GPII 1993 Insegnamenti - Preghiera sulla tomba della Beata Angela a Foligno - Umbria

Preghiera sulla tomba della Beata Angela a Foligno - Umbria

Titolo: La "perfetta letizia" del perdono di Dio

Beata Angela da Foligno! Grandi meraviglie ha compiuto in te il Signore.

Noi oggi, con animo grato, contempliamo e adoriamo l'arcano mistero della divina misericordia, che ti ha guidata sulla via della Croce fino alle vette dell'eroismo e della santità.

Illuminata dalla predicazione della Parola, purificata dal Sacramento della Penitenza, tu sei diventata fulgido esempio di virtù evangeliche, maestra sapiente di discernimento cristiano, guida sicura nel cammino della perfezione.

Hai conosciuto la tristezza del peccato, hai sperimentato la "perfetta letizia" del perdono di Dio.

A te Cristo si è rivolto con i dolci titoli di "figlia della pace" e di "figlia della divina sapienza".

Beata Angela! confidando nella tua intercessione, invochiamo il tuo aiuto, perché sincera e perseverante sia la conversione di chi, sulle tue orme, abbandona il peccato e si apre alla grazia divina.

Sostieni quanti intendono seguirti sulla strada della fedeltà a Cristo crocifisso nelle famiglie e nelle Comunità religiose di questa Città e dell'intera Regione.

Fa' che i giovani ti sentano vicina, guidali alla scoperta della loro vocazione, perché la loro vita si apra alla gioia e all'amore.

Sostieni quanti, stanchi e sfiduciati, camminano con fatica fra dolori fisici e spirituali.

Sii luminoso modello di femminilità evangelica per ogni donna: per le vergini e le spose, per le madri e le vedove.

La luce di Cristo, che rifulse nella tua difficile esistenza, brilli anche sul loro cammino quotidiano.

Implora, infine, la pace per noi tutti e per il mondo intero.

Ottieni per la Chiesa, impegnata nella nuova evangelizzazione, il dono di numerosi apostoli, di sante vocazioni sacerdotali e religiose.

Per la Comunità diocesana di Foligno implora la grazia di un'indomita fede, di una fattiva speranza e di un'ardente carità, perché, seguendo le indicazioni del recente Sinodo, avanzi spedita sulla strada della santità, annunciando e testimoniando senza sosta la perenne novità del Vangelo.

Beata Angela, prega per noi!

Data: 1993-06-20 Data estesa: Domenica 20 Giugno 1993

Al Comitato esecutivo della Federazione Biblica Cattolica - Proclamare con ferma fiducia la parola di Dio

Eccellenza, Cari amici, "In religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia (DV 1).


1. In queste parole, con cui inizia la costituzione dogmatica sulla rivelazione divina del Concilio Vaticano II "Dei Verbum", i padri del Sacro Sinodo ci ricordano le due attività che costituiscono le basi della grande opera di evangelizzazione: prima la Chiesa è chiamata ad ascoltare attentamente la buona novella della vita eterna, e poi a condividere con tutta l'umanità la parola rivelatale, "affinché per l'annuncio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami" (DV 1). Voi, membri della Federazione biblica cattolica, cercate di dare uno speciale contributo alla Chiesa, in modo che essa possa adempiere ancor più efficacemente al suo ruolo nel piano salvifico di Dio attraverso la predicazione del "Vangelo a ogni creatura" (Mc 16,15). Oggi estendo a voi un cordiale benvenuto e vi assicuro dei miei più buoni auguri affinché i vostri sforzi saranno fatti fruttificare da una nuova effusione dello Spirito Santo.


2. La vostra Federazione fu fondata allo scopo di fornire lo strumento alle direttive del Concilio Vaticano II riguardanti le Sacre Scritture nella vita della Chiesa, ed essa trova gli elementi basilari del suo programma nel sesto capitolo della "Dei Verbum". Li i padri conciliari esprimono un particolare interesse affinché "è necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura", perché "nei libri sacri il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi" (DV 22 DV 21).

Provvedere i membri della comunità cristiana delle Scritture e aprire loro le menti a ciò che lo Spirito là dice alle Chiese (Cfr. Ap 2,7) sono mezzi sempre necessari per costruire il corpo di Cristo.

La beata Vergine è il simbolo e il modello della recezione da parte della Chiesa della rivelazione di Dio. Piena di grazia (Cfr. Lc 1,28), ella fu portata sia a meditare sulle azioni meravigliose (Cfr. Lc 2,19) che ad accettare generosamente la sua parte in esse (Cfr. Lc 1,38). La Chiesa in preghiera attraverso le sacre Scritture cerca di imitare la Madre di Dio sia contemplando con amore questa memoria del disegno salvifico di Dio sia accettando con disponibilità la volontà divina tracciata in esso.


