GPII 1993 Insegnamenti - Incontro con i rappresentanti del laicato giamaicano - Kingston (Giamaica)

Incontro con i rappresentanti del laicato giamaicano - Kingston (Giamaica)

Titolo: Date i vostri cuori a Cristo

Cari fratelli e sorelle in Cristo,


1. E' fonte per me di grande gioia essere finalmente tra di voi, in questa magnifica Isola così giustamente descritta da Colombo come "Santa Gloria". Con sincero affetto saluto voi, catechisti, insegnanti, membri delle organizzazioni parrocchiali e altri rappresentanti del laicato, nonché giovani presenti - tutti voi fedeli figli e figlie della Chiesa nell'Arcidiocesi di Kingston, nella Diocesi di Montego Bay e nel Vicariato Apostolico di Mandeville. "Il mio amore sia con tutti voi in Cristo Gesù" (1Co 16,24).

E' proprio per parlare di Cristo e del suo amore che il Vescovo di Roma è venuto in Giamaica, nell'auditorium del Collegio di San Giorgio. Davvero questo è un luogo idoneo in cui considerare la natura dell'amore cristiano e le opere nelle quali esso necessariamente trova espressione. Solo poche settimane dopo quel giorno di settembre del 1850, quando questo Collegio apri per la prima volta le sue porte, i membri della sua comunità di Gesuiti, con il coraggio che nasce dall'autentica carità, hanno organizzato un sistema di assistenza a favore delle vittime di una terribile epidemia di colera. Si, questo è l' amore che intendo, l' illimitato dono di sé, che ci rende pronti persino a offrire la nostra vita per gli altri.


2. Abbiamo udito, nella lettura della lettera di San Paolo ai Colossesi, che dobbiamo "porre al di sopra di tutto la carità" (Col 3,14) - ci dobbiamo completamente rivestire di essa. Ce ne rivestiamo in prima istanza quando "ci rivestiamo di Cristo" nel Battesimo (Rm 13,14). L' amore di Cristo è stato effuso nei nostri cuori, cosicché ora possiamo amare Dio sopra ogni cosa ed il nostro prossimo come noi stessi per amore di lui. Per la potenza di questo amore, i cristiani sono resi capaci di offrire tutto ciò che hanno e che sono al Padre, per proclamare la Buona Novella attraverso le loro parole e le loro opere, e per diffondere ovunque il Regno di Dio della giustizia, della pace e della carità (Cfr. CL 14).

I Padri del Concilio Vaticano II affermano che i laici sono specificamente chiamati ad adempiere a questa nobile vocazione nella sfera secolare, tramite il loro impegno negli affari temporali (Cfr. LG 31).

Le metafore evangeliche del sale, della luce e del lievito (Cfr. Mt 5,13-16 Mt 13,33) ci aiutano a capire che, attraverso la loro piena partecipazione agli affari di questo tempo, i fedeli laici intendono essere strumenti che permettono alla grazia divina di realizzare il fine eterno nella creazione.


3. E' essenziale che i laici siano ben preparati a svolgere questo compito.

Nell'opera di formazione dei laici, la parrocchia svolge un ruolo centrale. Una parrocchia attiva rappresenta uno strumento assai efficace per insegnare la parola di Dio, per promuovere il dialogo liturgico e personale con Dio e per sostenere la vita della carità fraterna. Tramite la partecipazione alla vita parrocchiale, i fedeli sperimentano la realtà della comunione ecclesiale e giungono ad apprezzare più pienamente la loro stessa responsabilità come collaboratori nella missione salvifica della Chiesa (Cfr. CL 61).

Nelle comunità parrocchiali di Kingston, Montego Bay e Mandeville, i programmi di preparazione ai sacramenti, le altre forme di catechesi e la pastorale giovanile costituiscono delle attività indispensabili. Ognuno di voi ha oggi qui un ruolo vitale da svolgere in questo apostolato. Desidero esortarvi ad essere vicini ai vostri sacerdoti, a cooperare con loro nel costruire la Chiesa in questa Isola. Essendo voi stessi dei buoni cattolici, aiuterete i vostri sacerdoti ad essere dei servitori sempre migliori di Gesù Cristo, il Sommo Sacerdote.

Colgo questa opportunità per esprimere il mio apprezzamento a voi catechisti per l'importante lavoro che svolgete nel trasmettere la fede cattolica.

