GPII 1993 Insegnamenti - Al termine di un concerto a Castel Gandolfo - Roma

Al termine di un concerto a Castel Gandolfo - Roma

Titolo: Nell'arte riluce sempre qualcosa della trascendente bellezza di Dio

[In lungua russa:] Con sincero compiacimento esprimo a tutti voi la mia riconoscenza per il concerto che avete voluto offrirmi questa sera. Un grazie agli organizzatori della manifestazione, ed alla direzione della fondazione "New Names", International Charity Programme, che hanno promosso questo incontro. Un cordiale plauso ed un vivo grazie, in particolare, ai giovanissimi artisti, ai quali siamo tutti debitori della gioia che hanno saputo trasmetterci mediante le melodie così abilmente eseguite.

[In lingua italiana:] Desidero esprimere anche in italiano il mio grato apprezzamento per i promotori di questo incontro artistico e per i giovani esecutori delle melodie che ci sono state proposte stasera. Guardando ai giovani, alla loro capacità di impegno, alle grandi energie culturali e spirituali che essi posseggono, si è portati a pensare agli aspetti che la società del futuro assumerà, se i valori insiti nell' animo giovanile potranno esprimersi appieno.

La promozione di una cultura autenticamente europea, frutto di conoscenza e comunione reciproca, è impresa urgente e necessaria per il nostro tempo. E' impresa affidata soprattutto alle doti, al genio, all'impegno, all'onestà dei giovani, i quali mostrano spesso di saper cogliere il meglio delle differenti culture per farlo proprio e riesprimerlo in sintesi nuove ed avvincenti.

Questo il mio augurio, carissimi: che sappiate essere generosi costruttori di un mondo aperto alle molteplici espressioni dell'arte, nelle quali riluce sempre qualcosa della trascendente bellezza di Dio.

A tutti voi, alle vostre organizzazioni, alle famiglie ed alle persone care che portate nell'animo, la mia speciale Benedizione.

Data: 1993-08-26 Data estesa: Giovedi 26 Agosto 1993

Il concerto offerto al Santo Padre da sei giovani musicisti russi a Castel Gandolfo - Roma

Titolo: "La promozione di una cultura autenticamente europea è impresa urgente e necessaria per il nostro tempo"

Con sincero compiacimento esprimo a tutti voi la mia riconoscenza per il concerto che avete voluto offrirmi questa sera. Un grazie agli organizzatori della manifestazione, ed alla Direzione della fondazione "New Mames", International Charity Programme, che hanno promosso questo incontro. Un cordiale plauso ed un vivo grazie, in particolare, ai giovanissimi artisti, ai quali siamo tutti debitori della gioia che hanno saputo trasmetterci mediante le melodie così abilmente eseguite.

Desidero esprimere anche in italiano il mio grato apprezzamento per i promotori di questo incontro artistico e per i giovani esecutori delle melodie che ci sono state proposte stasera. Guardando ai giovani, alla loro capacità di impegno, alle grandi energie culturali e spirituali che essi posseggono, si è portati a pensare agli aspetti che la società del futuro assumerà, se i valori insiti nell'animo giovanile potranno esprimersi appieno.

La promozione di una cultura autenticamente europea, frutto di conoscenza e comunione reciproca, è impresa urgente e necessaria per il nostro tempo. E' impresa affidata soprattutto alle doti, al genio, all'impegno, all'onestà dei giovani, i quali mostrano spesso di saper cogliere il meglio delle differenti culture per farlo proprio e riesprimerlo in sintesi nuove ed avvincenti.

Questo il mio augurio, carissimi: che sappiate essere generosi costruttori di un mondo aperto alle molteplici espressioni dell'arte, nelle quali riluce sempre qualcosa della trascendente bellezza di Dio.

A tutti voi, alle vostre organizzazioni, alle famiglie ed alle persone care che portate nell'animo, la mia speciale Benedizione.

Data: 1993-08-26 Data estesa: Giovedi 26 Agosto 1993

Al nuovo Ambasciatore di Estonia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Preghero in comunione con gli Estoni per l'Estonia

Signor Ambasciatore, E' per me una gioia particolare ricevere dalle sue mani le Lettere con cui il Presidente della Repubblica dell' Estonia, sua Eccellenza Lennart Meri, La accredita, suo Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario.

