GPII 1993 Insegnamenti - Lettera al Cardinale Wetter - Città del Vaticano (Roma)

Lettera al Cardinale Wetter - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per il 25° anniversario della consacrazione episcopale

Al venerabile fratello nostro Friedrich S.R.E. Card. Wetter, Arcivescovo di Monaco e di Frisinga.

E' con grande letizia d'animo e abbondanza d'affetto fraterno che oggi, venerabile fratello nostro, le facciamo pervenire questa lettera, poiché noi stessi undici anni fa saggiamente volemmo che ella presiedesse all'antica ed eminente sede di Monaco e Frisinga, e inoltre poco dopo decidemmo di eleggerla nel numero dei nostri più vicini consiglieri quale padre porporato della Chiesa. così dunque abbiamo approfittato di un'opportunità pubblica e illustre per celebrare pubblicamente il suo ministero, da lei perseguito con tanta grande diligenza e nello stesso tempo con fedeltà verso questa Sede Apostolica.

Memori dunque dei numerosi convegni sia li fra il suo clero e il suo amatissimo popolo che qui nella città eterna di Roma, consapevoli dei numerosi colloqui sulle cause e le questioni comuni della Chiesa santa di Dio, con questa nostra lettera vogliamo dialogare un po' con lei come se fossimo presenti e congratularci vivamente con lei per quel memorabile avvenimento della sua vita e del suo sacro operato, che per grande grazia del Divino Pastore si avvicina.

Fra breve infatti ella compirà felicemente il venticinquesimo anno da quando il nostro predecessore d'immortale memoria, Paolo VI, La destino vescovo della sua comunità natale di Speyer, dal momento che prima aveva svolto sia i compiti di parroco zelante tra i suoi, sia l'incarico di maestro insieme di filosofia e teologia nella provincia presso le scuole di Eichstätt e Mainz. Questa solida cultura accademica l'ha preparata in modo mirabile all'ufficio dell'episcopato che le sarebbe toccato.

La sua integrità di dottrina e la fedeltà alla Chiesa le hanno fatto meritare infatti un posto singolare nella Conferenza episcopale di Frisinga eppoi in quella di tutta la Germania, inoltre funzioni eccellenti in tante altre assemblee in materia scientifica e culturale, e anche in colloqui con la comunità evangelica in Germania. Né poi ci sfugge quanto fruttuosamente abbia fino ad ora adempiuto all'apostolato episcopale fra i sacerdoti cooperatori del suo operato e le folle dei fedeli stessi, affinché possa infine nascere il rinnovamento degli animi e degli studi cattolici.

Così abbiamo trovato in lei, venerabile fratello nostro, numerose ragioni per rallegrarci del fatto che l'abbiamo scelta e del venticinquesimo anniversario del suo fruttuoso episcopato. Richiamiamo volentieri alla memoria quei felicissimi incontri che abbiamo avuto con lei e con l'eletto popolo di Monaco e Frisinga in occasione della nostra visita pastorale presso di voi. perciò con gli stessi sentimenti di gioia e di congratulazione vogliamo esserle vicini in questo così onorevole evento della sua carriera.

Frattanto ai principi della Chiesa, Pietro e Paolo, sotto il nome e la protezione dei quali ella inizio felicemente il suo episcopato venticinque anni fa, chiediamo con moltissime preghiere questa grazia dal cielo, che d'ora in poi conservino per molti anni incolume la sua illustre sede episcopale e aggiungano frutti ricchissimi ai suoi lodevoli inizi.

Pegno di un'opera sempre più efficace e documento del favore celeste e della nostra benevolenza nei suoi confronti, sia per lei, venerabile fratello nostro, la benedizione apostolica che impartiamo con questa lettera a lei e alla sua accreditata solerzia per la Chiesa di Monaco e Frisinga.

Dal Vaticano, il 4 giugno 1993, quindicesimo anno del nostro pontificato.

[Traduzione dal latino]

Data: 1993-06-04 Data estesa: Venerdi 4 Giugno 1993

Ad un gruppo di Vescovi statunitensi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il perdono dei peccati è una necessità costante nella vita di ogni cristiano

Cari fratelli nell'Episcopato,


1. Vi do il benvenuto - Vescovi dell'Alabama, del Kentucky, della Louisiana, del Mississippi e del Tennesse - e rivolgo un saluto cordiale a voi, ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e ai laici impegnati delle vostre amate diocesi. "Non cesso di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza... per farvi comprendere... qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti" (Ep 1,17-19). Sono particolarmente lieto di incontrarvi alla vigilia della solenne celebrazione da parte della Chiesa della solennità della Santissima Trinità.

