GPII 1993 Insegnamenti - Ad un gruppo di Vescovi statunitensi - Città del Vaticano (Roma)


1. E' per me una gioia accogliere voi, Pastori delle Chiese particolari nelle Diocesi di Baltimora, Washington, Atlanta e Miami. Questo incontro svolto nel nome di "Gesù Cristo nostro Signore, il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in Lui" (Ep 3,12), intende manifestare e rafforzare la comunione che ci unisce nella grazia dello Spirito Santo, fonte viva e duratura di tutta la vita della Chiesa. La vostra "visita a Pietro" (Cfr. Ga 1,18) coincide con la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, fondatori di questa "grandissima e antichissima Chiesa" (Sant'Ireneo, Adu Haer., III.3.2). Uniti nel testimoniare la loro fede attraverso un crudele martirio, questi gloriosi martiri hanno operato insieme per la salvezza del Vangelo.

Essi si scambiarono la "mano destra in segno di comunione" (koinonia) (Ga 2,9), riconoscendo che il Signore Gesù Cristo stesso aveva reso Pietro Pastore universale del suo gregge (Cfr. Jn 21,15-17) e fondamento visibile dell'unità della Chiesa (Cfr. Mt 16,18). In questo stesso spirito di collaborazione, condivido queste riflessioni con voi su alcuni aspetti della sollecitudine verso l'amato popolo di Dio.

Trenta anni fa, il giorno della festa della commemorazione di San Paolo, il mio predecessore Papa Paolo VI inizio solennemente il suo pontificato.

Compiendo pienamente la missione affidatagli, Paolo VI espresse in quell'occasione un'intenzione che anche io approvo completamente e per la cui realizzazione egli ha costituito un costante modello ed esempio: "Noi difenderemo la Santa Chiesa dagli errori di dottrina e di costume, che dentro e fuori dei suoi confini ne minacciano l'integrità e ne velano la bellezza. Noi cercheremo di conservare e di accrescere la virtù pastorale della Chiesa" (Omelia, 30 giugno 1963). Cari fratelli Vescovi, questo è l'obiettivo che anche voi condividete. A tale proposito abbiamo un compito pastorale che appartiene al fulcro essenziale del nostro ministero, e che si impone con urgenza evangelica. In quanto Pastori, abbiamo la responsabilità di "dispensare scrupolosamente la parola della verità" (Cfr. 2Tm 2,15), proclamando in un modo chiaro e inequivocabile e tuttavia incoraggiante e bello, "lo splendore del glorioso Vangelo di Cristo" (2Co 4,4). Le mie riflessioni con i vari gruppi di Vescovi provenienti dagli Stati Uniti sono ispirate dalla preoccupazione per l'adempimento di questo compito primordiale.


2. Uno dei punti di forza della Chiesa negli Stati Uniti è sempre stato il ruolo della parrocchia come punto focale non solo della vita sacramentale, ma anche della formazione e dell'educazione cattolica, dell' attività caritativa e sociale.

La frammentazione che caratterizza la vita moderna ha causato un certo indebolimento del senso di appartenenza alla comunità parrocchiale, in particolare laddove c'è stata polarizzazione su temi riguardanti la dottrina e la liturgia. I sacerdoti e i laici devono compiere un grande sforzo per rinnovare la vita parrocchiale nell'immagine della Chiesa stessa, come una comunione che beneficia dei doni e dei carismi complementari di tutti i suoi membri. La comunione è una realtà che implica uno scambio costante di doni e servizi fra tutti i membri del popolo di Dio. La vitalità della parrocchia dipende dalla capacità di fondere le diverse vocazioni e i diversi doni dei suoi membri in una unità che manifesta la comunione di tutti e di ciascuno con Dio Padre attraverso Cristo, costantemente rinnovata dalla grazia dello Spirito Santo.

Il punto di partenza è la consapevolezza da parte dei sacerdoti, dei religiosi e dei laici del fatto che i loro doni, - gerarchici e carismatici (Cfr. LG 4) - sebbene complementari, sono diversi; e del fatto che essi sono tutti necessari per "edificare il corpo di Cristo" (Ep 4,12). Durante i nostri colloqui, alcuni Vescovi hanno sottolineato che, a volte, l'enfasi posta sull'uguaglianza battesimale - una verità profondamente radicata nella tradizione della Chiesa - porta a sminuire la reale distinzione esistente tra il sacerdozio regale di tutti i credenti e il sacerdozio ministeriale conferito dall'ordinazione sacramentale. E' necessario insistere sul fatto che la differenza "nell'essenza" (LG 10) fra di essi non ha nulla a che fare con il "potere" inteso in termini di privilegio o dominio. Entrambi derivano dall'unico sacerdozio di Cristo e si completano l'un l'altro essendo ordinati per aiutarsi vicendevolmente (PDV 17).