Questa è la gradita conferma della stima sincera e reciproca e della solida amicizia che si sono instaurate fra la sua patria e la Santa Sede, dopo che quest'ultima ha riconosciuto la Nuova Repubblica il 10 ottobre 1921 e ha stabilito rapporti diplomatici nel 1933.

Anche molto tempo fa quando l'Estonia era ancora parte integrante della Livonia, fu questo il modo in cui inizio un dialogo ineguagliabile fra la Santa Sede e l'Estonia. Pur contando un esiguo numero di credenti, la comunità cattolica si sentiva libera fra le molteplici confessioni ben radicate sul suolo estone. Nel 1924 Sua Eccellenza Mons. Antonio Zecchini, che dal 1922 era stato Delegato Apostolico per le Regioni Baltiche, fu nominato primo Amministratore Apostolico dell'Estonia.

In seguito, nel 1931 fu nominato Amministratore Apostolico il gesuita tedesco Padre Eduard Profittlich. Egli accetto l'autorità statale estone e fu così insignito del titolo di "Arcivescovo di Adrianopoli di Emimont". La sua attività pastorale, da tutti riconosciuta e ispirata a uno spirito ecumenico, che precorse i tempi di dialogo intenso e fraterno fra le Chiese cristiane, venne interrotta nel 1941 in seguito all'occupazione straniera della sua terra avvenuta un anno prima.

Da quel momento in poi, quando l'orizzonte dell'indipendenza si oscuro e Mons. Profittlich pati le pene del martirio, la cui conclusione è ancora un segreto per la Chiesa cattolica e per la sua famiglia, si interruppe il dialogo, che, grazie a Dio, ora può essere ripreso. Dopo la nomina di un Nunzio Apostolico a Tallinn nella persona di Monsignor Mullor Garcia, che è anche Amministratore Apostolico dell'Estonia "ad nutum, Sanctae Sedis", e con il riconoscimento di Vostra Eccellenza in qualità di Ambasciatore presso la Santa Sede, questo dialogo si preannuncia molto promettente.

In vista di uno scambio di reciproci e amichevoli benefici si delinea anche la Visita che fra breve effettuero nella capitale dell'Estonia. Infatti mi rallegra il pensiero di poter presto avere l'occasione tanto attesa di visitare la città di Tallinn, ricca di storia e dal caratteristico profilo laddove le cime delle torri delle chiese in cui si prega si confondono con le torri di guardia da dove gli Estoni nei secoli tentavano di scorgere segni di speranza o di paura provenienti dal Baltico. Anche il Papa si prepara ad ammirare ogni città che racchiude un'intera storia e che rappresenta una chiara volontà ecumenica. Il Papa vi si reca per incontrare la gente che custodisce la tradizione del Paese, che è aperto alla fede e alla libertà così come al mare e al suo grande movimento di lavoro e di scambi umani.

Penso in particolare agli incontri che avro con il Presidente della Repubblica, al quale la prego di portare i miei saluti, e con tutte le Comunità Cristiane, a partire naturalmente da quelle cattoliche.

Nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e di San Nicola così come sulla grandiosa piazza che custodisce al centro della città vecchia la storia della nazione, preghero in comunione con gli Estoni per l'Estonia. Parlero agli Estoni di ciò che muove il mio cuore così come quello di molti di loro, e del motivo della mia missione. Parleremo della Parola di Cristo e delle infinite possibilità che essa offre a tutti coloro che, come i vostri concittadini, cercano una pace duratura fondata sulla verità e sulla giustizia.

Gli sviluppi storici hanno sempre fatto si che minoranze di diverse nazionalità convivessero in uno stesso Stato. Nella visione costantemente ribadita dalla Chiesa si delinea una società moderna e cresciuta nel riconoscimento dei diritti dell'uomo, attraverso la quale è possibile una convivenza pacifica e fiduciosa di tutti i cittadini e che garantisce alle minoranze etniche, culturali e religiose il pieno ed evidente godimento dei loro diritti. La Chiesa non può esimersi dal promuovere un' autentica armonia e una convivenza pacifica fra i cittadini, poiché noi siamo tutti figli e figlie dell'unico Padre Celeste e abbiamo ricevuto da Cristo stesso santità e redenzione (Cfr. Messaggio in occasione delle Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 1989).