Il vostro compito consiste nel trasmettere ai vostri studenti l'insegnamento della Chiesa in tutta la sua ricchezza e integrità. Insegnate loro in modo particolare ciò che riguarda i sacramenti e il modo in cui il mistero salvifico di Cristo è reso presente in questi segni visibili della grazia invisibile di Dio. Attraverso la pia celebrazione di questi sacri riti, l' intera comunità troverà la forza di cui ha bisogno per la santificazione della vita nel mondo ed in vista del compito di sconfiggere tutte le forme di povertà - materiali e spirituali - che colpiscono i nostri fratelli e sorelle.

Quelli di voi che sono insegnanti, hanno una speciale responsabilità nell'istruire gli altri alle virtù che costituiscono il cuore della formazione cristiana. Tra le più importanti disposizioni da coltivare sia nei giovani che negli adulti, vi sono solidarietà e senso di responsabilità per il bene comune.

Nell'ultimo secolo, tale impegno per il bene della persona umana ha portato all' emancipazione di coloro che erano schiavi nelle case, nelle fabbriche e nelle piantagioni di questa terra. Non tutti i Giamaicani hanno ancora raggiunto un livello di partecipazione nella società che sia degno di uomini e donne liberi, ragione per cui la necessità della solidarietà e dell'impegno non deve oggi venire meno. Per la vostra generosa dedizione al compito di educare la gioventù, non solo la comunità cattolica in Giamaica, ma anche la società civile vi è debitrice.

Invito voi, cattolici giamaicani, a trasformare questo incontro in un'occasione per rinnovare il vostro impegno nella missione della Chiesa.

Impegnatevi sempre di più affinché i poveri e i dimenticati siano l'oggetto particolare del vostro amore. Siate determinati nel trasformare i vostri gruppi e organizzazioni in strumenti efficaci per aiutare i vostri fratelli e sorelle nel bisogno. In questo modo sarete i degni eredi dello spirito e della tradizione di cui Jessie Rippol, Josephine Ximines, Louise Dugiol e tutti coloro che si sono adoperati per il pieno sviluppo dei loro compagni giamaicani sono stati esempi.


4. Ed ora una parola per i molti giovani presenti qui oggi. Giovani giamaicani, sarete forti e generosi per Cristo? Rifiutate di entrare per la porta larga, che conduce alla via dell'indulgenza verso sé stessi, del crimine, del cinismo e della fuga dalle responsabilità. L'abuso di alcol e di droghe e un atteggiamento errato nei confronti del sesso non devono aver spazio nella vostra vita. "Entrate per la porta stretta" (Mt 7,13). Scegliete la via che conduce alla vita eterna e alla felicità con Dio. Se la strada che Egli ha pensato per voi conduce al sacerdozio o alla vita religiosa femminile o maschile, siate generosi. La Chiesa ha bisogno di voi. Seguite la via che Cristo vi indica. Se vi chiama al matrimonio, prendete Maria e Giuseppe come vostri modelli. In ogni cosa, fate in modo che le parole di Gesù vivano in voi, e conoscerete la gioia che viene dall'appartenere a Lui.


5. Quest'anno stiamo commemorando il quinto centenario dell'inizio dell'evangelizzazione nei Caraibi ed in tutte le Americhe. Questa celebrazione è un' occasione ideale offerta ai cattolici della Giamaica per ascoltare con un cuore ed una mente nuova i precetti di Cristo: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). Si, cari fratelli e sorelle, rispondete a questa chiamata. Offritevi nuovamente al Redentore come suoi aiutanti nel liberare la creazione dagli effetti del peccato, al fine di ripristinare ogni cosa secondo il disegno originale del Padre per il mondo (Cfr. CL 15). Date le vostre mani a Cristo, cosicché tramite la sua grazia possiate forgiare una società che sia giusta, e nella quale tutti i membri vivano in pace. Date i vostri cuori a Cristo, cosicché attraverso di essi il suo amore possa splendere come un faro di luce e di speranza per tutti i Giamaicani.

