GPII 1993 Insegnamenti - Saluto alla cittadinanza riunita in viale Regina Margherita - Caltanissetta

Saluto alla cittadinanza riunita in viale Regina Margherita - Caltanissetta

Titolo: "Vengo fra voi recando un messaggio di speranza che non poggia su un fatuo ottimismo, ma sulla forza della fede"




1. "Salute a voi!" (Mt 28,8).

Carissimi fratelli e sorelle, con le parole rivolte da Cristo risorto alle donne che si erano recate al suo sepolcro, mi piace salutare tutti voi, raccolti questa sera in questo Viale Regina Margherita in prossimità della casa del vostro Vescovo. Vi esprimo la gioia di essere finalmente in mezzo a voi.

Dovevo venire lo scorso anno e so che voi avete a lungo desiderato la mia visita, che purtroppo per le ragioni a voi note non ha potuto aver luogo. So che mi avete accompagnato in filiale comunione di preghiera nei giorni della malattia e della convalescenza. Grazie! Salute a voi - "chairete". Questo saluto del Signore, che la liturgia rinnova nella domenica di Risurrezione, nel suo senso profondo è un invito alla gioia: "Rallegratevi!" E' comunicazione di una lieta notizia. E' luce che dal volto di Cristo s'irradia sull'intera umanità. Faccio volentieri mio quest'auspicio del Signore nell'incontrarmi con voi in questo primo impatto con la diocesi di Caltanissetta situata nel cuore della Sicilia. Alla vostra calda accoglienza desidero corrispondere con le stesse parole di Cristo. Saluto cordialmente tutti gli uomini e le donne di questa terra, ed anzitutto quanti sono impegnati per il bene e il rinnovamento della società. A ciascuno porgo la mia mano di fratello e di amico. Un sentito grazie rivolgo al Signor Commissario regionale, per le gentili parole che mi ha rivolto; porgo il mio deferente ossequio al Prefetto della Provincia, alle Autorità civili e militari qui cortesemente convenute, per accogliermi questa sera all'inizio della mia sosta a Caltanissetta, città ricca di fede e di storia. Il mio saluto va in particolare ai figli della Chiesa nissena, a tutti voi che nel Papa riconoscete il Successore di Pietro, visibile principio e fondamento della Chiesa di Cristo. Con stima ed affetto saluto il carissimo Mons. Alfredo Maria Garsia, vostro zelante Pastore, e gli sono grato per avermi invitato anche a nome vostro a farvi visita. Insieme a lui intendo salutare i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose, i Laici attivamente impegnati nell'apostolato e tutte le varie articolazioni della vostra Comunità diocesana, che si è preparata con cura a questo nostro appuntamento. Il mio passaggio tra voi avviene in un momento delicato e significativo della vostra vita ecclesiale, dopo la conclusione della prima sessione del Sinodo diocesano.


2. Carissimi fratelli e sorelle, vengo a voi nel nome del Risorto, vengo come pellegrino di speranza e di fraternità. So di trovare in questa terra numerose energie e grande disponibilità, ma anche tanti problemi e comprensibili motivi di preoccupazione. A tutti e a ciascuno, cittadini di Caltanissetta e dell'intera regione, ripeto l'esortazione di Cristo: "Non temete!" (Mt 28,10). Nell'ora travagliata che la società sta vivendo, la parola del Signore ridesta la fiducia ed infonde il coraggio necessario per costruire coraggiosamente un mondo nuovo.

Sul monte che sovrasta questa bella Città, svetta il Monumento a Cristo Redentore, eretto all'inizio del nostro secolo. Gesù leva il braccio benedicente sull'Isola e mostra la croce, segno di salvezza e di redenzione. Caltanissetta! Posta nel cuore della Sicilia, tu sei crocevia di strade che hanno scandito il cammino della civiltà sicula: sii ancora oggi all'altezza di questa tua vocazione; riscopri la fede dei tuoi padri, crescendo senza tentennamenti nella fedele e docile attuazione dei valori della civile convivenza. Sii luogo di accoglienza e di incontro. Chiesa di Caltanissetta! Alle soglie del terzo Millennio, a te, come un tempo a tutti i suoi discepoli, Cristo ripete le parole del mandato missionario: "Andate e annunziate" (Mt 28,10). Va' e annunzia, Chiesa di Caltanissetta. Vivi la tua fede nella sua interezza, trasmettila con coraggio, accendi nei cuori l'ardore apostolico, testimonia la carità. Soprattutto fa' in modo che tutti possano sperimentare la tenerezza dell'amore di Dio.


