GPII 1993 Insegnamenti - Omelia per la canonizzazione di Claudine Thevenet e Teresa de Jesus de Los Andes - Città del Vaticano (Roma)

Omelia per la canonizzazione di Claudine Thevenet e Teresa de Jesus de Los Andes - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Teresa de Jesus è il modello della perenne giovinezza del Vangelo. Claudine Thevenet mostra come un bambino merita di essere amato




1. "Io sono la luce del mondo" (Jn 8,12). L'odierna domenica, la IV di Quaresima, potrebbe essere chiamata a giusto titolo il giorno della Luce. Nel cammino, infatti, che preparava i catecumeni al battesimo, nei primi secoli del Cristianesimo, essi pregustavano, nella liturgia di questo giorno permeata di molteplici richiami al tema biblico della luce, il momento in cui gli occhi della loro anima si sarebbero aperti mediante il lavacro battesimale alla luce della fede, entrando così a far parte della comunità della Chiesa. Il sacramento del Battesimo segna il passaggio dalla morte alla vita, grazie alla partecipazione al mistero di Cristo crocifisso e risorto. Cristo è la vita; e la vita "è la luce del mondo". Il Verbo che è venuto nel mondo, il Figlio consustanziale al Padre, è lui stesso "Luce da Luce". Coloro che l'accolgono, accolgono la luce. Si aprono i loro occhi; si apre la vista interiore dell'anima per vedere "le grandi opere di Dio" (magnalia Dei) (Ac 2,11). Narrando la guarigione dell'uomo cieco, il Vangelo della IV domenica di Quaresima mostra la via non facile che conduce alla scoperta di questa Luce: alla scoperta di Cristo. In quanti e diversi modi l'avvenimento, narrato dall'evangelista Giovanni si rinnova nell'esistenza degli esseri umani di ogni epoca! I modi sono diversi, ma la conclusione è la stessa: la luce risplende nelle tenebre interiori ed esteriori. L'uomo vede. Di più: l'uomo diventa testimone della Verità che viene da Dio.


2. "Io sono la luce del mondo; chi segue me... avrà la luce della vita" (Jn 8,12).

L'Apostolo scrive: "... siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce" (Ep 5,8). Oggi la Chiesa desidera pronunciare le parole di san Paolo, riferendole in modo particolare a due sue figlie, diventate "luce nel Signore": Maria di Sant'Ignazio (Claudine Thévenet) e Teresa "de los Andes" (Giovanna Fernandez Solar). Queste "figlie della luce" si sono distinte come testimoni di Cristo nel mondo. Nella "vecchia" Europa la Thévenet, nel "Nuovo Mondo" la Fernandez Solar. Mentre ancora celebriamo il cinquecentesimo anniversario dell'evangelizzazione del grande continente americano, noi raccogliamo uno splendido fiore suscitato dalla Buona Novella e dalla grazia del santo Battesimo fra le popolazioni di quella "nuova Terra".


3. Questo battesimo, esse l'hanno ricevuto l'una e l'altra nella chiesa che le ha fatte nascere alla vita di Dio. Attraverso la sua infanzia cristiana, Claudine Thévenet è stata preparata a superare la grande prova della sua giovinezza, l'esecuzione dei suoi due fratelli ghigliottinati. Nell'attraversare questa "valle oscura" (Ps 22,4) essa ha saputo rimettersi interamente a Dio. La sua vocazione trae la propria origine da questa ferita. Il perdono eroico, ispirato dai suoi stessi fratelli, l'ha in un certo senso spinta a volgersi con fede e amore verso coloro che vedeva intorno a lei feriti dalla vita. Dinanzi alle miserie sorte dagli sconvolgimenti della propria epoca essa ha voluto dare solo la risposta dell'amore. Chi aveva bisogno di essere protetto, sostenuto, aiutato in quei tempi travagliati se non coloro la cui debolezza rischiava di privare di tutto, i bambini abbandonati, indigenti esposti a ogni forma di sfruttamento? Abbiamo ascoltato la parola rivolta al profeta Samuele: "L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1S 16,7). Nella debolezza di un bambino, Claudine Thévenet scorgeva la forza di Dio Creatore; nella sua miseria, la gloria dell'Onnipotente che non smette di chiamare e di chiamarci a condividere la vita che Egli possiede in abbondanza; nel suo abbandono, è il Cristo crocifisso e risorto che rimane per sempre presente ai suoi fratelli uomini nei più piccoli.