Che Dio sia il vostro sostegno in questa meravigliosa opera. Che Egli benedica "questa terra che amiamo". E che Maria, la Regina dell' Universo, protegga la sua amata Giamaica. Dio sia con tutti voi! [Al termine dell'incontro svoltosi nel "St. George College", il Santo Padre ha rivolto ai presenti queste parole:] Alla fine della nostra preghiera comune, esprimo la mia gratitudine per questo incontro, per la vostra preparazione, per le vostre preghiere, per i vostri canti, e per le vostre danze. Tutto ciò è merito della vostra educazione cattolica. Esprimo alla vostra comunità, agli insegnanti, e agli studenti, l'augurio di un vero progresso nella maturità umana e cristiana.

Data: 1993-08-10 Data estesa: Martedi 10 Agosto 1993

Incontro ecumenico a Kingston - Giamaica

Titolo: L'unità è opera dello Spirito

"...Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti" (Ph 2,2).

Cari fratelli e sorelle, cari amici,


1. Queste parole di San Paolo, che esprimono il suo profondo desiderio di unità tra i discepoli del Signore, erano un grido che proveniva dal profondo del suo cuore. Egli si era talmente identificato con il nostro Salvatore, che non viveva più ma Cristo viveva in lui (Cfr. Ga 2,20), e così il suo desiderio era lo stesso di Cristo: "Tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21). Questo appello dell' Apostolo, rivolto per la prima volta ai filippesi, non ha perso nulla della sua urgenza, e trova oggi un'eco nel cuore di ognuno di noi qui convenuto. E' per questo che ci siamo riuniti a pregare per la riconciliazione di tutti i cristiani.

Con la fiducia di figli e figlie ci rivolgiamo al Padre per chiedergli di sanare le nostre divisioni. Allo stesso tempo lo ringraziamo per la già esistente - anche se imperfetta - comunione che ci unisce (Cfr. UR 3) e per il clima di apertura e di rispetto reciproco che ne sono le conseguenze logiche (Cfr. Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme dell' ecumenismo [1993], n. 36). Questo è infatti un momento di grazia, un dono dell'amore infinito del nostro Redentore. Nella pace e nell'amore di Gesù Cristo saluto tutti voi, rappresentanti delle Chiese Cristiane e delle Comunità Ecclesiali della Giamaica e dei Caraibi. Sono lieto di essere qui con voi ad ascoltare la Parola salvifica di Dio e di levare con voi la mia voce in sincera lode e fervida supplica.


2. I cristiani in Giamaica possono giustamente ringraziare Dio per tutto ciò che è stato ottenuto nel raggiungimento degli obiettivi del movimento ecumenico. In particolar modo desidero mettere in rilievo i risultati di più di due decenni di comune testimonianza e comune azione a favore della giustizia e della pace attraverso il Concilio Giamaicano delle Chiese. I Vescovi cattolici di questa Nazione, insieme al clero, ai religiosi e ai fedeli laici, sono stati attivi in queste iniziative. Essi sono ansiosi di lavorare, negli anni a venire, con tutti i loro fratelli e le loro sorelle cristiani in uno spirito di solidarietà, cosicché la luce trasformatrice della Buona Novella splenda sempre più luminosa su quest'Isola.

Le vostre iniziative ecumeniche si svolgono nel contesto più ampio della Conferenza Caraibica delle Chiese. Attraverso questa Conferenza vi impegnate a difendere e a promuovere la dignità della persona umana e a pronunciarvi contro tutto ciò che la mette in pericolo: la povertà, il dissesto della vita familiare, l'abuso di stupefacenti e droghe e tutto ciò che possa ostacolare il pieno sviluppo degli individui e della società stessa. E' mia preghiera che la vostra collaborazione di fronte a queste sfide sia sempre più efficace nel porre "in una luce più piena il volto di Cristo Servo" e nel rendere "testimonianza delle speranze nostre" (UR 12).


3. Poiché è importante che i Cristiani uniscano le loro forze per costruire il bene comune della società umana, dovremmo riconoscere la necessità di resistere a qualsiasi tentazione di "attivismo" unilaterale. Altrimenti l'impegno ecumenico potrebbe ben presto essere guidato solo da motivi politici e diventare una barriera e non un aiuto per l'unità (Cfr. Direttorio, n. 211-212). Noi siamo chiamati non solo a un'azione comune, ma, come dice San Paolo, a una "comunanza di spirito" (Ph 2,2); per essere uniti non solo nel servizio, ma nella "convinzione" e nell'"amore" (Ibidem Ph 2,2) - e dobbiamo pregare di essere uniti nell' unica Eucaristia, dove Cristo dona se stesso nell'amore alla sua Chiesa. No, noi non potremo mai accontentarci di forme imperfette di comunione nella fede e nella vita sacramentale, poiché questa non è la volontà di nostro Signore. Era sua preghiera che i suoi discepoli partecipassero a quella stessa unità che lo rendeva tutt'uno con il Padre: "Come tu, Padre, sei in me, e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Jn 17,21).

