GPII 1993 Insegnamenti - Lettera ai Vescovi degli Stati Uniti - Città del Vaticano (Roma)

Lettera ai Vescovi degli Stati Uniti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "Guai al mondo per gli scandali!

Venerabili e cari Fratelli Vescovi degli Stati Uniti "Guai al mondo per gli scandali!" (Mt 18,7) Negli ultimi mesi sono venuto a conoscenza di quanto voi, Pastori della Chiesa negli Stati Uniti, insieme a tutti i fedeli, state soffrendo a causa di alcuni scandali provocati da membri del clero. Durante le visite ad Limina, spesso la conversazione ha riguardato il problema di come i peccati degli ecclesiastici abbiano urtato la sensibilità morale di molti e siano divenuti un'occasione di peccato per altri. La parola evangelica "guai!" ha un significato particolare, in special modo quando Cristo la usa nei casi di scandalo, e soprattutto di scandalo "dei piccoli" (Cfr. Mt 18,6). Quanto sono severe le parole di Cristo quando parla di tale scandalo, quanto grande deve essere quel male se "chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Cfr. Mt 18,6).

La maggior parte dei vescovi e dei sacerdoti sono devoti seguaci di Cristo, ferventi operai nella sua vigna, e uomini profondamente sensibili ai bisogni dei loro fratelli e delle loro sorelle. E' questo il motivo per cui io, come voi, sono profondamente addolorato, quando sembra che le parole di Cristo possano essere applicate ad alcuni ministri dell'altare. Poiché Cristo li chiama suoi "amici" (Cfr. Jn 15,15), il loro peccato - il peccato di scandalizzare gli innocenti - addolora particolarmente il Suo cuore. Per questo, condivido pienamente la vostra tristezza, la vostra preoccupazione, in particolare la vostra sofferenza per le vittime così gravemente colpite da questi misfatti.

Ogni peccatore che segue la via del pentimento, della conversione e del perdono può invocare la misericordia di Dio, e voi in particolare dovete incoraggiare e assistere coloro che si sono smarriti, affinché si riconcilino e trovino la pace della coscienza. Esiste anche il problema degli strumenti umani per affrontare questo male. Le pene canoniche previste per certe offese e che danno espressione sociale alla disapprovazione per il male sono pienamente giustificate. Esse contribuiscono a mantenere chiara la distinzione fra bene e male, e promuovono il comportamento morale così come il formarsi di una giusta consapevolezza della gravità del male. Come sapete è già stata istituita una commissione di esperti della Santa Sede e della Conferenza Episcopale al fine di studiare come applicare le norme canoniche universali alla situazione particolare degli Stati Uniti nel miglior modo possibile.

Vorrei richiamare la vostra attenzione su un altro aspetto dell'intera questione. Pur riconoscendo il diritto alla dovuta libertà di informazione, non bisogna consentire che il male morale divenga occasione di sensazionalismo.

L'opinione pubblica spesso si nutre di sensazionalismo e in questo i mezzi di comunicazione sociale rivestono un ruolo particolare. Infatti, la ricerca del sensazionale conduce alla perdita di qualcosa che è essenziale per la moralità della società. Viene leso il diritto fondamentale degli individui a non essere facilmente esposti all'irrisione dell'opinione pubblica; inoltre, si crea un'immagine distorta della vita umana. Rendendo l'offesa morale oggetto di sensazionalismo, senza preoccuparsi della dignità della coscienza umana, si agisce in modo radicalmente opposto alla ricerca del bene morale. Vi sono sufficienti prove del fatto che il prevalere della violenza e della scorrettezza nei mezzi di comunicazione sociale è divenuto sorgente di scandalo. Il male può essere sensazionale, ma il sensazionalismo che lo circonda è sempre pericoloso per la condotta morale.

Per questo, le parole di Cristo circa lo scandalo sono dirette a tutte quelle persone ed istituzioni, spesso anonime, che attraverso il sensazionalismo, in vari modi, aprono le porte al male nella coscienza e nel comportamento di ampi settori della società, soprattutto tra i giovani, che sono particolarmente vulnerabili. "Guai al mondo per gli scandali!" Guai alle società in cui lo scandalo diventa un fatto quotidiano.

Così dunque, Venerabili Fratelli, vi trovate di fronte a una duplice grave responsabilità: verso gli ecclesiastici da cui proviene lo scandalo e le loro vittime innocenti, ma anche verso l'intera società sistematicamente minacciata da scandali e responsabile di essi. E' necessario compiere un grande sforzo per fermare la banalizzazione delle grandi opere di Dio e dell'uomo.

Vi esorto a riflettere insieme ai sacerdoti, che sono i vostri collaboratori, e ai laici, e a reagire con tutti i mezzi che sono a vostra disposizione. Fra questi strumenti, il primo e il più importante è la preghiera: ardente, umile, fiduciosa preghiera.