3. Carissimi fratelli e sorelle! Uomini di buona volontà! Vengo fra voi recando un messaggio di speranza che non poggia su di un fatuo ottimismo, ma sulla forza della fede. E' vero, il male purtroppo dilaga e lacera non solo i rapporti sociali ma, prima ancora, le stesse coscienze. Si tratta di un dato col quale è necessario fare i conti. Tuttavia, siamo certi che il male non avrà l'ultima parola: la vittoria è di Cristo risorto, il quale con l'apostolo Paolo ci ripete: "Vinci con il bene il male" (Rm 12,21). Questa è la nostra sfida; questo il nostro impegno personale e comunitario. Ci sia vicino in questa lotta l'arcangelo Michele, angelo vittorioso sul male e celeste protettore della Chiesa nissena.

A lui, alla Vergine Madre di Dio, ai Santi Patroni della vostra Città e dei paesi da cui provenite, affido la mia visita, mentre a tutti voi qui presenti ed a quanti sono uniti a noi spiritualmente imparto volentieri l'Apostolica Benedizione.

Data: 1993-05-09 Data estesa: Domenica 9 Maggio 1993

Discorso alle Claustrali nel Monastero di Santa Chiara - Caltanissetta

Titolo: "Affido alle vostre mani innalzate nella preghiera i passi del mio pellegrinaggio apostolico e della mia missione nella Chiesa e nel mondo"

Carissime sorelle!


1. Vi saluto tutte con affetto e rivolgo un cordiale pensiero anche alle vostre Consorelle non presenti oggi a questo incontro, ma certamente unite a noi spiritualmente. Sono lieto che proprio all'inizio della mia Visita pastorale alla Chiesa di Caltanissetta abbia luogo questa sosta nel Monastero dedicato a santa Chiara, vostra madre e modello. Grazie per la vostra presenza e la vostra accoglienza; grazie, in particolare, alla Madre Gemma Ganci che, in qualità di Presidente della Federazione dei monasteri delle Clarisse di quest'Isola, mi ha indirizzato devote parole di benvenuto a nome di tutte voi, ricordando pure che quest'anno l'Ordine celebra solennemente l'ottavo centenario della nascita della santa Fondatrice. E questa è anche una circostanza importante per la Chiesa universale, per il Papa.


2. Questa felice ricorrenza rende ancor più significativo il mio incontro con voi.

Nel ricordo infatti di colei che fu la prima delle figlie spirituali di san Francesco, mi è gradito sottolineare quanto sia importante nel nostro tempo la testimonianza della vita consacrata, segno profetico del primato divino su tutte le cose. Mediante il dono totale a Dio voi, care Sorelle, siete chiamate ad offrire alla Chiesa un richiamo costante perché, quale Comunità del Risorto, cerchi "le cose di lassù dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio" (Col 3,1). I monasteri, autentiche oasi dello spirito, ove "la parte migliore che non sarà mai tolta" (Lc 10,12) viene scelta come scopo precipuo dell'esistenza, diventano così silenziose scuole di vita evangelica, capaci di stimolare i credenti a vivere per Iddio in tutte le concrete condizioni della loro esistenza.

Ben volentieri, pertanto, affido alle vostre mani innalzate nella preghiera, i passi di questo mio pellegrinaggio apostolico e della mia missione nella Chiesa e nel mondo. Sostenetemi con la vostra dedizione, perché possa sempre "confermare i fratelli" secondo il mandato di Cristo (Cfr. Lc 22,32).


3. Carissime Sorelle, da questo luogo che costituisce in certo modo il centro della Comunità diocesana, vorrei ringraziarvi per il nascosto servizio da voi reso alla causa del Vangelo, al diffondersi del regno di Dio fra gli uomini. Voi svolgete un ruolo essenziale nell'apostolato della Comunità ecclesiale: quali lampade accese ininterrottamente dinanzi all'altare dell'Agnello, sostenete l'attività di quanti sono impegnati sulle molteplici frontiere dell'evangelizzazione. Il Signore vi renda, giorno dopo giorno, maggiormente consapevoli di questa vostra missione. Continuate su tale itinerario di santificazione e di fedeltà al Vangelo con costanza e gioia, con docilità allo Spirito Santo e zelo missionario, con ascolto di Dio e fraterna condivisione dei cuori. Nell'ottavo centenario della nascita di santa Chiara, rivolgendomi a tutte le Clarisse disseminate in tante parti della Sicilia, vorrei offrire alla loro meditazione alcuni pensieri tratti dal suo testamento. Scriveva la vostra santa Madre: "Tra gli altri benefici che abbiamo ricevuto ed ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali siamo tenute a rendere a Lui glorioso vive azioni di grazie, grande è quello della vocazione" (Fonti Francescane, n. 2823). Ringraziare per il dono della vocazione significa amare la divina chiamata, amarla vuol dire viverla, viverla nella sua pienezza è donarla ai fratelli come fuoco che divampa. Qual è questo dono della vocazione a cui la santa Fondatrice richiama la sue figlie, se non il mistero dell'amore nuziale di Cristo, partecipato mediante lo Spirito a ciascuna di voi? Care Sorelle, voi siete solo di Cristo, chiamate a vivere sempre e solo per Lui, in un atteggiamento di oblazione quotidiana che vi pone in costante comunione con le vicende liete e tristi della Chiesa. La vostra vocazione è l'amore, non un amore che imprigiona nelle strette mura della clausura, ma che allarga il cuore sino ai confini del mondo. Voi vivete per Cristo: dunque vivete per la Chiesa. La vita claustrale è profezia. Vivendo esclusivamente per il Signore nel vincolo della povertà, dell'obbedienza e della castità, voi siete invitate a mostrare agli uomini che solo Dio è l'autentica ricchezza, capace di colmare ogni umano desiderio. La dipendenza da Lui è condizione della vera libertà e della duratura pace del cuore. Consacrate in assoluta fedeltà a Cristo, voi potete così cantare dinanzi all'intera umanità la gioia di coloro che vedono Dio (Cfr. Mt 5,8) annunciando nel tempo il mistero di quel giorno eterno in cui Dio "sarà tutto in tutti" (1Co 15,28). Ecco il Cantico delle Creature di San Francesco, aperto alla visione di Dio.