Ecco perché la Santa di Lione ha voluto consacrare la propria vita a reinserire i bambini e i giovani nel cuore della vita sociale in condizioni sane e degne. Dare un'educazione cristiana alle giovani di qualsiasi condizione, questa fu la sua missione, questo è il suo messaggio. La sua concezione dell'educazione si unisce al senso delle realtà umane e a quello delle realtà divine. Le case che essa fonda per i più poveri non si chiamano forse: "Provvidenze"? Bisogna infatti, insegnare ai giovani a saper organizzare la buona gestione di una casa facendo le cose più piccole con la stessa cura e lo stesso amore con cui si fanno quelle più grandi.

Una carità ardente si mette al servizio dei giovani con rispetto e affetto per permettere a ognuno di dare il meglio di sé. Essa rivela così uno dei segreti della sua azione: "Il miglior capo - dice - non è colui che infligge il maggior numero di punizioni, ma colui che ha la capacità di far evitare il maggior numero di errori". Essa invocava costantemente la bontà di Dio.


4. Per portare a buon fine la sua missione, Claudine Thévenet anima un gruppo di giovani colme di ardore che, come lei, attingono le loro energie alla fonte del Cuore di Cristo e del Cuore di sua Madre. Grazie a una fortissima unità nell'attenzione costante a Dio, l'amore di Gesù e di Maria così come la fedeltà obbediente alla Chiesa, Madre Maria di Sant'Ignazio fonda la Congregazione di Gesù Maria che le permette di dare alla sua opera dimensioni sempre maggiori.

Attraverso l'azione generosa delle sue compagne, vengono manifestate "le opere di Dio" (Jn 9,3), come vuole il Signore stesso quando guarisce colui che è cieco dalla nascita. La santità di Claudine sarà feconda nella vita delle sue Sorelle e nel dinamismo missionario della Congregazione. Grande è la nostra gioia per aver potuto glorificare ieri una di esse, la Beata Dina Bélanger. Ora, in ogni persona vive o può vivere un cieco guarito dalla propria cecità e chiamato a ricevere la luce del Salvatore. C'è bisogno di guide, c'è bisogno di medici, c'è bisogno di educatori per aiutare i giovani del mondo intero a ricevere questa luce. Santa Claudine Thévenet ci mostra come un bambino merita di essere amato. Essa ripeteva alle sue Sorelle: "Che la carità sia come la pupilla dei vostri occhi". Si, lo sguardo rivolto al bambino deve vedere in lui una promessa, una speranza, un'epifania della presenza divina, un gesto di Dio di cui l'uomo vivente è la "gloria".


5. Luce di Cristo per tutta la Chiesa cilena è Suor Teresa "de los Andes", Teresa di Gesù, carmelitana scalza e primizia di santità del Carmelo Teresiano dell'America Latina, che oggi viene annoverata nel numero dei Santi della Chiesa universale. così come nella prima lettura che abbiamo ascoltato dal libro di Samuele, la figura di Teresa si distacca non per "il suo aspetto né per l'imponenza della sua statura". Ci dice la Sacra Scrittura "...perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1S 16,7). Per questo, nella sua giovane vita di poco più di diciannove anni, nei suoi undici mesi come carmelitana, Dio ha fatto brillare in essa in modo ammirevole la luce di Suo Figlio Gesù Cristo, affinché fosse un faro e una guida per un mondo che sembra accecarsi con lo splendore del divino. A una società secolarizzata, che vive voltando le spalle a Dio, questa carmelitana cilena, che con grande gioia porto come modello della giovinezza del Vangelo, offre la limpida testimonianza di un'esistenza che proclama agli uomini e alle donne di oggi che nell'amare, adorare e servire Dio risiedono la grandezza e la gioia, la libertà e la piena realizzazione della creatura umana. La vita della Beata Teresa grida sommessamente dal chiostro: "Solo Dio basta!". E lo grida specialmente ai giovani affamati di verità e in cerca di una luce che dia senso alle loro vite. A una gioventù sollecitata dai continui messaggi e stimoli di una cultura erotizzata, e a una società che confonde l'amore autentico, che è donazione, con l'utilizzazione edonistica dell'altro, questa giovane vergine delle Ande proclama la bellezza e la beatitudine che emana dai cuori puri.


6. Nel suo tenero amore per Cristo Teresa trova l'essenza del messaggio cristiano: amare, soffrire, pregare, servire. Nel focolare della sua famiglia imparo ad amare Dio al di sopra di tutte le cose. E sentendo di appartenere esclusivamente al suo Creatore, il suo amore per il prossimo divenne ancor più intenso e definitivo.

