GPII 1993 Insegnamenti - Discorso con Presuli della Conferenza Episcopale della Regione Canadese in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Discorso con Presuli della Conferenza Episcopale della Regione Canadese in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per la nuova evangelizzazione del Quebec è necessaria una stretta alleanza tra comunione e missione

Cari fratelli nerll'Episcopato,


1. Al termine dei nostri colloqui privati, sono felice di questo incontro con tutti i membri dell'Assemblea dei Vescovi del Québec. Ringrazio il vostro Presidente, Mons. Bernard Hubert, per le parole che mi ha rivolto a vostro nome esprimendo il senso e l'importanza della vostra iniziativa. La vostra preparazione alla visita ad limina mette senz'altro in evidenza l'importanza che le attribuite.

E' infatti un atto significativo di comunione ecclesiale. Oltre a visitare il Successore di Pietro, venite a Roma sui passi degli apostoli fondatori: Pietro e Paolo furono testimoni ed eredi del Vangelo ricevuto da Cristo Salvatore, martiri della fede, pilastri dell'edificio al quale sono incorporate tutte le Chiese particolari. Il Québec, a sua volta, ha dato molto alla Chiesa universale. Ho avuto la gioia di onorare molti santi e beati che illuminano la Chiesa nel vostro Paese, come il grande Vescovo missionario François de Montmorency-Laval o, più recentemente, l'importante mistica Suor Dina Bélanger. E quante giovani Chiese godono dell'entusiasmo disinteressato di migliaia di missionari del Québec o della solidarietà generosa offerta dai fedeli delle vostre diocesi? Lo scambio di doni appare oggi senz'altro una condizione per la vitalità delle Chiese in tutte le regioni del mondo. La pausa di riflessione e di preghiera che compite a Roma vi permette di comprendere il fondamento della comunione universale dei discepoli di Cristo, la verità che rende liberi, l'amore fraterno che risponde all'amore di Dio, la speranza che non delude.


2. Cari fratelli, il mio pensiero si rivolge al popolo del Québec le cui preoccupazioni sono oggetto della vostra attenzione pastorale. Esso cerca le vie del proprio futuro in quest'epoca di rapidi mutamenti di condizioni di vita e di mentalità. Esso conosce grandi incertezze e grandi problemi. La crisi economica lo colpisce e, nonostante la prosperità effettiva del vostro Paese, le zone di povertà tendono a ingrandirsi. Si prende anche coscienza della situazione spesso difficile degli attuali eredi delle prime nazioni delle vostre terre a cui non è stato sempre permesso uno sviluppo armonioso nel rispetto delle loro specificità.

Se ricordo brevemente questi problemi, è semplicemente per sottolineare che, nella gran parte dei campi della vita sociale, i cristiani si devono dimostrare solidali e, quando serve, caritatevoli. Molto spesso, i laici si trovano già nel campo di loro competenza poiché si tratta del loro ambiente di vita o del campo della loro attività professionale che è anche il primo campo della loro missione di battezzati; continuate a incoraggiare il loro desiderio di servire i propri fratelli nello spirito del Vangelo tradotto dall'insegnamento sociale della Chiesa. Il chiarimento tanto equilibrato offerto dal Concilio Vaticano II sul ruolo della Chiesa nel mondo di oggi è prezioso per ispirare l'azione dei cristiani nella società; attraverso mezzi di formazione appropriati aiutateli ad approfondire la conoscenza di queste fonti che restano indispensabili, specialmente per sostenere ulteriori sviluppi della dottrina sociale.


3. Sembra che lo svolgersi della vostra missione pastorale sia ancora segnato da quella che voi chiamate la "rivoluzione pacifica", quei cambiamenti sociali che hanno avuto profonda eco nella comunità cristiana. Ne è risultata un notevole cambiamento della figura della Chiesa fra di voi. Una simile evoluzione, come voi notate, comporta aspetti positivi, ma anche effetti preoccupanti. La pratica religiosa diminuisce, le strutture familiari vacillano, l'avvenire sembra più scuro per i giovani in particolare. E' evidente che nonostante il gran numero dei battezzati vi trovate dinnanzi a un compito di nuova evangelizzazione. Parlate giustamente di compiere una "svolta comunitaria" e una "svolta missionaria" associando la ricerca all'azione per garantire il futuro delle comunità locali che formano le vostre diocesi. E' il momento di agire con decisione, senza soffermarsi a guardare indietro né restare all'analisi delle situazioni; bisogna piuttosto individuare i mezzi e determinare i principi pastorali, ma è mettendosi all'opera che si potranno fare delle verifiche; sotto la guida dello Spirito i frutti testimonieranno l'autenticità dell'azione.