3. Nel compito di promuovere la lettura e lo studio della Bibbia, c'è ampio spazio per la cooperazione ecumenica. La convinzione che il Signore continua a parlare ai suoi discepoli attraverso i testi ispirati ha lo speciale potere di rafforzare i legami fraterni tra i cattolici e i membri delle altre Chiese e comunità ecclesiali: e nel nostro dialogo, come dice il Concilio, "la Sacra Scrittura costituisce uno strumento eccellente nella potente mano di Dio per il raggiungimento di quella unità, che il Salvatore offre a tutti gli uomini" (UR 21).

E' nella forza e nel potere della parola di Dio, e non in alcun potere terreno, che la Chiesa trova sostegno ed energia, la forza nella sua fede e il cibo della sua anima (Cfr. DV 21). Attraverso l'intercessione di Nostra Signora Regina degli apostoli e dei profeti possiate trovare nuova forza per dare la vostra parte nell'assistere i fedeli nell'ascoltare la parola di Dio e nell'osservarla (Cfr. Lc 11,28).

Cordialmente vi imparto la mia benedizione apostolica.

[Traduzione dall'inglese]

Data: 1993-06-21 Data estesa: Lunedi 21 Giugno 1993

Alle Figlie della Misericordia e della Croce - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Amare totalmente la Croce ed essere misericordiosi

Carissime "Figlie della Misericordia e della Croce"!


1. Al termine delle celebrazioni commemorative del primo centenario di fondazione del vostro Istituto, voi avete desiderato incontrare il Papa per confermare piena fedeltà alla Chiesa ed obbedienza cordiale a Colui che, in nome e per volontà di Cristo, è chiamato a pascerne il gregge.

Apprezzo questo vostro gesto di sincera devozione e vi ringrazio di cuore, mentre porgo il mio saluto alla Superiora Generale, Suor Romilde Zauner, ed a voi, Sorelle qui presenti, come pure a tutte le Religiose della Congregazione, impegnate attivamente nelle diverse vostre case in Italia, in Etiopia, in Romania, in Messico, seguendo il carisma della Fondatrice, la Serva di Dio Suor Maria Rosa Zangàra.


2. Cento anni sono trascorsi da quel 15 agosto 1892, quando, sotto l'ispirazione davvero straordinaria del Signore, la Serva di Dio diede inizio al nuovo Istituto con la precisa finalità di amare totalmente la Croce e di espandere tale amore mediante opere di misericordia.

Maria Rosa si sentiva "Figlia della Croce" e confidenzialmente giungeva persino a chiamarla "Madre". "O Croce, legno adorabile - scriveva un giorno - Croce del mio Gesù, che mi infiammi d'amore, Croce che cerco dovunque, che dovunque vorrei trovare, tu sei il mio diletto, la mia pace, la mia delizia, il mio riposo, anzi la mia vita stessa... Croce su cui spiro l'amante Gesù per amor mio, Croce santa resta con me... perché io ti abbracci... e sempre aneli a Te".

"Croce, che fosti tinta dal Sangue dell'Agnello Immacolato... a Te mi affido: sii Tu il mio sostegno!". Da questo anelito ardente e universale è nata la vostra Famiglia religiosa, che la Provvidenza di Dio ha davvero protetto. Durante i nove anni in cui Suor Maria Rosa fu Superiora Generale, dal 1892 al 1901, furono infatti fondate ben 23 Case e s'accrebbe rapidamente il numero delle Suore conquistate dallo stesso intento di amare intensamente la Croce per amare con uguale trasporto la Chiesa e le anime, spandendo bontà e misericordia specialmente verso i poveri e i sofferenti.

"Le Figlie della Croce e della Misericordia - così diceva la vostra Fondatrice - sono mandate sulla terra a rappresentare la bontà di Dio e l'amore del Cuore di Cristo". Ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, Madre Maria Rosa volle aggiungerne altri due: l'esercizio delle Opere di Misericordia e il servizio dei malati anche a costo della propria vita.

Non mancarono prove dolorose, come voi ben sapete, nell'esistenza di colei che aveva tanto amato e insegnato ad amare la Croce! Sofferenze fisiche e morali, incomprensioni ed umiliazioni: una vera "Via Crucis" per la Fondatrice delle "Figlie della Misericordia e della Croce", che mai, pero, le impedi di conservare la serenità e la pace interiore.