4. Scrive ancora santa Chiara: "Affido in custodia alla santa Madre Chiesa romana, al Sommo Pontefice (...), tutte le mie Sorelle, le presenti e quelle che verranno, perché, per amore di quel Signore che povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce, faccia osservare a questo suo piccolo gregge (...) la santa povertà che a Dio e al beato Padre nostro Francesco abbiamo promesso" (Fonti Francescane, n. 2841). Imitare Cristo povero e crocifisso: ecco l'ideale francescano di cui voi dovete essere esempio e vivo messaggio. Si tratta di un modello di vita cristiana che il poverello d'Assisi ha scelto come sua divisa, modello valido pure oggi, in un mondo nel quale spesso si crede di trovare la fonte della felicità nella ricchezza e nella conquista dei beni materiali. Quanto ha bisogno l'umanità della vostra testimonianza che la conduca a considerare i valori veri, non soggetti all'usura del tempo! Quanto ha bisogno della vostra serenità che sgorga dall'intima unione con Cristo! Continuate ad essere, carissime Sorelle, fedeli figlie di san Francesco e di santa Chiara. La povertà piena di gioia, l'amore al Crocifisso, il dono totale di voi stesse senza timore e senza titubanza costituiscono il contenuto più prezioso che potete offrire alla nuova evangelizzazione. Fedele alle sante Regole, ogni monastero apparirà come l'evangelica cittadella posta sul monte (Cfr. Mt 5,14), verso cui i viandanti affaticati levano lo sguardo per ritrovare fede e speranza nel loro cammino.

Con tali auspici, affidandovi alla protezione di Maria e dei vostri santi Fondatori, dei vostri Santi e Beati, e ve ne sono tanti e tante in questa Famiglia, ricchezze di santità prodotte durante i secoli, imparto volentieri a voi qui presenti ed a tutte le Clarisse, soprattutto alle anziane e alle ammalate, l'Apostolica Benedizione.

Data: 1993-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1993

Discorso al Centro regionale di formazione socio-sanitaria e di aggiornamento professionale per i giovani - Caltanissetta

Titolo: La Sicilia ricopre il suo ruolo storico di ponte tra culture e popoli diversi

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di poter presenziare all'inaugurazione di questo ampio complesso edilizio, che sarà adibito a Centro per la Formazione e l'Aggiornamento Professionale del Personale del Servizio Sanitario. Saluto cordialmente il Presidente della Regione siciliana, Dottor Giuseppe Campione, grato per le cortesi espressioni di benvenuto che mi ha rivolto. Saluto pure il Professor Antonino Gullotti, che ha voluto brevemente illustrarmi le finalità della "Società di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica", organizzatrice del Congresso di questi giorni, e il Professor Alessandro Hoffmann, che ringrazio per le elevate considerazioni svolte nel presentare natura e finalità del Centro. Saluto Autorità amministrative, civili, militari presenti ed i dirigenti dell'Unità Sanitaria Locale la quale, d'intesa con le Amministrazioni locale, provinciale e regionale, ha promosso quest'opera. Un particolare pensiero rivolgo ai partecipanti al Convegno siculo-calabro della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, in corso di svolgimento proprio in questa sede. Quest'incontro mette in risalto una caratteristica saliente della nuova struttura in cui ci troviamo, situata quasi al centro della Sicilia e ben collegata, grazie ad una moderna ed efficiente rete stradale, con le principali Città dell'Isola: essa si presta molto bene ad essere luogo di confronto e di dialogo, a beneficio anzitutto della vostra Regione e della sua crescita umana e culturale, e, più ampiamente, del Sud d'Italia. Se poi si considera la peculiare posizione della Sicilia, posta al centro dell'area mediterranea, è legittimo prevedere che qui si possano incontrare persone appartenenti ai popoli di diversa cultura, lingua e religione prospicienti il Mediterraneo. Grazie anche alla sua specifica attività formativa in campo sanitario, questa vostra struttura potrà rivestire una importante funzione nella cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, particolarmente del bacino del Mediterraneo e dell'Africa. Il mio augurio cordiale è che tutto ciò possa contribuire a far riscoprire alla Sicilia il suo ruolo di ponte tra culture e popoli diversi; un ruolo che le deriva dalla sua posizione geografica e dalla sua storia di cerniera tra Europa occidentale, Asia meridionale ed Africa islamica.