Questa triste situazione deve essere collocata in un contesto che non è esclusivamente umano; deve essere liberata dal venir considerata luogo comune; la preghiera ci rende consapevoli del fatto che tutto - anche il male - trova il suo principale e definitivo punto di riferimento in Dio. In Lui ogni peccatore può risollevarsi. In tal modo il peccato non diventerà un'infausta causa di sensazionalismo, ma piuttosto l'occasione per una chiamata interiore, poiché Cristo ha detto: "Convertitevi" (Mt 4,17). "Il Signore è vicino" (Ph 4,5).

Si, cari fratelli, l'America ha bisogno di pregare di più - per non perdere le propria anima. Noi siamo uniti in questa preghiera, ricordando le parole del Redentore: "Vegliate e pregate per non entrare in tentazione" (Mc 14,38). Cristo, il Buon Pastore, ci esorta ad avere questo atteggiamento quando dice: "abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" (Jn 16,33). Unito a voi nella ferma convinzione che il nostro Salvatore è sempre fedele nel prendersi cura del suo popolo e non mancherà di darvi la forza per adempiere al vostro ministero pastorale, affido il clero, i religiosi e i laici impegnati delle vostre diocesi all'amorevole intercessione della Sua Madre Immacolata, Maria. Con affetto fraterno in Gesù Cristo, imparto la mia benedizione apostolica.

Data: 1993-06-11 Data estesa: Venerdi 11 Giugno 1993

Arrivo all'aeroporto di Siviglia - Spagna

Titolo: Vengo a celebrare con voi il mistero dell'Amore eucaristico

Maestà, Cari fratelli nell'Episcopato, Eccellentissime Autorità, Carissimi fratelli e sorelle di Siviglia, dell'Andalusia e della Spagna intera:


1. Nel giungere nuovamente in questa terra benedetta, torna spontaneamente il ricordo della mia prima visita del 5 novembre 1982, quando ho avuto l'onore di condividere un'indimenticabile giornata di fede e di speranza con i figli e le figlie di Siviglia, nonché di beatificare Suor Angela de la Cruz, esempio luminoso di santità e di amore verso il prossimo.

Il Signore, padrone della storia e dei nostri destini, ha voluto che il XLV Congresso Eucaristico Internazionale si svolgesse nell'antica e illustre sede Sivigliana, permettendomi così di incontrare nuovamente l'amato popolo di Siviglia e tante altre persone di numerosi luoghi della Spagna e della Chiesa universale.

Mi riempie di gioia visitare nuovamente questa terra, la cui gente, che si distingue per la nobiltà dello spirito, per la sua cultura e che ha dato tante prove di profonda fede e amore verso Dio, di venerazione filiale verso la Santissima Vergine e di fedeltà alla Chiesa.


2. Sono lieto di salutare in primo luogo le loro Maestà i Reali, che hanno avuto la cortesia di venire ad accogliermi. Sento il dovere di manifestare loro la mia più viva gratitudine per le amabili parole che Sua Maestà il Re Don Juan Carlos ha voluto rivolgermi, porgendomi il suo cordiale benvenuto anche a nome del nobile popolo spagnolo. Esprimo anche il mio ringraziamento al Governo della Nazione, alle Autorità della Comunità Autonoma Andalusa e alle Autorità della città di Siviglia per la loro gradita presenza in questa occasione e per la loro preziosa collaborazione ai preparativi della mia visita apostolica.

Le mie espressioni di gratitudine si trasformano in un abbraccio fraterno ai miei fratelli nell'Episcopato; in particolare a S.E. l'Arcivescovo di Siviglia, al Signor Presidente e ai membri della Conferenza Episcopale Spagnola, così come ai Cardinali, agli Arcivescovi e ai Vescovi qui presenti. In questo saluto il mio cuore si apre anche con speciale affetto ai cari sacerdoti, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli cristiani di Siviglia, dell'Andalusia e di tutta la Spagna, verso i quali sono debitore nel Signore come Pastore della Chiesa universale.


3. Con questo viaggio apostolico vengo a celebrare anzitutto Gesù Sacramento, che, come espressione di un amore infinito, si offre a noi nell'Eucaristia, mistero della nostra fede e fonte della vita cristiana. Vengo come araldo di Cristo e per compiere la missione affidata all'apostolo Pietro e ai suoi Successori di confermare i fratelli nella fede (Cfr. Lc 22,32). Vengo a celebrare con voi questo mistero dell'Amore eucaristico per inserirlo più profondamente nella vita e nella storia di questo nobile popolo, assetato di Dio, di valori spirituali, di fratellanza, di solidarietà, di giustizia. Vengo come pellegrino di amore e di speranza, con il desiderio di alimentare l'impulso evangelizzatore e apostolico della Chiesa in Spagna. Vengo anche per condividere la vostra fede, le vostre ansie, le vostre gioie e le vostre sofferenze.


