GPII 1993 Insegnamenti - Saluto al termine della Messa - Denver (Colorado)

Saluto al termine della Messa - Denver (Colorado)

Titolo: Voi siete qui per Cristo

E' giunto il momento di salutarvi, prima di rivederci ancora. Desidero ringraziare tutte quelle persone non nominate, i membri della Polizia, dei Vigili del Fuoco, i cittadini di Denver, che ci hanno ospitato e aiutato durante la Giornata Mondiale della Gioventù.

Voglio anche ricordare l' Arcivescovo Stafford e tutti i volontari della Chiesa qui a Denver che hanno lavorato per mesi per preparare questa Giornata.

Siamo grati alle locali stazioni radio e ai traduttori che hanno reso possibile seguire la Giornata Mondiale della Gioventù nelle lingue principali, a quanti, nella radio e nella televisione, stanno portando la Giornata Mondiale della Gioventù in tanti Paesi.

Sono grato al Cardinale Pironio e al Pontificio Consiglio per i Laici, che sono responsabili dell'organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù a livello internazionale.

All'Arcivescovo Keeler, Presidente della Conferenza Episcopale e a tutti i Vescovi per la loro collaborazione: grazie a tutta la Chiesa negli Stati Uniti.

All'Arcivescovo Keeler, Presidente della Conferenza Episcopale, a Monsignor Lynch e a tutto il loro staff, a tutti i Cardinali e i Vescovi per la loro cooperazione.

Grazie a tutta la Chiesa degli Stati Uniti e un ringraziamento speciale a tutti i Cardinali e ai Vescovi che si sono fatti pellegrini insieme ai loro giovani da tutti i continenti. La Giornata Mondiale della Gioventù ha costituito un grande evento e un meraviglioso scambio di doni spirituali e di esperienze fra tutti i giovani presenti. Per tutto questo dobbiamo lodare e ringraziare il Signore.

Desidero esprimere il mio più profondo e sentito apprezzamento ai rappresentanti delle altre Chiese: Chiese e Comunità cristiane, come pure ai rappresentanti delle diverse tradizioni religiose che hanno preso parte tanto attivamente alla Giornata Mondiale della Gioventù.

Grazie infinite! [In spagnolo:] Come potrei non ringraziare tutti i cattolici di lingua ispanica degli Stati Uniti per i molti giovani presenti a questo incontro! Ringrazio anche tutti coloro che sono venuti dal Messico, dall'America Centrale e dall'America del Sud, dalla Spagna. Lode a Dio per la vostra fede, generosità e per la vostra volontà di vivere la vita che Cristo vi dona. Portate il sentito saluto del Papa alle vostre famiglie, agli amici e ai popoli e alle nazioni da cui provenite.

[In italiano:] L'ora della partenza ci fa dire: arrivederci a Roma! Giovani italiani, portate con voi l'esperienza interiore della vita nuova che solo Cristo può dare.

Fate si che questa vita divenga in voi il seme di opere impegnative di vita ecclesiale e di rinnovamento della società. Conservate l'entusiasmo di questi giorni, nella fiducia piena in Cristo, in Maria e nella Chiesa.

[In francese:] A tutti i pellegrini di lingua francese, dico arrivederci, con la grande speranza che l'esperienza di Denver porterà a molte nuove iniziative nel compito di proclamare il Vangelo ai giovani dei vostri rispettivi Paesi. Dio benedica tutti voi! Possa lo Spirito Santo continuare la sua opera in voi! Dio vi benedica e vi protegga! [In tedesco:] Mi rallegro del fatto che un folto gruppo di pellegrini di lingua tedesca sia potuto venire a Denver. Ora che tornate a casa e affrontate le sfide della vostra vita quotidiana, ricordate che Cristo è l'autentica fonte di vita, di gioia e di felicità. Condividete questa convinzione con i vostri coetanei.

Lavorate per edificare una civiltà basata sul rispetto per l'essere umano. Con la grazia di Cristo, siate testimoni della Buona Novella della Salvezza.

[In portoghese:] Nel salutarvi, desidero incoraggiare voi che parlate portoghese a divenire efficienti apostoli e missionari della parola di Cristo nel Vangelo.

Spero che porterete con voi la gioia di un nuovo impegno per la Chiesa e per lo sviluppo umano dei vostri fratelli e delle vostre sorelle. Sia lodato Gesù Cristo! [In polacco:] La Vergine di Jasna Gora è la Vergine del "nuovo Avvento". Ci stiamo preparando per il Giubileo del Millennio dalla nascita del nostro Redentore.

Questo deve essere un periodo di impegno cosicché la Chiesa possa contare sulle giovani energie per affrontare le sfide nella cultura e nella società che non sempre riflettono la verità circa l'uomo e il suo destino.

A Denver avete riflettuto sulla promessa di Cristo di dare la Vita e di darla in abbondanza (Cfr. Jn 10,10). Abbiate fiducia in Lui! Abbiate fiducia anche in voi stessi! Voi avete una missione, e la grazia di Dio vi sosterrà.

[In russo:] Possa Dio rafforzarvi e proteggervi al vostro ritorno a casa. Portate i miei saluti alle vostre famiglie e ai vostri amici. Dio benedica il vostro paese e tutti i suoi cittadini.

[In lituano:] Fino al momento in cui ci incontreremo a settembre, dite ai vostri amici quanto il Papa desidera farvi visita! Possa la Madre della Saggezza guidarvi nel grande pellegrinaggio della vita! [In croato:] Il tema della Giornata Mondiale della Gioventù è particolarmente significativo per voi e per il popolo dei Balcani. Invochiamo la benedizione di Dio perché giunga la pace su tutta la regione. Il rumore della battaglia e lo spettro della morte e della sofferenza devono lasciare il posto alla gioia della pace e dell'armonia fra i popoli. Dovete affrontare sfide importanti. Siate certi delle preghiere del Papa e della Chiesa.

[In arabo:] La pace di Dio sia con tutti voi! Possiate crescere come testimoni di Cristo! [In tagalog:] La prossima meta del nostro pellegrinaggio sarà Manila nel 1995. Spero che i giovani delle Filippine si prepareranno spiritualmente per quell'occasione.

Possano essere rafforzati e incoraggiati a particolare devozione della loro nazione alla Beata Madre di Dio. Essa indica la via: la vostra generosità renderà veri i suoi desideri materni per la Chiesa nel vostro paese.

[In swahili:] Dio benedica tutti voi con fede, speranza e amore.