2. Il compito primario di questo vostro Centro è indubbiamente di carattere formativo, e per tale ragione è dotato di aule e laboratori attrezzati con le più moderne apparecchiature. Nelle stanze del convitto troveranno ospitalità giovani chiamati a svolgere funzioni sanitarie, tecniche ed amministrative nelle Unità Sanitarie Locali della Sicilia e delle altre regioni meridionali d'Italia, ma anche operatori di Paesi in via di sviluppo, specialmente dell'area mediterranea e dell'Africa. Qui avrà sede un distaccamento del Dipartimento di Igiene della Facoltà di Medicina dell'Università di Palermo, così da permettere a numerosi studenti di conseguire una specifica preparazione nel campo dell'igiene e nell'esercizio della professione medica. Il Centro sarà dunque un luogo di formazione di giovani nel settore medico, infermieristico, tecnico ed amministrativo delle strutture sanitarie. Esso, al tempo stesso, potrà venire incontro alle esigenze di una maggiore occupazione, a cui è legata la serenità delle famiglie e delle nuove generazioni, spesso costrette, per mancanza di lavoro, a lasciare la loro terra o a vivere in condizioni di grave precarietà e di incertezza economica. Va dato atto, pertanto, ai pubblici amministratori di aver mirato con tale realizzazione ad una serie di obiettivi convergenti, tutti importanti, di carattere culturale, sociale ed economico. 3Due sono, in particolare, i punti qualificanti di tale progetto: la formazione dei giovani e il servizio all'uomo sofferente. E' quanto mai necessario che le nuove generazioni acquisiscano non solo competenze tecniche, ma anche un sano orientamento etico di servizio all'uomo e all'uomo sofferente. Prepararsi a lavorare in tale ambito è, specialmente per un giovane, doppiamente formativo: non solo da un punto di vista strettamente professionale, ma più globalmente sotto il profilo etico e civile.

Una società che investe nel settore sanitario, e che lo fa seriamente curando al massimo la qualità dei servizi e la competenza degli operatori, è una società che opta per l'autentica civiltà, per l'autentico benessere, mai riducibile al semplice perseguimento del profitto materiale. La Comunità cristiana, sull'esempio di Cristo, "nel corso dei secoli ha fortemente avvertito il servizio ai malati come parte integrante della sua missione" (Motu proprio Dolentium Hominum, 1). Per questo, essa si rallegra di ogni iniziativa pubblica e privata che vada a vantaggio di chi è sofferente. Nella Lettera Apostolica sul significato del dolore umano, ho scritto che "Cristo allo stesso tempo ha insegnato all'uomo a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre" (Salvifici Doloris, 30). Il malato può "far del bene" con la sua stessa malattia, vivendola alla luce del Vangelo; tutti i fedeli sono chiamati a "far del bene a chi soffre" mediante le loro iniziative di carità. Gli obiettivi del Centro di Formazione di Caltanissetta recano, pertanto, in modo visibile l'impronta degli ideali umani ed evangelici, di quegli ideali che tanta parte hanno avuto ed ancora possono avere nella cultura e nella storia della Sicilia. Mentre, quindi, incoraggio volentieri questa nuova realizzazione di alto valore sociale, rinnovo a tutti voi l'espressione del mio apprezzamento, augurando che gli sforzi profusi per portarla avanti siano ricompensati da risultati sempre più soddisfacenti e proficui.

A tale fine vi imparto di cuore l'Apostolica Benedizione.