3. Si può dire che la sua esperienza terrena si sia svolta alla luce delle parole di san Paolo agli Efesini: "Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo" (Ep 2,4).

Siano questi, carissime Sorelle, il programma di vita e l'ideale che devono guidare pure oggi il vostro Istituto mentre prosegue con generosità il cammino di dedizione a Dio e alle anime: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia!" (Mt 5,7).

Nel corso di quest'anno centenario, è stata vostra cura di meditare il messaggio dell'Enciclica Dives in misericordia, da me pubblicata agli inizi del mio servizio alla Chiesa come Successore di Pietro. Si tratta di una scelta quanto mai opportuna che vi spinge a sottolineare l'amore di Colui che mori in Croce per la salvezza dell'umanità e ad approfondire la tenerezza misericordiosa racchiusa nella parabola del Figliol prodigo.

Vi esprimo di cuore il mio vivo compiacimento per questo vostro impegno.

Il mondo di oggi ha un assoluto bisogno di misericordia! Oppresso sotto il peso di tanti dolori e peccati, anela spesso inconsapevolmente a Cristo e al suo amore misericordioso.

"La Croce - scrivevo nella citata Enciclica - è il più profondo chinarsi della Divinità sull'uomo e su ciò che l'uomo - specialmente nei momenti difficili e dolorosi - chiama il suo infelice destino. La croce è come un tocco dell'eterno amore sulle ferite più dolorose dell'esistenza terrena dell'uomo, è il compimento sino alla fine del programma messianico, che Cristo formulo una volta nella Sinagoga di Nazareth e ripeté poi dinanzi agli inviati di Giovanni" (n. 8). Essere misericordiosi, piegare il proprio cuore verso tutte le miserie, quelle del corpo e ancor più quelle dell'anima: ecco l'ideale di Madre Maria Rosa, ecco anche il vostro ideale. Siate, care Sorelle, con la vostra vita ed il vostro apostolato, testimonianze viventi della misericordia di Dio.


4. Ai piedi del Crocifisso stava Maria, Colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina. In questo senso la invochiamo "Madre di Misericordia", "Madre della divina Misericordia". Illumini, la Vergine santa, ciascuna di voi "Figlie della Misericordia e della Croce", e vi aiuti a riconoscere sempre nei complessi avvenimenti della storia il "mistero della misericordia divina".

Seguendo il carisma della vostra Fondatrice, possiate ogni giorno approfondire con intenso fervore l'ideale della Congregazione, suscitando così numerose vocazioni per il vostro benemerito Istituto.

E vi accompagni anche la mia Benedizione, che ora imparto di gran cuore a voi ed estendo con affetto a tutte le vostre Consorelle ed alle vostre attività apostoliche.

Data: 1993-06-21 Data estesa: Lunedi 21 Giugno 1993

Al Capitolo Generale della Congregazione dei Chierici Mariani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Elevate sempre il vostro sguardo a Maria

Carissimi Padri Capitolari!


1. Con grande gioia vi accolgo in questa Udienza Speciale. Porgo il mio saluto fraterno a voi tutti e, in modo particolare, al P. Donaldo Petraitis e ai suoi Collaboratori, a cui esprimo il mio apprezzamento per il lavoro svolto in questi anni con tanto amore e fervore. Desidero estendere altresi il mio saluto affettuoso a tutti i Confratelli sparsi in varie Nazioni al servizio delle anime.

Auspico che il nuovo Superiore, che vi apprestate ad eleggere, ed i Membri del rinnovato Consiglio generale sappiano assumere validamente, con l'aiuto di Dio, la direzione della Congregazione per guidarla nell'adempimento delle direttive decise in questo vostro Capitolo.

Ad esso hanno partecipato per la prima volta, dopo l'occupazione comunista avvenuta cinquant'anni fa, i Chierici Mariani provenienti dalla Lituania, dalla Lettonia e dall'Ucraina: ad essi giunga in modo ancor più fraterno il mio saluto, unito alla considerazione che davvero nel continuo travaglio della storia non bisogna mai perdere né il coraggio né la fiducia. Passano gli uomini e i dominatori di questo mondo, talvolta oppressori della Verità e del Vangelo, ma chi vince alla fine è Iddio ed il suo è sempre un trionfo di misericordia e di pace.


