GPII 1993 Insegnamenti - Ai lavoratori riuniti in uno stabilimento industriale - Caltanissetta

Ai lavoratori riuniti in uno stabilimento industriale - Caltanissetta

Titolo: Come tollerare che una perversione dell'economia tenda a trattare l'uomo alla stregua di una "cosa"?

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Ho ascoltato con vivo interesse gli indirizzi di saluto che mi sono stati rivolti, e che mi hanno efficacemente illustrato la situazione socio-economica, le ansie e le attese del mondo del lavoro di questa vostra terra. Ringrazio di cuore il Dottor Francesco Rosario Averna ed il Signor Guglielmo Ventimiglia, che si sono fatti interpreti dei sentimenti degli imprenditori, dei lavoratori e delle lavoratrici della Diocesi. Vi saluto tutti con affetto. Vedo volentieri qui riuniti, in rappresentanza delle Diocesi siciliane, numerosi operatori della pastorale del lavoro e della pastorale migratoria, ai quali esprimo il mio vivo apprezzamento per la loro attività. Come non salutare, poi, in modo fraterno e partecipe i lavoratori che proprio in questo tempo vedono messa in forse la loro occupazione? Anche qui, come in altre parti del Mezzogiorno d'Italia, gravi sono i problemi che angustiano il mondo del lavoro, turbando la serenità delle famiglie e addensando apprensioni ed incertezze sul futuro dei giovani. La disoccupazione, la precarietà dell'occupazione, l'emarginazione rappresentano problematiche di vitale importanza e di difficile soluzione a motivo del contesto socio-culturale, segnato - come è stato prima ricordato - da un certo individualismo, da insidiose forme di illegalità e da una non sempre adeguata professionalità. Vorrei quest'oggi, incontrandomi con voi, manifestare a quanti si trovano a vivere momenti di così preoccupante crisi, tutta la solidarietà della Chiesa. Vorrei ricordare loro le ragioni della speranza cristiana, alle quali attingere motivo e forza per un impegno coraggioso e solidale. Si, carissimi Fratelli e Sorelle! Per quanto grandi possano essere i problemi del mondo del lavoro, mai ci si deve lasciare da essi abbattere: la speranza dei credenti è in Cristo, il Verbo incarnato, che si fa compagno di viaggio di ogni uomo, coinvolgendosi fino in fondo nella quotidiana avventura di ciascuno. Guardate a Lui con fiducia: Egli stesso, fattosi lavoratore, ha annunciato agli uomini il "vangelo del lavoro". Dal suo insegnamento si possono trarre direttive sagge e luminose che, fedelmente osservate, sono in grado di infondere un'anima ai rigidi congegni dell'economia, piegandola al servizio della persona e del bene comune.


2. Come ebbi modo di illustrare nell'Enciclica Laborem exercens, esistono un intimo rapporto ed un'intrinseca subordinazione del lavoro rispetto all'uomo che lo compie (Cfr. LE 6). Il messaggio cristiano sulla dignità della persona umana è, pertanto, una chiave irrinunciabile quanto feconda per analizzare e risolvere correttamente le problematiche connesse col lavoro. In un'epoca di relativismo culturale come la nostra, in cui non di rado si stenta a cogliere il senso autentico della vita, si può facilmente smarrire anche la coscienza dell'umana dignità. Non desta pertanto meraviglia che, accanto alle varie forme di attentati ai diritti della persona, si debba registrare pure quell'autentica perversione dell'economia che si verifica quando l'essere umano viene trattato alla stregua di una "cosa", abbandonato al gioco degli interessi e sottoposto alle ferree leggi del mercato. L'antidoto più sicuro a tale rischio il credente lo trova nel messaggio della Rivelazione, il quale manifesta il mistero di Dio e svela l'uomo a se stesso. Alla luce della Parola che viene dall'Alto, l'uomo si scopre creato ad immagine del Creatore (Cfr. Gn 21,26), e si avverte chiamato ad entrare in dialogo non soltanto col suo simile, ma anche col suo eterno Signore. E' Lui stesso a desiderarlo come suo "partner", in una intima esperienza di soprannaturale figliolanza. Chi può pretendere di ridurre a merce un essere dalla dignità così alta e incommensurabile? Come tollerare forme di sfruttamento ed assetti di società che non gli assicurino l'essenziale per vivere in maniera conforme alla sua vocazione?