La comunione autentica implica un amore reciproco (Cfr. 1Jn 4,12-13) che assicura che il clero e i laici si aiutino rispettando l 'identità di ognuno. Ciò che chiamate "ministero collaborativo", quando è completamente fedele alla sacra dottrina della Chiesa, fornisce un saldo fondamento per la costruzione di comunità che sono internamente riconciliate, e le cui energie spirituali vengono impegnate positivamente per la nuova evangelizzazione (Cfr. RMi 3).


3. E' una benedizione per la Chiesa il fatto che in molte parrocchie i fedeli laici assistano i sacerdoti in vari modi: nell'educazione religiosa, nella consulenza pastorale, nelle attività di servizio sociale, nell'amministrazione, eccetera. Questa crescente partecipazione è indubbiamente un'opera dello Spirito che rinnova il vigore della Chiesa. In alcuni casi dove una temporanea scarsità di sacerdoti lo renda necessario, i membri del laicato possono essere resi responsabili dell'amministrazione di una parrocchia secondo le norme canoniche (CIC 517,2 Cfr. CL 23). Quando si verificano queste situazioni, i Vescovi hanno il delicato compito di provvedere affinché i fedeli non confondano queste responsabilità "ministeriali" con la specifica sacra podestà propria del sacerdozio ordinato. Non è una strategia pastorale saggia quella di adottare piani che assumono come normale per non dire desiderabile, una comunità parrocchiale senza sacerdote. Interpretare il calo di sacerdoti attivi - una situazione che ci auguriamo termini al più presto - come un segno provvidenziale del fatto che i laici devono prendere il posto dei sacerdoti è inconciliabile con il pensiero di Cristo e della Chiesa. Il sacerdozio regale dei laici non deve venir incoraggiato oscurando il sacerdozio ministeriale degli ordinati, grazie al quale i sacerdoti non solo celebrano l'Eucaristia, ma sono anche padri spirituali, guide e maestri dei fedeli che non sono stati loro affidati.


4. Lo sviluppo negli Stati Uniti di ciò che viene comunemente definito "ministro dei laici" è certamente un risultato positivo e fecondo del rinnovamento avviato dal Concilio Vaticano Secondo. Particolare attenzione deve essere accordata alla formazione spirituale e dottrinale di tutti i ministri laici. In ogni caso essi dovrebbero essere uomini e donne di fede, esemplari nella vita personale e familiare, che con amore abbracciano "il pieno e integrale annuncio della Buona Novella" (RP 9) trasmessa dalla Chiesa. Sono necessarie delle chiare direttive diocesane per la formazione iniziale e permanente dei laici che sono ufficialmente coinvolti nella vita parrocchiale e diocesana. Ma le direttive devono essere correttamente applicate, e questo costituisce una sfida per la vostra autorità. Come vi ho detto durante la mia ultima visita pastorale negli Stati Uniti, una corretta ecclesiologia deve sforzarsi di evitare di "laicizzare" il clero o di "clericalizzare" il laicato. I laici dovrebbero essere consapevoli della propria posizione all'interno della Chiesa, che non è quella di semplici destinatari della dottrina e della grazia dei sacramenti, ma di attivi e responsabili operatori della missione della Chiesa nell'evangelizzare e santificare il mondo. E'compito in particolare de fedeli laici portare la verità del Vangelo per influire sulle realtà della vita sociale, economica, politica e culturale. Essi hanno lo specifico compito della santificazione del mondo dall'interno impegnandosi nella dimensione secolare (Cfr. LG 31 CL 15). Il loro compito è di ordinare la società alla pienezza che dimora in Cristo (Cfr. Col 1,19), sempre in comunione di fede e in accordo con i Vescovi che "presiedono in luogo di Dio al gregge... quali maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri del governo" (LG 20). Probabilmente, come sottolinea l'esortazione Christifideles Loici, dovrebbe essere prestata un'attenzione maggiore nella catechesi e nella predicazione all'"inserimento profondo e alla partecipazione piena dei fedeli laici nella terra, nel mondo, nella comunità umana", in modo che i laici possano meglio comprendere che questo è il loro apostolato primario all'interno della Chiesa. Essi necessitano del vostro costante incoraggiamento. Si aspettano dai loro Vescovi che li rafforzino nella santità e li guidino con un autentico insegnamento, lasciando loro nello stesso tempo lo spazio per iniziative e la libertà di azione nel mondo (Cfr. AA 7).


