GPII 1993 Insegnamenti - L'omelia della Santa Messa celebrata nel Mezaparka - Riga

L'omelia della Santa Messa celebrata nel Mezaparka - Riga

Titolo: Dopo lunghi anni di passione e di croce in Lettonia rinasce la speranza




1. "Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4,18 Cfr. Is 61,1).

Oggi, a Riga, capitale della Lettonia, presso le rive del Mar Baltico, risuonano le parole pronunciate a Nazareth da Gesù Cristo: sono parole tratte dal Libro del Profeta Isaia. Parole sul Messia.

Il Messia è colui "sopra il quale è lo Spirito del Signore" (Cfr. Is 61,1 Lc 4,18), la pienezza dello Spirito Santo. Il Messia - è un Unto, un Inviato: Figlio del Padre, che grazie all'opera dello Spirito Santo, s'è fatto uomo ed è nato dalla Vergine Maria.

Le parole proclamate a Nazareth risuonano anche oggi qui, a Riga, presso le sponde del Baltico. Risuonano dovunque è giunta nel passato e ancor oggi si estende la missione messianica di Cristo.


2. Sono passati già più di otto secoli dal momento in cui questa missione raggiunse la vostra terra, allorché venne fra voi un Pastore, di nome Meinard, unto per la missione apostolica a somiglianza di Cristo. Qualche anno fa abbiamo celebrato con viva riconoscenza verso il Signore il giubileo dell'inizio del suo servizio episcopale. Abbiamo ringraziato Dio contemporaneamente in Lettonia ed a Roma. Il Vescovo di Roma, Successore dell'Apostolo Pietro, è lieto quest'oggi di poter rinnovare tale azione di grazie insieme con il Popolo di Dio della vostra Patria, nella Città che è la capitale ed anche il centro della vostra storia.

Gesù, a Nazareth, dopo aver proclamato le parole tratte dal Libro di Isaia, esclamo dinanzi all'Assemblea radunata nella sinagoga: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita" (Lc 4,21).

Ti ringraziamo Gesù Cristo, Redentore e Pastore dell'uomo di tutti i tempi, per il fatto che la verità sul Messia si è compiuta e continua a realizzarsi anche ora: questa verità è stata accolta con fede anche qui, si è rivestita della vita della Chiesa, che in Cristo è "il sacramento... dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1).


3. La Chiesa usci dal Cenacolo dove, nel giorno della Pentecoste, era stata vivificata dal "soffio dello Spirito", di cui già parlava il profeta Ezechiele: "Porro il mio spirito dentro di voi e vi faro vivere secondo i miei statuti" (Ez 36,27).

E' lo Spirito Santo che fa diventare il precetto di Dio voce risuonante nel cuore dell'uomo. Per questo il Profeta aggiunge: "Vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo" (Ez 36,26). E' il soffio dello Spirito Santo che dà inizio alla "nuova creazione": all'uomo rinnovato nella verità e nell'amore.

Dopo il lungo periodo caratterizzato da sofferenze e da prove dolorose, la gente di questa vostra terra non ha forse urgente bisogno di tale interiore rinnovamento?


4. La Chiesa di Lettonia sta attualmente attraversando un periodo di particolare grazia, quasi una "nuova creazione". Dopo i lunghi anni di sofferenza, che sono stati momenti di passione e di croce, rinasce la speranza. Al lungo e duro inverno del forzato silenzio su Dio, fa seguito una nuova primavera evangelica che vede impegnati tutti i credenti.

In questo sforzo di rinnovamento ecclesiale ed apostolico, viene spontaneo richiamarsi alla freschezza delle origini, alle genuine ed antiche tradizioni cristiane che questa terra può vantare. Il cristianesimo fu portato qui dall'ardore missionario e dallo zelo pastorale del grande evangelizzatore san Meinardo, primo Vescovo della Livonia-Lettonia. Egli, già avanzato negli anni, non temette di lasciare la Germania settentrionale, sua terra d'origine, per venire ad annunciare il Vangelo qui, dove il Signore lo chiamava. La vita esemplare e lo zelo apostolico che lo contraddistinsero, insieme con la particolare sollecitudine nel mantenere una viva e profonda comunione con il Successore di Pietro, agirono fortemente sui numerosi abitanti di questa vostra regione, portandoli ad accogliere con gioia il messaggio evangelico.

La Città in cui oggi celebriamo questa solenne Eucaristia custodisce con onore i resti mortali del santo Vescovo, ricordando a tutti la sua stupenda figura di Apostolo e di Pastore. La liturgia ce lo propone come esempio e come intercessore nell'opera urgente della nuova evangelizzazione.


5. Carissimi fratelli e sorelle, siamo chiamati ad annunciare Cristo e le esigenze del suo Vangelo. Dobbiamo farlo tutti e con instancabile ardore. Quest'esigenza rende più sentito l'anelito all'unità fra quanti credono in Gesù Cristo, unico Redentore dell'uomo.

L'unità dei suoi discepoli, ferita in passato a motivo di diverse contingenze storiche che nulla avevano a che fare col Vangelo, viene ora nuovarnente desiderata da quanti hanno sofferto insieme per la causa della fede.

Ancora una volta la comune esperienza delle catacombe porta naturalmente alla ricerca della condivisione dell'esperienza del Cenacolo.