4. In che direzione conviene agire? Come suggerisce il vostro duplice orientamento, è necessario unire comunione e missione. Non si mediterà mai abbastanza sugli atti degli apostoli in cui si vedono i discepoli illuminati dallo spirito di Pentecoste far crescere il Corpo di Cristo che è la Chiesa: mentre scoprono lo splendore della verità, basano su di essa il loro modo di vivere, costituiscono una comunità unita, svolgono un'attività dinamica. L'insegnamento degli apostoli e la frazione del pane fondano decisamente la comunità sulla Parola e la presenza del Cristo vivente. Ho ascoltato la vostra preoccupazione di aiutare i fedeli a vivere meglio i sacramenti. Infatti, grazie alla struttura sacramentale della Chiesa, la comunità riceve la propria coesione dall'incontro con il suo Signore autenticamente presente nell'Eucaristia. I battezzati sono membri del suo Corpo; essi procedono di tappa in tappa nella loro vita grazie al perdono e alla riconciliazione concessi dal sacramento di penitenza al di là delle nostre capacità umane; essi ricevono la forza e la luce dello Spirito nella Confermazione; le loro vite e il loro amore di sposi vengono santificati dal sacramento del matrimonio; al momento della sofferenza, ricevono il conforto di essere uniti alla passione redentrice con l'unzione dei malati, infine l'imposizione delle mani consacra i ministri chiamati a radunare, insegnare e agire in persona Christi. Si, il cammino dei fedeli e delle comunità è costellato da questi importanti segni che costituiscono dei doni inestimabili e, per ciascuno secondo la propria vocazione, degli appelli a mettersi al servizio della comunità.

Esortate ciascuno a viverli come condizioni essenziali per proseguire nella sequela di Cristo, per attraversare la prova e per rispondere alla chiamata di Dio. così, i diversi compiti svolti ogni giorno nelle comunità saranno meglio coordinati fra di loro e illuminati dalla stessa luce dell'amore di Cristo, sia che si tratti delle funzioni di animazione generale, del servizio liturgico o dell'assistenza ai poveri per non ricordarne che alcuni.


5. In seguito a diversi confronti, insistete molto sull'educazione della fede degli adulti nelle vostre comunità. A tale proposito la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica mette a vostra disposizione uno strumento cui riferirsi particolarmente utile. Assicuratevi che la formazione offerta sia incentrata sull'annuncio evangelico e integrata nella vita ecclesiale, che essa favorisca l'esperienza spirituale e l'attività apostolica, e che essa manifesti le esigenze morali che derivano dal Vangelo. Gli adulti potranno così garantire numerose forme di servizio della comunione, nella Chiesa quale il Signore ha permesso che si costituisse, assistita dal suo Spirito, e secondo le regole di vita e la disciplina interna che essa è stata portata a definire. Dicendo questo parliamo senza dubbio di educazione della fede. Certamente, alcuni dibattiti sarebbero moderati e chiariti se, con lo sguardo della fede, si sapesse meglio scoprire nell'istituzione la persona del Verbo Incarnato che le ha promesso la sua presenza nei ministeri, la fedele comprensione dei misteri affidati dal Signore nell'insegnamento magisteriale, l'espressione della tradizione viva assistita dallo Spirito. In particolare, penso alle domande poste sullo stato di vita e la persona dei ministri ordinati: la Chiesa-Sposa è fedele al suo Signore chiamando al sacerdozio uomini destinati a essere personalmente, attraverso un dono totale e completo, dei segni del Figlio di Dio incarnato. Essa non prova pertanto, lo sapete bene, alcuna reticenza nei confronti delle donne; anche se essa "non si considera autorizzata ad ammettere le donne all'ordinazione sacerdotale", essa riconosce la grande importanza della loro partecipazione alla vita della comunità, in particolare attraverso l'esercizio di responsabilità significative, come quelle che voi affidate loro sempre più frequentemente, con grande fiducia e nel rispetto "delle rispettive missioni dell'uomo e della donna" (Dichiarazione Inter Insignores, 15 ottobre 1976).