3. L'annuncio cristiano sulla persona, inoltre, non si limita a stabilirne la dignità, ma ne sottolinea anche il carattere essenzialmente relazionale, additando nella solidarietà lo spazio vitale entro cui la persona si può realizzare in pienezza. Solidarietà è parola che entra sempre di più nella coscienza dei nostri contemporanei. C'è pero il rischio che non se ne colga fino in fondo il carattere impegnativo. Essa non si riduce a un vago sentimento di attenzione verso gli altri. La solidarietà è infatti "la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, perché tutti siano veramente responsabili di tutti" (SRS 38). Ha come modello il Cristo crocifisso: è dunque un atteggiamento di autentica condivisione, che, facendo mettere da parte ogni egoistico tornaconto, rende la persona capace di donarsi agli altri. In una società solidale, chi ha di più si sente responsabile di chi ha di meno e quanto possiede lo mette al servizio degli altri. Non si tratta di condividere soltanto beni materiali, ma il tempo, l'intelligenza, la cultura, la sensibilità. Tutti, dunque, hanno qualcosa da donare ai fratelli. La Chiesa riconosce la legittimità e il ruolo del profitto, in quanto indicatore, oltretutto, del buon funzionamento di un'azienda (Cfr. CA 35), ma guai a farne un idolo: l'impresa infatti non è soltanto un meccanismo per la produzione di beni; è anche e soprattutto una "comunità di uomini" (Cfr. ), e tutta l'economia, nel suo complesso, non va giudicata col metro della sola produzione della ricchezza materiale, bensi in base alla sua capacità di far crescere la qualità della vita.

A questo proposito, quanto è necessario che maturi una coscienza collettiva, atta a far convergere lavoratori e imprenditori in un unico impegno per un'economia efficiente e profondamente umana!


4. La grande sfida da raccogliere, da parte anche vostra, carissimi Fratelli e Sorelle, è quella di una nuova cultura del lavoro, che sottragga il territorio a quei rapporti di "dipendenza" che, come denunciavano alcuni anni orsono i Vescovi italiani in un lucido documento, hanno reso il Sud d'Italia più "oggetto" che "soggetto" del proprio sviluppo (Cfr. Sviluppo nella solidarietà: Chiesa italiana e Mezzogiorno, 12). Voi stessi mi avete poc'anzi accennato che, per tutta una serie di circostanze storiche, nella vostra Regione è cresciuto fortemente l'apparato del servizio pubblico, ma non ugualmente il sistema produttivo.

L'iniziativa imprenditoriale si è scarsamente sviluppata, o si è vista aggredita dal tarlo della cultura mafiosa e della sua prepotenza criminale, verso la quale giustamente va reagendo con crescente fermezza la coscienza civile. Alla carenza sul versante imprenditoriale ha fatto riscontro una inadeguata cultura del lavoro dipendente, segnata dalla logica del "posto sicuro", e non tanto da quella del lavoro concepito come diritto-dovere, secondo l'etica della responsabilità, della professionalità e della solidarietà. Hanno potuto così prosperare il clientelismo, l'assistenzialismo, l'illegalità.


5. Tutti oggi avvertono quanto sia urgente un ribaltamento di "cultura", un recupero di legalità e di autentica solidarietà. Per spezzare alla radice, con perseverante coraggio, i tentacoli soffocanti della criminalità organizzata, occorre creare le premesse, gli stimoli e l'orizzonte di valori entro cui l'imprenditoria si sviluppi in maniera sana e trasparente. Mi rivolgo soprattutto ai giovani, speranza di questa terra, ricca di nobili tradizioni agricole ed artigianali. Cari giovani amici, abbiate il coraggio dell'iniziativa, in ogni campo della vita economica e sociale. Non vi mancano energie, sensibilità e voglia d'impegno: lo dimostra l'incoraggiante fenomeno del volontariato. La vostra creatività potrà trovare alimento in una "spiritualità" del lavoro, che faccia sentire ogni uomo creato "ad immagine di Dio", chiamato ad assomigliare al suo Creatore nel dominare la terra con intelligenza ed amore (Cfr. LE 25).