Data: 1993-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1993

Omelia durante la Santa Messa celebrata nello stadio - Caltanissetta

Titolo: Maria vi aiuti a vivere il Sinodo come momento di grazia e come esperienza di comunione vera




1. "Maria si mise in viaggio verso la montagna... in fretta... Entrata nella casa di Zaccaria, saluto Elisabetta" (Lc 1,39-40). Carissimi Fratelli e Sorelle, il mistero della Visitazione della Vergine Santissima ci è presentato dalla Parola di Dio, appena ascoltata, come modello e ispirazione per la presente visita, con la quale posso finalmente rispondere al vostro invito. Avrei dovuto compierla lo scorso mese di settembre, ma il Signore ha stabilito diversamente. Voi mi siete stati vicini nel tempo della malattia ed oggi sono lieto di potervi ringraziare di persona per le vostre premure, e soprattutto per le vostre preghiere. Saluto con viva cordialità i miei Confratelli nell'Episcopato ai quali sono affidate le Diocesi siciliane, in particolare Monsignor Alfredo Maria Garsia, che si è fatto interprete dei sentimenti della Comunità nissena. Saluto tutti i Sacerdoti, uniti con il loro Vescovo nel vincolo della carità pastorale. Saluto le Religiose, i Religiosi e i Laici consacrati, che vivono il loro carisma in questa Chiesa particolare. Saluto le Autorità presenti e le ringrazio di aver voluto prendere parte all'odierna celebrazione eucaristica, che segna il momento culminante del mio pellegrinaggio nella vostra Diocesi.


2. "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42).

Queste parole colme di riconoscenza riprendono e completano le espressioni rivolte a Maria dall'angelo Gabriele, che aveva iniziato il suo annuncio così: "Ti saluto, piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). L'espressione del messaggero divino capovolge quanto avevano udito "in principio" i progenitori, Adamo ed Eva, dopo la disubbidienza del peccato originale. Ce lo ha ricordato l'odierna lettura tratta dal Libro della Genesi (3,9-15.20). Il saluto rivolto a Maria dall'Angelo nell'annunciazione significa pero, al tempo stesso, il compimento della promessa "originale" di Dio Creatore e Salvatore, solitamente designata col termine di "proto-evangelo". In essa, fin dal principio, Dio aveva assicurato la venuta del Messia come Redentore del mondo, vincitore della morte, del peccato e di satana, preannunciandolo come "stirpe", cioè figlio, della Donna.

L'"attesa" di quella Donna, della nuova Eva, Madre del Messia, era iniziata sin da quando la prima Eva era divenuta "la madre di tutti i viventi" (Gn 3,20).


3. Nel momento in cui Elisabetta, piena di Spirito Santo, saluta Maria aprendole le porte della propria casa, si rivela il compimento di quell'attesa: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,43). L'anziana cugina sperimenta la potenza illuminatrice dello Spirito Consolatore e la esprime benedicendo Maria: "Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45).

Maria ha creduto. Si è rinnovata in lei, raggiungendo il suo apice, la fede di Abramo. Infatti, udite le parole dell'annuncio angelico, essa rispose: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Per questo, la Vergine di Nazareth, custodendo integro lo splendore della sua consacrazione verginale a Dio, diviene contemporaneamente la Madre del Verbo incarnato. La Madre del Figlio consostanziale al Padre: "e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42).


4. Maria ha creduto: "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1,37). Grazie alla sua fede perfetta, in tutta umiltà, si è posta a capo di un singolare ed universale pellegrinaggio, che si snoda attraverso i secoli e le generazioni: la Madre di Gesù è la prima, nella peregrinazione della fede, del Popolo della nuova ed eterna Alleanza. Si tratta di un pellegrinaggio "interiore", che si attua "mediante la fede, per virtù del Signore risuscitato... nello Spirito Santo, dato alla Chiesa come invisibile Consolatore... Proprio in questo cammino-pellegrinaggio ecclesiale attraverso lo spazio e il tempo, e ancor più attraverso la storia delle anime, Maria è presente, come colei che è 'beata perché ha creduto'" (RMA 25).


5. Maria è dunque inizio ed immagine della Chiesa. Col compiersi del suo itinerario di fede a fianco del Figlio, si inauguro un ulteriore pellegrinaggio in comunione con la Chiesa. Cristo stesso sul Golgota indico a sua Madre il cammino successivo, consegnandole il discepolo prediletto: "Ecco il tuo figlio" (Jn 19,26); e, in lui, affidandole tutti gli uomini. Per questo ritroviamo Maria nel cenacolo di Gerusalemme, assidua nella preghiera insieme con gli Apostoli e con la prima comunità della Chiesa nascente che, per opera dello Spirito Santo, doveva manifestarsi al mondo il giorno della Pentecoste.