E' proprio nella vita interiore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che la realtà della comunione gerarchica nella Chiesa, di cui è testimone l'antica tradizione delle visite ad Limina trova il suo modello e il suo fondamento. Per rafforzare l'unità visibile della Chiesa, Cristo rende ogni Successore di Pietro il suo "principio e fondamento" (LG 23).

Poiché il mio ministero pastorale a nome delle vostre Chiese particolari è insito nella loro pienezza di comunione con la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, è naturale che io debba gioire dei vostri numerosi progressi, e condividere i vostri problemi e le vostre difficoltà con affetto e sollecitudine personale. Con sentimenti di unità fraterna desidero continuare le riflessioni sul rinnovamento della Chiesa negli Stati Uniti iniziate la scorsa settimana con un altro gruppo di vescovi provenienti dal vostro Paese.


2. Oggi mi soffermero su alcuni aspetti della vita sacramentale. E' soprattutto attraverso l'importante celebrazione dei Sacramenti che il disegno divino di redenzione si compie e opera nella vita dei membri della Chiesa. Attraverso queste azioni di Cristo stesso, lo Sposo comunica alla sua Sposa la potenza della propria morte salvifica finché egli venga di nuovo nella gloria (Cfr. 1Co 11,26).

L'intera serie di visite ad Limina segue l'orientamento del Catechismo della Chiesa Cattolica, recentemente pubblicato.

Il Catechismo è veramente il dono che Dio ha offerto all'intera Chiesa e ad ogni cristiano alle soglie del nuovo millennio. Infatti, prego affinché la Chiesa negli Stati Uniti riconosca nel Catechismo una guida autorevole per una predicazione giusta e toccante, un'inesauribile fonte per i programmi parrocchiali di formazione degli adulti, un testo fondamentale per gli studenti delle Scuole Superiori, dei Collegi e delle Università cattoliche. Il Catechismo presenta in modo chiaro e completo le ricchezze della dottrina sacramentale della Chiesa, basata sulle sue fonti autentiche: le sacre scritture e la Tradizione così come sono state testimoniate dai Padri, dai Dottori e dai Santi, e dal costante insegnamento del Magistero.


3. Dagli albori della Chiesa nella Pentecoste, la conversione a Cristo è legata al Battesimo con il quale le persone enrano a far parte del corpo di Cristo (Cfr. Ac 2,38). Questa rigenerazione "non è un semplice suggello della conversione, quasi un segno esteriore che la dimostri e la attesti, bensi è sacramento che significa ed opera questa nuova nascita dallo Spirito" (RMi 47). Quando la Chiesa amministra il Battesimo "per la remissione dei peccati" - in particolare il peccato originale, la condizione in cui tutti sono nati privi della santità e della giustizia originali (Cfr. CEC 405) - coloro che lo ricevono divengono figli adottivi del Padre nel Figlio. Essi vengono modellati a immagine di Cristo, uniti a Lui a immagine della sua Morte e Risurrezione (Cfr. LG 7), e divengono santi e templi viventi dello Spirito (Cfr. CL 11-13).

All'inizio del mio ministero in questa Sede Apostolica, ho approvato la pubblicazione delle Istruzioni per il battesimo dei bambini, che riaffermavano la convinzione della Chiesa circa la necessità del Battesimo, e la sua antica pratica di battezzare i neonati (Cfr. n. 3). Il Codice di diritto Canonico include questa dottrina quando afferma che "I genitori sono tenuti all'obbligo di provvedere che i bambini siano battezzati entro le prime settimane" (CIC 876, 1; cfr CEC 1250-1252). Tenendo conto del sano principio secondo cui il Battesimo deve essere celebrato soltanto quando esiste la fondata speranza che il bambino venga allevato come Cattolico e così il sacramento possa avere la possibilità di dare frutti (Cfr. Istruzioni, n. 30; CIC 868,2), molte diocesi hanno pubblicato istruzioni particolari per migliorare queste direttive.