Conosco le sofferenze che le persone in Estonia, anche nel passato recente hanno dovuto sopportare e le speranze che esse nutrono per il futuro. Allo stesso modo conosco lo sforzo con cui esse tentano di adeguarsi a una situazione che cambia, come anche i problemi che possono rallentare questo processo: la presenza sul territorio nazionale di forze armate straniere, i rapporti con le minoranze etniche e culturali che incidono sulla storia per il loro numero, il processo verso un nuovo tipo di economia che presenta allo stesso tempo rischi e sfide, tensioni di diversa origine che minano l'istituzione della famiglia, la crescente speranza per il turismo e per lo scambio con paesi lontani geograficamente e culturalmente, le nuove correnti di pensiero e i nuovi comportamenti, che non sempre in modo occulto, ma costantemente tentano di ottenere il consenso dei giovani.

Signor Ambasciatore, Per la giusta soluzione di questi e di altri problemi, che ricordo sempre nelle mie preghiere a Roma e anche in quelle che rivolgero a Dio li a Tallinn, esprimo oggi i miei sinceri auguri. Con la sua collaborazione e con quella degli Estoni cattolici la Santa Sede potrà contribuire attivamente alla ricerca di soluzioni efficaci e durature per il benessere di tutti gli interessati.

Con questi sentimenti Le auguro, Eccellenza, un'attività feconda donata dall'abbondante benedizione di Dio.

Data: 1993-08-28 Data estesa: Sabato 28 Agosto 1993

Recita dell'Angelus a Castel Gandolfo - Roma

Titolo: Nell'imminenza del viaggio nei Paesi Baltici

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Nell'imminenza ormai del viaggio che mi condurrà in Lituania, Lenonia ed Estonia, desidero con voi ringraziare il Signore. Egli consente oggi il compiersi di un singolare evento, impensabile appena qualche anno fa. Quei popoli sono usciti dal tunnel di una forzata ateizzazione, che ha messo a dura prova il loro sentimento religioso. Ora, con il recupero dell'autonomia politica e della libertà, possono nuovamente esprimere e coltivare la fede, radice vitale della loro storia.


2. Il mio pellegrinaggio apostolico nei Paesi baltici vuole essere pertanto un servizio di evangelizzazione sulle orme dei missionari che, all'inizio del secondo millennio dell' era cristiana, inviati dalle Chiese di Oriente e di Occidente, annunciarono il Vangelo in tale lembo d'Europa. Da allora la storia di quei popoli, senza il riferimento al cristianesimo, risulterebbe incomprensibile.

L'invito ad intraprendere questo pellegrinaggio mi era stato rivolto, per la Lituania, in occasione del V centenario della morte di San Casimiro e del VI centenario del battesimo della Nazione, mentre, per la Lenonia, l' invito era collegato con gli ottocento anni della consacrazione episcopale di San Meinardo, primo Vescovo di Riga.

Soltanto ora, mutata la situazione politica, posso finalmente corrispondere alle fraterne insistenze dell'Episcopato, dando attuazione ad un progetto che mi portavo da lungo tempo nel cuore.

Chiedo ai cattolici del mondo intero, come pure agli ortodossi ed ai luterani, soprattutto a quelli presenti in quei territori, di volermi accompagnare con la preghiera nelle varie tappe della mia visita apostolica.


3. I cristiani di quelle Nazioni, che hanno difeso la fede al tempo della dura persecuzione religiosa, devono ora lottare per preservarla dalle insidie dell'indifferenza e del secolarismo. Urge pertanto una nuova evangelizzazione, che aiuti i credenti, specialmente le nuove generazioni a radicare solidamente nel Vangelo le loro scelte di vita.

Per tale speciale intenzione vorrei recarmi oggi con voi in spirituale pellegrinaggio nei santuari mariani, nei quali la fede delle popolazioni baltiche si è venuta lungo i secoli alimentando e consolidando: penso in particolare, per la Lituania, al santuario di Auros Vartu a Vilnius, a quelli di Siluva, Zemaiciu Kalvarija, Krekenava e Pivasiunai; per la Lettonia, ai santuari di Skaistakalne, Sarkani, e specialmente a quello di Aglona, in cui la Vergine Assunta è invocata come "Regina della Terra di Maria", titolo col quale fin dal Medioevo furono qualificate la Lenonia e una parte dell'Estonia.

La Vergine Santa, particolarmente venerata a Vilnius nel santuario della Porta dell' Aurora, voglia ottenere ai popoli lituano, lenone ed estone una nuova aurora di fede e di civile progresso. Aiuti i cristiani presenti in quelle terre a crescere nella stima vicendevole e nel dialogo, fino a giungere alla piena unità.