6. Una cultura ed una politica complessiva del lavoro non possono non tener conto dei giovani in attesa di prima occupazione, dei disoccupati, delle categorie lavoratrici a rischio, degli immigrati dei Paesi più poveri in cerca di mezzi di sussistenza. Non ci sarà rinnovamento vero della società senza attenzione concreta a chi si trova in condizioni precarie ed è impegnato, fra mille difficoltà, a risolvere talora i più elementari problemi di sussistenza. Di tale rinnovamento voi, carissimi lavoratori e lavoratrici, siete chiamati ad essere una forza trainante. Chi ha il dono della fede, ha una responsabilità in più. Al credente spetta in effetti di evangelizzare il lavoro, facendone un percorso di santificazione, liberandolo dalle strutture di peccato, ridisegnandone gli spazi come autentici luoghi di fraternità. Se delicato e complesso è il momento che la vostra Regione attraversa, a causa della crisi nazionale che grava fortemente sulle già precarie situazioni locali, sappiate bene che una breccia sarà aperta verso il futuro, grazie all'impegno e alla fedeltà di ciascuno al compito affidatogli da Dio. La fede in Cristo sia quindi il vostro sostegno fondamentale! La solidarietà diventi espressione della carità.

Per i vostri sforzi, per le attese e le speranze di un avvenire migliore, per i vostri progetti ispirati ad intelligenza ed amore, io vi assicuro la mia preghiera e di cuore vi benedico.

Data: 1993-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1993

Discorso ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai partecipanti al Sinodo diocesano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Guardate a Cristo. Ogni azione missionaria e pastorale deve partire da Lui e a Lui deve fare incessante riferimento

Carissimi fratelli e sorelle,


1. "La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi". Sono lieto di porgere a ciascuno il mio cordiale saluto con queste parole che la liturgia ci fa ripetere all'inizio della celebrazione eucaristica.

Saluto in particolare il vostro Pastore, il carissimo Monsignor Alfredo Maria Garsia, che ringrazio per i sentimenti espressi a nome di tutti. Al termine della Visita pastorale alla vostra Diocesi, è significativo incontrarci in questa chiesa cattedrale per pregare insieme, sperimentando la presenza viva e rinnovatrice dello Spirito di Cristo. Questo momento conclusivo di preghiera ci offre così l'opportunità di rendere grazie al Signore per la sua costante assistenza e di ribadire l'impegno di servizio alla comunità ecclesiale mediante un continuo rinnovamento spirituale e missionario.


2. La Cattedrale è il cuore della vita e dell'attività della Diocesi: il suo primo e basilare santuario. In essa il Vescovo, posto a fondamento e garanzia dell'unità dei credenti nella pluralità dei ministeri e dei carismi, presiede solennemente le celebrazioni del popolo santo di Dio. E', pertanto, il luogo eletto di incontri liturgici e pastorali del clero e dei fedeli con il Vescovo, che possiede la pienezza del sacerdozio e manifesta in modo eminente la Comunità diocesana. La struttura stessa di questo vostro tempio, con le sue decorazioni, costituisce una costante catechesi sulla realtà sacramentale della Chiesa. Tutto converge verso l'altare, simbolo di Cristo, pietra scelta e preziosa (Cfr. 1P 2,4), vittima e sommo sacerdote (He 7,26). La Chiesa trionfante, raffigurata nella volta luminosa, si rivolge alla Chiesa pellegrina sulla terra, disposta nella navata, richiamandola alla contemplazione del suo destino immortale di "stirpe eletta e di nazione santa" (Cfr. 1P 2,9). L'intera costruzione, poi, poggia sopra solide colonne simbolo degli Apostoli, i quali, con la loro parola e il loro esempio, unitamente ai Santi dell'Antico e del Nuovo Testamento, raffigurati nelle lunette e nella vela, invitano ad una genuina adesione al Vangelo ed ad una generosa sequela del Cristo.