Sebbene non intendessero scoraggiare il Battesimo né rendere la sua celebrazione inutilmente difficile tali istruzioni diocesane o parrocchiali sono state applicate a volte in modo più restrittive rispetto a quanto stabilito dalla Santa Sede. Riguardo al Battesimo è stato incautamente negato ai genitori di richiederlo per i propri figli. La carità pastorale ci suggerirebbe di accogliere coloro che si sono allontanati dalla pratica della loro fede (Cfr. Lc 15,4-7), e di evitare di creare esigenze non previste dalla dottrina o dalla legge della Chiesa. In nessun altro caso la natura gratuita e meritata della grazia è più evidente che nel Battesimo dei neonati: "non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Jn 4,10). E' certamente giusto che i Pastori preparino i genitori per l'importante celebrazione del Battesimo del proprio figlio, ma è anche importante che questo sacramento di iniziazione sia soprattutto un dono del Padre al figlio stesso.


4. Il perdono dei peccati sperimentato per la prima volta nel Battesimo è una necessità costante nella vita di ogni cristiano. Ristabilire un adeguato senso del peccato è il primo passo da compiere per affrontare obiettivamente la grave crisi spirituale che incombe oggi sugli uomini e le donne, una crisi che può essere ben descritta come "un'eclissi della coscienza" (RP 18).

Senza una sana consapevolezza dei propri peccati, le persone non sperimenteranno mai la profondità dell'amore redentore di Dio per loro mentre sono ancora dei peccatori (Cfr. Rm 5,8). Poiché è diffusa l'idea secondo cui la felicità consiste nel soddisfare se stessi e nell'essere soddisfatti di se stessi, la Chiesa deve proclamare ancor più energicamente che è soltanto la grazia di Dio, e non modelli terapeutici o di autogiustificazione, che può sanare le divisioni causate dal peccato nel cuore umano (Cfr. Rm 3,24 Ep 2,5).

Il ministero pastorale dei vescovi e dei sacerdoti si scontra costantemente con il fallimento nel riconoscere l'autentica verità circa la persona umana. Come avete giustamente sottolineato, un'antropologia distorta e di parte costituisce per la Chiesa in America una seria sfida pastorale (Cfr. NCCB, Comissione per la Ricerca e le Pratiche Pastorali, Riflessioni sul Sacramento della Penitenza nella Vita Cattolica Oggi). Cosa si può fare per aiutare sacerdoti, religiosi e laici ad avere un senso autentico ed equilibrato di ciò che significa essere infedeli a Dio e quindi peccare? Certamente, è necessario un adeguato insegnamento. Senza dubbio la prima fase di rinnovamento della pratica del sacramento della penitenza consiste nel predicare con chiarezza ciò che ci dice San Giovanni: "Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi" (Jn 1,8). Infondendo nei cuori delle persone un ardente desiderio di perdono e la consolazione di incontrare il Padre che è "ricco di misericordia" (Ep 2,4), coloro che predicano il Vangelo della salvezza aiuteranno i fedeli a riscoprire "la bellezza e la gioia del Sacramento della Penitenza" (PDV 48). Ma la conoscenza deve essere affiancata da sforzi per rendere la pratica del Sacramento della Penitenza il più accessibile e il più utile possibile. Nonostante alcuni segni di speranza questo rimane un problema pastorale serio e urgente. Vi esorto ad affrontarlo con iniziative concrete.

Durante la vostra visita ad Limina del 1988, ho sottolineato che "in qualcosa di sacro come questo sacramento sforzi sporadici non sono sufficienti a superare la crisi" (Discorso ai Vescovi degli Stati Uniti, 31 maggio 1988, n. 8). Ancora una volta vi rinnovo il mio appello affinché voi rendiate migliori i piani pastorali con il chiaro proposito di incoraggiare una celebrazione della Penitenza frequente, devota e gioiosa.


5. Una responsabilità del vostro ministero episcopale è quella di vigilare sull'osservanza delle norme dottrinali e liturgiche che governano la celebrazione della Penitenza (Cfr. CD 15). Per i Cattolici in condizione di peccato mortale, la confessione individuale e completa, con la relativa assoluzione, resta l'unico modo ordinario grazie al quale i fedeli si riconciliano con Dio e con la Chiesa (Cfr. Il CEC 1484; CIC 960 Reconcilatio et paenitentia, n. 17). La parola assolutrice del Divino Medico - "ti sono rimessi i tuoi peccati" (Mc 2,5) - detta dal sacerdote che agisce in persona Christi Capitis, è rivolta personalmente al singolo penitente.