Come ho sottolineato in un messaggio ai partecipanti alla Quinta Conferenza Mondiale su Fede e Costituzione ora riunita a Santiago de Compostela, la riflessione sulla natura della koinonia, la comunione - il tema di questa conferenza - è un mezzo particolarmente valido per raggiungere l'obiettivo dell'unità cristiana (Cfr. Lettera del 21 luglio 1993). Un apprezzamento più profondo del mistero della comunione ecclesiale come partecipazione alla vita stessa di Dio uno e trino offre una buona base per un dialogo fruttuoso su argomenti quali il rapporto tra la Chiesa universale nella sua visibilità e le Chiese particolari, la ricchezza della diversità in seno alla comunione, la natura eucaristica della Chiesa, e l'ufficio - in particolar modo il ministero del Vescovo di Roma - nel servizio della comunione. Per quanto riguarda quei Cristiani che potrebbero non condividere la concezione propria della Chiesa Cattolica dell'Eucaristia quale espressione visibile di unità nella fede e nella vita ecclesiale, un dialogo aperto e sincero li aiuterà ad apprezzare e a rispettare le sue ferme convinzioni e la sua severa disciplina riguardo all'intercomunione.

In queste questioni, come in tutto ciò che riguarda il nostro dialogo fraterno, non dovremmo ignorare l'ammonimento del Concilio Vaticano II, che "niente è più alieno dall'ecumenismo, quanto quel falso irenismo" (UR 11). In uno spirito di rispetto reciproco dobbiamo sempre dire ciò che sappiamo essere vero su noi stessi e le nostre convinzioni. Questo è il modo in cui i fratelli e le sorelle devono confrontarsi l'un l'altro, e questa franchezza riguardo a se stessi, unita alla fiducia in ciò che gli altri dicono di loro stessi, porterà i frutti desiderati al momento debito (Cfr. Direttorio, n.172).


4. Desidero, a questo punto, salutare i rappresentanti di altre tradizioni religiose presenti qui oggi. Noi che professiamo il nome di Gesù siamo onorati dalla vostra presenza. Assicurandovi la mia cordiale stima e il mio affetto, vi offro i miei migliori e devoti auguri. I membri della comunità cattolica in Giamaica, così come i membri di altre Chiese e Comunità Ecclesiali sono desiderosi di collaborare con voi nel servire la causa dell'umanità.

Alle guide spirituali e ai membri della Delegazione ebraica porgo una particolare parola di benvenuto. Mi è stato detto dello stretto rapporto tra voi e i cattolici giamaicani. Questo rispetto e questa amicizia, radicati nel nostro patrimonio comune (Cfr. NAE 4) sono fonti di grande gioia e soddisfazione.

Prego affinché in Giamaica tutti i credenti vengano rafforzati da Dio Onnipotente nell'unione tra loro e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per costruire una società libera da discriminazione e pregiudizio, una nazione impegnata a proteggere i diritti di ogni persona, incluso di diritto alla libertà religiosa.


5. Signore e Signori: San Paolo ha indicato ai cristiani di Filippi la via per aver una sola mente e un solo scopo, e nel fare questo egli ha identificato il sentiero che porta all'obiettivo finale del movimento ecumenico. Egli dice: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù" (Ph 2,5). Quando tutti i cristiani saranno pienamente conformati a Cristo, allora saranno completamente una sola cosa. Questo è il compito del Paraclito, lo Spirito effuso nella Pentecoste e dato nel Battesimo. L'unità è opera dello Spirito. Con fiducia chiediamo allo Spirito Santo di operare con grande potenza in mezzo a noi, cosicché la preghiera di Cristo si possa compiere in noi: "Tutti siano una sola cosa...perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro" (Jn 17,21-26).

Offro a tutti voi, cari amici, il mio caloroso sostegno, e vi ringrazio ancora una volta per le vostre vite, il vostro lavoro e le vostre preghiere qui in Giamaica e in tutte le Antille. Possa il Signore Iddio benedirvi e sostenervi sempre.