2. Voi in questa Assemblea capitolare avete analizzato insieme la situazione e le esigenze della società attuale; avete riflettuto sulle Costituzioni della vostra Congregazione e sulla sua spiritualità eminentemente "mariana", formulando i propositi e le direttive necessarie per una vostra sempre più fervida ed efficace azione pastorale. Ringraziamo insieme il Signore e la celeste sua Madre per i favori a voi elargiti e preghiamo ardentemente perché sempre si mantengano vive in voi la forza e la luce dell'ideale! La vostra è un'esperienza lunga e talvolta anche drammatica, ricca di ben tre secoli di storia, da quando Padre Stanislao Papczynski (1631-1701) progetto la "Società dell'Immacolata Concezione", ottenendone l'approvazione ecclesiastica il 24 ottobre 1673. Venne successivamente la grande Riforma, operata dal lituano Padre Jerzy Matulaitis-Matulewicz (1871-1927), poi Vescovo di Vilnius ed Arcivescovo Visitatore Apostolico della Lituania, che ebbi il grande onore di dichiarare "beato" nel giugno 1987.

Ci sono, infine, le vicende dei giorni nostri. In questo lungo arco di tempo avete sempre proseguito nel tipico vostro lavoro pastorale, diffondendo la devozione a Maria Santissima e la pratica del suffragio per le anime del purgatorio.

Custodite, pertanto, nell'archivio della vostra storia e nella profondità della vostra spiritualità personalità di grande statura intellettuale ed ascetica, i cui esempi e i cui insegnamenti sono tuttora validi per voi e per l'intera Chiesa.


3. Carissimi Chierici Mariani, la vostra Congregazione è dedicata all'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e quindi la vostra spiritualità è "mariana" in modo eminente e radicale. Non si tratta soltanto di una devozione sempre valida e necessaria, ma di un programma e di un totale ideale di vita e di attività pastorale.

Elevate, dunque, sempre il vostro sguardo a Maria! Secondo il suo Cuore Immacolato e addolorato orientate ogni vostra decisione ed ogni vostra iniziativa apostolica.

Numerose sono le difficoltà che segnano i tempi in cui viviamo. Il "secolarismo" avanza sempre più ed influenza la condotta concreta degli individui e degli Stati; l'indifferentismo religioso obnubila e disorienta le coscienze; un falso concetto di autonomia personale prepara situazioni di disimpegno etico in cui si arriva anche all'esaltazione della trasgressione ed all'industria del peccato. La vostra presenza e la vostra missione in un mondo attraversato da queste forze corrosive devono essere come luce che brilla di verità e di soprannaturale carità.

Rivolgete costantemente il pensiero e la preghiera a Maria "Sede della Sapienza", affinché vi illumini e mantenga ferma e solida la vostra testimonianza evangelica.

Invocate con filiale tenerezza Maria "Consolatrice degli afflitti" e imitatela con gioia ed entusiasmo. Gli uomini del nostro tempo hanno bisogno di amore, di perdono e di solidarietà. Oggi è necessario seminare speranza e comprensione. Occorre essere pronti a sostenere chi vacilla e chi cade. La Verità diventa convincente mediante la carità ed il servizio disinteressato.

Infine, riflettendo su Maria "Madre di Misericordia", rivestitevi anche voi di compassione e di spirituale tenerezza. Sia vostro compito, sia vostra quotidiana preoccupazione la salvezza delle anime redente dal sangue di Cristo! Carissimi Chierici Mariani! Ecco aprirsi dinanzi a voi un grande campo di impegno missionario. Saldamente ancorati alla vostra tradizione, ma coraggiosamente attenti alle esigenze di questo nostro tempo, proseguite nel vostro tipico apostolato, che ben s'inquadra nel contesto della nuova evangelizzazione che interessa l'intero popolo di Dio. Siate, pertanto, apostoli della misericordia divina sotto la guida materna ed amorevole di Maria, presentandovi sempre - come già scriveva san Paolo ai Corinzi - "con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero, con parole di verità, con la potenza di Dio..." (2Co 6,6-7).

Maria Santissima vi illumini e vi accompagni.

Vi sia di conforto anche la Benedizione Apostolica, che volentieri imparto a voi qui presenti ed all'intera vostra Famiglia religiosa.

Data: 1993-06-22 Data estesa: Martedi 22 Giugno 1993




Ai partecipanti all'Assemblea della R.O.A.C.O. - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Non vi è aiuto vero senza la carità




1. A tutti voi, Membri della R.O.A.C.O., la Riunione delle Opere che con tanta generosità aiutano l'Oriente cristiano, rivolgo un caro saluto ed un benvenuto cordiale.