Qualsiasi eccezione in questa pratica viene regolata dalle condizioni di gravis necessitas richieste per concedere l'assoluzione generale (CIC 961 Cfr. CEC 1483), intese secondo l'opinione chiaramente espressa dalla Chiesa a questo riguardo.

Essenziale per il rinovamento della pratica sacramentale è la generosità dei sacerdoti, solleciti nella loro funzione di ambasciatori della misericordia di Dio (Cfr. 2Co 5,20), e saggi sulle vie con cui lo Spirito conduce l'anima verso l'amore di Dio sempre più grande. I programmi di formazione dovrebbero fornire ai sacerdoti l'educazione necessaria per diventare buoni e santi confessori. I seminari hanno bisogno di possedere una piena conoscenza della teologia dogmatica, spirituale e morale. Ispirati dall'esempio di fervidi sacerdoti, essi dovrebbero sviluppare una sensibilità pastorale basata su una sana psicologia della natura umana. Essi dovrebbero crescere nel loro atteggiamento di accoglienza e di profonda compassione verso coloro che cercano la misericordia di Dio. I confessori, che sono strumenti del perdono divino, devono essere pazienti, senza mettere premura ai penitenti o, come accade qualche volta, limitare il numero dei peccati che essi possono confessare. Le parrocchie dovrebbero garantire un preciso orario per la Penitenza, o, quando lo richiede la necessità pastorale, far accedere i fedeli al sacramento prima della Messa. L'Avvento, la Quaresima e i giorni del Sacro Triduo sono dei periodi particolarmente indicati per vivere la conversione e per celebrare il Sacramento della Penitenza.


6. Non possiamo parlare di rinnovamento spirituale delle vostre diocesi senza esaminare attentamente anche la condizione di fede del vostro popolo e della sua partecipazione all'Eucaristia, fonte, centro e culmine della vita della Chiesa (Cfr. LG 11 CEC 1324-1327). "Il sincero dono" di sé da parte di Gesù, offerto sulla croce è reso presente e applicato nell'Eucaristia che "crea" il suo corpo, la Chiesa (Cfr. LG 28 MD 26). Ne consegue che amministrare questo grande mistero è tra i più grandi privilegi e responsabilità del vostro ufficio episcopale. Purtroppo può accadere a volte che la Liturgia sia seriamente alterata da illecite omissioni o aggiunte ai testi approvati. In questi casi, "spetta ai Vescovi" estirparle, "poiché la regolamentazione della Liturgia dipende dal Vescovo nei limiti del diritto" (Vicesimus Quintus Annus, n. 13).

Poiché la parrocchia è essenzialmente una comunità eucaristica, dovrebbe avere un sacerdote che svolga il ruolo "profondamente insostituibile" di celebrare la Messa per i fedeli (Cfr. PDV 26). Alcuni di voi si trovano nella situazione di non essere in grado di fornire un sacerdote per ogni comunità che tradizionalmente ne aveva uno. Come misura temporanea e d'emergenza - poiché la dottrina cattolica non ammette nessun altro giudizio -, è divenuto necessario in alcuni luoghi celebrare una Messa domenicale in assenza del presbitero, e per questo la Santa Sede ha stabilito delle norme appropriate (Cfr. Congregazione per il Culto Divino, Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero). Queste situazioni offrono solo una soluzione temporanea. Apprezzando moltissimo la generosa assistenza dei Religiosi e dei membri laici a questo riguardo, una comunità veramente viva non può rassegnarsi a rimanere senza un sacerdote che le offra l'Eucaristia. Consapevole dell'urgente necessità di sacerdoti per la vita e la missione permanenti della Chiesa, vi esorto a pregare per le vocazioni, a essere personalmente coinvolti nell'invitare i giovani uomini a prendere in considerazione questa vocazione, a nominare sacerdoti adatti come Direttori delle Vocazioni nelle vostre diocesi, e a offrire loro il sostegno di cui hanno bisogno. Nel frattempo, queste comunità che sono "in... attesa" di un presbitero (Direttorio, n. 27) sono motivo di molte benedizioni per i loro partecipanti.


7. I miei ultimi pensieri questa mattina si rivolgono a Denver e alla Giornata Mondiale della Gioventù, durante la quale avro l'opportunità di incontrare i giovani e le giovani di tutta l'America e del resto del mondo. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine ai Vescovi e a tutti coloro che sono impegnati a preparare questo evento. Grazie al vostro incoraggiamento entusiasta, molti giovani, uomini e donne, saranno a Denver, dove proclameranno che Gesù Cristo è il loro Compagno sulla via del pellegrinaggio (Cfr. Jn 15,15) e colui che concede la pienezza della vita (Cfr. Jn 10,10). Dobbiamo pregare affinché, dal cuore della vostra amata nazione, i giovani del mondo siano stimolati ad accettare la missione di proclamare di essere stati "rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva" (1P 1,3).