4. Il motto del Congresso Eucaristico è molto eloquente: "Christus, lumen gentium", "Cristo, luce dei popoli". Nessun luogo è più adeguato della penisola iberica per proclamare al mondo che l'amore di Cristo nell'Eucaristia, memoriale del suo sacrificio redentore, è il faro che illumina la vita e la storia di generazioni, di popoli, di continenti. Sono qui per testimoniarlo questa schiera di missionari spagnoli che, avendo accolto l'ordine di Gesù Cristo "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15), hanno aperto nuovi e più ampi orizzonti alla fede cristiana. Sono ancora recenti le commemorazioni del V Centenario della Evangelizzazione dell'America, per la cui preparazione, durata nove anni, ho voluto prostrarmi ai piedi della Vergine del Pilar a Saragozza. Con questa visita, nella splendida cornice del Congresso Eucaristico Internazionale, desidero anche rendere omaggio alle gesta evangelizzatrici della Spagna nel Nuovo Mondo. Questo è stato l'obiettivo del Padiglione della Santa Sede nel grande certamen della Esposizione Universale di Siviglia: far conoscere la dimensione evangelizzatrice di una realtà viva e feconda, che ha avuto il suo centro in Spagna 500 anni fa e che oggi, alla fine del XX secolo, continua con rinnovata vitalità e dinamismo.


5. A questo vuole contribuire anche il Congresso Eucaristico, i cui frutti, come afflato dello Spirito, debbono espandersi da Siviglia a tutti i confini della Terra, poiché il sacrificio di Cristo sulla Croce, che si rinnova in ogni Eucaristia "finché Egli venga" (1Co 11,26), è un sacrificio universale destinato a redimere, salvare e liberare tutti gli uomini dal potere del peccato e della morte.

Con la fiducia riposta nel Signore, e sentendomi molto unito agli amati figli di tutta la Spagna, comincio questa visita apostolica che affido alla protezione materna della Santissima Vergine, mentre benedico tutti, ma in modo particolare i poveri, i malati, gli emarginati e quanti soffrono nel corpo o nello spirito.

Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1993-06-12 Data estesa: Sabato 12 Giugno 1993

Dopo l'adorazione eucaristica nella Cattedrale di Siviglia - Spagna

Titolo: Prostrati adoriamo un così grande Mistero

Cari fratelli Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose Adoremus in aeternum Sanctissimum Sacramentum! Uniti agli angeli e ai santi della Chiesa celeste, adoriamo il Santissimo Sacramento dell'Eucaristia. Prostrati adoriamo un così grande Mistero, che racchiude in sé la nuova e definitiva Alleanza di Dio con gli uomini in Cristo.


1. Cari sacerdoti, religiosi e religiose, Carissimi fratelli e sorelle, E' per me motivo di gioia particolare prostrarmi insieme a voi dinanzi a Gesù Sacramento, in un atto di umile e fervida adorazione, di lode a Dio misericordioso, di rendimento di grazie al Dispensatore di ogni bene, di supplica a Chi è "sempre vivo per intercedere a nostro favore" (Cfr. He 7,25).

"Rimanete in me e io in voi" (Jn 15,4), abbiamo appena ascoltato nella lettura del Vangelo sull'allegoria della vite e dei tralci: come si comprende bene questa pagina alla luce del mistero della presenza viva e vivificante di Cristo nell'Eucaristia! Cristo è la vite, piantata nella vigna eletta, che è il Popolo di Dio, la Chiesa. Attraverso il mistero del Pane eucaristico, il Signore può dire a ciascuno di noi: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Jn 6,56). La sua vita si trasmette a noi come la linfa vivificante della vite si trasmette ai tralci, affinché vivano e portino frutto. Senza una vera unione con Cristo - in cui crediamo e di cui ci nutriamo - non possono esserci vita soprannaturale in noi né frutti fecondi.


2. L'Adorazione permanente di Gesù Sacramentato è stata il filo conduttore di tutti gli atti di questo Congresso Eucaristico Internazionale. perciò esprimo le mie felicitazioni e il mio ringraziamento a quanti, con tanta sollecitudine pastorale e impegno apostolico, si sono assunti la responsabilità del Congresso.

In effetti, l'Adorazione permanente - tenuta in tante chiese della città e in molte di esse anche durante la notte - è stata un tratto che ha arricchito e caratterizzato questo Congresso. Possa questa forma di adorazione, che si concluderà con una solenne veglia eucaristica questa notte, continuare anche in futuro, affinché in tutte le parrocchie e le comunità cristiane si instauri abitualmente una qualche forma di adorazione alla Santissima Eucaristia.

Qui a Siviglia è d'obbligo ricordare colui che fu sacerdote di questa Arcidiocesi, arciprete di Huelva, più tardi Vescovo di Malaga e successivamente di Palencia: S.E. Manuel Gonzalez, il Vescovo dei tabernacoli abbandonati. Egli si sforzo di ricordare a tutti la presenza di Gesù nei tabernacoli, a cui spesso noi rispondiamo in modo tanto inadeguato. Con la sua parola e il suo esempio non cessava di ripetere che nel tabernacolo di ogni chiesa abbiamo un faro di luce, a contatto del quale le nostre vite possono illuminarsi e trasformarsi.