Così afferma in una delle sue lettere: "Quando amo, è per sempre. Una carmelitana non dimentica mai. Dalla sua piccola cella accompagna le anima che ha amato nel mondo" (Lettera, agosto 1919). Il suo fervido amore porta Teresa a desiderare di soffrire con Gesù e come Gesù: "Soffrire e amare, come l'agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo", ci dice. Essa vuole essere un'ostia immacolata offerta in sacrificio costante e silenzioso per i peccatori. "Siamo corredentrici del mondo - dirà più tardi - e la redenzione delle anime non si compie senza croce" (Lettera, settembre 1919). La giovane Santa cilena fu prevalentemente un'anima contemplativa. Per lunghe ore vicino al tabernacolo e davanti alla croce che sovrastava la sua cella, prega e adora, supplica e espia per la redenzione del mondo, animando con la forza dello Spirito l'apostolato dei missionari e, in particolare, quello dei sacerdoti. "La carmelitana - ci dirà - è sorella del sacerdote" (Lettera del 1919). Tuttavia, essere contemplativa come Maria di Betania non esime Teresa dal servire come Marta. In un mondo in cui si lotta senza coraggio per emergere, per possedere e dominare, essa ci insegna che la felicità è nell'essere l'ultima e la serva di tutti, seguendo l'esempio di Gesù, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per la redenzione di molti (Cfr. Mc 10,45). Ora, dall'eternità Santa Teresa de los Andes continua a intercedere come protettrice di un'infinità di fratelli e sorelle. Colei che trovo il suo cielo sulla terra sposando Gesù, lo contempla ora senza veli né ombre, e dalla sua immediata vicinanza intercede per coloro che cercano la luce di Cristo.


7. "Il Signore è il mio pastore" (Ps 22/3,1). Intere generazioni di discepoli, fedeli e seguaci di Cristo nel "vecchio" e nel "nuovo" mondo, dal nord al sud, si rivolgono a Colui che è il Buon Pastore. Il Pastore delle anime. A Colui che ci ha redento per mezzo del sangue della sua croce, a Colui che è "la luce del mondo".

Ecco, a nome di tutte quelle generazioni ci parlano oggi queste due sante: Maria di Sant'lgnazio Teresa "de los Andes" Rendono grazie al Padre per "ogni bontà, giustizia e verità" (Ep 5,9), che sono il frutto della "luce" di Cristo. Si, rendono grazie. E, al tempo stesso, la loro voce oltrepassa le tenebre, che incessantemente invocano la luce. Proclamano ad ogni uomo minacciato dalle tenebre: "Svegliati, ... destati dai morti e Cristo ti illuminerà" (Ep 5,14).

Ecco il messaggio quaresimale dell'odierna canonizzazione: Cristo è la luce del mondo! Chi lo segue "avrà la luce della vita".

Data: 1993-03-21 Data estesa: Domenica 21 Marzo 1993

Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'irriverenza verso Dio si ritorce contro l'uomo

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Proseguendo la riflessione, che nelle domeniche di Quaresima stiamo conducendo su quelli che si possono chiamare i "diritti di Dio", visti non solo come fonti di precisi doveri, ma anche come fondamento e garanzia degli stessi "diritti dell'uomo", vorrei oggi sottolineare le esigenze insite nel secondo comandamento: Non nominare il nome di Dio invano. Il nome di Dio è gravido di mistero. E' nome santo, nome che esige riverenza ed amore. Nei suoi confronti purtroppo si registra spesso un atteggiamento di leggerezza, sconfinante talvolta nell'aperto disprezzo: dalla bestemmia, a spettacoli dissacranti, dallo scherno a pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso. Il diritto alla libertà di coscienza, di opinione e di espressione esonera forse dal dovere di trattare con deferente considerazione l'esperienza spirituale di milioni di credenti? Il sentimento religioso, peraltro, non è forse quanto di più vitale e prezioso l'uomo possa avere? Offendendo pubblicamente Dio non si commette, allora, soltanto una grave colpa morale, ma si viola pure un preciso diritto della persona al rispetto delle proprie convinzioni religiose.