Data: 1993-08-10 Data estesa: Martedi 10 Agosto 1993

Messa nello Stadio di Kingston - Giamaica

Titolo: La via della salvezza conduce a Cristo

"Gesù è il Signore" (Rm 10,9). Egli è "ricco verso tutti quelli che l'invocano" (Rm 10,12).

Cari fratelli e sorelle in Cristo,


1. La liturgia ripete oggi queste parole di San Paolo, l'Apostolo delle Nazioni.

Gesù è il Signore! Egli è il nostro Redentore, il Salvatore di tutti i popoli.

"Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possano essere salvati" (Cfr. Ac 4,12).

Questa Buona Novella della salvezza ci viene da Dio stesso. "Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia... Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio" (Ps 97,2-3).

Il messaggio di salvezza è il Vangelo di Gesù Cristo, l'Eterno Figlio che è una cosa sola con il Padre. Dopo la Risurrezione, Cristo ha inviato i suoi Apostoli a proclamare questo Vangelo a tutto il creato. Attraverso la predicazione del Vangelo, tutti i popoli sono chiamati ad accogliere il messaggio di salvezza, a diventare discepoli di Cristo e ad essere battezzati nel suo nome (Cfr. Mc 16,15-16).


2. Nella pienezza dei tempi, il Vangelo di Gesù Cristo è giunto anche in Giamaica! Il seme della parola di Dio è stato piantato in quest'isola attraverso la predicazione dei missionari, che cinque secoli fa per la prima volta hanno insegnato il nome del Salvatore agli abitanti Arawak. Anche se il progresso della parola di Dio è stato talvolta ostacolato dal peccato e dagli errori umani, esso ha rappresentato un'indefettibile fonte di luce e di speranza per generazioni di giamaicani. Oggi la verità del Vangelo continua a offrire un fondamento sicuro per la crescita e il rinnovamento della società giamaicana.

Mentre la Giamaica si prepara a celebrare il V Centenario dell'arrivo di Colombo e della prima evangelizzazione, al Successore di Pietro è stata concessa la grazia di venire a confermarvi nella vostra fede in Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente (Cfr. Lc 22,32 Mt 16,16). Rendiamo insieme grazie a Dio per le tante benedizioni che ha concesso alla Giamaica e al suo popolo.

Saluto tutti voi con affetto nel Signore. Il mio saluto fraterno va innanzitutto all'Arcivescovo Carter, al Vescovo Clarke e al Vescovo Boyle; insieme con il clero, con i religiosi e con i laici dell'Arcidiocesi di Kingston, della Diocesi di Montego Bay e del Vicariato Apostolico di Mandeville.

Il mio rispettoso saluto si rivolge anche al Governatore Generale, al Ministro per gli Affari Esteri in rappresentanza del Governo e alle autorità governative e civili qui presenti. Porgo anche il benvenuto all'Onorevole Deputato Edward Seaga, leader dell'opposizione, e ai rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità cristiane dell'Isola.


3. Nel Vecchio Testamento, la speranza di Israele nella salvezza era simboleggiata dal monte del Tempio del Signore a Gerusalemme. Nella Prima Lettura, il Profeta Isaia invita Israele ad avvicinarsi al Tempio di Dio e a vivere in santità.

"Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (Is 2,3) Oggi la via della salvezza non conduce più al monte del Tempio, bensi a Gesù Cristo stesso, al Figlio di Dio, il Verbo fatto carne che dimora in mezzo a noi (Cfr. Jn 1,14). Gesù ha detto: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo faro risorgere" (Jn 2,19). San Giovanni ci dice che stava parlando di se stesso: "egli parlava del tempio del suo corpo" (Jn 2,21). Il Corpo stesso di Gesù, risorto dai morti e ripieno dello Spirito di Vita è diventato un Tempio Vivo.

San Paolo ci ricorda che anche i nostri corpi, così come le nostre anime, sono fatti per dar gloria a Dio; che siamo chiamati a procedere secondo lo Spirito, e non a cedere agli appetiti della carne (Cfr. Ga 5,16). "Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi... e che non appartenete a voi stessi? Glorificate dunque Dio nel vostro corpo" (1Co 6,19). Quando siamo stati battezzati in Cristo, ci è stato concesso di partecipare alla sua vita divina; i nostri corpi sono diventati templi della presenza di Dio, dimore dello Spirito Santo. E lo Spirito Santo che fa avverare nei nostri cuori la profezia di Isaia: egli ci istruisce nelle vie del Signore, affinché possiamo camminare nei suoi sentieri (Cfr. Is 2,3).