3. Si, cari fratelli e sorelle, è importante che viviamo e insegniamo a vivere il mistero totale dell'Eucaristia: Sacramento del Sacrificio, del Banchetto e della Presenza permanente di Gesù Cristo Salvatore. Sapete bene che le varie forme di culto alla Santissima Eucaristia sono proseguimento e, a loro volta, preparazione al Sacrificio e alla Comunione. Occorrerà insistere nuovamente sulle profonde motivazioni teologiche e spirituali del culto al Santissimo Sacramento al di fuori della celebrazione della Messa? E' vero che le ostie consacrate vengono conservate nella pisside, sin dal principio, per poterle portare in comunione ai malati e agli assenti alla celebrazione. Ma, come dice il Catechismo della Chiesa cattolica, "Approfondendo la fede nella presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, la Chiesa ha preso coscienza del significato dell'adorazione silenziosa del Signore presente sotto le specie eucaristiche" (CEC 1379).


4. "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Sono parole di Cristo risorto prima di salire al cielo il giorno della sua Ascensione.

Gesù Cristo è veramente l'Emmanuele, Dio con noi, dalla sua Incarnazione fino alla fine dei tempi. E lo è in modo particolarmente intenso e vicino nel mistero della sua presenza permanente nell'Eucaristia. Che forza, che consolazione, che ferma speranza suscita la contemplazione del mistero eucaristico! E' Dio con noi che ci rende partecipi della sua vita e ci manda nel mondo per evangelizzarlo, per santificarlo! Eucaristia ed Evangelizzazione è stato il tema del XLV Congresso Eucaristico Internazionale di Siviglia. Su di esso avete riflettuto intensamente in questi giorni e nel corso della sua lunga preparazione. L'Eucaristia è veramente "fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5); è l'orizzonte e la mèta di tutta la proclamazione del Vangelo di Cristo. Verso di essa siamo sempre indirizzati dalla parola di Verità, dalla proclamazione del messaggio di salvezza. Pertanto, ogni celebrazione liturgica dell'Eucaristia, vissuta secondo lo spirito e le norme della Chiesa, ha una grande forza evangelizzatrice. Infatti la celebrazione eucaristica svolge un'essenziale ed efficace pedagogia del mistero cristiano: la comunità dei credenti è convocata e riunita come famiglia e popolo di Dio, Corpo di Cristo; si nutre alla duplice mensa della Parola e del Banchetto sacrificale eucaristico; è mandata nel mondo come strumento di salvezza. Tutto ciò va a lode e rendimento di grazie al Padre.

Chiedete con me a Gesù Cristo, il Signore, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra salvezza, che, dopo questo Congresso Eucaristico, tutta la Chiesa esca rafforzata per la nuova evangelizzazione di cui il mondo intero ha bisogno: nuova, anche per il riferimento esplicito e profondo all'Eucaristia, come centro e radice della vita cristiana, come semina ed esigenza di fratellanza, di giustizia, di servizio a tutti gli uomini, a partire dai più bisognosi nel corpo e nello spirito. Evangelizzazione per l'Eucaristia, nell'Eucaristia e dall'Eucaristia: sono tre aspetti inseparabili di come la Chiesa vive il mistero di Cristo e compie la propria missione di comunicarlo a tutti gli uomini.


5. Voglia Dio che dall'intimità con Cristo Eucaristia nascano molte vocazioni di apostoli, di missionari, per portare questo Vangelo di salvezza fino ai confini della terra. Essendo da poco trascorse le celebrazioni del V Centenario dell'Evangelizzazione dell'America, chiedo ai sacerdoti e ai religiosi spagnoli che - secondo le necessità e le circostanze del momento attuale - siano disponibili, come in altre epoche, a servire fraternamente le Chiese sorelle dell'America Latina nell'urgente impegno di evangelizzazione, secondo lo spirito e le riflessioni della IV Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano che ha avuto luogo lo scorso mese di ottobre a Santo Domingo. Oggi tutta la Chiesa sta chiedendo a gran voce un nuovo slancio missionario, un vibrante spirito di evangelizzazione "nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni".


6. "Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità" (Jn 4,23), ha detto Gesù alla samaritana accanto al pozzo di Sicar. L'adorazione dell'Eucaristia "è la contemplazione e il riconoscimento della presenza reale di Cristo, nelle sacre specie, al di fuori della celebrazione della Messa (...) E' un vero incontro di dialogo grazie al quale (...) ci apriamo alla esperienza di Dio (...) E' allo stesso modo un atto di solidarietà con le necessità e i bisogni del mondo intero" (Documento-base del Congresso, n. 25). E questa adorazione eucaristica, per la sua stessa dinamica spirituale, deve spronare al servizio di amore e di giustizia verso i fratelli.