6. Carissimi fratelli e sorelle, questo stadio è oggi per noi, come un grande cenacolo aperto verso il cielo. Il mio sguardo si volge tutt'attorno a questa vostra assemblea devota e festosa. Il mio pensiero intende abbracciare anche quanti si uniscono alla nostra preghiera mediante la radio e la televisione. Penso in particolare agli anziani ed a quanti, pur desiderandolo, non hanno potuto essere con noi fisicamente. Penso all'intera famiglia cristiana di questa terra e a tutti gli uomini di buona volontà che prendono parte a questo nostro momento di fede e di vita ecclesiale. Vedo tra di voi numerosi ammalati. Vorrei rivolgermi, in particolare, con parole di incoraggiamento e di speranza al folto gruppo di thalassemici. Carissimi Fratelli e Sorelle, offrite le vostre sofferenze in unione al Sacrificio eucaristico ed abbiate fiducia nel Signore. Egli non abbandona mai chi a lui si affida. Auguro di cuore che possiate godere al più presto dei benefici delle ricerche in corso sulle nuove terapie contro l'anemia mediterranea.

In questo clima di fraterna solidarietà saluto cordialmente i membri delle Confraternite, la Real Maestranza di Caltanissetta, i lavoratori dei campi e delle miniere. Sono presenti tanti giovani. Quasi alla stessa ora, ieri, in un altro stadio, ad Agrigento, abbiamo vissuto insieme la presenza e l'impegno dei giovani, non solamente della diocesi ma di tutta la Sicilia. Quello che vivete voi oggi è a completare l'esperienza di ieri e gli impegni presi ieri con tutti i giovani siciliani. E poi i giovani con la loro vitalità arrecano una nota particolarmente festosa a questo nuovo campo sportivo. Ci ricordiamo sempre come San Paolo ha paragonato due atleti: gli atleti dello sport, nel campo agonistico, e gli atleti della fede. Vi auguro di rappresentare, di incarnare ambedue. Auspico che ciascuno di voi giovani possa "sbocciare" alla generosità e alla piena maturità dello Spirito portando così frutti per la Chiesa e la società. Cari giovani amici, voi ben sapete che in questo stadio gli atleti si preparano alle gare a lungo e con cura, affrontando non pochi sacrifici e rinunce, accettando la guida di esigenti maestri, esperti nelle discipline sportive. Anche voi preparatevi a giocare con impegno la partita della vita, resistendo alle tentazioni di facili e illusori successi. Non aprite il cuore ai richiami fallaci dei falsi ideali. Dite no alla violenza, alla droga, ai guadagni e ai successi disonesti. Cristo ha bisogno di voi! Ma non in maniera unilaterale: voi avete bisogno di Cristo, avete grande bisogno di Cristo! Egli è sempre fra noi come "Emmanuele", come quel Dio che è per noi. Allora approfittate, e sono lieto che veramente approfittate qui in Sicilia di questa apertura di Cristo per essere dono ai vostri cuori giovani, ai vostri progetti di vita, propri della giovinezza, alle vostre prospettive, alle vostre ansie e anche alle vostre speranze. Allenatevi, correte ogni giorno nella palestra dell'esistenza, per essere costruttori generosi ed ardenti della "civiltà dell'Amore". Siate apostoli dei vostri coetanei.


7. La Madre del Redentore, che abbiamo contemplato come inizio e modello della Chiesa in cammino, oggi brilla di una luce singolare dinanzi alla vostra famiglia diocesana riunita per il primo suo Sinodo. Voglia Maria Santissima intercedere affinché lo Spirito Santo rinnovi il cuore ed il volto di questa Comunità ecclesiale, rendendola capace di diffondere in ogni ambiente lo spirito di Cristo.

Carissimi Fratelli e Sorelle, se vivete questo momento di grazia come esperienza di comunione vera, voi sperimenterete la ricchezza della grazia divina. Crescerete nell'amore scambievole e nell'unità vissuta, che scaturisce dall'intima comunione con Dio. Sentirete come ciascuno porta veramente in sé l'altro e l'insieme degli altri, in un itinerario di costante crescita nell'amore. Questo è il nucleo formante del Sinodo e deve essere anche il suo punto principale. Questo occorre ricordare: saranno certamente importanti le proposte e le conclusioni del Sinodo, ma soprattutto sarà decisiva per la vita della vostra Chiesa l'esperienza umano-divina di conoscenza, di amicizia, di cordiale comunione che il cammino fatto insieme produrrà in voi. Sinodo è una parola greca che significa "camminare insieme". La comunione vissuta nel Sinodo vi consentirà di guardare con occhi illuminati dalla sapienza la società in cui la vostra Chiesa vive. Perché occorrerà conoscere il clima culturale che gli interlocutori e i destinatari del messaggio respirano, i loro problemi e interrogativi, e scoprire anche le ragioni del rifiuto di Dio, del cristianesimo, della Chiesa. Il Sinodo vi indurrà a mettervi in atteggiamento di servizio verso la società, per illuminarne ansie, attese e sofferenze con la testimonianza di persone e di comunità che credono nel Vangelo e lo vivono. Ma ricordate, carissimi! Una Chiesa, posta in atteggiamento di servizio verso la società in cui vive, deve essere fortemente ancorata in Dio e disponibile totalmente per il suo Signore. La risposta di Maria a Dio, il suo "Eccomi" pronto, generoso, totale, letto in chiave comunitaria, evidenzia i lineamenti di una Chiesa tesa verso il suo Signore per accoglierne la volontà e farne norma indiscussa dell'agire. E questo è un po' il quadro operativo, il progetto, il programma operativo, pastorale di ogni Sinodo, e anche del vostro Sinodo nisseno.