3. Carissimi fratelli e sorelle, non mi è difficile, partendo proprio dalla considerazione di queste sacre riproduzioni, invitarvi a proseguire nel cammino intrapreso, fedeli al dono della grazia battesimale, fedeli alla missione spirituale affidatavi dalla divina Provvidenza, fedeli al popolo per il quale siete stati costituiti testimoni privilegiati della salvezza. Avete appena concluso la prima sessione del Sinodo diocesano, dedicato all'esame degli urgenti problemi connessi con l'annuncio del Vangelo e col rinnovamento della società.

Essere evangelizzatori ardenti e preparati è certo il desiderio più vivo che vi portate nel cuore. Lo so bene e l'ho ascoltato poc'anzi dal vostro Vescovo. So pure, pero, quanto grandi sono le vostre preoccupazioni nel vedere attorno a voi non di rado trionfare il sopruso e l'inganno. Fratelli e Sorelle carissimi, non lasciatevi abbattere! Vi siano di conforto e di valido sostegno le parole del profeta Isaia: "Dio dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato...

Quanti sperano nel Signore riacquistano la forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi" (Is 40,29-31). Mantenete vivo il contatto interiore col Signore. Ogni azione pastorale e missionaria, infatti, deve partire da Lui ed a Lui deve fare incessante riferimento. Senza un prolungato quotidiano dialogo a tu per tu con Cristo, l'agire del credente rischia di divenire inconcludente e l'ansia di servire gli altri può trasformarsi in corsa affannosa ripiena di inquietudine. Siate ben persuasi, carissimi, che solo Gesù, Redentore del mondo, converte il cuore umano rendendolo capace di perdono, di fraternità e di carità.


4. Guardate a Cristo, carissimi giovani, se volete dare significato vero e credibile alla vostra condizione giovanile e se siete alla ricerca di ideali autentici per i quali valga veramente la pena di spendere le vostre energie. Con Gesù scoprirete che la vita è una avventura unica e meravigliosa, fatta per essere donata in un clima di libertà e di amore. La felicità non è un sogno; è una realtà che Egli ci offre chiamandoci a lavorare per il suo Regno di giustizia, di verità e di pace. Vi ho visto quest'oggi attivi ed impegnati in vari lavori per assicurare un ordinato svolgimento della mia visita e soprattutto durante la celebrazione eucaristica nel nuovo stadio. Grazie per la vostra generosità. Il Signore vi ricompensi e vi renda capaci di essere fermento di gioia e di speranza, dappertutto, in famiglia, a scuola, nel lavoro, in ogni ambito della società.

Guardate a Cristo, voi, che come delegati sinodali siete stati scelti dalle parrocchie e incaricati di progettare il cammino di rinnovamento della Diocesi. Il rinnovamento, non è solo un problema di strutture, ma di conversione interiore.

Continuate, pertanto, con fervore nel vostro sforzo, senza mai cedere né a stanchezza né a scoraggiamento per portare a termine l'opera iniziata nel segno di una grande speranza per l'intera vostra Città.


5. Se guardare a Cristo è dovere di ogni cristiano, quanto più è necessario che voi, carissimi Religiosi e Religiose, seguiate con radicalità il Signore, professando una fedeltà personale e comunitaria alla vocazione sino alle sue più profonde esigenze. La vostra professione dei consigli evangelici è chiamata a risplendere in ogni circostanza "come un segno, che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana" (LG 44). Nelle mani di Cristo siate sempre "perle preziose" che rispecchino dinanzi al popolo cristiano lo splendore della santità di Cristo e della Chiesa.


6. Carissimi Sacerdoti, primi collaboratori del Vescovo nel ministero pastorale, è a voi che vorrei rivolgere adesso la mia parola. A voi è affidata la responsabilità di continuare l'"ora" della redenzione di Cristo attraverso la celebrazione dell'Eucaristia (Cfr. Lettera ai sacerdoti per il Giovedi Santo 1993) e degli altri sacramenti. Non dimenticate mai che il sacerdote deve nutrire in sé, in modo particolare, "gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Ph 2,5).