[In coreano:] Possiate accrescere la maturità che Cristo si aspetta dai suoi seguaci ed essere apostoli della sua Parola e della sua missione nel mondo.

Maria, la Madre di Cristo, vi mostra la via della sequela. Non è una via facile, ma voi riponete la vostra fiducia in Cristo che vi ama e che non abbandona mai il suo popolo fedele. Dio vi benedica! Dio benedica la vostra patria! Ho parlato troppo, ma voi siete molti e vi ringrazio.

Grazie con tutto il cuore. Vi ringrazio per essere qui, per ricevere da Cristo - voi siete qui per Cristo! - avete ricevuto da lui la vita, la vita in abbondanza.

Tutti noi abbiamo celebrato, abbiamo partecipato all'Eucaristia. Cos'è l'Eucaristia? Cristo ci ha dato la vita, la sua vita, la sua vita divina, la vita del pellegrino - lui era un pellegrino. Era un uomo - la vita divina. Egli è il Figlio di Dio.

Lui ci dà la vita, la sua vita divina, la sua vita eterna. Ma non ci dà soltanto la sua vita, lui riceve anche ciascuno di noi. Siamo accolti da lui.

Questa è la comunione: Cristo è comunione, l'Eucaristia è sacrificio e l'Eucaristia è comunione.

Noi riceviamo lui, ma lui riceve noi e questa è la vita, la vita umana piena, la vita sacramentale, ma anche la vita futura, la vita eterna.

Grazie, nostro Signore Gesù Cristo, per la vita.

Grazie per tutti noi, lo dico ancora, grazie per la vita che ci avete donato e che ci donate, e che ci permettete. Grazie a voi attraverso vostra Madre, Nostra Signora. Nel giorno della sua Assunzione, grazie, Gesù Cristo, Figlio dell'Eterno Padre. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.Data: 1993-08-15 17/01/19102Data estesa: Domenica 15 Agosto 1993 Pag. 19542

Recita dell'Angelus nel "Cherry Creek State Park" - Denver (Colorado)

Titolo: Maria, prega per questi giovani

Invito ora tutti coloro che partecipano a questa Liturgia conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù, e tutti coloro che sono in contatto con noi attraverso la radio e la televisione, a rivolgersi con lo spirito a Maria, Madre del Redentore, e a unirsi nella recita dell'Angelus. Questa preghiera tradizionale ci invita a meditare sul pellegrinaggio di fede di Maria.

Ci rivolgiamo a Lei con fiducia: Maria, tu sei la "figura della Chiesa, ...nell' ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo" (LG 63). Hai accettato liberamente la volontà di Dio, che ti è stata rivelata nell'Annunciazione. Hai portato in grembo il Verbo fatto carne, che ha dimorato tra di noi come tuo Figlio. L'hai visto crescere "in sapienza, età e grazia" (Lc 2,52) nella casa di Nazareth. La tua via nel seguirlo ti ha portato perfino ai piedi della croce, dove Gesù ti ha reso Madre di tutti i suoi seguaci (Cfr. Jn 19,27).

Maria tu sei la Madre del Signore della vita, Colei che stava sotto l'Albero della vita. Presso la Croce sei diventata nostra Madre spirituale e, dal cielo, continui a intercedere per noi che stiamo ancora percorrendo la via presso la casa del Padre (Cfr. LG 62).

Maria, Madre della Chiesa, in unione con te ringraziamo la Santissima Trinità per tutto ciò che questa Giornata Mondiale della Gioventù ha portato nella vita dei giovani che hanno seguito la Croce dell'Anno Santo a Denver.

Maria, Vergine Immacolata, prega per questi giovani affinché "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Accompagnali mentre si preparano ad essere messaggeri di quella Vita divina che sola può soddisfare la fame del cuore umano! Come te, possano vedere nella Croce di Cristo la chiamata dell'Amore Divino che trasforma la morte in vita, la disperazione in speranza, la tristezza in gioia senza fine.

Madre Benedetta, assisti tutti i giovani che si stanno sforzando di dare un "Si" definitivo e responsabile alla chiamata del Signore al sacerdozio, alla vita religiosa, o a una consacrazione speciale nella Chiesa. Ottieni per loro il coraggio e la speranza di cui hanno bisogno per superare tutti gli ostacoli e seguire da vicino il cammino del tuo Figlio Divino.

Ti chiediamo di vegliare su tutti noi qui riuniti mentre continuiamo il nostro pellegrinaggio verso la vera fonte di vita. Perché questo pellegrinaggio deve continuare! Deve continuare nelle nostre vite. Deve continuare nella vita della Chiesa mentre guarda al Terzo Millennio Cristiano. Deve continuare come "un nuovo Avvento", un momento di speranza e di attesa, fino al ritorno del Signore nella gloria. La nostra celebrazione di questa Giornata Mondiale della Gioventù è stata una sosta lungo il cammino, un momento di preghiera e di ristoro, ma il nostro viaggio deve condurci ancora avanti.

Oggi desidero annunciare che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù avrà luogo all'inizio del 1995 a Manila nelle Filippine. In questo modo il nostro pellegrinaggio ci porterà nel vasto e vitale continente asiatico. La Croce dell'Anno Santo ci condurrà a un incontro con il popolo generoso e pieno di fede delle Filippine.

Maria del Nuovo Avvento, imploriamo la tua protezione per i preparativi del prossimo Incontro che cominceranno adesso.

Maria, "piena di grazia", ti affidiamo la prossima Giornata Mondiale della Gioventù! Maria, Assunta in cielo, ti affidiamo i giovani di tutto il mondo!

Data: 1993-08-15 Data estesa: Domenica 15 Agosto 1993

Incontro con la Comunità vietnamita a Denver - Colorado

Titolo: Non dimenticate la Chiesa in Vietnam

Cari amici vietnamiti, Ricordo quando fui presentato per la prima volta alla gente di Roma, dopo l'elezione del 1978. Rivolsi loro un breve discorso in italiano e gli dissi: "Se sbagliero mi correggerete". Ripeto la stessa cosa a voi e alla vostra comunità del Vietnam. Il mio caro segretario, Monsignor Vincent Thu, ha cercato di insegnarmi la pronuncia vietnamita. Ma io non sono sicuro di riuscirci soprattutto dopo tanti discorsi in lingue differenti. L'unica soluzione è di ripetere la stessa frase che rivolsi alla comunità romana quella prima sera del mio Pontificato: "Se sbagliero mi correggerete", ed immagino che sarà necessario correggere molto la mia pronuncia.