Vogliamo oggi lodare insieme il Signore per la fortezza d'animo con cui i cristiani di Lettonia hanno affrontato la croce della persecuzione, dell'esilio, del martirio in unione alla Croce di Cristo, rinnovando in un passato recente le sofferenze della passione del Signore. Ringrazio Iddio con tutto il cuore perché ancora una volta, secondo la legge misteriosa del piano salvifico divino, alla Croce è seguita la risurrezione, al peccato la grazia, al pianto la gioia.

Voi, che nell'ora della Croce avete saputo sperare ed attendere l'ora della risurrezione, siete chiamati adesso a confermare la vostra fortezza mediante la generosa e completa offerta del perdono fraterno. Questo coraggioso e lungimirante gesto di pacificazione fraterna diventerà così un pressante invito al pentimento ed al cambiamento di vita anche per coloro che sono stati causa delle vostre pene.

Con tali sentimenti tutti vi saluto, con un particolare pensiero per il vostro Arcivescovo, Monsignor Janis Pujats, per il Vescovo di Liepaja, Monsignor Janis Bulis, e per gli altri Presuli presenti. Saluto i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose e quanti lavorano senza stancarsi nella vigna del Signore.


6. "Vi prendero dalle genti, vi radunero da ogni terra e vi condurro sul vostro suolo" (Ez 36,24). Sono parole, queste, che il Profeta ha pronunciato ai deportati, al tempo dell'esilio di Babilonia. Ora non suonano esse anche per molti di voi qui radunati come una testimonianza delle prove da voi subite? "Vi prendero dalle genti". Questo "prendere-radunare" sta a significare la Chiesa. Oggi, insieme con voi, carissimi fratelli e sorelle, ringrazio il Signore per la Chiesa che vive presso le rive del Baltico, per la Chiesa che è a Riga e in tutta la Lettonia. E' un'assemblea ed una comunione di cuori guidati dallo Spirito Santo con lo stesso soffio che si è manifestato il giorno di Pentecoste nel Cenacolo di Gerusalemme.

Ecco una Chiesa "locale": lettone - ma al tempo stesso pienamente inserita nella comunione della Chiesa universale che per la volontà di Cristo si diffonde in tutta la terra.

Si diffonde per volere di Cristo e nella potenza della sua Croce e della sua risurrezione: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19).


7. Cristo, buon Pastore dell'uomo e della storia dell'umanità, fa' che il Popolo redento dal tuo Sangue entri nel nuovo millennio "unto" dallo Spirito Santo. Fa' che esso porti in se stesso la Buona Novella, il Vangelo della verità e della grazia, la speranza della vita eterna nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo.

Amen! Cari fratelli e sorelle Ringrazio la Divina Provvidenza per il dono del nostro odierno incontro, per la comunione eucaristica che abbiamo vissuto a Riga, in Lettonia, sul Baltico.

Saluto cordialmente tutti coloro che hanno partecipato a questa comunione e ne sono a loro grato. Saluto in particolar modo tutti i vescovi qui presenti che provengono da vari paesi vicini e perfino dalla lontana America. Saluto i sacerdoti, specie coloro che hanno studiato presso il Seminario di Riga e ora lavorano in vari punti della vasta Russia europea e asiatica. Saluto tutti gli abitanti di Riga e di tutta la Lettonia qui presenti. Ringraziamo Dio per il bel tempo che ha voluto concederci. Ringraziamo Dio per il modo meraviglioso in cui è stata preparata questa celebrazione eucaristica. Soprattutto per i bei canti in latino e in lettone. Inoltre ringrazio per l'accoglienza che ho avuto oggi a Riga sia da parte della popolazione, sia da parte delle autorità e specialmente da parte di questa Chiesa particolare.

Cari fratelli e sorelle! Ci stiamo avvicinando al 2000. Il secondo millennio dopo la nascita di Cristo fra qualche anno ci permetterà di guardare sia al passato che al futuro perché "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). Questa circostanza ci obbliga oggi a ringraziare ancora una volta per gli oltre otto secoli che sono trascorsi dall'inizio del cristianesimo a Riga e in Lettonia, per tutte le grazie a questo legate per tutte le esperienze della Chiesa e del cristianesimo, anche per le dolorose vicende degli ultimi decenni. Nello stesso tempo la vicinanza del 2000 ci obbliga a guardare al futuro, a pensare ai compiti dell'evangelizzazione, della nuova evangelizzazione che attende tutti i cristiani del mondo, tutta la Chiesa. Ringrazio Dio perché oggi abbiamo potuto pregare insieme per questa nuova evangelizzazione della Lettonia e di tutta l'Europa.

Oggi ho potuto pregare insieme con i nostri fratelli luterani, con i nostri fratelli ortodossi, con i nostri fratelli di altre comunità cristiane, nella cattedrale luterana. Questa sfida ecumenica ci preme in modo particolare.

Cristo che dice: "Padre, fa che siano una cosa sola", prega a sua volta che siano una cosa sola "perché il mondo creda" (Cfr. Jn 17,21). Se il nostro servizio al Vangelo deve essere efficace alla fine del secondo ed all'inizio del terzo millennio, bisogna che siamo una cosa sola. Per questa unità dei cristiani bisogna incessantemente pregare e spianare ad essa le strade dappertutto, qui in Lettonia, in tutta l'Europa e in tutto il mondo. E perché proprio questa sfida? Perché questo obbligo interiore? Perché l 'evangelizzazione? Nuova, eterna e futura? Perché non c'è un altro nome sotto al cielo in cui noi uomini potremmo essere salvati. Questo solo Nome: Gesù Cristo.