Essi costituiscono le ragioni d'essere del suo stesso sacerdozio. Questa Cattedrale vi ricorda l'ordinazione sacerdotale, vi richiama la vostra dignità di cooperatori dell'Ordine episcopale. La preghiera, la carità pastorale, amabile e comprensiva, la donazione ai più poveri, l'ascolto della Parola di Dio, la celebrazione dei divini misteri che sono nelle vostre mani, siano per voi cammino perenne di crescita nella santità e nell'apostolato. Iddio vi accompagni sempre nel vostro servizio ecclesiale. Sostenetevi gli uni gli altri con sentimenti di sincera fraternità e di spirituale solidarietà. A tutti, infine, ed a coloro che sono uniti a noi idealmente, soprattutto a quanti sono davanti e attorno alla chiesa, auguro di cuore di non dimenticare mai quanto la Cattedrale significa e ricorda, cioè la fede nel Signore vissuta in comunione col Vescovo; la carità evangelica senza distinzioni o preferenze; la speranza profetica e l'attesa della Gerusalemme celeste, dove parteciperemo per sempre dell'abbondanza della vita divina. Questa mia esortazione vuole essere come una sorta di consegna, che lascio alla vostra Diocesi nel momento di congedarmi da voi. Fratelli e Sorelle di Caltanissetta! Crescete come Chiesa viva, ardente di zelo missionario, attenta a proclamare e testimoniare l'amore misericordioso del Signore.

Io vi ringrazio e tutti vi saluto, impartendo volentieri a ciascuno l'Apostolica Benedizione.

[Al termine dell'incontro il Santo Padre ha pronunciato le seguenti parole:] Sia questa preghiera e questa benedizione un atto di congedo, ma soprattutto un ringraziamento. Noi ogni giorno eleviamo quella grande preghiera che è la preghiera di ringraziamento. E' veramente una cosa degna e necessaria ringraziare il Signore Dio nostro. Ma è anche necessario ringraziare reciprocamente noi stessi e io vi ringrazio in questo momento per tutto ciò che siete come Chiesa di Caltanissetta, nel centro di questa Sicilia, di quest'Isola del tutto speciale. Un'Isola ricca, ricchissima, ma anche molto travagliata. Io vi ringrazio e vi auguro di portare avanti non solamente tutti i nobili progetti umani, ma soprattutto quel grande progetto divino affidato alla Chiesa dovunque, qui in Sicilia e qui a Caltanissetta.

E' questa la nostra vocazione. E' questa la nostra speranza.

Data: 1993-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1993

L'incontro con i seminaristi - Caltanissetta: "Pastores dabo vobis"!"

Voglio ubbidire a quello che ha detto il vostro Rettore, perché anche voi dovete ubbidire al vostro Preposito, al vostro Rettore. Ma prima vi dico qualche parola su quello che ho sentito da voi. Ho sentito il canto: "Pasci le mie pecorelle". Queste parole dette da Gesù a Pietro parlano anche dei Seminari, perché per pascere queste pecorelle di Gesù ci voleva Pietro, ci volevano i Dodici, ci volevano tanti altri, di generazione in generazione, ci volevano le vocazioni, ci volevano le Chiese particolari, le Diocesi, i Seminari, e poi i seminaristi, naturalmente. Tutto questo è la stessa opera, è la stessa consegna fatta a Pietro da Gesù: "Pasci...". Io vi auguro di essere fedeli a quella scintilla che lo Spirito di Gesù ha acceso in voi. La scintilla forse ancora non sa se potrà diventare un fuoco. Ma voi cercate - come si fa con le scintille del fuoco nel campeggio, per esempio - di non lasciarla spegnere, di aiutarla a crescere in un fuoco, perché Gesù ha detto anche: "Sono venuto sulla terra per portare un fuoco". Vi auguro, come ha detto il vostro carissimo Rettore, che si realizzino in voi queste parole del recente Documento pontificio, sinodale soprattutto: "Pastores dabo vobis". Caltanissetta, Sicilia, "Pastores dabo vobis"! Voi siete appunto quella Provvidenza, quell'avvenire in cui si vedono i Pastori che Gesù vuole dare a Caltanissetta, alla Sicilia tutta intera.