4. Abbiamo ascoltato San Paolo che ci garantisce: "Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo" (Rm 10,9). Ma la fede che porta la salvezza deve manifestarsi in ogni aspetto delle nostre vite, nel nostro modo di pensare, nel nostro modo di agire, nel modo in cui trattiamo gli altri.

Gesù fa questa domanda a ciascuno dei suoi seguaci: "Tu credi?" (Jn 9,35).Facendo eco alle parole del Signore questa sera a Kingston, faccio appello a voi, Cristiani della Giamaica: "Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!".

Abbiate fiducia nel fatto che la vostra fede nella Buona Novella ha il potere di trasformare le vostre vite e di purificare e nobilitare la vita della vostra società.

La Giamaica ha bisogno di ascoltare la verità del Vangelo! Poiché il Vangelo rivela la piena verità sull'uomo e sulla sua nobile vocazione, esso offre la prospettiva e la forza necessarie per affrontare le molte sfide che sono di fronte alla vostra società. Il Vangelo ha il potere di ispirare in ogni cuore un impegno disinteressato per il bene comune e il rifiuto di tutto ciò che si frappone sulla via della costruzione di una società rinnovata, una società di giustizia, di pace e di solidarietà.

Ora è tempo che i cristiani dell'Isola si impegnino per garantire che i principi che guidano la vita politica, sociale ed economica siano conformi alla legge di Dio e al Vangelo. Ora è tempo di lavorare insieme per superare gli effetti dell'ingiustizia e dello sfruttamento, per contrastare la mancanza di sollecitudine verso le necessità dei poveri e dei derelitti, la mancanza di rispetto per la dignità e il valore, di ogni persona, soprattutto delle donne e dei bambini. Ora è tempo che i cristiani rifiutino la tentazione dell' apatia e della disperazione, di adagiarsi sulle scuse del passato, e di abbandonarsi troppo facilmente a inutili dispute. Ora è tempo che tutti costruiscano insieme, ispirati dal Vangelo, un solo popolo, una società unita, un futuro migliore.


5. Gesù Cristo dice a tutti gli uomini e a tutte le donne: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorero" (Mt 11,28). Ma Cristo non ci invita a venire a lui per qualche vuota consolazione. Egli ci rinnova e ci rafforza affinché continuiamo a dividere con gli altri la salvezza che lui ci ha donato. Dice ai suoi Apostoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15). Cristo - colui che è stato mandato dal Padre - adesso manda gli altri: "Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi" (Jn 20,21).

Queste parole ci ricordano che l'opera di evangelizzazione è al centro della missione della Chiesa nel mondo. La Chiesa è iniziata con l'evangelizzazione - e incessantemente si rinnova attraverso l'evangelizzazione. In ogni tempo e in ogni luogo la predicazione del Vangelo deve essere il primo dovere della Chiesa, la sua priorità centrale. Deve essere il dovere di ogni Vescovo e sacerdote, di ogni religioso o religiosa, di ogni laico, uomo o donna. Oggi, in Giamaica come altrove, vi è un'urgente necessità di una "nuova evangelizzazione", di una nuova proclamazione di Gesù Cristo in mezzo alle sfide del nostro tempo. E ogni credente, ogni membro della Chiesa, è chiamato a partecipare a questo grande compito.

La nuova evangelizzazione è affidata in modo particolare ai laici, perché è soprattutto attraverso di loro che la Chiesa di Cristo è resa presente nei più svariati settori del mondo, come segno e fonte di speranza e di amore (Cfr. CL 7). Incoraggio tutti voi a condividere la luce e la gioia della vostra fede con gli altri. La vostra testimonianza della Buona Novella rappresenterà un lievito di rinnovamento nella vita della Chiesa su quest'Isola.

Poiché "la fede si rafforza donandola" (RMi 2).


6. A questo proposito desidero rivolgere una parola speciale agli sposi cristiani.

Nel disegno di Dio per il genere umano "l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2,24 Cfr. Mt 19,5). La famiglia, nata dall'amore fedele tra uomo e donna, è il nucleo fondamentale della società, una culla di vita e di amore dove il dono divino della nuova vita è accolto, nutrito, e può svilupparsi. Il futuro della società è strettamente legato alla forza delle sue famiglie (Cfr. FC 86).