2. Oltre tutto, l'irriverenza nei confronti di Dio si ritorce contro l'uomo.

Diseducandosi al senso del mistero, l'individuo umano diventa sempre meno capace di stupirsi, di ascoltare, di rispettare, ed è tentato di abbandonarsi all'ebbrezza infida della volontà di potenza, che pretende di manipolare persone e cose senza alcuna regola e al di là di ogni limite. Il rispetto di Dio, che non ha nulla a che vedere con il fanatismo, è pertanto la più solida garanzia del rispetto per l'uomo. Alla luce del Creatore rifulge la dignità della creatura: il nome di ogni essere umano è, in qualche modo, un riflesso del nome di Dio. Come ha infatti ricordato il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, "Dio chiama ciascuno per nome" (n. 2158). Per questo, anche "il nome di ogni uomo è sacro" (), e risplenderà di eterna luce in quanti accolgono l'amore di Dio e diventano costruttori del suo Regno (Cfr. Ep 2159). Non è proprio questo che ci confermano con particolare eloquenza le due nuove Sante, elevate oggi alla gloria degli altari? Santa Claudina Thévenet e Santa Teresa de los Andes ci dicono quale riflesso di luce si riversi sull'essere umano dall'onore tributato a Dio.

Coltiviamo, carissimi Fratelli e Sorelle, una riverente venerazione verso il nome santo di Dio ed aggrappiamoci ad esso come ad un'ancora di salvezza. Se il mondo d'oggi sembra talora attanagliato da un'assurda violenza e da una angoscia debilitante, non sarà anche perché fiorisce a fatica sulle labbra e nei cuori degli uomini l'invocazione di Dio?


3. Mettiamoci alla scuola della Vergine Santa, incomparabile maestra di preghiera e di lode. Chiediamole di ispirarci nei confronti del nome santo di Dio i sentimenti che furono i suoi. Diciamo con lei: "L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore... Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, e santo è il suo Nome" (Lc 1,46-49).

[Saluto ai pellegrini giunti dal Cile:] Saluto soprattutto le Suore della Congregazione Gesù Maria e tutti i pellegrini che sono venuti a Roma per partecipare alla canonizzazione di Santa Claudine Thévenet. Un saludo muy cordial a todos los cilenos participantes en la canonizacion de Santa Teresa de Los Andes.

[Ad alcuni gruppi provenienti da diverse diocesi italiane e alle Comunità neocatecumenali arrivate anche dalla Spagna:] Rivolgo ora il mio pensiero al gruppo parrocchiale di Vacallo, Canton Ticino (Svizzera), in pellegrinaggio presso le tombe degli Apostoli, ed ai ragazzi della Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo in Arzignano (Vicenza), che hanno ricevuto la santa Cresima e sono venuti a Roma con i loro genitori ed il Parroco.

Un saluto cordiale va poi alle Comunità neocatecumenali delle Parrocchie di San Francesco in Pavia e di Sant'Agostino in Milano, e a quelle di San Pablo e San Nicolas de Bari in Murcia, Espana.

[Saluto ed augurio a tutti i pellegrini presenti:] Dominica Laetare. Laetare Jerusalem, Laetare Gerusalemme, Laetare Roma, Laetare Chiesa e mondo perché la tua redenzione è vicina. Stiamo già avvicinandoci alla Santa Pasqua: continuiamo il nostro cammino quaresimale!

Data: 1993-03-21 Data estesa: Domenica 21 Marzo 1993

Ai fedeli giunti a Roma per le Beatificazioni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Questa fecondità della santità non è che agli inizi

Venerati fratelli nell'episcopato, carissimi fratelli e sorelle.


1. E' una grande gioia per me incontrarvi, così numerosi, all'indomani di momenti colmi di fervore cristiano, come quelli vissuti nei giorni scorsi in occasione della beatificazione di Dina Bélanger, della canonizzazione di Claudine Thévenet e di Teresa de Jésus "de los Andes", e della conferma del culto liturgico di Giovanni Duns Scoto. Quest'ultimo, già da sette secoli, viene venerato in alcune chiese particolari e presso i confratelli dell'Ordine francescano, di cui egli fu membro esemplare.

Nel nome di questi testimoni fedeli del Signore, saluto con grande affetto tutti voi, presenti all'odierno incontro.


2. Ho il piacere di ritrovare le Suore di "Jésus-Marie". Il nostro incontro è posto sotto il segno della gioia di ogni canonizzazione e di ogni beatificazione, poiché ormai abbiamo in cielo nuove sante che intercedono per noi.