8. Affidando voi, e tutti i sacerdoti, religiosi e fedeli delle vostre diocesi all'amorevole protezione di Maria, la Vergine Madre della Misericordia, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

Data: 1993-06-05 Data estesa: Sabato 5 Giugno 1993

Messa per la solennità della Santissima Trinità - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Gesù Cristo à la Grazia




1. "Che il Signore cammini in mezzo a noi" (Ex 34,9).

Così prega Mosè, presentandosi di fronte al Dio dell'Alleanza - in mezzo al popolo che Dio ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù.

"Che il Signore cammini in mezzo a noi".

Così pregate anche voi, "Famiglie nuove", riunite oggi in Piazza San Pietro. Voi che siete un nuovo "popolo di Dio", "stirpe eletta" e "sacerdozio regale" (Cfr. 1P 2,9), una "generazione che cerca il volto di Dio" (Cfr. Ps 24,6) nelle vie di quella particolare comunità che è la "famiglia". Famiglia - comunità perennemente presente nella storia, comunità primordiale, prima fra tutte le altre comunità umane - ma sempre nuova. "Nuova" non solo a causa dell'intreccio delle mutevoli circostanze; "nuova", perché generata sempre da un amore nuovo, da una nuova scelta per una rinnovata fedeltà reciproca, per una vita nuova! In questa grande assemblea liturgica vi saluto affettuosamente e lo faccio con le parole di Mosè: "Che il Signore cammini in mezzo a noi"!


2. Queste parole costituiscono innanzitutto una rivelazione di Dio.

Dio è disposto a "camminare in mezzo" agli uomini. Egli che in ogni uomo trova la sua immagine e somiglianza, la ritrova nella comunità umana, nella Comunione delle persone, nell'Alleanza del Matrimonio fra l'uomo e la donna.

"Benedetto è il Dio eterno, Dio dei padri nostri" (Cfr. Da 3,52) - dei nostri padri e delle nostre madri - Dio dei genitori, dei figli e delle figlie.

"Benedetto nel suo tempio santo glorioso" (Cfr. Da 3,53), e al tempo stesso nel "tempio" di tante famiglie umane, nel tempio di ogni "chiesa domestica", dove desidera dimorare e dove trova il "trono del suo regno" (Cfr. Da 3,54).

Questo Dio, una volta invitato dalle parole di Mosè, risponde; risponde in maniera che supera ogni umana aspettativa.

Questo Dio "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna... Ha mandato il Figlio... perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Jn 3,16-17).


3. Nella pienezza dei tempi, questo Dio, che una volta ha parlato a Mosè nella colonna di nube, si rivolge all'umanità intera nel suo Figlio - nel Figlio consustanziale al Padre. Il Figlio dice: "Chi ha visto me ha visto il Padre... Io sono nel Padre e il Padre è in me" (Jn 14,9-10). "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Jn 10,30).

Questo Figlio - Gesù Cristo - è la "Grazia". In Lui si compie in maniera sovrabbondante la preghiera di Mosè: "Che il Signore cammini in mezzo a noi". Il Figlio mandato dal Padre è entrato nella storia dell'uomo, così che Lui stesso "ha svelato l'uomo a se stesso" (Cfr. GS 22), rivelandogli l'amore del Padre.

Nel Figlio si rivela il Padre. L'uomo avvolto dal mistero di Dio, che è Uno nella sua Divinità e quest'Uno - l'Unico - è anche Padre, Figlio e Spirito Santo. La Grazia del Figlio Gesù Cristo rivela "Dio che è Amore" (Cfr. 1Jn 4,8) - rivela l'amore del Padre. La stessa grazia del Figlio è un avvio del comunicarsi della vita divina nello Spirito Santo.

"L'amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e il dono della comunione nello Spirito Santo" (Cfr. 2Co 13,13).

Dio che ha accettato l'invito di Mosè a camminare insieme con il suo popolo, si è fatto conoscere a noi in questo inscrutabile mistero di "COLUI CHE E'" (Cfr. Ex 3,14).