Sposi cristiani! La testimonianza delle vostre vite deve essere sempre più chiara! Il vostro amore fedele deve risplendere e contrapporsi a modi di vivere che non sono in sintonia col Vangelo. Le vostre famiglie devono essere santuari di amore in mezzo alle molte difficili situazioni causate dal cattivo uso del dono divino della sessualità.

Come popolo i Giamaicani hanno conosciuto i mali della schiavitù, un sistema che ha spogliato gli esseri umani della propria dignità come immagini di Dio, che ha negato il valore spirituale delle persone e le ha ridotte a meri oggetti da usare e sfruttare. Ma oltre al suo sfruttamento degli individui, uno dei più grandi mali della schiavitù è stata la distruzione dei vincoli familiari.

La schiavitù ha strappato gli uomini dalle proprie mogli; le mogli sono rimaste sole con il fardello di far crescere i figli; e i figli sono stati privati della presenza dei loro padri. I tragici frutti di questo sistema perverso sono ancora presenti in comportamenti di irresponsabilità sessuale. Essi sono dolorosamente evidenti nelle vite di troppi bambini che sono privi dell' amore e del sostegno dei propri genitori e di una sana vita domestica, e in troppe donne che lottano, spesso senza aiuto, per provvedere ai loro figli.

La liberazione completa dal passato di schiavitù deve comprendere anche sforzi per sanare le profonde cicatrici lasciate nella vita della società. E nel sanare e nel ricostruire la vita familiare, gli sposi cristiani hanno una testimonianza fondamentale da offrire. Quali maestri di fede e virtù per i propri figli, i genitori cristiani indicano la via che la generazione successiva dovrà intraprendere. E con le loro vite di fede, di fedeltà, di apertura alla vita, di amore, di riconciliazione, le famiglie cristiane saranno i più importanti evangelizzatori di altre famiglie.


7. San Paolo scrive: "La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" (Rm 10,17). La salvezza viene dall'ascolto della parola di Dio e dalla risposta nella fede. "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato" (Rm 10,13). Ma l'Apostolo continua chiedendo: "Come potranno invocarlo...senza averlo sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che l'annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati?" (Rm 10,14-15).

Le stesse domande che San Paolo poneva nella Lettera ai Romani devono essere nuovamente poste oggi. Chi porterà la Buona Novella? Potrà esservi evangelizzazione senza evangelizzatori? La Giamaica ha ricevuto il Vangelo. Ha ascoltato la predicazione di coloro che per primi hanno portato ha Buona Novella in quest'Isola tanto tempo fa.

Essi sono giunti in risposta alla chiamata di Dio; sono venuti in obbedienza al suo comando: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).

E in verità quei predicatori vennero ascoltati: "per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino ai confini del mondo le loro parole" (Rm 10,18).

Ma è anche vero che occorre proclamare continuamente la Buona Novella: a ogni generazione, a ogni popolo, a tutti gli angoli della terra e a tutte le Isole! In questa splendida Isola della Giamaica, che Dio susciti degni predicatori della sua parola. Che Egli susciti testimoni convincenti della potenza della sua salvezza! Che Maria, che la Giamaica venera con il titolo di "Regina Assunta in Cielo", interceda per i popoli dei Caraibi, affinché essi diventino sempre più fedeli ascoltatori della parola, e proclamino con ardore la propria fede nel nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Gesù è il Signore! Amen.[Ai fedeli presenti:] Fratelli e sorelle, l'Eucaristia è la stessa, sempre e ovunque, è la stessa. Lo stesso sacrificio, lo stesso Gesù, il suo unico sacerdozio. Lo Stesso Gesù, la vittima più santa, e lo stesso sacrificio, lo stesso sacerdozio cui prende parte l'intero popolo di Dio, tutti noi.

Con il ministero dei sacerdoti, dei Vescovi, l'Eucaristia è la stessa ovunque. Ma ovunque l'Eucaristia è un'espressione speciale di fede, del popolo di Dio, della sua storia, della sua consapevolezza cristiana.