Cari fratelli e sorelle! Dio benedica voi tutti, ognuno e ognuna di voi, tutte le famiglie, le comunità e le parrocchie, le diocesi di Lettonia, i vostri vescovi e tutte le vostre cose quotidiane. Rimangano sotto la tenera protezione della Madonna di Aglona che domani potro visitare insieme a voi. Sia lodato Gesù Cristo.

Data: 1993-09-08 Data estesa: Mercoledi 8 Settembre 1993

Il saluto al termine della visita alla Cattedrale cattolica - Riga

Titolo: "La Lettonia è il Paese in cui il mandato ecumenico assume una speciale attualità"

Ringrazio profondamente la Divina Provvidenza per avermi condotto oggi nella vostra terra, in Lettonia ed alla vostra capitale Riga; per avermi concesso di essere oggi qui con voi, in questa cattedrale, per avermi concesso di ripristinare in questa cattedrale il culto secolare di San Meinardo, vostro Apostolo, Fondatore della Chiesa di Riga, in Lettonia, sul Baltico.

Salutando Sua Eccellenza l'Arcivescovo, il vostro Pastore e tutti i Vescovi lettoni - ed anche tutti gli ospiti qui presenti: il Cardinal Primate di Polonia, i Vescovi di vari Paesi vicini e lontani, fino all'America del Nord, agli Stati Uniti, e salutando anche il delegato del Patriarcato Ortodosso di Mosca - desidero esprimere la mia gioia perché possiamo trovarci qui insieme.

Difficilmente potrei non ricordare in questo momento il Cardinale Julijans Vaivods, vostro Arcivescovo, che ho avuto la gioia di incontrare più volte a Roma e che ho avuto la gioia di introdurre nel Collegio Cardinalizio. Che il Signore accolga la sua anima nella luce eterna.

Saluto tutti i presenti, tutta la comunità cattolica dell'arcidiocesi di Riga, rappresentata qui da molti fratelli e sorelle. Saluto i numerosi sacerdoti, non solo quelli lettoni dell'arcidiocesi di Riga, ma anche quei Vescovi e sacerdoti che sono passati per il vostro Seminario di Riga, preparandosi al sacerdozio ed al servizio apostolico nei vasti territori dell'ex Unione Sovietica.

Ringraziamo insieme Dio per tutte le grazie con l'aiuto delle quali Egli vi conduceva - cari fratelli e sorelle, rappresentanti delle varie congregazioni religiose - al servizio del Popolo di Dio, al lavoro nella sua vigna evangelica.

Ringraziamo dal profondo del cuore per la grazia di questo servizio, e nel contempo prepariamoci - come dice la scritta su questo manifesto - all'evangelizzazione del 2000.

La Lettonia è il Paese in cui il mandato ecumenico, la preghiera di Cristo per l'unità dei cristiani, assume una speciale attualità. Saluto tutti i fratelli cristiani, in particolar modo la grande comunità luterana, gli ortodossi e gli altri seguaci di Cristo che vivono in Lettonia. Del resto da qui, dopo aver reso la visita alle autorità lettoni e dopo il colloquio con il Signor Presidente, ci recheremo alla cattedrale luterana dove pregheremo per l'unità.

Stamattina mentre lasciavo Vilnius, la capitale della Lituania, splendeva il sole. Quando sono atterrato sulla terra lettone, a Riga, il sole continuava a splendere, ma subito dopo è scesa una pioggia torrenziale. Confidiamo che quel sole che ha raggiunto la terra lituana raggiungerà anche la vostra terra e accompagnerà i nostri incontri.

Desidero ancora ringraziare Sua Eccellenza l'Arcivescovo perché non è solo il Metropolita di Riga ma è diventato anche l'interprete del Papa quando egli parla in polacco.

Data: 1993-09-08 Data estesa: Mercoledi 8 Settembre 1993

L'omelia della Messa celebrata davanti al santuario mariano - Aglona

Titolo: "Un vero fiume di credenti che cantano la fede, che annunciano la gioia, percorrendo la Lettonia..."




1. "Perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29).

Siamo venuti oggi in pellegrinaggio nel Santuario mariano della Lettonia, per rendere gloria all'eterno disegno di Dio. L'Apostolo Paolo ci illustra questo disegno nella Lettera ai Romani, che poco fa abbiamo ascoltato.

Dio, che è eternità, "da sempre ha conosciuto" (Cfr. Rm 8,29) tutto ciò che doveva realizzarsi nel tempo. Sin dall'origine dei secoli conosce nel suo Figlio, a Lui consostanziale, l'intero genere umano ed ogni uomo in particolare.

Da tale conoscenza, che Dio ha nel suo Verbo Eterno, scaturisce il disegno divino circa la vocazione dell'uomo.

Ecco, Dio nel suo amore paterno - come scrive l'Apostolo - "quelli che da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conforrni all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29).


2. Siamo venuti oggi nel Santuario di Aglona per abbracciare con la preghiera questo mirabile disegno di Dio. Il Figlio, Verbo Eterno, della stessa sostanza del Padre, doveva diventare "primogenito tra molti fratelli". E per essere il primogenito tra i figli e le figlie del genere umano, si è fatto egli stesso uomo: "Il Verbo si fece carne" (Jn 1,14).

Ecco il Figlio di Dio, che "per opera dello Spirito Santo si fece uomo e nacque dalla Vergine". La Vergine si chiamava Maria.