5. Una questione strettamente legata a discorso che stiamo ora facendo, è quella relativa al ruolo delle donne nella vita della Chiesa, un problema che deve esser affrontato con la nitida consapevolezza della sua importanza. Allo stesso tempo la questione, così come interessa la Chiesa, è influenzata dal fatto che la posizione e il ruolo delle donne nella società in generale stanno subendo profonde trasformazioni. Il rispetto dei diritti delle donne è senza dubbio un passo essenziale verso una società più giusta e matura, e la Chiesa non può mancare nel fare proprio questo prezioso obiettivo.

La vostra Conferenza Episcopale ha prestato molta attenzione alla posizione delle donne nella società e nella Chiesa e voi continuerete ad agire in tal senso. Altre Conferenze Episcopali ed io stesso, abbiamo parlato e scritto ampiamente sull'argomento. Tuttavia, in alcuni ambienti sussiste ancora un clima di insoddisfazione nei confronti della posizione della Chiesa, in particolare laddove la distinzione fra diritti umani e civili di una persona e i diritti, i doveri, i ministeri e le funzioni che gli individui hanno o dei quali usufruiscono all'interno della Chiesa non è chiaramente compresa. Un'ecclesiologia erronea può facilmente condurre a presentare false necessità e suscitare false speranze.

Ciò che è certo è che la questione non può essere risolta attraverso un compromesso con un femminismo che si polarizza su posizioni ideologiche intransigenti. Non si tratta semplicemente del fatto che alcune persone rivendicano per le donne il diritto di essere ammesse al sacerdozio ordinato.

Nella sua forma estrema, è la stessa fede cristiana che rischia di essere minata.

Talvolta, forme di culto della natura e la celebrazione di miti e simboli prendono il posto del culto del Dio rivelato in Gesù Cristo. Sfortunatamente questo tipo di femminismo viene incoraggiato da alcune persone all'interno della Chiesa, comprese alcune religiose, le cui convinzioni, atteggiamenti e comportamento, non corrispondono più a quanto viene insegnato dal Vangelo e dalla Chiesa. Come pastori dobbiamo opporci a individui e gruppi che possiedono tali convinzioni e chiamarli ad un dialogo onesto e sincero che deve continuare all' interno della Chiesa, in relazione alle aspettative delle donne.


6. Quanto al non ammettere le donne al sacerdozio ministeriale, questa "è una disposizione che la Chiesa ha sempre ritrovato nella volontà, totalmente libera e sovrana di Gesù Cristo" (CL 51). La Chiesa insegna e opera confidando nella presenza dello Spirito Santo e nella promessa del Signore di essere sempre con essa (Mt 28-20). "Quando essa ritiene di non poter accettare certi cambiamenti, è perché sa di essere legata al modo di agire di Cristo. Il suo atteggiamento... è quello della fedeltà" (Inter Insigniores, n.4). L'eguaglianza dei battezzati, che è una delle grandi affermazioni del Cristianesimo, esiste in un corpo differenziato, nel quale uomini e donne hanno ruoli che non sono puramente funzionali ma sono profondamente radicati nell'antropologia e nella sacramentaria cristiane. La distinzione dei ruoli in nessun modo favorisce la superiorità degli uni sugli altri; il dono migliore di tutti, che può e deve essere desiderato, è la carità (Cfr. 1Co 12-13). Nel Regno di Dio i più grandi non sono i ministri, ma i santi (Cfr. Ibidem, n. 6).

Sono consapevole della grande attenzione e della riflessione animata dalla preghiera che continuerete a rivolgere a queste difficili questioni e invoco su di voi i doni dello Spirito Santo mentre operato per presentare una concezione antropologica ed ecclesiologica pienamente cristiana del ruolo delle donne, sia per il rinnovamento e l' umanizzazione della società, sia per la riscoperta da parte dei credenti del vero volto della Chiesa (Cfr. Ibidem). Come Vescovi, siamo chiamati ad offrire a uomini e donne allo stesso modo l'insegnamento della Chiesa nella sua pienezza in relazione al sacerdozio ordinato. Sarebbe un tradimento nei loro confronti se non lo facessimo. Dobbiamo aiutare coloro che non comprendono o non accettano l'insegnamento della Chiesa ad aprire i loro cuori e le loro menti alla sfida della fede. Dobbiamo confermare e rafforzare la comunità intera reagendo, quando è necessario, alla confusione e all'errore.