1. La mia visita a Denver per la Giornata Mondiale della Gioventù mi offre l' occasione di incontrare voi, membri della comunità vietnamita degli Stati Uniti, e di riaffermare la mia sollecitudine e il mio affetto pastorale per tutto il popolo vietnamita. Saluto ciascuno di voi. Saluto la comunità in esilio, e invio una speciale parola di stima e di amicizia ai vostri fratelli e sorelle nella madre-patria, dove molti stanno ascoltando la mia voce attraverso la radio.

Desidero assicurare tutti voi delle mie costanti preghiere per la Chiesa dei centodiciassette martiri, per i poveri, gli ammalati, i rifugiati nei campi di Hong Kong, della Thailandia, dell'Indonesia e delle Filippine.

Negli ultimi due decenni molti di voi hanno lasciato il paese dei vostri padri affrontando sofferenze e prove di tutti i generi prima di essere finalmente salvi e sistemati. In mezzo a tutte queste difficili situazioni, avete tratto coraggio anche dalla vostra fede in Gesù Cristo. Adesso che tali situazioni sono migliorate, la sfida che vi sta dinanzi è quella di mantenere pura e viva la vostra identità di cattolici, senza mai cedere allo scoraggiamento o alla tristezza, o ad atteggiamenti e modi di comportarsi in contrasto con il vostro amore verso Dio. So che siete attivi nel custodire i vostri usi nazionali - abbiamo visto all'inizio il vostro attaccamento alle vostre tradizioni vietnamite, alla vostra Patria, ai vostri costumi e alla bellezza delle vostre tradizioni.

Grazie per la vostra esibizione -, e che compite grandi sforzi per mantenere la lingua vietnamita viva tra i vostri figli e i vostri giovani. E' questo un modo per manifestare il vostro amore per la madrepatria, per la cultura e la storia del vostro popolo. può inoltre rappresentare un arricchimento della nazione in cui avete trovato una nuova casa.


2. Mi è stato detto che la comunità vietnamita ha molte associazioni, organizzazioni e movimenti che promuovono attività culturali e sociali come pure opere spirituali e apostoliche. Desidero incoraggiarvi a mantenere una grande unità spirituale tra di voi, e a rafforzare sempre di più lo spirito di cooperazione tra tutti questi diversi gruppi. La forza sta nell' unione; nella divisione e nel conflitto esistono solo il dolore e lo scandalo.

Rivolgo ai sacerdoti una parola fraterna di incoraggiamento. Mantenete vivo il vostro impegno e la vostra dedizione al vostro ministero sacerdotale.

Siate Buoni Pastori per i fedeli affidati alla vostra cura pastorale. In particolare, incoraggio vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa tra i vostri fratelli vietnamiti. Siate promotori della vita cattolica della comunità attraverso le vostre parrocchie, organizzazioni, incontri, ritiri spirituali. Non cessate mai di sostenere e rafforzare la carità e la solidarietà cristiane verso tutti coloro che si trovano nel bisogno materialmente o spiritualmente.

A voi religiosi desidero esprimere la gratitudine della Chiesa per la testimonianza della vostra consacrazione e per il bene che fate a tante persone.

Siate gioiosi testimoni della giustizia e della santità della Chiesa, che vi siete impegnati a servire con tutto il cuore e con tutti i vostri talenti.


3. A tutti voi rivolgo questo appello: non dimenticate la Chiesa in Vietnam. I vostri fratelli e sorelle nella fede vi offrono l'esempio della loro fedeltà a Cristo mentre vivono il Vangelo nella difficile situazione del loro paese, e della loro disponibilità a soffrire per amore di Cristo (Cfr. Ph 1,29). Voi, a vostra volta, potete aiutarli nella ricostruzione morale e materiale delle opere ecclesiali di apostolato e servizio. Hanno bisogno del vostro aiuto per restaurare e ricostruire chiese, seminari, conventi, scuole, ospedali e altre istituzioni - che non hanno altro scopo se non quello di servire le necessità del popolo vietnamita.

A tutto il popolo vietnamita esprimo il mio sincero affetto. Ammiro il coraggio e la tenacia con cui sta cercando di superare i grandi ostacoli derivati dalle tragiche esperienze del passato. Forse la sfida più grande del momento presente è quella di sanare ogni rancore o divisione che sono sorti tra cittadini dello stesso paese. La troppa sofferenza ha lasciato ferite profonde. La ricostruzione sarà possibile soltanto con la cooperazione di ciascuno, e questa a sua volta richiede mutuo rispetto, perdono e unità di propositi. Tutti i vietnamiti saranno in grado di contribuire alla costruzione di una società nuova e migliore se le strutture civili e politiche corrisponderanno alle aspirazioni più profonde del popolo nel suo insieme, aspirazioni alla pace, alla giustizia e alla libertà.

Che il popolo vietnamita, che è sopravvissuto a tanti momenti di difficoltà in passato, possa adesso riuscire a dare alla propria nazione lo sviluppo, il progresso e l'unità a cui esso aspira e a cui ha diritto.


4. Affido tutta la comunità cattolica vietnamita all'intercessione di Nostra Signora di La-Vang. Lei è la madre amorevole che è apparsa nel 1798 per consolare i cristiani perseguitati dai Van-Than. Tra poco la Chiesa in Vietnam, già consacrata al suo Cuore Immacolato, celebrerà il Bicentenario di questo evento.

Che il periodo di preparazione a questo giubileo rappresenti un tempo di rinnovato fervore nella fede e nella vita cristiana, un tempo di solidarietà con la comunità cattolica in madrepatria, un tempo per ricordare il passato, ma anche per preparare un futuro ancora più luminoso per le nuove generazioni vietnamiti. Che essi crescano con un sano orgoglio per le loro origini naturali, le ricchezze della propria cultura, la grandezza spirituale dei loro predecessori che sono rimasti saldi di fronte a prove di tutti i generi.

Che nostro Signore Gesù Cristo vi sostenga nella fede, nella speranza e nell'amore.

Che benedica le vostre famiglie con la fedeltà, l'armonia e la gioia.

Dio benedica il popolo vietnamita! Ricordo la vostra visita per la canonizzazione dei martiri vietnamiti nel giugno del 1988. Molti pellegrini vietnamiti vennero a Roma, ma non dal Vietnam, bensi dall'Europa, dall'America, da molti Paesi e continenti del Mondo.

Ricordo anche l'incontro, simile a questo di oggi, che avemmo nel pomeriggio.

Apprezzai molto la visita dei vostri fratelli e delle vostre sorelle dal Vietnam.