Ebbene, possiamo, anzi dobbiamo pregare la vostra fondatrice e la vostra sorella del Québec per chiedere loro di aiutarci a crescere nella nostra vita con Dio, ogni giorno che egli ci concede. In effetti, la fecondità del loro operato si è già manifestata in diversi settori, a partire da quello dell'educazione. Ma questa fecondità della santità non è che agli inizi. Attraverso la loro vita e il loro messaggio, santa Claudine e la beata Dina vi offrono i mezzi per proseguire la loro opera di evangelizzazione. Bisogna chiedere il loro aiuto e trarre ispirazione dai loro consigli. Bisogna attingere al coraggio che esse hanno dimostrato la sorgente del nostro stesso coraggio. Il loro slancio missionario, testimoniato dalla eterogeneità di questa assemblea, non ha finito di produrre i suoi frutti.


3. Nel rievocare la figura di queste due sante, vorrei confidarvi un'intenzione che mi è cara e che vi chiedo di condividere con me. Sappiamo che la beata Dina Bélanger ha avuto cura di pregare per le persone consacrate. Di fronte ai dubbi che sorgono dinanzi al valore della verginità consacrata, la risposta migliore resta sempre la testimonianza di quanti e quante seguono senza riserve la chiamata del Signore. così come la preghiera a Cristo sacerdote e pastore della sua Chiesa, la preghiera per le persone che egli ha chiamato una volta per tutte e alle quali spetta impossessarsi di tutte le ricchezze della sua persona, interamente rivolta al Padre, per donarle agli uomini. Affidate alla Vergine Maria lo spirito e il cuore dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose.


4. Santa Claudine Thévenet e la beata Dina Bélanger, ognuna secondo la propria grazia, testimoniano di un'esperienza spirituale molto forte. La fondatrice della Congregazione delle religiose di "Jésus-Marie" ha costantemente attinto l'energia delle sue azioni alla contemplazione del Cuore di Cristo e del Cuore di sua Madre.

La sua fede in Dio, la sua fedeltà alla Chiesa e la sua autentica carità hanno fatto sbocciare le sue doti umane e hanno dato alle sue imprese la maggior efficacia. Le chiediamo di ispirare la stessa devozione, fondata sulla fede, a coloro che sono stati chiamati oggi all'apostolato.

Da parte sua, Dina Bélanger ci ha lasciato la testimonianza luminosa del dialogo intimo con Cristo che essa ha perseguito con tutta la finezza della sua sensibilità; essa possedeva delle doti musicali che indubbiamente l'hanno predisposta all'accoglienza della presenza divina e a una lode che va al di là delle parole. Quando ricevette il nome di Maria di santa Cecilia di Roma, ne fu felice poiché così era legata alla patrona dei musicisti e, allo stesso tempo, diventava discepola di una martire della fede. Possa questa umile mistica sostenere quanti, nella nostra epoca, cercano Dio, in particolare nel Québec, sua patria! Possa essa aiutare i fedeli di tutte le Chiese a progredire sul cammino di una comunione intima con il Signore, necessaria per la vitalità stessa della Chiesa!


5. La figura di santa Claudine Thévenet, cari fratelli e sorelle di lingua spagnola, deve essere collocata fra i santi educatori che hanno dedicato la propria vita all'insegnamento, compito che essa porto avanti in momenti particolarmente difficili, comprendendo le immense necessità dell'infanzia abbandonata. Il suo ideale è scolpito in un motto che dimostra la grandezza del suo cuore e ci indica il cammino da seguire: "Formare anime per il cielo".

Claudine fu parlare la sua attività educativa proprio da questa prospettiva soprannaturale, l'unica che può dare pieno significato e valore autentico alla sua missione. Poiché, come ben sapete, l'insegnamento non deve limitarsi al semplice trasferimento di alcune conoscenze dagli insegnanti agli alunni, conoscenze sempre limitate e suscettibili di essere messe in discussione dalla scienza e dalle nuove tecniche. Al contrario, gli autentici educatori, come ben comprese e dimostro questa santa, cercano di scoprire e potenziare la ricchezza di contenuti e valori presenti nella mente e nel cuore dei propri discepoli, infondendo in essi solidi principi cristiani e umani, in grado di contribuire alla loro formazione spirituale, sociale e culturale.


6. Figlia prediletta della Chiesa cilena, santa Teresa di Gesù "de los Andes" (Juanita Fernandez Solar) rappresenta il frutto scelto e maturo dalla presenza del Vangelo in America, proprio mentre si celebra il IV Centenario dell'arrivo della fede in questo Continente della speranza.