8. Camminate sicuri su questa strada, anzi correte, affrettatevi, imitando Maria che, "entrata intimamente nella storia della salvezza, ... chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre" (LG 65). Ella vi sostenga in una stagione pastorale così significativa. La sua presenza spirituale, come ho affermato nell'Enciclica Redemptoris Mater, "possiede un multiforme raggio d'azione: mediante la fede e la pietà dei singoli fedeli, mediante le tradizioni delle famiglie cristiane, delle comunità parrocchiali e missionarie, degli Istituti religiosi, delle Diocesi" (RMA 28).


9. Ad immagine della Madre di Dio, siate pienamente Chiesa, umanità in cammino colma di fede, speranza e amore, perché anche alla vostra Comunità si possa dire: "Benedetta tu, ... e benedetto il frutto del tuo grembo!". Maria, Madre della Chiesa, accompagna questa Diocesi che oggi a te si affida con filiale abbandono.

Ripeti a questo popolo le parole che l'angelo ti rivolse nel primo annuncio: "Non temere". Non temere, Chiesa di Caltanissetta! Il Signore è con te! Il Signore "regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe". "L'anima mia esulta nel mio Dio".

Amen!

Data: 1993-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1993

Discorso ai detenuti del carcere "Malaspina" - Caltanissetta

Titolo: Non cedete mai alla tentazione dello scoraggiamento, aggrappatevi alla vita e alla speranza. La Chiesa è con voi

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Durante la mia Visita pastorale a Caltanissetta, non poteva mancare una sosta fra voi e per questo ho accolto volentieri l'invito che mi avete rivolto per il tramite del vostro Vescovo. Vi ringrazio per la vostra accoglienza. Saluto il Signor Ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Conso, che ha voluto essere presente a questo incontro. Saluto il Direttore ed i responsabili della Casa Circondariale; gli agenti di custodia ed il personale che a vario titolo qui lavora. Saluto con affetto ciascuno di voi, che qui siete ristretti e sono grato per i sinceri sentimenti espressi poc'anzi dal vostro rappresentante, che ha descritto le vostre difficoltà, ma anche le vostre attese, le speranze ed i propositi. Sono qui per testimoniarvi affettuosa condivisione e profonda solidarietà. La vostra condizione non è certo felice. Separati dalla società, rischiate di sentirvi abbandonati ed immersi in una solitudine piena di sofferenza e d'inquietudine. Vorrei allora dirvi innanzitutto: non cedete mai alla tentazione dello scoraggiamento, aggrappatevi alla vita ed alla speranza. Si, dico speranza! E' questa la strada per aprirsi ad un futuro di riscatto e di vera redenzione. La speranza è come un germoglio, un nuovo inizio di vita. E i germogli possono spuntare dappertutto, anche nei luoghi più aridi, tra le rovine più abbandonate.

Sperare significa fidarsi del futuro, preparandolo con pazienza, fedeli agli impegni di oggi ed animati da una fede incrollabile in Dio, che sa trarre il bene pure dal male. Il carcere, visto in tale prospettiva, non apparirà come un luogo di solo castigo, ma come occasione di riscatto. Un luogo ed un periodo nel quale la pena va orientata alla maturazione della persona, al recupero dei valori fondamentali mediante un itinerario di approfondimento della propria identità e di autentica liberazione. Ciò richiede ovviamente pazienza e buona volontà; domando a ciascuno di contribuire con ogni mezzo, secondo le proprie possibilità, a tale non facile opera di recupero umano e spirituale.