6. Naturalmente, i giovani richiamano tutta la vostra attenzione per il risveglio della loro fede sin dall'infanzia, per una sana formazione durante l'età scolare e la preparazione ai sacramenti della vita cristiana, nell'ambito delle parrocchie, per seguirli dall'adolescenza all'età adulta. Voi siete giustamente preoccupati dalle difficoltà di questi compiti, a cominciare da quelle del sistema educativo generale. Anche se la Chiesa non ha più presso di voi gli stessi compiti che in passato, la scuola è un campo di cui i cristiani non posssono disinteressarsi nel loro legittimo desiderio di favorire lo sviluppo personale dei giovani. Per quanto riguarda l'educazione religiosa e l'entrata nella vita ecclesiale, numerosi educatori a tempo pieno o volontari prendono parte a diverse missioni necessarie, insieme ai Pastori. Questi laici generosi meritano la fiducia e il sostegno dell'insieme delle comunità diocesane: so che voi vegliate con cura affinché essi siano preparati sul piano spirituale, dottrinale e pedagogico. Bisogna anche che la loro delicata missione presso i giovani sia ben integrata nella vita e nell'attività della Chiesa locale, viva e accogliente, felice di trasmettere i tesori che ha ricevuto.


7. Nei suoi diversi aspetti, la Pastorale diocesana si forma in grande misura sui sacerdoti; essa beneficia anche del prezioso contributo di religiosi, sacerdoti o frati, e delle religiose. Attraverso di voi, vorrei rivolgere il mio caloroso incoraggiamento ai vostri collaboratori del Presbyterium diocesano e alle persone consacrate presenti nelle vostre diocesi. Che siano felici di prodigarsi, di rispondere alla propria vocazione, di rimanere nell'intimità del Signore e di servire con instancabile generosità gli uomini e le donne che si aspettano da essi, anche se non sempre lo sanno esprimere, una testimonianza personale, insostituibile per essere illuminati sulle loro ragioni per sperare, per credere e per amare. Date tutta l'importanza dovuta alla pastorale per le vocazioni: che l'appello a consacrarsi al Signore nella Sua Chiesa sia lanciato con chiarezza, riponendo fiducia nelle qualità reali di molti giovani desiderosi di servire.

Aggiungo anche che ho appreso con gioia la vostra decisione di proseguire l'animazione missionaria nelle vostre diocesi, secondo la grande tradizione che fa onore al Québec.


8. Cari Fratelli nell'Episcopato, in questi giorni, siamo particolarmente sensibili alla figura di Cristo Risorto. Insieme agli apostoli, di cui siamo i successori, comprendiamo che dal seno del Figlio dell'uomo sgorgano fiumi di acqua viva, segni dello Spirito vivificante (Cfr. Jn 7,37-39). Possiamo vedere nell'acqua e nel sangue usciti dal suo costato aperto i segni del battesimo e dell'Eucaristia (Cfr. Jn 19,33-35). Sappiamo che vincitore della morte, Gesù Cristo ci porta la pace e la riconciliazione mentre invia noi così come il Padre ci ha inviato nel mondo (Cfr. Jn 20,19-23). Possiamo sentirlo mentre ci apre lo spirito all'intelligenza delle scritture per cogliere il senso della prova che ha accettato attraverso un amore illimitato (Cfr. Lc 24,44-48). Abbiamo la certezza della sua presenza fra noi fino alla fine dei tempi (Cfr. Mt 28,20). Possa la meditazione del mistero pasquale costituire per voi un vero incoraggiamento a proseguire nel cammino del vostro ministero episcopale! Possiate provare la gioiosa emozione dei discepoli di Emmaus "Non ci ardeva forse il cuore nel petto...?" (Lc 24,32)! Questa evocazione meditativa del messaggio della resurrezione, va intesa come l'espressione dei voti che formulo dal profondo del cuore per voi, per i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i collaboratori, le collaboratrici e tutti i membri delle vostre comunità diocesane.

Rassicurateli che il Vescovo di Roma è loro vicino nei momenti difficili così come nei momenti di gioia. Invocando la Madre del Signore che partecipava alla preghiera dei discepoli nel Cenacolo nell'attesa dell'effusione dello Spirito vi imparto la mia Benedizione Apostolica che estendo molto volentieri a tutta la Chiesa in Québec.