Nell'incontrarmi con voi, amatissimi fratelli e sorelle del Cile, che siete venuti in pellegrinaggio a Roma per partecipare alla cerimonia di canonizzazione, mi ritornano alla mente le giornate di amicizia vissute nel vostro Paese, sei anni fa, in occasione della mia indimenticabile visita pastorale, quando sono stato a Santiago, Valparaiso, Punta Arenas, Puerto Montt, Concepcion, Temuco, La Serena y Antofagasta, e Maipu, dove ho avuto la gioia di incoronare Regina del Cile Nostra Signora del Carmelo. Oggi, la grande famiglia carmelitana, religiose e religiosi, gioisce nel vedere elevata agli onori dell'altare una figlia spirituale di santa Teresa, che ha saputo in maniera sublime rendere vivo e attuale il carisma del Carmelo nella società odierna.

La vita di Teresa "de los Andes" è come riassunta in quel breve messaggio, traboccante di ricchezza spirituale, posto sulla sua tomba ad Auco: "L'amore è più forte!". Essa apprese questo amore nella sua famiglia profondamente cristiana e lo rese più maturo con l'educazione ricevuta nel Collegio del Sacro Cuore, che ha generosamente e fecondamente operato nella Chiesa e nelle famiglie del Cile. Dio voglia che anche oggi le famiglie cilene sappiano farsi portatrici di quei valori e di quelle virtù che permettano loro di essere luogo privilegiato di trasmissione della fede e vivaio di vocazioni sacerdotali e religiose.

La nuova santa deve essere per tutti voi, cari fratelli e sorelle, testimonianza eccezionale di una donna di preghiera e modello di vita cristiana nella quale rimangano inseparabili l'amore verso Dio e quello verso il prossimo.

Il suo carisma e il suo messaggio devono dare rinnovato impulso e viva speranza alle comunità ecclesiali e, in particolare, alla gioventù. Teresa de los Andes, donatasi interamente, nel fiore degli anni, all'amore per la Trinità, rappresenta oggi un faro luminoso per i giovani e le giovani del Cile. Attratti dal suo esempio, migliaia di essi, impugnato il bastone da pellegrino, camminano verso il santuario di Auco, per incontrare la nostra santa in "adorazione perenne" e che dice loro: "Camminate! Camminate fino alle vette dello spirito!".

Il carisma della vita contemplativa, di cui santa Teresa de los Andes è una singolare esponente, deve essere considerato di particolare attualità e necessità per la Chiesa, chiamata al compito urgente della nuova evangelizzazione, che - come ho di recente affermato a Santo Domingo - è sorretta dai santuari di vita contemplativa, quali testimoni di forza interiore che deve sempre ravvivare l'annuncio del messaggio di Gesù Cristo (Cfr. Discorso del 12 ottobre 1992, n.26).


7. Prima di concludere, desidero salutare con grande affetto tutti voi, signori vescovi del Cile, che con spirito di profonda comunione ecclesiale siete venuti in gran numero per ringraziare Dio dell'immenso dono della prima santa della vostra terra. Rivolgo anche il mio deferente saluto alla Missione straordinaria che, in rappresentanza del Governo, è guidata dal presidente del Senato. Chiedo a tutti di portare il saluto affettuoso del Papa alle religiose carmelitane, ai membri delle vostre famiglie e delle comunità ecclesiali, a tanti cileni e cilene che avrebbero ardentemente desiderato trovarsi a Roma in questi giorni, ma che certamente sono stati molto uniti a noi con lo spirito e con la preghiera. Su di loro e su tutti voi imparto di cuore la mia benedizione.


8. Carissimi, quando si ammirano i frutti più maturi della grazia divina, il cuore si riempie naturalmente di riconoscenza e di lode al Signore. Nella comunione dei santi ci è dato oggi di godere i riflessi della gloria di Cristo risorto nei nuovi beati e nelle due fedeli religiose elevate gli onori degli altari. Questi esimi testimoni del Vangelo brillano per noi, ancora pellegrini verso la meta eterna, come fulgidi segni di speranza e ci sostengono nell'ora della prova. Affidiamoci ad essi e alla materna protezione di Maria santissima, Regina dei santi.

Vi accompagni e vi conforti anche la benedizione apostolica, che imparto di cuore a voi e a quanti vi sono cari.