Data: 1993-05-10 Data estesa: Lunedi 10 Maggio 1993

Udienza: il discorso di Giovanni Paolo II all'Unione Internazionale Superiore Generali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Siete chiamate ad essere testimonianza vivente del Vangelo"




1. Sono lieto di accogliervi, carissime sorelle, in quest'incontro che ha luogo nel corso dell'assemblea dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG). Vi saluto tutte con affetto. Saluto in particolare la Presidente della vostra Unione, Suor Klara Sietmann, M.S.C.I.

Saluto con stima e riconoscenza il carissimo Cardinale Eduardo Martinez Somalo, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Lo ringrazio per avervi voluto accompagnare a quest'appuntamento e per le cordiali parole che mi ha rivolto.

Suggestivo è il tema del vostro convegno: "Religiose di vita apostolica al servizio della vita". Si tratta di un argomento che rivela la vostra identità di consacrazione e di missione nella Chiesa e vi apre ad inediti orizzonti di nuova evangelizzazione nella società dei nostri giorni. L'impegno per la vita si radica in Colui che è "la Vita" (Jn 14,6), venuto perché tutti "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi" (Jn 15,16), disse Gesù agli Apostoli nel Cenacolo prima della sua passione. Queste parole Egli ripete anche a voi, invitandovi ad uno specifico servizio nella Chiesa. Ciascuna può dunque legittimamente sentirsi chiamata per nome, guardata con una speciale predilezione da parte del Maestro divino. "Vi ho scelto perché andiate...": l'affermazione di Cristo spiega bene come, nella vostra realtà di Religiose di vita apostolica, la vocazione è per la missione.

Come le donne che accompagnarono il Signore durante la sua predicazione fino al Calvario ed oltre la morte, per essere le prime annunciatrici della sua Risurrezione, anche voi siete chiamate per il vincolo speciale della vostra consacrazione, ad essere testimonianza vivente del Vangelo. Per questo, la vita religiosa apostolica femminile, nella varietà dei suoi carismi, è donata alla Chiesa affinché essa, come sposa di Cristo, esprima pienamente la propria missione di grazia e testimoni a tutti le "imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8).

In realtà la vita religiosa è radicata nella confessione gioiosa della risurrezione di Gesù e nella adesione personale e convinta a Cristo risorto, per essere annuncio credibile della sua presenza nel mondo, dell'amore di Dio più forte della morte e del peccato, del destino glorioso della nostra esistenza.


2. Il tema della vostra Assemblea suscita in me sentimenti, speranze e desideri che vorrei quest'oggi manifestare a voi, care sorelle, attivamente operanti nel settore specifico del "vangelo della vita". Da sempre le Religiose sono state, in forza della loro consacrazione verginale e dei carismi apostolici suscitati dallo Spirito, vicine ai problemi della vita: accanto ai bambini, ai malati, agli anziani, ai poveri, ai moribondi, nell'aiuto delle giovani madri, nell'educazione, nella catechesi, nei mille campi dell'azione missionaria.

Oggi tali problematiche sociali sono divenute più acute e complesse.

L'umanità sembra aver smarrito, in molte situazioni, il senso sacro dell'esistenza. Basta pensare al persistere di guerre fratricide, all'offesa alla dignità di donne inermi, allo sfruttamento di bambini innocenti, e a tanti attentati contro l'essere umano. Una civiltà che esalta il valore della persona, non radicandolo pero nella verità inscritta nella coscienza e rivelata da Cristo, cade nella contraddizione di negare il diritto alla vita, specialmente ai più innocenti ed inermi.

La vostra peculiare vocazione, segnata da scelte coraggiose adeguate alle necessità della Chiesa e del mondo, deve esprimersi sulle frontiere della difesa della vita umana in tutto il suo arco terreno, dal concepimento al suo naturale compimento. Ma una autentica difesa della vita richiede l'annuncio del Vangelo, e conseguentemente l'educazione alla fraternità universale in Cristo, la promozione dei diritti umani, la difesa della donna e della sua dignità, una cultura della pace e della comunione fra i popoli, il rispetto della creazione, dono di Dio che deve suscitare la benedizione e la lode del Creatore. Già la vostra consacrazione totale ed esclusiva al Signore rappresenta una testimonianza del valore dell'esistenza che in Dio ha il suo principio e il suo fine. Siamo nati per la vita, per la vita immortale.