Noi viviamo sempre immersi in questo mistero, nella Vita trinitaria dell'Unico Dio. Oggi celebriamo questo mistero in modo particolare.

Colui che in Gesù Cristo si è fatto conoscere a noi come Padre, Figlio e Spirito Santo, è nella sua Divinità Padre, Figlio e Spirito Santo. E questa è la pienezza della Vita di Dio. E questo è proprio l'Amore.


4. Carissimi fratelli e sorelle! "Famiglie nuove"! Avete scelto la Solennità della Santissima Trinità come giorno del vostro pellegrinaggio "ad Limina Apostolorum".

Volete dare la testimonianza a Dio, che è l'Amore. Volete dare la testimonianza a Dio, che - come Unità Trinitaria di Persone - costituisce un archetipo divino delle famiglie umane. Archetipo eterno, ma al tempo stesso sempre nuovo, per le "famiglie nuove": nuove della novità della vita, nuove della novità della donazione reciproca originante una "comunione di persone": dell'uomo e della donna, che genera in seguito una nuova comunione di persone - quella cioè dei genitori e dei figli.

"Famiglie nuove", scaturite da una grande esperienza del movimento dei "Focolari", a voi è domandato di dare testimonianza a Dio che è l'Amore; a Dio, che è l'Unità nella Trinità; a Dio che "tanto ha amato il mondo da dare il proprio Figlio" - da comunicarsi nello Spirito Santo, innestando così nei nostri cuori una vita nuova.


5. Tale testimonianza acquista una attualità particolare in prospettiva dell'"Anno della Famiglia", proclamato per il prossimo 1994 dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. La Chiesa saluta cordialmente questa iniziativa e ad essa si associa con tutto l'amore che ha per ogni famiglia umana. Vorrei anzi annunciare, proprio nel corso di questo Incontro Internazionale delle Famiglie, una convocazione speciale per l'intero popolo cristiano. Dalla Festa della Sacra Famiglia di quest'anno, fino alla stessa Festa del 1994 celebreremo anche all'interno della Chiesa cattolica l'Anno Internazionale della Famiglia.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia, in rapporto con gli altri organismi competenti, seguirà le iniziative delle Nazioni Unite in spirito di dialogo e collaborazione, preparando e coordinando le celebrazioni e le manifestazioni che saranno promosse all'interno della Chiesa cattolica.

L'Anno Internazionale della Famiglia offrirà senz'altro un'opportunità provvidenziale per approfondire i valori costitutivi di questa istituzione naturale. Sono certo che una loro migliore conoscenza e valorizzazione aiuterà a costruire un mondo più fraterno e solidale, riconoscendo la famiglia come cellula fondamentale della società.

Invito pertanto le Conferenze Episcopali, i Vescovi, le Comunità diocesane e parrocchiali, i Movimenti, i Gruppi e le Associazioni, specialmente quelli quotidianamente impegnati nella pastorale familiare, ad accogliere questo singolare momento di grazia per un lavoro che si spinga ancor più in profondità.

La famiglia, istituzione naturale, comunione di vita e di amore è oggi al centro dell'interesse dei credenti. I valori di donazione, comunione, generosità, amore e i compiti sublimi della procreazione e dell'educazione, che nascono e si alimentano nella famiglia, costituiscono motivo di riflessione per quanti hanno a cuore il destino dell'uomo e dell'umana convivenza.

Ai cristiani è domandato di offrire "un di più" che scaturisce dalla fede e dalla dignità del sacramento conferita da Cristo a questa istituzione naturale. Si tratta di testimoniare la verità e la fedeltà dell'amore nel matrimonio e nella sincera apertura al dono della vita.

Un'apertura ed un'attenzione speciale dovranno essere riservate alle famiglie che vivono nella povertà, in mezzo alle guerre, che sono costrette ad uscire dal proprio paese o sono visitate dal dolore e da sofferenze di vario genere. Ciascuno si impegni nell'assicurare solidarietà e vicinanza alle famiglie che attraversano momenti di crisi ed abbisognano della preghiera e del sostegno della Comunità cristiana.


6. E' quanto cerca di fare il vostro Movimento attraverso l'impegno apostolico delle famiglie. "Famiglie nuove" è infatti un programma di vita proposto ai nuclei familiari cristiani, perché, ad immagine della Sacra Famiglia di Nazaret, si sforzino di vivere in modo concreto il Vangelo dell'amore in costante e docile ascolto dello Spirito del Signore. L'autentico rinnovamento del mondo passa attraverso il rinnovamento delle famiglie sotto l'azione salvatrice di Dio.