Maria sia davvero per quei popoli e per tutte le nazioni del mondo aurora di pace.

[Ai pellegrini di lingua francese:] Sono felice di salutare i pellegrini e i visitatori di lingua francese venuti in Italia in questo periodo di vacanze. Cari fratelli e sorelle, vi invito a rinnovare dal fondo del vostro cuore l' intenzione di seguire Cristo, luce del mondo. Che la Madonna vi aiuti a mantenere i vostri impegni! [Ai pellegrini di lingua inglese:] Saluto cordialmente i pellegrini e i visitatori di lingua inglese che oggi si sono uniti a noi per la preghiera dell'Angelus. Che il Signore Gesù, la sorgente della vita, dimori sempre nei vostri cuori e nelle vostre case.

[Ai pellegrini di lingua tedesca:] Il mio caro saluto di benvenuto si rivolge anche a voi cari fratelli e sorelle di lingua tedesca. Possano queste settimane estive essere momenti di nuova forza per voi nel corpo e nello spirito. A voi e ai vostri cari, parenti imparto con tutto il cuore la mia Benedizione Apostolica [Ai pellegrini di lingua spagnola:] Saluto ora con tutto l'affetto tutte le persone, le famiglie e i gruppi di lingua spagnola qui presenti.

In particolare, il pellegrinaggio di giovani venezuelani "Gruppo Protocolo Maracaibo". Tutti benedico di cuore.

[Ai pellegrini di lingua portoghese:] I miei cordiali saluti ai pellegrini di lingua portoghese che mi ascoltano: vi auguro tutto il bene, nella grazia di Dio! [Ai pellegrini di lingua rumena:] Sono inoltre lieto di accogliere i pellegrini provenienti dalla Romania, ed auguro loro che la visita a Roma rafforzi la fede di ciascuno e permetta di ammirare i tesori della cultura classica, così rilevante per la storia della Nazione rumena.

[Ai pellegrini italiani:] Saluto tutti i pellegrini italiani, in particolare i numerosi lavoratori dei campi convenuti oggi a Castel Gandolfo per la tradizionale "Sagra delle Pesche". Cari agricoltori, grazie perché col vostro lavoro ci fate gustare i frutti della terra, dono del Signore. Rimanete sempre fedeli ai valori umani e cristiani, specialmente abbiate forte il senso della famiglia.

Saluto anche i gruppi parrocchiali dei Santi Gervasio e Protasio in Spirano (Bergamo) e di Santa Maria e San Iacopo in Zambria (Pisa).

Data: 1993-08-29 Data estesa: Domenica 29 Agosto 1993

Angelus - Città del Vaticano

Titolo: "Il mio pellegrinaggio apostolico nei Paesi Baltici vuole essere un servizio di evangelizzazione"

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Nell'imminenza ormai del viaggio che mi condurrà in Lituania, Lettonia ed Estonia, desidero con voi ringraziare il Signore. Egli consente oggi il compiersi di un singolare evento, impensabile appena qualche anno fa. Quei popoli sono usciti dal tunnel di una forzata ateizzazione, che ha messo a dura prova il loro sentimento religioso. Ora, con il recupero dell'autonomia politica e della libertà, possono nuovamente esprimere e coltivare la fede, radice vitale della loro storia.


2. Il mio pellegrinaggio apostolico nei Paesi baltici vuole essere pertanto un servizio di evangelizzazione sulle orme dei missionari che, all'inizio del secondo millennio dell'era cristiana, inviati dalle Chiese di Oriente e di Occidente, annunciarono il Vangelo in tale lembo d'Europa. Da allora la storia di quei popoli, senza il riferimento al cristianesimo, risulterebbe incomprensibile.

L'invito ad intraprendere questo pellegrinaggio mi era stato rivolto, per la Lituania, in occasione del quinto centenario della morte di San Casimiro e del sesto centenario del battesimo della Nazione, mentre, per la Lettonia, l'invito era collegato con gli ottocento anni della consacrazione episcopale di san Meinardo, primo Vescovo di Riga.

Soltanto ora, mutata la situazione politica, posso finalmente corrispondere alle fraterne insistenze dell'Episcopato, dando attuazione ad un progetto che mi portavo da lungo tempo nel cuore.

Chiedo ai cattolici del mondo intero, come pure agli ortodossi ed ai luterani, soprattutto a quelli presenti in quei territori, di volermi accompagnare con la preghiera nelle varie tappe della mia visita apostolica.