Un saluto particolare intendo indirizzare altresi al Signor Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e al Sotto-Segretario del medesimo Dicastero, Padre Marco Brogi; al Delegato Apostolico in Gerusalemme e Palestina, l'Arcivescovo Andrea Cordero Lanza di Montezemolo; al Custode di Terra Santa, Padre Giuseppe Nazzaro.

La Congregazione per le Chiese Orientali compie 75 anni. In questo tempo non breve essa ha assistito il Papa nel suo ministero pastorale a favore delle Chiese Orientali che sono in piena comunione con questa Sede di Roma.

Sono stati anni che hanno visto il succedersi di avvenimenti drammatici in Europa e nel mondo: le Chiese orientali sono state spesso investite da temibili ondate di persecuzioni e di travagli, sia nell'Est europeo che nel Medio Oriente.

Forti emigrazioni ne hanno indebolito la presenza nei territori in cui erano fiorite da secoli. Ora, grazie a Dio, alcune di esse ritornano alla libertà dopo il feroce accanimento dei regimi precedentemente al potere.


2. Compito della vostra Congregazione resta quello di collaborare col Successore di Pietro nell'indicare le mete di fedeltà e di rinnovamento, verso le quali le Chiese orientali cattoliche sono chiamate dallo Spirito a camminare, in un pellegrinaggio di costante fedeltà a Cristo, alla Chiesa e alla storia spesso eroica dei loro popoli.

Soprattutto dopo il Concilio Vaticano II è particolarmente urgente che tali Chiese siano aiutate dalla materna cura della Chiesa di Roma a ricompaginarsi, a rinnovarsi nello spirito delle loro autentiche e preziose tradizioni, a promuovere con particolare cura la formazione del proprio clero ed anche dei fedeli laici. E' necessario infatti che esse non smarriscano le proprie radici, ma, sviluppando un rapporto di sempre più stretta comprensione ed intesa con i Fratelli delle Chiese ortodosse, offrano pienamente al mondo la testimonianza del loro contributo originale, che va conosciuto, amato, celebrato, invocato.


3. In questo compito arduo e impegnativo, le Opere della R.O.A.C.O. prestano una collaborazione insostituibile: quella della carità.

Non vi è aiuto vero senza la carità, che è riconoscimento dei benefici ricevuti da Dio e impegno a viverli come risposta libera, come culto spirituale e perfetto.

Ne è stato segno efficace la Colletta per la Terra Santa e l'insistenza con cui i Papi, specialmente Leone XIII, hanno insistito perché tutte le Chiese cattoliche vi prendessero parte, per il significato reale e simbolico che la Terra di Gesù riveste per tutti i Cristiani. Tale significato è rimasto intatto, e si è anzi accresciuto oggi che essa versa in tante angustie ed invoca una pace stabile e duratura.

I vostri interventi hanno consentito alle Chiese orientali di realizzare opere pastorali, capaci di infondere speranza ai credenti nella testimonianza di una corale solidarietà. Voi non avete intenti di proselitismo o di esibizione di potere: volete soltanto ripetere il gesto del Cireneo che aiuta Cristo Gesù a portare la croce dell'umanità afflitta, perché non perisca e non disperi nella prova.


4. Oggi si tratta di arricchire con nuove prospettive e metodologie questo servizio all'Oriente cristiano. Sappiamo bene che accanto agli edifici e, talora, prima ancora di essi, occorre aiutare la formazione delle coscienze nella fede: dalla catechesi alla liturgia, all'impegno di promozione della carità, in una solidarietà d'amore anzitutto fra Cristiani, ma anche con tutti gli uomini di buona volontà.

L'Oriente cristiano oggi ha più che mai bisogno di Dio: lo vuole incontrare, conoscere, amare; vuole incontrarlo là dove per decenni si è tentato di cancellarne le tracce; lo vuole incontrare dove la guerra e l'instabilità tentano di smantellare antiche fondamenta della Chiesa.

Il Papa vi dice oggi il suo grazie anzitutto per la fantasia e l'immaginazione che impiegate nel dare risposta a queste invocazioni, ma esprime anche la riconoscenza di quei popoli per il sostegno concreto, con il quale rendete possibili i loro sforzi di riprendere coscienza di sé per una maggiore forza e vitalità apostolica.

E' in gioco la natura stessa della Chiesa: la comunione nella fede deve divenire sempre più visibilmente comunione nella carità. Gli uomini e le donne di oggi sentono questi gesti particolarmente eloquenti quale manifestazione di Colui che è l'Amore.

Vi accompagni nel vostro impegno la costante assistenza divina, in pegno della quale di cuore vi imparto la mia Benedizione, che volentieri estendo agli Organismi ed alle Chiese da voi rappresentate.