A Roma, talvolta essi vengono nella mia Cappella per partecipare alla Messa privata ed eseguono uno speciale canto liturgico in vietnamita. Sono quindi ancora in contatto spirituale con la vostra Nazione, con la vostra Patria, con la vostra Chiesa specialmente attraverso la presenza di Monsignor Vincent Thu, nella mia casa in qualità di segretario privato del Papa.

Per concludere, devo dire che incontro molti Vescovi dei Paesi dove vivono rifugiati provenienti dal Vietnam. Essi costituiscono ovunque una parte molto solida della comunità cattolica.

Dio vi benedica e rimanete fedeli alla vostra identità vietnamita in ogni parte del mondo. Preparerete così il futuro del Vietnam e della Chiesa nel Vietnam.

Grazie ancora una volta per il vostro invito. Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1993-08-15 Data estesa: Domenica 15 Agosto 1993

Visita alla Mount Saint Vincent Home - Denver (Colorado)

Titolo: Continuate a servire questi bambini speciali

Cari bambini e cari amici,


1. Attendevo con ansia il momento di far visita a voi, bambini della Mount Saint Vincent Home, con le vostre famiglie e i vostri amici, le Suore di Carità di Leavenworth, e tutto il Personale di questo bel Centro. Vi ringrazio per aver reso il Papa tanto felice.

Più di cento anni fa il Vescovo Joseph P. Machebeuf, primo Vescovo di Denver, fondo questo Centro. Da allora la Mount Saint Vincent Home ha espresso il carisma della carità del Vangelo che contraddistingue la consacrazione religiosa delle Suore di Carità di Leavenworth. Affido al Signore le Suore che hanno servito qui in passato e ringrazio le Suore di oggi per la loro dedizione instancabile. Al Personale e agli assistenti offro una parola di caldo incoraggiamento: continuate a servire questi bambini speciali e vedete in essi coloro che Gesù ha chiamato a sé e ha benedetto, perché la loro innocente fiducia ha mostrato cosa significa appartenere al suo Regno. Infatti, Gesù vede se stesso in loro: "E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me" (Mt 18,5).

Cari giovani amici, per guarire dovete seguire un programma speciale di cure e di riabilitazione. Noi tutti vi sosteniamo e vi incoraggiamo. Il Papa pregherà per voi e attende con ansia di esser informato dei vostri progressi.


2. La Giornata Mondiale della Gioventù ci ha ricordato le parole del Buon Pastore: "lo sono venuto perché abbiano la vita e l' abbiano in abbondanza" (Jn 10,10). Non siamo mai soli se permettiamo a Gesù di camminare con noi sul sentiero della vita.

C'è sempre speranza perché Egli ha offerto la sua vita per tutti coloro che appartengono a Lui (Cfr. Jn 10,17). Egli è il guaritore delle nostre anime perché ci riconcilia con Dio Padre, con noi stessi e con coloro che ci circondano. Egli è l'Amico che ci ama e comprende come siamo con tutte le nostre speranza e tutte le nostre difficoltà.

La sollecitudine per i bambini anche prima della nascita, dal momento del concepimento e per tutti gli anni dell'infanzia e della giovinezza, è la prova principale e fondamentale dei rapporti tra gli esseri umani (Cfr. Discorso all'Assemblea delle Nazioni Unite, 2 ottobre 1979). Il bambino è il centro delicato attorno al quale viene costruita o infranta l'etica morale delle famiglie, e perciò di tutte le nazioni. A Roma durante le mie visite alla Chiesa nei diversi Paesi vedo tanti bambini. Sui loro volti sorridenti leggo la possibilità per ogni società e ogni generazione di dire loro: voi siete il nostro amore, la nostra gioia, il nostro più grande interesse! Per il vostro bene lavoreremo onestamente e duramente per costruire un mondo migliore, una vera civiltà nell'amore! Allo stesso tempo ho visto i visi di altri bambini: negli ospedali, nei centri per bambini malati di Aids o di altre tragiche malattie, nei campi dei rifugiati. E sono spinto a rivolgere un appello a loro nome ancora una volta alle persone di buona volontà, ai capi delle nazioni, ai Governi, alle Agenzie Internazionali, a tutti coloro che lo ascolteranno. Esiste la Convenzione per i Diritti del Bambino, adottata dalle Nazioni Unite nel 1989 e già firmata da molti Stati, compresa la Santa Sede. Spero che sempre più Stati assicureranno la forza giuridica e l'applicazione pratica della Convenzione, così che nessun bambino sulla terra rimanga senza la garanzia legale dei suoi diritti fondamentali.


3. Possa Dio allargare i nostri cuori in modo da abbracciare tutti i bambini del mondo e possa rendere le nostre braccia abbastanza forti per proteggerli e sostenerli! Cari giovani amici, quando tornero a Roma portero con me il ricordo di questo incontro speciale. Possa Dio Onnipotente benedire e proteggere tutti voi! Grazie mille per avere accettato la mia visita. E' stato molto bello per me stare con voi. E piacevole stare insieme ai bambini, e voi siete così belli, con tanta semplicità, tanta speranza. Auguro a voi, a tutti voi, alle vostre famiglie, ai vostri genitori e alle Suore, ogni bene: per la vostra formazione, per la vostra maturità, la maturità umana cristiana; e vi auguro soprattutto che Cristo sia sempre con voi e nei vostri cuori. Egli ama dimorare, restare nei cuori dei bambini. Di nuovo grazie.

Data: 1993-08-15 Data estesa: Domenica 15 Agosto 1993

Cerimonia di congedo dagli Stati Uniti - Denver (Colorado)

Titolo: Lascio gli Stati Uniti con il cuore colmo di gratitudine verso Dio

Caro Vice Presidente, Cari amici, Caro popolo d' America,


1. Lasciando gli Stati Uniti, esprimo la mia gratitudine a lei, Vice Presidente, che è qui per salutarmi, e al Presidente Clinton che mi ha gentilmente accolto al mio arrivo, per la cortesia che mi avete riservato in ogni momento della mia visita.

Desidero ringraziare tutti coloro che hanno operato in ogni modo per assicurare il successo di questa Ottava Giornata Mondiale della Gioventù che ha portato giovani pellegrini provenienti da tutti i paesi del mondo in questa bella città di Denver, per riflettere sulle parole di Gesù Cristo: "Sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).