La Chiesa celebra quest'oggi la nascita della Vergine Santissima che nell'eterno disegno di Dio era predestinata ad essere la Madre del Figlio unigenito del Padre celeste. Celebriarno, infatti, la Festa della Natività della Beata Vergine Maria.


3. Il testo del Vangelo secondo San Matteo, che è stato proclamato nel corso della nostra assemblea, spiega come questo mistero di Dio si sia realizzato in esseri umani e mediante esseri umani. Il mistero della divina Incarnazione! Era talmente difficile da comprendere che prima dovette trovare accoglienza nelle menti e nei cuori, appunto, di esseri umani. Innanzitutto nel cuore di Maria, ed è quanto avvenne con l'Annunciazione a Nazaret e, in seguito, nel cuore dello Sposo di Maria, Giuseppe.

Ed ecco le parole con le quali il messaggero di Dio spiega a Giuseppe tale mistero: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,20-21).

"Gesù": questo nome significa Salvatore, Dio che salva.


4. Al nome di Gesù è legato in maniera strettissima quello di Maria. La Vergine-Madre appartiene infatti al rnistero del Figlio e la Chiesa crede che Ella è venuta nel mondo immacolata, libera dalla macchia del peccato originale. In Lei ha preso inizio - ed ha avuto il suo coronamento la salvezza operata da Dio.

Per tale ragione gli uomini e le nazioni amano Maria, a Lei si rivolgono fiduciosi e si recano in pellegrinaggio ai suoi Santuari per avanzare sulla via della salvezza. Essi intraprendono questo spirituale cammino per ritrovare su questa via il senso vero della propria vita, per convertirsi dai peccati e tornare alla grazia di Dio con l'aiuto di Colei che è "piena di grazia" (Lc 1,28).

Aglona, questo vostro splendido Santuario, carissirni fedeli, è in Lettonia uno dei luoghi di tale pellegrinaggio.


5. "Di te si dicono cose stupende città di Dio... il Signore scriverà nel libro dei popoli: là costui è nato" (Sal. resp.).

Recuperata finalmente la libertà religiosa dopo tanti anni di silenzio su Dio, è ripresa la promettente devozione dei pellegrinaggi pubblici, che partendo dai luoghi estremi del territorio lettone, percorrono il Paese puntando verso Aglona. Le poche centinaia di pellegrini che lasciano Riga, Liepaja, Ventspils, Kolka, Jurmala, Limbazi, Valmiera ed Aluksne, diventano in pochi giorni migliaia e migliaia. Un vero fiume di credenti, che cantano la fede, che annunciano la gioia, percorrendo l'intero territorio lettone. Essi sono in maggioranza giovani desiderosi di fare l'esperienza del pellegrinaggio, quale momento di vera preghiera, di solidale testimonianza, di fatica, accolta con sincero spirito di penitenza.

Molti, non esclusi i bambini e gli anziani, si uniscono alla gioventù cattolica lettone nel desiderio di camminare insieme, a guisa di immagine viva del popolo di Dio pellegrinante nel mondo, andando verso il Signore, sotto la protezione di Maria, Madre e modello della Chiesa.


6. Siate dunque anche oggi i benvenuti, carissimi fedeli, da tutta la Lettonia e specialmente dalla circostante regione della Latgavia, ben nota per la fierezza con cui coltiva la sua antica fede. Come ogni anno, vi siete raccolti attorno a questo santuario, sospinti dalla speranza di essere ascoltati dalla Madre di Dio.

Voi volete dire a Maria il vostro amore di figli, la riconoscenza per le grazie ricevute mediante la sua intercessione, la sicura speranza che saranno esaudite le vostre preghiere.

Siate i benvenuti per questa testimonianza di fede, che oggi conforta anche me, pellegrino con voi ed in mezzo a voi, testimone davanti ai vostri occhi della fede di tutta la Chiesa e dell'impegno incessante con cui essa promuove l'evangelizzazione del mondo.

Siate i benvenuti, siate i benedetti, confortati dalla grazia sorretti ed incoraggiati dallo sguardo della Vergine di Aglona, la Vergine degna di lode, perché da Lei è nato il Sole di giustizia, Cristo nostro Dio (Cfr. Canto al Vangelo).


7. Particolarmente significativa è oggi per me e per tutta la popolazione cristiana della Lettonia la presenza ad Aglona di fratelli cristiani appartenenti ad altre Confessioni, Ortodossi e Luterani, desiderosi di condividere un'iniziativa di comune preghiera tanto significativa.

Anche a voi il mio saluto, carissimi fratelli nel Signore. Anche voi riconoscete in Maria la prima discepola del Signore, perché sapete dal Vangelo, costantemente proclamato nelle vostre riunioni liturgiche, che "quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo" (Mt 1,20) e riconoscete che Gesù, il Figlio di Dio, il Verbo eterno fattosi carne nel grembo di Maria, è colui che "salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt 1,21).

La vostra presenza costituisce un motivo di speranza per il cammino dell'ecumenismo. Auspico di tutto cuore, che non venga mai meno tra i cristiani la tensione ecumenica verso l'unità; che non si spenga il desiderio di attuare la preghiera di Cristo "ut unum sint".


8. Gesù - Figlio di Maria.

Gesù - il Salvatore - Dio che salva. San Paolo esprime questa verità in maniera stupenda nella Lettera ai Romani: "Dio salva" - vuol dire: "concorre al bene di coloro che amano Dio" (Cfr. Rm 8,28).