Data: 1993-05-06 Data estesa: Giovedi 6 Maggio 1993

Ai Direttori delle Pontificie Opere Missionarie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'evangelizzazione è costellata di testimoni giovanissimi

Signor Cardinale, cari amici,


1. Ringrazio innanzitutto il Cardinale Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, per aver aperto questo incontro invocando lo spirito missionario conservato dalle Opere pontificie, insieme al sostegno spirituale e materiale per coloro che portano il Vangelo a tutte le nazioni.

E' con gioia che accolgo nella casa del Successore di Pietro voi, Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, guidate da monsignor Giuseppe Uhac. e in particolare i vostri collaboratori che si occupano dell'Opera dell'Infanzia Missionaria con il loro segretario generale, monsignor Henri Bodet.

Attraverso di voi vorrei salutare cordialmente tutti i membri del Popolo di Dio che cooperano alla Missione universale affidata da Cristo alla sua Chiesa.

Sono particolarmente contento che dei bambini, venuti da paesi diversi, partecipino a questi incontri. Cari giovani, fratelli e sorelle nella fede, dite ai vostri compagni del mondo intero la gioia del Papa nel vedervi impegnati nell'annuncio della Buona Novella di Gesù e nel sapere che voi vi aiutate gli uni e gli altri al di là delle frontiere.

In questo 1993, questa riunione ha un significato particolare: voi celebrate il centocinquantesimo anniversario della Pontificia Opera della Santa Infanzia, o Infanzia missionaria. Mi aggiungo a voi nell'azione di grazia per quello che milioni di bambini hanno fatto, durante questi quindici decenni. per la salvezza spirituale e umana di milioni di altri giovani fratelli e sorelle. E incoraggio il vostro desiderio di dare un nuovo impulso al l'azione missionaria dei bambini nei confronti dei loro simili, per sostenere al loro diritto a vivere e a crescere nella dignità della loro condizione umana e nella realizzazione della loro vocazione a conoscere e ad amare Dio.


2. Era questa nel 1843 l'ispirazione del Fondatore dell'Opera della Santa Infanzia, monsignor Charles de Forbin-Janson, Vescovo di Nancy. Aveva udito gli appelli che venivano dalle missioni straniere di Parigi. di sacerdoti che erano in Cina, a prendersi cura dei bambini abbandonati. Con lo stesso spirito di Pauline-Marie Jaricot, egli volle mettere in allerta le comunità cristiane su questi drammi lontani. E la sua intuizione profetica fu di chiedere il contributo dei bambini della Chiesa di antica cristianità, per salvare bambini privati di qualsiasi prospettiva di sviluppo, nei paesi di missione. Fondo così un'Opera i cui membri fossero dei bambini. per aiutare altri fanciulli pagani e poveri con la preghiera, con l'offerta dei loro sacrifici personali e con il dono dei loro soldi.

Così, dopo centocinquanta anni, dei bambini sanno di essere responsabili della salvezza dei loro fratelli e sorelle: vivono la loro fede nell'ambito di tutta la famiglia cristiana e della sua missione di evangelizzazione; sono aperti gli uni agli altri, nonostante le distanze o le differenze etniche e culturali, in una speranza di pace e di comunione data da Cristo Salvatore.


3. Nel corso degli anni, l'Opera, diventata pontificia, è stata diffusa in tutti i continenti e nella Chiesa di evangelizzazione antica e recente. Il trasferimento a Roma del Segretariato generale sottolinea il suo carattere di universalità ecclesiale. La continuità e l'estensione di questa Opera sono affidate alla fede perseverante di migliaia di vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici insegnati o catechisti che, da attenti educatori, si sono fidati della generosità e della fede dei bambini per impegnarli nel servizio missionario della Chiesa.

Hanno fatto capire loro che un gesto, per quanto piccolo, ha un peso infinito agli occhi di Dio, se è fatto con amore. Di fatto, anno dopo anno, dei tesori spirituali e materiali sono stati divisi tra i bambini del mondo per diffondere la fede, rendere possibile l'educazione, accogliere e curare quelli che erano abbandonati a malati. Noi ringraziamo il Signore per tutta l'azione di evangelizzazione che il suo amore ha permesso ai piccolissimi di compiere. E come non ricordare qui la patrona delle missioni, Santa Teresa del Bambino Gesù, che ha saputo dare tutta la sua grandezza allo spirito d'infanzia evangelico?