Dinanzi alla presenza reale e misteriosa di Cristo nell'Eucaristia - presenza "velata", in quanto si vede soltanto con gli occhi della fede - comprendiamo con una luce nuova la parola dell'Apostolo Giovanni, che così tanto sapeva dell'amore di Cristo: "Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Jn 4,20). perciò si è voluto che questo Congresso avesse una chiara proiezione evangelizzatrice e di testimonianza, che si rendesse presente in tutti i campi della vita e della società. Ho la ferma speranza che l'ansia evangelizzatrice susciterà nei cristiani una sincera coerenza tra fede e vita, e porterà a un maggiore impegno di giustizia e carità, alla promozione di rapporti più giusti tra gli uomini e tra i popoli. Da questo Congresso deve nascere - specialmente per la Chiesa in Spagna - un rafforzamento della vita cristiana, sulla base di una rinnovata educazione nella fede. Quanto è importante, in mezzo all'ambiente sociale di oggi sempre più secolarizzato, promuovere il rinnovamento della celebrazione eucaristica domenicale e dell'esperienza cristiana della domenica! La commemorazione della Risurrezione del Signore e la celebrazione dell'Eucaristia devono colmare di contenuto religioso, autenticamente umanizzatore, la domenica. Il riposo domenicale dal lavoro, la cura della famiglia, il coltivare i valori spirituali, la partecipazione alla vita della comunità cristiana, contribuiranno a creare un mondo migliore, più ricco di valori morali, più solidale e meno consumista.


7. Voglia il Signore, Luce dei popoli - che in questi giorni sta gettando a piene mani il seme della verità in tanti cuori - moltiplicare con la sua fecondità divina i frutti di questo Congresso. E uno di questi, forse il più importante, sarà il rinascere di vocazioni. Chiediamo al Padrone della messe che invii operai alla sua messe (Cfr. Mt 9,38): occorrono molte vocazioni sacerdotali e religiose.

E ciascuno di noi, con la sua parola e col suo esempio di dono generoso, deve convertirsi in un "apostolo degli apostoli", in un promotore di vocazioni.

Attraverso l'Eucaristia Cristo chiama oggi insistentemente molti giovani: "seguitemi, vi faro pescatori di uomini" (Mt 4,19): siate, voi sacerdoti, religiosi e religiose, i portavoce, gioiosi e convincenti, di questa chiamata del Signore.

Che la Vergine Maria, che a Siviglia e in questa Santa Chiesa Cattedrale, è venerata con il titolo di Nostra Signora dei Re, ci sproni e ci guidi all'incontro con suo Figlio nel mistero eucaristico. Lei, che fu la vera Arca della Nuova Alleanza, Tabernacolo vivo del Dio incarnato, ci insegni a trattare con purezza, umiltà e fervida devozione Gesù Cristo, suo Figlio, presente nel Tabernacolo. Lei, che è la "Stella dell'evangelizzazione", ci sostenga nel nostro cammino di fede per portare la Luce di Cristo a tutti gli uomini, a tutti i popoli.

Così sia.

Data: 1993-06-12 Data estesa: Sabato 12 Giugno 1993

Nella piazza della "Virgen de los Reyes" a Siviglia - Spagna

Titolo: Beati per aver creduto

Carissimi fratelli e sorelle,


1. Da questo simbolo di Siviglia che è la Giralda, di fronte alla Piazza della Vergine dei Re e vicino al monumento dell'Immacolata, rivolgo a voi tutti il mio più cordiale e affettuoso saluto, mentre ci accingiamo a recitare l'Angelus, la preghiera in onore di Nostra Signora, tanto amata e venerata in questa terra, che con giustificato orgoglio chiamate di Maria Santissima.

Il Papa è molto lieto di trovarsi nuovamente in questa antica e illustre città, che ha dato i natali a San Leandro e a Sant'Isidoro, per adorare con voi la Santissima Eucaristia e per rendere omaggio alla nostra Madre del cielo. E' ben noto che i credenti sivigliani hanno ereditato dai loro antenati due devozioni, che hanno caratterizzato da tempo immemorabile la spiritualità cristiana della vostra gente: la devozione al Santissimo Sacramento e la devozione alla Vergine Maria. Senza queste due devozioni non si comprenderebbe la storia di questa Chiesa sivigliana.


2. Anche in questa occasione, nel momento in cui ci accingiamo a chiudere queste intense giornate eucaristiche, avete voluto riaffermare questa tradizione secolare portando questa mattina, in processione solenne, l'immagine della Vergine dei Re, che da più di sette anni è la vostra patrona e presiede i grandi avvenimenti di questa città. Siviglia ha sempre posto la Vergine vicino a Gesù Sacramento, come dimostra quell'immagine dell'Immacolata nella splendida teca di Arfe che ha percorso le vostre strade il giorno del Corpus Christi. Mi torna anche in mente, come armoniosa congiunzione delle devozioni eucaristica e mariana, la bella danza dei Seises che ho avuto occasione di ammirare nella mia precedente visita durante la gioiosa cerimonia di beatificazione di Suor Angela de la Cruz.