2. Carissimi fratelli e sorelle, la Chiesa è accanto a voi. Oggi sono venuto in questo luogo per testimoniare a ciascuno di voi l'amore di Cristo e l'attenzione della Comunità ecclesiale. Cristo e gli Apostoli hanno sperimentato la realtà del "carcere" e san Paolo è stato diverse volte imprigionato. Gesù nel Vangelo afferma: "Ero in carcere e siete venuti a trovarmi" (Mt 25,36). Egli sembra volersi identificare con persone emarginate alle quali ben pochi amerebbero rassomigliare ed in mezzo alle quali egli invece si trovava a suo agio, offrendo loro comprensione ed apertura di cuore. Anche la sua morte in croce esprime una suprema testimonianza di amore e di accoglienza. Crocifisso fra due condannati alla sua stessa pena, egli assicura al buon ladrone pentito la salvezza: "In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso" (Lc 23,43). Atto di estrema misericordia, di estrema donazione, capace di dare fiducia pure a chi si sente totalmente perduto. Con questo suo gesto di perdono il Signore parla all'umanità di tutti i tempi. Svela all'uomo la sua misericordiosa e amorevole tenerezza che non conosce ostacoli. Il progetto della salvezza è per ciascuno. Nessuno deve sentirsi escluso. Cristo conosce l'intimo della persona e con la sua giustizia supera ogni umana ingiustizia, con la sua misericordia vince il male ed il peccato. Questa certezza fa zampillare dal cuore umano l'energia necessaria per riprendere ogni giorno l'itinerario della conversione, che è un cammino costante di abbandono del male e di ricerca sincera del bene. Ecco la strada per assaporare la gioia dello spirito; il sentiero indispensabile per ricostruire la propria dignità di figli di Dio.


3. So che alcuni anni fa, in occasione del Natale, voi avete rivolto, per il tramite del Vescovo, un messaggio alla Comunità ecclesiale di Caltanissetta, dove tra l'altro affermavate: "Solo la certezza di essere amati ci renderà più buoni".

Si tratta, in fondo, dell'esperienza evangelica: l'amore scioglie le resistenze più dure e spiana la strada del rinnovamento. Sperimentare la carità divina rende possibile l'autentica conversione. Carissimi Fratelli carcerati, la vostra condizione costituisce certamente motivo di costante riflessione per voi stessi e per l'intera comunità. Nel citato vostro messaggio, in alcuni tratti profondamente significativo, voi accennavate alla necessaria riconciliazione dei detenuti con la società, e della società con i detenuti. Da persona emarginata il carcerato deve diventare sempre più soggetto del suo destino. Questo richiede un'opera paziente da parte di tutti. Occorre, innanzitutto, impostare un'azione preventiva, diretta soprattutto ai ragazzi ed al mondo giovanile; è necessaria, inoltre, una presenza accanto ai detenuti nel carcere che favorisca il loro recupero ed il loro successivo reinserimento sociale, una volta rimessi in libertà. Alla base di un tale progetto vasto ed impegnativo è necessario che vengano posti solidi principi e validi ideali a cui ispirarsi. Occorre promuovere una cultura del rispetto e della fraternità che faccia perno tra l'altro sull'onestà, sulla sobrietà, sulla solidarietà. Uno stile di vita, improntato all'amore concreto. "Non amiamo a parole - afferma l'apostolo Giovanni - né con la lingua, ma con i fatti e nella verità" (1Jn 3,18). Possa tale incoraggiamento illuminare i vostri buoni intendimenti e sostenere lo sforzo di quanti nella vostra Diocesi si dedicano, con ammirevole generosità, al servizio dei carcerati e delle loro famiglie, come pure alla preziosa opera di prevenzione tra i ragazzi ed i giovani. Penso qui al volontariato, strumento di fattiva vicinanza con il prossimo. Un suo lungimirante impiego in questo ambito favorisce il coinvolgimento positivo dell'intero corpo sociale nelle problematiche carcerarie e può incidere sensibilmente nella vita dei detenuti rilanciando in particolare un programma di valorizzazione della detenzione come strumento di crescita delle persone e favorendo nuovi incentivi alle cosiddette misure premiali.


4. Carissimi fratelli e sorelle, so che vi siete preparati all'odierno incontro con particolare cura. Guidati dal vostro Cappellano avete riflettuto insieme sull'Enciclica Salvifici doloris. In essa ho scritto che la scoperta del senso salvifico della sofferenza in unione con Cristo trasforma la sensazione deprimente d'inutilità della sofferenza (Cfr. n. 27). Alzate lo sguardo verso il Signore e nel suo volto sofferente e glorioso non vi sarà difficile riconoscere i segni della speranza. Il suo amore, ve lo assicuro, sarà fonte di rinnovamento e di vera rinascita alla vita. Per quanto faticoso possa apparire il sentiero del bene, esso è l'unico che conduce alla piena serenità ed alla pace.

Con tali sentimenti, affidandovi alla materna protezione della Madonna in questo mese di maggio a Lei dedicato, vi imparto con affetto la mia Benedizione, che volentieri estendo alle vostre famiglie ed alle persone a voi care.

Data: 1993-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1993



GPII 1993 Insegnamenti - Saluto alla cittadinanza riunita in viale Regina Margherita - Caltanissetta