7. Preso contraccambiero la vostra visita a Roma, con la mia personale a Denver.

Già da ora desidero unirmi ai giovani di tutto il mondo che compiranno questo pellegrinaggio spirituale per trovare Cristo nel cuore della "metropoli moderna".

Questi raduni biennali sono indubbiamente occasioni di grazia per la Chiesa Universale. Essi generano anche le energie per il rinnovamento spirituale nei paesi dove vengono celebrati. Con gratitudine notiamo, dall'esperienza delle passate giornate mondiali della Gioventù, che i giovani sono una potente forza di evangelizzazione! La loro incessante ricerca di senso e di verità, il loro desiderio di una stretta comunione con Dio e con la comunità ecclesiale ed il loro entusiasmo nel servire fratelli e sorelle sono una sfida per tutti noi. Con fiducia filiale raccomando ognuna della vostre Chiese particolari all'amorevole intercessione di Maria Immacolata, Madre del Redentore e Patrona della vostra Nazione. Possa Dio benedire con abbondanza "il vostro impegno nella fede, la vostra operosità nella carità e la vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo" (Cfr. 1Th 1,2-3). Possa il Suo amore riversarsi sui sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre diocesi.

Data: 1993-07-02 Data estesa: Venerdi 2 Luglio 1993



Ai partecipanti ad un pellegrinaggio a Gerusalemme - La sorgente ultima della violenza è la corruzione del cuore umano


Cari amici, Estendo un cordiale benvenuto ai membri della Young Leadership Section of the International Council of Christians and Jews, e ringrazio il vostro Presidente per le benevole parole espresse a vostro favore. Vi siete posti uno scopo meritevole: contribuire alla creazione di un mondo in cui vi sia una maggiore comprensione promuovendo e incoraggiando il dialogo ebraico-cristiano, mettendo insieme giovani di fedi monoteistiche, e affrontando le sfide del razzismo, del pregiudizio, dell'intolleranza e di tutte le forme di xenofobia. Vi porgo i miei cordiali e devoti auguri affinché il vostro pellegrinaggio a Roma e Gerusalemme vi dia la forza per questa opera.

E' giusto che dei giovani cristiani ed ebrei siano uniti in un compito così grande. Il nostro "comune patrimonio spirituale" di cui parlano i Padri del Concilio Vaticano II (NAE 4) include due principi fondamentali che dovrebbero guidare le vostre attività. Il primo è la cognizione che l'ordine secondo cui Dio creo il mondo e i suoi abitanti è la base certa e sicura per la pace tra gli individui e le nazioni. La legge del Dio degli Eserciti è la legge di pace (Cfr. Ps 37,37), ed è attraverso l' obbedienza alla volontà di Dio che l'umanità raggiungerà quell'armonia che tutti i popoli desiderano ardentemente. Il secondo principio è la convinzione che la sorgente ultima della violenza è la corruzione del cuore umano. Ne consegue che il modo per raggiungere una vittoria duratura sulla discordia passa attraverso un cambiamento del cuore (Cfr. Jr 32,33), attraverso una conversione morale. Queste verità, predicate dai Profeti molto tempo fa e proclamate nella Chiesa e nella Sinagoga, sono le eredità affidate a voi giovani dai predecessori. Esse sono la saggezza che voi potete donare al mondo attraverso i vostri sforzi congiunti.

Insieme andrete a Gerusalemme, la "Città della Pace", un "simbolo di incontro, di unione e di pace per tutta la famiglia umana" (Lettera Apostolica alla città di Gerusalemme, 20 aprile 1984). Il vostro pellegrinaggio è il segno di cooperazione più pieno di speranza di cui il mondo odierno ha così disperatamente bisogno da parte dei credenti (Cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1992). Attraverso tali azioni di solidarietà possa la potenza del Signore di ogni giustizia trionfare sull'antagonismo del passato e sui conflitti del presente, cosicché in futuro tutti gli uomini e tutte le donne vivranno in reciproca concordia e rispetto.

Data: 1993-07-02 Data estesa: Venerdi 2 Luglio 1993

Ad un gruppo di pellegrini di Torre del Greco - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per la Consacrazione Episcopale di Monsignor De Luca

Carissimi fratelli e sorelle! Sono lieto di accogliervi nella felice circostanza della Consacrazione Episcopale di Mons. Domenico De Luca. Insieme con i parenti e conoscenti di Torre del Greco, saluto i numerosi suoi amici presenti oggi a Roma per partecipare alla solenne liturgia, nel corso della quale egli riceverà la pienezza del sacerdozio ministeriale.