2. Anche io vengo come un pellegrino, un pellegrino di speranza. Ho sempre saputo che per la Chiesa e per la società civile i giovani costituiscono la speranza del nostro futuro. Ma durante gli anni del mio ministero, e in particolare attraverso la celebrazione di eventi come questo, tale speranza si è andata via via confermando e rafforzando. Sono stati gli stessi giovani ad insegnarmi ad avere una sempre maggiore e rinnovata fiducia. Non si tratta solo del fatto che i giovani di oggi sono gli adulti del futuro che prenderanno il nostro posto e continueranno l'avventura umana. No, il desiderio, presente in tutti i cuori, di una vita, piena, libera e degna della persona umana è particolarmente forte in essi. Certamente, le false risposte a questo desiderio abbondano e l'umanità è lontana dal costituire una famiglia felice e armoniosa. Tuttavia rifiutano di piegarsi all'egoismo e alla superficialità. Essi rifiutano di sottrarsi alla responsabilità. Questo rifiuto è un faro di speranza.

Per i credenti, l'impegno per il rinnovamento spirituale e morale di cui ha bisogno la società, è un dono dello Spirito del Signore che colma tutta la terra, poiché esso è lo Spirito che offre all'uomo la luce e la forza di confrontarsi con il suo supremo destino (Cfr. GS 10). Questo è stato reso particolarmente evidente dall'atteggiamento devoto dei giovani riuniti qui.

Di conseguenza, essi vanno via con un maggiore impegno per la vittoria della cultura della vita sulla cultura della morte. La cultura della vita significa rispetto per la natura e tutela dell'opera divina della creazione. In particolare, essa significa rispetto per la vita umana dal primo momento del concepimento fino al suo termine naturale. Un'autentica cultura della vita è tanto più essenziale quando - come ho scritto nell'Enciclica sociale Centesimus Annus - "L'ingegno dell'uomo sembra orientarsi, in questo campo, più a limitare, sopprimere o annullare le fonti della vita, ricorrendo perfino all'aborto purtroppo così diffuso nel mondo che a difendere e ad aprire le possibilità della vita stessa" (CA 39).

Una cultura della vita significa servizio verso coloro che non godono di privilegi, i poveri e gli oppressi, poiché giustizia e libertà sono inseparabili ed esistono solo se esistono per tutti. La cultura della vita significa ringraziare Dio ogni giorno per il dono della vita, per il nostro valore e per la nostra dignità come esseri umani, per l'amicizia che egli ci offre mentre compiamo il pellegrinaggio verso il nostro destino eterno.


3. Signor Vice Presidente, lascio gli Stati Uniti con il cuore colmo di gratitudine verso Dio. Gratitudine per ciò che è accaduto qui durante la Giornata Mondiale della Gioventù. Gratitudine al popolo americano per la disponibilità e la generosità, e per i molti modi in cui esso continua ad assistere nel mondo coloro che ne hanno bisogno. Prego affinché l'America continui a credere nei suoi nobili ideali, e spero, che gli Stati Uniti possano collaborare in un modo saggio e proficuo agli sforzi multilaterali per risolvere alcune delle più difficili questioni che la comunità internazionale si trova ad affrontare.

La mia gratitudine diviene una fervida preghiera per il popolo di questo paese, per il compimento del destino dell'America: una nazione protetta da Dio, con libertà e giustizia per tutti.

America, sii all'altezza delle tue responsabilità che abbracciano tutte le energie della tua intraprendente popolazione. Sii fedele alla tua missione.

America, sii fedele al tuo vero essere. America, terra dei liberi, usa bene la tua libertà. Usala per nutrire e per sostenere, con tutta la tua forza e tutta la tua capacità, la dignità di ogni persona umana.

America, difendi la vita cosicché tu possa vivere in pace e in armonia.

Dio benedica l'America! Dio benedica tutti voi! 17/01/19102 Pag. 19548

Data: 1993-08-15 Data estesa: Domenica 15 Agosto 1993

Lettera per il VII Centenario del Santuario di Loreto

Titolo: "Hic Verbum caro factum est"

Al Venerato Fratello Mons. Pasquale Macchi Delegato Pontificio per il Santuario di Loreto


1. La Santa Casa di Loreto, primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e, per diversi secoli, vero cuore mariano della cristianità, ha goduto sempre speciale attenzione da parte dei Romani Pontefici che ne hanno fatto meta frequente del loro pellegrinaggio e oggetto delle loro cure apostoliche. Io stesso, in due occasioni, ho avuto la gioia di potermi raccogliere in preghiera tra le sue mura benedette.

La ricorrenza ormai imminente, secondo l'antica tradizione, del VII Centenario di codesto Santuario, intimamente legato alla Sede Apostolica, mi offre l'opportunità di riconfermare la mia profonda devozione verso la Vergine SS.ma, costi e nel mondo cattolico tanto venerata.

Nelle cose della religione, il centenario non è mai un semplice avvenimento cronologico, ma piuttosto un momento di grazia, in cui si fa memoria riconoscente del passato e ci si protende, con rinnovato dinamismo, verso il futuro.

Nel nostro caso, tale scopo è evidenziato dal fatto che il centenario cade in un momento in cui la cristianità intera si sta preparando a celebrare il secondo millennio della nascita del Salvatore. Maria fu storicamente l'aurora che precedette il sorgere del Sole di giustizia, Cristo nostro Dio; e tale continua ad essere, misticamente, nella vita della Chiesa, ogni volta che si attende una nuova venuta, in grazia, del Signore.

Come, perciò, negli ultimi giorni dell'avvento liturgico, la Chiesa concentra tutta la sua attenzione su Colei dalla quale nascerà il Salvatore, così il centenario lauretano ci aiuterà a fare lo stesso durante questo "avvento" che ci porterà al Natale del Duemila. Maria - ha scritto San Bernardo - è la "via regia", per la quale Dio è venuto verso di noi e per la quale noi possiamo, ora, andare verso di Lui (Cfr. Discorso I per l'Avvento 5, Opera, ed. Cistercense, Roma, 1966, p.174). Ella è, dunque, anche la "via regia" per prepararci al grande appuntamento del bimillenario cristiano.


2. La Santa Casa di Loreto non è solo una "reliquia", ma anche una preziosa "icona" concreta. E' nota l'importanza straordinaria che l'icona ha sempre avuto, specie presso i fedeli delle Chiese orientali, come segno attraverso il quale si opera, nella fede, una specie di "contatto spirituale" con il mistero, per usare un'espressione di Sant'Agostino (Cfr. Sermo 52,6,16 PL 38,360). Essa "significa" la realtà in senso forte in quanto la "rende presente" ed operante. Quanto più una icona è antica ed ha avuto parte alla vita, alle sofferenze ed alle vicende storiche di un popolo o di una città, tanto più è grande la grazia che da essa deriva. Si tratta di qualcosa che trova la sua spiegazione ultima nel mistero della comunione dei Santi.