4. Ma vorrei anche ribadire a voi, responsabili dell'Opera dell'Infanzia missionaria, che sono convinto che la cooperazione dei bambini alla evangelizzazione è insostituibile per il mondo. Poiché, davanti alla sofferenza di tanti bambini, si è tentati di chiedersi: incontreranno l'Amore sulla nostra terra? Immense miserie ci spingono a lanciare un grido d'allarme. Dov'è l'Amore per coloro ai quali si rifiuta il diritto di vivere? Per coloro che sono uccisi, mutilati o imprigionati perché sono abbandonati sulle strade? Per coloro che vergono sfruttati giovanissimi con il lavoro forzato o con il commercio della perversione? Per coloro che la carestia obbliga alle strade dell'esilio? Per coloro che vengono costretti a portare armi? Dov'è l'Amore per coloro che vergono lasciati senza educazione scolastica e condannati all'analfabetismo? Dov'è l'Amore per quelli la cui famiglia è distrutta o dispersa? Quale speranza possono nutrire dei bambini rinchiusi nel materialismo, privati del risveglio e dell'iniziazione alla vita morale e religiosa? Queste miserie non smettono di aggravarsi. Le Nazioni Unite, così come tante associazioni umanitarie, ne hanno denunciato la gravità.

Si giungerà mai a raddrizzare le coscienze e a modificare il comportamento degli adulti?


5. Per fedeltà al messaggio evangelico, invito i cattolici a impiegare tutte le energie possibili per far fronte ai drammi che troppi bambini nel mondo vivono al giorno d'oggi. Questa responsabilità, oltre ai membri dell'Opera, spetta alle famiglie, agli educatori, ai dirigenti di ogni aspetto della società da cui dipende l'avvenire dei bambini.

Proprio perché si tratta di una crisi delle coscienze, di situazioni di peccato contro l'uomo e contro Dio, i figli della Chiesa devono essere ai primi ranghi per chiamare il mondo alla conversione e alla revisione di quei costumi che uccidono o sfigurano anime e corpi innocenti. Il Vangelo interpella gli adulti che governano questo mondo. Mostra loro la grandezza e il carattere sacro di una vita di bambino. Cristo, figlio di Dio, si è identificato in un bambino: "Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me" (Mt 18,5).


6. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato il ruolo privilegiato delle Pontificie Opere Missionarie, "perché costituiscono altrettanti mezzi per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario" (decr. conc. AGD 38). Inoltre ha dichiarato: "Anche i fanciulli hanno la loro attività apostolica. Secondo le proprie forze sono veri testimoni viventi di Cristo tra i compagni" (dec. AA 12). Ciò mostra bene che l'intuizione fondatrice dell'Infanzia missionaria non ha perso nulla della sua attualità.

Ecco perché desidero rivolgermi ai membri dell'Opera, animatori e ragazzi, per ribadire che la Chiesa ripone grandi speranze nella capacità dei bambini a cambiare il mondo. E' convinta che essi non subiscano passivamente le condizioni della società, ma che sappiano riempire il presente di tutto l'amore che Dio ha posto nelle loro anime.

L'evangelizzazione è costellata di testimoni giovanissimi, come i tre bambini martiri che mi è stato donato di beatificare in Messico. E sarà portata avanti grazie alle nuove generazioni di bambini nati alla vita di Dio e dalla Chiesa attraverso il battesimo, particolarmente nelle giovani Chiese, che aderiscono a Cristo ardentemente e mostrano una grande generosità per l'annuncio della Buona Novella.


7. Cari amici, in occasione dell'anniversario che si celebra quest'anno, porgo il mio fervente incoraggiamento ai Direttori e agli animatori della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria nel mondo. Con la sicurezza che la validità del vostro impegno è riconosciuto, chiamate tutti i bambini a cooperare con la preghiera e con le offerte per l'azione missionaria della Chiesa. Spero che possiate contare sulla collaborazione delle varie opere e movimenti cattolici dell'infanzia, in ogni ambiente e in ogni paese.

E vi affido una preghiera particolarmente cara: che dal risveglio dei bambini al loro ruolo di testimoni attivi della Buona Novella scaturisca spesso la scintilla di una vocazione a consacrarsi ad un servizio più alto nel sacerdozio o nella vita religiosa.