Dio realizza questo suo disegno in Cristo, che si è fatto uomo, "il primogenito tra molti fratelli", per giustificare l'essere umano per mezzo del Sacrificio della Croce. Come non rispondere con l'amore all'amore del Figlio di Dio?


9. Imploriamo il dono dell'amore dalla Madre che sta presso la Croce. Lei è la Madre del nostro Redentore, la Madre del Salvatore.

L'eterno Padre l'ha predestinata, affinché, come Madre, si curasse della salvezza di tutti gli uomini. E noi siamo testimoni della sua costante premura.

Ecco perché siamo venuti qui. Ecco perché il Popolo di Dio della Lettonia si reca in pellegrinaggio ad Aglona.

Siamo consapevoli della materna sollecitudine di Colei che è Icona Sacra dell'eterno disegno di Dio. In Maria possiamo ammirare in modo sempre nuovo il mistero dell'amore, il mistero di Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo.

Non è forse Lei - la Madre di Dio - che in maniera tutta particolare rende testimonianza alla gloria partecipata nel suo Figlio Primogenito a tutti coloro che, mediante il mistero dell'adozione divina, Dio ha fatto suoi figli e figlie? 10. Davvero, "benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo" (Lc 1,42).

Il Signore ha operato in te, Maria, grandi cose.

Il Signore faccia grandi cose per noi, mediante Te Madre di Dio, Madre del tuo popolo.

Cari fratelli e sorelle, E' con grande gioia che v'incontro in questo Santuario Mariano, così caro al vostro cuore. Rendiamo omaggio alla Madre di Dio in occasione della festa della sua Natività meditando nel contempo con spirito di fede profonda sul ruolo di Madre che Ella ha svolto e che continua a svolgere nel piano salvifico di Dio.

Dio Padre ama tutti i suoi figli e tutte le sue figlie nell'Unigenito Figlio, nato secondo il corpo dalla Vergine Santissima. Maria accompagna e guida ogni uomo ed anche intere nazioni che accolgono la luce del Vangelo e viaggiano verso il Regno celeste. Anche oggi Ella veglia su coloro che si affidano alla sua protezione. Rimane in preghiera con i discepoli e invoca lo Spirito Santo affinché tutte le lingue del mondo si uniscano nel dialogo salvifico dell'amore.

Carissimi, mantenete intatta la vostra devozione alla Santissima Vergine Maria. Con la parola e con le azioni testimoniate la vostra fede cristiana.

Siamo tutti figli di Dio, creati a sua immagine. Nel Santo Battesimo siamo stati redenti dal Sangue di Cristo, Figlio della Vergine di Nazareth. Ella è la nostra Madre e la nostra Regina. Ascoltiamo ciò che Ella desidera dirci. Maria indica Cristo ricordando quella legge fondamentale che Egli ci ha lasciato nel suo testamento: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati" (Jn 15,12).

Inginocchiati ai piedi di Maria, chiediamoLe di darci le forze necessarie per realizzare nella vita questo grande comandamento dell'Eterno Figlio di Dio che mori e risorse per la nostra salvezza.

Carissimi fratelli e sorelle di lingua russa, Desidero rivolgere a voi direttamente un particolare saluto. Il santuario in cui ci troviamo è mèta di pellegrini di ogni regione circostante.

Lingue diverse qui s'incontrano a cantare insieme le lodi della Madre di Dio.

Voi sapete bene quale sia il compito affidato a Maria Santissima nella storia della salvezza; quale il suo ruolo anche nelle vicende recenti della Chiesa. Mentre rendiamo grazie con Lei al Signore, i nostri occhi si proiettano in avanti. La fede è stata forza di liberazione dall'oppressione del passato; tanto più essa dev'essere ora energia di riconciliazione per tutti coloro che si trovano a condividere i medesimi problemi e le stesse opportunità di soluzione.

Come nel Vangelo, Maria continua ad additare a tutti Gesù, nel cui nome soltanto vi è salvezza. In Lui "Dio salva" tutti coloro che lo amano, a qualunque lingua, popolo e nazione appartengano. Egli non guarda all'apparenza, guarda al cuore dell'uomo, giacché è li che risiede la vera identità di ciascuno.

Lasciatevi guidare, carissimi, da questa Madre tanto venerata dal popolo russo. Grazie a Lei, vi scoprirete fra voi più fratelli, più disposti al dialogo, più aperti all'aiuto reciproco. Insieme con Lei invocate lo Spirito Santo, perché, come già avvenne nella Pentecoste, le diverse lingue si possano incontrare nell'unico linguaggio dell'amore.

Festa della Natività della Madre di Dio. La Chiesa ringrazia Maria di essere la luce del Popolo di Dio. E' la luce nella quale si riflette la luce del Verbo Eterno, la luce di Cristo. Ella riflette questa luce nel modo più pieno e il più fedele, e la trasmette al Popolo di Dio in tutte le Chiese della terra. In questa odierna solennità celebrata nel santuario della Madre di Dio ad Aglona ringraziamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo per quella luce che Cristo - mediante sua Madre, mediante la Madre di Dio - rappresentava per il Popolo di Dio dell'intera Lettonia, specie nei periodi difficili e pesanti.

Nello stesso tempo preghiamo il nostro Signore affinché la luce di sua Madre illumini incessantemente la vostra terra, la vostra Patria, la Chiesa, tutto il Popolo di Dio, tutta la Lettonia.