Sono stato così lieto di aver potuto celebrare questa sera un'Eucaristia giamaicana. Vi ringrazio tutti, per la vostra partecipazione. E ora vi offro l'ultimo dono della celebrazione eucaristica, una benedizione liturgica nel nome della Santissima Trinità.

Data: 1993-08-10 Data estesa: Martedi 10 Agosto 1993

Cerimonia di congedo dalla Giamaica

Titolo: E' stato un piacere particolare far visita ai cattolici di Giamaica

Eccellenza, Signor Primo Ministro, Miei confratelli nell'Episcopato, Cari amici,


1. Al termine della mia visita pastorale in Giamaica desidero ringraziare tutti veramente di cuore per l'accoglienza tanto calda e le molte gentilezze mostratemi in questi giorni. Esprimo la mia particolare gratitudine a Sua Eccellenza, il Governatore Generale, per le sue gentili parole. Venuto tra di voi come amico, prendo ora commiato dalla gente di questa splendida Isola con rinnovati sentimenti di affetto e di stima.

Rivolgo un ringraziamento particolare all'Arcivescovo Carter, al Vescovo Clarke e al Vescovo Boyle. E' stato per me un piacere particolare nei giorni scorsi far visita ai cattolici di Giamaica e sperimentare personalmente la vita della Chiesa su quest'Isola. L'impegno dei cattolici di Giamaica per il futuro del loro paese, che trova espressione concreta in numerose scuole e in altre iniziative educative e sociali, riflette il loro rispetto per la centralità della persona umana in tutto il suo genuino sviluppo. Ispirati dalla loro fede in Cristo i cattolici giamaicani continueranno a lavorare con gli altri cristiani e con i seguaci di altre tradizioni religiose per costruire una società sempre più armoniosa e amante della pace.


2. Le prossime celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario dell'arrivo di Colombo su queste coste saranno un' occasione per ricordare il passato, per rievocare i molti fili che si sono intrecciati per ordire la trama della ricca storia di Giamaica. Che queste celebrazioni siano anche un'occasione per tutte le genti di questa Isola per dedicarsi di nuovo agli ideali che hanno guidato la Giamaica nella ricerca della libertà e del progresso. L'amore del popolo giamaicano per la libertà e la sua capacità di trionfare sull'eredità lasciata dalle sofferenze e dalle oppressioni del passato sono una grande risorsa per affrontare le diverse sfide del presente e del futuro.

Prego perché la libertà conquistata a caro prezzo e che voi amate tanto profondamente vi guidi sempre e ispiri il vostro sviluppo come nazione. Sto parlando di libertà autentica: di quella libertà che non affranca semplicemente i corpi, ma anche i cuori e le anime; la libertà che permette a tutti i membri di una società di partecipare alla costruzione del bene comune. Promuovendo questa libertà i Giamaicani si assicureranno un futuro in cui ogni individuo sarà amato e apprezzato per il suo unico valore come essere umano, un futuro in cui si darà ad ogni persona l'opportunità di svilupparsi e prosperare, e dove i meno fortunati e gli svantaggiati saranno aiutati a partecipare pienamente alla vita della società.

Possa Dio sostenere i vostri sforzi per costruire una vita nazionale segnata dalla giustizia e dall'uguaglianza. Il paziente incoraggiamento della comprensione reciproca e il dialogo sono gli unici mezzi veramente efficaci per garantire il progresso. Questi sono obiettivi elevati e ardui, e prego perché gli sforzi della Giamaica per raggiungerli vadano di pari passo con il rafforzamento della cooperazione tra tutti i paesi dei Caraibi.


3. Nel proseguire il mio viaggio alla volta della Giornata Mondiale della Gioventù a Denver, invoco la benedizione di Dio in particolar modo sui bambini e sui giovani di Giamaica. Volgendo lo sguardo a queste nuove generazioni, la Giamaica guarda al suo stesso futuro. Che possano sempre trovare accoglienza amore e sollecitudine per i loro bisogni.

Che tutti gli abitanti di quest'Isola possano sperimentare le abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente, il dispensatore di ogni buon dono (Cfr. GS 1,17).

Che Dio benedica la Giamaica! Che Dio benedica il popolo giamaicano!

Data: 1993-08-11 Data estesa: Mercoledi 11 Agosto 1993


GPII 1993 Insegnamenti - Incontro con i rappresentanti del laicato giamaicano - Kingston (Giamaica)