Come notavo nella mia Enciclica Redemptoris Mater, le icone "sono immagini che attestano la fede e lo spirito di preghiera del buon popolo di Dio, il quale avverte in esse la presenza e la protezione della Vergine".

Ebbene, tale è anche, in un certo senso, la Santa Casa di Loreto, la cui storia è intimamente intrecciata non solo con quella della regione marchigiana, che ha il privilegio di custodirla, ma anche con quella dell' intera nazione italiana, che ha celebrato costi, nel 1985, come ultimo significativo evento, un importante Convegno ecclesiale, e dell'intera cattolicità, che ha dedicato alla Vergine Lauretana innumerevoli chiese, cappelle, edicole ed immagini. Una icona consacrata dalla fede e dalla devozione di generazioni di pellegrini, che con le loro mani e con le loro ginocchia ne hanno modellato perfino le pietre. Il respiro universale di codesto Santuario è confermato dal fatto che la Vergine Lauretana, proclamata dal mio predecessore, Benedetto XV, Patrona universale dell'aviazione, viene ovunque invocata dai viaggiatori in aereo, in un abbraccio di pace che unisce idealmente tutti i continenti.

Lasciando, perciò, come è doveroso, piena libertà alla ricerca storica di indagare sull'origine del Santuario e della tradizione lauretana, possiamo affermare, a buon diritto, che l' importanza del Santuario stesso non si misura solo in base a ciò, da cui ha tratto origine, ma anche in base a ciò che esso ha prodotto. E' il criterio che ci dà Cristo stesso, quando invita i suoi discepoli a giudicare ogni albero dai suoi frutti (Cfr. Mt 7,16).


3. La Santa Casa di Loreto è "icona" non di astratte verità, ma di un evento e di un mistero: l'Incarnazione del Verbo. E' sempre con profonda commozione che, entrando nel venerato sacello, si leggono le parole poste sopra l'altare: "Hic Verbum caro factum est": Qui il Verbo si è fatto carne. L'Incarnazione, che si ricorda dentro codeste sacre mura, riacquista di colpo il suo genuino significato biblico; non si tratta di una mera dottrina sull'unione tra il divino e l'umano, ma piuttosto, di un avvenimento accaduto in un punto preciso del tempo e dello spazio, come mettono meravigliosamente in luce le parole dell'Apostolo: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mando il suo Figlio, nato da donna" (Ga 4,4).

Maria è la Donna, è, per così dire, lo "spazio" fisico e spirituale insieme, in cui è avvenuta l'Incarnazione. Ma anche la Casa in cui Ella visse costituisce un richiamo quasi plastico a tale concretezza. "A Loreto - come ebbi a dire nella festa dell' Immacolata di qualche anno fa, durante la recita dell'Angelus - si medita e si riscopre la nascita di Cristo, il Verbo divino, e la sua vita terrena, umile e nascosta per noi e con noi; a Loreto la realtà misteriosa del Natale e della Santa Famiglia diventa, in qualche modo, palpabile, si fa esperienza personale, commovente e trasformante" (Angelus dell'8 dicembre 1987).

Il mistero dell' lncarnazione si compi attraverso alcuni "momenti" che racchiudono, a loro volta, i grandi messaggi che il Santuario lauretano è chiamato a tener vivi nella Chiesa. Essi sono:


1. il saluto dell'angelo, cioè l'annunciazione,


2. la risposta di fede, il "fiat" di Maria e


3. l'evento sublime del Verbo che si fa carne.

Possiamo riassumerli con tre parole: grazia, fede e salvezza, che sono le stesse usate dall' Apostolo per descrivere il mistero cristiano: "Per grazia siete salvi mediante la fede" (Ep 2,8). La pietà cristiana ha mirabilmente espresso questi tre elementi nella preghiera dell'Angelus, che possiamo considerare, per il suo contenuto, come la preghiera lauretana per eccellenza: "L'angelo del Signore porto l'annuncio a Maria...", "Eccomi, sono l'ancella del Signore...", "E il Verbo si è fatto carne...".


4. Il racconto dell'Annunciazione, con al vertice la grande parola "piena di grazia" (kecharitoméne), proclama la verità fondamentale che all'inizio di tutto, nei rapporti tra Dio e la creatura, c'è il dono gratuito, la libera e sovrana elezione di Dio, tutto ciò insomma che nel linguaggio della Bibbia è racchiuso del termine "grazia". La grazia di Dio è la spiegazione ultima di tutta la grandezza di Maria e, dietro di lei, del suo castissimo sposo San Giuseppe e della Chiesa intera. La grazia che Maria ha ricevuto non è soltanto qualcosa di intenzionale, una benevola disposizione di Dio nei suoi riguardi, ma è qualcosa di reale, è la "gratia Christi" a lei accordata in anticipo in virtù dei meriti della morte del Figlio. E', in definitiva, lo stesso Spirito Santo. Dire, dunque, di lei che è "piena di grazia" equivale a dire che è piena di Spirito Santo.

La Santa Casa di Loreto, dove ancora risuona, per così dire, il saluto "Ave, piena di grazia", è dunque un luogo privilegiato, non solo per meditare sulla grazia, ma anche per riceverla, incrementarla, ritrovarla, se persa, mediante i sacramenti. Soprattutto il sacramento della riconciliazione, che ha avuto sempre un posto così rilevante nella vita di codesto Santuario.


5. Il secondo momento del mistero dell'Incarnazione è, come accennavo sopra, il momento del "fiat", cioè della fede: "Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). E' certamente riferendosi a questo momento che Elisabetta, di li a poco, proclama Maria "beata" per aver creduto (Cfr. Lc 1,45). Il Concilio Vaticano II ci insegna a vedere nella fede, più ancora che nei suoi privilegi, la vera grandezza della Madre di Dio.

Ella fu la prima credente della nuova alleanza, colei che "avanzo nella peregrinazione della fede" (LG 58). Grazie alla sua fede, Maria, come dice Sant' Agostino, concepi il Cristo "nella sua mente, prima ancora che nel suo corpo" (Sermo 215,4, PL 38,1074).

Il secondo messaggio che risuona tra le mura della Santa Casa è, dunque, quello della fede. A Loreto si è come contagiati dalla fede di Maria. Una fede che non è solo assenso della mente a verità rivelate, ma anche obbedienza, accettazione gioiosa di Dio nella propria vita, un "si" pieno e generoso al suo disegno.