Che Nostra Signora, i martiri e i santi di tutti i continenti intercedano affinché i bambini sappiano condividere fraternamente i doni ricevuti per grazia! Che la benedizione del Padre di ogni amore, di Gesù Cristo, il testimone fedele, e dello Spirito Santo, lo Spirito di Pentecoste, vi sostenga nel vostro ministero e illumini tutti i bambini missionari! [Traduzione dal francese]

Data: 1993-05-06 Data estesa: Giovedi 6 Maggio 1993

La messa per le Guardie Svizzere - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimoni della fede al servizio del Papa

Cari fratelli e sorelle!


1. Dall'inizio della Guardia Svizzera Pontificia ad oggi, care Guardie, vi lega un'ininterrotta tradizione che vi richiama al particolare servizio che svolgete per il bene e la vita dei Successori di Pietro. così anche quest'anno è con particolare gioia che celebro con voi, con i vostri congiunti e amici, l'Eucaristia. Un particolare saluto di benvenuto rivolgo questa mattina alle giovani reclute che con il giuramento di oggi vengono inserite nel vostro corpo e per alcuni anni della loro vita si impegnano ad assumere, con tale responsabile e onorato servizio, un compito profondamente cristiano. In questo modo, care reclute, avete deciso di dare testimonianza della vostra fede e di scoprirvi dinnanzi al mondo. Per questo rivolgo a voi il mio più sincero ringraziamento.


2. Le condizioni di vita tra gli uomini, anche tra i discepoli di Gesù, non erano molto diverse da oggi nell'età biblica. Infatti la Sacra Scrittura riferisce come alcuni seguaci all'inizio si misero in cammino con Paolo, ma in seguito si separarono di nuovo da lui e andarono per la propria strada. Non sempre avrà regnato tra di loro l'armonia, troppo diversi erano i temperamenti e gli interessi. Tuttavia dai seguaci che si erano posti al servizio del Signore per annunciare la fede della giovane Chiesa derivo un'avvincente e attraente forza di persuasione: se avete una parola di conforto, fratelli, proferitela (Cfr. Ac 13,15). Ed è Paolo stesso poi a spiegare a coloro che lo ascoltano quanto Dio fosse vicino sin dall'inizio al suo popolo eletto e come si sia mostrato sua fedele guida nelle alterne vicende della sua mutevole storia, non affatto priva di errori e peccati. L'ultimo e definitivo adempimento di tale promessa di Dio al suo popolo, così riconosce Paolo, Egli ce l'ha donata in suo Figlio, che, secondo la promessa, invio al mondo come salvatore (Cfr. Ac 13,23).


3. Come già la comunione di vita con Dio del popolo di Israele prefigurava, ci è stato rivelato in Gesù Cristo che il Dio della nostra fede non è un Signore inaccessibile e lontano, ma che si è reso servitore di tutti. Giovanni aveva detto di lui di non essere degno di "sciogliere i sandali" (Ac 13,25), ma Gesù non ha timore a condividere le tristezze, le sofferenze e la morte degli uomini. Non ha rifiutato a nessuno la sua benevolenza e il suo amore, anche se sapeva che sarebbe stato "tradito" (Cfr. Jn 13,18) e che il suo amore non avrebbe ricevuto una risposta d'amore. Ma "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).


4. Care Guardie, dare consolante ed incoraggiante testimonianza di questo donarsi di Dio a noi uomini in Gesù Cristo, è stato fin dal principio il compito principale della Chiesa. Anche ai nostri giorni dobbiamo attenderci, come Gesù e i suoi stessi discepoli, incomprensione, allontanamento, emarginazione. Tuttavia possiamo sentirci sostenuti dalla fiducia che dal Signore otterremo sempre nuova forza e costante incoraggiamento: siamo infatti mandati da lui (Cfr. Jn 13,30). A questo compito della testimonianza della fede voi partecipate in duplice modo.

Innanzitutto, perché vi siete posti al particolare servizio del Papa, al quale è affidata la cura pastorale di tutto il gregge di Cristo (Cfr. Jn 21,16); in secondo luogo, poi, perché col vostro immediato impegno nei diversi luoghi in cui opera la Guardia Svizzera, voi stessi dimostrate davanti agli uomini di chi voi siete al servizio e di quale fede siete ricolmi (Cfr. 1P 3,15).