E' ciò che auguriamo e che chiediamo per il Popolo di Dio nelle due diocesi lettoni: nell'arcidiocesi di Riga e nella diocesi di Liepaja. Lo chiediamo per questa particolare "circoscrizione" che oggi mi è concesso di visitare nell'ambito di questa visita apostolica.

Lo chiediamo per tutte le comunità, per tutte le parrocchie, per tutte le famiglie e per tutte le altre comunità del Popolo di Dio che vivono in questa terra. Ma i partecipanti a questo nostro odierno raduno dimostrano che non solo i figli e le figlie della terra lettone, ma anche quelli delle terre limitrofe vengono qui e sono qui presenti.

Lo dimostrano i manifesti che parlano dei gruppi venuti da Mosca da Vitebsk, da altri luoghi fuori dei confini della Lettonia. Lo dimostra anche la presenza di cardinali e vescovi provenienti da vari paesi, soprattutto di questa parte dell'Europa. E anche per questo ti ringraziamo, Madre di Aglona, perché sei ospitale; ringraziamo anche te terra di Lettonia perché sei ospitale con l'ospitalità di tua Madre. E nello stesso tempo ti affidiamo tutti, te li raccomandiamo, sia in questa terra sia fuori dei suoi confini, tra altre lingue e nazioni, vicine, unite dal patrimonio storico, te li affidiamo tutti. Che la tua luce illumini ovunque tutte le Chiese, tutte le comunità del Popolo di Dio. Che la tua luce la luce della tua Natività illumini tutti i cristiani divisi, che indichi loro la via che conduce all'unità che è Cristo, all'unità in Cristo, a quell'unità che Cristo chiedeva con tanto ardore: affinché conservando tutte le nostre differenze siamo una sola cosa. così come Egli pregava: "Padre, fa che siano una sola cosa, come tu sei in me e io in te" (Cfr. Jn 17,21).

Madre nostra e Signora, non cessare di illuminare le vie del Popolo di Dio, sia qui sia in tutta la terra, affinché non perdiamo la direzione che Gesù Cristo ci ha indicato con il Vangelo, la Croce e la Risurrezione, affinché continuiamo a camminare in questa direzione, con Lui e seguendo Lui. Te lo chiede il Vescovo di Roma, il Successore di San Pietro insieme a tutti i vescovi qui presenti ed a tutto il Popolo di Dio. O clemente, o pia, dolce Vergine Maria.

Amen.Data: 1993-09-08 Data estesa: Mercoledi 8 Settembre 1993

Il discorso ai partecipanti all'incontro nell'Ateneo della Capitale - Riga

Titolo: La dottrina sociale della Chiesa indica i principi che devono orientare una società degna dell'uomo

lllustri Signori, gentili Signore!


1. Come ieri al parco Meca, anche questa mattina al Santuario di Aglona, da dove rientro, ho incontrato numerosi rappresentanti del popolo lettone: giovani, lavoratori, famiglie, esponenti di ogni condizione ed età. Nelle loro voci, e soprattutto nella loro preghiera, ho avvertito il palpito di un popolo che ha sofferto e sperato, ed è oggi finalmente sulla strada di una convivenza libera e serena.

Quasi a conclusione della mia visita, ho la gioia di incontrarmi con voi, rappresentanti del mondo accademico e culturale; mondo a me particolarmente caro, essendo stato io stesso, per anni, docente universitario, impegnato come voi nell'esperienza esaltante della ricerca scientifica e in quella non meno suggestiva della formazione culturale dei giovani. Qui, dunque, nell'Alma Mater Rigensis, mi sento come di casa, e spero che così mi sentiate anche voi, gentilissimi nell'offrirmi la vostra amicizia, e nell'accogliermi in modo deferente e cordiale. Grazie! Poche cose sono tanto decisive nella vita dell'umanità come il servizio del pensiero. Parlo di "servizio" nel senso più alto di questo termine, consapevole come sono di quanto sia ricorrente nella storia il tentativo del potere di "asservire" gli intellettuali e di quanto insidiosa sia per questi la tentazione di cedere a forme di comodo "servilismo". Il "servizio del pensiero" a cui faccio riferimento è essenzialmente servizio alla verità. In forza di tale altissimo ed esigente ideale, l'intellettuale autentico, vero pellegrino della verità, è chiamato a svolgere la funzione di coscienza critica nei confronti di ogni totalitarismo o conformismo.

A questa sua vocazione critica non si oppone, evidentemente, la cordiale apertura alla società e ai suoi bisogni. Tale apertura è anzi indispensabile per evitare un narcisismo del pensiero, da cui facilmente deriverebbero chiusure e intolleranze ideologiche. Quante guerre sono scoppiate e quanto sangue s'è versato in nome di ideologie pensate a tavolino, e non sufficientemente umanizzate dal contatto vivo con gli uomini, con i loro drammi ed i loro veri bisogni. Il pensiero è il più grande tesoro, ma anche il più grande rischio dell'umanità. Esso va coltivato con un atteggiamento che non esito a definire "religioso": la ricerca della verità, infatti, anche quando concerne realtà limitate del mondo e della storia, rimanda sempre a un "di più" che sconfina nel trascendente, ed è dunque come l'atrio di accesso al Mistero.


2. Vi saluto con particolare stima e deferenza, illustri docenti e ricercatori di questa Università. Nel desiderio di stabilire con voi un dialogo su un tema di comune interesse, mi sia consentito di richiamare stasera la vostra attenzione su quel versante del pensiero cristiano che riguarda direttamente la società, e che pertanto va sotto il nome di "dottrina sociale". Oso presumere che esso desti in voi una legittima curiosità scientifica ora che, nella nuova Lettonia, esso può essere liberamente trattato in questa Università.