[Traduzione dal francese e dal spagnolo]

Data: 1993-03-22 Data estesa: Lunedi 22 Marzo 1993



Omelia pronunciata durante i funerali del cardinale Sebastiano Baggio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il lungo ed appassionato servizio alla Santa Sede svolto dal Cardinale Baggio con competenza e con ansia ecclesiale




1. "Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingero, perché sono disceso da cielo... per fare la volontà di Colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di Colui che mi ha mandato, che non perda nulla di quanto Egli mi ha dato..." (Jn 6,37-40). Le parole di Gesù, riportate dall'evangelista Giovanni, Signori Cardinali e carissimi Fratelli e Sorelle, sono per noi di grande conforto, perché ci danno la certezza della salvezza eterna di coloro che muoiono in Cristo. Il Cardinale Sebastiano Baggio ci ha lasciati e noi lo pensiamo nella luce e nella pace dell'Altissimo, perché la volontà di Dio è che nessuno vada perduto di coloro che hanno amato e servito Cristo per tutta la vita.

Ogni tanto, nello svolgimento talvolta quasi frenetico delle molteplici occupazioni che la vita moderna e le esigenze della Chiesa attuale impongono, la Provvidenza ci ferma davanti alla salma di un nostro Confratello e ci fa riflettere: "Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura" (He 13,14), ammonisce l'Autore della Lettera agli Ebrei; ed ancora soggiunge: "E' stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio" (He 9,27). San Paolo nella Lettera ai Corinti così commenta: "Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, in bene e in male" (2Co 5,6 2Co 5,10). Oggi è la cara persona del Cardinale Baggio a ricordarci l'austera e severa lezione della Parola di Dio, che è per noi anche messaggio di consolante certezza. Offrendo in suo suffragio la Santa Messa esequiale, ricordiamo come egli si sia distinto nei tanti incarichi avuti per la competenza ed ansia ecclesiale, con cui ha svolto le mansioni a lui affidate nel suo lungo ed appassionato servizio della Santa Sede.


2. Dando uno sguardo sintetico alla vita del compianto Porporato, si rimane impressionati alla constatazione del vasto lavoro da Lui svolto in svariati campi, tutti di grande importanza e di notevole delicatezza. Egli è stato indubbiamente un'insigne personalità ecclesiale. Nato a Rosà, in Diocesi di Vicenza, il 16 maggio 1913, dopo aver conseguito la maturità classica, entro nel Seminario di Vicenza, dove compi gli studi di filosofia e di teologia. Inviato a Roma per seguire i corsi della Pontificia Università Gregoriana, fu ordinato sacerdote e si laureo in Diritto Canonico. Nel 1938 inizio il diretto servizio alla Santa Sede, svolgendo il suo lavoro nelle Nunziature di El Salvador, della Bolivia, del Venezuela, della Colombia, dove, in qualità di Incaricato di Affari, curo tra l'altro l'organizzazione, a Cali, del Congresso Eucaristico dei Paesi Latino-americani. Nel periodo di attività presso la Segreteria di Stato (1946-1948) e poi come Sostituto della Congregazione Concistoriale (1950-1953), come già durante la permanenza nei Paesi dell'America Latina, Egli svolse sempre un intenso lavoro pastorale, esercitando il ministero nella parrocchia di Casal Bertone, dedicandosi all'assistenza dei bambini di Villa Nazareth, assumendo la responsabilità di Assistente Generale dell'ASCI (Associazione Scautistica Italiana). Nel 1953 Pio XII lo nomino Nunzio Apostolico in Cile, ove rimase per sei anni, affiancando l'Episcopato cileno nella promozione di varie iniziative pastorali, specialmente in aiuto alle popolazioni più bisognose. Nel 1959 fu nominato Delegato Apostolico in Canada, dove visito tutte le Diocesi, curando in modo speciale l'assistenza agli immigrati portoghesi e italiani; nel 1964 divenne Nunzio Apostolico in Brasile e in questa immensa Nazione svolse un'attività intensa, promuovendo l'erezione di diciassette nuove Diocesi e visitando le zone più povere e disagiate e aiutando in ogni modo i missionari. Nel concistoro del 1969 Paolo VI lo creava Cardinale, nominandolo poi Arcivescovo di Cagliari e quattro anni dopo designandolo Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Il Cardinale Baggio iniziava così un nuovo periodo di vita e di responsabilità a Roma, in un Dicastero di somma importanza per la Chiesa, unendo inoltre nella sua persona gli incarichi di Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina e della Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo.