In particolare a voi, giovani reclute, auguro per i prossimi anni, quali appartenenti attivi alla Guardia Svizzera Pontificia, gioia nel vostro servizio, rinvigorimento della vostra fede e l'incrollabile fiducia che è il Signore che vi ha mandato e che vi accompagnerà nel vostro cammino di vita.

[Traduzione dal tedesco e dal francese]

Data: 1993-05-06 Data estesa: Giovedi 6 Maggio 1993

Al termine dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Appello per fermare la guerra in Angola

Un anno fa Dio mi ha concesso di visitare due Nazioni africane - Angola e Sao Tomé e Principe - i cui popoli continuano ad essere oggetto del mio affettuoso ricordo e della mia sollecitudine pastorale. Soprattutto per l'Angola, voglio rinnovare oggi il messaggio di allora: "La pace sia con voi!". A nome dell'amicizia con cui sono stato accolto, a nome degli impegni presi, a nome delle migliaia di vittime innocenti di questa assurda guerra, supplico i Responsabili della tragedia che si sta svolgendo: fermate la guerra! Tornate alle vie del dialogo! Date via libera alla solidarietà nazionale e internazionale! Rendetevi conto che un intero popolo vive e muore, alla mercè delle vostre decisioni... La violenza, il disprezzo per l'uomo e la distruzione delle strutture della vita sociale non servono a nulla, anzi, sono la rovina di tutti.

Chiedo alla celeste Patrona dell'Angola - l'Immacolato Cuore di Maria - che continui ad assistere e a benedire gli sforzi di quanti operano sinceramente e coraggiosamente perché si ristabilisca la pace.

Data: 1993-05-06 Data estesa: Giovedi 6 Maggio 1993

Ai partecipanti al IV congresso Internazionale di Nefrologia organizzato dall' Università Cattolica del Sacro Cuore - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fondare la ricerca medica su scelte di valore etico e morale per mettersi veramente al servizio della vita

Gentili Signore e Signori,


1. Sono lieto di incontrare, oggi, tutti voi, partecipanti al "Fourth International Workshop of Neonatal Nephrology" e ringrazio di cuore il Prof. Luigi Cataldi per avermi brevemente illustrato gli obiettivi del vostro Convegno.

Col mio cordiale saluto, esprimo vivo apprezzamento agli organizzatori del Congresso, ai membri del Comitato Scientifico, ai Presidenti, ai moderatori, ai relatori, agli studiosi componenti il Gruppo di ricerca e ai familiari dei bambini con patologia renale. Questi piccoli pazienti vengono assistiti con risultati sempre più promettenti nei reparti specialistici della Facoltà di Medicina e Chirurgia "Agostino Gemelli" dell'Università Cattolica del Sacro Cuore - presso la quale è in corso il vostro Convegno di Studio - come pure presso altre benemerite istituzioni sanitarie universitarie e ospedaliere.

Un particolare benvenuto rivolgo poi agli illustri scienziati, qui convenuti da altri Paesi europei e da oltre Oceano.


2. L'attenzione per le patologie insorgenti nella fase perinatale e neonatale del bambino è un requisito indispensabile per una ricerca medica veramente al servizio dell'uomo, e si fonda su una scelta etica e morale di altissimo valore. E' significativo, al riguardo, che i vostri lavori siano stati aperti da una relazione su "La bioetica in nefrologia infantile".

La conoscenza scientifica, certo, ha leggi proprie alle quali è doveroso attenersi. Ma "la scienza - come ebbi a dire in analogo contesto - non è il valore più alto, al quale tutti gli altri debbono essere subordinati. Più in alto, nella graduatoria dei valori, sta appunto il diritto personale dell'individuo alla vita fisica e spirituale, alla sua integrità psichica e funzionale" (Cfr. Allocuzione a due Congressi di Medicina e Chirurgia, 27 ottobre 1980: Insegnamenti, vol. III/2, 1980, p. 1007).

A nessuno sfugge come la sollecitudine della Chiesa e del suo magistero non venga espressa in nome di una peculiare competenza nell'ambito delle scienze sperimentali, bensi per riaffermare la "priorità dell'etica sulla tecnica", il "primato della persona sulle cose", la "superiorità dello spirito sulla materia" (Cfr. Lett. Enc. RH 16).