Data: 1993-06-24 Data estesa: Giovedi 24 Giugno 1993

All'Associazione dei giornalisti cattolici del Belgio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Avete il compito di riferire le situazioni con verità

Signor presidente, signore, signori.

Sono felice di accogliere nella casa del successore di Pietro la delegazione dell'Associazione dei giornalisti cattolici e dell'Unione dei giornalisti cattolici del Belgio.

Saluto la vostra visita che è testimonianza dell'impegno dei cattolici belgi nell'aiutare con ogni mezzo la Santa Sede là dove essa deve essere forte; questo gesto tradizionale fa onore alle associazioni che la promuovono e a tutti i vostri compatrioti che vi partecipano generosamente.

Si continua così sullo slancio delle comunità cristiane a imitazione di san Paolo, che lo considerava come un servizio e un'espressione della carità per portare il frutto della sua grazia a Gerusalemme (Rm 15,25-26). E "la carità è il vincolo dell'amore attraverso il quale siamo riconosciuti come strumento del Signore" ci dice il beato Ruysbroeck De Bewonderenswaar (Ruysbroeck, "De l'ornement des noces spirituelles").

La vostra professione di giornalisti vi rende particolarmente attenti alle situazioni dolorose che esistono in tutti i continenti. Spesso siete in prima linea per scoprire le gioie e le difficoltà degli uomini e dei paesi che lottano per una vita sempre più degna e rispettosa delle persone. Come ha appena detto il vostro presidente, il signor Gleissner, vi rallegrate con la Chiesa tutta che dei paesi, come l'Albania, da tempo sotto il giogo dell'oppressione, possano di nuovo esprimere liberamente la loro fede, e che le comunità cristiane possano vivere alla luce del sole.

Oltre all'informazione che dovrebbe avere innanzitutto il fine di riflettere gli avvenimenti, avete l'insigne compito di riferire le situazioni con verità, affinché ciascun uomo sia capito e sostenuto nelle sue aspirazioni legittime. E' a questo prezzo che si possono costruire legami di fraternità tra i popoli. Infatti quando gli uomini si scoprono e si conoscono, si sorpassano le barriere etniche, culturali e religiose; le persone imparano ad apprezzarsi e ad avvicinarsi le une con le altre. In questo i media costituiscono un mezzo per educare a una solidarietà più grande e un mezzo per risvegliare le coscienze alla scoperta dei valori essenziali per la vita personale e comunitaria.

Mi auguro che, per tutti i membri della vostra delegazione, questa settimana a Roma sia l'occasione di rafforzare la vostra fede e la vostra missione di cristiani, soprattutto nella vostra vita professionale. Affidandovi all'intercessione dei santi apostoli Pietro e Paolo, testimoni del Verbo di vita, e di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, con tutto il cuore vi accordo la mia benedizione apostolica.

[Traduzione dal francese e dal neerlandese]

Data: 1993-06-24 Data estesa: Giovedi 24 Giugno 1993

Ai membri dell'Unione Nazionale Artigiani Sammarinesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' opportuno sottolineare i valori umani legati all'artigianato




1. Grazie, Signor Presidente dell'Unione Nazionale degli Artigiani Sammarinesi, per le significative parole che mi ha rivolto a nome di tutti i presenti.

Con Lei saluto cordialmente i componenti dell'attuale Consiglio direttivo e i membri dell'Unione Artigiani, ai quali formulo cordiali auguri di bene nella presente celebrazione del venticinquesimo anniversario di fondazione.

La Comunità Sammarinese, come poc'anzi è stato ricordato, si distingue per i valori della libertà, della laboriosità e della fede cristiana, che sempre ha voluto affermare e garantire. Valori umani, connessi con le esigenze del lavoro e con lo sviluppo economico e sociale; ma anche, e non in seconda linea, valori spirituali e morali, che sono alla base della solidarietà necessaria per ben gestire le molteplici attività occupazionali e per garantire la libera ed equilibrata crescita economica. Sono valori che hanno il loro saldo fondamento in significative ed importanti tradizioni religiose.


2. In qualche modo, la storia dell'artigianato nella vostra terra è andata sviluppandosi insieme con quella delle istituzioni civili, che hanno dato vita alla vostra identità nazionale. Le prime forme associative tra lavoratori sono infatti sorte per favorire una ordinata collaborazione tra scalpellini e tagliatori di pietra, le più antiche attività della popolazione sammarinese. Poi altre ne sono comparse nel corso degli anni: per la lavorazione della lana, delle pelli e delle ceramiche, per la produzione dei laterizi, per l'agricoltura e, via via, fino alle più moderne espressioni lavorative, connesse con lo sviluppo industriale e soprattutto turistico.

