriranno, se saranno rinnovati secondo gli orientamenti del Concilio Vaticano II, alla luce delle soluzioni pedagogiche e pastorali sperimentate con successo in altre regioni d'Europa. Possa il presbiterio di ciascuna delle vostre Chiese particolari ritrovare tutta la forza di una generosa carità pastorale, ravvivata costantemente nella comunione di preghiera, di progettazione e di azione. Amate i vostri Sacerdoti! Siate loro vicini, ascoltatene i problemi stimolando e favorendo tra loro uno spirito di autentica fraternità: ciò porterà frutti anche per le future vocazioni. La Liturgia delle Ore, la meditazione della Parola di Dio, la devota celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Riconciliazione e dell'Eucaristia, siano gli impegni privilegiati di ogni sacerdote, chiamato ad accogliere i fratelli con costante disponibilità e a spezzare ad essi il pane della verità e della divina carità.

Promuovete ed incoraggiate nelle vostre Diocesi la vita consacrata. Si tratta per alcuni Religiosi - uomini e donne - di ristabilire, dopo lunghi anni di isolamento, i contatti con le loro Congregazioni di appartenenza, cercando di riadattare i programmi di vita alle rispettive Costituzioni. Per taluni Istituti, specie femminili, sorti nel periodo della clandestinità e privi di Costituzioni scritte, è necessario ora giungere ad una più concreta determinazione dei rispettivi carismi.


8. Venerati fratelli, delicato è il compito missionario che vi attende, ma quanto importante è il contributo che la vostra incessante dedizione apostolica potrà offrire alla nuova evangelizzazione! La messe, come voi stessi riconoscete, è abbondante e arduo è il lavoro che essa suppone. Impegnative sono inoltre le sfide che dovete affrontare. Non temete! Il Signore è con voi; egli ha assicurato la sua presenza: "Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus, usque ad consummationem saeculi" (Mt 28,20). Camminate sempre uniti tra di voi, distinguendovi in un costante e profetico spirito di vigilanza e di sensibilità nei confronti delle spinte positive e dei rischi che incombono sull'itinerario evangelico di ogni comunità ecclesiale. Siate ogni giorno disponibili nell'offrire una testimonianza coerente in favore di Cristo, che "è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). La Madonna, particolarmente venerata dal popolo lituano e costantemente invocata come "Porta dell'Aurora", vi guidi e vi sostenga nella missione evangelizzatrice. Vi proteggano i Santi Patroni.

Vi accompagni e vi sia di conforto anche la Benedizione che vi imparto, e che volentieri estendo ai Sacerdoti, primi vostri collaboratori nel ministero pastorale, ai Religiosi e alle Religiose, e all'intero popolo della Lituania.

Data: 1993-02-27 Data estesa: Sabato 27 Febbraio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Quaresima: messaggio per l'inizio della Campagna di Fraternità promossa dai Vescovi in Brasile - Città del Vaticano (Roma)