Rivolgo al neo-eletto una parola di cordiale riconoscenza per il generoso servizio prestato alla Santa Sede con dedizione continua e provata fedeltà. Da molti anni egli lavora nella Segreteria di Stato ed è per me motivo di gioia esprimergli oggi un sentito apprezzamento per la dedizione con cui ha svolto la sua attività, in particolare nel delicato compito di Capo del protocollo.

Grazie alle doti umane ed all'impegno sacerdotale di cui ha sempre dato prova nei vari compiti affidatigli, sono certo che Mons. De Luca saprà ben corrispondere alle attese in lui riposte per il nuovo campo apostolico in cui ora la Provvidenza divina lo invia: quello di Nunzio Apostolico in Marocco. Auspico di cuore che la sua presenza qualificata in quell'amata porzione di terra africana possa contribuire a rafforzare l'unità fra i fedeli e l'Episcopato e, allo stesso tempo, serva a stimolare anche un sincero dialogo inter religioso.

Con tali sentimenti, invoco la Protezione di Maria, Stella dell'Evangelizzazione, su di lui e sul ministero ecclesiale che sta per iniziare, sulla sorella, sui parenti, sui suoi collaboratori e su quanti oggi gli si stringono intorno per rendere grazie al Signore.

Assicuro al neo-eletto la mia preghiera accompagnata da una particolare Benedizione, che volentieri estendo a tutte le persone care.

Data: 1993-07-03 Data estesa: Sabato 3 Luglio 1993

Ad un gruppo di pellegrini di Torre del Greco - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Per la Consacrazione Episcopale di Monsignor De Luca

Carissimi fratelli e sorelle! Sono lieto di accogliervi nella felice circostanza della Consacrazione Episcopale di Mons. Domenico De Luca. Insieme con i parenti e conoscenti di Torre del Greco, saluto i numerosi suoi amici presenti oggi a Roma per partecipare alla solenne liturgia, nel corso della quale egli riceverà la pienezza del sacerdozio ministeriale.

Rivolgo al neo-eletto una parola di cordiale riconoscenza per il generoso servizio prestato alla Santa Sede con dedizione continua e provata fedeltà. Da molti anni egli lavora nella Segreteria di Stato ed è per me motivo di gioia esprimergli oggi un sentito apprezzamento per la dedizione con cui ha svolto la sua attività, in particolare nel delicato compito di Capo del protocollo.

Grazie alle doti umane ed all'impegno sacerdotale di cui ha sempre dato prova nei vari compiti affidatigli, sono certo che Mons. De Luca saprà ben corrispondere alle attese in lui riposte per il nuovo campo apostolico in cui ora la Provvidenza divina lo invia: quello di Nunzio Apostolico in Marocco. Auspico di cuore che la sua presenza qualificata in quell'amata porzione di terra africana possa contribuire a rafforzare l'unità fra i fedeli e l'Episcopato e, allo stesso tempo, serva a stimolare anche un sincero dialogo interreligioso.

Con tali sentimenti, invoco la Protezione di Maria, Stella dell'Evangelizzazione, su di lui e sul ministero ecclesiale che sta per iniziare, sulla sorella, sui parenti, sui suoi collaboratori e su quanti oggi gli si stringono intorno per rendere grazie al Signore.

Assicuro al neo-eletto la mia preghiera accompagnata da una particolare Benedizione, che volentieri estendo a tutte le persone care.

Data: 1993-07-03 Data estesa: Sabato 3 Luglio 1993

Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La gioia dello stare insieme nel nome di Gesù

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Nel prossimo mese di agosto, giovani provenienti da tutto il mondo si incontreranno a Denver, negli Stati Uniti, in occasione della giornata Mondiale della Gioventù. Insieme con loro vogliamo prepararci a quella grande esperienza ecclesiale, mettendoci idealmente in cammino verso Denver, dove come negli anni scorsi a Buenos Aires, a S. Giacomo di Compostela e a Czestochowa, si registrerà sicuramente una straordinaria e vibrante partecipazione giovanile.

A Denver si raduneranno giovani di ogni razza e cultura per dare al mondo un segnale di fiducia, in un momento storico travagliato da tensioni e guerre sanguinose, da rigurgiti di intolleranza capaci di mettere a repentaglio l'unità e la pace del mondo.


2. Essi si daranno la mano, congiungendo i colori della pelle e delle bandiere nazionali, la varietà delle culture e delle esperienze, cementate dall'unica fede in Cristo.

Formeranno così un immenso cerchio di amicizia, quasi a stringere l'umanità in un abbraccio di pace per costruire una invalicabile barriera contro ogni forma di violenza.