Apprezzo, pertanto, la severa impostazione metodologica dei vostri lavori, giacché da essa le genuine istanze scientifiche non possono che ricevere positivo e significativo impulso. L'impegno della ricerca sulle patologie infantili è qualificato servizio alla persona umana in una fase decisiva e più che mai fragile del suo sviluppo; come tale, costituisce degno omaggio dell'umana intelligenza al mistero della vita. "La vita umana è sacra perché sin dal suo inizio comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine" (Istruzione Donum vitae, Introduzione, 5).


3. Assai spesso la dolorosa e, purtroppo, diffusa esperienza dell'insufficienza renale, anche in età giovanissima, ha radici che è possibile diagnosticare già nella fase prenatale e perinatale. La tempestività della diagnosi è condizione essenziale per una idonea prevenzione. Essa costituisce allo stesso tempo un presupposto prioritario per rendere possibili terapie meno dolorose e meno onerose per tante famiglie colpite dal grave problema di congiunti affetti da serie malformazioni del rene. Grazie, infatti, al proficuo lavoro compiuto dalle Società scientifiche e dalle Associazioni operanti in questo campo, negli anni più recenti si è registrata fra i bambini una consolante diminuzione dei casi di insufficienza renale cronica.

Il duro cammino del dializzato può avere inizio sin dall'infanzia, adombrando un quadro i cui riflessi sociali si confermano sempre più preoccupanti.

Urge allora diminuire ulteriormente il numero dei bambini nefrodializzati, considerata l'estensione che tale patologia assume tra gli adulti. Si tratta di una malattia che, più di altre, coinvolge le famiglie e, con esse, la società, la quale non è sempre in grado di assicurare adeguati strumenti di cura. Ogni progresso, tuttavia, richiede da parte di tutti un'accresciuta consapevolezza della reale gravità della situazione, onde attivare una politica sanitaria che favorisca la ricerca ed il coinvolgimento di sempre più numerose istituzioni al servizio della vita e della sua qualità.

La Chiesa è sensibile a tali problematiche: ulteriore segno della sua attenzione è il fatto che la prossima VIII Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori sanitari avrà come tema: "Il bambino è il futuro della società".


4. Illustri Signore e Signori! L'Università Cattolica del Sacro Cuore, che da diversi anni organizza il Congresso del Gruppo di Studio di Nefrologia neonatale, si sente fortemente impegnata nel campo della prevenzione e della terapia delle malformazioni renali. La coincidenza di questo annuale appuntamento col quarto Congresso Internazionale di Nefrologia neonatale conferma l'importanza del coordinamento e della convergenza degli sforzi in atto in ogni parte del mondo. E ciò in un momento in cui, assai più che in altre epoche della storia, un pericoloso e discriminatorio concetto della salute e della sua promozione apre la strada a tentazioni e persino a leggi contro la vita e la dignità della persona.

La gravità di un male, il suo costo umano, personale e sociale, la sproporzione tra domanda e offerta, che rende talora drammatiche e vane le attese del trapianto di rene, non sollevano la scienza, come ricerca e come prassi, dal dovere di moltiplicare i suoi sforzi. Attraverso iniziative come quella del vostro Congresso, essa è anzi chiamata a sensibilizzare la pubblica opinione e i responsabili della Sanità, perché siano promosse ed incoraggiate le conquiste a servizio della vita.

Nell'ambito di tale sforzo, che deve essere di tutti, la vostra professione diventa missione, il vostro amore per i piccoli pazienti espressione di autentico servizio alla vita e la volontà di non arrendervi di fronte alle tante difficoltà testimonianza esemplare di solidarietà umana.

A voi quindi, impegnati in così alto compito, esprimo il mio partecipe incoraggiamento e la mia gratitudine. Accompagno questi sentimenti con l'assicurazione di un costante ricordo nella preghiera. Una particolare invocazione elevo al Signore per i familiari dei piccoli infermi, affinché, per l'intercessione di Maria, Madre di Dio e degli uomini, trovino ogni giorno la forza di superare, grazie al sostegno della speranza cristiana, la dolorosa prova che attraversano.

A tutti di cuore il mio benedicente saluto.

Data: 1993-05-07 Data estesa: Venerdi 7 Maggio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Discorso con Presuli della Conferenza Episcopale della Regione Canadese in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)