Il progresso del vostro Paese, del suo benessere e delle pacifiche relazioni sociali della sua gente trova garanzie genuine nelle realtà dell'artigianato, sorto e cresciuto grazie all'intensa laboriosità dei Sammarinesi.

Gentili Signori, alla luce di tale ricca esperienza storica e delle finalità che si propone l'Unione Nazionale degli Artigiani Sammarinesi, quanto è opportuno anche oggi sottolineare questi valori umani legati all'artigianato, tenendo soprattutto conto delle problematiche connesse alla crisi che investe il mondo dell'occupazione.


3. Il lavoro artigiano, come da tutti è riconosciuto, garantisce l'indipendenza, la creatività e la libera espressione di colui che ad esso si dedica. Offre, inoltre, ampie possibilità di rapporti comunitari e familiari nel contesto di una diretta e più stretta collaborazione a dimensione umana.

Per questo, esso non va considerato come un'attività secondaria, seppure complementare, della grande organizzazione industriale, dal momento che costituisce un particolare momento di vera promozione delle capacità, delle iniziative e delle facoltà artistiche di ogni persona.

Anche se da solo non può esaurire le richieste produttive della società industrializzata, corrisponde, tuttavia, ad esigenze pratiche che non debbono mai essere trascurate. A chi lo pratica offre uno spazio adeguato, che garantisce autonomia di scelta nelle attività a lui più congeniali; rende, poi, realizzabili forme più articolate di cooperazione e di integrazione.

Occorre, inoltre, apprezzare, particolarmente oggi, in un momento in cui l'organizzazione e la pianificazione si propongono spesso come ferree leggi, il ruolo sociale di quei lavori differenziati, che scaturiscono dalle peculiari tradizioni delle diverse culture.

Ogni comunità ben ordinata non può non tener conto del fatto che nelle proposte di lavoro e nella organizzazione di esso occorre una programmazione; ma è necessario che questa sia giusta e razionale, capace di garantire l'iniziativa delle singole persone e rispondere, in pari tempo, alle necessità dell'intera società.


4. L'artigianato va, pertanto, difeso e protetto come una delle concrete garanzie della libertà del lavoratore nel contesto di un equilibrato sviluppo della compagine civile di un popolo.

Gentili Signori, tali brevi riflessioni vogliono costituire un cordiale auspicio per le vostre categorie e per l'associazione che rappresentate. Ad esse unisco l'assicurazione della mia preghiera per voi e per le vostre famiglie, mentre affido i vostri progetti alla protezione di San Marino e di San Giuseppe, il Custode del Redentore, indicato dal Vangelo come l'artigiano di Nazareth, Patrono dei lavoratori cristiani.

A tutti voi di cuore imparto ora la mia Benedizione.


17/01/19102 Pag. 19354

Data: 1993-06-25 Data estesa: Venerdi 25 Giugno 1993

Lettera al Superiore Generale dei Servi della Carità

Titolo: Una effettiva condivisione della vita dei poveri

Al diletto figlio Don Pietro Pasquali Superiore Generale dei Servi della Carità Il 150° anniversario della nascita del Beato Luigi Guanella mi offre la gradita occasione non solo di porgere a Lei e ai Padri Capitolari, partecipanti al XVI Capitolo generale, il mio affettuoso saluto, ma anche di esprimere vivo compiacimento per l'opera preziosa che l'intera Congregazione dei "Servi della Carità" svolge nella Chiesa e nel mondo.

In un tempo come il nostro, segnato dal contrasto fra l'opulenza di una parte dell'umanità e l'immensa schiera di indigenti lasciati spesso in condizioni subumane da una colpevole indifferenza, occorre un sussulto di carità, che muova le coscienze e pieghi le istituzioni a una più generosa pratica del comandamento dell'amore.

In così improrogabile urgenza, i Servi della Carità sono chiamati dal loro stesso carisma e, in certo senso, dal loro stesso nome a stare in prima linea. Tale consapevolezza, del resto, è viva tra di loro, come dimostra il fatto che in questi ultimi anni, nonostante l'esiguità delle forze, essi hanno aperto le frontiere della loro Opera a diverse nazioni dell'America Latina, dell'Asia e dell'Africa.