3. In quest'ora dell'Angelus desidero esortare tutti a pregare Maria, affinché conservi e accresca sempre, in questa sua Siviglia, la ricchezza, allo stesso tempo profonda e radicata nel popolo, del culto e della pietà eucaristica. Che dall'Eucaristia nascano e con essa si alimentino tutte le vostre devozioni, tutti gli sforzi per promuovere e rendere feconda la vita cristiana. Che il sacramento eucaristico fortifichi il vostro amore verso Dio e i fratelli; che si accenda la vostra fede e sia resa più ferma la vostra speranza.

Fin d'ora, voglio che l'affettuoso saluto del Papa arrivi a tutti, visitando come un amico il cuore di ogni persona che mi ascolta per dargli speranza, gioia, volontà per superare gli ostacoli, e continuare a costruire la società nuova della grande famiglia spagnola. Desidero rivolgere un saluto speciale da qui, ai malati, agli anziani, agli emarginati, ai poveri, a quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Sappiano che la Chiesa è molto vicino a loro, che li ama, che li accompagna nelle loro pene e difficoltà, che vuole aiutarli a superare le prove e che li spinge a confidare nella Provvidenza divina e nella ricompensa promessa per il sacrificio. Che a tutti giunga la mia benedizione come segno di grazia e di comunione.


4. L'incontro con voi in questa Piazza della Vergine dei Re, nell'ora dell'Angelus fa battere il mio cuore, come quello di Elisabetta nel ricevere il saluto di Maria. E, sempre come Elisabetta, voglio proclamarvi beati per aver creduto, per aver accolto nei vostri cuori la Parola di Vita. Quella Parola che si fece carne per abitare tra noi, per nutrirci, per essere il Pane del cielo che riceviamo nell'Eucaristia e che ci accompagna sempre nel silenzio del tabernacolo.

Nelle cerimonie di questi giorni, lasciamo che i nostri cuori rispondano al sentimento profondo di quella fratellanza, che diviene una realtà ricca e feconda nell'Eucaristia, e si alimenta della comune Maternità spirituale della Vergine.

Invochiamo ora la Vergine con la preghiera dell'Angelus. Che Ella conceda a noi tutti la grazia che il Signore ci riserva in queste solennità.

Data: 1993-06-12 Data estesa: Sabato 12 Giugno 1993

Messa con ordinazioni a Siviglia - Spagna

Titolo: Non consideratevi maestri al di fuori di Cristo

"E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce" (1P 5,4).


1. Queste parole della seconda lettura, che l'Apostolo San Pietro rivolge ai presbiteri, fanno da cornice alla nostra celebrazione, alla vigilia della solenne chiusura del XLV Congresso Eucaristico Internazionale, nel corso del quale il Signore mi concede la gioia di conferire il Sacramento dell'Ordine del presbiterato a questo folto gruppo di diaconi.

Il nostro supremo e unico Pastore, che è Cristo Gesù, unito nel Cenacolo insieme ai suoi discepoli, dice loro: "Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi" (Lc 22,15). Queste parole mi fanno sentire molto unito a voi, carissimi figli, che riceverete l'Ordine Sacro del presbiterato. E il nostro sguardo di fede e i nostri cuori si stringono intorno al mistero del sacrificio redentore di Cristo, Luce delle genti, che da questo Congresso Eucaristico Internazionale di Siviglia si diffonde come un faro luminoso sulla Chiesa e sul mondo.

Eucaristia e sacerdozio sono due realtà intimamente legate, come vediamo nelle parole di Gesù, che sono state or ora proclamate: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19). Infatti, questo mandato sarebbe stato vano se non fosse stato dato "agli Apostoli e ai loro successori nel sacerdozio" il "potere di consacrare, offrire e amministrare il corpo e il sangue del Signore" (Concilio di Trento, Ses. 23, c. 1: DS 1764. 1). Fu allora, nell'Ultima Cena, durante l'istituzione dell'Eucaristia, che Gesù costitui gli Apostoli "sacerdoti del Nuovo Testamento" (ibid Ses. 22, c. 1: DS 1740). Per tutto ciò, ci sentiamo oggi come nel Cenacolo, poiché in una stessa azione liturgica si uniscono la celebrazione della Santissima Eucaristia e l'ordinazione sacerdotale.


2. In questa cerimonia di ordinazione, in cui attraverso l'imposizione delle mie mani voi, cari diaconi, diventerete ministri del sacrificio eucaristico, avverto l'emozione di tutti i presenti. Guardando ciascuno di voi, intuisco le preghiere e i sacrifici di tanti padri e madri, di tanti educatori, di tante persone consacrate e gente semplice, cui la Chiesa è profondamente grata. In modo speciale desidero ricordare l'opera feconda - per la maggior parte silenziosa - di tanti sacerdoti che vi hanno preceduto, i quali, con la loro vita santa e la loro dedizione apostolica, hanno reso possibile oggi questa ordinazione che colma di gioia tutta la Chiesa.