Carissime "Famiglie nuove"! Grazie per la vostra numerosa presenza. Vi saluto tutte con affetto e sono lieto di poter celebrare l'Eucaristia con voi quest'oggi, Solennità della SS.ma Trinità.

Mentre vi esprimo gratitudine per quanto operate al servizio dell'evangelizzazione della famiglia in ogni parte del mondo, vi incoraggio a proseguire nel vostro lavoro missionario. Sia il vostro un impegno di annuncio e di testimonianza, uno sforzo di conversione e di comunione per la costruzione d'un mondo vivificato dall'amore di Cristo obbediente e interiormente abbandonato alla volontà del Padre.


7. "Famiglie nuove", occorre che diate testimonianza della grandezza della vocazione di sposi e di genitori a tutte le famiglie del mondo contemporaneo, in ogni luogo della terra, tra le varie nazioni, popoli e culture.

Bisogna che diate quella peculiare testimonianza che solo voi potete dare: famiglie - alle famiglie! "Famiglie nuove", diventate un segno vivo dell'amore di Dio e della Chiesa per ogni nuova famiglia.

"La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (Cfr. 2Co 13,13).

"Il Dio dell'amore e della pace sia con tutti voi" (Cfr. 2Co 13,11)! "Che il Signore cammini in mezzo a noi"! Amen.Data: 1993-06-06 17/01/19102Data estesa: Domenica 6 Giugno 1993 Pag. 19280

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La piena unità che il Signore vuole per i suoi discepoli




1. Quest'oggi, mentre la Chiesa latina celebra secondo il calendario gregoriano la solennità della Santissima Trinità, i Fratelli orientali, che seguono il calendario giuliano, celebrano la grande festa della Pentecoste. Ci uniamo a loro nella gioia e nella concorde vocazione allo Spirito Santo, "che è presente in ogni luogo e tutto riempie" - secondo la preghiera liturgica bizantina -, affinché effonda con abbondanza i suoi doni su di noi per una rinnovata fioritura evangelica e una comune crescita nella fede e nella santità di vita.

L'odierna festosa ricorrenza della Santissima Trinità, mistero di comunione, modello di unità perfetta per la Chiesa e per l'intera famiglia umana, e la celebrazione della Pentecoste da parte dei Fratelli orientali, mi offrono l'occasione di affidare a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo la prossima riunione della Commissione mista del dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, in programma dal 18 al 24 giugno a Balamand, nel Libano, presso la Scuola teologica del Patriarcato greco ortodosso di Antiochia.


2. In occasione della visita a Roma, nel dicembre del 1987, del venerato Fratello, il Patriarca Dimitrios, abbiamo ringraziato insieme il Signore per i solidi progressi realizzati nel comune dialogo. Sulla base di quei risultati e contando soprattutto sul costante aiuto divino, esprimo ora il sincero auspicio che la questione oggi allo studio, relativa ai rapporti tra le Chiese orientali cattoliche e le Chiese ortodosse possa trovare una soddisfacente soluzione. Vi invito a pregare con me lo Spirito Santo perché illumini i cuori e li spinga a ricercare sinceramente le vie di quella piena unità che il Signore vuole per i suoi discepoli. Si potrà così continuare la ricerca teologica finora tanto feconda.

Una chiarificazione leale delle controversie storiche, in spirito di fraternità ecclesiale e in atteggiamento di esclusiva obbedienza alla volontà del Signore, aiuterà a rendere sempre più spedito il dialogo teologico in vista della piena comunione ed indicherà anche vie e modi per offrire già da ora una testimonianza comune di cooperazione disinteressata nell'annuncio del Vangelo.


3. In questo tempo di inquietudine e di tensioni, mentre divampano tragiche lotte e guerre fratricide, l'impegno generoso dei cattolici e degli ortodossi ad intensificare la ricerca della piena unità costituisce sicuramente un contributo reale alla pacificazione tra i popoli e alla costruzione di nuovi rapporti di solidarietà fra le Nazioni.

Carissimi fratelli e sorelle! Affido alla vostra fervida preghiera e a quella di tutti i cattolici sparsi nel mondo questo prossimo importante incontro di dialogo e di carità fraterna. Imploriamo ora su di esso la materna assistenza di Maria con la recita dell'Angelus.