Ricordiamo anche che egli è stato "Patrono" del Sovrano Militare Ordine di Malta e, per alcuni anni, Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Era pure "Camerlengo di Santa Romana Chiesa" e Sotto-Decano del Collegio Cardinalizio, oltre che Membro di diverse Congregazioni Romane. In tutti gli incarichi diede prova di profonda competenza e di alta dignità, di vasta cultura e di grande equilibrio. La sua è stata, dunque, una vita veramente intensa, caratterizzata da preziosi servizi ecclesiali, per i quali ora giustamente noi esprimiamo apprezzamento e riconoscenza.


3. Che cosa dice in questo momento a noi, qui raccolti in preghiera e in meditazione, il nostro amato Fratello Cardinale, che ci ha lasciati? L'aver servito la Chiesa per tutta la sua vita, in tanti Paesi diversi e in svariate mansioni, sempre con assoluta dedizione e totale generosità, dev'essere per noi uno stimolo a credere con fede sempre più ferma in Gesù Cristo, il Verbo Incarnato, e ad amare con sempre più convinto impegno la Chiesa, da Lui voluta e fondata per il magistero autentico e perenne della Verità, per il ministero che salva e santifica e per la guida del Popolo di Dio, "Corpo Mistico di Cristo", chiamato a vivere eternamente nella comunione beatificante della vita trinitaria.

Nella storia dell'umanità, sempre turbata da sconvolgimenti e da burrasche, la Chiesa rimane, quale faro di luce e porto di salvezza. Anche se, inserita com'è nelle umane vicende, può esserne talvolta influenzata e scossa, la Chiesa sempre si riprende e si rinnova: divina è infatti la sua origine e la sua missione! "Non sia turbato il vostro cuore - diceva Gesù agli Apostoli -. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me!" (Jn 14,1). Ed aggiungeva: "Questa è la vita eterna: che conoscano Te, unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3). E questo sembra volerci ripetere il Cardinale Baggio, ora che ha compiuto il suo cammino terreno ed è entrato nel gaudio del Signore. Durante la sua lunga vita, ricca di incontri e di esperienze, il nostro Fratello Cardinale vide crescere la zizzania, ma anche il buon grano. Egli ora tutti esorta ad essere buon grano, a spargere a larga mano il seme genuino della verità e della bontà e, nel limite del possibile, secondo gli arcani disegni della Provvidenza, ad impegnarci a trasformare la zizzania in grano buono! Testimone della stabilità inconcussa della Chiesa e ministro al servizio della Verità e della Pace cristiana, il Cardinale Baggio, che durante la sua vita conobbe persone di ogni estrazione sociale ed avvicino culture fra loro tanto diverse, vuole anche insegnarci l'amabilità e la comprensione nei rapporti col prossimo. Indubbiamente il male deve essere condannato e combattuto, e l'errore deve essere individuato e corretto; ma il modo per farlo dev'essere sempre delicato e rispettoso, nella convinzione che ciascuno porta il suo dolore, il suo mistero, la sua ansia di fronte alla morte e all'aldilà. Proprio il fatto che ogni persona cammina inesorabilmente verso il supremo distacco deve colmare l'animo di attenzione, di carità, di pazienza, di fraternità. Ci deve costantemente guidare l'esempio di Cristo, che, pur così esigente nelle sue richieste, diceva alle folle e lo ripete tuttora: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi ristorero... Imparate da me, che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime!" (Mt 11,28).


4. Nel porgere l'estremo saluto al Cardinale Baggio, il pensiero va alla Visita pastorale compiuta alla sua diocesi di Vicenza nel settembre 1991 ed al Rosario recitato la sera del sabato sul piazzale del Santuario di Monte Berico.

Eravamo saliti insieme al Santo Monte della Madonna con la corona in mano e colà meditammo su Maria modello di carità, immagine della Chiesa, esempio di obbedienza e di amore alla volontà del Padre, e invocammo con trepida ansia: "Maria, monstra Te esse Matrem!".

Con queste stesse parole affidiamo ora alla Vergine Santa l'anima del Cardinale Sebastiano Baggio, mentre per Lui offriamo il Sacrificio della Messa.

Rimanga in noi indelebile il suo ricordo e il suo insegnamento! Voglia il Signore presto accoglierlo nel gaudio eterno!

Data: 1993-03-24 Data estesa: Mercoledi 24 Marzo 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Omelia per la canonizzazione di Claudine Thevenet e Teresa de Jesus de Los Andes - Città del Vaticano (Roma)