Notavo nella Redemptoris Mater come la fede di Maria continua a trasmettersi in mezzo al popolo cristiano anche "mediante la forza attrattiva e irradiante dei grandi Santuari, nei quali non solo individui o gruppi locali, ma, a volte, intere nazioni e continenti cercano l'incontro con la Madre del Signore, con Colei che è beata perché ha creduto" (RMA 28). E questo si applica in modo del tutto singolare al Santuario di Loreto. Non si contano le anime di semplici fedeli e di Santi canonizzati dalla Chiesa che tra le pareti del sacello lauretano hanno avuto la loro "annunciazione" cioè la rivelazione del progetto di Dio sulla loro vita, e, sulla scia di Maria, hanno pronunciato il loro "fiat" e il loro "eccomi!" definitivo a Dio.

San Leone Magno diceva che "i figli della Chiesa sono stati generati con Cristo nella sua nascita" (Sermo VI, 2 PL 54,213) e la Lumen Gentium afferma, a sua volta, che Maria "è veramente madre delle membra di Cristo, perché coopero con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra". Questo viene a dire che il "si" di Maria fu, in qualche modo, anche un "si" detto a noi. Concependo il capo, Ella "concepiva", cioè, alla lettera "accoglieva insieme con lui", almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: "Tutti là sono nati" (Ps 87,2).


6. Il terzo momento è, infine, quello dell'Incarnazione del Verbo, cioè della venuta tra noi della salvezza. La preghiera dell'Angelus lo rievoca con le parole sublimi del prologo: "E il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi". Accogliendo con fede la grazia, Maria divenne vera Madre di Dio e figura della Chiesa. "Ogni anima che crede - scrive infatti Sant'Ambrogio - concepisce e genera il Verbo di Dio... Se, secondo la carne, una sola è la Madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo quando accolgono la parola di Dio" (Esposizione del Vangelo di Luca, II, 26, CSEL 32,4,p.164).

Qual è, a questo proposito, il messaggio che la Santa Casa di Loreto, quale "Santuario dell'Incarnazione", deve contribuire a diffondere nel mondo? Essa ci richiama alla mente la salvezza nel suo "stato nascente" che è sempre, come si sa, il più carico di suggestione; rende in qualche modo "presente" quell'istante unico nella storia in cui la grande novità fece la sua irruzione nel mondo. Essa aiuta, perciò, a ritrovare, ogni volta, lo stupore, l'adorazione, il silenzio necessario davanti a tanto mistero. Aiuta a far si che l'evento del bimillenario cristiano, che ci apprestiamo a celebrare, sia l'occasione per riscoprire l'immenso significato che l'Incarnazione del Verbo ha per la fede e la vita dei cristiani. Lo stesso contrasto, che si nota a Loreto, tra la povertà e la nudità delle pareti interne della Santa Casa e il suo splendido rivestimento marmoreo, quante cose ci aiuta a capire del mistero dell'Incarnazione! "Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2Co 8,9). Nulla esprime meglio la trascendente grandezza delle opere divine quanto la rinuncia e l' assenza di ogni grandezza e apparenza umana. La nudità della Santa Casa di Nazareth annuncia la nudità della croce ed il mistero dell'Incarnazione contiene già "in nuce" il mistero pasquale. Si tratta dello stesso mistero di "spogliazione" e di "kenosi", nel quale Maria è stata intimamente associata al Figlio (Cfr. RMA 17).

Un aspetto che deve essere tenuto particolarmente vivo nel Santuario lauretano è quello che riguarda il ruolo dello Spirito Santo negli inizi della salvezza. Grazie ad esso, se da una parte l'Incarnazione annuncia il mistero pasquale dall'altra preclude già alla Pentecoste. Parlando della fine del secondo millennio, nella mia Enciclica Dominum et Vivificantem, scrivevo: "La Chiesa non può prepararsi ad esso in nessun altro modo, se non nello Spirito Santo... Ciò che nella pienezza del tempo si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo per opera sua può ora emergere alla memoria della Chiesa". E dove si potrebbe parlare con più efficacia del ruolo dello Spirito Santo, "datore di vita", se non nel Santuario lauretano, che ricorda il momento e il luogo in cui Egli compi la suprema delle sue operazioni "vivificanti", dando vita, nel seno di Maria, all'umanità del Salvatore?


7. Ciò che abbiamo detto ci aiuta a vedere più chiaramente quale potrebbe essere la funzione dei grandi Santuari, particolarmente quello di Loreto, nel nuovo contesto religioso di oggi: non luoghi del marginale e dell'accessorio ma, al contrario luoghi dell'essenziale, luoghi, dove si va per ottenere "la grazia", prima ancora che "le grazie". Oggi è necessario, per rispondere alle nuove sfide della secolarizzazione, che i Santuari siano luoghi di evangelizzazione, vere e proprie cittadelle della fede, nel senso globale che questa parola aveva sulla bocca di Gesù quando diceva: "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). "Si potrebbe forse parlare - scrivevo sempre nella Redemptoris Mater - di una specifica "geografia" della fede e della pietà mariana, che comprende tutti questi luoghi di particolare pellegrinaggio del popolo di Dio".

E' noto il ruolo determinante che svolsero nella prima evangelizzazione dell'Europa alcuni grandi monasteri, quali centri di spiritualità e veri campi-base nel cammino della fede. I grandi Santuari - divenuti oggi, anche grazie all'accresciuta mobilità umana, luoghi di più grande concorso di popolo - sono chiamati ad assolvere una funzione analoga, in vista della nuova ondata di evangelizzazione, di cui avvertiamo tanto urgente il bisogno per l'Europa e per il mondo. Occorre l'opera sapiente e zelante delle persone poste a servizio dei Santuari e di quelle che accompagnano spiritualmente i pellegrini. Per questo non si raccomanda mai abbastanza la necessità di una adeguata pastorale, aperta alle grandi sfide del mondo e ai segni dei tempi, ispirata alle direttive conciliari e del magistero più recente della Chiesa, soprattutto per quanto riguarda l'efficace amministrazione dei sacramenti e la centralità della Parola di Dio. Quante persone si sono recate ad un Santuario per curiosità, come visitatori, e sono tornate alle loro case trasformate e rinnovate, perché vi hanno ascoltato una parola che le ha illuminate! Vale in modo tutto particolare per i Santuari ciò che Dio dice per mezzo del profeta: "Il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli" (Is 56,7). L'efficacia dei Santuari si misurerà sempre più dalla capacità che essi avranno di rispondere al bisogno crescente che l'uomo sperimenta, nel ritmo frenetico della vita moderna, di un contatto silenzioso e raccolto con Dio e con se stesso. Quale grazia poter fare questo proprio presso la Santa Casa di Nazareth, dove Maria e lo stesso Gesù dedicarono gran parte del loro tempo alla preghiera silenziosa e nascosta.