3. I cristiani di quelle Nazioni, che hanno difeso la fede al tempo della dura persecuzione religiosa, devono ora lottare per preservarla dalle insidie dell'indifferenza e del secolarismo. Urge pertanto una nuova evangelizzazione, che aiuti i credenti, specialmente le nuove generazioni a radicare solidamente nel Vangelo le loro scelte di vita.

Per tale speciale intenzione vorrei recarmi oggi con voi in spirituale pellegrinaggio nei Santuari mariani nei quali la fede delle popolazioni baltiche si è venuta lungo i secoli alimentando e consolidando: penso in particolare, per la Lituania, al santuario di Auros Vartu a Vilnius, a quelli di Siluva, Zemaiciu Kalvarija, Krekenava e Pivasiunai; per la Lettonia, ai santuari di Skaistakalne, Sarkani, e specialmente a quello di Aglona, in cui la Vergine Assunta è invocata come "Regina della Terra di Maria", titolo col quale fin dal Medioevo furono qualificate la Lettonia e una parte dell'Estonia.

La Vergine Santa, particolarmente venerata a Vilnius nel santuario della Porta dell'Aurora, voglia ottenere ai popoli lituano, lettone ed estone una nuova aurora di fede e di civile progresso. Aiuti i cristiani presenti in quelle terre a crescere nella stima vicendevole e nel dialogo, fino a giungere alla piena unità.

Maria sia davvero per quei popoli e per tutte le nazioni del mondo aurora di pace.

[Dopo aver guidato la preghiera dell'Angelus con numerosi fedeli di tutto il mondo raccolti, domenica 29 agosto, nel cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, il Papa ha rivolto particolari espressioni di saluto ad alcuni gruppi di pellegrini presenti:] Saluto tutti i pellegrini italiani, in particolare i numerosi lavoratori dei campi convenuti oggi a Castel Gandolfo per la tradizionale "Sagra delle Pesche". Cari agricoltori, grazie perché col vostro lavoro ci fate gustare i frutti della terra, dono del Signore. Rimanete sempre fedeli ai valori umani e cristiani, specialmente abbiate forte il senso della famiglia.

Saluto anche i gruppi parrocchiali dei Santi Gervasio e Protasio in Spirano (Bergamo) e di Santa Maria e San Iacopo in Zambria (Pisa).

Data: 1993-08-29 Data estesa: Domenica 29 Agosto 1993




Lettera di Giovanni Paolo II al Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee

Titolo: Vivere il Vangelo di Cristo nella libertà e nella solidarietà

Al Venerato Fratello Miloslav Vlk Arcivescovo di Praga Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee


1. Il Simposio dei Vescovi europei, che si riunisce nei prossimi giorni a Praga, richiama anzitutto alla mia memoria la data del 22 aprile 1990, quando dal Santuario di Velehrad, nella vicina terra di Moravia, annunziavo la celebrazione di un'Assemblea Speciale per l'Europa del Sinodo dei Vescovi. Da allora non è molto il tempo trascorso, ma incalzanti e carichi di significato son stati gli avvenimenti che si sono succeduti sulla scena europea. Sul versante sociale e politico è continuato il grande processo di liberazione delle Nazioni dell'Europa centrale e orientale, con sviluppi che hanno coinvolto profondamente anche quello che era stato il centro del sistema di potere comunista. Ma nello stesso tempo sono aumentati i conflitti tra i popoli vicini per collocazione geografica e per tradizioni culturali, portando in qualche caso a guerre di inaudita ferocia. Lo sviluppo economico e il processo di integrazione europea, che sembravano doversi estendere progressivamente a tutto il Continente, hanno subito dolorose battute di arresto, mentre sempre più pesante, in tutta Europa, s'è fatta la piaga della disoccupazione.

Sul versante religioso ed ecclesiale, la celebrazione del Sinodo ha costituito uno speciale momento di grazia, i cui frutti devono essere fatti sapientemente maturare. Tra questi possiamo già annoverare il rinnovamento e rafforzarnento della struttura del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, di cui sono entrati a far parte i Presidenti delle Conferenze stesse.