Essi grideranno forte la ragione della loro speranza: Cristo, venuto tra gli uomini "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Ecco quel che vorrà essere Denver per i giovani che vi prenderanno parte e per quanti, impossibilitati ad intervenire di persona, saranno uniti spiritualmente: vivere la gioia dello stare insieme nel nome di Gesù, condividendo i grandi valori del Vangelo.


3. Carissimi fratelli e sorelle! Con il mese di luglio è iniziato per molti il tradizionale tempo delle ferie e per tanti giovani quello delle vacanze scolastiche. Anch'io mi rechero mercoledi prossimo nel Cadore per alcuni giorni di riposo in montagna.

In una società in cui i ritmi dell'esistenza quotidiana sono cresciuti a dismisura, è necessario riscoprire il valore del riposo, evitando pero di trasformarlo - come un certo edonismo indurrebbe a fare - in un "riposo dei valori". Vacanza rigenerante è davvero quella che, mentre sottrae agli impegni ordinari di ogni giorno, permette di riscoprire valori normalmente più sacrificati, quali, ad esempio, la fruizione della natura, la gioia dell'amicizia, la solidarietà gratuita.

Una vacanza, soprattutto, che permette di dedicare tempo all'attività spirituale, alla meditazione e alla preghiera. Auguro di cuore che così sia per tutti.

Il mio pensiero va, in questo momento, a quanti purtroppo non possono permettersi di andare in ferie, a coloro che resteranno a casa soli, agli anziani, agli ammalati che trascorreranno i mesi dell'estate negli ospedali.

La Madonna non faccia mancare a chi soffre ed è in difficoltà il sostegno di persone amiche.

A Lei, ora ci rivolgiamo fiduciosi, domandandole di ottenere per ciascuno serenità e pace.

Data: 1993-07-04 Data estesa: Domenica 4 Luglio 1993


[Al termine della recita dell'Angelus, il Papa ha pronunciato le seguenti parole:] Desidero esprimere il mio dolore per i tragici eventi che si sono verificati in questi giorni a Mogadiscio, ove tre soldati italiani hanno perduto la vita ed altri sono rimasti feriti nel compimento della missione, intesa ad assicurare soccorsi e a ristabilire la pace in Somalia.

Vi invito ad unirvi a me nella preghiera di suffragio per le giovani vittime, invocando al tempo stesso dal Signore conforto per i loro familiari così duramente provati. Voglia Iddio che in quel tormentato Paese abbiano termine i sanguinosi scontri e che si instauri finalmente una pacifica e ordinata convivenza.

[E infine ha così salutato i diversi gruppi di pellegrini presenti:] Saluto i pellegrini presenti. In particolare rivolgo il mio benvenuto al folto gruppo dell'"Azione Cattolica Ragazzi" di Milano, venuto a fare la Professione di fede sulla tomba di Pietro. Carissimi, vi auguro di comportarvi, dovunque vi troviate, da autentici testimoni di Cristo.

Saluto inoltre il gruppo dell'Associazione "Giacomo Cusmano", riunita in Assemblea a Roma nel decennale della Beatificazione del Fondatore. Possa questo incontro contribuire a sostenere e promuovere il vostro impegno generoso nella Comunità ecclesiale al servizio dei fratelli, specialmente dei più bisognosi.

Un saluto infine al corpo bandistico "La Trionfale", di Orsenigo (Como), che ringrazio per l'omaggio musicale.


17/01/19102 Pag. 19384 A tutti auguro una buona domenica ed un'estate serena.

Data: 1993-07-04 Data estesa: Domenica 4 Luglio 1993



Messaggio al Capitolo Generale dei Missionari di Scheut - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Completamente dediti all'evangelizzazione

Al reverendo padre Jacques Thomas, Superiore generale della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria (Scheut).

In questo breve incontro con lei e i membri del capitolo generale della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, mi rallegro nell'offrire i miei ferventi voti per il compimento della carica di superiore generale che i suoi confratelli le hanno appena affidato. Vorrei che lei riferisse il mio cordialissimo saluto ai sacerdoti, ai fratelli, e anche agli scolastici e ai novizi del suo Istituto.

Dalla vostra fondazione ad opera di padre Teofilo Verbist, nel secolo scorso, la vostra Congregazione ha generosamente onorato la sua vocazione missionaria. Presenti in più di venti paesi, i Padri di Scheut sono tra coloro che testimoniano la fedeltà della Chiesa alla sua prima missione: annunciare il Vangelo di Gesù Cristo alle nazioni che non l'hanno ancora ricevuto. La vostra storia è stata attraversata da difficoltà e da prove, soprattutto quando non avete potuto proseguire il vostro apostolato in alcune regioni, ma mostra anche la fecondità della consacrazione religiosa di missionari completamente dediti all'evangelizzazione.