Sono lieto di salutare con vivo affetto i miei Confratelli nell'Episcopato. In particolare S.E. l'Arcivescovo di Siviglia, i Signori Cardinali e i Signori Vescovi che oggi, con grande soddisfazione, presentano alla Chiesa alcuni dei propri figli prediletti affinché, con l'imposizione delle mani, vengano ordinati "sacerdoti del Nuovo Testamento" al servizio del Popolo di Dio.

Rivolgo una parola particolare di affetto ai seminaristi di tutta l'Andalusia che, insieme ai loro educatori, hanno voluto unirsi a questa importante celebrazione.

Il mio più affettuoso benvenuto va a tutte le persone qui presenti che partecipano a questo rito di ordinazione, in particolare ai padri e agli altri familiari di quanti riceveranno l'Ordine sacro.


3. Abbiamo appena ascoltato le parole che il Signore rivolge ai discepoli durante l'Ultima Cena: "Io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Lc 22,27). Gesù ha ordinato loro di lavorare per il suo Regno, ma li avverte che la loro missione non ha nulla a che vedere con l'esercizio dell'autorità secondo il modello umano.

Nella prima lettera di San Pietro, che abbiamo ascoltato (1P 5,1-4), vi sono alcune esortazioni ai presbiteri e si ricorda ad essi che il loro servizio è insito in quello del Supremo Pastore, da cui riceveranno "la corona della gloria che non appassisce" (1P 5,4).

Con le stesse parole dell'apostolo Pietro, voglio esortare anche voi, carissimi figli, nell'ordinarvi presbiteri: "pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri, secondo Dio" (1P 5,2).

Siate pastori secondo il Cuore di Dio; secondo il Cuore di Colui che disse di sé: "Io sono il Buon Pastore" (Jn 10,11). In un mondo come il nostro, tanto esposto a tentazioni che allontanano l'uomo dal mistero di Dio, il sacerdote, come buon pastore, deve essere trasparenza del volto misericordioso di Gesù, l'unico che salva; deve insegnare agli uomini che Dio li ama infinitamente e li aspetta sempre; deve rispecchiare i sentimenti di Cristo stesso offrendo sempre testimonianza di un'immensa carità pastorale.


4. Nel ricevere l'ordinazione sacerdotale durante questo XLV Congresso Eucaristico Internazionale, il vostro cuore è particolarmente pieno di gioia perché, per volontà del Signore, diventerete ministri dell'Eucaristia. Il Concilio Vaticano II ci insegna che la "carità pastorale scaturisce soprattutto dal sacrificio eucaristico, il quale risulta quindi il centro e la radice di tutta la vita del presbiterio, cosicché l'anima sacerdotale si studia di rispecchiare in sé ciò che viene realizzato sull'altare" (PO 14). perciò, con le parole del Rituale dell'ordinazione, vi esortero, facendo riferimento all'Eucaristia: "Rendetevi conto di ciò che fate e imitate ciò che trattate, in modo che, nel celebrare il mistero della morte e della risurrezione del Signore, vi sforziate di far morire in voi il male e cerchiate di camminare in una vita nuova".

L'Eucaristia di cui diventerete i ministri non è un rito separato dalla vita. Il sacerdote, sull'altare, unisce i fedeli al sacrificio di Cristo, offrendo non soltanto le loro preghiere, ma anche tutte le loro opere buone, le loro gioie e sofferenze, le loro richieste e lodi, facendo si che la vita dei fedeli sia un'offerta a Dio. Nelle vostre mani sacerdotali, cari fratelli, Cristo depositerà l'immenso tesoro della redenzione, della remissione dei peccati. Voglio esortarvi affinché nel ministero che intraprenderete oggi non trascuriate il sacramento della riconciliazione, in cui tutti i cristiani ricevono il perdono per i loro peccati. Promuovete un'azione pastorale che porti i fedeli alla conversione personale, e per far ciò dovrete dedicare al ministero del perdono tutto il tempo necessario, con generosità, con pazienza di autentici "pescatori di uomini".


5. Nella prima lettura della nostra celebrazione eucaristica, vediamo il profeta Geremia che riceve il mandato di annunciare la Parola del Signore. Una missione che anche voi, carissimi ordinandi, ricevete oggi come ministri e servitori della Buona Novella. Il Signore, che inizio la sua vita pubblica predicando la conversione, affido in modo speciale ai suoi discepoli il ministero della predicazione. Durante la sua vita pubblica, li invio a predicare. Anche voi, quali sacerdoti, sarete chiamati a proclamare la parola di vita, ad annunciare la Buona Novella della salvezza. Questo è ciò che i fedeli si aspettano e che la Chiesa vi chiede: che siate autentici ministri della Parola, affinché, come ci dice San Paolo: "gli uomini vi considerino ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (Cfr. 1Co 4,1). La vostra fedeltà alla missione ricevuta si inserisce nel mistero della Chiesa, in cui Gesù è presente e operante per la salvezza del mondo.