2. E' necessario infatti che le Chiese di Dio, presenti nelle varie nazioni europee, si stringano in forte unità di intenti e di opere, prendendo profonda coscienza del "kairos" di quest'ultimo decennio del secondo millennio cristiano, nel quale Cristo, Signore della storia, ci chiama a un nuovo fervore di annuncio e di testimonianza. Guardando infatti a questi duemila anni trascorsi, non si può non cogliere un disegno di Dio nel fatto che l'Europa, pur non essendo il luogo del primo Avvento di Cristo, è pero il Continente in cui il cristianesimo ha messo più profonde radici. Gli Atti degli Apostoli testimoniano che non senza un particolare intervento dello Spirito Santo l'Apostolo delle Genti, supplicato in sogno da un Macedone (Cfr. Ac 16,9), intraprese l'itinerario di evangelizzazione che lo porto nel cuore del mondo greco-romano. E come non riconoscere la mano della Provvidenza nell'analogo itinerario di Pietro, che, passando da Gerusalemme ad Antiochia, colloco poi a Roma la sua sede definitiva, segnandola col suo martirio? Da allora il cristianesimo è stato posto alle radici stesse dell'Europa, che è diventata così anche il Continente "missionario" per eccellenza.

Purtroppo oggi non mancano forti correnti di "contro-evangelizzazione", che cercano di scalzare le radici cristiane della nostra civiltà, e minacciano così di inaridire la principale sorgente dell'umanesimo europeo. A tale inquietante prospettiva occorre far fronte con un nuovo slancio di evangelizzazione, accogliendo pienamente l'esortazione dell'Apostolo: "Non lasciarti vincere dal male ma vinci con il bene il male" (Rm 12,21).


3. perciò, venerato fratello, appare particolarmente felice l'argomento prescelto per questo ottavo Simposio dei Vescovi europei: "Vivere il Vangelo nella libertà e nella solidarietà".

Esso riprende quel tema fondamentale e decisivo della nuova evangelizzazione dell'Europa che è stato al centro dell'Assemblea sinodale e che fin dal 1982 è l'oggetto principale dei vostri Simposi. E lo affronta nella prospettiva della ricerca della libertà, della verità e della comunione, che costituisce, come ha detto la Dichiarazione finale del Sinodo (n. 4), "l'istanza più profonda, più antica e durevole dell'umanesimo europeo, che continua a operare anche nella sua fase moderna e contemporanea".

Come sottolinea la medesima Dichiarazione il rapporto tra libertà e verità, e quello tra libertà e solidarietà, non devono essere concepiti in termini di antitesi reciproca, come troppo spesso è avvenuto e avviene nella cultura europea, ma di intima connessione e necessaria correlazione. Né si può mai perdere di vista il principio e centro vivo della verità, della libertà e della comunione, che è la persona di Gesù Cristo (Cfr. ).


4. Il vostro Simposio rifletterà dunque anzitutto sui modi in cui la Chiesa - accogliendo il dono di Dio e vivendo in se stessa il Vangelo nella verità, nella libertà e nella comunione - può essere missionaria nell'Europa di oggi, con la luce e la forza dello Spirito. Questa dimensione ecclesiale della nuova evangelizzazione, peraltro, non può non essere caratterizzata da una fondamentale preoccupazione ecumenica, secondo la volontà del Signore e le esigenze dell'attuale situazione europea.

Particolarmente necessario è poi un autentico discernimento teologico delle trasformazioni in atto in Europa, che faccia cogliere nella fede i segni dei tempi. Tra questi si segnala la situazione morale dell'uomo europeo, largamente tentato da un relativismo e permissivismo che finiscono col sopprimere ogni confine oggettivo tra il bene e il male, soffocando la stessa voce della coscienza. Nell'opera della nuova evangelizzazione vanno messe quindi coraggiosamente in evidenza quelle norme morali che esprimono nelle concrete situazioni della vita la verità dell'uomo, creato ad immagine di Dio: soltanto attraverso il loro integrale rispetto è possibile raggiungere un'autentica libertà e una effettiva solidarietà.

Davanti alle difficoltà che ostacolano il cammino dei popoli europei verso la costruzione di un "casa comune" nella quale essi possano pacificamente convivere, integrarsi e arricchirsi a vicenda, diventa sempre più urgente dare uno spazio adeguato, nella nuova evangelizzazione, all'insegnamento sociale della Chiesa. Esso aiuta, tra l'altro, a comprendere rettamente il valore della propria identità nazionale ed a viverlo in una prospettiva aperta alla comunione. Ricorda inoltre all'Europa i suoi inderogabili doveri verso i popoli più poveri del mondo.