L'Assemblea Capitolare permetterà di approfondire ulteriormente l'impegno apostolico di codesta Famiglia religiosa per adeguarlo alle esigenze dei tempi, al fine di testimoniare la carità, andando incontro ai poveri per riscattarli dai bisogni materiali, per evangelizzarli e condurli alla pienezza della vita soprannaturale.

Don Luigi Guanella ha insegnato a vedere Cristo nei poveri; al tempo stesso lo ha additato ad essi quale piena risposta ai loro più profondi bisogni.

Possa questo carisma essere custodito sempre fedelmente dai suoi figli spirituali.

L'amore tenero e fattivo verso i fratelli sofferenti, espresso con quella delicatezza che merita il corpo stesso di Cristo, brillerà come un "Vangelo vivente" e sprigionerà un'energia benefica capace di toccare profondamente i cuori. A poco servono atti episodici che alleviano la sofferenza di un momento, senza pero mirare a sottrarre stabilmente gli indigenti alla morsa del bisogno.

Per questo i Membri della Congregazione, che intendono essere "specializzati" nella carità, verificano periodicamente il loro servizio, programmandolo in modo coraggioso e profetico.

Tuttavia, la necessaria concretezza degli interventi mai deve disgiungersi dall'audacia, che tanto caratterizzo il Beato Luigi Guanella, e che oggi sollecita i suoi figli spirituali a spingersi generosamente verso le nuove frontiere della sofferenza.

Il segreto di quest'amore inesauribile e creativo si trova nella conversione quotidiana, nella vita interiore, nella pratica attenta di tutte le virtù evangeliche. Si trova in una effettiva condivisione della vita dei poveri.

La povertà evangelica, prima di essere una condizione di vita, è scelta di fede. Gesù è stato autentico modello del povero, perché ha rimesso radicalmente la sua vita nelle mani del Padre. Solo così la sua povertà è diventata uno spazio sgombro in cui Dio ha potuto agire liberamente.

Scelta per amore, la povertà diviene un segno molto apprezzato dai "nostri contemporanei che interrogano i Religiosi con particolare insistenza" (Evangelica Testificatio, n.l6).

E' necessario recuperare costantemente lo spirito della beatitudine evangelica, resistendo ad ogni subdola tentazione di efficienza umana. La povertà evangelica, lungi dal sottrarre risorse alla carità, piuttosto le moltiplica, mentre assicura quello stile di umiltà, semplicità e condivisione, che fa sentire i poveri non destinatari di assistenza, bensi fratelli che hanno diritto al nostro amore.

Don Luigi Guanella ha voluto che i "Servi della Carità" fossero come navigatori esperti nel mare della sofferenza per far emergere dall'amarezza del dolore quel germe di benedizione capace di "sprigionare amore" e "trasformare tutta la civiltà umana nella civiltà dell'amore" (Salvifici Doloris, n. 30).

Arditamente Paolino di Nola, Santo della povertà e della carità, diceva che i poveri vanno considerati come "Patroni" ("patroni animarum nostrarum pauperes": Epistola 13,11, a Pammachio), per il vantaggio spirituale che recano, mentre si presta loro l'umana e cristiana solidarietà. Quello che danno è più di quanto ricevono. Bisogna imparare a servirli non solo con dedizione, ma con gratitudine.

A tali finezze soprannaturali conduce la povertà evangelica. Sia quindi coltivata diligentemente dai Servi della Carità, memori del motto "Pregare e patire", lasciato loro come testamento dal Beato Fondatore. Con brevi ma incisive parole egli così disegnava ai suoi figli lo stile e il segreto del servizio al prossimo: "Farete miracoli di bene, se amerete i disagi più che le comodità... nel servire i fratelli bisognosi" (Costituzioni, n.15).

Maria, Madre della Divina Provvidenza, protettrice della Congregazione guanelliana, orienti le riflessioni e le decisioni del Capitolo generale e accompagni quanti saranno chiamati ad assumere l'impegnativa responsabilità di guidarla per il prossimo sessennio.

Per tutti imploro una copiosa effusione dei doni dello Spirito, perché il rinnovamento dell' Istituto si traduca in motivo di consolazione e di speranza per tanti sofferenti.

A Lei, ai Padri Capitolari, nonché ad ogni membro di codesta Famiglia religiosa, volentieri imparto l'implorata Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 25 giugno 1993

Data: 1993-06-25 Data estesa: Venerdi 25 Giugno 1993

Al personale della Curia e del Vicariato di Roma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dio volle esprimere per mezzo di Pietro la verità riguardo al Figlio




GPII 1993 Insegnamenti - Preghiera sulla tomba della Beata Angela a Foligno - Umbria