Data: 1993-06-06 Data estesa: Domenica 6 Giugno 1993

Al Presidente della Repubblica Slovacca in visita ufficiale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il primo Presidente della Repubblica Slovacca

Signor presidente, Provo una grande gioia nel ricevere nella persona di sua eccellenza il primo presidente della Repubblica Slovacca, nata il 1° gennaio di quest'anno dopo un lungo periodo di attese e speranza, nell'ambito di una vita democratica finalmente riconquistata.

Consideriamo la sua visita presso il Vescovo di Roma una nuova pietra miliare nel lungo succedersi di rapporti tra il suo popolo e la Sede Apostolica.

Infatti, la Slovacchia ha in merito una lunga storia ed eccelsa. I primi rapporti furono stabiliti già al tempo dell'antico Impero romano. Più tardi, attraverso l'opera apostolica dei santi Cirillo e Metodio, in pieno accordo con il Papa di Roma, fu da voi fondata la Chiesa, improntando così una cultura - alla quale il popolo rimase sempre fedele - che fu notevolmente fecondata attraverso il messaggio evangelico.

Signor presidente, grazie per avere espresso la fedeltà del popolo slovacco nei confronti della Chiesa cattolica. Spesso incontro gruppi del suo Paese, pellegrini alle tombe degli apostoli, e provo anche tanta gioia per essere venuto di persona in visita pastorale a Bratislava. Tramite lei auguro a tutti i suoi connazionali un benessere nazionale, nel pieno rispetto dei valori umani, spirituali e culturali, che sono la più cara eredità del popolo.

I fatti che hanno reso possibile voltare la pagina buia della vostra storia non sono tanto remoti. Si è già fatto un notevole passo in avanti. Ma sappiamo che bisogna continuare affinché l'intero continente possa vivere in pace e raggiungere un giusto benessere. Per fare ciò, abbiamo bisogno di quelle radici profonde, che non sono mai morte nel continente europeo e che debbono nutrire la attiva consapevolezza e speranza degli Europei, iniziando dalla ricchezza delle loro tradizioni.

L'elemento fondamentale del rinnovamento sociale in Europa Centrale è il ritorno della democrazia. Molte volte ho evidenziato questo fatto. La sua visita a Roma rappresenta per me una gradita occasione di esprimere alla Slovacchia i miei auguri per rafforzare le sue istituzioni, affinché ogni suo connazionale possa prendere su di sé la responsabilità della vita comune della nazione insieme agli appartenenti a minoranze etniche.

I ricordi sempre vivi della sofferta storia del popolo slovacco e della sua terra, hanno dimostrato l'importanza del raggiungimento di un accordo costruttivo tra i diversi paesi del continente. Considerando l'identità di ogni popolo non si dovrebbero dimenticare i molti fattori dell'eredità comune, che ci incoraggiano a progredire instancabilmente nel costruire l'unità che potrebbe diventare la fonte di una pace duratura. Possa la Slovacchia, insieme con gli altri paesi europei, continuare nel suo cammino in libertà e solidarietà.

Signor presidente, lei adempie il suo nobile dovere al servizio di un popolo che è in maggioranza cattolico. La Chiesa in Slovacchia, come nel resto del mondo, vuole il vero bene dell'uomo e della società. I cattolici credenti sono chiamati ad appoggiare l'amore tra tutti i singoli membri della nazione, a continuare fiduciosi nel dialogo sincero e rispettoso con i fratelli e le sorelle appartenenti ad altre tradizioni religiose, ad innalzare l'onore dell'essere umano difendendo i suoi autentici valori e sforzandosi di vivere la propria fede nell'amore sincero verso tutti. Vi incoraggio a non risparmiare le vostre forze per il bene del popolo, nella vita democratica e nell'apertura verso i popoli vicini e nella risposta generosa alla chiamata del Vangelo.

In questo istante, mentre la ricevo, signor presidente, ritorno col pensiero alla Repubblica Slovacca, pregando il Signore, la santa Vergine Maria e tutti i santi della sua patria, invocando su di lei, i suoi collaboratori e tutti i suoi connazionali la benedizione di Dio.

[Traduzione dallo slovacco]

Data: 1993-06-07 Data estesa: Lunedi 7 Giugno 1993

Al nuovo Ambasciatore di Romania - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La ripresa dei rapporti diplomatici fra la Santa Sede e le Romania

Signor Ambasciatore,


GPII 1993 Insegnamenti - Lettera al Cardinale Wetter - Città del Vaticano (Roma)