Più di tanti altri, voi avete una forte consapevolezza dell'immenso campo che resta aperto tra miliardi di uomini che la buona novella della salvezza non ha ancora esplicitamente raggiunto. E' in questo spirito che avete risposto, con entusiasmo, all'appello recentemente ricevuto ad andare a fondare una missione in Mongolia, e tre dei vostri padri vi si sono recati senza indugi per stabilire un contatto approfondito con un popolo che, finora, non aveva potuto conoscere il Vangelo di Cristo. Prego con voi che questa nuova iniziativa missionaria porti presto frutti abbondanti e vi esprimo la gratitudine della Chiesa per la vostra disponibilità esemplare.

Restate, in seno alla Chiesa, coloro che ricordano senza tregua l'urgenza della missione, che si affidano alla forza della parola di salvezza, che si lasciano guidare dal dinamismo dello spirito d'amore e di verità, che piantano senza stancarsi la vigna che il Signore stesso nutre con la linfa della sua grazia per farle portare nuovi frutti! Come dice l'enciclica "Redemptoris Missio", questo impegno è necessario per alimentare l'ardore missionario di tutta la Chiesa, per andare "ad gentes" e per sostenere, con la preghiera e con i doni che il Signore ci manda, e allo stesso modo per assicurare con convinzione e generosità la nuova evangelizzazione di cui tutti i popoli hanno oggi realmente bisogno.

Consacrati al Signore nella vita religiosa, voi continuate anche un'antica tradizione della Chiesa: i pionieri dell'evangelizzazione sono spesso stati i religiosi, testimoni privilegiati del regno di Dio. Tramite il loro impegno a vivere poveri, casti e obbedienti in una vita fraterna essi sono segni dell'essenziale; sono testimoni della felicità di donarsi tramite l'amore per Dio e per i loro fratelli e sorelle in umanità; e mostrano loro la via della verità e della vita, illuminata dalla presenza di Cristo nel suo corpo che è la Chiesa.

Ora che il capitolo generale si avvicina alla conclusione, mi unisco alla vostra azione di grazia per i doni che avete ricevuto e per quelli che trasmettete come amministratori fedeli dei misteri della salvezza.

Con voi, affido al Cuore Immacolato della Vergine Maria, che protegge la vostra Congregazione, tutte le vostre intenzioni, le diverse missioni che garantite, la vostra gioia di servire, la vostra comunione profonda con il Salvatore del mondo. E invoco con tutto il cuore su voi e su tutti i membri dell'Istituto la benedizione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

[Traduzione dal francese]

Data: 1993-07-05 Data estesa: Lunedi 5 Luglio 1993

Messaggio al Capitolo Generale dei Missionari di Scheut - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Completamente dediti all'evangelizzazione

Al Reverendo Padre Jacques Thomas Superiore generale della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria (Scheut) In questo breve incontro con lei e i membri del Capitolo generale della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, mi rallegro nell'offrire i miei ferventi voti per il compimento della carica di Superiore generale che i suoi confratelli le hanno appena affidato. Vorrei che lei riferisse il mio cordialissimo saluto ai preti, ai fratelli, e anche agli scolastici e ai novizi del suo Istituto.

Dalla vostra fondazione ad opera di Padre Teofilo Verbist, nel secolo scorso, la vostra Congregazione ha generosamente onorato la sua vocazione missionaria. Presenti in più di venti paesi, i Padri di Scheut sono tra coloro che testimoniano la fedeltà della Chiesa alla sua prima missione: annunciare il Vangelo di Gesù Cristo alle nazioni che non l'hanno ancora ricevuto. La vostra storia è stata attraversata da difficoltà e da prove, soprattutto quando non avete potuto proseguire il vostro apostolato in alcune regioni, ma mostra anche la fecondità della consacrazione religiosa di missionari completamente dediti all'evangelizzazione.

Più di tanti altri, voi avete una forte consapevolezza dell'immenso campo che resta aperto tra miliardi di uomini che la Buona Novella della salvezza non ha ancora esplicitamente raggiunto. E' in questo spirito che avete risposto, con entusiasmo all'appello recentemente ricevuto ad andare a fondare una missione in Mongolia, e tre dei vostri Padri vi si sono recati senza indugi per stabilire un contatto approfondito con un popolo che, finora, non aveva potuto conoscere il Vangelo di Cristo. Prego con voi che questa nuova iniziativa missionaria porti presto frutti abbondanti e vi esprimo la gratitudine della Chiesa per la vostra disponibilità esemplare.