Mi preme innanzitutto chiarire quello che la dottrina sociale della Chiesa non è e non vuole essere.

Non è innanzitutto una dottrina politica né tanto meno una dottrina economica. Nella visione della Chiesa, infatti, la sfera religiosa e quella politico-economica, pur avendo dei punti di contatto, rivestono un'intrinseca autonomia che occorre rispettare e promuovere. L'indicazione evangelica, a tal proposito, è categorica: "Date a Cesare quello che è di Cesare a e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22,21). In ambito sociale, dunque, la Chiesa non si sente chiamata a proporre delle opzioni "tecniche", che sono di competenza dello Stato o delle legittime istituzioni della società civile. Ugualmente lo Stato deve rispettare la missione specifica della Chiesa nella diffusione del Vangelo e nella formazione delle coscienze. Chiesa e Stato, tuttavia, in quanto a servizio degli stessi uomini hanno l'obbligo morale del dialogo e della mutua collaborazione.

La dottrina sociale cattolica non è inoltre un surrogato del capitalismo. In realtà, pur condannando decisamente il "socialismo", la Chiesa, fin dalla Rerum Novarum di Leone XIII, ha sempre preso le distanze dall'ideologia capitalista, ritenendola responsabile di gravi ingiustizie sociali (Cfr. Rerum Novarum, 2). Nella Quadragesimo Anno Pio XI, per parte sua uso parole chiare e forti per stigmatizzare l'imperialismo internazionale del denaro (Quadragesimo Anno, 109). Linea questa confermata anche nel magistero più recente, ed io stesso, dopo il fallimento storico del comunismo, non ho esitato a sollevare seri dubbi sulla validità del capitalismo, se con questa espressione si intende non la semplice "economia di mercato", ma "un sistema in cui la libertà nel settore dell'economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale" (CA 42).

La dottrina sociale della Chiesa non è, infine, una terza via tra capitalismo e comunismo. Essa infatti è essenzialmente "teologia" (Cfr. SRS 41), ossia un discorso che concerne il disegno di Dio sull'uomo e si interessa pertanto dell'economia e della politica non per valutarne gli aspetti tecnici e organizzativi, ma per metterne in luce le inevitabili implicazioni etiche. Suo compito non è disegnare un "sistema", ma additare dei limiti invalicabili e suggerire dei percorsi possibili perché i vari progetti politici ed economici, formulati nella concreta storia dei popoli in rapporto a infinite variabili, siano degni dell'uomo e conformi alla legge morale.


3. Quali sono, allora, le linee portanti di questo messaggio? Mi sia consentito presentarvi brevemente le indicazioni che ho offerto nella Centesimus Annus, l'Enciclica con la quale ho inteso commemorare l'anniversario della Rerum Novarum, e che è provvidenzialmente caduta all'indomani dello sgretolamento, del tutto sorprendente, del granitico sistema di potere costruito dal socialismo reale. Chi avrebbe potuto prevedere, solo alcuni anni fa, simile evento? Si è trattato di una svolta che ha avuto del prodigioso, nella quale è difficile non vedere la mano di Dio, Signore della storia e provvido Reggitore degli avvenimenti umani, in costante e misterioso dialogo con la libertà dell'uomo.

In realtà, le esigenze da cui tale sistema aveva preso storicamente le mosse, erano reali e gravi. La situazione di sfruttamento, a cui un inumano capitalismo aveva sottoposto il proletariato fin dai primordi della società industriale, rappresentava infatti una iniquità che anche la dottrina sociale della Chiesa apertamente condannava. Questa, in fondo, era l'anima di verità del marxismo, grazie alla quale esso ha potuto presentarsi rivestito di fascino nelle stesse società occidentali. Ma la soluzione proposta era destinata a fallire.

Quando alla persona viene tolto il riferimento trascendente, essa diventa poco più che goccia in un oceano, e la sua dignità, per quanto sinceramente riconosciuta e proclamata, smarrisce la sua più solida garanzia. E così è potuto accadere che, in nome della "classe", o di un presunto bene della società, le singole persone venissero oppresse o addirittura soppresse. Tragica esperienza che il nostro secolo ha più volte registrato, e che il futuro non dovrà dimenticare! "La negazione di Dio priva la persona umana delle sue radici e, di conseguenza, induce a riorganizzare l'ordine sociale prescindendo dalla dignità e dalla responsabilità della persona" (CA 13).


4. Di qui il primo punto fermo della dottrina sociale della Chiesa, da cui tutti gli altri discendono: l'ordine sociale ha come fulcro l'uomo, colto nella sua inalienabile dignità di creatura disegnata ad "immagine di Dio". Dal valore dell'uomo discende il valore dalla società, e non viceversa.

Una tale affermazione non va tuttavia interpretata come se l'individuo e la società stessero in contrapposizione. Al contrario, l'uomo è strutturalmente un essere relazionale. Se la sua prima e fondamentale relazione è quella con Dio, imprescindibile e vitale è anche il rapporto dell'uomo con i suoi simili. Tale oggettiva inter-dipendenza si eleva alla dignità di una vocazione, diventando chiamata alla solidarietà e all'amore, ad immagine di quelle sublimi e ineffabili relazioni che, secondo la rivelazione cristiana, caratterizzano la vita intima del Dio uno e trino.