Mi auguro, dunque, che si avveri sempre più quanto ebbi a dire nell'occasione già ricor

Data: "A Loreto folle innumerevoli, ogni giorno e da tutto il mondo, si accostano al Sacramento della Confessione e dell'Eucaristia e molti si convertono dall'incredulità alla fede, dal peccato alla grazia, dalla tiepidezza e dalla superficialità al fervore spirituale ed all'impegno della testimonianza. Loreto è una sosta di pace per l'anima; è un incontro particolare con Dio; è un rifugio per chi cerca la Verità e il senso della propria vita" (Angelus, 8 dicembre 1987).


8. Ho detto che i Santuari devono essere sempre più luoghi dell'essenziale, in cui si fa esperienza dell' assoluto di Dio. Ma non per questo in essi saranno dimenticati i problemi quotidiani della vita. Il ricordo della vita nascosta di Nazareth evoca questioni quanto mai concrete e vicine all'esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l'educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare "chiesa domestica" della storia.

Tornano alla mente qui le parole con cui il mio predecessore Paolo VI espresse quella che chiamo "la lezione di Nazareth": "Nazareth ci insegni che cos'è la famiglia, la sua comunione d' amore, la sua austera e semplice bellezza, il suo carattere sacro ed inviolabile, impariamo da Nazareth come è dolce ed insostituibile la formazione che essa dà; impariamo come la sua funzione sia all'origine e alla base della vita sociale" (Discorso di Paolo VI a Nazareth, 5 gennaio 1964).

La Santa Casa ricorda, in pari tempo, anche la grandezza della vocazione alla vita consacrata e alla verginità per il Regno, la quale ebbe qui la sua gloriosa inaugurazione nella persona di Maria, Vergine e Madre. Ai giovani, poi, che innumerevoli pellegrinano alla Casa della Madre, vorrei ripetere le parole che ho rivolto loro in altra sede : "Camminate verso Maria. Camminate con Maria...Fate riecheggiare nel vostro cuore il suo "fiat"" (Messa a Macerata, 19 giugno 1993).

Possano i giovani rinnovare, alla luce degli insegnamenti della Casa di Nazareth, il loro impegno nel laicato cattolico onde riportare Cristo nei cuori, nelle famiglie, nella cultura e nella società (Cfr. Ibidem).

Il giusto sforzo dei nostri tempi per riconoscere alla donna il posto che le compete nella Chiesa e nella società trova anch'esso qui un'occasione quanto mai adatta di approfondimento. Per il fatto che Dio "mando il suo Figlio nato da donna" (Ga 4,4), ogni donna è stata elevata, in Maria, ad una dignità tale che non se ne può concepire una maggiore (Cfr. MD 3-5).

Nessuna considerazione teorica, poi, potrà mai esaltare la dignità del lavoro umano quanto il semplice fatto che il Figlio di Dio ha lavorato a Nazareth ed ha voluto essere chiamato "figlio del falegname" (Cfr. Mt 13,55). Il lavoratore cristiano che ripensa la sua vocazione all'ombra della Santa Casa scopre anche un'altra importate verità: che il lavoro non solo nobilita l'uomo e lo rende partecipe dell'opera creatrice di Dio, ma può essere altresi un' autentica via per realizzare la propria fondamentale vocazione alla santità (Cfr. LE 24-27).

Infine, come non accennare alla "scelta dei poveri" che la Chiesa ha fatto nel Concilio (Cfr. LG 8) e ribadito sempre più chiaramente in seguito? Le austere e umili pareti della Santa Casa ci ricordano visivamente che è Dio stesso che ha inaugurato questa scelta in Maria, la quale, come dice un bel testo conciliare, "primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, che con fiducia attendono e ricevono da Lui la salvezza" (Ibidem, LG 20).

Sempre a proposito di questo tema della povertà e della sofferenza, un posto privilegiato hanno avuto nella storia del Santuario i malati che furono tra i primi ad accorrere pellegrini alla Santa Casa e a diffondere la sua fama tra le genti. Anche oggi la loro presenza, specie nel cosiddetto "treno bianco", è quella che fa vivere al Santuario alcuni momenti vibranti di fede e di intensa devozione.

Dove potrebbero essi, del resto, essere accolti meglio, se non nella casa di Colei che proprio le "litanie lauretane" ci fanno invocare come "salute degli infermi" e "consolatrice degli afflitti"? Accanto a Maria, il credente scopre che "soffrire significa diventare particolarmente suscettibili, particolarmente sensibili all'opera delle forze salvifiche di Dio offerte all'umanità in Cristo" (Salvifici Doloris, 23).


9. Faccio voti affinché il glorioso Santuario della Santa Casa, che ha avuto una parte così attiva nella vita del popolo cristiano per quasi tutto il corso del secondo millennio che sta per concludersi, possa averne una altrettanto significativa nel corso del terzo millennio che è alle porte, continuando ad essere, come per il passato, uno dei pulpiti mariani più alti della cristianità.

"Possa questo Santuario di Loreto - come ebbe a dire il mio predecessore Giovanni XXIII durante la sua storica visita - essere sempre come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli" (Acta Apostolicae Sedis, 54 [19621,726).

La Vergine Lauretana dall'alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli, in particolare quelli che, sull'altra sponda dell'Adriatico, dove è così viva la tradizione lauretana, sono oggi così provati da guerre fratricide! Possa, infine, accogliere sotto il suo manto tutti i cristiani in un gesto materno, ravvivando la nativa vocazione ecumenica di codesto Santuario, che ha radici, secondo la tradizione lauretana, nell'Oriente cristiano.

Nel significarLe che intendo anche concedere una speciale indulgenza, a determinate condizioni, a quanti visiteranno codesto Santuario nel corso dell'anno celebrativo del centenario, ben volentieri imparto a Lei, Venerato Fratello, ai membri della Delegazione Pontificia e della Comunità dei Padri Cappuccini, alla città di Loreto ed a tutti i pellegrini che visiteranno o prenderanno parte alle celebrazioni giubilari una particolare Benedizione Apostolica, in pegno di abbondanti grazie celesti.

Dal Vaticano, 15 Agosto, Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, dell'anno 1993, 15° di Pontificato.

Data: 1993-08-15 Data estesa: Domenica 15 Agosto 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Saluto al termine della Messa - Denver (Colorado)