3. Carissime sorelle, siate presenti con amore e profetica dedizione là dove la vita è in pericolo, minacciata, offesa, derisa; là dove essa richiede una cura speciale. Servire la vita è donare la vita, come ci dimostra l'esempio di Gesù.

Ecco il segreto di una vita apostolica che non può non radicarsi in un amore grande che, consacrato a Dio, si dedica giorno dopo giorno a testimoniarlo al prossimo più bisognoso. Un amore che cresce con la comunione, si approfondisce nella condivisione, si espande nella programmazione e nella attuazione della missione. Un amore che talvolta, come quello di Gesù, arriva ad essere anche offerta effettiva della propria esistenza.

Quante religiose di vita apostolica, appartenenti ai vostri vari Istituti, hanno sigillato con la grazia del martirio la loro totale dedizione al Signore ed il loro servizio ai più deboli e abbandonati! Care sorelle, il loro esempio vi sia di stimolo e di sostegno. Vale la pena vivere fino in fondo la propria consacrazione, quando essa diventa giorno dopo giorno dono totale di sé, espressione di quell'amore "più grande" che ci rende simili a Cristo.


4. Sorelle carissime, perché la vostra missione risponda effettivamente alle attese del particolare momento storico che stiamo vivendo, occorre ravvivare il carisma e la fedeltà ai consigli evangelici mediante un costante rinnovamento spirituale, al quale "spetta sempre il primo posto anche nelle opere esterne di apostolato" (PC 2).

Confidate in Colui che vi ha chiamato e vi ha scelto. Egli vi ripete parole di coraggio e di speranza: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi" (Jn 15,16). Rispondete alle odierne sfide religiose e sociali con una vita interiore intensa, una preghiera più viva e profonda, un reale spirito di sacrificio e di rinuncia alla mentalità del mondo, con l'unità dei cuori e la generosità della testimonianza. Abbiate soprattutto un grande amore per Cristo nel sacramento dell'Eucaristia. Il suo Spirito farà divampare in voi il fuoco della divina carità rinnovando una specie di "Pentecoste della vita consacrata". Vi renderà capaci di recare, in modo incisivo ed efficace, l'annuncio della vita.

Ecco il mio desiderio e la mia preghiera per voi, in vista anche del prossimo Sinodo sulla vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo.

Vi affido tutte alla Vergine Maria, presente in maniera singolare nella preghiera dei credenti in questo mese di maggio. Durante il tempo pasquale la Chiesa invoca Maria come Madre del Risorto, "Fonte della luce e della vita", come Vergine del Cenacolo, dove si sprigionano le fiamme dello Spirito, come Regina degli Apostoli (Cfr. Messe della Beata Vergine Maria. Tempo pasquale).

La sua materna presenza vi renda gioiose e coraggiose testimoni di Colui che è la "Risurrezione e la Vita" (Jn 12,24).

Vi accompagni pure la mia Benedizione, che estendo volentieri alle vostre Consorelle, ai vostri Istituti ed a coloro che il vostro apostolato quotidianamente raggiunge.

Data: 1993-05-14 Data estesa: Venerdi 14 Maggio 1993

Udienza: ai partecipanti al Capitolo Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Annunciare il Vangelo nel mondo della scuola per rispondere alle attese della società

Cari fratelli delle Scuole cristiane,


1. Siate i benvenuti! Al termine del quarantaduesimo capitolo generale del vostro Istituto, avete voluto incontrare il Papa per testimoniargli la vostra fedeltà alla Sede apostolica. Vi ringrazio vivamente per questo gesto che apprezzo, e vi saluto tutti molto cordialmente. Rivolgo in particolare le mie congratulazioni e i miei auguri al fratello John Johnston, eletto Superiore generale per un secondo mandato; apprezzando la sua generosa disponibilità, lo rassicuro della mia preghiera per lui stesso e per i membri del nuovo Consiglio generale. E gli sono ugualmente grato per le cordiali parole che mi ha appena rivolto a vostro nome.


2. Il vostro fondatore San Giovanni Battista de La Sallé, ha voluto che i membri della vostra famiglia religiosa non accedessero al sacerdozio, poiché riteneva che la missione educativa era talmente impegnativa da giustificare un'autentica "consacrazione", occupando tutto il tempo e tutte le forze dei fratelli.