Vi esorto, quindi, affinché la vostra predicazione si ispiri sempre alla Parola di Dio, trasmessa dalla Tradizione e proposta autorevolmente dal Magistero della Chiesa. Parlate con coraggio, predicate con fede profonda, esortando sempre alla speranza, quali testimoni del Signore risorto. Non consideratevi maestri al di fuori di Cristo (Cfr. Mt 23,8), bensi testimoni e servitori, secondo l'esortazione del Messale Romano: "Cercate di credere in ciò che leggete, di insegnare ciò in cui credete e di praticare ciò che insegnate".


6. Non possiamo dimenticare che una delle immagini che i Vangeli ci mostrano ripetutamente è quella di Gesù in preghiera. Il Signore, in quanto inviato dal Padre, prega sempre. La sua preghiera fa parte del suo ministero sacerdotale; e così, vediamo che il momento in cui ci si mostra pregando con maggior forza per tutti è la grande preghiera sacerdotale durante l'Ultima Cena (Cfr. Jn 17,1-26), quando istituisce l'Eucaristia e il Sacerdozio.

Come può quindi ogni sacerdote non sentirsi chiamato all'intimità col Signore nella preghiera? Infatti, la preghiera è un elemento essenziale nella vita e nell'attività pastorale del presbitero. così scriveva della necessità di pregare del ministro consacrato un sacerdote di questa terra e patrono del clero secolare spagnolo, San Giovanni di Avila: "Che grande impresa è adorare e offrire questo sacrificio, e fare queste due cose insieme. Perché per fare bene e perché siano valide, non bisogna separare l'una dall'altra! L'adorare è pregare; e colui che ha per ufficio il sacrificare deve avere per ufficio il pregare, in quanto è intermediario tra Dio e gli uomini, per chiederGli misericordia; e non senza far nulla, bensi offrendogli il dono che placa l'ira, che è Cristo, nostro Signore" (Esercizi Spirituali, 2).


7. E' sulla base della piena configurazione a Cristo che si intende la legislazione della Chiesa latina - e anche quella di alcuni riti orientali - che esige da tutti i sacerdoti il celibato: questa "volontà della Chiesa trova la sua ultima motivazione nel legame che il celibato ha con l'Ordinazione sacra, che configura il sacerdote a Gesù Cristo Capo e Sposo della Chiesa" (PDV 29). Chiedete, quindi, al Signore la grazia di vivere intensamente questo grande dono con cui ha benedetto la sua Chiesa. E' questa un'esortazione che rivolgo non solo agli amati figli che dovranno essere ordinati, ma anche, con affetto e gratitudine, a tutti i sacerdoti qui presenti e a quanti, nei diversi campi della pastorale e dell'azione apostolica in Spagna collaborano generosamente con i Vescovi nell'importante compito della nuova evangelizzazione. Siate sempre, con la vostra vita santa e generosa, luce e sale che illumina e dà sapore di virtù cristiana a quanti vi circondano. La vostra testimonianza di sacerdoti deve essere sempre evangelizzatrice, affinché chi ha bisogno di luce e di fede accolga con gioia la parola di salvezza; affinché i poveri e i derelitti sentano la vicinanza della solidarietà fraterna; affinché gli emarginati e gli abbandonati percepiscano l'amore di Cristo; affinché quanti non hanno voce si sentano ascoltati; affinché quanti sono trattati ingiustamente trovino difesa e aiuto.


8. Cari figli che vi preparate a ricevere dalle mie mani l'ordinazione sacerdotale! Come sono vasti gli orizzonti che Cristo e la sua Chiesa pongono oggi davanti a voi! Aprite le vostre anime per ricevere questo grande dono di Dio. Vi affido all'intercessione della Beatissima Vergine Maria, "Madre di Gesù Cristo e Madre dei sacerdoti", affinché vi dedichiate pienamente alla realizzazione dell'ideale di vita sacerdotale che la Chiesa vi presenta.

Il Signore vi offre oggi "la corona della gloria che non appassisce" (1P 5,4). "Passa la scena di questo mondo" (1Co 7,31), ma Cristo, Luce delle genti, è il sacerdote di un'Alleanza che non passa, che non appassisce perché è eterna.

[Al termine della Celebrazione eucaristica Giovanni Paolo II ha voluto rivolgere ancora un saluto ai numerosissimi fedeli presenti. Queste le sue parole:] I miei migliori auguri per tutti, specialmente per i presbiteri appena consacrati. Per tutte le loro famiglie, famiglie d'origine, famiglie spirituali, ecclesiali, parrocchie, diocesi. Per i signori Vescovi, tutti e ciascuno, e anche per il Papa.

Data: 1993-06-12 Data estesa: Sabato 12 Giugno 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Lettera ai Vescovi degli Stati Uniti - Città del Vaticano (Roma)