Scaturisce da questa visione dell'uomo una giusta visione della società.

Centrata sulla relazionalità della persona umana, essa non può essere concepita come una massa informe, che finisce per essere assorbita dallo Stato, ma va riconosciuta come un organismo articolato, "che si realizza in diversi gruppi intermedi, cominciando dalla famiglia fino ai gruppi economici, sociali, politici e culturali che, provenienti dalla stessa natura umana, hanno - sempre dentro il bene comune - la loro propria autonomia" (CA 13).


5. Sulla base di tale principio si comprendono le istanze additate dalla dottrina sociale della Chiesa come irrinunciabili in qualunque progetto di Stato, di economia e di società: - la destinazione universale dei beni, espressione del comune dono di Dio e della solidarietà che deve caratterizzare i rapporti tra gli uomini; - la legittimità della proprietà privata, vista anche nella sua funzione sociale, quale condizione dell'indispensabile autonomia personale e familiare; - il riconoscimento dell'importanza del lavoro, a partire dalla dignità del soggetto umano che lo compie, che non può essere mai ridotto a merce o a semplice anello di un congegno produttivo; - la promozione di un'ecologia umana, implicante il rispetto di ogni essere umano dal concepimento al suo naturale tramonto, come base per una autentica "ecologia cosmica"; - una concezione equilibrata dello Stato, che ne sottolinei il valore e la necessità, ma al riparo da ogni pretesa totalitaria; uno Stato concepito dunque come servizio di sintesi, di tutela, di orientamento della società civile, nel rispetto di essa, della sua iniziativa e dei suoi valori; Stato di diritto e insieme Stato sociale! che offra a tutti le garanzie giuridiche di un ordinata convivenza e assicuri ai più deboli il sostegno di cui hanno bisogno per non soccombere alla prepotenza o all'indifferenza dei forti; - il valore della democrazia intesa come gestione partecipativa dello Stato, attraverso specifici organi di rappresentanza e di controllo, a servizio del bene comune; una democrazia che, al di là delle sue regole, abbia soprattutto un'anima, costituita da quei valori fondamentali senza dei quali essa "si trasforma facilmente in totalitarismo, aperto o subdolo" (CA 46).


6. Anche solo da queste sintetiche indicazioni, è facile notare, illustri Signori, come la dottrina sociale della Chiesa non concerne tanto le concrete espressioni organizzative della società, quanto i principi ispiratori che la devono orrentare, perché essa sia degna dell'uomo.

Per questo, il ruolo che la Chiesa rivendica per sé, rispetto allo Stato e alla società in cui si colloca, non è un ruoto di potere né tantomeno di privilegio, ma di testimonianza, rivolta soprattutto all'ambito della formazione dell'uomo ai valori supremi dell'esistenza. Ciò che più le preme è l'annuncio del Regno di Dio che ha certamente una dimensione escatologica e trascendente, ma impegna anche ad edificare il mondo secondo il disegno di Dio (Cfr. GS 39).

Ed è su questo versante che la Chiesa sente profondamente l'urgenza del dialogo con voi, Uomini della cultura.

Tale dialogo deve contraddistinguere ovviamente innanzitutto i cristiani, che condividono una stessa speranza e sono portatori dell'unico messaggio di Cristo. Purtroppo, dolorose circostanze storiche hanno prodotto anche tra di loro delle divisioni, che lo sforzo ecumenico sta cercando di superare.

Possa il vostro Centro accademico diventare una fucina di ecumenismo culturale, si da favorire il dialogo tra i credenti e il loro incontro con gli uomini di buona volontà. Tale auspicio mi sembra particolarmente avvalorato dal fatto che l'Università, nella quale già è presente una prestigiosa Facoltà di Teologia luterana, si dispone ad accogliere una Facoltà di Teologia cattolica.

Quale eccezionale opportunità di contatto e di dialogo! Come non sperare grandi frutti di maturazione del pensiero, non solo a vantaggio di una sempre più profonda comunione ecclesiale, ma anche a servizio della promozione integrale degli uomini e della società.

Gentili Signori, non c'è dubbio che stiamo vivendo una svolta epocale.

Abbiamo alle nostre spalle sanguinose e inaudite tragedie, dalle quali siamo miracolosamente usciti, senza pero essere approdati a quel mondo di pace che tutti auspichiamo. Viviamo anzi un passaggio delicatissimo della storia europea e mondiale, turbata da assurdi conflitti, in uno sfondo planetario segnato da mille contraddizioni. Nessuno di noi è in grado di prevedere il futuro. Sappiamo pero che il mondo sarà quale noi lo vorremo. A tale comune espressione di responsabilità, noi cristiani vogliamo dare il contributo della nostra salda speranza, fondata sulla certezza che l'uomo non è solo, perché Dio "ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio Unigenito" (Jn 3,16). E' un Dio Padre ed Amico, che, nonostante l'apparente silenzio, si è fatto compagno di strada dell'uomo.

Grazie, dunque, illustri amici, della vostra cordiale accoglienza. Possa oggi cominciare per la Lettonia un grande cammino di dialogo tra Chiesa e cultura, e ne tragga la vostra Patria motivo di speranza e di fiducia per la costruzione di un futuro di libertà e di pace. E' questo l'auspicio che nel mio cuore si trasforma in ardente preghiera.

Data: 1993-09-08 Data estesa: Mercoledi 8 Settembre 1993


GPII 1993 Insegnamenti - L'omelia della Santa Messa celebrata nel Mezaparka - Riga