5. Venerato fratello, la convinzione di fede che l'evangelizzazione, ben più che opera nostra, è potenza dello Spirito che agisce attraverso la nostra debolezza ci dona fiducia e coraggio nell'essere testimoni di Cristo in ogni regione dell'Europa e al di là di qualunque difficoltà. La comunione che unisce le Chiese sorelle delle diverse parti d'Europa stimoli a rinnovare e incrementare nell'attuale Simposio quello scambio di doni che già ha allietato il Sinodo dei Vescovi europei.

Durante la mia visita pastorale alle dilette Nazioni del Mar Baltico mi uniro spiritualmente ai vostri lavori e fin d'ora imparto di cuore a tutti i partecipanti - vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, laici - propiziatrice l'Apostolica Benedizione.

Da Castelgandolfo, 1 Settembre 1993.

Data: 1993-09-01 Data estesa: Mercoledi 1 Settembre 1993

Messaggio quaresimale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "La famiglia è al servizio della carità, la carità è al servizio della famiglia"




1. Il tempo di Quaresima è una stagione favorevole, concessa dal Signore per rinnovare il cammino di conversione e rafforzare in noi la fede, la speranza e la carità per entrare nell'Alleanza voluta da Dio e per vivere più intensamente un periodo di grazia e di riconciliazione.

"La famiglia è al servizio della carità, la carità è al, servizio della famiglia". Con la scelta di questo tema, desidero di invitare tutti i cristiani a trasformare la propria esistenza e a modificare i comportamenti, per diventare vero fermento e per far crescere in seno alla famiglia umana la carità e la solidarietà: valori essenziali per la vita sociale e per la vita cristiana.


2. Auspico, anzitutto, che le famiglie cristiane prendano coscienza della loro missione nella Chiesa e nel mondo. E' con la preghiera personale e comunitaria che le famiglie ricevono lo Spirito Santo, il Quale crea in esse e per esse tutte le cose nuove ed apre il cuore dei fedeli alla dimensione universale. Attingendo a questa sorgente d'amore, ciascuno potrà trasmettere tale amore con la sua vita e le sue opere. La preghiera ci unisce a Cristo e fa si che tutti gli uomini siano fratelli.

La famiglia è il primo luogo privilegiato dell'educazione e dell'esercizio della vita fraterna, della carità e della solidarietà, le cui forme sono molteplici. Nelle relazioni familiari si apprendono l'attenzione, l'accoglienza e il rispetto dell'altro, che deve sempre avere nel nostro cuore quel posto che gli spetta. La vita in comune è poi un invito alla condivisione che fa uscire dal proprio egoismo. Chi impara a condividere e a donare scopre la gioia immensa che procura la comunione dei beni. I genitori, con il loro esempio ed il loro insegnamento, avranno cura di suscitare delicatamente nei propri figli il senso della solidarietà. così, fin dall'infanzia, ciascuno è chiamato a fare l'esperienza della privazione e del digiuno al fine di forgiare il proprio carattere e di dominare i propri istinti, in particolare quello di possedere solo per sé. Quanto si recepisce nella vita familiare dura per tutta l'esistenza.


3. Il nostro mondo attraversa tempi particolarmente difficili; occorre, perciò, che le famiglie, sull'esempio di Maria che si affretta ad aiutare la cugina Elisabetta, si avvicinino ai loro fratelli bisognosi recando loro il soccorso materiale e spirituale! Come il Signore ha cura degli uomini, così anche noi, mossi dalle sue parole: "ho visto la miseria del mio popolo e il suo grido è giunto fino a me" (1S 9,16), non possiamo restare sordi ai suoi appelli, finché la povertà di numerosi nostri fratelli avvilisce la loro dignità di uomini e sfigura l'umanità intera. E' questa una palese ed eclatante ingiuria al dovere di solidarietà e di giustizia.