Restate, in seno alla Chiesa, coloro che ricordano senza tregua l'urgenza della missione, che si affidano alla forza della Parola di salvezza, che si lasciano guidare dal dinamismo dello spirito d'amore e di verità, che piantano senza stancarsi la vigna che il Signore stesso nutre con la linfa della sua grazia per farle portare nuovi frutti! Come dice l'enciclica Redemptoris Missio, questo impegno è necessario per alimentare l'ardore missionario di tutta la Chiesa, per andare ad gentes e per sostenere, con la preghiera e con i doni che il signore ci manda, e allo stesso modo per assicurare con convinzione e generosità la nuova evangelizzazione di cui tutti i popoli hanno oggi realmente bisogno.

Consacrati al Signore nella vita religiosa, voi continuate anche una antica tradizione della Chiesa: i pionieri dell'evangelizzazione sono spesso stati i religiosi, testimoni privilegiati del Regno di Dio. Tramite il loro impegno a vivere poveri, casti ed obbedienti in una vita fraterna essi sono segni dell'essenziale sono testimoni della felicità di donarsi tramite l' amore per Dio e per i loro fratelli e sorelle in umanità; e mostrano loro la via della verità e della vita, illuminata dalla presenza di Cristo nel suo Corpo che è la Chiesa.

Ora che il Capitolo generale si avvicina alla conclusione, mi unisco alla vostra azione di grazia per i doni che avete ricevuto e per quelli che trasmette come amministratori fedeli dei misteri della salvezza.

Con voi, affido al Cuore Immacolato della Vergine Maria, che protegge la vostra Congregazione, tutte le vostre intenzioni, le diverse missioni che garantite, la vostra gioia di servire, la vostra comunione profonda con il Salvatore del mondo.

E invoco con tutto il cuore su voi e su tutti i membri dell'Istituto la Benedizione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.

[Traduzione dal francese]

Data: 1993-07-05 Data estesa: Lunedi 5 Luglio 1993

Lettera al Cardinale Jozef Tomko

Titolo: Per il centenario dell'evangelizzazione di Accra

Al Venerabile Fratello Nostro S.R.E. Cardinale Jozef Tomko Sono ormai trascorsi cento anni da quando ad Accra fu fondata una missione e l'annuncio del Vangelo incomincio a diffondersi ampiamente tra quelle genti grazie all'opera solerte dei missionari, cosicché la salvezza di Cristo potesse raggiungere quella regione e tutti gli uomini godere dei benefici del Salvatore.

Pertanto riteniamo opportuno che questo evento sia convenientemente commemorato. Peraltro questa celebrazione offre non solo grande opportunità e possibilità di rinnovare la memoria di questo fatto, ma anche di richiamare l' animo ad una fede più forte e più salda, rinnovandone i propositi.

Assai opportunamente dunque, nella città stessa di Accra, il 22 agosto si svolgerà una solenne commemorazione, per rinnovare la antica pietà ed il fervore, implorare l'aiuto celeste, mediante il quale possano in futuro prodursi frutti più abbondanti in quel campo del Signore.

perciò, affinché questo rito si svolga più efficacemente e solennemente, abbiamo deciso di inviare un uomo eminente, che ci rappresenti e manifesti similmente la Nostra esortazione e benevolenza. Abbiamo così deciso di rivolgerci a Lei, Venerabile Fratello Nostro, poiché, a motivo dei suoi particolari incarichi pastorali, l' abbiamo ritenuta persona adatta e ottimamente in grado di compiere egregiamente questo incarico. Mossi dunque da fraterno affetto la nominiamo Inviato Speciale alla celebrazione di cui abbiamo detto.

Manifesterà dunque a tutti i partecipanti la Nostra benevolenza e la Nostra filiale devozione alla Madre celeste, che sia d' aiuto all' opera apostolica. Vogliamo infine che impartisca a tutti la Nostra Benedizione Apostolica, che sia annunciatrice di grazie divine e sincera testimonianza di prosperità spirituale.

Città del Vaticano, 5 luglio 1993, anno quindicesimo del Nostro Pontificato.

Ioannes Paulus PP. II

Data: 1993-07-05 Data estesa: Lunedi 5 Luglio 1993

Ai Vescovi di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Signore dal seme della sua parola produce un abbondante raccolto

Cari fratelli Vescovi,


GPII 1993 Insegnamenti - Ad un gruppo di Vescovi statunitensi - Città del Vaticano (Roma)