L'Istituto, che egli fondo a Reims nel 1680 crebbe nel corso dei secoli: siete oggi circa ottomila religiosi, impegnati nell'insegnamento a circa novecentomila alunni, in più di ottanta Paesi.

I fratelli delle Scuole cristiane sono affiancati nelle loro attività da laici che hanno ricevuto la formazione di insegnanti, catechisti e operatori pastorali e che desiderano seguire i metodi e gli obiettivi che derivano dal carisma "Lasalliano". Alcuni rappresentanti qualificati di questi laici hanno partecipato per la prima volta al vostro capitolo generale.

Nel corso dell'Assemblea capitolare avete esaminato con attenzione l'esperienza acquisita, affrontando con coraggio e discernimento le sfide presenti e future. Lo scopo del vostro apostolato resta invariato: annunciare il Vangelo nel mondo della scuola. In questa prospettiva, avete riflettuto attentamente sulla vostra vocazione, sulla vostra identità di fratelli, identità da riscoprire alla luce degli insegnamenti della Chiesa, e anche dei "segni dei tempi", per essere pronti a rispondere alle aspettative della società contemporanea. E' così che si è manifestato il vostro comune desiderio di un nuovo slancio missionario e di un fervido impegno apostolico al servizio della Chiesa.

La vostra missione, cari fratelli, è importante e difficile; dovete svolgerla in un'epoca di notevoli cambiamenti nella società. Restate fedeli al carisma del vostro fondatore. Totalmente consacrati al Signore, dedicatevi senza riserve all'educazione cristiana dei giovani. Che questa rimanga la particolarità essenziale della vostra opera. Mettete in pratica l'alto ideale vissuto sui passi del vostro fondatore, da tante grandi figure del vostro Istituto educatori indimenticabili come Frère Bénilde Frère Scubilion, Frère Arnould, o gli otto fratelli Martiri di Turon, nelle Asturie che mi è stato concesso di beatificare.

Seguendo l'esempio di San Giovanni Battista de La Salle, anche voi rimanete attenti e disponibili al disegno divino; siate in ogni circostanza dei maestri, dei testimoni di Cristo degli educatori cristiani attraverso l'esempio e la parola.


3. Cari fratelli, il vostro apostolato vi rende, nella Chiesa, i primi testimoni della speranza, dinnanzi alle incertezze, ai dubbi o ai problemi che i giovani vivono attualmente con inquietudine.

Ogni educatore cristiano è chiamato, in nome del Signore, a infondere nei propri alunni il rispetto per la verità la fiducia e l'ottimismo per affrontare il loro futuro la virtù cristiana della speranza. Il vostro fondatore amava esortare i propri fratelli a comportarsi verso gli alunni con fermezza paterna e anche con tenerezza per condurli al bene per quanto era loro possibile.

Facendo vostri questi sentimenti, cari fratelli, sarete dei veri apostoli della gioventù.

Ponete sempre Cristo e il Suo Vangelo salvifico al centro della vostra riflessione, dei vostri desideri e delle vostre azioni, affinché tutto ciò che fate sia per la sua gloria e per il bene delle anime.

San Giovanni Battista de La Salle amava con fervore la Beata Vergine Maria. Che essa vi accompagni nella vostra opera educativa! Ricordatevi che il vostro fondatore aveva l'abitudine di dire ai suoi fratelli che la vera devozione alla Beatissima Vergine dava loro fiducia e li aiutava a procedere sulla via della salvezza; in particolare, egli insisteva sulla recita quotidiana del Rosario, con cui amate meditare il mistero con la Madre di Gesù.

Per incoraggiarvi e aiutarvi nella vostra missione di evangelizzazione e nella vostra ricerca della santità vi imparto la mia Benedizione Apostolica che estendo ai vostri confratelli, ai vostri collaboratori, alle vostre collaboratrici, ai vostri alunni e alle loro famiglie.

Data: 1993-05-14 Data estesa: Venerdi 14 Maggio 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Ai lavoratori riuniti in uno stabilimento industriale - Caltanissetta