4. In questo tempo, la nostra attenzione dovrà rivolgersi specialmente verso le sofferenze e le povertà delle famiglie. Un grande numero di esse, infatti, ha varcato il limite estremo della povertà, non avendo neppure il minimo vitale per nutrirsi e nutrire i loro piccoli, per consentire ad essi una crescita fisica normale e una istruzione regolare, conforme alle leggi. Alcune famiglie non dispongono neanche di un alloggio decente. La disoccupazione colpisce ed impoverisce sempre di più interi strati della popolazione. Le donne sono sole nel provvedere ai bisogni dei propri bambini e alla loro educazione: tutto ciò porta spesso i giovani a vagare per le strade e a rifugiarsi nella droga, nell'abuso di alcool o nella violenza. Si nota attualmente un aumento di coppie e di famiglie che hanno problemi psicologici e relazionali. Le difficoltà sociali contribuiscono talvolta alla rottura del nucleo familiare. Troppo spesso il nascituro non è accettato. In alcuni paesi, i più giovani sono sottoposti a condizioni di vita disumane o vergognosamente sfruttati. Le persone anziane ed handicappate, considerate economicamente improduttive, si sentono inutili e relegate nella solitudine. Alcune famiglie, a causa della loro appartenenza ad altre razze, culture e religioni, sono espulse dalla terra nella quale si erano stabilite.


5. Di fronte a questi flagelli, che colpiscono l'insieme del pianeta, non possiamo tacere, né restare inerti, perché esse feriscono la famiglia, cellula fondamentale della società e della Chiesa. Bisogna rientrare in noi stessi! I cristiani e gli uomini di buona volontà hanno il dovere di sostenere le famiglie in difficoltà, donando loro i mezzi spirituali e materiali per uscire da situazioni spesso tragiche.

In questo tempo di Quaresima, vi esorto soprattutto alla condivisione con le famiglie più povere, perché possano esercitare, particolarmente verso i propri figli, le responsabilità che ad esse competono. Nessuno può essere rifiutato in nome della differenza, della debolezza o della sua povertà. Al contrario, le diversità sono ricchezze per la costruzione comune. E' a Cristo che noi diamo, allorché doniamo ai poveri, perché essi "hanno assunto il volto di Nostro Signore" e "sono i preferiti di Dio" (S. Gregorio di Nissa, De Pauperibus amandis). La fede esige la condivisione con i propri simili. La solidarietà materiale è una espressione essenziale e primaria della carità fraterna: essa dà a ciascuno i mezzi per sussistere e condurre la propria vita.

La terra e le sue ricchezze appartengono a tutti, "la fecondità di tutta la terra deve essere fertilità per tutti" (S. Ambrogio, De Nabuthe VII, 33). Nelle ore difficili che stiamo vivendo, non basta prendere dal proprio superfluo, occorre piuttosto trasformare i propri comportamenti consumistici, al fine di attingere dallo stesso necessario, conservando soltanto l'essenziale, perché tutti possano vivere con dignità. Facciamo digiunare la nostra brama di possedere per offrire al nostro prossimo ciò che a lui manca in modo radicale. "Il digiuno dei ricchi deve diventare il nutrimento dei poveri" (S. Leone Magno, Sermo 20 De Ieiunio).


6. Desidero di richiamare particolarmente l'attenzione delle comunità diocesane e parrocchiali sulla necessità di trovare i mezzi pratici per venire in aiuto alle famiglie bisognose. So che numerosi Sinodi diocesani hanno già fatto dei progressi in tal senso. La pastorale familiare deve così avere un ruolo di primo piano; inoltre, i cristiani, negli organismi civili di cui sono partecipi, ricordino sempre questa attenzione e questo dovere imperiosi di aiutare le famiglie più deboli.

Mi rivolgo ancora ai Dirigenti delle nazioni perché trovino su scala nazionale e planetaria il modo di far cessare la spirale della povertà e dell'indebitamento. La Chiesa si augura che, nelle politiche economiche, i dirigenti e i capi d'azienda prendano coscienza dei cambiamenti da compiere e dei loro obblighi, perché le famiglie non dipendano più unicamente dagli aiuti che sono loro concessi, ma con il proprio lavoro possano guadagnarsi i mezzi di sussistenza.


7. La comunità cristiana accolga con gioia l'iniziativa delle Nazioni Unite di dichiarare il 1994 Anno Internazionale della Famiglia; là dove può, essa porti generosamente il suo specifico contributo.

Non chiudiamo il nostro cuore, ma ascoltiamo la voce del Signore e quella degli uomini, nostri fratelli! Possano le opere di carità compiute nel corso di questa Quaresima, mediante le famiglie e per le famiglie, procurare a ciascuno gioia profonda e aprire i cuori a Cristo risorto, "primogenito di una moltitudine di fratelli" (Rm 8,29).

A tutti coloro che risponderanno a questo appello da parte del Signore, imparto volentieri la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-09-03 Data estesa: Venerdi 3 Settembre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Al termine di un concerto a Castel Gandolfo - Roma